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<strong>MAXI</strong>by<br />
<strong>MAXI</strong> & MINI <strong>MAXI</strong> MAGAZINE<br />
IMaxi intervista Luca Bassani<br />
che racconta<br />
WALly<br />
accessori<br />
generatori<br />
regate<br />
il circuito rolex<br />
fatti di mare<br />
il naufragio<br />
del dove ii<br />
IMaxi intervista il progettista del<br />
dufour 63<br />
Accessori<br />
boot<br />
il salone tedesco<br />
foto di copertina: Essense Wally 143<br />
www.solovela.net<br />
1<br />
- www.solovela.net - www.solovela.net - www.solovela.ne
L’ECCELLENZA DELLO YACHTING DAL 1974<br />
SOLARIS 58’<br />
L’ESCLUSIVA TECNICA DI COSTRUZIONE SOLARIS.<br />
Da oltre 40 anni Solaris adotta una tecnica di costruzione che garantisce una continuità strutturale “monolitica”. Mentre<br />
la maggior parte delle barche tende a muoversi e a deformarsi per effetto del vento sul piano velico, del mare sullo<br />
scafo e del carico di raddrizzamento del bulbo - ne sono testimonianza gli scricchiolii, le porte che faticano a chiudersi in<br />
navigazione e le crepe che si formano nel tempo - Solaris elimina questi problemi alla radice rendendo la barca immune<br />
da deformazioni e torsioni in qualsiasi condizione di mare e di vento. Questo si ottiene attraverso l’impiego di un solo<br />
materiale (la vetroresina) di una tecnica di assemblaggio priva di stucco, silicone e controstampi e stratificando a scafo e<br />
coperta paratie e mobili. Inoltre la paratia maestra in composito da 40 mm stratificata e fazzolettata a scafo e soprattutto a<br />
coperta, le lande in composito (anziché in metallo) laminate sotto vuoto con 48 strati di tessuti uni e bidirezionali, madieri<br />
e longheroni del fondo e delle murate non realizzati in contro stampo ma interamente stratificati a scafo e attacco chiglia<br />
con flangia di copiatura in acciaio inox 316 da 50 mm. fissata con 12 perni in acciaio di minimo 30 mm. di diametro.<br />
Ad oggi Solaris è l’unico cantiere che applica la qualità ed il know-how specifico delle barche grandi one-off ad una<br />
gamma in serie di barche più piccole da 37’ a 68’ dove: sicurezza, solidità, rigidità e altissima qualità realizzativa si<br />
coniugano a performance, facilità di conduzione e confort in navigazione. Tutte le soluzioni progettuali e costruttive<br />
adottate, rispondono ai severi standard dei maxi yachts oceanici, dove la complessità di costruzione e lo studio<br />
degli impianti richiedono competenza ed esperienze specifiche. Questa è l’unicità di Solaris, un’unicità che gli altri<br />
cantieri, anche se volessero farlo, non potrebbero e non saprebbero replicare. Ad oggi il 100% delle barche realizzate<br />
dal cantiere in oltre 40 anni di attività sono ancora in uso, amate e curate da armatori entusiasti che navigano<br />
per i mari di tutto il mondo. Ed è proprio per questo che i Solaris mantengono un così elevato valore nel tempo.<br />
PALMA<br />
SUPERYACHT<br />
SHOW<br />
30.04. - 04.05.2017<br />
CANNES<br />
YACHTING<br />
FESTIVAL<br />
12.09. - 17.09.2017<br />
SALONE<br />
NAUTICO<br />
GENOVA<br />
21.09. - 26.09.2017<br />
GRAND<br />
PAVOIS<br />
LA ROCHELLE<br />
27.09. - 02.10.2017<br />
BOOT<br />
DÜSSELDORF<br />
GERMANY<br />
20.01. - 28.01.2018<br />
NEW<br />
NEW<br />
SOLARIS<br />
YACHTS 37 42 47 50 55 58 68<br />
SOLARIS<br />
CUSTOM DA 55 A 100<br />
bUILT<br />
fOR SAILORS<br />
SOLARIS YACHTS - T. +39 0431 91304 - INfO@SOLARISYACHTS.COM<br />
WWW.SOLARISYACHTS.COM<br />
www.solovela.net 2
<strong>MAXI</strong><br />
L’affascinante popolo<br />
dei <strong>MAXI</strong><br />
Uscito online il primo numero di <strong>MAXI</strong>, abbiamo<br />
avuto le risposte a molte domande che ci eravamo<br />
posti in fase di progettazione della rivista, risposte<br />
che ci hanno soddisfatto e fatto piacere.<br />
Un anno fa, quando decidemmo di dar vita a <strong>MAXI</strong>, una rivista<br />
dedicata alle barche tra i 18 e i 24 metri, ci sforzammo di capire<br />
quante persone potessero essere interessate a una pubblicazione<br />
del genere. Dirlo era difficile perché su barche di questa<br />
grandezza in molti casi l’armatore è un passeggero che non<br />
s’interessa delle questioni che riguardano la propria barca e per il quale<br />
una rivista come quella che avevamo in mente non aveva alcun interesse.<br />
Il dubbio, in realtà, è rimasto sino a quando non è uscito il primo numero<br />
di <strong>MAXI</strong>, quando si è scoperto che molti armatori dei mini maxi e dei maxi<br />
sono velisti veri che conoscono bene la propria barca e amano curarla,<br />
accudirla e gestirla. Alcuni a bordo hanno degli aiuti, ma ciò non toglie che<br />
siano loro a prendere le decisioni e per farlo vogliono sapere, conoscere,<br />
capire. Il secondo dubbio era che gli armatori delle barche sopra i 60-70<br />
piedi non avessero tempo per vivere la propria barca, ma anche questo è<br />
un mito che è caduto subito. In redazione ci sono arrivate diverse e-mail<br />
di persone che vivono la barca per diversi mesi ogni anno. C’è anche chi<br />
sulla propria barca ci vive e lavora, come un armatore che ci ha scritto che<br />
possiede un 67 piedi e che sulla barca non solo vive, ma ha anche stabilito<br />
il proprio ufficio.<br />
Queste sono le persone a cui <strong>MAXI</strong> vuole parlare e sono loro, ovvero voi,<br />
che renderete affascinante questa avventura che ci porterà a studiare,<br />
scrutare e scoprire il fantastico mondo dei mini maxi e dei maxi.<br />
Maurizio Anzillotti<br />
Direttore responsabile<br />
m.anzillotti@maxi-yachts.net<br />
solovela.net<br />
3
<strong>MAXI</strong><br />
sommario<br />
sommario<br />
34<br />
Intervista a<br />
Luca Bassani<br />
fondatore della Wally<br />
Giuliano Luzzato<br />
Vendée Globe:<br />
il bilancio<br />
I fatti salienti<br />
dell’edizione 2016-17<br />
Matteo Penna<br />
54<br />
66<br />
60<br />
DOVE II<br />
Il naufragio<br />
Scompare il timone,<br />
la barca va alla deriva<br />
Gianfranco Malfatti<br />
Generatori:<br />
come scegliere<br />
Quello che c’è da<br />
sapere sui generatori<br />
Amedeo Salieri<br />
20<br />
intervista a<br />
Giovannozzi<br />
Il progettista ci<br />
spiega il Dufour 63<br />
Maurizio Anzillotti<br />
28<br />
Le regate di Rolex<br />
Il calendario delle<br />
regate di Rolex<br />
Matteo Penna<br />
4 solovela.net
MAXi<br />
maxi & mini maxi<br />
Boot, il salone di<br />
Dusseldorf<br />
i maxi e mini maxi<br />
del salone<br />
Gianfranco Malfatti<br />
44<br />
Sommario<br />
Editoriale <strong>pag</strong>. 3<br />
Sommario <strong>pag</strong>. 4<br />
Accessoriando <strong>pag</strong>. 6<br />
<strong>MAXI</strong><br />
Foto di copertina<br />
La timoneria di Essense<br />
Wally di 143 piedi<br />
varato nel 2006<br />
Tecnologicamente<br />
classica<br />
Acadia, il 3°<br />
Truly Classic 90<br />
Nadia Allera<br />
18<br />
Allarme pirateria<br />
1° obiettivo le vele<br />
La RYA avverte gli inglese:<br />
attenti ai pirati<br />
Nadia Allera<br />
14<br />
News barche <strong>pag</strong>. 8<br />
News <strong>pag</strong>. 10<br />
L’uomo della metamorfosi <strong>pag</strong>. 12<br />
Allarme pirateria <strong>pag</strong>. 14<br />
Dubai Harbour <strong>pag</strong>. 26<br />
L’Acadia <strong>pag</strong>. 18<br />
Dufour 63, il salto <strong>pag</strong>. 20<br />
Le regate di Rolex <strong>pag</strong>. 28<br />
Wally, l’intervista <strong>pag</strong>. 34<br />
Boot, il salone tedesco <strong>pag</strong>. 44<br />
Vendée Globe, atto <strong>finale</strong> <strong>pag</strong>. 54<br />
Generatori <strong>pag</strong>. 60<br />
DOVE II, il naufragio <strong>pag</strong>. 66<br />
L’usato di <strong>MAXI</strong> <strong>pag</strong>. 74<br />
Rubrica<br />
news barche<br />
le regate, le classi, le<br />
grandi sfide<br />
Rubrica<br />
accessoriando<br />
dove tutti i sensi<br />
si accendono<br />
Redazione Redazione<br />
06<br />
08<br />
solovela.net<br />
5
<strong>MAXI</strong><br />
accessoriando<br />
kit subacqueo Beuchat<br />
La Beuchat, società francese<br />
specializzata in equi<strong>pag</strong>giamenti<br />
subacquei, offre un interessante<br />
kit da tenere sulla barca per poter<br />
effettuare piccoli lavori e controlli<br />
subacquei. Si tratta di una borsa<br />
che contiene un’imbragatura di<br />
tela con una bombola da 2 litri con<br />
erogatore bistadio, manometro e<br />
maschera.<br />
La bombola permette di rimanere 5<br />
minuti a 10 metri, ma il kit è pensato<br />
per lavorare circa 20-30 minuti a 2 –<br />
3 metri di profondità, ovvero, sotto<br />
la carena.<br />
Go Boat<br />
A vederlo sembra<br />
un giocattolo per<br />
bambini e in effetti<br />
lo è, ma è anche<br />
un ottima barca<br />
per chi vuole fare<br />
pesca in acque<br />
interne riparate, è il<br />
tenderino ideale per<br />
gli spostamenti in<br />
porto, si chiama Go<br />
Boat. Ad inventarlo<br />
è stato Dave Yonce,<br />
un pilota di linea.<br />
Go Boat è molto<br />
semplice, si tratta di<br />
un corpo in vetroresina<br />
con piattaforma<br />
rigida per i piedi,<br />
sedile e spazio per<br />
il motore. Il tutto<br />
contornato da una<br />
ciambella con stringe<br />
per assicurarla<br />
alla base rigida.<br />
Prezzo $ 399<br />
Garmin nutix<br />
Il Garmin Nutix In-view Display è un dispositivo<br />
che si applica a una delle aste degli<br />
occhiali. Il suo terminale si pone davanti a<br />
una lente e ci mostra una serie di dati su<br />
di questa con lo stesso effetto che hanno<br />
i pilota da caccia sulle visiere dei loro<br />
caschi.<br />
Garmin Nutix In-view Display riceve dagli<br />
apparati Garmin di bordo le informazioni e<br />
poi le ripropone all’utente. La cosa interessante<br />
è che il Garmin Nutix In-view Display<br />
è indipendente dagli occhiali, ovvero si può<br />
montare sulla gran parte degli occhiali che<br />
siano da sole o da vista.<br />
Il costo dell’apparecchio è di 400 dollari.<br />
6 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
accessoriando<br />
swiss tool case<br />
Una cassetta degli attrezzi in legno con<br />
maniglia di pelle, al suo interno una serie di<br />
cacciaviti con il manico dello stesso legno<br />
della cassetta, un set di brugole, pinze,<br />
martello, metro, lima, squadra e altri attrezzi<br />
da falegnameria.<br />
Charge TTI coltello multiuso<br />
La Letherman, la<br />
famosa casa strumenti<br />
multiuso,<br />
ha creato un vero<br />
gioiello di funzionalità<br />
il Charge TTI. Lo<br />
strumento raccoglie<br />
19 funzionalità,<br />
dalla mini sega alle<br />
forbici sino al classico<br />
coltellino che<br />
ha anche l’asola<br />
smanigliatrice.<br />
Il Charge TTI è<br />
costruito in titanio e<br />
acciaio inox.<br />
octomask, la maschera con la telecamera<br />
Vi piace fare immersioni e desiderate<br />
conservare le immagini delle cose<br />
stupende che vi è dato di vedere, la<br />
Octomask è quello che fa per voi. Si<br />
tratta di una maschera da sub provvista<br />
di un supporto per il montaggio<br />
della Go PRO HERO 4. La Octomask<br />
ha tre diversi modelli di diversi colori.<br />
La struttura delal maschera è in<br />
silicone a diverse densità con la<br />
parte a contatto del viso più morbida,<br />
mentre le lenti sono ad alta resistenza<br />
e antigraffio.<br />
Il prezzo della Octomask è di $ 79.99<br />
Force Five i bicchieri da barca<br />
Il portagioie della Dottling, azienda specializzata nella<br />
realizzazione di casseforti particolari, è a prova di scasso. Il<br />
Guardian è costruito in fibra di carbonio, la stessa che si usa<br />
per i giubbotti antiproiettile. Ha una chiusura a combinazione<br />
e la ditta la garantisce con un elevato standard di sicurezza.<br />
Essendo leggero e molto elegante, lo si può portare anche<br />
con se quando si lascia la barca. Questo può contenere sino<br />
a sei orologi, contanti, gioielli.<br />
solovela.net<br />
7
<strong>MAXI</strong><br />
novità barche<br />
Vismara V62 Mills<br />
Dopo il successo di SuperNikka, la barca<br />
disegnata da Mark Mills per Roberto Lacorte,<br />
CEO della casa farmaceutica Pharmanutra<br />
e appassionato velista, la Vismara Marine ha<br />
pensato di rivederne il disegno per farne un<br />
modello della sua linea prêt-à-porter. Nasce<br />
così il Vismara V62 Mills, una barca molto<br />
performante ma creata per la crociera. Il<br />
disegno dello scafo e quello della tuga sono<br />
quelli del SuperNikka. Cambia, ma non troppo,<br />
la configurazione del pozzetto. Questo,<br />
rimanendo lo stesso per quanto riguarda<br />
la divisione degli spazi tra zona timoneria e<br />
zona ospiti, assume un aspetto più<br />
SuperNikka<br />
crocieristico e viene completato con due tavoli<br />
ad ante abbattibili. L’attrezzatura da coperta<br />
è pensata per una navigazione veloce, ma con<br />
equi<strong>pag</strong>gio ridotto. Gli interni sono stati ripensati<br />
e adattati alla navigazione in crociera veloce.<br />
Il cantiere Oyster ha annunciato la costruzione<br />
di un nuovo modello: l’Oyster 595 per la gamma<br />
G6, ovvero la sesta generazione di Oyster.<br />
La barca è disegnata dallo studio Humphreys<br />
Design, il quale è partito dai concetti sviluppati<br />
per l’Oyster 100 adattandoli alle misure più contenute<br />
di questo 59 piedi.<br />
Il nuovo modello è stato disegnato con l’idea<br />
che a usarlo siano armatori appassionati di vela<br />
desiderosi di condurre loro stessi la barca, ma<br />
che vogliono avere a bordo uno o due aiuti che<br />
li sollevino dai lavori più pesanti.<br />
Il 595, che ha una lunghezza di 18,14 metri, apoyster<br />
595<br />
pena 14 centimetri sotto i 60 piedi, è proposto<br />
in quattro layout diversi che si differenziano per:<br />
numero di cabine, 2 o 3 più cabine marinaio e la<br />
posizione della cabina armatoriale che può essere<br />
a prua o a poppa, nel primo caso la barca avrà il<br />
garage per il tender.<br />
8 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
novità barche<br />
Ocean explorer 72<br />
Il modello, disegnato da Germán Frers per la<br />
Ocean Quality System, è il secondo esemplare del<br />
cantiere, che sinora ha realizzato un 60 piedi.<br />
L’idea è quella di creare un catamarano che<br />
possa navigare ovunque offrendo all’armatore un<br />
elevato standard di qualità e di comodità. L’Ocean<br />
Explorer C-72 esteticamente, almeno a giudicare<br />
dai rendering, è una barca molto piacevole<br />
dalla quale è stata eliminata l’antiestetica porta<br />
frontale che invece è presente sul 60 piedi della<br />
stessa serie. L’imbarcazione ha scafi stretti tipici dei<br />
catamarani d’altura che si suppone debbano affrontare<br />
condizioni meteo non sempre favorevoli. Le<br />
attrezzature di coperta sono pensate per permettere<br />
la condotta della barca a un equi<strong>pag</strong>gio ridotto.<br />
CNB 94<br />
Se il CNB 66 andrà in acqua nel tardo<br />
2017, il cantiere è già al lavoro per il<br />
modello del 2018, un 94 piedi sempre<br />
disegnato da Briand e che promette di<br />
essere un fuoriclasse. La caratteristica<br />
principale della barca sarà la sua grande<br />
luminosità garantita da una vetrata<br />
centrale che inonda di luce la dinette.<br />
La barca è disegnata per un equi<strong>pag</strong>gio<br />
ridotto in modo da contenere le<br />
spese di gestione e lasciare maggior<br />
spazio agli ospiti.<br />
CNB 66<br />
Il CBN 66 si inserisce nella fortunata<br />
gamma che accoglie<br />
anche il CNB 76, campione di<br />
vendite, e il CNB 60 Bordeaux.<br />
Disegnata da Philippe Briand<br />
è una barca intesa per la<br />
crociera a lungo raggio con<br />
un’intelligente divisione del<br />
pozzetto in tre distinte aree,<br />
timoneria, manovre, ospiti.<br />
Dall’albero in avanti il ponte è<br />
un flash deck.<br />
