e con i tuoi gemiti!» Tutto l’ufficio guardava la signora Bristol tentare di porre un freno al pianto a dirotto, e cercare almeno così di conservare un briciolo della propria dignità. Dopo qualche secondo iniziò a sembrare in grado di controllarsi. Mentre si guardava <strong>into</strong>rno soddisfatto, tra tutti Mike si accorse proprio di lui, che sbirciava da sopra il suo pannello quella scena pietosa. «Ah, Ernest, proprio te!» esordì felice quel coglione incravattato, incamminandosi verso di lui. «Aspetta a rimetterti a lavorare, ti devo parlare! Voi rimettetevi all’opera, invece: dai ragazzi, dai, sta a noi creare i sogni delle persone! Andiamo, squadra! Hop hop!» Lasciò la donna alle sue spalle, già dimenticata. Faccenda chiusa, e lo era anche per i suoi colleghi che si rimisero chini a battere sui tasti per creare nuove e complesse simulazioni. Ernest si rammentò all’ultimo momento della pagina pornografica e per fortuna la chiuse prima che Mike lo raggiungesse, lasciando in bella vista la finestra del lavoro sul quale aveva lavorato tutta la notte. «Grazie ancora, Ern, per aver accettato l’incarico» gli disse Mike, stringendogli la spalla in un gesto accomodante che doveva aver visto in qualche film di serie B. «È una fortuna poter contare su gente come te. Allora, alla fine ce l’hai fatta a risolvere il problema?» «Si, capo» rispose Ernest. «Ho ben chiaro il da farsi. Mi ci vorranno un paio di mesi, ma se vuole affidarmi qualcuno in aiuto farei sicuramente prima». «No» rispose Mike, falsamente rammaricato come nel sogno. Aveva ragione, dopotutto: quel difetto dava sui nervi! «Mi dispiace, lo sai: siamo in periodo di vacanze, la gente direbbe di no anche a un lauto straordinario, pur di andarsene da qualche parte. Sei da solo, purtroppo. In quanto conti di farcela per le correzioni?» domandò poi, ritornando a bomba sull’argomento. «Dobbiamo cominciare a ripassare tutto, per l’autunno deve essere pronto e mancano ancora un sacco di cose da fare. Non hai due mesi, mi servono tempi più brevi, Ern! Dammi qualcosa a cui aggrapparmi, su!» «Un mese per le prime righe di codice…» rispose alla fine Ernest, sconsolato.«Un mese e mezzo in caso di complicazioni. Mi ci metto a lavorare subito dopo il mio rientro, ok?» Il capo lo squadrò con un espressione perplessa: «Non puoi posticipare le ferie? È una cosa importante per la società, dobbiamo rifarci degli utili scandalosi delle vacanze di primavera: le ambientazioni erano troppo inglesi, maledizione!» «Sissignore» concordò Ernest. «L’ho provata. È vero, troppo fiabesca per i gusti della gente di città». «Ah sì?» s’incuriosì Mike, «E cos’avresti fatto, tu? No aspetta, non dirmelo. Ne riparliamo verso Natale. Allora è deciso: tre settimane! Una volta finito il lavoro potrai rilassarti dove vuoi, ti concedo un paio di giorni in più, se vuoi». Tre settimane! Ernest gli aveva chiesto un mese e quello tirava la corda anche su quello. «Grazie signore» si costrinse invece a dire, cercando di apparire il più onesto possibile. «È molto gentile da parte sua». «Vero?» ribadì Mike, radioso. «Ah, siete fortunati ad avere me, ragazzi» disse ad alta voce, allontanandosi dalla sua postazione con una camminata trionfante. Lasciato solo, Ernest guardò ancora in direzione della donna appena licenziata: aveva appena finito di raccogliere i suoi effetti personali e sgombrata la sua postazione. Singhiozzava e tremava, ma nessuno dei colleghi di una vita si era girato a consolarla o avvicinato a parlarle. Lavoravano tutti con auricolare e microfoni, davanti ai loro schermi, e a nessuno importava della sua sorte. Ernest la seguì con lo sguardo fino all’uscita dello stanzone. Nessuno la salutò. Senza più niente da guardare, Ernest si rimise seduto al suo posto. Non si rimise subito all’opera, però: dopo che la realtà si era dimostrata anche peggio della fantasia non ne aveva alcuna voglia! Aprì invece una nuova finestra dell’applicazione e, stavolta, andò nel reparto “Feste a Tema”. Selezionò “Festa colleghi d’ufficio” e “Vacanze di Natale”. Nelle personalizzazioni della trama inserì delle interessanti spunte: “Licenziamento Collega”, “Assassinio del proprio capo”, “Linciaggio Pubblico”. Quella notte anche la povera donna avrebbe avuto modo di vendicarsi per quello che aveva subito, e stavolta lui non avrebbe “lavorato”. Si sarebbe goduto il sogno pieno, anche a costo di pagarlo: perché Jim aveva ragione, non poteva permettersi di presentarsi al lavoro stanco com’era. Se al capo diceva male rischiava di fare una brutta fine, e lui non voleva essere licenziato. 16
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