settimanale AQUILE del 03 marzo 2017

L’editoriale
di Rodolfo Casentini
Quando l’Amore di un popolo
scende in campo.
Lo avevamo auspicato ed è avvenuto per nostra somma e infinita
gioia. La Lazio è scesa in campo nella partita di andata
della semifinale di Coppa Italia contro la Roma, con la testa e
con un grande cuore. Un cuore che si è magicamente ampliato
e irrobustito anche grazie agli spettacolari tifosi in Curva Nord
che per l’occasione era gremita e ricca di adrenalina positiva.
Un continuo e incessante tifo, sostegno, amore vero che in
ogni secondo del match, si sprigionava nell’aria andando a
pervadere le menti , le gambe, il cuore di ogni giocatore e staff.
Tutto questo ha permesso di vincere nettamente questo derby
per 2-0 consegnando alla storia un’altra tappa indimenticabile
di questa stracittadina. Siamo solo al primo round è vero, ma
comunque, la forza che mercoledi sera è venuta fuori dalle
Aquile traverstite da leoni biancocelesti, è stata una magia che
solamente con l’apporto di tutti poteva materializzarsi. Tutti e
sottolineo tutti, sono stati indispensabili, chi nel loro piccolo,
chi nel loro grande. nessuno si è tirato indietro, nessuno ha
permesso a un solo romanista di valicare quella porta del nostro
forte che non solo ha retto perfettamente l’urto, ma al
tempo stesso ad ogni tentativo, si fortificava sempre di più diventando
devastante al momento dell’attacco. Una lezione di
gioco, di tattica, di strategia, di tifo, di amore, di emozione. Si
è vinto non solo in campo ma su tutti gli altri fronti che erano
presenti allo stadio Olimpico mercoledi sera. Una vittoria netta,
voluta e soprattutto gridata ai quattro venti per far si che gli
altri finalmente si possano rendere conto che il popolo della
Lazio è tornato grande, che la Lazio è tornata grande, che
l’amore è sempre lo stesso e mai niente e nessuno potrà mai
indebolire. Siamo un popolo con la testa e con un cuore immenso,
abbiamo una squadra formata da giocatori tifosi di
questa Lazio, innamorati di questa maglia. Abbiamo un allenatore
laziale dentro fino al midollo pur essendo nativo di piacenza.
18 anni di Lazio sono un tempo eterno in questo mondo
senza riconoscenza e senza sentimento. Inzaghi invece ha saputo
trasmettere il senso di essere laziale anche a dei giovani
stranieri come Milinkovic, come Lukaku, come De Vrij, come
Bastos, come Patric, come Wallace. Ha saputo ristimolare
gente che era “scazzata” come Keita e Anderson. ha saputo
convincere della bontà di un progetto da portare avanti, giocatori
navigati come Biglia, come Parolo, come Radu, come
Lulic. Ha saputo coinvolgere tutto il suo staff facendogli comprendere
fin dal primo minuto di questa avventura, che la primavera
è un conto, la serie A è tutt’altro. Ora dobbiamo stare
calmi e usare la testa, rimaniamo concentrati e non dilapidiamo
il vantaggio sul campo acquisito con una gara perfetta
che probabilmente finirà nei manuali del calcio che studieranno
a Coverciano i futuri allenatori. Il capitolo ha un bel
nome “ come incartare la partita all’avversario” Autore Simone
Inzaghi. Ora in campionato abbiamo la possibilità di riagganciarci
al treno del terzo posto, troppo importante non perderlo
proprio per rimanere belli concentrati e pronti a questo tipo di
partite di alto livello, dove il dentro o fuori diventa pane quotidiano
e dove se il cuore non ti abbandona, alla fine, vai a festeggiare
sotto la curva insieme ai tuoi impareggiabili tifosi
che tutti uniti, hanno formato un solo grande CORE LAZIALE.

Post
Stagione 20
Lazio - Ud
a cura di Car
Di Rodolfo Casentini
IL MIGLIORE
Alessandro Murgia
PIÙ:
PIÙ E MENO D
IL PEGGIORE
Felipe Anderson
PIÙ:
IMMOBILE: Una Lazio immobile la sblocca e la vinc
UNFAIR PLAY: Di fronte all’ennesimo giocatore udin
gna il premio divino. Vi voglio così. Cattivi.
CINQUANTA: Il voto della mia maturità. I punti della
certanti di sconcerti la Lazio è sopra la magnifica In
MENO:
8.000; I tifosi presenti. Ok c’è il derby mercoledì ma

16/2017
Partita
inese 1-0
lo Cagnetti
I EMPOLI - LAZIO
e con Immobile su rigore solare. Semplice.
ese a terra per perdere tempo la Lazio non si ferma e guada-
Lazio che intravede il ciuccio. Malgrado le omissioni sconter
del genio pioli. Ahahahahah
un deserto così è umiliante.