CNB 66 scheda<br />
L.f.t. m 20,61<br />
L. galleggiamento m 18,45<br />
Baglio massimo m 5,51<br />
Dislocamento kg 31.100<br />
Zavorra kg 9.350<br />
Pescaggio m 2,95<br />
Superficie velica mq 215<br />
solovela.net<br />
9
<strong>MAXI</strong><br />
Il 20 febbraio si è chiuso il Miami Boat Show<br />
news<br />
Bayside, Miami, zona dedicata alla vela<br />
Centomila sono le persone che hanno visitato il<br />
Miami Boat Show 2017, uno dei maggiori saloni della<br />
nautica che si tengono negli Stati Uniti. Importante<br />
il numero delle aziende italiane presenti. Circa<br />
1300 le barche esposte, di cui molte di dimensioni<br />
ridotte presentate a terra. La vela rappresenta una<br />
piccolissima porzione dell’esposto, circa 75 barche<br />
con pochissime novità, ma la cosa non deve far<br />
pensare che negli Stati Uniti la vela sia uno sport<br />
poco praticato, solo che non è Miami il salone a<br />
questa dedicata. Chi vuole vedere un salone dove<br />
la vela primeggia deve andare ad aprile ad Anna-<br />
Island Packet Estero<br />
Miami, zona centrale del salone<br />
polis, quella è la manifestazione dove tradizionalmente<br />
si danno appuntamento tutti coloro che costruiscono e<br />
vendono barche a vela. Tuttavia negli States il cantiere<br />
più grande è il Catalina, che costruiva prima della<br />
crisi 400 barche l’anno contro le diverse migliaia della<br />
Bénéteau in Europa.<br />
C<br />
M<br />
Y<br />
CM<br />
MY<br />
CY<br />
CMY<br />
Louise Morton, segretaria della J Class Assosation<br />
K<br />
J Class Endeavour<br />
Il primo J Class World della storia<br />
Sarà organizzato dall’IMA insieme al New York Yacht<br />
Club e alla J Class Association, nel mese di agosto<br />
2017, il primo campionato mondiale dei J Class. La J<br />
Class Association (JCA), che riunisce gli armatori di<br />
queste barche leggendarie, ha di recente concordato<br />
l’associazione all’IMA come “classe affiliata”,<br />
e in virtù dell’accordo ha ottenuto dalla classe dei<br />
maxi yacht la titolatura a disputare il primo J Class<br />
World della storia. Il J Class World Championship si<br />
disputerà nelle acque di Newport, Rhode Island,<br />
tra il 21 e il 26 agosto. Sulla linea di partenza sono<br />
attesi almeno sei J Class: Velsheda, Ranger,<br />
Lionheart, Svea, Hanuman e Topaz. Il fulcro<br />
organizzativo della manifestazione sarà tra<br />
Harbour Court, l’affascinante clubhouse sul<br />
mare del New York Yacht Club, e il Newport<br />
Shipyard, nel cuore della città.<br />
10 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
solovela.net<br />
11
<strong>MAXI</strong><br />
L’uomo della metamorfosi<br />
Jean Olivier Héron era conosciuto come l’artista delle metamorfosi.<br />
Con i suoi quadri magici ci spiegava come tutto non<br />
è mai ciò che sembra<br />
Il motivo ricorrente nella produzione artistica di Héron è la<br />
metamorfosi, il cambiare e il divenire qualcosa di diverso da<br />
ciò che si era. Molti quadri applicano la metamorfosi a cose<br />
di mare, balene che diventano barche, farfalle che si fanno<br />
derive, o uccelli, come qui sorpa, che diventano windsurf<br />
Il 24 gennaio, all’età di 78 anni, si è spento<br />
sull’isola di Yeu, a Port Joinville, nel golfo di<br />
Biscaglia, sull’Atlantico, Jean-Olivier Héron.<br />
Scrittore, editore e disegnatore era conosciuto<br />
nel mondo della vela per le sue metamorfosi, i<br />
quadri dove gli uccelli si trasformavano in barche<br />
e le barche in balene. Copie dei suoi disegni, negli<br />
anni Ottanta e Novanta, si trovavano in molti<br />
dei luoghi dove si celebrava la vela.<br />
Il primo di quei disegni fu fatto nel 1971 e pubblicato<br />
sul primo numero della rivista di vela francese<br />
Voiles et Voiliers che Héron aveva fondato<br />
con Pierre Marchand.<br />
Appartenente a una facoltosa famiglia attiva nel<br />
tessile con interessi in Francia e in Inghilterra,<br />
Jean-Olivier Héron, classe 1938, apprende la<br />
pratica della vela, della quale s’innamora a Nantes.<br />
In quella città, il nonno aveva acquistato una<br />
casetta sulla spiaggia di Pornichet, casa che si<br />
era ben presto trasformata nella base della flotta<br />
di famiglia. A Pornichet la vela per Olivier diventa<br />
una fissazione, appena può sale in barca e<br />
va a veleggiare, ma quell’attività è anche fonte<br />
d’ispirazione, un’ispirazione che ben si nota nei<br />
suoi lavori.<br />
Jean-Olivier è stato anche un apprezzato scrittore<br />
di libri per ragazzi da lui stesso pubblicati.<br />
12 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Il <strong>MAXI</strong><br />
PIU’ VENDUTO<br />
AL MONDO<br />
THE INTERNATIONAL<br />
YACHT &<br />
AVIATION<br />
AWARDS<br />
2017<br />
BORDEAUX60 - CNB66 - CNB76 - CNB94 - CUSTOM<br />
CNB 76<br />
SILVERIYACHT MILANO<br />
Telefono:+ 39 02 94759877<br />
solovela.net<br />
PIETRO SILVERI<br />
Cell. +39 335.7015773<br />
WEB<br />
Email: info@silveriyacht.it - Sito: www.cnb-yachts.com<br />
13
<strong>MAXI</strong><br />
Allarme pirateria<br />
la Royal Yachting Association lancia L’allarme:<br />
state lontani dalle zone infestate dai pirati<br />
In alto il Rockall, agenti filippini riportano<br />
in porto la barca di 15 metri in<br />
acciaio di Jurgen Katner rapito per<br />
la seconda volta a novembre 2016<br />
e ucciso per decapitazione il 26<br />
febbraio 2017<br />
Il report dell’International Maritime Bureau,<br />
l’organismo internazionale che vigila sulla sicurezza<br />
dei mari, ha spinto la Royal Yachting<br />
Association a lanciare una raccomandazione<br />
ai velisti del Regno Unito affinché evitino alcune<br />
zone del globo e prestino molta attenzione in<br />
altre. Infatti oggi le barche a vela sono diventate i<br />
bersagli preferiti dei pirati.<br />
Grazie alle guardie armate sui cargo e agli interventi<br />
delle forze militari antipirateria (tra le quali<br />
anche la Marina Militare Italiana), attaccare le<br />
navi per i pirati è diventato troppo pericoloso. Se<br />
una volta erano sempre gli equi<strong>pag</strong>gi a soccombere,<br />
ora, in molte occasioni, sono i pirati a scappare<br />
sotto il fuoco degli equi<strong>pag</strong>gi o delle navi da<br />
guerra. Ciò ha fatto sì che i pirati abbiano rivolto<br />
le loro attenzioni verso le barche a vela, che sono<br />
lente e indifese.<br />
Come ha detto Stuart Carruthers, uno dei massimi<br />
dirigenti della RYA (Royal Yachting Associa-<br />
tion), “I pirati sanno che le barche a vela hanno<br />
difese deboli, inoltre sono barche leggere e lente<br />
che possono essere raggiunte facilmente, così<br />
queste sono divenute le prede favorite dei pirati”.<br />
Carruthers suggerisce di evitare di navigare lungo<br />
le coste dell’Africa centro-occidentale e, prima di<br />
decidere la rotta, di controllare la sicurezza della<br />
zona sul sito del Foreign and Commonwealth<br />
Office. Il dirigente mette in guardia non solo dagli<br />
atti di pirateria, ma anche dai tentativi di furti che<br />
a volte finiscono nel sangue.<br />
La pirateria è uno dei più grandi pericoli che deve<br />
affrontare chi va per mare; i pirati sono senza scrupoli,<br />
giocano sulla loro reputazione di sanguinari,<br />
quindi se le cose non vanno come vogliono non si<br />
fanno alcun problema a uccidere gli ostaggi.<br />
Il problema è così sentito che anche le barche<br />
della Volvo Ocean Race sono state fatte deviare<br />
per passare al largo delle coste africane battute<br />
dai pirati.<br />
14 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
solovela.net<br />
15
<strong>MAXI</strong><br />
Dubai harbour<br />
iniziati i lavori per l’ultima parte del mega marina di dubai<br />
di nadia allera<br />
In alto un realistico disegno del Dubai<br />
Harbour. Qui sopra un particolare di<br />
quel disegno, la torre di 135 metri con il<br />
complesso residenziale alle sue spalle<br />
A<br />
Dubai sono iniziati i lavori per la costruzione<br />
del Dubai Harbour, l’ultima parte<br />
del grande marina di Dubai, che aggiungerà<br />
1400 posti barca ai 3100 già<br />
esistenti nel Dubai Marina. La ricettività<br />
del marina raggiungerà i 4500 posti barca, con la<br />
più alta percentuale di superyacht al mondo.<br />
Il Dubai Harbour non sarà solo un marina, ma anche<br />
una grande opera edilizia che si inserirà nel<br />
colossale progetto del Mina Al Seyahi, in parte già<br />
realizzato. Quando sarà terminato avrà una cubatura<br />
di 20 milioni di metri cubi (il tanto discusso<br />
Business Park di Roma, il piano che parte dallo<br />
stadio, è di 1 milione di metri cubi). Ci saranno<br />
numerosi appartamenti dai costi stellari, un mega<br />
centro commerciale che sarà nove volte quello già<br />
gigantesco del Dubai Marina. Il tutto nel centro<br />
della città e appena fuori da Palm Island.<br />
A dominare il marina ci sarà una torre con un faro<br />
sulla cima alta 135 metri.<br />
Il faraonico progetto dovrebbe essere completato<br />
nel 2021.<br />
16 solovela.net
PATENT<br />
PENDING<br />
PATENTED<br />
<strong>MAXI</strong><br />
PENDING<br />
TENTED<br />
PENDING<br />
IL PRIMO JIB FURLER SENZA PROFILO<br />
PATENT<br />
il rollafiocco,<br />
reinventato.<br />
NOVITà 2017<br />
JIBER-TX Per<br />
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photo by: fabio taccola<br />
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solovela.net<br />
WWW.UBIMAIORITALIA.COM<br />
17
<strong>MAXI</strong><br />
Varato l’Acadia<br />
terzo esemplare della serie truly classic 90 del cantiere<br />
olandese Claasen Shipyard<br />
In alto,<br />
l’Acadia al<br />
tramonto.<br />
Al centro la<br />
cucina. Di<br />
lato, un 65<br />
piedi della<br />
serie Truly<br />
Classic 65<br />
di nadia allera<br />
Per quanto possa sembrare strano parlando<br />
di una barca classica, l’Acadia, al<br />
di là del nome comune tra le barche del<br />
Nord Europa, è una barca molto originale,<br />
unica nel suo genere nonostante sia<br />
un semi-custom. Costruita da Claasen Shipyards<br />
su uno scafo in alluminio realizzato dalla Bloemsma<br />
Aluminiumbouw, Acadia, 27,5 metri di lunghezza,<br />
è il terzo esemplare della serie Truly Classic<br />
90 creato su disegni dello studio Hoek Design.<br />
Tre barche, il Kealoha, l’Atlante e infine l’Acadia,<br />
che condividono le linee d’acqua, ma sono molto<br />
diverse tra loro essendo state costruite su ordinazione.<br />
L’idea di Truly Classic viene a Hoek nel<br />
1994 da un’imbarcazione da lui disegnata ispirandosi<br />
alle barche degli anni Trenta, il Truly Classic,<br />
appunto. La barca aveva uno scafo molto veloce e<br />
vinceva spesso le regate alle quali partecipava. Da<br />
lì l’idea di realizzare una serie di scafi tutti uguali<br />
nelle linee d’acqua che ricordassero quelle del<br />
Truly Classic, ma che poi fossero personalizzati<br />
per quello che riguarda il ponte, le attrezzature e<br />
gli interni. I tre scafi sinora realizzati per la serie<br />
dei 90 piedi, infatti, sono molto diversi tra loro. Più<br />
18 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
tardi le serie Truly Classic sono diventate diverse<br />
distinte tra loro per la lunghezza dello scafo. L’Acadia,<br />
per quanto classica, come dice Peter Wilson,<br />
il project manager della MCM, società di supervisione<br />
che rappresenta l’armatore in cantiere, “è<br />
un superyacht in miniatura, un vero concentrato<br />
di tecnologia ben dissimulata sotto l’apparenza di<br />
una barca classica”.<br />
La barca, che è stata costantemente seguita dal<br />
suo armatore durante la costruzione, ha cinque cabine<br />
ospiti e un locale equi<strong>pag</strong>gio che può ospitare<br />
due persone. L’armatore ha voluto ridurre la cabina<br />
equi<strong>pag</strong>gio – negli altri esemplari ci sono tre e<br />
quattro posti equi<strong>pag</strong>gio –, perché da una parte gli<br />
piace portare la barca in prima persona e dall’altra<br />
l’alto livello tecnologico dell’imbarcazione permette<br />
di avere meno persone alle manovre.<br />
In alto l’Arcadia in rada, a destra il pozzetto<br />
centrale della barca quello dedicato agli<br />
ospiti e ai pasti. Sotto, la cabina armatoriale<br />
della barca posta a poppa<br />
solovela.net<br />
19
la Parola al progettista<br />
dufour 63:<br />
Il salto<br />
Il nuovo Dufour 63 è stato disegnato<br />
dallo studio Felci Yacht<br />
Design, l’ingegnere Lorenzo<br />
Giovannozzi, uno dei titolari, ci<br />
racconta la barca<br />
Lorenzo Giovannozzi<br />
Fausto Sestini<br />
20 solovela.net
di maurizio anzillotti<br />
La Dufour ha presentato all’ultimo salone<br />
di Düsseldorf, in Germania, un nuovo<br />
modello sopra i 60 piedi, una barca che<br />
fa fare al cantiere un salto in una dimensione<br />
a lui sconosciuta, il mondo dei mini<br />
maxi. Una fascia di grandezza che sino a poco<br />
tempo fa era riservata ai cantieri semiartigianali<br />
di alta qualità e che solo ultimamente si è aperta<br />
ai cantieri industriali. Dufour è l’ultimo dei grandi<br />
cantieri ad affacciarsi a questo mondo, dopo di<br />
lui, a non avere un’ammiraglia sopra i 60 piedi<br />
rimane solo la Bavaria che per ora si ferma al suo<br />
nuovo 57 piedi disegnato da Maurizio Cossutti.<br />
Per costruire una barca di queste dimensioni,<br />
un cantiere come Dufour, abituato a realizzare<br />
modelli più piccoli, deve cambiare radicalmente<br />
modo di costruire. Deve cominciare a guardare al<br />
prodotto barca da un punto di vista diverso perché<br />
le forze in gioco su oggetti di queste dimensioni<br />
sono assai più importanti. Probabilmente il cantiere<br />
si troverà a dover cambiare anche il suo atteggiamento<br />
nei confronti degli armatori, che sinora<br />
è stato molto distaccato, curando in modo quasi<br />
maniacale che tra cantiere e armatore ci fosse il<br />
filtro del concessionario. Quest’ultimo ha il ruolo<br />
di parafulmine quando bisogna fare gli interventi<br />
nel post vendita. Armatori che spendono le cifre<br />
che servono per comprare un 63 piedi vogliono,<br />
e spesso pretendono, un rapporto diverso dove il<br />
concessionario continua a essere una figura importante,<br />
ma il cantiere dev’essere un’entità avvertibile<br />
e raggiungibile.<br />
Il Dufour 63, come tutti i modelli della gamma Dufour,<br />
è stato disegnato dalla Felci Yachts Design,<br />
che ha dimostrato, proprio con i modelli di questo<br />
cantiere, di avere tutti i numeri per competere<br />
sul mercato internazionale. Il team di progettisti è<br />
guidato dall’architetto Umberto Felci e dal suo socio,<br />
l’ingegner Lorenzo Giovannozzi; con loro, da<br />
quasi quindici anni, l’ingegnere Guillaume Petit e<br />
l’architetto Gabriel Treddenti.<br />
<strong>MAXI</strong> ha incontrato Lorenzo Giovannozzi per parlare<br />
della nuova barca e scoprirne i segreti.<br />
In alto il Dufour 63 pochi momenti dopo l’unveiling<br />
dell’inaugurazione tenutasi al Boot, il salone di Dusseldorf<br />
in Germania. L’imbarcazione, come si vede<br />
in questa fotografia, ha dei generosi volumi di prua.<br />
S’intuisce anche una carena non particolarmente<br />
profonda<br />
solovela.net<br />
21
<strong>MAXI</strong><br />
I<strong>MAXI</strong> –<br />
L.G. –<br />
I<strong>MAXI</strong> – Vi aspettavate che la Dufour arrivasse a<br />
produrre un 63 piedi?<br />
L.G. – Di tale modello si parla da diverso tempo,<br />
visto come stava muovendosi il mercato credo che<br />
fosse una cosa inevitabile arrivare a questa misura<br />
per un cantiere come la Dufour.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Per voi è stato un lavoro impegnativo?<br />
L.G. – È stato un lavoro che ha richiesto molto<br />
tempo, per fare tutto ci abbiamo messo due anni.<br />
Consideri che non si tratta solo di disegnare un 60<br />
