marzo-aprile - Carte Bollate
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dove ti porterei<br />
gorgona – Un carcere a cielo aperto con il mare come unica recinzione<br />
Per soli detenuti<br />
vacanza all inclusive<br />
i<br />
viaggi che abbiamo proposto<br />
fino ad oggi sono<br />
stati in posti belli, da<br />
sogno, viaggi che potremmo<br />
effettivamente fare<br />
solamente dopo la nostra<br />
scarcerazione. Beh, questa<br />
volta voglio provare a portarvi<br />
in luogo fantastico, dove<br />
invece possono andare solo<br />
detenuti e addetti ai lavori.<br />
Il nostro viaggio inizia una<br />
mattina presto, sulla banchina<br />
del porto di Livorno,<br />
quando scendendo dal furgone<br />
della polizia penitenziaria<br />
saliamo su una delle vedette<br />
che ci porteranno all’isola<br />
penitenziaria di Gorgona. Levati gli ormeggi<br />
ci attende un’ora di viaggio abbastanza<br />
pesante, perché non siamo in<br />
crociera: non ci è permesso di stare in<br />
coperta a goderci il paesaggio marino<br />
e da sottocoperta l’unica possibilità di<br />
vedere qualcosa – e se il mare è mosso<br />
di non stare male - è quella di stare<br />
aggrappati ad uno dei piccoli oblò della<br />
barca.<br />
Finalmente arriviamo al porticciolo e<br />
come mettiamo il piede a terra ci possiamo<br />
rendere conto di un’atmosfera<br />
realmente diversa rispetto a quella<br />
che viviamo in qualunque altro carcere<br />
d’Italia. L’isola è completamente a<br />
disposizione dei detenuti: infatti a parte<br />
loro e gli operatori penitenziari, vi<br />
sono solamente due o tre famiglie che<br />
continuano a viverci. Gorgona è aspra,<br />
scoscesa e il rapporto con la natura si<br />
assapora in ogni momento della giornata,<br />
la circolazione di mezzi a motore è<br />
limitatissima, una decina al massimo e<br />
i suoni sono quelli di un tempo ormai<br />
dimenticato.<br />
Quest’isola di due chilometri quadrati è<br />
la più settentrionale dell’arcipelago toscano,<br />
vi “abitano” circa settanta detenuti<br />
ed altrettanti agenti di polizia. Le<br />
persone detenute lavorano e sono retribuite<br />
e le necessità della piccola comunità<br />
che vi abita (detenuti, agenti,<br />
operatori e civili) sono soddisfatte quasi<br />
completamente in modo autarchico:<br />
tutto ciò che serve, compresa l’energia<br />
elettrica, è prodotto sul posto.<br />
26 carte<strong>Bollate</strong><br />
A Gorgona c’è chi si occupa dell’impianto<br />
fotovoltaico che ha sostituito i generatori<br />
per fornire di corrente elettrica<br />
tutta l’isola, chi “fabbrica” acqua dolce,<br />
chi lavora negli orti, nell’uliveto e nella<br />
vigna, chi alleva gli animali e chi si dedica<br />
all’allevamento del pesce. C’è chi<br />
prepara formaggi e chi pulisce il paese<br />
e la spiaggia, il detenuto-panettiere<br />
che sforna pane pizze e dolci per tutti<br />
e infine il pescatore – detenuto anche<br />
lui- che ha a disposizione un piccolo<br />
gozzo a motore per gettare<br />
e recuperare le reti in mare.<br />
Una piccola comunità quasi<br />
autosufficiente, dove vivendo<br />
tutto il giorno all’aperto<br />
ci si dimentica del carcere.<br />
Una giornata tipo inizia la<br />
mattina presto, verso le sei e<br />
trenta, quando si fa colazione<br />
– a proposito, a Gorgona<br />
si mangia tutti assieme in<br />
una grande sala dove sono<br />
posizionate anche delle cucine<br />
a gas e dei frigoriferi – poi<br />
ognuno va a lavorare. C’è chi<br />
si ferma in paese a svolgere<br />
i suoi compiti e chi invece,<br />
come chi si occupa dell’allevamento<br />
del pesce, attraversa tutta<br />
l’isola per raggiungere il proprio posto<br />
di lavoro, percorrendo sentieri sterrati<br />
e poco agevoli, ma con panorami meravigliosi:<br />
camminando di buon passo si<br />
arriva sulla cima di una scogliera con<br />
l’isola di Capraia e la Corsica sullo sfondo.<br />
Una visione mozzafiato per la sua<br />
bellezza, oltre che per la fatica dei tanti<br />
saliscendi del percorso.<br />
A mezzogiorno ci si ritrova tutti a mangiare,<br />
e dopo un break di un’ora si ri-