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Alessandro Di Vicino Gaudio: Ego, Jump, a dive into the future

Catalogo della mostra di Alessandro Di Vicino Gaudio alla Galleria Schubert di Milano 20017

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ERNEST WORLD<br />

di Antonio Alvares<br />

Nevicava, come il più classico dei capodanni<br />

newyorkesi. Faceva freddo persino dentro i<br />

taxi, soprattutto se il taxi in questione aveva il<br />

riscaldamento difettoso. L’uomo al volante non<br />

sembrava avere molta voglia di parlare, lui tanto<br />

meno. Non faceva che guardarsi l’orologio<br />

e preoccuparsi del fatto di essere già in ritardo.<br />

Sua moglie lo avrebbe squartato, poco ma sicuro:<br />

ospiti e portate che avevano richiesto tre giorni<br />

invece la cassettina scorrevole tra di loro aggiungendo<br />

epigrafico: «Dodici e cinquanta».<br />

«Te ne do quindici perché sei un tipo socievole»<br />

gli rispose entusiasta Ernest. L’altro si corrucciò,<br />

confuso dalla stranezza. «Lascia stare, amico.<br />

Buon anno!» lo salutò quindi, scendendo dalla<br />

vettura.<br />

L’atrio d’ingresso della corporazione era deserto,<br />

ovviamente. A quell’ora, e sotto le feste, soltanto<br />

un povero schiavo si sarebbe trovato lì. L’unica<br />

altra presenza nell’ampio salone era costituita<br />

dalla conturbante ragazza dietro alla reception,<br />

per essere preparate e che solo lei si sarebbe dovuta<br />

sobbarcare, divincolandosi tra chiacchiere,<br />

libagioni e presentazioni di piatti. Oh, lo sapeva<br />

che Martha ce l’avrebbe fatta a reggere il palcoscenico<br />

anche senza di lui. Non c’era alcun dubbio<br />

su questo. Era preoccupato piuttosto che,<br />

infine, quando anche l’ultimo ospite se ne fosse<br />

andato, lei gli avrebbe fatto provare la sua stessa<br />

fatica a suon di rimproveri e mazzate.<br />

Fortuna che non sarebbe mai più tornato a casa.<br />

Arrivò al grattacielo senza quasi accorgersene.<br />

Il tassista confidava tanto nell’umanità che non<br />

abbassò nemmeno il vetro di separazione quando<br />

fu il momento di pagare, limitandosi a spingere<br />

femmina stupenda che Ernest adorava più di<br />

ogni altra cosa. Era un piacere vederla tutte le<br />

mattine all’ingresso, era un piacere vederla sorridere<br />

e giocare con lui quando il sole scendeva<br />

oltre l’orizzonte.<br />

«Hey» la salutò Ernest.<br />

Soltanto la voce lo faceva eccitare ogni volta:<br />

«Hey» rispose Jasmina, con quel sussurro sensuale<br />

di cui solo lei era capace.<br />

«Allora non sono l’unico che lavora l’ultimo<br />

dell’anno».<br />

«Ancora per poco.. poi si festeggia» fece lei, sfiorandosi<br />

le labbra con un dito. «Tu invece? Che fai<br />

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