piedi, ma disegnarlo per un cantiere che produce<br />
in serie, cosa che rende tutto più complesso.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Due anni sono molto tempo.<br />
L.G. – Sì, un tempo piuttosto lungo ma giustificato<br />
dal fatto che è la prima barca di questa misura che<br />
disegniamo per la Dufour e che il disegno è completo<br />
di tutto. Per questa barca abbiamo disegnato<br />
dalla carena alle sovrastrutture, spingendoci fino a<br />
molti dettagli degli interni.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Quali sono i punti salienti della barca intorno<br />
ai quali ruota il resto?<br />
L.G. – La prima cosa che abbiamo studiato a fondo<br />
è la circolazione del pozzetto. Per soddisfare<br />
uno dei principali brief datici dal cantiere, abbiamo<br />
enfatizzato la facilità di comunicazione considerando<br />
il pozzetto come un luogo dove si passa<br />
buona parte della giornata e in cui le persone si<br />
muovono sia attraversandolo in tutta la sua lunghezza<br />
sia spostandosi da un punto a un altro.<br />
Abbiamo voluto far sì che ci si potesse muovere<br />
all’interno del suo perimetro senza trovare ostacoli<br />
o avvertire restrizioni.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Un pozzetto che è anche molto particolare…<br />
L.G. – Sì, abbiamo creato un<br />
pozzetto che ha tre diverse<br />
aree: i due divani laterali<br />
dove si siedono gli ospiti<br />
con i loro tavoli ad ante<br />
Umberto Felci<br />
22 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
abbattibili; la zona timonerie riservata a chi sta alle<br />
manovre e una terza zona, un’area nuova che abbiamo<br />
mutuato dai grandi open a motore, due divani<br />
con un tavolo centrale posti a poppa. Questa<br />
zona si può trasformare, abbattendo il tavolo centrale,<br />
in un grande prendisole che crediamo sarà<br />
apprezzato. Una zona arredata che non è presente<br />
su nessun’altra barca concorrente.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Quale altro punto della barca ha concentrato<br />
la vostra attenzione?<br />
L.G. – Sicuramente la dinette, ampia e ricercata<br />
nei dettagli, e la cucina. La cucina di una barca di<br />
queste dimensioni può essere usata dagli ospiti,<br />
ma anche dall’equi<strong>pag</strong>gio professionale, se imbarcato.<br />
Quindi dev’essere un luogo dove si può<br />
essere leggermente separati, per questo abbiamo<br />
creato tale angolo sulla murata di sinistra che è<br />
quasi chiuso fuori dalla linea di circolazione della<br />
barca.<br />
I<strong>MAXI</strong> – E avete abbandonato il concetto della<br />
cucina a prua tra cabina armatore e dinette che<br />
avete invece usato sul 500 e sul 560?<br />
In alto il prendisole che si ottiene dal tavolo e divani<br />
posti a poppa in pozzetto come descritto dall’ingegner<br />
Giovannozzi. Qui sopra la grande vetrata che<br />
si trova sul termine prodiero della tuga<br />
solovela.net<br />
23
<strong>MAXI</strong><br />
L.G. – Sì, il 63 ha una dimensione diversa con<br />
necessità diverse e quel tipo di cucina non ci sembrava<br />
indicato in una barca come questa.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Un altro punto importante mi sembra sia<br />
stato la cabina armatoriale.<br />
L.G. – Sì, certo, la cabina armatoriale a poppa è<br />
stata una grande sfida. Bisognava creare un ambiente<br />
molto spazioso che riuscisse a rendere<br />
tutta l’importanza della barca. Tutto in uno spazio<br />
che per quanto grande pone comunque dei limiti.<br />
Il limite maggiore era l’altezza della cabina nel<br />
passaggio davanti al letto fra il lato di sinistra e<br />
quello di dritta, un passaggio fondamentale sul<br />
quale si giocava la comodità della cabina stessa.<br />
In quel punto il pozzetto era troppo basso e questo<br />
rendeva necessario chinarsi per passare. Abbiamo<br />
risolto con un piccolo trucco invisibile. Davanti<br />
all’ingresso della barca, in pozzetto abbiamo rialzato<br />
il piano di calpestio formando un gradino che<br />
accom<strong>pag</strong>na al tambuccio. Questo ci ha permesso<br />
di sollevare il celetto della cabina in quel punto e<br />
di renderla perfettamente fruibile in tutto il suo volume.<br />
Abbiamo creato una cabina molto spaziosa<br />
Qui di lato una delle<br />
due cabine gemelle<br />
per gli ospiti con il<br />
suo bagno a prua. Al<br />
centro la cucina che<br />
come si vede è molto<br />
chiusa e riservata.<br />
In basso, la grande<br />
dinette rialzata<br />
dominata dall’ampia<br />
finestratura sulla tuga,<br />
caratteristica ormai<br />
comune a tutti i modelli<br />
della Dufour<br />
24 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Dufour 63<br />
I dati<br />
Sopra la grande cabina armatoriale nella versione<br />
che vede questa a poppa. Cabina che richiesto la<br />
soluzione di diversi problemi connessi con la circolazione<br />
al suo interno<br />
L.f.t. m 19,20<br />
L.galleggiamento m 17,55<br />
Baglio max m 5,50<br />
Pescaggio m 2,80<br />
Dislocamento kg 21.000<br />
Zavorra kg 6.500<br />
Randa mq 97,00<br />
Genoa mq 78,00<br />
Gennaker mq 250,00<br />
Capacità acqua lt 800<br />
Capacità carburante lt 800<br />
Motore Hp 150/230<br />
solovela.net<br />
che secondo noi non ha concorrenti in questa fascia<br />
di lunghezza.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Quindi i tre punti fondamentali intorno ai<br />
quali si è giocata tutta la barca sono stati pozzetto,<br />
dinette e cabina di poppa?<br />
L.G. – Questi sono tre punti importanti, ma lei sa<br />
che la barca è un grande gioco di equilibrio dove<br />
non è possibile concentrarsi solo su un elemento,<br />
bisogna costantemente tenere presente l’insieme.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Dufour è un cantiere abituato a usare<br />
controstampi, e una costruzione industriale, su<br />
questa barca sono state usate le stesse tecniche<br />
di costruzione?<br />
L.G. – No, il cantiere ha scelto una costruzione di<br />
tipo strutturale senza controstampi. Anche le paratie<br />
principali sono fascettate per tutto il perimetro<br />
alla barca e si usano materiali e tecniche ben proporzionati<br />
agli sforzi che deve subire lo scafo.<br />
25
La concorrenza<br />
Il Dufour 63 è l’ultimo arrivato in una flotta di mini<br />
maxi messi in acqua dalla concorrenza. Il primo è<br />
stato l’Hanse 630 dell’omonimo cantiere tedesco,<br />
modello ormai uscito di produzione e che diede non<br />
pochi problemi al cantiere che si avventurò su queste<br />
dimensioni forse un po’ avventatamente. Hanse<br />
fu seguito a diversi anni di distanza dalla Jeanneau<br />
che due anni fa presentò lo Jeanneau 64, l’ammiraglia<br />
della sua gamma luxury, una barca splendida,<br />
con interni particolarmente vivibili. Ultimo ad aggiungersi<br />
al club dei grandi, l’Oceanis Yacht 62 della<br />
Bénéteau, una barca intrigante che punta sui migliori<br />
confort e sulla facilità di conduzione.<br />
Jeanneau 64<br />
L.f.t. m 20,10<br />
L.scafo m 19,55<br />
Larghezza m 5,40<br />
Pescaggio m 2,95<br />
Dislocamento kg 31.000<br />
I<strong>MAXI</strong> – In dinette c’è, come negli altri modelli della<br />
Dufour, una finestratura estesa che dal ponte<br />
lascia passare molta luce all’interno. Una finestratura<br />
che qui però è diversa da quanto abbiamo<br />
visto sul Dufour 560, l’ultimo modello del cantiere<br />
prima di questo. Nel 560 abbiamo una grande finestratura<br />
unica trasversale mentre qui abbiamo<br />
un’ampia finestra divisa in tre elementi.<br />
L.G. – È stata introdotta una nuova finestratura<br />
che prendesse anche una parte frontale per dare<br />
ancora più luce alla dinette. La divisione in tre<br />
aree deriva dalla necessità di strutturare una zona<br />
vetrata così ampia garantendo l’adeguata resistenza<br />
agli sforzi che dovrà sostenere una barca<br />
del genere.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Siete soddisfatti della barca?<br />
L.G. – Sì, ci piace molto, pensiamo sia davvero<br />
un bel prodotto. Inoltre lo sforzo che il cantiere e<br />
l’ufficio tecnico hanno profuso per arrivare a presentarla<br />
a Düsseldorf è davvero speciale. Pensate<br />
che alcune parti sono state ultimate addirittura prima<br />
che iniziasse la fiera. Questo modo di lavorare<br />
è segno di una mentalità determinata, tipica di<br />
strutture dinamiche come Dufour e che oggi è un<br />
requisito fondamentale per essere sempre all’avanguardia.<br />
Oceanis Yacht 62<br />
L.f.t. m 19,07<br />
L.scafo m 18,13<br />
Larghezza m 5,33<br />
Pescaggio m 2,38<br />
Dislocamento kg 26.108<br />
Il garage del Dufour 63 può accogliere un tender<br />
gonfio di 2,80 mt. Sotto il cofano posto sul coronamento,<br />
dove si vedono le due maniglie, c’è la<br />
cucina del pozzetto<br />
solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Qui sotto il pozzetto del Dufour 63 con i due tavoli,<br />
tra questi si intravede lo scalino che conduce al<br />
tambuccio creato per dare altezza alla cabina sottostante.<br />
A seguire la planimetria della barca nella<br />
sua versione a tre cabine più equi<strong>pag</strong>gio<br />
I<strong>MAXI</strong> – Il Dufour 63 ha una linea molto diversa<br />
da quella degli altri modelli, sarà questa la linea<br />
dei prossimi modelli del cantiere?<br />
L.G. – Questa decisione naturalmente spetta al<br />
cantiere, noi siamo semplici esecutori, ma certamente<br />
il Dufour 63 potrebbe essere un punto di<br />
partenza per il prossimo rinnovamento della gamma.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Quando crede che vedremo il primo modello<br />
del nuovo stile della Dufour?<br />
L.G. – Al momento il 63 è un modello nuovo, tanto<br />
nuovo che il cantiere non aveva mai costruito una<br />
barca di queste dimensioni, per il resto devo lasciare<br />
la parola al cantiere.<br />
Il team dello studio Felci: da sinistra,<br />
Umberto Felci, Gabriel Treddenti,<br />
Guillaume Petit e Lorenzo Giovannozzi<br />
solovela.net<br />
27
<strong>MAXI</strong><br />
i grandi circuiti<br />
Le regate targate<br />
Rolex<br />
Alcuni dei più importanti eventi velici al mondo sono<br />
sponsorizzati dalla prestigiosa casa di orologi, che vanta<br />
partnership con i più importanti yacht club al mondo<br />
28 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
di matteo penna<br />
La storica casa di orologi svizzera da oltre<br />
cinquant’anni ha legato parte del suo<br />
marketing al mondo dello sport: equitazione,<br />
golf, automobilismo, tennis e vela.<br />
Oltre a essere title sponsor di alcune delle<br />
più prestigiose regate internazionali, Rolex in<br />
questi anni ha stretto partnership con alcuni dei<br />
più importanti yacht club al mondo.<br />
Il 1914 e il 1926 rappresentano due date significative<br />
per spiegare il legame tra il marchio e il<br />
mondo degli sport acquatici: nel primo caso la società<br />
iniziò a produrre un orologio da polso con<br />
un tipo di certificazione fino a quel momento rilasciata<br />
solo ai cronometri da marina. Nel 1926<br />
Rolex invece lanciò il primo modello impermeabile,<br />
la strada fino ai moderni Yacht-Master era così<br />
tracciata.<br />
Per un marchio come Rolex è quasi naturale che<br />
la vela diventi un mondo di riferimento: l’eleganza<br />
e la cultura dello yachting puro si sposano perfettamente<br />
con la filosofia della famosa casa elvetica.<br />
Oggi Rolex vanta partnership con il New York<br />
Yacht Club, il St. Francis Yacht Club, lo Yacht Club<br />
Costa Smeralda, lo Yacht Club Italiano, la Société<br />
Nautique de Saint-Tropez, il Royal Yacht Squadron,<br />
il Royal Malta Yacht Club, il Royal Ocean<br />
Racing Club, il Cruising Yacht Club of Australia e<br />
lo Yacht Club Argentino.<br />
I nomi di questi Yacht Club si accom<strong>pag</strong>nano a<br />
regate che hanno bisogno di poche presentazioni:<br />
Rolex Fastnet Race, Rolex Sydney to Hobart, Rolex<br />
Middle Sea Race, Giraglia Rolex Cup, Rolex<br />
Swan Cup, Maxi Yacht Rolex Cup, ovvero il meglio<br />
delle regate internazionali.<br />
solovela.net<br />
29
<strong>MAXI</strong><br />
GENNAIO<br />
Iatlantic rolex cup<br />
Il 2017 delle regate targate Rolex è iniziato<br />
a gennaio con il Circuito Atlantico<br />
Rolex Cup 2017, organizzato dallo Yacht<br />
Club Argentino, manifestazione che<br />
vede la casa impegnata nella sponsorizzazione<br />
da pochi anni.<br />
MARZO<br />
Iswan rolex cup a virgin gorda<br />
Marzo segna invece il ritorno degli Swan a Virgin Gorda.<br />
Dopo l’edizione della Swan Cup a Porto Cervo, quest’anno<br />
la regata dei Cigni torna a disputarsi ai Caraibi, l’altra<br />
sede dello YCCS. Porto Cervo e Virgin Gorda si alternano<br />
infatti nell’organizzazione della Swan Cup, che quest’anno<br />
è in programma dall’1 al 5 marzo.<br />
Il Team Red Eye al cambio delle<br />
vele durante il Circuito Atlantico<br />
Rolex Cup<br />
Lo Swan 90 Solleone di proprietà di<br />
Leonardo Ferragamo industriale e<br />
proprietario del cantiere finlandese<br />
Nautor<br />
30 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Lo Yacht Club Costa<br />
Smeralda che<br />
ogni anno ospita<br />
un nutrito numero<br />
di regate del<br />
circuito Rolex tra cui<br />
quest’anno, dal 3 al<br />
9 settembre la Maxi<br />
Yacht Rolex Cup &<br />
Rolex Maxi 72 World<br />
Championship<br />
LUGLIO E<br />
SETTEMBRE<br />
Iswan rolex cup a virgin gorda<br />
Lo Yacht Club Costa Smeralda è uno dei classici<br />
protagonisti della stagione di regate Rolex: oltre<br />
alla già citata Swan Cup, uno degli appuntamenti<br />
clou della stagione è il Rolex Farr 40 World Championship,<br />
che si correrà dal 13 al 16 luglio. Per lo<br />
YCCS settembre, come da tradizione, è il mese<br />
dedicato ai maxi: dal 3 al 9 torna anche quest’anno<br />
la Maxi Yacht Rolex Cup & Rolex Maxi 72 World<br />
Championship. A proposito di maxi, settembre è<br />
il periodo delle grandi barche per Rolex: dal 14 al<br />
17 settembre, con l’organizzazione del St. Francis<br />
Yacht Club, sotto il Golden Gate Bridge, andranno<br />
in scena le Rolex Big Boat Series.<br />
Bella Mente il <strong>MAXI</strong> 72 del banchiere americano Hap Fauth<br />
disegnato dallo studio Judel/Vrolijk<br />
GIUGNO<br />
IGiraglia Rolex Cup<br />
L’altro club italiano che può vantare<br />
la collaborazione di Rolex è lo<br />
Yacht Club Italiano di Genova, il cui<br />
principale appuntamento agonistico<br />
in calendario per il 2017 è la Giraglia<br />
Rolex Cup, dall’11 al 18 giugno.<br />
Jethou, il <strong>MAXI</strong> 72 di Sir Peter Ogden<br />
al passaggio della Giraglia nell’edizione<br />
del 2016<br />
solovela.net<br />
31
AGOSTO<br />
IRolex Fastnet Race<br />
Il 6 agosto 2017 è segnato in rosso sul calendario<br />
dei velisti professionisti, non si può dimenticare<br />
la partenza della Rolex Fastnet Race,<br />
organizzata dal Royal Ocean Racing Club. Più<br />
che una regata si tratta di un mito della vela<br />
d’altura, la cui prima edizione si disputò nel<br />
1925 e quella del 2017 sarà la 46ma.<br />
Dal 1935 si disputa con cadenza biennale. Da<br />
Cowes fino all’inquietante Fastnet Rock a sud<br />
dell’Irlanda, e poi ritorno fino a Plymouth<br />
via Bishop Rock, per un <strong>totale</strong> di 607 miglia<br />
di regata. La tragica edizione del 1979 segnò<br />
la storia della vela inglese e il racconto della<br />
tempesta finì su diversi libri. È sponsorizzata<br />
da Rolex dal 2011.<br />
Il <strong>MAXI</strong> 72 statunitense MOMO passa<br />
il Fastnet nell’edizione del 2015 della<br />
Rolex Fastnet Race<br />
Medex Red Bull affronta un<br />
mare impegnativo nella sua<br />
discesa verso Malta<br />
OTTOBRE<br />
IRolex middle sea race<br />
Ottobre ha un solo nome: Rolex Middle Sea<br />
