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IL CONSU n 250-FINALE

Il Giornale del Consumatore - n. 250

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Una ricerca dell'Università californiana di San<br />

Diego sostiene che l'assunzione di acidi grassi<br />

idrogenati trans, contenuti in alcune margarine<br />

e in molti grassi utilizzati dall'industria alimentare,<br />

farebbe perdere la memoria agli<br />

uomini di età inferiore ai 45 anni<br />

Igrassi idrogenati trans usati nei prodotti<br />

comunemente dalle industrie alimentari per<br />

dare più sapore, consistenza e durata ai cibi,<br />

soprattutto prodotti da forno e dolciumi ma presenti<br />

anche in molti snack salati, fanno male<br />

alla salute.<br />

Erano già noti i danni provocati al sistema cardiocircolatorio<br />

e l'azione pro infiammatoria, ma<br />

ora i ricercatori dell'Università californiana di<br />

San Diego hanno rivelato la loro azione dannosa<br />

a carico del cervello. Secondo gli scienziati americani,<br />

l'assunzione dei grassi incriminati farebbe<br />

perdere la memoria negli uomini di età inferiore<br />

ai 45 anni, cioè persone di mezza età,<br />

generalmente non soggette a un rapido decadimento<br />

della capacità mnemonica.<br />

Gli autori dello studio, nel lavoro pubblicato su<br />

PlosOne, hanno ricordato che "si tratta di<br />

sostanze già ritenute responsabili di effetti negativi<br />

sui profili dei lipidi del sangue, sulle funzioni<br />

metaboliche, sull'insulino-resistenza , sulle<br />

infiammazioni, sulla salute del cuore e generale".<br />

I ricercatori hanno studiato le abitudini alimentari<br />

di circa mille uomini 45enni e più giovani,<br />

tutti in buona salute e senza patologie croniche,<br />

sottoponendoli a dei test di memoria.<br />

Gli autori hanno scoperto che per ogni grammo<br />

di grassi trans assunto al giorno si perdono 0,76<br />

parole. Gli uomini abituati a consumare circa 16<br />

grammi di acidi grassi trans ogni giorno ha infatti<br />

indovinato circa 16 parole in meno rispetto<br />

alla media e quelli abituati a consumarne circa<br />

SALUTE<br />

DEL CUORE<br />

E DEL CERVELLO<br />

COMPROMESSA<br />

DAI GRASSI<br />

IDROGENATI<br />

TRANS<br />

28, ha indovinato 21 parole in meno rispetto alla<br />

media.<br />

Anche i danni provocati dai grassi saturi sono<br />

gravi: fino a 12 parole in meno ricordate al giorno<br />

per chi assumeva grassi saturi, in confronto<br />

a chi non ne consumava affatto.<br />

"La nostra scoperta dimostra come tali sostanze<br />

intaccano le funzioni del sistema nervoso centrale,<br />

modificando i processi cognitivi. Secondo il<br />

Centers of distasse control, ridurre il consumo<br />

di tali grassi potrebbe prevenire dai 10.000 ai<br />

20.000 attacchi di cuore e dai 3.000 ai 7.000<br />

morti per patologie cardiache all’anno negli Stati<br />

Uniti" precisano gli autori dell'indagine.<br />

di R. T. - Teatronaturale.it<br />

INFARTO: SCOPERTA LA PROTEINA<br />

CHE RIPARA <strong>IL</strong> CUORE<br />

di Lucia Limiti<br />

Si chiama follistatina-like 1 (FSTL1) e su<br />

topi e maiali si è rivelata in grado di riparare<br />

il cuore dopo un infarto stimolando<br />

la formazione di nuove cellule del muscolo<br />

cardiaco.<br />

Questa incredibile scoperta condotta da un<br />

team di ricercatori dell’Università di Stanford<br />

coordinati da Pilar Ruiz Lozano e pubblicata<br />

sulla rivista Nature, potrebbe aprire una<br />

nuova pagina nella terapia dell’infarto. Il<br />

cuore dei mammiferi non è infatti capace di<br />

auto-ripararsi completamente dopo una<br />

grave perdita di cellule cardiache che si ha in<br />

seguito ad un infarto. Finora poco o nulla si<br />

sapeva sui fattori che limitano la rigenerazione<br />

delle cellule del muscolo cardiaco ma i<br />

ricercatori hanno scoperto che nei cuori sani,<br />

a differenza di quelli infartuati, questa proteina<br />

si trova sull’epicardio, cioè la membrana<br />

che circonda la parete del cuore.<br />

Mettendo negli animali infartuati una sorta di<br />

cerotto bio-ingegnerizzato, in grado di imitare<br />

il tessuto dell’epicardio e di funzionare come<br />

una ‘fonte’ di questa proteina , il team ha<br />

dimostrato che la follistatina-like 1 inducendo<br />

la crescita delle cellule del miocardio migliora<br />

le funzioni cardiache e la sopravvivenza. Ciò<br />

suggerisce – conclude lo studio – che ripristinare<br />

la presenza della FSTL1 nell’epicardio<br />

può essere un modo efficace per rigenerare il<br />

cuore infartuato, aprendo nuove possibilità<br />

terapeutiche.<br />

fonte: Popular Science<br />

www.ilconsumatore.eu N° <strong>250</strong> - SETTEMBRE/OTTOBRE 2015 19

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