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Alessandro Di Vicino Gaudio: Ego, Jump, a dive into the future

Catalogo della mostra di Alessandro Di Vicino Gaudio alla Galleria Schubert di Milano 20017

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vevi fare apprezzamenti sulla biondina dell’altro<br />

giorno».<br />

«E io che ne sapevo fosse sua sorella?»<br />

«Quantomeno potevi accertarti che lui non fosse<br />

a due metri da te» gli fece notare Jimmy. «Quella<br />

è stata proprio una mossa da poco!»<br />

«E tu, invece?» domandò Ernest, tentando di<br />

cambiare argomento. «Come mai sei così contento?<br />

Non mi dire che mi stai per dire dove andrai<br />

in vacanza: ti giuro che non lo voglio sapere dove<br />

andrai a inzuppare quel biscottaccio che ti ritrovi<br />

tra le gambe!»<br />

«Macché vacanze, le faccio ogni sera ormai!<br />

Anche ieri ho viaggiato nel…» si interruppe per<br />

sporgersi ancora di più, proseguendo sottovoce,<br />

«ho viaggiato nel web e ho trovato questa qui. La<br />

riconosci?»<br />

Jim gli passò una foto di una signora sulla cinquantina,<br />

abbastanza attraente sebbene un po’<br />

troppo “dichiarata” per i gusti di Ernest.<br />

«Non so chi sia».<br />

«Ma come? È quella del reparto spedizioni! L’ho<br />

portata in un localaccio dove la mia mente ha<br />

trovato libero sfogo. E della sua, invece, non ne<br />

parliamo, che potrei farti cadere gli ultimi capelli<br />

che ti sono rimasti! Dovresti provare l’esperienza,<br />

Ern. Non te ne pentiresti!»<br />

«Non mi piace il cyber-porno, lo sai».<br />

Jim si affrettò a correggerlo: «Ma puoi anche farlo<br />

girare off-line. È come se fosse un sogno tuo e<br />

tuo soltanto, con la differenza che in questo hai<br />

un controllo di ciò che accade, lo puoi registrare,<br />

rivederlo e tutto è più nitido».<br />

«Sognare alla vecchia maniera no?» tentò di<br />

contrastarlo Ernest.<br />

«E dai» ribadì Jim. «Non hai mai sognato di<br />

scoparti qualcuno che conosci, magari qualcuno<br />

di famoso, nel tuo caso probabilmente anche un<br />

altro uomo? Cosa ci sarebbe di <strong>dive</strong>rso?»<br />

«Non so» continuò a resistere Ernest. «Mi sembra<br />

sbagliato, o forse semplicemente non fa per<br />

me».<br />

La sirena di inizio turno suonò al di sopra delle<br />

voci, richiamando tutti alle proprie tastiere e ai<br />

propri monitor.<br />

«Secondo me proprio provare» ripropose Jim,<br />

prima di uscire dalla sua visuale «almeno non ti<br />

ritroveresti quella faccia di merda. E poi sei un<br />

dipendente: l’applicazione è dell’azienda per cui<br />

lavori, avresti pure lo sconto!»<br />

Dopo qualche minuto di lavoro, Ernest ripensò<br />

però al consiglio di Jimmy e gli venne voglia di<br />

indagare più a fondo sulla versione pornografica.<br />

Chissà che sogno ci avrebbe fatto su Jasmina.<br />

Controllò che nessuno passasse dietro la sua cabina<br />

e cominciò a navigare le ultime novità. In<br />

effetti ce n’erano tante interessanti, proiezioni di<br />

donne che solleticavano non poco la sua fantasia.<br />

D’un tratto però si cominciò a sentire una donna<br />

piangere, nella grande stanza piena di impiegati.<br />

Era una signora sulla cinquantina, fermata da<br />

Mike il bastardo in mezzo ai corridoi mentre lei<br />

si dirigeva quatta quatta alla sua postazione, per<br />

non fare accorgere nessuno che era in ritardo di<br />

qualche minuto. Signora Bristol, gli pareva che la<br />

chiamassero: l’aveva vista qualche volta sgattaiolare<br />

dalle macchinette automatiche con le mani<br />

piene di biscotti, dolci e patatine. Sembrava la<br />

controfigura di Mrs. Doubtfire, solo più vecchia<br />

e avvilente.<br />

La signora piangeva in modo inconsolabile: «Per<br />

favore» diceva, «la supplico» singhiozzava, «non<br />

può licenziarmi. Ho cinquantotto anni! Chi me<br />

lo dà un lavoro con la crisi che c’è?»<br />

«Dovevi pensarci prima di arrivare tardi al<br />

tuo posto» replicò impassibile Mike. «Come te<br />

ne trovo fuori cinquecento, con quarant’anni di<br />

meno e al quaranta percento di quello che prendi<br />

te. È un favore che vi facciamo quando decidiamo<br />

di tenere gente come te, lo capisci no? Tu<br />

rubi tempo alla società e la società se lo riprende<br />

con gli interessi, funzionano così le cose alla Dream<br />

Society. E per fare vedere che siamo persone<br />

comprensive, ti concedo cinque minuti per prendere<br />

la tua roba e liberare la scrivania, ma solo se<br />

mi prometti di smettere di piangere! Qui ci sono<br />

persone che lavorano, non le puoi mica disturba-<br />

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