Panda: salviamo la natura d'Italia

FULCO DOCET
La nostra espansione urbana,
che inesorabilmente
invade le aree
sopravvissute al cemento
e all’asfalto, si accompagna
a una turba di ospiti
non graditi, tra i quali i topi
occupano un posto di rilievo.
Tutti questi, sia i topolini delle
case, sia i più grandi e schifosi
ratti, sono oggetto di proteste,
estese campagne di derattizzazione,
denunce e interventi
pubblici.
I topi, soprattutto declinati
come ratti:ratto nero (Rattus
rattus) e ratto di fogna (surmolotto,
pantegana, zoccola
-Rattus norvegicus-) sono effettivamente
dannosi, invadenti
e orrendi.
Soprattutto per la loro schifosa
coda, un particolare veramente
repellente. (Ma se al
posto di quella lubrica appendice
ci fosse una piumosa coda
da scoiattolo lo schifo sarebbe
sicuramente minore).
Fatto sta che mentre queste
creature sono ovunque perseguitate
e odiate, i loro più
stretti congiunti godono della
massima simpatia. Pensate a
quanti topi ci hanno deliziato
nell’infanzia dagli schermi o
dai fumetti. A iniziare da Topolino,
Speedy Gonzales, Tom
e Jerry, Geronimo Stilton, Topo
Gigio, Remy del film Ratatouille,
e tanti altri, non credo
esista mammifero più amato e
diffuso nella cultura infantile.
Molto più dei cani, gatti, canarini,
coniglietti e pesciolini.
Anche perché questi animali,
intelligentissimi e furbi,
sono dotati di una fisionomia
Da Topolino a Speedy Gonzales, sono i topi gli animali più
amati dai bambini, ma un destino molto diverso è quello
dei loro cugini nel mondo reale...
accattivante, a parte, come ho
detto, la coda (in cauda venenum).
Da ragazzo ho posseduto
un ratto, che ho salvato
dalla sperimentazione animale.
Ho convissuto con lui fino
alla sua morte. Era un compagno
mite e sensibile, tranquillo
e di buona compagnia,
amato anche da mia madre
che gli animali, pure topi, pipistrelli
e scimmie, li amava
tutti.
Una recente esperienza, tra
le tante con cui ho convissuto
nelle case di campagna, spessissimo
colonizzate da questi
invadenti ospiti, l’ho avuta con
un ratto nero.
Dopo una caccia condotta
inutilmente con i più spietati
e pericolosi mezzi consigliati
dai vicini, un bel ratto cadde
nella classica trappola a gabbietta.
Ma il suo aspetto, il
suo musetto simpatico e implorante
ci commosse. Così,
riempito di semi di girasole,
lo esiliammo in un bosco lontano
un chilometro da dove,
pensavamo, non sarebbe più
tornato.
Non ci crederete: la mattina
dopo, lo stesso topo era tornato
e si era rifugiato in un divano.
Il trambusto sollevato
nella casa fu tale che decise di
andarsene. Non è più tornato.
— Fulco Pratesi
PANDA I 31