di Arianna Michettoni
I Precedenti
Le due compagini si sono affrontate 62 volte in Emilia, con un bilancio che vede i padroni di casa che risultare
vittoriosi in 33 occasioni; per 17 volte le due squadre si sono equamente divise la posta in palio,
mentre nelle restanti 12 occasioni i biancocelesti sono riusciti a espugnare il Dall’Ara. Gli ultimi tre precedenti,
tuttavia, hanno fatto registrare il segno X: nella passata stagione la partita terminò sul 2 a 2 – un rigore
segnato da Candreva e la rete di Lulic permisero alla Lazio di recuperare il doppio svantaggio. L’ultima
vittoria biancoceleste risale invece alla stagione 2011/2012, quando la Lazio vinse a Bologna con il risultato
di 2-0. E per risalire all’ultima gioia rossoblu bisogna tornare indietro all’annata 2010/2011 quando, dopo
la rete iniziale di Floccari, Ramirez e Di Vaio (doppietta) ribaltarono la gara fissando il punteggio sul definitivo
3-1.
Le Statistiche
Approccio mentale decisamente opposto per le due formazioni: la Lazio è fortemente proiettata in zona
Europa – ridotto anche il gap con il terzo posto; viceversa, il Bologna ha ben poco da chiedere al prosieguo
del campionato – a salvezza ottenuta, tanto più che la striscia negativa di risultati è stata appena interrotta
da un pareggio contro il Genoa nell’ultima giornata. Nei 62 scontri diretti tra Bologna e Lazio, le due formazioni
hanno realizzato in totale 166 gol: 107 di questi portano la firma di giocatori rossoblu, mentre i
calciatori capitolini hanno segnato le rimanenti 59 reti. Una statistica però che deve tener conto anche del
dato aggiornato alla stagione corrente: il Bologna ha il quarto peggiore attacco della Serie A. La Lazio tiene
– seppur troppo spesso sottovalutata – un ritmo altissimo: 50 punti dopo 26 giornate è un bottino che
eguaglia la formazione scudettata nel 1999/2000; 15 vittorie in 26 gare sono, infatti, il terzo miglior risultato
della storia della Lazio (che solo nel 1973/1974 e 2000/2001 ha fatto meglio, con 16 successi).

di Arianna Michettoni
Era da tanto attesa ed infine è
arrivata: la prestazione brutta,
che non importa quanti tiri in
porta sono stati calciati, quante
occasioni sono state prodotte,
quanto nel gioco è stato costruito;
si vince su rigore (non
dubbio, da sottolineare) e si
porta a casa il risultato nonostante
tutto. Nonostante le altrui
ed incomprensibili
proteste, nonostante il calo
mentale (o distrazione prederby):
ha vinto quella voglia di
avere i tre punti e riaprire la
corsa al terzo posto, complice,
anche, la sorprendente (eppure
non così tanto) sconfitta del
Napoli contro l'Atalanta. Certo
i nerazzurri di Bergamo ancora
ci precedono ben fanno a sentirsela
Caldara, che bel gioco di
parole! ma sembra, a dispetto
dei pronostici e della scaramanzia,
che la Lazio abbia
ormai tutto per centrare l'obiettivo
minimo stagionale e così,
con una certa tranquillità del risultato
ottenuto data anche
dalla sconfitta dell'Inter e dall'abbandono
(quasi) definitivo
della Fiorentina alla lotta Europa
possa guardare in avanti
e non indietro. Non lì dove la
Juventus continua a vincere,
certamente: poco più giù, chè
quattro punti di distacco e con
un Roma - Napoli da disputarsi
sabato tengono le porte ben
aperte a qualsiasi velleità biancoceleste.
Il calendario, infatti,
sembrerebbe pure agevole:
prossima avversaria della
Lazio sarà un Bologna privo di
stimoli e di ambizioni stagionali;
tutto sta, tuttavia, nella voglia
dei ragazzi di Inzaghi:
come spesso già è accaduto
sono loro i veri artefici del destino
laziale. Si può perdere o
pareggiare giocando assai
bene e con un rammarico latente,
oppure si può vincere
fruendo di un episodio favorevole
e appagando una sorta di
sfida contro il destino che tante
volte alla Lazio ha voltato le
spalle. Poco altro accade in
Serie A: la roma ridimensiona
l'Inter, ad oggi probabilmente la
squadra più sopravvalutata
della massima serie; il Pescara
è tornato alle sue consuetudini:
la cura Zeman pare essere
durata addirittura meno del
previsto. Ci si trascina, insomma,
stancamente di giornata
in giornata: non fosse per
la Lazio, appunto, che tiene
vive e fiammeggianti le speranze
dei tifosi biancocelesti, ci
sarebbe di che annoiarsi. La
Juventus il campionato lo ha
già vinto, praticamente – senza
voler togliere meriti ad alcunché;
la roma avrà il suo secondo
posto,i soldi Champions
e la permanenza (faticosamente
guadagnata) del suo
presidente. Il Napoli, invece,
proprio dal suo presidente
dovrà vedersi: non è un caso
che il capo delle prestazioni
coincida con le infelici dichiarazioni
di De Laurentiis Lazio
ed Atalanta, a questo punto,
sono pronte ad approfittarne.