Race e anche qui entriamo nell’olimpo delle<br />
regate icona. La prima edizione si disputò nel<br />
1968, anche con la collaborazione del Royal<br />
Ocean Racing Club, organizzatore del Fastnet.<br />
Dopo un periodo di crisi, durante il quale si<br />
rischiò la definitiva chiusura, fu proprio Rolex<br />
a dare nuova linfa all’evento. Nel 2002 la<br />
casa di orologi divenne, infatti, title sponsor,<br />
dando inizio di fatto all’era moderna della<br />
più bella regata che si corra in Mediterraneo,<br />
la cui partenza nel 2017 è in programma il 21<br />
ottobre.<br />
32 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Il VOR 70 Maserati alla Middle<br />
Sea Race del 2015, al timone<br />
Giovanni Soldini<br />
DICEMBRE<br />
IRolex sydney hobart<br />
Il 26 dicembre è un’altra data che i<br />
regatanti evidenziano sul calendario, la<br />
partenza della Rolex Sydney to Hobart.<br />
Delle tre vette da 600 miglia targate<br />
Rolex è forse la più complessa, a causa<br />
delle correnti e del moto ondoso, che in<br />
determinate situazioni si presentano con<br />
particolare ostilità.<br />
È una super classica dell’oceano Pacifico<br />
che ogni anno raduna sulla linea<br />
di partenza alcuni dei più avveniristici<br />
e tecnologici maxi yacht naviganti al<br />
mondo, oltre alle numerosissime barche<br />
di semplici appassionati che vi partecipano.<br />
Il passaggio dallo Stretto di Bass<br />
è al tempo stesso la più spettacolare e<br />
temuta fase della regata.<br />
solovela.net<br />
33
<strong>MAXI</strong><br />
cantieri<br />
WALLY<br />
Intervista a Luca Bassani<br />
Luca Bassani, il fondatore<br />
e presidente di Wally,<br />
racconta a <strong>MAXI</strong> come<br />
Wally ha rivoluzionato<br />
i maxi, e non<br />
solo<br />
34 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
di giuliano luzzato<br />
Il termine “iconico” è quanto di più appropriato<br />
si possa trovare per definire il marchio Wally.<br />
Fin da subito le idee del suo fondatore hanno<br />
rivoluzionato lo yachting con innovazioni tecniche<br />
e di design mai sperimentate prima.<br />
Ventitré anni dopo Wally ha prodotto 45 barche a<br />
vela e oltre 120 a motore, ma nuove barche innovative<br />
sono in arrivo, come ci ha raccontato Luca<br />
Bassani.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Come si è evoluta l’idea Wally dalla sua<br />
concezione iniziale?<br />
L.B. - Si sono evoluti gli yacht, ma l’idea è rimasta<br />
sempre la stessa: cercare di fare barche sempre<br />
più comode, veloci e facili da manovrare, il nostro<br />
motto “fast and easy” è rimasto tale da ventitré<br />
anni, quando la Wally è nata. Con particolare riferimento<br />
alle barche a vela, siamo rimasti fedeli<br />
all’idea che non devono essere solo da regata o<br />
solo da crociera. Nel primo caso sono veloci ma<br />
spartane, dunque poco utilizzabili, nel secondo,<br />
seppur confortevoli, risultano lente. Pensiamo di<br />
aver trovato la giusta formula.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Prima ancora dell’innovazione sugli<br />
yacht è innovativo l’approccio: un brand svincolato<br />
dal cantiere. Come siete riusciti a farvi comprendere?<br />
L.B. - All’inizio questo approccio era apparso come<br />
il più efficace e flessibile per i clienti, ma non è stato<br />
per nulla facile farci capire, tanto che nel 2000 abbiamo<br />
deciso di aprire il nostro cantiere ad Ancona,<br />
rimasto operativo per tredici anni, fino a quando nel<br />
2013 ha varato l’ultima barca.<br />
Oggi, essendo ben riconosciuti come cantiere, paradossalmente<br />
possiamo farne a meno e appoggiarci<br />
ad alcune strutture di eccellenza con le quali<br />
abbiamo rapporti consolidati. Il nostro lavoro è da<br />
sempre quello di concepire, disegnare e far costruire,<br />
ma all’inizio abbiamo certamente faticato a farci<br />
comprendere. Volendo tener fede al mio approccio<br />
innovativo, ho dovuto costruire le prime barche per<br />
me stesso per poi proporle ai possibili armatori. Se<br />
è vero che il primo Wallygator, oggi Wally One, è<br />
stato da me commissionato a Luca Brenta Yacht<br />
solovela.net<br />
35
<strong>MAXI</strong><br />
I progettisti<br />
Wally dal 1994, anno della sua fondazione,<br />
a oggi, ha costruito 44 yachts e 3 day sailers<br />
per un <strong>totale</strong> di 1,257 metri di lunghezza.<br />
Al momento sono in costruzione altri 2 yachts<br />
per un <strong>totale</strong> di 58 metri che portano a un<br />
conto <strong>finale</strong> di 1.315 metri.<br />
Per Wally hanno lavorato i migliori progettisti<br />
del mondo. Qui in ordine il numero di barche<br />
disegnate da ognuno di loro (tutte le barche<br />
sono state disegnate in collaborazione con la<br />
Wally):<br />
Studio di progettazione<br />
Unità<br />
Frers Naval Architecture 21<br />
Farr Yacht Design 6<br />
Luca Brenta YD 5<br />
Reichel Pugh Yacht Design 3<br />
Hoek Design 3<br />
Tripp Design 3<br />
Javier Soto Acebal 2<br />
Judel Vrolijk 1<br />
Le due guance dello scafo di Essence<br />
prima di separarle dallo modello<br />
maschio. La barca è stata varata<br />
nel 2007 e le sue linee d’acqua sono<br />
state disegnate da Bill Tripp<br />
Design come barca di famiglia, i tre yacht successivi,<br />
fino a Tiketitan (il mio quarto Wally, il primo yacht<br />
da crociera al mondo ad avere la canting keel),<br />
sono stati una sorta di investimento promozionale.<br />
Essere testimonial del mio prodotto mi ha permesso<br />
di essere realmente innovativo, viceversa non<br />
avrei trovato clienti disposti a osare così tanto. Al<br />
tempo non si erano mai visti a bordo automatismi<br />
come i cilindri idraulici per regolare le vele. A questo<br />
proposito, le prime vele in carbonio le ho fatte<br />
fare a North Sails assumendomene il rischio. Le<br />
abbiamo concepite davanti a una birra con Tom<br />
Whidden (storica colonna della veleria, veterano<br />
dell’America’s Cup, una delle “tigri” di Lowell North,<br />
ndr). Ho proposto di inserire il filamento di carbonio<br />
nel sandwich di mylar e la cosa ha funzionato benissimo<br />
sul ketch Wallygator, il mio secondo Wally.<br />
Da lì North Sails è partita con le vele in carbonio di<br />
produzione arrivando fino al 3DL, mentre l’attuale<br />
3Di è una tecnologia diversa.<br />
36 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
I<strong>MAXI</strong> – Prima di Wally, com’è nata e si è sviluppata<br />
la sua passione velica?<br />
L.B. - Mio padre è sempre stato appassionato di<br />
mare, di barche (inizialmente a motore) e di vela,<br />
ma non di regate. Quando da ragazzino scoppiò in<br />
me la passione per la vela grazie a un marinaio di<br />
Portofino, Titto, al secolo Antonio Prato, mio padre<br />
cercò di spingere mio fratello maggiore (ha sei anni<br />
più di me e allora era già maggiorenne) verso le<br />
regate. Desiderava, infatti, evitare che corresse in<br />
auto nei rally, assai pericolosi al tempo. Abbiamo<br />
fatto le prime regate con la barca di famiglia, un<br />
37 piedi progettato da Olin Stephens e costruito da<br />
Chris-Craft. Ammetto che mio padre non ci faceva<br />
mancare nulla a bordo, anzi ci viziava proprio perché<br />
desiderava che questa passione continuasse.<br />
Organizzare tutto quello che riguarda la regata, a<br />
bordo come a terra, era un ottimo modo per abituare<br />
me e mio fratello a lavorare assieme in vista<br />
dell’impegno in azienda (la BTicino, ndr).<br />
Nel 1970 abbiamo comprato uno Swan 43, il se-<br />
condo arrivato in Mediterraneo (il primo fu Tikka di<br />
John Ripard, di Malta) poi venduto a Mario Oriani,<br />
l’editore del Giornale della Vela. Nel ’74 fu la volta<br />
dell’Ericson 46 di Bruce King che era decisamente<br />
lento. La svolta arrivò l’anno successivo con Phantom,<br />
un C&C 66, che al tempo era il primo maxi<br />
yacht in circolazione.<br />
In lato a destra e di fianco, l’incendio del Tiketitan<br />
che distrusse la barca il 3 febbraio del 2010 a Palma<br />
de Mallorca. Sotto il Narida che avanza di bolina<br />
solovela.net<br />
37
<strong>MAXI</strong><br />
In alto il Wally Indio del 2009 disegnato da German<br />
Frer e la Wally. Il primo Wally cento, al quale ne<br />
seguiranno, ad oggi, altri tre, Y3K, Magic Carpet 3<br />
e Galateia<br />
Nel ’75 stavamo per fare il record della Giraglia. A<br />
circa un’ora da Tolone, dove ai tempi era l’arrivo,<br />
si avvicinò la motovedetta della Guardia Costiera<br />
francese per complimentarsi… Non bastarono<br />
tutti gli scongiuri a bordo: disalberammo poco<br />
prima di tagliare il traguardo! Poi sono venute le<br />
regate sui 6 m S.I. e nel ’79 abbiamo dato inizio<br />
alla classe J24 italiana, comprando i primi sette<br />
esemplari del monotipo e vendendoli ad altrettanti<br />
amici contro cui abbiamo regatato. Ricordo<br />
una notte di trattative con Agliardi e Vitelli, alla<br />
fine abbiamo spuntato un prezzo di 6 milioni di<br />
lire l’una! Posseggo tuttora il primo J24, ITA1.<br />
Nell’80 abbiamo comprato un Baltic 51 che mio<br />
fratello possiede ancora oggi, mentre io stavo già<br />
pensando alla mia nuova rotta. Nell’85 ho preso<br />
anch’io un Baltic 55, in realtà fu quella la mia prima<br />
barca battezzata Wallygator. Era verde, un<br />
colore che ho sempre amato, non sono affatto<br />
superstizioso da questo punto di vista. Proprio il<br />
colore ispirò il nome, che doveva risultare carino<br />
anche per mio figlio, che al tempo era un bimbo<br />
di un anno e mezzo.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Nello stesso tempo esisteva già un’attività<br />
imprenditoriale nel settore, Barbarossa, che<br />
produceva winch…<br />
L.B. - Sì, esatto. Sono stato socio di Harken con<br />
Barbarossa, che oggi avrebbe 49 anni, giusto uno<br />
in meno degli americani che poi la acquistarono.<br />
Barbarossa fu fondata da mio padre: accortosi<br />
che un verricello Barient di ridotte dimensioni per<br />
il nostro 37 piedi costava come una Fiat 600, decise<br />
che all’interno della BTicino avrebbe potuto<br />
produrre winch a costi molto inferiori! Da lì a fare<br />
una piccola produzione il passo fu breve.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Veniamo dunque alla genesi di Wally.<br />
L.B. - Come abbiamo visto ho iniziato come velista<br />
appassionato, sono cresciuto nel ruolo di<br />
cliente e nel contempo ho iniziato a disegnare da<br />
autodidatta con la stessa passione che mettevo<br />
nel navigare. Nel ’78 avevo disegnato per mio<br />
38 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
padre Calabuig, la barca per la sua pensione, realizzandone<br />
uno schizzo a matita: una imbarcazione<br />
di 30 metri, fatta poi costruire da Camper &<br />
Nicholson. Calabuig naviga tuttora, anche se ha<br />
subito dei raddobbi che non le rendono giustizia.<br />
Il primo Wally, oggi chiamato Wally One, fu realizzato<br />
per la mia famiglia da Sangermani in legno<br />
lamellare con pelle esterna e rinforzi strutturali<br />
in carbonio. Fu il prototipo delle idee, la mamma<br />
di tutti i Wally. Facendo regate avevo conosciuto<br />
tantissime persone, ognuno con proprie esperienze.<br />
Ho raccolto tutte quelle conoscenze e le<br />
ho unite alle mie per far progettare e costruire<br />
una barca che fosse veloce, facile da manovrare<br />
La realizzazione dello scafo dell’Essence. Scafo<br />
laminato totalmente in carbonio<br />
Wally 93’<br />
Il suo varo è previsto per l’estate del 2018 e la prima<br />
volta in regata sarà con tutta probabilità alla Maxi<br />
Yacht Rolex Cup in Costa Smeralda. Stiamo parlando<br />
dell’ultimo maxi entrato in cantiere, di cui Wally<br />
ha rilasciato i primi rendering e i dati tecnici più significativi,<br />
il 93 piedi.<br />
Con linee d’acqua disegnate da Judel/Vrolijk per un<br />
armatore esperto e appassionato di regate, questo<br />
cruiser racer di 27 metri propone quanto di più moderno<br />
si possa trovare in termini tecnici ed estetici,<br />
diventando dunque il nuovo punto di riferimento<br />
per i maxi yacht ad alte prestazioni. Il Wally 93 beneficia<br />
dell’esperienza sviluppata da Vrolijk per il<br />
Wallycento Open Season e per la classe Maxi 72, le<br />
cui linee di carena sono all’avanguardia nel mondo<br />
racing dei monoscafi. La barca sarà costruita in fibra<br />
unidirezionale di carbonio ad alto modulo su stampo<br />
femmina, anch’esso in carbonio e modellato a<br />
controllo numerico.<br />
Con un rapporto fra dislocamento e superficie velica<br />
superiore a quello dei Wallycento, il 93 piedi è<br />
ottimizzato per le condizioni di vento medio-leggere<br />
tipiche del Mediterraneo e promette un’esperienza<br />
velica straordinaria: si pensi che i calcoli VPP lo accreditano<br />
per un’entrata in planata al lasco già con<br />
16 nodi di vento! La chiglia, profonda ben 6,2 metri,<br />
offrirà straordinarie performance anche di bolina,<br />
con la possibilità di essere ritratta per l’ingresso in<br />
porto fino a un pescaggio di 4,5 metri.<br />
Eccezionale anche il nuovo design della coperta,<br />
pulitissima con tutte le manovre recessate, e degli<br />
interni, a cura di Wally e dello stesso Luca Bassani.<br />
Sottocoperta è stata posta un’attenzione particolare<br />
alla privacy, dividendo con un layout innovativo<br />
gli spazi destinati all’armatore da quelli di lavoro<br />
dell’equi<strong>pag</strong>gio.<br />
Ogni Wally è la perfetta sintesi tra uno yacht da crociera<br />
veloce e un racer da regata pura, il nuovo 93<br />
piedi sarà un ulteriore passo avanti nella ricerca di<br />
questa perfezione.<br />
I dati<br />
L.f.t. m 28,30<br />
Baglio max m 6,65<br />
Pescaggio m 4,50/6,20<br />
Dislocamento kg 35.500<br />
Superficie velica mq 503,00<br />
solovela.net<br />
39
<strong>MAXI</strong><br />
wallynano mark II<br />
Tutti i Wally a vela sono maxi dai 24 metri in su, con<br />
due eccezioni: Wallyño, un one off di 60 piedi, e<br />
Wallynano. Varato nel 2008 il primo esemplare, riunisce<br />
in 11 metri più il bompresso tutto lo spirito di un<br />
maxi Wally con un tocco rétro dato dalle linee dell’olandese<br />
André Hoek, chiaramente ispirate ai pilot cutter.<br />
Di fatto deriva dal progetto Pilgrim, un 200 piedi<br />
non più realizzato.<br />
Wallynano oggi è tornato in versione Mark II, più<br />
leggero e performante grazie alla disponibilità del<br />
carbonio ad alto modulo e a una serie di ottimizzazioni.<br />
Equi<strong>pag</strong>giato con un silenzioso motore elettrico<br />
per uscire dal porto, è un perfetto day sailer per chi<br />
già possiede un maxi Wally, magari a motore, oppure<br />
per chi voglia provare quel sottile piacere di planare<br />
al lasco su un gioiellino di Wally. Una nota di stile: la<br />
W “ricamata” nello specchio di poppa. Il costo? Vale la<br />
regola aurea dello yachting: se domandi quanto costa<br />
vuol dire che non te lo puoi permettere…<br />
I dati<br />
L.scafo m 11,35<br />
L.galleggiamento m 17,55<br />
Baglio max m 2,60<br />
Pescaggio m 2,60<br />
Dislocamento kg 2.750<br />
Superficie velica mq 75,00<br />
Motore elettrico Oceanvolt SD 6,0<br />
e nel contempo comoda. Dopo un paio d’anni ero<br />
così soddisfatto del risultato che fondai l’azienda<br />
per vendere le barche basate su questo concetto.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Quali barche sono le più significative<br />
nella storia di Wally e per quali ragioni?<br />
L.B. - Il ketch Wallygator, oggi Nariida, Genie of<br />
the Lamp e Tiketitan sono i tre capostipiti che hanno<br />
cambiato il design delle barche a vela. Genie<br />
con un layout di coperta che oggi tutti usano, Nariida<br />
ha linee d’acqua tuttora molto efficienti, piatte<br />
e larghe verso poppa, Tiketitan ha introdotto la<br />
