marzo-aprile - Carte Bollate
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dossier<br />
riFlessioni Da Dentro – Un confronto di gruppo pensando ai propri affetti<br />
Il nostro tempo diviso,<br />
la quotidianità che manca<br />
mi presento: Valeria, 25 anni,<br />
volontaria a <strong>Bollate</strong> dal 2007,<br />
faccio parte del Gruppo Carcere<br />
Mario Cuminetti.<br />
Mi sono da poco laureata in Giurisprudenza,<br />
discutendo una tesi sul carcere:<br />
ho cercato di capire cosa significhi veramente<br />
la parola “rieducazione”, cercando<br />
di evidenziare tutti quei fattori che si<br />
contrappongono alla sua riuscita e, principalmente,<br />
la subcultura penitenziaria.<br />
Il Gruppo Lettura del primo Reparto mi<br />
ha ospitata per un ciclo di cinque incontri<br />
legati alla mia tesi, durante i quali ci<br />
siamo interrogati sui significato della<br />
reclusione e del percorso trattamentale<br />
offerto ai detenuti.<br />
Il primo punto fermo a cui si è giunti è<br />
rappresentato dalla frattura esistente<br />
tra “il dentro” ed il “fuori”: non sono le<br />
mura del carcere a rendere tanto diversi<br />
questi due luoghi, ma la diversità delle<br />
regole, ufficiali e non, che regolano la<br />
convivenza, oltre alla la consapevolezza,<br />
propria di ogni recluso, dell’ impossibilità<br />
di prendere parte alla scorrere della<br />
vita, che non si ferma durante l’espiazione<br />
della pena, ma che, anzi, sembra<br />
correre maggiormente, quasi a voler punire<br />
ancor più severamente coloro che lo<br />
Stato ha già giudicato.<br />
“L’arresto del cronometro al giorno e<br />
all’ora della sua reclusione non significa,<br />
per la persona reclusa, l’arresto di ogni<br />
tempo. C’è una biforcazione,nel corpo,<br />
del tempo. Tempo della reclusione e Altro<br />
tempo vivono simultaneamente”. E’<br />
così che un detenuto mi spiega come la<br />
vita, dentro, sia sospesa, bloccata tra la<br />
monotonia della reclusione, che sembra<br />
offrire poche possibilità, e la vita, quella<br />
vera, che ogni giorno che passa si allontana<br />
sempre più.<br />
Ci siamo perciò interrogati su quali siano<br />
gli elementi che rendono tanto dolorosa<br />
e evidente questa separazione del<br />
tempo, arrivando a constatare come la<br />
privazione principale della reclusione sia<br />
rappresentata della lontananza dai propri<br />
affetti.<br />
In carcere, raccontano i detenuti del primo<br />
reparto, è possibile resistere solo se<br />
si mantiene una proiezione sugli affetti<br />
fuori.<br />
La lontananza dalla vita viene intesa<br />
16 carte<strong>Bollate</strong><br />
principalmente come difficoltà ad essere<br />
partecipe della quotidianità del vivere,<br />
delle piccole cose che possono sembrare<br />
insignificanti, ma che quando mancano<br />
mostrano tutto il loro valore: poter telefonare<br />
alla propria compagna se nevica<br />
e si è preoccupati che non sia rincasata,<br />
guardare un film con gli amici, andare<br />
a trovare la propria mamma la domenica…<br />
ma soprattutto poter fare i padri.<br />
Ci siamo così trovati a capire come il<br />
sentirsi padri sia una condizione, interna<br />
a ciascuno, che non viene meno<br />
in occasione di una reclusione, ma che<br />
anzi si rafforza, per-<br />
ché ciascun genitore<br />
sente il peso della<br />
propria lontananza<br />
da casa e cerca, per<br />
quanto possibile, di<br />
dimostrare ai propri<br />
figli il suo amore, la<br />
sua dedizione e la<br />
sua presenza; diverso<br />
però è il fare i padri,<br />
cioè essere presenti<br />
