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Locus Solus

Nella villa di uno stravagante inventore, Martial Canterel, un gruppo di curiosi visitatori passa in rassegna un parco popolato da incredibili invenzioni: macchine celibi, piante sconosciute ai botanici, popoli non registrati negli atlanti, animali che non discendono da quelli scampati al diluvio, sostanze non classificate nei manuali di chimica. Locus Solus è un testo incredibile, un romanzo unico nella storia della letteratura universale, i cui protagonisti sono il linguaggio stesso e delle mitologie private che rappresentano, allo stesso tempo, un·retaggio per tutti noi.

Nella villa di uno stravagante inventore, Martial Canterel, un gruppo di curiosi visitatori passa in rassegna un parco popolato da incredibili invenzioni: macchine celibi, piante sconosciute ai botanici, popoli non registrati negli atlanti, animali che non discendono da quelli scampati al diluvio, sostanze non classificate nei manuali di chimica. Locus Solus è un testo incredibile, un romanzo unico nella storia della letteratura universale, i cui protagonisti sono il linguaggio stesso e delle mitologie private che rappresentano, allo stesso tempo, un·retaggio per tutti noi.

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․06


indice<br />

<br />

introduzione<br />

<strong>Locus</strong> <strong>Solus</strong><br />

3 <br />

21 <br />

47 <br />

89 <br />

179 <br />

197 <br />

229


Raymond Roussel<br />

<strong>Locus</strong> <strong>Solus</strong><br />

traduzione di Susanna Spero<br />

EDIZIONI GRENELLE


Quel giovedì di un incipiente aprile, il mio dotto amico, il maestro<br />

Martial Canterel, mi aveva invitato, insieme a pochi altri<br />

intimi, a visitare l’immenso parco che circonda la sua bella villa<br />

di Montmorency.<br />

<strong>Locus</strong> <strong>Solus</strong> – così si chiama la proprietà – è un quieto rifugio<br />

dove Canterel ama svolgere, in piena tranquillità d’animo, i suoi<br />

molteplici e fecondi studi. In questo luogo solitario Canterel è sufficientemente<br />

al riparo dall’agitazione di Parigi – e può tuttavia raggiungere<br />

la capitale in un quarto d’ora quando le sue ricerche richiedano<br />

una sosta in una certa speciale biblioteca o quando giunga il<br />

momento di fare al mondo scientifico, nel corso di una conferenza<br />

prodigiosamente affollata, un certo annuncio sensazionale.<br />

È a <strong>Locus</strong> <strong>Solus</strong> che Canterel passa quasi tutto l’anno, circondato<br />

da discepoli colmi di un’ammirazione appassionata per<br />

le sue continue scoperte, che lo assecondano con fanatismo nel<br />

compimento della sua opera. La villa comprende varie stanze lussuosamente<br />

adibite a laboratorio modello, affidate alle cure di un<br />

gran numero di aiutanti, e il maestro consacra pienamente la sua<br />

esistenza alla scienza, appianando all’istante, grazie alle sue ingenti<br />

ricchezze di scapolo privo di vincoli, tutte quelle difficoltà<br />

materiali che i diversi scopi che si prefigge possono far sorgere<br />

nel corso del suo lavoro accanito.<br />

Erano appena suonate le tre. Il tempo era mite e il sole scintillava<br />

in un cielo quasi uniformemente puro. Canterel ci aveva


4<br />

<strong>Locus</strong> <strong>Solus</strong><br />

ricevuti non lontano dalla villa, all’aperto, sotto alberi antichi la<br />

cui ombra avvolgeva una comoda attrezzatura che comprendeva<br />

varie poltrone di vimini.<br />

Dopo l’arrivo dell’ultimo dei convocati il maestro si avviò,<br />

guidando il nostro gruppo che docilmente l’accompagnava. Alto,<br />

castano, dalla fisionomia aperta, dai lineamenti regolari, Canterel,<br />

con i suoi baffetti sottili e gli occhi vivaci in cui splendeva<br />

una meravigliosa intelligenza, a malapena palesava i suoi quarantaquattr’anni.<br />