canting keel sulle barche da crociera e la famosa<br />
terrazza sul mare a poppa: da quel giorno il salone<br />
non è più stato qualcosa di chiuso. Esense è un<br />
moderno J Class, una barca pulitissima e bellissima,<br />
una scultura. Aggiungo alla lista Carrera, un<br />
24 metri con lo scafo simile a quello di Genie of<br />
the Lamp, che nel 2000 ha introdotto la lifting keel.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Come viene scelto il progettista?<br />
L.B. - A meno che l’acquirente non abbia già un<br />
architetto navale di fiducia, lo proponiamo noi in<br />
funzione degli obiettivi del cliente perché abbiamo<br />
l’esperienza necessaria per indirizzarlo, anche in<br />
rapporto all’approccio alla barca e alla vela. Per<br />
esempio, se il cliente dichiara di voler fare il giro<br />
del mondo, ma conoscendolo so che non avrà<br />
tempo per farlo, cerco di dissuaderlo.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Wally è da sempre all’avanguardia della<br />
tecnologia, quali sviluppi futuri? Vedremo un Wally<br />
con i foil stile IMOCA?<br />
L.B. - Se avessi fatto una nuova barca per me<br />
come agli inizi, ci sarebbe già un Wally con i foil<br />
e l’albero alare. Finora non abbiamo convinto un<br />
cliente a realizzarlo, ma sono certo che ci arriveremo.<br />
I foil necessitano di barche leggere per essere<br />
efficaci, altrimenti aumentano inutilmente l’attrito<br />
dell’acqua. Trovo molto interessante il Dynamic<br />
Stability System, perché aumenta la stabilità nel<br />
momento in cui occorre senza altre controindicazioni.<br />
Lo provammo sulla barca test e ne rimasi<br />
impressionato. In seguito arrivammo a un passo<br />
dall’applicare il DSS come retrofit su un Wally esistente,<br />
ma l’armatore alla fine cambiò idea.<br />
I<strong>MAXI</strong> – State sperimentando nuovi materiali o<br />
nuove tecniche/materiali costruttivi?<br />
solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
L.B. - Nei primi anni di Wally, dovevamo cercare<br />
i nuovi materiali, le nuove soluzioni e le nuove<br />
tecnologie come cani da tartufo, adesso ci vengono<br />
proposti dai loro produttori ma non sempre<br />
possono essere utilizzati. Non prevedo salti epocali<br />
come nella sequenza dei passaggi legnoalluminio-vetroresina-carbonio,<br />
quest’ultimo è in<br />
progresso costante e non ci sono nuovi materiali<br />
che ne superino le eccellenti caratteristiche.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Dove ci saranno le maggiori innovazioni<br />
in futuro?<br />
L.B. - Le maggiori innovazioni riguarderanno la<br />
propulsione a motore con l’ibrido e l’elettrico. Su<br />
Better Place abbiamo già installato un elettrodiesel<br />
che permette di manovrare elettricamente<br />
in porto, così come di entrare<br />
in aree protette dove è permessa la<br />
sola propulsione elettrica.<br />
L’industria nautica approfitterà delle<br />
tecnologie sviluppate da quella<br />
automobilistica: le nuove batterie<br />
Tesla promettono grande potenza<br />
a fronte di peso e dimensioni<br />
sempre più ridotti. Già oggi il<br />
rendimento di una comune batteria è trenta volte<br />
superiore a quello di dieci anni fa, questo grazie<br />
all’elettronica di consumo che ha stimolato tantissimo<br />
la ricerca e sviluppo.<br />
Per la crociera è prevedibile che si arrivi presto<br />
all’elettrico, la nostra navetta<br />
ha già il progetto<br />
pronto per la motorizzazione<br />
elettrica,<br />
che è solo in attesa<br />
del cliente.<br />
Luca Bassani<br />
solovela.net<br />
41
<strong>MAXI</strong><br />
Il ponte contraddistinto<br />
dal capo di banda molto<br />
alto dell’Essence<br />
Per quanto riguarda la propulsione a vela, abbiamo<br />
sviluppato il progetto della vela alare riducibile<br />
e ammainabile in modo molto semplice, credo<br />
che a breve la vedremo applicata.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Come avviene il flusso di lavoro tra la<br />
sede nel Principato, lo studio dei designer e i cantieri?<br />
Come viene scelto il cantiere di costruzione?<br />
L.B. - Per i Wally tra gli 80 e i 150 piedi abbiamo<br />
tre cantieri di fiducia: Performance Boats a Forlì,<br />
che di fatto è il nostro ex cantiere di Ancona<br />
perché vi lavora lo stesso team che avevamo là;<br />
Persico Marine; e siamo sempre in contatto con<br />
un cantiere neozelandese, Yacht Development di<br />
Jan Cook, che ha lavorato per noi agli inizi. Tra i<br />
cantieri che garantiscono il nostro livello tecnologico<br />
e qualitativo c’è anche Baltic, ma finora non<br />
abbiamo avuto occasione di costruire da loro. Per<br />
barche di dimensioni maggiori possiamo prendere<br />
in considerazione altre strutture, ma la competenza<br />
nella lavorazione del carbonio è una condizione<br />
imprescindibile.<br />
Il flusso di lavoro avviene nel seguente modo:<br />
noi sviluppiamo i preliminari, che diventano contrattuali,<br />
e, quando il cliente conferma la barca,<br />
commissioniamo l’architettura navale e il piano<br />
velico del progetto già finalizzato. Il cantiere riceve<br />
i disegni della carena dai progettisti, i piani di<br />
laminazione dagli strutturisti. Gli interior designer<br />
in genere presentano dei disegni di massima che<br />
vengono rielaborati dal cantiere nei piccoli dettagli<br />
per renderli realizzabili, con la libertà di adeguarli<br />
al proprio metodo di costruzione. Il mobilio<br />
interno viene in genere prodotto presso grandi<br />
falegnamerie esterne specializzate che servono<br />
gran parte della cantieristica, anche a motore.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Gli armatori Wally: capitani d’industria<br />
senza timore di esibire uno yacht che non passa<br />
certo inosservato. Possiamo dunque citarne qualcuno?<br />
L.B. - L’armatore è segretissimo finché non firma<br />
il contratto, quando la barca è in acqua si viene<br />
subito a sapere chi è, anche perché ama stare<br />
all’aperto, mentre a bordo dei superyacht a motore<br />
restano chiusi dentro con l’aria condizionata.<br />
I<strong>MAXI</strong> –Qualche nome?<br />
L.B. - Lindsay Owen-Jones, Marco Tronchetti<br />
Provera, i fratelli Decaux, il principe Carlo di Bor-<br />
42 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
bone, Andrea Recordati, mentre fra gli armatori di<br />
Wally Tender troviamo molti nomi della moda tra<br />
cui Dolce e Gabbana e Valentino.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Gianni Agnelli non ha mai pensato di farsi<br />
costruire un Wally?<br />
L.B. - In realtà sì: Genie of the Lamp nacque proprio<br />
per l’avvocato, gli piacque moltissimo, ma fu<br />
consigliato dal suo comandante di farne uno per<br />
conto loro, lo Stealth.<br />
I<strong>MAXI</strong> – I luoghi di Wally: Monaco, Portofino, Porto<br />
Cervo, Saint-Tropez. Una scelta naturale o una<br />
strategia di marketing?<br />
L.B. - Sono i posti dove andavo con la mia barca<br />
facendo promozione perché veleggiavo tra gli<br />
yacht all’ancora manovrando da solo (sorride),<br />
che fosse a Cala di Volpe in Costa Smeralda o<br />
davanti a Pampelonne a Saint-Tropez. Sono luoghi<br />
molto frequentati dove le barche si fermano,<br />
capitali dello yachting mediterraneo. Ma le nostre<br />
barche sono dappertutto, navigano molto più di<br />
quanto non si pensi, anche in luoghi ben lontani<br />
dal clamore. Alexia di Alberto Roemmers continua<br />
a fare grandi crociere oceaniche, è arrivata fino in<br />
Groenlandia, mentre Indio di Andrea Recordati ha<br />
fatto il giro del mondo.<br />
Il Wallyone in banchina, il primo Wally<br />
mai costruito. Bassani lo fece costruire<br />
dal cantiere Sangermani per lui stesso<br />
su disegno di Luca Brenta<br />
I<strong>MAXI</strong> – Ci può parlare di WHY, un grande progetto<br />
purtroppo mai realizzato?<br />
L.B. - WHY (Wally Hermès Yacht) nasce dall’idea<br />
del Wally Island, qualcosa che andasse oltre alla<br />
barca, con degli spazi in più. Un’estate mentre ero<br />
a Bonifacio in crociera, ho trovato in edicola una<br />
rivista navale professionale con in copertina una<br />
nave dalla forma molto particolare. Ho comprato<br />
la rivista scoprendo che la nave era stata progettata<br />
e costruita per la ricerca del gas naturale.<br />
Ho subito pensato che fosse la carena giusta, la<br />
maison Hermès era nel capitale di Wally e venne<br />
coinvolta. Quello stesso ingegnere navale disegnò<br />
per noi la barca, ma era il 2009, il momento<br />
peggiore della crisi. Hermès decise di uscire dalla<br />
nautica, il mercato non c’era più… è rimasto un<br />
sogno, ma in futuro potrebbe avverarsi.<br />
I<strong>MAXI</strong> – Il nuovo Wally 93 piedi, la rinascita di<br />
Wallynano, lo sviluppo della classe Wallycento<br />
e… novità in arrivo?<br />
L.B. - Abbiamo appunto in costruzione un 93 piedi<br />
che riprende le forme dei Wallycento cui probabilmente<br />
seguirà una seconda unità gemella. Sullo<br />
stesso concetto di linee è sulla rampa di lancio<br />
un 80 piedi così come è prevedibile che venga<br />
messo in cantiere il Wallycento numero 5. Al Boat<br />
Show di Miami verrà presentato il Wally Tender X,<br />
dotato di motori fuoribordo.<br />
Infine, è già in costruzione un nuovo superyacht a<br />
vela di 44 metri, ma al momento è top secret.<br />
solovela.net<br />
43
<strong>MAXI</strong><br />
boat show<br />
Boot<br />
il salone tedesco<br />
A fine gennaio si è tenuto il Boot, il salone nautico di Düsseldorf, in Germania.<br />
<strong>MAXI</strong> lo ha visitato e in questo articolo vi riportiamo quanto visto<br />
44 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
di GIANFRANCO MALFATTI<br />
Il Boot è il più grande salone mondiale indoor,<br />
17 padiglioni all’interno dei quali si può trovare<br />
tutto ciò che d’importante è prodotto in Europa.<br />
Qui sono esposti al coperto, unico luogo<br />
al mondo, anche diversi mini maxi e maxi. In<br />
questa categoria a fare la parte del leone sono le<br />
barche tra i 60 e i 70 piedi, in particolare la misura<br />
più presente e anche la più ricercata è quella dei<br />
67 piedi ma, nei padiglioni 15, 16 e 17, quelli riservati<br />
alle barche a vela, non mancavano barche<br />
sopra i 70 piedi.<br />
solovela.net<br />
45
<strong>MAXI</strong><br />
Nelle immagini il CNB 76, l’ultimo modello del cantiere<br />
francese parte del gruppo Beneteau, il <strong>MAXI</strong><br />
più venduto degli ultimi anni. Una barca che si<br />
distingue per eleganza e solidità costruttiva<br />
ICNB 76<br />
Il più grande e sicuramente uno dei più bei velieri<br />
presenti a Düsseldorf è stato il CNB 76 dell’omonimo<br />
cantiere francese che fa parte del gruppo<br />
Bénéteau. Una barca dalle linee slanciate e moderne<br />
disegnata da Philippe Briand. Il CNB 76 è il maxi<br />
più venduto oggi in Europa. Nel breve giro di due<br />
anni ne sono stati acquistati 20 esemplari (sino a<br />
gennaio 2017). Il suo segreto è il rapporto qualità/<br />
prezzo. Un prezzo rigido che non lascia spazio a<br />
sconti, politica che esprime in pieno la serietà del<br />
cantiere ed è tesa a mantenere il valore dell’investimento<br />
nel tempo. La barca dispone di vari layout e<br />
ha un alto grado di personalizzazione.<br />
46 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
IContest 62 e 67 CS<br />
La Contest Yachts si è presentata a Düsseldorf con<br />
due imbarcazioni, il Contest 67 e il Contest 62. Il<br />
primo è il nuovissimo modello del cantiere che<br />
abbiamo provato per il primo numero di <strong>MAXI</strong>. È<br />
stata una delle più visitate del salone tra le barche<br />
grandi. Leggero nel disegno e dotato di una carena<br />
veloce che diverte chi ha il piacere di portarlo, il<br />
Contest 67 si inserisce come una ventata di novità<br />
nel panorama di un mercato, quello dei 67 piedi,<br />
che continua a sfornare modelli molto belli, decisamente<br />
tradizionali.<br />
Il Contest 62 è forse il modello più venduto del cantiere<br />
olandese, una barca particolarmente centrata<br />
adatta a chi vuole fare crociera d’altura per lunghi<br />
periodi. Entrambe le barche hanno un ottimo livello<br />
di finitura.<br />
Nelle immagini il Contest 62 esposto al salone di<br />
Dusseldorf a fine gennaio 2017. Insieme a questo, al<br />
salone, c’era anche il Contest 67<br />
solovela.net<br />
47
<strong>MAXI</strong><br />
Il Dufour 63 che vediamo in queste immagini<br />
non è ancora sceso in acqua, dal cantiere è<br />
andato direttamente al salone di Dusseldorf<br />
dove sono state scattate queste fotografie<br />
IDufour 63 exclusive<br />
È il primo mini maxi del cantiere francese disegnato<br />
dallo studio Felci, è bello a vedersi e ha un’interpretazione<br />
molto originale del pozzetto che non<br />
mancherà di fare scuola. Invece di avere le due aree<br />
tradizionali, ospiti ed equi<strong>pag</strong>gio, ha una terza zona<br />
di fruizione composta da due divani con un tavolo<br />
centrale posto all’estrema poppa, che si può trasformare<br />
in un grande prendisole nello stile di quelli a<br />
isola presenti sugli open a motore. Internamente<br />
si hanno due cabine ospiti, che possono essere a<br />
poppa o a prua, e un’armatoriale, che può essere<br />
anch’essa a poppa, dove è molto più grande, o a<br />
prua. La barca è illustrata da Lorenzo Giovannozzi,<br />
uno dei titolari della Felci Design, nell’intervista che<br />
trovate in questo stesso numero.<br />
48 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Ieuphoria 68<br />
Barca molto bella che non passa inosservata,<br />
l’Euphoria 68, disegnata da Germán Frers per le linee<br />
esterne e dalla Design Unlimited per gli interni,<br />
è costruita dalla Sirena Marine, il cantiere turco che<br />
sta stupendo per la rapidità con la quale sta scalando<br />
le classifiche internazionali dei costruttori di<br />
qualità. È uno yacht moderno dalla carena potente<br />
concepito per lunghe crociere in Mediterraneo,<br />
ma tenendo sempre d’occhio l’oceano, tanto che<br />
il suo pozzetto ben protetto e avanzato rispetto a<br />
quello del primo modello della gamma, l’Euphoria<br />
54, fa pensare a una barca da oceano. L’Euphoria<br />
68 offre tre diversi layout, tutti con tre cabine, ma<br />
con l’opzione di avere l’armatoriale davanti o dietro<br />
e la cucina tradizionale, a U o a tutto baglio tra la<br />
cabina di prua e la dinette.<br />
l’Euphoria 68 esposto al salone di Dusseldorf, è il primo<br />
esemplare di questo modello. Disegnato da German<br />
Frers, la prima barca è stata venduta in Italia<br />
solovela.net<br />
49
<strong>MAXI</strong><br />
Nelle immagini l’Hanse 675, l’ammiraglia dell’Hanse,<br />
il cantiere industriale che per primo, agli inizi del<br />
nuovo millennio, ha realizzato un modello di serie<br />
sopra i 60 piedi, l’Hanse 630 oggi fuori produzione<br />
IHanse 675<br />
L’Hanse non ha mancato di portare nel salone tedesco<br />
la sua ammiraglia, l’Hanse 675, una barca nata<br />
per le grandi società di charter e per gli armatori<br />
privati che non hanno velleità di fare lunghe navigazioni,<br />
ma cercano un oggetto comodo e spazioso<br />
che richieda un impegno economico distante da<br />
quello delle imbarcazioni che abbiamo visto sinora.<br />
È piacevole a vedersi, con soluzioni originali che<br />
creano un’incantevole atmosfera vacanziera. Numero<br />
i lay out predisposti dal cantiere per accontentare<br />
il privato e la società di charter.<br />
50 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Ioyster 675<br />
L’Oyster 675 è la novità dell’Oyster del 2016. L’Oyster,<br />
dopo l’incidente del Paolina Star III – l’Oyster<br />
825 affondato a fine novembre del 2015 dopo aver<br />
perso incredibilmente la chiglia in seguito al cedimento<br />
