Panda: salviamo la natura d'Italia

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COPERTINA Se la lontra in Italia è ancora presente e in sospirata ripresa, lo si deve anche alle Oasi del WWF EFFETTO OASI: OGGI SAREBBE DIVERSO Sette storie di aree salvate da degrado, caccia o cemento. Grazie alle Oasi del WWF LAGO DI BURANO. 1. È la prima Oasi WWF. Nasce con l’acquisizione dei diritti di caccia da parte del WWF, nel 1967. Grazie all’Oasi si è salvata un’importante area umida, il paesaggio tipico maremmano e 11 chilometri di costa. SICULIANA. Per proteggere dalla specu- 2. lazione edilizia uno dei tratti più belli della costa siciliana, il WWF decise di sostenere un fondo per l’acquisizione di circa 9 ettari di litorale. Oggi l’area è una riserva molto più vasta, di 740 ettari. VALLE AVERTO. 5. Una valle da pesca con molti uccelli acquatici e, per questo, meta dei cacciatori. La sensibilità dell’ultimo proprietario, il Conte Ancilotto, ha reso possibile l’intervento del WWF, creando così un’area protetta in Laguna. degna, è nata per proteggere una delle ultime brigate di gallina prataiola, specie ormai molto rara nel nostro Paese. Così come l’Oasi alpina di Valtrigona, che oltre a proteggere uccelli nobili come il gallo cedrone e il gallo forcello, dà rifugio alla pernice bianca, sempre più minacciata dal clima che cambia. Se la lontra in Italia è ancora presente e in sospirata ripresa, lo si deve anche alle Oasi del WWF. Dalla prima, quella di Persano, sul fiume Sele, a quelle di Policoro, in Metaponto, alle Cascate del Verde in Abruzzo, alle Grotte del Bussento, nel Cilento. Un piccolo anfibio, il pelobate fosco, deve parte del suo futuro proprio ad un’Oasi WWF, quella della Baraggia di Bellinzago nel novarese. Ci sono poi anche storie di piante. Il fiordaliso del Sagittario vive soltanto nelle Gole omonime, riserva naturale gestita dal WWF. Così come è specie endemica la calendula marittima, che vive solo sulla spiaggia della Riserva naturale delle Saline di Trapani. Sempre nell’Oasi di Monte Arcosu ci sono molti endemismi sardi: come l’elicriso del Monte Linas, lo spillone del Sulcis e la buglossa formosa. E ancora in Sardegna, ma nell’Oasi di Scivu, si trovano esemplari di altre specie endemiche come Linaria flava e Anchusa crispa. Si deve alle Oasi del WWF la tutela delle abetine dell’Appennino centrale, di foreste sempreverdi tra le più conservate del Mediterraneo, di tratti dunali con la vegetazione spontanea sempre più rari, di alcuni degli ultimi boschi planiziali del Nord, dei relitti di boschi igrofili sopravvissuti alla devastazione dei corsi d’acqua. Si possono poi raccontare le 100 e più aree del WWF, attraverso le persone. Dai volontari, impagabili, che hanno avuto l’intuizione e la passione per la realizzazione di un’oasi. Al personale di gestione che è stato reclutato sul luogo, perché anche questo ha un significato quando si fa conservazione della natura. Dal cameriere di ristorante al biologo marino, dall’obiettore di coscienza al naturalista, dal geologo al radio tecnico. Ai tanti giovani che si sono riuniti in Cooperative, che hanno sfidato il richiamo di trasferirsi altrove per trovare lavoro e che hanno invece raccolto il testimone delle generazioni precedenti che su quel territorio sono vissute e ne stavano perdendo il valore. Perché mai come in questa fase storica, così importante per le scelte future, il ruolo delle aree protette come proposta e strumento di sviluppo territoriale, sia economico che sociale, è diventato strategico. Sono tante le oasi che hanno fatto conoscere e valorizzato territori LAGO SECCO. 3. Quest’area, importante per alcune specie di anfibi, oggi parte del parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, fu acquistata dal WWF negli anni ‘80, per salvarla dal taglio della faggeta e da altre attività speculative. LE CESINE. Una 6. Riserva di Caccia privata. Nel 1979, dopo una terribile mattanza di circa 5000 migratori, Le Cesine divennero Oasi WWF e nel 1980 furono dichiarate Riserva Naturale dello Stato con gestione al WWF Italia. 7 1 4. MACCHIAGRANDE. Inizia nel 1986 il riscatto di questa terra, oppressa dalle piste dell’aeroporto di Fiumicino e invasa da vandali, cacciatori e pescatori abusivi. Oggi è il cuore della Riserva naturale statale del Litorale Romano. RISERVA NATURALE 7. DEGLI ORTI BOTTA- GONE. Una preziosa testimonianza delle paludi della bassa val di Cornia, eliminate dalle bonifiche, l’Oasi è oggi l’habitat di molte specie animali e vegetali, in particolare di molte specie di uccelli. poco noti, se non sconosciuti. Ne hanno fatto luoghi di richiamo, mete di visite e soggiorni, opportunità di crescita locale. Il cosiddetto indotto. Hanno stimolato l’interesse delle comunità, che in molti casi avevano perso il contatto con queste realtà. Così il lago di Alviano al confine tra Lazio e Umbria o Le Cesine in Puglia; il Lago di Penne in Abruzzo o le montagne di Guardiaregia – Campochiaro in Molise; la Valpredina nelle colline bergamasche o il cratere degli Astroni a Napoli. Storie di Oasi. Storie di cinquant’anni di Natura. Storie di successo del WWF italiano. wwf.it/giornataoasi 5 4 3 2 6 10 I PANDA
