Panda: salviamo la natura d'Italia

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COPERTINA © J.M. Priaux / Fotolia Parchi, una riforma contronatura In Parlamento una riforma delle aree protette, per il WWF profondamente sbagliata, che rischia di consegnare i parchi ai localismi, a discapito degli interessi generali Dante Caserta La riforma sulle aree protette in discussione alla Camera è sbagliata, fa male alle aree protette e alla natura d’Italia. Con il “DDL Parchi” non solo non ci sarà bisogno di competenze specifiche per direttori e presidenti di parco (sono sufficienti generiche qualifiche di gestione amministrativa) ma la governance delle Aree protette viene spostata dallo Stato (come previsto dalla Costituzione) verso il livello locale; vengono coinvolti nella governance portatori di interesse economici specifici, indebolendo gravemente la tutela degli interessi generali rappresentati dallo Stato; le Aree marine protette subiranno una maggiore frammentazione e una ancor maggiore pressione degli interessi locali. Inoltre aumenterà la possibilità che vengano coinvolti i cacciatori per gli abbattimenti selettivi. Esempio lampante di questa rinuncia dello Stato a gestire e tutelare i nostri tesori naturali è il Delta del Po, uno dei più complessi e problematici ecosistemi italiani tra l’Emilia Romagna e il Veneto: invece del parco nazionale oggi previsto, ne viene riproposto uno interregionale da realizzarsi in 6 mesi. Se, come già più volte in passato, non dovesse costituirsi, diventerebbe definitiva la situazione attuale di due distinti parchi regionali che si dividono un habitat da gestirsi unitariamente. Mentre il Legislatore del 1991 con la Legge quadro (la 394) sulle Aree Protette fu attento alle istanze che arrivavano dall’allora nascente mondo dello sviluppo e del turismo sostenibile, dalla comunità scientifica e dal mondo ambientalista, il Legislatore del 2017 si è prestato ad un’operazione aperta solo ad esigenze di palazzo che non solo non ha tenuto conto delle osservazioni e delle richieste di modifica che arrivavano dal mondo delle associazioni, dalla comunità scientifica e dalla società civile. I parchi nazionali non possono essere terreno di conquista per i partiti o di potentati ma rappresentano un patrimonio di tutti gli italiani che la legge di riforma in discussione alla Camera mette in gravissimo pericolo e che noi del WWF faremo di tutto per tutelare. Negli ultimi mesi la nostra Associazione, insieme ad altre 15 grandi associazioni nazionali e a un gran numero di rappresentanti del mondo scientifico, ha presentato osservazioni e proposte riassunte nel documento “Aree protette, tesoro italiano”, e ha lanciato la campagna #sosnaturaditalia per coinvolgere la società civile attraverso i social. Leggi il documento su wwf.it/parchi 14 I PANDA
POLITICA AGRICOLA COMUNE BIODIVERSITÀ IL WWF PER UN’AGRICOLTURA AMICA DELLA NATURA L’agricoltura resta una delle attività umane che ha maggiore impatto sugli ecosistemi naturali; ma l’abbandono delle attività agricole e zootecniche tradizionali causa la perdita di habitat e specie, in particolare nel nostro Paese dove importanti ecosistemi seminaturali sono il risultato di millenarie attività agricole. Queste due facce dell’agricoltura, l’intensificazione delle produzioni, basate su un utilizzo della chimica di sintesi, e l’abbandono di pratiche tradizionali in territori rurali marginali, continuano a caratterizzare l’impostazione della PAC (Politica Agricola Comune) dell’Unione Europea 2014 – 2020. La PAC impegna il 38% del bilancio UE, ma resta una politica poco efficace e contraddittoria rispetto agli obiettivi ambientali dichiarati. I dati recenti forniti dalla Rete Rurale Nazionale confermano che attraverso i Programmi di Sviluppo Rurale continuano ad essere premiate le aziende agricole che più inquinano, come quelle che praticano l’agricoltura integrata con l’utilizzo del diserbante “Glifosato”, sotto accusa perché potenzialmente cancerogeno e nocivo per gli ecosistemi d’acqua dolce, rispetto alle aziende che praticano l’agricoltura biologica. Per questo WWF chiede una radicale riforma della PAC ed è impegnato su più fronti nella promozione di un’agricoltura amica della natura. wwf.it/cambiamoagricoltura PARCHI, DA QUELLI “LOCALI” A QUELLI INTERROTTI, ECCO IL DOSSIER DEL WWF Tra criticità e buone pratiche un report scatta la fotografia delle aree protette, da nord a sud della Penisola Secondo il WWF, l’efficacia dell’attività degli Enti di gestione dei Parchi Nazionali dipendono da due principi fondamentali: la prevalenza della rappresentanza degli interessi nazionali e generali e la competenza delle persone che assumono ruoli di governo negli Enti Parco. Ma oggi il sistema di aree protette si sta squilibrando verso interessi localistici. Esempio lampante è il Parco nazionale dello Stelvio, uno dei cinque parchi nazionali storici, nato nel 1935. Una sottocategoria – si legge nel documento WWF sulle aree protette - che si potrebbe introdurre è quella dei parchi “interrotti”, cioè di quelle aree protette che sono state di fatto declassate (Stelvio) o sospese (Gennargentu) o di cui è auspicata l’istituzione che non si concretizza per ignavia (Parco del Delta del Po) o a causa di inspiegabili interruzioni nell’iter (Parco della Costa Teatina). Pur tra le molte difficoltà “di sistema”, a livello nazionale, il WWF ricorda quattro esperienze trainanti: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, entrato nella Green List dello IUCN, la prima certificazione che riconosce efficacia ed equità della gestione dei Parchi, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che insieme al Gran Sasso e alla Majella negli ultimi 10 anni ha reintrodotto il camoscio appenninico nell’Italia centrale; lo stesso Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che vanta il primato dei progetti LIFE e il Parco Nazionale del Pollino, la più grande area naturale protetta in Italia con oltre 190.000 ettari, capofila nelle buone pratiche per la tutela della biodiversità. Rapaci IN SICILIA È LOTTA AI BRACCONIERI Un sistema di telecamere nascoste, rende la vita difficile ai bracconieri che si calano nei nidi di Aquila di Bonelli, in Sicilia, per rubare pulcini. Le immagini sono infatti inviate ad un gruppo di pronto intervento. Un passo avanti importante, visto che, fino al 2010, il mercato clandestino di rapaci destinati alla falconeria si era rifornito qui, tanto da mettere a rischio estinzione la popolazione siciliana di aquila che, in Italia, nidifica appunto solo sull’Isola. Per combattere il bracconaggio, si è dato vita ad un’attività di sorveglianza di tutti i siti di nidificazione noti. Il WWF Italia è capofila di LIFE Conservazione Rapaci in Sicilia (www.lifeconrasi.eu), un progetto finanziato dall’Unione Europea che si concentra sulla tutela e la conservazione di Aquila di Bonelli, Lanario e Capovaccaio in Sicilia. Beneficiari associati sono due dipartimenti degli assessorati Ambiente e Sviluppo Rurale della Regione Siciliana, oltre alla Ong spagnola GREFA. © F.Cianchi © F.Cianchi PANDA I 15
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