dello scafo –, sta cercando di ricostruire la<br />
sua immagine internazionale fortemente compromessa.<br />
Una serie di nuovi modelli, tra i quali<br />
l’Oyster 675, sembra far parte di questo sforzo. La<br />
barca, disegnata dallo studio Humphreys Design,<br />
propone uno scafo profondo, ma dotato di doppia<br />
pala del timone. Il bordo libero è più basso di<br />
quanto siamo abituati a vedere negli Oyster, cosa<br />
che la rende più elegante. Pensato per un pubblico<br />
amante delle lunghe navigazioni, il 675 è armato<br />
per essere portato da un equi<strong>pag</strong>gio ridotto nel<br />
quale l’armatore, spesso, ricopre la parte dello<br />
skipper.<br />
Nelle immagini l’Oyster 675, l’ultimo modello del<br />
cantiere inglese. Barca disegnata da Rob Humphreys,<br />
un maestro in questo tipo di scafo<br />
solovela.net<br />
51
<strong>MAXI</strong><br />
X 6, la sua gestazione è stata molto lunga, ma alla<br />
fine è arrivato e ha rivoluzionato l’idea stessa della<br />
barca X-Yachts<br />
IX 6<br />
Atteso per oltre due anni, finalmente è stato presentato<br />
l’X6 della X-Yachts, il modello che oggi funge<br />
d’ammiraglia.<br />
Nell’X6 sono poche le cose che ricordano la produzione<br />
del cantiere al di là delle strisce sullo scafo.<br />
Si tratta di un fast cruiser con un ponte dominato<br />
da una tuga piuttosto squadrata e da un grande roll<br />
bar che su un X-Yachts fa effetto.<br />
Per il resto il design è bello e la carena fa pensare<br />
a un’imbarcazione veloce e divertente. Tuttavia<br />
questa, un po’ piatta nella parte centrale, poco si<br />
coniuga con la presenza di un’attrezzatura tipica da<br />
crociera che fa pensare a una navigazione rilassata,<br />
ma si sa che la clientela di X-Yachts è composta da<br />
velisti particolari che più di una volta hanno stupito<br />
il mercato, come nel caso del successo degli XC.<br />
52 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
solovela.net<br />
53
<strong>MAXI</strong><br />
grandi regate<br />
Vendée globe<br />
il bilancio di un edizione indimenticabile<br />
Volge al termine una delle edizioni<br />
più appassionanti di questa regata:<br />
il successo è enorme, la scommessa<br />
dei nuovi IMOCA è vinta. La Vandea<br />
gongola e la vela italiana spera<br />
di avere un futuro nella regata più<br />
bella che ci sia<br />
di Matteo Penna<br />
Il Vendée Globe 2016-2017 sta volgendo<br />
al termine e sta per andare in archivio<br />
una delle edizioni più spettacolari del giro<br />
del mondo in solitario senza scalo e assistenza.<br />
Possiamo dirlo senza tentennamenti, il<br />
Globe ha vinto la scommessa del rinnova-<br />
Armel Le Cleac’h vincitore di questa edizione<br />
del Vendée Globe su Banque Populaire<br />
54 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
mento: la scelta di aggiornare la classe IMOCA<br />
introducendo i nuovi Open 60 foil si è rivelata vincente,<br />
tanto che nei gradimenti degli appassionati<br />
il sorpasso sulla Volvo Ocean Race – altra grande<br />
vetta della vela offshore oceanica – ormai è un<br />
dato di fatto.<br />
I segreti di tale successo sono semplici: le storie<br />
umane al centro di tutto, un racconto in diretta 24<br />
ore su 24 e barche che si evolvono in maniera<br />
sensata e graduale, senza pretendere di stravolgere<br />
il mondo della vela, ma aumentando in maniera<br />
sensibile lo spettacolo. Per gli sponsor un<br />
Vendée Globe con queste caratteristiche è praticamente<br />
una gallina dalle uova d’oro: l’ha capito<br />
da tempo la Vandea, lo sanno le aziende francesi<br />
che ogni quattro anni stanziano budget importanti<br />
per promuovere le cam<strong>pag</strong>ne degli skipper,<br />
l’augurio è che per il futuro anche i marchi italiani<br />
decidano di supportare i nostri navigatori in<br />
quest’impresa.<br />
I dati del record<br />
Analizzando i dati è stato un Vendée Globe da<br />
record sotto tutti gli aspetti: uno dopo l’altro sono<br />
solovela.net<br />
55
<strong>MAXI</strong><br />
IAlbo d’oro<br />
2016-2017 Armel Le Cleac’h<br />
74 giorni, 3 ore, 35 minuti<br />
2012-2013 François Gabart<br />
78 giorni 2 ore 16 minuti<br />
2008-2009 Michel Desjoyeaux<br />
84 giorni 3 ore 9 minuti<br />
2004-2005 Vincent Riou<br />
87 giorni 10 ore 47 minuti<br />
2000-2001 Michel Desjoyeaux<br />
93 giorni 3 ore 57 minuti<br />
1996-1997 Cristophe Auguin<br />
105 giorni 20 ore 31 minuti<br />
1992-1993 Alain Gautier<br />
110 giorni 02 pre 22 minuti<br />
1989-1990 Titouan Lamazou<br />
109 giorni 08 ore 48 minuti<br />
La barca di Alan Roura con trinchettina<br />
da tempesta e randa molto terzarolata<br />
affronta l’Oceano Indiano<br />
saltati tutti i primati delle precedenti edizioni, fino<br />
ad arrivare alla vittoria di Armel Le Cléac’h che<br />
ha abbassato di circa quattro giorni il tempo di<br />
riferimento stabilito nell’edizione 2012-2013 da<br />
François Gabart. Alle medie con le quali viaggiano<br />
i nuovi IMOCA una differenza di quattro giorni<br />
sull’acqua equivale a quasi 2000 miglia, un’enormità.<br />
I nuovi IMOCA per altro, nonostante lo scetticismo<br />
della vigilia, si sono rivelati oltre che veloci<br />
anche piuttosto affidabili. Gli open dotati di foil in<br />
partenza erano sette, ne sono arrivati quattro al<br />
traguardo e solo Edmond de Rothschild di Sébastien<br />
Josse si è ritirato per un’avaria determinata<br />
dai foil. Il podio è stato conquistato da Banque<br />
Populaire e Hugo Boss, barche di ultima generazione,<br />
e da Maître CoQ, IMOCA di penultima<br />
generazione aggiornato con i foil.<br />
La strada è quindi tracciata e per la prossima edizione<br />
è lecito aspettarsi un aumento esponenziale<br />
degli IMOCA attrezzati con le nuove appendici. Se<br />
si confrontano le performance di questi con i Volvo<br />
Ocean 65 il confronto è impari: i robusti monotipi<br />
56 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
della Volvo si sono rivelati sì delle barche affidabili<br />
ma con performance sotto le aspettative e poco<br />
spettacolari. Ricordiamo che Alex Thomson su<br />
Hugo Boss ha fatto segnare un pazzesco record<br />
sulle 24 ore di 536,7 miglia.<br />
I protagonisti<br />
I protagonisti indiscussi di quest’edizione sono stati<br />
Armel Le Cléac’h e Alex Thomson. Il francese,<br />
un bretone dal carattere schivo, buca lo schermo<br />
molto meno del suo rivale, ma si è dimostrato una<br />
perfetta macchina da oceano durante i 74 giorni di<br />
regata. Regolare come un metronomo, cinico nelle<br />
scelte tattiche, Le Cléac’h è il prototipo dello skipper<br />
di scuola francese cresciuto sui Figaro. Meritava<br />
questa vittoria dopo i due secondi posti delle<br />
passate edizioni, ma sulla sua strada ha trovato un<br />
avversario forse molto più forte rispetto alle previsioni<br />
della vigilia.<br />
In pochi, infatti, avrebbero scommesso su un Alex<br />
Thomson così competitivo: dopo l’incidente alla<br />
Transat Jacques Vabre, Hugo Boss è rimasto mesi<br />
in cantiere e il gallese ha avuto poco tempo per<br />
preparare la barca al meglio e curare lo sviluppo<br />
delle performance. Nonostante tutto, Hugo Boss si<br />
è rivelato l’IMOCA nettamente più veloce in determinate<br />
condizioni, soprattutto quando c’era<br />
da navigare al lasco con vento forte. L a<br />
domanda ovvia è: dove sarebbe arrivato<br />
se non avesse rotto il foil di<br />
dritta al dodicesimo giorno di regata?<br />
Il vantaggio in termini di performance<br />
è apparso consistente, ma la<br />
vela è uno sport meccanico e gli incidenti in una<br />
regata come il Vendée Globe sono da mettere in<br />
Qui sotto Alex Thompson su HUGO BOSS<br />
mentre fa una riparazione a prua. Sotto, il<br />
villaggio del Vendée Globe qualche giorno<br />
prima della partenza<br />
solovela.net<br />
57
<strong>MAXI</strong><br />
conto: il rischio è uguale per tutti.<br />
Il britannico ha però dimostrato di non essere solo lo skipper<br />
disegnato dagli stereotipi comuni, quello che spinge<br />
troppo e rompe le barche, ma si è affermato come un<br />
velista di altissimo profilo in grado di competere con gli<br />
specialisti francesi. Se confermerà l’intenzione di preparare<br />
una cam<strong>pag</strong>na per il prossimo Vendée Globe è da<br />
inserire d’obbligo nel novero dei favoriti.<br />
L’Italia<br />
E l’Italia? Sono diversi gli skipper che intendono partecipare<br />
al prossimo Vendée Globe: Giancarlo Pedote su<br />
tutti, ma anche i due Mura e tanti altri. Dopo l’esperienza<br />
sfortunata di Vento di Sardegna, c’è senza dubbio l’amaro<br />
in bocca e la consapevolezza della difficoltà di trovare<br />
aziende disposte a investire budget importanti per credere<br />
in progetti sportivi ambiziosi.<br />
L’Italia non è la Francia, ma l’eco della regata è arrivato<br />
molto forte anche nel Bel Paese e l’augurio è che qualcuno<br />
abbia recepito il messaggio. Abbiamo i velisti, abbiamo<br />
i cantieri e le aziende di settore in grado di mettersi in gioco<br />
in una sfida ad altissimi livelli come quella del Globe. Ci<br />
sono tutti gli ingredienti per convincere un grande marchio<br />
a tentare l’impresa. La speranza è che il sogno per qualcuno<br />
dei nostri bravi velisti possa concretizzarsi presto.<br />
IAndrea mura<br />
Il nostro Andrea Mura doveva essere<br />
tra i 29 partenti di questa Vendée Globe.<br />
Il navigatore cagliaritano era riuscito<br />
a trovare un gruppo di sostenitori<br />
che avevano sponsorizzato la costruzione<br />
della barca per una cifra che si<br />
presume essere intorno ai 3.000.000 di<br />
euro. Poi però a barca finita Mura non<br />
è riuscito a trovare chi <strong>pag</strong>asse per gli<br />
allenamenti e le spese connesse alla<br />
regata (trasferimenti, comunicazioni,<br />
viaggi e quanto altro necessario a<br />
muovere un team importante come<br />
quello che segue un navigatore nel<br />
Vendée Globe per tre mesi e ha dovuto<br />
rinunciare). La barca, mai usata, è stata<br />
comprata da un imprenditore olandese,<br />
Pieter Heerema, il quale ha rinominato<br />
la barca No way back e, mentre<br />
scriviamo, è ancora in navigazione.<br />
Armel Le Cleac’h al lavoro nel pozzetto di<br />
Banque Populaire, dietro di lui una grande<br />
onda si riversa nel pozzetto della barca<br />
58 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
New Exclusive 63<br />
L A R O C H E L L E<br />
MARINA DI NETTUNO (RM)<br />
RIVA DI TRAIANO - CIVITAVECCHIA (RM)<br />
www.orgmare.it - orgmare@orgmare.it<br />
tel. +39.335.522.86.26<br />
solovela.net<br />
59
<strong>MAXI</strong><br />
impianti<br />
generatori<br />
come scegliere il generatore giusto<br />
Dall’analisi delle abitudini di bordo si evincono il tipo<br />
e la dimensione del generatore necessario<br />
60 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
di Amedeo Salieri<br />
L’impianto elettrico di un’imbarcazione è<br />
un sistema complesso che deve adattarsi<br />
al tipo di barca e al modo in cui la<br />
si utilizza. Il generatore non è che un<br />
elemento all’interno di questo articolato<br />
ecosistema la cui forma e caratteristiche influiscono<br />
in modo determinante nella qualità della vita a<br />
bordo. Un armatore al momento dell’acquisto di<br />
una nuova barca o durante un refitting importante<br />
deve far strutturare l’impianto elettrico secondo<br />
le proprie esigenze: batterie di cattiva qualità o<br />
sottodimensionate costringono all’uso continuo<br />
del generatore, banchi troppo grandi e un gruppo<br />
sovradimensionato aggiungerebbero inutile peso,<br />
l’integrazione con sistemi di generazione da fonti<br />
rinnovabili riduce i consumi e i rumori…<br />
Sarà quindi opportuno capire se l’armatore (e la<br />
sua famiglia, dato che spesso non è da solo a<br />
prendere le decisioni) ha una vocazione sportiva,<br />
crocieristica veloce o un orientamento al comfort<br />
senza compromessi. Poi ancora bisogna interrogarsi<br />
sulla sua propensione alle energie alternative<br />
con la tentazione o meno di fare della propria<br />
barca un universo energeticamente autarchico.<br />
Sia ben chiaro che le fonti alternative di bordo<br />
aiutano eccome, soprattutto l’ancora poco sfruttato<br />
idrogeneratore che tramite la rotazione dell’elica<br />
durante la navigazione a vela ha una resa<br />
equiparabile a un generatore diesel.<br />
Chiariti questi primi punti, la scelta diventa più<br />
semplice, ma è comunque necessario rispettare<br />
le regole base per avere un impianto efficiente.<br />
Una moderna rete elettrica di bordo oltre a necessitare<br />
di un buon dimensionamento della cablatura<br />
e del pacco batterie, eventualmente di tipo<br />
diverso per l’avviamento (AGM) e per i servizi (litio),<br />
deve avere un buon sistema integrato di controllo<br />
e di gestione. Si tratta di un cervello centrale<br />
provvisto di display che può essere consultato da<br />
remoto su smartphone o tablet, a cui tutti gli elementi<br />
nodali dell’impianto sono connessi.<br />
solovela.net<br />
61
Icosa offre il mercato<br />
Vi diamo qualche esempio di cosa offre il mercato<br />
per quella che potrebbe essere una potenza “entry<br />
level” di generatore per una barca tra 60 e 75 piedi.<br />
Come si può notare quelli a giri variabili sono tendenzialmente<br />
leggeri e di bassa potenza, e sono indicati<br />
per chi ne fa uso limitato e senza utenze ad alto assorbimento<br />
che vanno in continuo (come l’aria condizionata).<br />
Se l’assorbimento è alto e permanente per<br />
buona parte della giornata, un modello a basso numero<br />
di giri ben coibentato e con un buon sistema di<br />
raffreddamento con circuito esterno ad acqua di mare<br />
e quello interno ad acqua dolce o liquido refrigerante<br />
è la scelta più indicata.<br />
Quando si sceglie un generatore è importante considerare<br />
la comodità di accesso per le manutenzioni<br />
sia per come è conformato il blocco motore (che<br />
deve avere tutti i controlli e filtri dallo stesso lato)<br />
sia per come è costruita la cassa che dev’essere facilmente<br />
apribile.<br />
IVTE <strong>pag</strong>uro 12000<br />
Questo generatore a tecnologia<br />
inverter ha due uscite,<br />
una in corrente continua<br />
per caricare direttamente le<br />
batterie e una in corrente alternata<br />
per le utenze 220 V.<br />
È uno dei pochi con queste dimensioni a sfruttare la tecnologia<br />
a inverter (diffusa nelle misure più piccole) che<br />
permette di variare il numero di giri del motore secondo<br />
i carichi. Un pannello di controllo elettronico consente di<br />
controllare i parametri, lo stato di carica delle batterie ed<br />
eventuali anomalie nell’impianto elettrico.<br />
Potenza effettiva<br />
8kW<br />
Produttore Motore Kubota<br />
Potenza Motore<br />
11,6 kW<br />
n. cilindri 2<br />
Cilindrata<br />
599 cm3<br />
Giri motore<br />
2200 – 2800 rpm<br />
Peso (con capsula) Kg 111<br />
Ingombro (con Capsula) h 555mm x540mm x495mm<br />
Raffreddamento<br />
acqua di mare o con circuito chiuso<br />
Prezzo<br />
€ 14.908,00+ IVA<br />
Questo centro di controllo sarà in grado di segnalare<br />
le anomalie con gli appositi allarmi, proteggere<br />
le parti dell’impianto che potrebbero essere<br />
compromesse e, in caso di cali di potenza, potrà<br />
privilegiare la funzionalità delle utenze più vitali,<br />
così come anche far partire il generatore all’occorrenza.<br />
Un altro elemento chiave è un sistema combinato<br />
caricabatterie/inverter, ne esistono vari sul mercato,<br />
che nei momenti di consumo di picco sia in<br />
grado di mettere a disposizione in automatico l’energia<br />
delle batterie oltre a quella del generatore o<br />
della rete di banchina. Grazie a uno strumento del<br />
genere è possibile quindi dotarsi di un generatore<br />