LI ABBIAMO AIUTATI A SALVARSI Le Oasi del WWF ospitano e tutelano popolazioni di specie animali e vegetali. Tra queste, alcune sono state il motivo per l’istituzione dell’Oasi e ne sono diventate simbolo. CON I CARABINIERI FORESTALI SARÀ LA FESTA DELLA NATURA Alla Giornata delle Oasi si affianca la quinta edizione di “RiservAmica”: aperte al pubblico 28 Riserve dello Stato CERVO SARDO. Per cercare di salvare il cervo dall’estinzione, negli anni ‘80, il WWF acquistò una foresta dove resisteva uno degli ultimi branchi. Grazie alla mobilitazione dei cittadini e al contributo della Comunità europea nasceva l’Oasi di Monte Arcosu dove oggi i cervi sono più di mille. LONTRA. Le Oasi WWF sono state a lungo le uniche aree ad ospitare le ultime lontre. Le oasi di Vulci, Burano, Persano, Lago di San Giuliano, Gole di Felitto, Grotte del Bussento, Bosco Pantano di Policoro, Lago di Conza hanno accolto buona parte della specie in Italia. wwf.it/oasi/toscana/ LUPO. Grazie alle campagne del WWF e del parco nazionale d’Abruzzo degli anni che hanno favorito la tutela di molte aree frequentate dal nucleo iniziale, la popolazione è cresciuta. Tra le chiavi del salvataggio anche le Oasi WWF, soprattutto quelle appenniniche. PELOBATE FOSCO. Le prime iniziative di salvaguardia di questo piccolo anfibio in via di estinzione negli anni ‘70, risalgono al 1987 con la creazione di Centri di allevamento: uno dei primi e dei più importanti è sorto nell’Oasi di Baraggia di Bellinzago, in Piemonte. PERCHÈ SOS NATURA L’immensa varietà di specie e habitat che caratterizza il nostro Paese rappresenta un capitale di risorse naturali che assicura benefici indispensabili per la nostra sopravvivenza (acqua potabile, suoli fertili, cibo e materie prime). Tutto cio’ è a rischio a causa di distruzione degli habitat, bracconaggio e commercio illegale di natura. Per questo nel 2017 il WWF ha deciso di lanciare la campagna SOS Natura d’Italia rivolta in particolare a una delle specie simbolo: il lupo. © Carabinieri Lucio Biancatelli Domenica 21 maggio si rinnova l’appuntamento con la Giornata delle Oasi del WWF. Quest’anno, la grande novità è l’accordo con i Carabinieri forestali. Oltre alle Oasi saranno aperte al pubblico anche le Riserve dello Stato, la cui gestione è passata all’Arma dei Carabinieri. Il 21 maggio dunque, sarà anche la quinta edizione della Festa Nazionale delle Riserve Naturali dello Stato, “RiservAmica”. Tra le 28 Riserve che apriranno le porte al pubblico il 21 maggio, citiamo le più significative e importanti come la Riserva Naturale Statale di Castel Volturno (CE), un polo di natura e biodiversità strappato alla criminalità; la foresta Naturale Statale Foresta del Circeo (LT), che tutela la parte più pregiata e intatta dell’omonimo Parco Nazionale; la Riserva naturale delle Murge Orientali, la casa di oltre 400 essenze vegetali tra cui il fragno, una rara specie di quercia e ben 30 specie di orchidee; la Foresta di Tarvisio, regno della fauna alpina che si estende per quasi 24.000 ettari tra le Alpi Carniche e quelle Giulie, ai confini con Austria e Slovenia; le Riserve Naturali Casentinesi, a cavallo tra Toscana ed Emilia Romagna. L’obiettivo è far scoprire, conoscere ed amare le Riserve gestite dal Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare (CUTFAA), come luoghi speciali, ricchi di natura e biodiversità dove è possibile immergersi in ambienti naturali unici insieme al personale forestale. Le riserve naturali statali italiane sono attualmente 146 di cui 130 gestite dall’Ufficio per la Biodiversità del CUTFAA, per un totale di 90.000 ettari di territorio nazionale protetto e gestito attraverso 28 Uffici territoriali per la biodiversità. All’interno delle Riserve è ospitato circa il 20% delle specie vegetali considerate a rischio di conservazione in Italia. Inoltre, dei 126 habitat d’interesse europeo presenti in Italia, ben 95 (il 75%) sono rappresentati proprio all’interno delle Riserve naturali statali. Qui sono presenti tutte le 18 specie di mammiferi che la Lista Rossa nazionale classifica a rischio di conservazione nell’Italia continentale, escludendo i pipistrelli e le specie marine. Tra queste specie di mammiferi alcune sono d’importanza prioritaria a livello europeo, come l’orso, il lupo, la lontra. wwf.it/giornataoasi PANDA I 11
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