ad ogni passo che<br />
i figli, ogni giorno,<br />
compiono. E’ questa<br />
la privazione della<br />
reclusione, è questo<br />
fattore, deleterio per<br />
il mantenimento delle<br />
relazioni, a rendere<br />
i rapporti padre-figlio<br />
più complicati.<br />
“l’arresto<br />
del<br />
cronometro<br />
al giorno e<br />
all’ora<br />
della sua<br />
reclusione<br />
non<br />
significa<br />
per la<br />
persona<br />
reclusa,<br />
l’arresto di<br />
ogni tempo<br />
Certo non tutti gli Istituti di pena, in<br />
Italia, offrono le medesime possibilità:<br />
a <strong>Bollate</strong>, ad esempio, esistono spazi,<br />
quali la ludoteca, all’interno dei quali è<br />
possibile trascorrere alcune ore con i<br />
propri figli senza che questi avvertano il<br />
peso del luogo in cui si trovano e in cui è<br />
consentito, principalmente in occasione<br />
delle festività, di trascorrere alcune ore<br />
in più con la propria famiglia, pranzando<br />
con questa, in modo da non compromettere<br />
le relazioni e contribuire al mantenimento<br />
di un rapporto continuativo e<br />
sereno tra padre e figlio.<br />
C’è poi da considerare che le difficoltà<br />
sono diverse in base all’età dei figli: più<br />
questi crescono e si avviano all’adolescenza,<br />
maggior importanza ha la qualità<br />
del rapporto, a discapito dei luoghi.<br />
“Papà, in questi due anni sembra che<br />
non ci sei mai stato”, ha detto un ragazzo<br />
a suo padre nel corso di un colloquio:<br />
sono questi i macigni della detenzione,<br />
che rendono fallimentari gli strumenti<br />
esistenti a disposizione dei detenuti. I<br />
detenuti hanno poi messo in luce come<br />
i rapporti con i familiari siano complicati<br />
dalla consapevolezza della sofferenza<br />
provocata loro attraverso la propria reclusione<br />
e dal dolore per aver sconvolto<br />
l’equilibrio della famiglia.<br />
Il confronto su questo tema ci ha portati<br />
a ragionare sull’importanza di interventi<br />
esterni di supporto per le fa-<br />
miglie, così da aiutarle a non<br />
sentirsi abbandonate durante<br />
il tempo della detenzione.<br />
Rimane, purtroppo, aperto<br />
il problema dei detenuti<br />
stranieri, per i quali il tempo<br />
trascorso in carcere coincide,<br />
nella maggioranza dei casi,<br />
con la recisione dei legami<br />
con i familiari rimasti in patria:<br />
le lettere e le telefonate<br />
non possono certo eliminare<br />
il vuoto creato dalla distanza<br />
e, soprattutto, manca a queste<br />
persone una delle spinte<br />
principali affinché riescano a<br />
rendere utile il tempo della<br />
loro detenzione.<br />
Non bisogna dimenticare il<br />
dettato della Costituzione:<br />
“Le pene non possono consistere in<br />
trattamenti contrari al senso d’umanità<br />
e devono tendere alla rieducazione del<br />
condannato” , ovvero a fornirgli la possibilità<br />
di riscattarsi e condurre la propria<br />
esistenza libero, nell’accezione più completa<br />
del termine. Libero perché fuori<br />
dal carcere, libero perché svincolato dalla<br />
malavita, libero perché può coltivare i<br />
propri affetti, libero di fare il padre.<br />
“E’ vero che, se sei dentro, è perchè devi<br />
pagare un prezzo e che, se vuoi risalire<br />
la china, devi partire da te stesso, lavorando<br />
su di te senza ipocrisia, ma è altrettanto<br />
vero che senza il pensiero degli<br />
affetti questo è quasi impossibile” è la<br />
riflessione conclusiva del gruppo lettura<br />
del primo reparto, luogo di vera crescita<br />
e cambiamento.<br />
va l e r i a Ba G N o l i