più piccolo a vantaggio di pesi e ingombri minori.<br />
Grazie all’inverter è possibile poi usare le batterie<br />
anche per utenze a 220 V a consumo moderato,<br />
senza necessità di accendere il generatore.<br />
Regolatori di carica aiutano a caricare le batterie<br />
al 100% (che con il normale alternatore non avviene<br />
quasi mai) oltre che preservarne più a lungo<br />
la loro vita evitando di farle surriscaldare.<br />
Infine, un alternatore studiato per il banco batterie<br />
di servizi aggiunto a quello standard (che è concepito<br />
per automezzi che di solito hanno una sola<br />
batteria) contribuisce a caricare meglio e più velocemente<br />
le batterie anche col motore al minimo.<br />
L’elenco potrebbe essere ancora lungo, ma saremmo<br />
soddisfatti, per questa volta, di aver fatto<br />
passare il messaggio che c’è molto spazio per migliorare<br />
l’impianto elettrico risparmiando, e quindi<br />
sfruttando molta più corrente, prima di parlare di<br />
generatore.<br />
Un po’ di matematica<br />
Su una moderna barca a vela tra i 60 e gli 80<br />
piedi ci sono dei carichi elettrici intrinseci alla sua<br />
gestione, come l’elettronica di bordo, gli strumenti<br />
di navigazione e carichi legati alle necessità<br />
dell’armatore, come televisioni, desalinatore, aria<br />
condizionata, asciugacapelli, forno a microonde,<br />
macchina del caffè e aspirapolvere. La somma di<br />
questi fabbisogni energetici determina la struttura<br />
dell’impianto e il dimensionamento di un generatore<br />
adeguato.<br />
Per sapere quanta energia è necessaria a bordo,<br />
bisogna partire da questa semplice formula: Ampere<br />
x Volt = Watt. I consumi delle utenze a 220 V<br />
(asciugacapelli, aria condizionata, TV ecc.) sono<br />
62 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
di solito espressi in Watt (W) mentre quelli delle<br />
utenze a 12 V (frigorifero, pompa dell’acqua dolce,<br />
strumenti di navigazione ecc.) sono espressi<br />
in Ampere; bisogna quindi riportare tutto a un’unica<br />
unità di misura, il kW (il kilowatt, cioè 1 kW<br />
= 1000 W), e fare una somma di tutti i consumi.<br />
Il numero <strong>finale</strong> dedotto l’apporto delle energie<br />
rinnovabili e quello delle ore motore che si compiono<br />
ogni giorno sarà il fabbisogno giornaliero.<br />
Facciamo un esempio: un asciugacapelli da 1,2<br />
kW usato per 15 minuti consumerà 0,3 kW; un<br />
frigorifero di bordo che consuma 6 A l’ora: 6 x 12<br />
(i Volt delle batterie) = 72 W (0,072 kW) x 24 (ore<br />
del giorno): 5 (funziona solo un 1/5 del tempo) =<br />
0,34 kW. Questa è la procedura per arrivare a un<br />
elenco veritiero dei consumi.<br />
Più è grande il banco batterie e più permette un<br />
tempo lungo di autonomia con le utenze accese.<br />
Prima o poi, però, bisognerà ricaricarle e il generatore<br />
dovrà avere abbastanza potenza per caricarle<br />
e farci continuare a usare le utenze.<br />
La giusta misura del generatore<br />
Siamo arrivati al punto cruciale: se il generatore è<br />
sottodimensionato, rischierà di dover funzionare<br />
per molte ore al giorno ammorbandoci con rumore,<br />
vibrazioni, calore e gas esausti, mentre se è<br />
sovradimensionato, oltre ad aggiungere peso inutile<br />
al nostro scafo, rischia di lavorare poco e a<br />
vuoto, creando accumuli di carbonio nella camera<br />
di scoppio, lasciando carburante incombusto nello<br />
scarico e lavorando in modo inefficiente.<br />
Un generatore non deve mai scendere sotto il<br />
25% di carico, il valore ottimale è tra il 35% e il<br />
70%. I gruppi elettrogeni, a parte quelli a inverter,<br />
funzionano a giri fissi impegnando il motore<br />
al meglio del suo rapporto coppia/potenza, ottimizzando<br />
consumi e usura; quindi, se usato nel<br />
range corretto, un generatore consuma e inquina<br />
molto meno di un motore fatto girare in folle per<br />
caricare le batterie.<br />
Giri fissi, giri variabili<br />
A parte quelli a tecnologia inverter, i generatori<br />
funzionano a giri fissi per garantire una tensione<br />
costante, visto che l’alternatore è collegato in<br />
modo diretto all’asse motore del generatore. Nel<br />
sistema europeo la frequenza è a 50 Hz (Hertz),<br />
L’accessorio che richiede più energia è l’aria condizionata<br />
seguito dagli elettrodomestici di bordo.<br />
L’illuminazione viene all’ultimo posto<br />
ILombardini – LMG 9000<br />
Il motore di questo generatore,<br />
ricco di innovazioni brevettate,<br />
è compatto ancorché<br />
forte e robusto, silenzioso e<br />
senza vibrazioni. Il raffreddamento<br />
interno è con l’acqua<br />
dolce sia per il motore che l’alternatore; l’acqua di mare<br />
rinfresca l’acqua dolce del motore, l’olio e le pareti<br />
esterne dell’alternatore. È dotato di un pannello di controllo<br />
a distanza con cavo di 15 metri da cui monitorare<br />
tutti i parametri e gli allarmi. A richiesta è disponibile<br />
anche un pannello supplementare.<br />
Potenza effettiva 8kW<br />
Produttore Motore Lombardini<br />
Potenza Motore 11 kW<br />
n. cilindri 2<br />
Cilindrata<br />
686 cm3<br />
Giri motore<br />
3000 rpm<br />
Peso Kg 178<br />
Ingombro 59 cm x 78 cm x 48 cm<br />
Raffreddamento circuito chiuso con scambiatore<br />
Prezzo<br />
€ 9300 + IVA<br />
Peso e ingombro comprendono la capsula isonorizzante<br />
solovela.net<br />
63
In alto un Oyster 625 in rada. Le casse insonorizzanti dei<br />
nuovi generatori hanno un livello di assorbimento del<br />
rumore tale da permettere la sosta in rada con generatore<br />
acceso senza che questo dia fastidio alle altre barche se<br />
queste non sono molto vicine<br />
IPanda 10000i PMS<br />
Particolarmente compatto,<br />
questo modello inverter copre<br />
bene i momenti di picco<br />
quando si accendono utenze<br />
ad alto assorbimento. Un<br />
pannellino di controllo permette<br />
di monitorare i parametri anche a distanza. L’elettronica<br />
fornita con il generatore mantiene la registrazione<br />
di dati relativi al generatore e all’impianto elettrico oltre<br />
a farlo partire in automatico quando richiesto. La manutenzione<br />
è agevolata dai controlli e dall’accesso alle parti<br />
da cambiare periodicamente su un lato solo.<br />
Potenza effettiva 8kW<br />
Produttore Motore Kubota<br />
Potenza Motore 11,6 kW<br />
n. cilindri 2<br />
Cilindrata<br />
599 cm3<br />
Giri motore<br />
2200 – 2800 rpm<br />
Peso Kg 111<br />
Ingombro 55 cm x 54 cm x 49 cm<br />
Raffreddamento ad acqua di mare o con circuito chiuso<br />
Prezzo<br />
€ 14.908,00+ IVA<br />
Peso e ingombro comprendono la capsula isonorizzante<br />
mentre in quello americano è a 60 Hz. La frequenza<br />
è data dal succedersi del polo positivo e<br />
negativo nella corrente alternata (che per intenderci<br />
è quella di casa a 220 V) e, se non è costante,<br />
le prime a risentirne sono le utenze elettroniche<br />
(computer, telecamere ecc.). I generatori per<br />
il mercato europeo (a frequenza 50 Hz) di solito<br />
girano a 1500 o a 3000 giri al minuto. Quelli che<br />
girano a 3000 sono più piccoli e più leggeri ma<br />
più rumorosi.<br />
Per un generatore da 10 kW la differenza tra uno<br />
a 1500 giri e uno a 3000 è tra i 70 e i 120 kg,<br />
un cilindro in più, e una cilindrata quasi doppia<br />
per il motore, che gira più piano. Ovviamente per<br />
esprimere la stessa potenza a meno giri ci vuole<br />
un motore più grosso e pesante, ma quest’ultimo<br />
sarà soggetto a minori sforzi, durerà di più, consumerà<br />
meno e richiederà meno manutenzione.<br />
Queste differenze tra basso e alto regime, che in<br />
teoria sono chiare, in pratica si attenuano grazie<br />
ai progressi da parte dei produttori e agli efficaci<br />
gusci di insonorizzazione di cui tutti i moderni<br />
gruppi elettrogeni marini sono dotati. L’ago della<br />
bilancia nella scelta potrebbero essere le ore di<br />
funzionamento giornaliere.<br />
Quante ore al giorno<br />
Per un velista medio i termini di sopportabilità<br />
vanno da circa mezz’ora a due ore di operatività<br />
giornaliera del generatore, a seconda di quanto è<br />
ben equilibrato il pacco batterie. Certo è che se<br />
la cucina è elettrica, l’aria condizionata è sempre<br />
accesa, e il desalinatore deve sfornare 500 litri al<br />
giorno, può accadere che il generatore debba stare<br />
acceso tutto il giorno, in tal caso la scelta di un<br />
basso regime potrebbe essere a ragion veduta.<br />
La soluzione inverter<br />
I generatori cosiddetti a inverter funzionano a giri<br />
variabili e hanno dimensioni molto più contenute,<br />
anche se sono disponibili soprattutto per potenze<br />
basse, generano corrente ad alta frequenza (circa<br />
400 Hz) e ad alto voltaggio (270 V). Poi convertono<br />
questa energia elettrica con raddrizzatori<br />
in corrente continua ad alto voltaggio che poi a<br />
sua volta con degli inverter viene trasformata in<br />
corrente continua (a 12 V) per caricare le batterie<br />
o corrente alternata per alimentare le utenze<br />
a 220 V. In questo caso, giacché la frequenza<br />
solovela.net
originale del generatore viene comunque trasformata,<br />
non ha bisogno di essere stabile, quindi il<br />
motore è libero di aumentare e abbassare i giri a<br />
seconda del carico di assorbimento che gli viene<br />
richiesto. I vantaggi di questa tecnologia sono<br />
una riduzione di peso e misura (gli alternatori ad<br />
alta frequenza sono più piccoli di quelli a 50 Hz)<br />
e la necessità di un motore più piccolo, poiché se<br />
aumentano i carichi può aumentare i giri e viceversa<br />
a vantaggio di consumi e rumorosità ridotti.<br />
Questa soluzione però ha senso se i carichi di<br />
bordo sono variabili e per lo più bassi. Infatti, se<br />
alla fine il generatore viene sempre fatto lavorare<br />
al massimo dei giri, è meglio optare per uno a giri<br />
fissi che non perde energia in tutti quei cambi di<br />
frequenza e passaggi negli inverter.<br />
Due meglio che uno<br />
Se le dimensioni dello scafo lo consentono, installare<br />
due generatori di dimensioni diverse (uno dei<br />
quali magari inverter) permette di essere flessibili<br />
e sfruttare quello che a seconda della situazione<br />
è dimensionato meglio evitando sprechi, o usarli<br />
entrambi nei momenti di picco. Con l’installazione<br />
poi di un sistema di controllo, il cervello centrale è<br />
in grado di gestire tutto automaticamente, anche<br />
l’accensione e lo spegnimento dei gruppi.<br />
Un grande cat<br />
completamente<br />
illuminato. Maggiore<br />
è lo spazio a disposizione,<br />
maggiore è la<br />
tendenza a caricarla<br />
di impianti<br />
IWhisper Power - M-GV 10<br />
Modello a inverter efficiente<br />
nei carichi di picco. Viene fornito<br />
con un modulo esterno<br />
che trasforma l’energia prodotta<br />
dal generatore in corrente<br />
alternata stabile a 50 Hz<br />
e che funge anche da caricabatterie con un’uscita diretta<br />
dedicata. L’alternatore a magneti permanenti viene raffreddato<br />
dallo stesso circuito del motore.<br />
Potenza effettiva 8 kW<br />
Produttore Motore Kubota<br />
Potenza Motore -<br />
n. cilindri 3<br />
Cilindrata<br />
719 cm3<br />
Giri motore<br />
2200 -2800 rpm<br />
Peso<br />
170 Kg<br />
Ingombro<br />
62 cm x 77 cm x 46 cm<br />
Raffreddamento a circuito chiuso con scambiatore<br />
Prezzo<br />
€ 10.450,00 + IVA<br />
Peso e ingombro comprendono la capsula isonorizzante<br />
IMase – IS9.1<br />
La cabina di insonorizzazione è<br />
in alluminio leggero, questa garantisce<br />
una rumorosità di 49 dB<br />
a 7 metri. Con raffreddamento<br />
intercooler, tramite un circuito<br />
chiuso con liquido refrigerante,<br />
permette al generatore di girare a temperatura costante e non<br />
essere compromesso dall’acqua di mare che circola solo nello<br />
scambiatore. Esiste anche un modello ad alto regime (3000<br />
rpm) che pesa 185 kg e di ingombri più ridotti.<br />
Potenza effettiva 9kW<br />
Produttore Motore Yanmar<br />
Potenza Motore 23 kW<br />
n. cilindri 3<br />
Cilindrata<br />
1331 cm3<br />
Giri motore<br />
1500 rpm<br />
Peso<br />
295 Kg<br />
Ingombro<br />
68 cm x 83 cm x 56 cm<br />
Raffreddamento a circuito chiuso con scambiatore<br />
Prezzo<br />
€ 13.000,00 + IVA<br />
solovela.net<br />
65
<strong>MAXI</strong><br />
avventura<br />
DOVE ii, il naufragio<br />
scompare il timone, la barca va alla deriva<br />
Questa è la storia del Dove II che perse il timone che<br />
scomparve nel nulla e fu salvato dal Tilly Mint<br />
66 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
di gianfranco malfatti<br />
Il 21 dicembre 2016, in Atlantico centrale, si è<br />
consumato uno dei naufragi più incredibili di<br />
cui ci sia mai capitato di parlare. Si tratta di un<br />
Hanse 531, il Dove II, con a bordo una famiglia<br />
inglese, i Coombes, composta da padre, madre,<br />
due bambini di 9 e 7 anni e il nonno di questi;<br />
partiti da Tenerife per il viaggio dei loro sogni, si<br />
erano preparati per anni risparmiando quello che<br />
solovela.net<br />
67
<strong>MAXI</strong><br />
potevano per comprare la barca e intraprendere<br />
il loro viaggio.<br />
Una volta partiti avevano navigato verso i Caraibi.<br />
Una crociera da favola che James, sua moglie<br />
Fran, il patrigno di questa, Tony, e i due bambini<br />
avevano apprezzato moltissimo. James e Fran<br />
avevano sognato quel viaggio per anni e Tony gli<br />
aveva dato una mano per realizzarlo.<br />
Quando furono a circa 550 miglia dalla Martinica,<br />
sul Dove II si sentì uno strano rumore e subito<br />
dopo la barca andò fuori controllo. James non riusciva<br />
a capire, la barca non aveva urtato nulla.<br />
Quel rumore era arrivato da sotto lo scafo, più o<br />
meno all’altezza del timone. Era come se la barca<br />
non avesse più timone, le due ruote giravano a<br />
destra e poi a sinistra violentemente, senza che<br />
nulla si opponesse alla loro corsa. James, senza<br />
pensarci due volte, indossò la maschera e si gettò<br />
in acqua per vedere cos’era accaduto.<br />
In alto James Coombes sulla zattera di<br />
salvataggio viene salvato dal Tilly Mint<br />
Sorpresa sotto la carena<br />
Sceso sotto lo scafo vide l’impossibile. Rimase<br />
attonito. Dalla carena usciva un tubo d’acciaio dal<br />
quale sporgevano alcune aste di metallo. Erano<br />
l’asse del timone e la gabbia d’acciaio di que-<br />
68 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
sta, ma le guance di vetroresina che formavano<br />
la pala erano scomparse. L’asse era integro, lo<br />
scafo pure, non c’erano stati colpi, non avevano<br />
urtato nulla, semplicemente il timone si era aperto<br />
e le guance si erano staccate dalla gabbia. Il<br />
timone era scomparso nel nulla.<br />
Il vento stava rinforzando e il mare saliva. Quella<br />
che sino allora era stata una crociera meravigliosa,<br />
con i bambini che giocavano sul ponte e Fran<br />
che prendeva il sole tra una manovra e l’altra, si<br />
trasformò d’un tratto in un incubo.<br />
Tornato a bordo, James, con l’aiuto di Tony, che da<br />
giovane faceva il falegname, prese due tavole di<br />
legno e cercò di costruire un timone d’emergenza<br />
con il boma dello spi. Non ci fu però nulla da fare, il<br />
tubo era troppo corto, non c’era leva, le onde erano<br />
troppo alte e quei pezzi di legno non servivano<br />
a nulla. Provò altre soluzioni, ma nulla funzionò,<br />
alla fine si decise a chiedere aiuto via radio.<br />
La chiamata fu subito presa dalla Guardia Costiera,<br />
che nel giro di un’ora li richiamò avvertendoli<br />
che stava dirigendosi verso di loro una nave cargo,<br />
la Newseas Jade, che li avrebbe presi a bordo.<br />
Il rollio della barca era impetuoso e i bambini ormai<br />
erano preda del mal di mare. Anche gli adulti<br />
