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Alessandro Di Vicino Gaudio: Ego, Jump, a dive into the future

Catalogo della mostra di Alessandro Di Vicino Gaudio alla Galleria Schubert di Milano 20017

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fingendosi rammaricato. «Papà vuole vedere le<br />

prime demo massimo tra sei settimane, non ammette<br />

ritardi”.<br />

«Sei settimane?» ripeté irritato Ernest. «Mi<br />

prendi per il culo?»<br />

«Hey, modera il linguaggio!»<br />

«Col cazzo, Mike! Lo sai come la prende mia<br />

moglie se le dico che dovremo spostare la nostra<br />

crociera?»<br />

Mike finì di guardarsi <strong>into</strong>rno, posando lo<br />

sguardo su mobili e ripiani, frugandosi le tasche<br />

per controllare di aver preso tutto. Non stava<br />

dando alcun peso alle proteste di Ernest, quel<br />

bastardo!<br />

«Mike, maledizione, dì qualcosa!»<br />

«Vuoi che ti dica qualcosa?» fece di rimando<br />

Mike. Si posò il pesante cappotto invernale con<br />

pelliccia sulle spalle e camminò fino a fermarsi<br />

davanti a lui, parandosi a una spanna di distanza.<br />

Ernest lo guardava fisso negli occhi, quei piccoli<br />

occhietti vicini e perfidi. «Ecco cosa c’è, Ern. Davanti<br />

a te hai due strade. La prima ti porta dritto<br />

dritto al tuo computer e, tra qualche ora, a casa<br />

da tua moglie: ti potrà accusare di essere arrivato<br />

tardi al cenone, e quando gli dirai che dovrete<br />

spostare le vacanze, potrà alterarsi un po’. Lo capisco,<br />

sai? A volte le donne sono certe spine nel<br />

culo… la informeresti però anche del fatto che<br />

il capo ti ha concesso un extra per le ore di straordinario,<br />

e sono più che certo che alla fine te la<br />

caveresti egregiamente, facendoti perdonare per<br />

la crociera con un paio di orecchini e un braccialetto<br />

di perle». Mike, sorridente, gli abbottonò<br />

l’ultimo bottone della camicia, pizzicandogli la<br />

pelle con una scossa di dolore che per un istante<br />

lo fece rabbrividire. «Mentre adesso pensa alla<br />

seconda strada, Ern: oltre ad essere arrivato tardi<br />

al cenone, dovresti dirle di cancellare le vacanze,<br />

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non soltanto di spostarle. Dovresti dirle di aver<br />

perso il lavoro, e di non poterti più permettere<br />

vizi e sollazzi, per nessuno dei due. Il cenone al<br />

quale sei arrivato in ritardo sarebbe l’ultimo pasto<br />

decente che fareste per molto tempo, perché<br />

mi assicurerei che le altre aziende non leggano<br />

nemmeno il tuo curriculum».<br />

Ernest era livido in volto. «Mi stai minacciando,<br />

Mike?»<br />

«Beh… sì, dai. Questa è una minaccia. Vorrei<br />

dirti qualcosa a effetto, ma mi piace essere considerato<br />

una persona sincera». Mike gli passò accanto<br />

posandogli una mano sulla spalla. «Chiudi<br />

tutto e spegni le luci, mi raccomando. Ci vediamo<br />

quando torno dalle vacanze in montagna,<br />

così mi aggiorni e controlliamo lo stato dei lavori»<br />

disse, congedandosi da lui con l’espressione<br />

da sbarbatello, strafottente figlio di papà.<br />

«Aspetta, Mike» lo fermò subito Ernest. «Un’altra<br />

cosa…»<br />

Mike ebbe appena il tempo di voltare la testa<br />

che un pugno arrivò a colpirlo alla mascella. Fu<br />

talmente repentino che per poco non gli staccò<br />

la testa. Quel diretto lo mandò a sbattere il<br />

naso contro lo stipite della porta, riuscendo così<br />

a raddoppiare la sua soddisfazione. Ma ancora<br />

Ernest sentiva che non era abbastanza.<br />

Mike, dopo il primo sconcerto, si riprese nel

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