I magnifici tre
di Carlo Cagnetti
E non poteva essere diversamente. In una domenica un po’così con la testa all’andata
delle semifinali di Coppa Italia la Lazio agguanta una vittoria sofferta ma meritata contro
un’Udinese battagliera e vogliosa di fare chissà cosa… (misteri del campionato italiano,
ma meglio vincere così che contro avversari che si calano le braghe). Molto si è discusso
sul rigore, ma in effetti c’è poco o nulla da dire: assegnazione giusta e il caso è chiuso.
Riguardo al nostro premio Cuore di Lazio e alle pagelle relative alla gara contro i friulani
si notano votazioni omogenee da parte dei due quotidiani sportivi presi in considerazione.
Il migliore è stato il giustiziere Immobile seguito da Parolo e Murgia. Nella classifica
generale cambia poco o nulla; Immobile, Parolo e Felipe Anderson, i magnifici tre,
proseguono indisturbati la loro fuga e se continueranno su questi ritmi per gli altri sarà
quasi impossibile raggiungerli. Nella classifica del mese di febbraio ha prevalso l’infaticabile
Parolo.
Riguardo ai criteri di valutazione abbiamo preferito scegliere la sommatoria dei voti piuttosto
che la media, anche per premiare il giocatore che assomma più presenze e che
quindi dimostra di avere maggiore continuità di rendimento e minore morbilità.
Ricordiamo inoltre che la classifica del nostro premio è la risultante delle votazioni dei
quotidiani sportivi più venduti, e cioè il Corriere dello Sport e la Gazzetta dello Sport, e
che la classifica la potete anche trovare nel numero del settimanale Aquile, e che uscirà
venerdì 3 marzo, come al solito ricchissimo di servizi, tra cui quelli sulla partita contro

l’Udinese e il derby d’andata di Coppa Italia, oltre ad inchieste importanti, in attesa
della trasferta serale di Bologna da vincere ad ogni costo. Per chi volesse leggerlo è
sufficiente visitare il sito www.cuoredilazio.it ed andare alla sezione magazine.
Intanto ecco i prospetti, sia generale che quello relativo alla classifica di febbraio, limitati
alle prime posizioni dopo le ventisei gare giocate dalla Lazio.
CLASSIFICA GENERALE
AGGIORNATA ALLA 26esima GIORNATA
GIOCATORE PARTITE GIOCATE PUNTI TOTALI
1) Immobile 25 321
2) Parolo 25 312
3) F.Anderson 24 305,5
CLASSIFICA FINALE DEL MESE DI FEBBRAIO 2017
GIOCATORE PARTITE GIOCATE PUNTI MESE
1) Parolo 4 55
2) Anderson 4 53
3) Immobile 4 50,5

Post
Coppa Italia
Lazio - R
a cura di Car
Di Rodolfo Casentini
IL MIGLIORE
Segej Milinkovic savic
IL PEGGIORE
nessuno
PIÙ:
PIÙ E MENO
ANNICHILITA: la strombazzata roma spallettiana ne
zaghi che ha messo la museruola ai giallorossi ed
CURVA NORD: immensa. Tifo continuo e tracimant
LUKAKU: top player. Annulla tutti quelli che gli pas
argine.
FELIPE E BALDE: decisivi. I loro assist valgono du
SERGIO E CIRO: due gol. È solo il primo tempo. Ma
MENO:
SEI: minuti di recupero. Un’enormità senza giustific

2016/17
Partita
oma 2-0
lo Cagnetti
DI EMPOLI - LAZIO
l primo tempo della semifinale di coppa Italia. Lezione tattica di Ina
raccolto il premio meritato. Due a zero e tutti a casa.
e. Il dodicesimo in campo è indispensabile.
sano davanti e si muove con una forza a cui nessuno può porre
e gol. Spaccano come e quando vogliono la gara.
su questi due gol si può costruire la finale contro la Juventus.
azione da parte dell’ottimo Irrati.

