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Alessandro Di Vicino Gaudio: Ego, Jump, a dive into the future

Catalogo della mostra di Alessandro Di Vicino Gaudio alla Galleria Schubert di Milano 20017

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da sera e scarpe lucidate di fresco. Si era impomatato<br />

per bene i capelli e la barba era stata appena<br />

rasata. Quel ragazzino di ventisei anni sembrava<br />

ancora più giovane, nei suoi abiti di classe. Come<br />

vedere un cagnolino vestire quegli imbarazzanti<br />

cappottini che gli comprano i padroni per addobbarli,<br />

nemmeno fossero alberi di natale in<br />

esposizione. Si stava sicuramente preparando per<br />

andare a una festa dell’alta società, a conoscere<br />

sindaci ed eminenze, invitato dal paparino presidente<br />

della compagnia a far parte dell’elite della<br />

città. Chissà come festeggiavano capodanno i<br />

ricconi, si domandò<br />

Ernest:<br />

champagne<br />

invece di spumante<br />

e camerieri<br />

sull’attenti<br />

invece di zia<br />

Maria che porta<br />

il suo polpettone,<br />

poco ma<br />

sicuro; tuttavia<br />

era più incuriosito<br />

dai discorsi<br />

che si sarebbero<br />

potuti ascoltare<br />

in una serata<br />

del genere. Soprattutto,<br />

chissà<br />

quale incredibile contributo avrebbe portato quel<br />

coglione di Mike, coi suoi discorsi motivazionali<br />

sul lavoro di squadra e la forza del gruppo: «Andiamo,<br />

facciamo, stringiamoci l’un l’altro, conquistiamo<br />

insieme la meta» e l’altra vagonata di<br />

cazzate che propinava ai dipendenti un giorno sì<br />

e l’altro pure. Lo odiava, <strong>Di</strong>o quanto lo odiava.<br />

Per la sua arroganza, per la sua discendenza, per<br />

il fatto di non avere alcun merito né diritto nel<br />

comandare gli altri. “Ricordati, figliolo” gli aveva<br />

detto una volta qualcuno, “nella vita si fa carriera<br />

o per geni o per genitali!”<br />

Ed era vero, altroché se lo era.<br />

«Sì Mike» gli rispose Ernest, dopo averlo squadrato<br />

con disprezzo senza che l’altro se ne accorgesse.<br />

«Ho fatto prima che ho potuto. Allora<br />

dimmi, qual è il problema?»<br />

«Dritto al punto, eh?» Mike si girò verso di lui,<br />

facendo vedere l’accostamento sul quale era indeciso:<br />

«Che ne dici? Taglio classico o esuberante?»<br />

«<strong>Di</strong>pende. Dove stai andando?»<br />

«Bah, a una di quelle noiose serate di beneficienza.<br />

Però, dopo, ho in programma una nottata<br />

alquanto vivace…»<br />

Ernest propose un’opzione elementare al quale<br />

quell’idiota non aveva ancora pensato: «Portatele<br />

entrambe, allora. Potrai sempre cambiarti a metà<br />

serata».<br />

«Hai ragione» reagì compiaciuto Mike. «Non ci<br />

avevo pensato! È sempre utile avere i consigli dei<br />

vecchietti. Grazie Ern!»<br />

«Figurati… allora, questo problema?»<br />

«Ah sì: sembra che ci sia un errore nel programma:<br />

la gente riferisce<br />

di vedere<br />

volti conosciuti.<br />

Nessuno ha voglia<br />

di déjà-vu,<br />

Ern: Manda in<br />

pappa il cervello,<br />

quella roba!<br />

Non vogliamo<br />

problemi legali!»<br />

«Capisco…<br />

beh, è normale<br />

che i volti coincidano.<br />

L’applicazione<br />

non<br />

può creare dal<br />

niente».<br />

«Sì, ma voglio che trovi comunque una soluzione»<br />

ribadì Mike, finendo di fare il nodo alla cravatta<br />

più elegante per la prima frazione di serata.<br />

«Papà ha detto che non si deve ripetere un flop<br />

come per le “vacanze di Primavera”. Non era per<br />

niente contento quando gli abbiamo presentato<br />

gli utili semestrali!»<br />

«Come vuoi, Mike…e, senti, chi mi darai come<br />

aiuto?»<br />

«Ecco» tentennò Mike, falsamente costernato.<br />

«Il fatto è che siamo a corto di gente, Ern. Le vacanze<br />

si avvicinano, capirai sicuramente…»<br />

«Intendi dire che dovrò essere soltanto io ad occuparmene?<br />

Ma così ci vorranno mesi!»<br />

A Mike sfuggì uno di quei sorrisini indifferenti<br />

che tanto lo faceva odiare dalle persone: «Allora<br />

è meglio che ti metta subito al lavoro».<br />

Finito di prepararsi, Mike prese le ultime cose<br />

dalla scrivania: cellulare, mazzetta di banconote<br />

spillate, chiavi della Bentley… «Credo anzi che<br />

ti toccherà spostare le tue ferie» aggiunse poi,<br />

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