faticavano a muoversi e a concentrarsi, ma nonostante<br />
tutto, quando James diede la notizia<br />
che una nave li stava raggiungendo per salvarli,<br />
si sollevarono grida di felicità. La gioia fu ancora<br />
maggiore quando ormai era calata la notte e videro<br />
profilarsi all’orizzonte delle luci. Era la nave<br />
che veniva in loro soccorso, ancora non sapevano<br />
che presto quella nave sarebbe divenuta la<br />
protagonista dei loro incubi.<br />
La Newseas Jade<br />
Una volta che il cargo, lungo 190 metri, fu vicino al<br />
Dove II, l’equi<strong>pag</strong>gio della nave accese dei potenti<br />
fari che illuminarono il bordo dell’imbarcazione.<br />
Il DOVE II è in balia del mare senza la<br />
possibilità di governare. In acqua la zattera<br />
di salvataggio che servirà a trasbordare<br />
l’equi<strong>pag</strong>gio sul Tilly Mint<br />
solovela.net<br />
69
<strong>MAXI</strong><br />
In queste due fotografie gli interni dell’Hanse 531,<br />
il modello di barca del DOVE II protagonista del<br />
naufragio raccontato in queste <strong>pag</strong>ine<br />
Ila pala del timone<br />
Il timone è un componente della barca che è<br />
sottoposto a grandi sforzi. È costituito da un<br />
asse che nelle barche di serie è di acciaio pieno;<br />
una gabbia che funge da struttura per le<br />
guance; due guance di vetroresina e un riempimento,<br />
solitamente del PVC a cellula chiusa<br />
che non permette l’ingresso dell’acqua. Tutte<br />
queste componenti hanno dei punti deboli.<br />
Nel nostro caso, quello che ha ceduto sono le<br />
guance di vetroresina. Si può ipotizzare che<br />
si siano distaccate. Queste vengono fissate<br />
con colle o stuoie di vetro resinate, da come<br />
questa giunzione viene realizzata dipende la<br />
loro resistenza. Se la giunzione non è fatta<br />
bene, quando il timone subisce un urto, le due<br />
guance si possono distaccare leggermente,<br />
l’apertura si può, poi, estendere. Raramente<br />
le due guance si perdono perché difficilmente<br />
cede l’intera giunzione.<br />
Il comandante del cargo chiese a James di manovrare<br />
per arrivare sotto bordo e far salire tutti sulle<br />
scale di corda che l’equi<strong>pag</strong>gio avrebbe gettato<br />
fuoribordo.<br />
C’erano 30 nodi di vento e le onde erano ben<br />
oltre i 6 metri d’altezza. All’idea di avvicinarsi a<br />
quel mostro d’acciaio, a James vennero i brividi.<br />
Aveva solo un modo per cercare di portare la sua<br />
barca vicino alla nave, manovrare con l’elica di<br />
prua, ma non sarebbe stato un gioco da ragazzi.<br />
Ogni onda che arrivava prendeva il Dove II e lo<br />
sollevava come un fuscello, a volte allontanandolo<br />
dalla nave, ma a volte facendolo arrivare pericolosamente<br />
vicino alle murate di questa, che<br />
nella notte sembravano dei giganteschi muri. Provò<br />
più volte e più volte rischiò di finire la sua corsa<br />
sotto lo scafo di quel gigante. Era un incubo, la<br />
salvezza era lì, appena 11 metri sopra le loro teste,<br />
ma non c’era modo di raggiungerla.<br />
James capì che l’abbordo della nave non era una<br />
manovra possibile, il Dove II era in balia delle<br />
onde e senza nessuna possibilità di manovrare<br />
velocemente per evitare di finire contro la nave.<br />
I bambini piangevano inconsolabili e chiedevano<br />
al padre di portarli lontano da quel gigante di metallo.<br />
James pigiò il tasto dell’elica di prua e si<br />
allontanò dalla nave.<br />
A fatica si mise sulla linea della poppa di questa.<br />
Il comandante della Newseas Jade diede ordine<br />
di lanciare delle cime al Dove II, aveva deciso che<br />
la cosa migliore da fare era trainarlo, se ci fossero<br />
riusciti, la barca si sarebbe stabilizzata e avrebbe<br />
seguito la nave docilmente. Dalla nave furono<br />
sparate contro il Dove II le sagole pilota, di quelle<br />
che precedono le gomene di ormeggio. Da lassù<br />
nessuno si rendeva conto che quelle palle di cima<br />
intrecciata arrivavano sul ponte del Dove II come<br />
colpi di cannone.<br />
James capì che anche trainare la barca con quel<br />
mare era fuori discussione, le cime avrebbero strattonato<br />
tanto violentemente la barca che, con tutta<br />
probabilità, avrebbero strappato via le gallocce<br />
del ponte, e prese l’unica decisione possibile per<br />
quanto dura: abbandonare il tentativo di trasbordare<br />
sulla nave, almeno sino alla mattina, quando con<br />
il favore della luce avrebbe riprovato. Comunicò la<br />
sua decisione al comandante della Newseas Jade,<br />
il quale convenne con lui di riprovare a trasbordare<br />
quando si fosse fatto giorno.<br />
70 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Il Dove II si lasciò andare alla deriva, erano di<br />
nuovo soli.<br />
Il giorno dopo, all’alba, si rimisero al lavoro. Dormire<br />
a bordo era stato quasi impossibile e quella<br />
era la seconda notte da quando il timone si era<br />
rotto e la barca era alla deriva, due notti passate<br />
molto lentamente. Riprovarono ad avvicinarsi<br />
alla nave, ma le cose non erano cambiate, era<br />
evidente che se fossero andati sotto bordo si sarebbero<br />
sfracellati contro le murate.<br />
James rinunciò e informò la Guardia Costiera,<br />
che si diede da fare per trovare un’alternativa. Gli<br />
diedero dei suggerimenti su come costruire un<br />
timone d’emergenza, ma la cosa non funzionò.<br />
Gli suggerirono di aprire un po’ il fiocco e filare<br />
lunghe cime di poppa per stabilizzare la barca,<br />
poi James creò un’ancora galleggiante di fortuna,<br />
ma anche quell’operazione ebbe poco successo,<br />
l’imbarcazione continuava a prendere le onde di<br />
traverso e ballare disperatamente.<br />
In alto la Newseas Jade, qui sopra l’Asia Pearl V, le<br />
due navi che hanno cercato di portare soccorso<br />
al DOVE II. In basso il Tilly Mint, il Discovery 67 che è<br />
andato in soccorso del DOVE II<br />
solovela.net<br />
71
<strong>MAXI</strong><br />
Nel frattempo giunse in soccorso del Dove II un<br />
secondo cargo, l’Asia Pearl V di 180 metri,<br />
ma anche loro non avevano attrezzature che potessero<br />
garantire il successo dell’operazione.<br />
Intanto la barca così sballottata veniva giù a pezzi,<br />
si rompeva tutto, dai cassetti della cucina agli<br />
sportelli degli stipetti, sembrava una barca di carta.<br />
Poi, Fran urlò, James corse sotto coperta e<br />
vide quello che nessuno skipper vorrebbe mai vedere,<br />
acqua sul <strong>pag</strong>liolato. Il Dove II aveva cominciato<br />
a fare acqua. James attaccò le pompe, ma<br />
queste erano poco più che dei giocattoli e la loro<br />
portata limitata. Entrava più acqua di quella che<br />
usciva. James si fece due conti, con quel flusso<br />
la barca avrebbe resistito non più di 72 ore, poi<br />
sarebbe affondata con tutto quello che possedevano<br />
a bordo.<br />
In alto i due bambini che erano a bordo: Heath<br />
di 9 anni e Isla di 7. Qui sopra la famiglia<br />
Coombes che era sul DOVE II e l’equi<strong>pag</strong>gio<br />
del Tilly Mint, la barca che li ha salvati<br />
IDiscovery 67<br />
Il Discovery 67, la barca che è andata in soccorso<br />
del Dove II e ha salvato il suo equi<strong>pag</strong>gio,<br />
è l’ultimo modello della Discovery Yachts.<br />
Discovery Yachts è un cantiere particolare,<br />
fondato da John e Caroline Charnley, una<br />
coppia di velisti appassionati che nel 1990<br />
cercavano la loro barca ideale per fare un giro<br />
del mondo. Non trovandola, se ne fecero disegnare<br />
una da Ron Holland, era un 55 piedi<br />
e fu il primo modello del loro cantiere, anche<br />
se loro ancora non lo sapevano. Otto anni più<br />
tardi, nel 1998, fondarono la Discovery Yachts<br />
con una mission ben precisa, costruire barche<br />
in grado di fare il giro del mondo in comodità<br />
e portate da sole due persone.<br />
Ci sono riusciti, il cantiere nel tempo si è fatto<br />
un nome, le barche sono buone, non sono<br />
vere barche di lusso, ma sono sicure per navigazioni<br />
d’altura.<br />
Il Tilly Mint<br />
Alla fine la Guardia Costiera riuscì a contattare<br />
un 67 piedi a vela che si trovava a un’ottantina<br />
di miglia di distanza e gli fece cambiare rotta per<br />
raggiungere il Dove II.<br />
Intanto, il Newseas Jade e l’Asia Pearl V rimasero<br />
lì, a poche centinaia di metri dal Dove II, pronte a<br />
intervenire se ci fossero stati problemi. Tony sapeva<br />
che quelle navi non avrebbero potuto fare<br />
molto, ma vederle lì gli dava coraggio.<br />
Arrivò il secondo giorno e, alla fine di questo, con<br />
la notte arrivò anche il Tilly Mint, un Discovery 67,<br />
una gran bella barca. Il Tilly Mint faceva charter di<br />
lusso e a bordo aveva un equi<strong>pag</strong>gio di professionisti<br />
comandati dallo skipper texano Andrew Kaiser.<br />
Quando James e la sua famiglia videro comparire<br />
sullo schermo dell’AIS il Tilly Mint si sentirono<br />
sollevati. Il contatto fra le due barche avvenne intorno<br />
alle 21.30 e James e il comandante Kaiser<br />
stabilirono di aspettare il giorno successivo per<br />
tentare il trasbordo, anche perché il vento era<br />
previsto in calo.<br />
Il giorno dopo la situazione meteo era migliorata<br />
molto, il vento era calato e il mare era meno aggressivo.<br />
Il Tilly si avvicinò al Dove II, ma si dovette<br />
subito allontanare, le due barche rollavano<br />
così violentemente che gli alberi si incrociarono<br />
e solo per un miracolo non si incastrarono l’uno<br />
con l’altro.<br />
Kaiser non perse tempo e comunicò a James che<br />
avrebbe dovuto mettere in acqua la zattera auto-<br />
72 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
gonfiabile sulla quale avrebbe fatto salire Fran e i<br />
due figli. Nel frattempo la Newseas Jade e l’Asia<br />
Pearl V si disposero tra le due barche e il vento<br />
cercando di attenuare un po’ il moto ondoso con<br />
la loro mole.<br />
Il Discovery era stabile sull’acqua, il suo scafo saliva<br />
e scendeva dall’onda come se quelle montagne<br />
che ora erano di 4-5 metri fossero la sua condizione<br />
naturale, mentre l’Hanse, senza governo,<br />
veniva frullato dal mare.<br />
Messa in acqua la zattera, Fran e i bambini vi salirono,<br />
James la liberò e la lasciò andare alla deriva,<br />
quindi si allontanò. Il Discovery a quel punto<br />
si avvicinò alla zattera e recuperò senza grandi<br />
sforzi gli occupanti, quindi lasciò andare la zattera<br />
e si allontanò a sua volta.<br />
James ci mise molto tempo per recuperare la zattera,<br />
manovrare con l’elica di prua era difficile ed<br />
era un lavoro lungo, ma alla fine ci riuscì. Salire<br />
sulla zattera non fu semplice.<br />
Quando lui e Tony, che era rimasto a dargli una<br />
mano, furono a bordo, James slegò la cima che<br />
assicurava la zattera e si scostò dal Dove II per<br />
raggiungere una zona di sicurezza dove il Tilly si<br />
sarebbe potuto avvicinare.<br />
Kaiser manovrò con perizia e portò la sua barca<br />
di fianco alla zattera, l’equi<strong>pag</strong>gio afferrò Tony, lo<br />
issò a bordo e subito dopo prese James.<br />
Erano salvi. L’incubo era finito. Dalle due navi si<br />
udì un gran frastuono, erano gli equi<strong>pag</strong>gi che,<br />
schierati sui ponti, applaudivano e urlavano alla<br />
volta delle due barche.<br />
Epilogo<br />
Il Dove II è stato abbandonato in mare e con esso<br />
tutte le proprietà della famiglia Coombes. Questa,<br />
giunta ai Caraibi senza nulla, è stata assistita da<br />
altri velisti, i quali hanno organizzato una raccolta<br />
fondi per aiutarla a ritrovare il Dove II. L’obiettivo<br />
era trovare 10.000 dollari, ma nel giro di un mese<br />
sono stati raccolti quasi 15.000 dollari.<br />
Il Tilly Mint in navigazione. La barca è<br />
il primo esemplare di Discovery 67 e<br />
svolge attività di charter tra il Mediterraneo<br />
e i Caraibi. Quando è avvenuto il<br />
salvataggio la barca era in trasferimento<br />
tra le due coste dell’Atlantico<br />
solovela.net<br />
73
<strong>MAXI</strong><br />
di maxi<br />
L’usato di maxi<br />
Swan 78 Valkyrie<br />
Modello Swan 78<br />
Nome<br />
Holi Kai<br />
L.F.T.<br />
23,77 mt<br />
Anno 2007<br />
Bandiera<br />
I.Ch<br />
Visibile in<br />
S<strong>pag</strong>na<br />
Prezzo € 2.250.000<br />
Un performance di razza e di rara bellezza. Chiglia<br />
retrattile che permette di avere un pescaggio ridotto<br />
a 3 metri dai 4,30 metri iniziali<br />
Adriasail 80 Felci<br />
Modello Adria Sail 80<br />
Nome -<br />
L.F.T.<br />
24,00 mt<br />
Anno 2006<br />
Bandiera -<br />
Visibile in<br />
Italia<br />
Prezzo € 1.600.000<br />
Disegnato dallo<br />
studio Felci e<br />
costruito da uno<br />
dei migliori cantieri<br />
custom italiani, la<br />
Adria Sail, questo<br />
80 piedi è un performance<br />
molto<br />
elegante, ma<br />
altrettanto veloce<br />
Amzon Creek<br />
è un CNB della<br />
serie Custom,<br />
ovvero è costruito<br />
secondo i voleri<br />
dell’armatore.<br />
Barca molto<br />
elegante e di<br />
grande qualità<br />
CNB 77 Amazon Creek<br />
Modello CNB 77<br />
Nome Amazon Creek<br />
L.F.T.<br />
23,15 mt<br />
Anno 2010<br />
Bandiera<br />
ITA<br />
Visibile in<br />
FRA<br />
Prezzo € 1.500.000<br />
74 solovela.net
<strong>MAXI</strong><br />
Sunreef 70 Free Spirit<br />
Modello Sunreef 70<br />
Nome<br />
Free Spirit<br />
L.F.T.<br />
21,40 mt<br />
Anno 2009<br />
Bandiera<br />
Cayman Islands<br />
Visibile in<br />
Italia<br />
Prezzo<br />
€ 1.350.000 + iva<br />
La barca ha 5 cabine per 10 ospiti w svolge attività<br />
di charter. Il Sunreef 70 è uno dei primi grandi catamarani<br />
di lusso del cantiere polacco<br />
Catana 82 Taino<br />
Modello Catana 82<br />
Nome<br />
Taino<br />
L.F.T.<br />
23,90 mt<br />
Anno 2010<br />
Bandiera<br />
Francese<br />
Visibile in<br />
S<strong>pag</strong>na<br />
Prezzo € 1.800.000 + iva<br />
solovela.net<br />
Barca dalle<br />
grandi doti<br />
marine è uno<br />
dei sogni dei<br />
giramondo.<br />
Nonostante la<br />
sua mole è una<br />
barca semplice<br />
da portare e<br />
molto sicura. La<br />
versione di questo<br />
Catana 82 è<br />
a 4 cabine ospiti<br />
più 2 cabine<br />
per equi<strong>pag</strong>gio.<br />
Ogni cabina ha<br />
il suo bagno. Il<br />
minimo pescaggio<br />
è di 1,70<br />
metri, il massimo<br />
3,40 metri.<br />
L’attuale Baltic<br />
65 Castigo è<br />
l’ex Stig, barca<br />
studiata e realizzata<br />
per essere<br />
particolarmente<br />
competitivo specialmente<br />
nelle<br />
regate in IRC. La<br />
barca non è spartana,<br />
i suoi interni<br />
sono ricchi allo<br />
standard del cantiere,<br />
ma sicuramente<br />
c’è stata<br />
un attenzione sui<br />
pesi per questo il<br />
ponte e la tuga<br />
non hanno il tek<br />
ma sono verniciati.<br />
Anche questa<br />
barca ha una<br />
chiglia rettratile<br />
Baltic 65 Castigo<br />
Modello Baltic 65<br />
Nome<br />
Castigo<br />
L.F.T.<br />
21,13 mt<br />
Anno 2010<br />
Bandiera<br />
Italiana<br />
Visibile in Sardegna<br />
Prezzo € 1.800.000<br />
La selezione di barche d’occasione che vi presentiamo<br />
in questa rubrica è stata tratta dai siti dei<br />
migliori broker europei e statunitensi. Le barche<br />
che vi indichiamo possono trovarsi indifferentemente<br />
in Europa come negli USA, in ogni caso<br />
sono barche che possono essere spostate da un<br />
continente all’altro senza problemi.<br />
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<strong>MAXI</strong><br />
<strong>MAXI</strong> vi da appuntamento con il n°3 on line a inizio giugno 2017<br />
<strong>MAXI</strong> n° 2 colophon<br />
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finito di im<strong>pag</strong>inare 04-03-2017<br />
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