ER CORE

LAZIALE

Lo stadio Flaminio e l’analfabetismo
Dal comunicato ufficiale pubblicato il 25 Febbraio
2017, dove la S.S. Lazio rende noto che: “La S.S.
Lazio e i suoi innumerevoli tifosi sono fiduciosi e
certi che l’intera amministrazione comunale di
Roma non creerà discriminazioni tra i cittadini romani
in base alla fede calcistica e che il sindaco di
Roma Virginia Raggi e la sua giunta sicuramente
consentiranno di costruire anche per gli appassionati
sostenitori dei colori biancocelesti, il proprio
stadio, secondo i propri criteri di localizzazione, di
efficienza e di qualità dell’impianto, senza ricorrere
allo stratagemma dello Stadio Flaminio che non ha
alcun requisito e condizione oggettiva per essere
lo stadio della Lazio.”
Uno stralcio chiaro, di facile interpretazione: il fu
stadio Flaminio, lo si legge e lo si ribadisce, non ha
alcun requisito e condizione oggettiva per essere
lo stadio della Lazio. A ciò, però – e può sfuggire
ad una prima occhiata – si aggiunge l’allusione ad
uno stratagemma: come la questione Flaminio
avesse un retropensiero infingardo da cui la Lazio
vuol ben guardarsi. Quale può essere l’insidia? È
facile da svelare: a tal proposito è sufficiente una
funzionale degli
u…tonti biancocelesti
di Arianna Michettoni
sbirciata veloce e poco impegnativa ai principali
social network – ormai del tutto sostituti delle
chiacchiere da bar – per scoprire una parte di sostenitori
biancocelesti in subbuglio, attanagliati dal
sentimentalismo nostalgico suscitato dal vecchio
impianto romano. Proprio non basta, insomma, la
netta e perentoria smentita societaria – né sono bastate
le innumerevoli analisi volte a chiarire i motivi
per cui il Flaminio non potrà tornare ad essere la
casa delle aquile: gli utenti laziali lanciano addirittura
una petizione online, cercando chissà quale
consenso. Cosa comporta, quindi, questo volersi
dissociare ostinatamente dalla realtà dei fatti? A
non voler cedere al pensiero malizioso, resta lo
sconforto di una chiave di lettura diversa, seppur
complementare: ci si trova di fronte, probabilmente,
ad un caso di analfabetismo funzionale. Un
termine apparentemente altisonante e che racchiude,
però, un assai triste e semplice realtà:
l’analfabeta funzionale è in grado di leggere un
testo, cioè di interpretare i segni in esso contenuti,
ma non ne comprende il significato. Secondo la definizione
del rapporto Piaac-Ocse, un analfabeta
funzionale è più incline a credere a tutto quel che

legge in maniera acritica, non riuscendo a “comprendere,
valutare, usare e farsi coinvolgere con
testi scritti per intervenire attivamente nella società,
per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare
le proprie conoscenze e potenzialità”. In Italia
il 47% degli individui è analfabeta funzionale – lo
rivela proprio lo Human Development Report del
2009, un indice calcolato tra i paesi dell’Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico
(Ocse). E il binomio analfabetismo funzionale – social
network ne è uscito rinsaldato, dal momento
che tutti hanno lo stesso spazio per potersi esprimere.
Gli analfabeti funzionali sono quindi, per antonomasia,
coloro che non sono in grado di
comprendere informazioni, post e articoli diffusi
sui social network – gli stessi, come l’appello dei
tifosi circa lo stadio Flaminio, condivisi poi centinaia
di volte in maniera acritica. Tanto più che i
testi che puntano ossessivamente a provocare una
reazione circostanziata da parte dei lettori sono in
realtà aperti a qualsiasi decodifica “aberrante” possibile:
altro tecnicismo – qui adattato dai modelli
semiotici della comunicazione – che indica una
scarsa comprensione da parte del ricevente – dovuta
ad incomprensione per disparità di codice – o
a non accettazione per motivi ideologici – rifiuto
per delegittimazione. Il compianto Umberto Eco
(semiologo cui si deve la citazione sulla teoria precedente)
indicava tale fenomeno come qualcosa di
auto-elevatosi a livello di informazione o analisi
credibile, da avvalorare (o avversare) col continuo
discredito gettato nei confronti di chi fa informazione
seriamente: non occorre sottolineare come i
giornalisti siano diventati oggetto degli strali di
buona parte degli haters (professionisti) della rete;
sebbene definire semplicemente analfabeta funzionale
chi si ostina a commentare un articolo partendo
solo dal titolo, o magari estrapolando un
concetto solo su una trattazione lunga e complessa
– spesso un concetto distorto – sia profondamente
sbagliato – trattasi infatti non di
analfabeti, ma di semplici… utonti. O ancor più pregnante
è la definizione data da Roberto Cotroneo
sull’analfabetismo postmoderno – narcisistico, se
spiegato con un aggettivo: viviamo in un sistema
dove conta rendere tutto pubblico, ma senza alcuna
percezione e capacità di capire quello che si
sta facendo – ad oggi, una battaglia per il Flaminio
che non sarà lo stadio della Lazio.

FRASCHETTA DA I FRATELLI
FRASCHETTA DA I FRATELLI
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