La sua voce calda e persuasiva dava un grande fascino<br />

a un’elocuzione avvincente che, per seduzione e chiarezza,<br />

faceva di lui un campione della parola.<br />

Camminavamo da poco lungo un ripido viale in salita.<br />

A mezza costa vedemmo, sul ciglio della strada, ritta in una<br />

nicchia di pietra di una certa profondità, una statua stranamente<br />

antica, formata – sembrava – di terra nerastra, secca e solidificata,<br />

che rappresentava, non senza grazia, un sorridente bambino<br />

nudo. Le braccia erano tese in avanti in un gesto d’offerta, mentre<br />

le mani s’aprivano verso il soffitto della nicchia. Una piantina<br />

morta, vetusta all’estremo, si levava nel centro del palmo destro,<br />

dove un tempo aveva messo radici.<br />

Canterel, che distrattamente continuava per la sua strada, dovette<br />

rispondere alle nostre unanimi domande.<br />

«È il Federale dal seme santo che Ibn Batuta vide nel centro di<br />

Timbuctù », disse indicando la statua, di cui poi ci rivelò le origini.<br />

―<br />

Il maestro aveva conosciuto intimamente il famoso viaggiatore<br />

Echenoz, che durante una spedizione in Africa, ai tempi della<br />

sua prima gioventù, era andato fino a Timbuctù.<br />

Avendo, prima della partenza, assimilato la bibliografia completa<br />

sulle regioni che lo attraevano, Echenoz aveva più volte letto<br />

una certa relazione del teologo arabo Ibn Batuta, considerato il<br />

più grande esploratore del secolo dopo Marco Polo.<br />

Solo alla fine della sua vita, ricca di memorabili scoperte<br />

geografiche, quando avrebbe a buon diritto potuto assaporare


capitolo primo<br />

5<br />

nell’ozio la pienezza della gloria, Ibn Batuta aveva ancora una volta<br />

tentato una ricognizione lontana e visto l’enigmatica Timbuctù.<br />

Nel corso della sua lettura, Echenoz era stato, sopra ogni altro,<br />

colpito dal seguente episodio.<br />

Quando Ibn Batuta entrò, da solo, a Timbuctù, una silenziosa<br />

costernazione gravava sulla città.<br />

Era allora sul trono una donna, la regina Duhl-Séroul, di una<br />

ventina d’anni appena, che non aveva ancora preso marito.<br />

Duhl-Séroul soffriva talvolta di terribili crisi di amenorrea da<br />

cui derivava una congestione che, giunta al cervello, provocava<br />

degli accessi di furore.<br />

Questi disturbi erano di grave pregiudizio ai nativi, visti i poteri<br />

assoluti di cui godeva la regina, pronta a dispensare in quegli<br />

istanti ordini privi di senso, moltiplicando senz’alcuna ragione le<br />

condanne capitali.<br />

Sarebbe potuta scoppiare una rivoluzione. Era però con la<br />

più saggia bontà che, all’infuori di quei momenti di aberrazione,<br />

Duhl-Séroul governava il suo popolo, il quale raramente aveva<br />

conosciuto un regno altrettanto felice. Invece di affrontare l’ignoto<br />

rovesciando la sovrana, sopportavano con pazienza quei<br />

mali passeggeri compensati da lunghi periodi di prosperità.<br />

Di tutti i medici della regina, nessuno era fino a quel momento<br />

riuscito ad arginare il male.<br />

Ora, all’arrivo di Ibn Batuta, una crisi più forte di tutte le precedenti<br />

minava Duhl-Séroul. Di continuo si era costretti, a una sua<br />

parola, a giustiziare numerosi innocenti e bruciare interi raccolti.<br />

Sotto la sferza del terrore e della carestia gli abitanti aspettavano<br />

di giorno in giorno la fine dell’accesso che, prolungandosi<br />

contro ogni logica, rendeva la situazione insostenibile.<br />

Nella piazza principale di Timbuctù si ergeva una specie di<br />

feticcio cui la credenza popolare attribuiva grandi poteri.<br />

Era la statua di un bambino, interamente composta di terra<br />

bruna – e plasmata un tempo, in curiose circostanze, sotto il re<br />

Forukko, antenato di Duhl-Séroul.<br />

Forukko, che possedeva quello stesso senno e mitezza di cui<br />

era dotata di norma l’attuale regina, aveva, promulgando leggi

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