11.12.2012 Views

marzo-aprile - Carte Bollate

marzo-aprile - Carte Bollate

marzo-aprile - Carte Bollate

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

il Prison ProjeCt– Un dvd in cui le madri danno la buonanotte ai bambini<br />

Ti racconto una favola<br />

“ me l’hanno insegnato loro, a<br />

fare l’uncinetto”. Case parla<br />

piano e sorride, mentre<br />

mostra la foto in cui è seduta<br />

a un tavolo pieno di fili colorati, insieme<br />

ad altre ragazze. Sono state quelle ragazze,<br />

le detenute del carcere di Windsor, in<br />

Vermont (Usa), a insegnare a questa 22enne,<br />

studentessa in uno dei più prestigiosi<br />

college al mondo, a lavorare a maglia.<br />

Case Hathaway-Zepeda frequenta il<br />

Dartmouth College, per intenderci: da<br />

questo campus sono usciti gli ultimi due<br />

segretari del Tesoro americani. E qui<br />

Case ha “rifondato” un progetto che le<br />

fa illuminare gli occhi: il Prison project,<br />

o progetto carcere. Si tratta di un pugno<br />

di studenti che ogni settimana si dirige<br />

nella prigione di Windsor, per incontrare<br />

i detenuti. Case, che ne è co-direttrice,<br />

spiega le origini del progetto, nato negli<br />

anni ’80. “Nel Vermont, se sei un detenuto<br />

sotto i 23 anni e non hai un diploma,<br />

sei obbligato a frequentare la scuola:<br />

quindi alcuni studenti andavano in carcere<br />

per fare da tutor”. Quando però la<br />

prigione è diventata femminile, il gruppo<br />

ha avuto una crisi. “La gran parte delle<br />

donne ha un diploma. I tutor non servivano<br />

più”. Fu a quel punto che Case arrivò<br />

al College. E a lei fu affidata la trasformazione<br />

del gruppo. “Per settimane ero<br />

da sola, ad andare in carcere. Chiedevo<br />

alle detenute che cosa volessero fare, le<br />

ascoltavo. Sono ripartita da lì”.<br />

I progetti nati da<br />

quell’ascolto sono moltissimi.<br />

“Abbiamo fatto<br />

gruppi di poesia, tenuto<br />

lezioni su come fare<br />

un colloquio di lavoro,<br />

l’allenatrice delle cheerleader<br />

ha tenuto un<br />

corso di danza”, spiega. Ma il progetto più<br />

grande è il “video project”. “Filmiamo le<br />

donne mentre leggono le storie della buonanotte.<br />

Poi registriamo tutto su un dvd, e<br />

lo spediamo ai loro bambini. Così le detenute<br />

dicono: guarda, questa è mamma che<br />

ti legge una storia. Non sono lì, ma lo vorrei<br />

tanto”.<br />

L’importanza di questo progetto ha molto<br />

a che fare con i motivi che hanno spinto<br />

Case a far parte del gruppo. “La popolazione<br />

carceraria femminile, negli Usa, è<br />

quella più priva di diritti. Tutto rema contro<br />

di loro, specialmente quando queste<br />

donne devono uscire dal carcere. È la<br />

dimostrazione di quanto la nostra cul-<br />

“guarda,<br />

questa è<br />

mamma<br />

che ti legge<br />

una storia...<br />

tura sia poco solidale. Molte delle donne<br />

che ho incontrato sono in carcere perché<br />

hanno venduto droga. E l’80% di loro ha<br />

figli. Molte di loro si sono messe a vendere<br />

droga perché non sapevano come<br />

fare a portare il cibo sul tavolo, mentre<br />

il fidanzato, che le picchiava, le trattava<br />

come rifiuti e distruggeva la loro autostima.<br />

Quello che rimaneva loro era l’essere<br />

madri: e per mandare il figlio a scuola,<br />

con un paio di scarpe nuove, erano disposte<br />

a tutto”. E anche ora che sono<br />

in carcere, spiega, “ripartono da questa<br />

base: io sono una madre, voglio leggere le<br />

storie della buonanotte a mio figlio”.<br />

Gli Usa hanno un triste primato mon-<br />

diale, quello della più numerosa<br />

popolazione in carcere.<br />

Lo scorso anno, 2.7 milioni<br />

di persone: e le minoranze –<br />

neri, latinos – sono presenti<br />

in percentuali impressionanti<br />

(“Se hai i soldi, paghi le multe.<br />

Se non puoi permettertelo,<br />

vai in carcere.”). Il costo per gli Stati è<br />

elevato – 55 miliardi di dollari l’anno – e<br />

in crescita – negli ultimi 20 anni, gli stati<br />

hanno aumentato le loro spese per le<br />

carceri del 127%, e quelle per l’educazione<br />

superiore del 21%. “Questo però non<br />

ha reso le carceri buone”, dice Case. “La<br />

gente pensa che i detenuti mangino i soldi<br />

di chi paga le tasse. Ma dopo 5 anni<br />

quelle persone torneranno nella società:<br />

e averle tenute lontane non le aiuterà a<br />

reinserirsi”. Quello che manca più di ogni<br />

altra cosa, spiega Case, sono i programmi<br />

per chi sta per uscire. “A occuparsi di<br />

questi programmi non sono gli Stati, ma<br />

associazioni no profit, a cui spesso viene<br />

persino negato l’accesso alle carceri. Gli<br />

ufficiali incaricati di sorvegliare la libertà<br />

condizionale dovrebbero anche garantire<br />

che i detenuti vivano in un luogo decente<br />

e trovino lavoro. Ma ogni ufficiale ha in<br />

carico oltre 100 detenuti. E si limita a far<br />

firmare i detenuti, e a spedirli di nuovo<br />

in cella quando sgarrano”.Ma perché una<br />

studentessa di un college così prestigioso<br />

continua a occuparsi di detenuti, e di carcere?<br />

“Quando passi la tua vita nel college,<br />

tendi ad avere un senso distorto della<br />

realtà. Andare in carcere mi aiuta a mettere<br />

tutto in una prospettiva più reale.<br />

“Quando sono entrata per la prima volta,<br />

avevo tolto dalla testa il pensiero che le<br />

persone che stavo incontrando fossero lì<br />

perché avessero commesso un reato. Col<br />

tempo ho capito che è importante riconoscerlo,<br />

invece. Ed è importante anche<br />

per le detenute. Loro vogliono poter dire:<br />

Sono qui perché ho fatto qualcosa di sbagliato,<br />

ma sto pagando per questo, lo capisco.<br />

Quello che so, ora, è che tutti noi<br />

abbiamo le potenzialità per fare grossi errori.<br />

In carcere c’era una ragazza che mi<br />

ha detto che anche lei stava per essere<br />

ammessa a Dartmouth. Era di buona famiglia,<br />

ma le cose hanno preso una piega<br />

sbagliata. Capire questo, e riconoscerlo,<br />

significa poter ripartire. Riconosco il tuo<br />

passato, ma non è quello che ti definisce<br />

come persona nella relazione nuova che<br />

hai con me. È questa relazione nuova che<br />

conta per me, per te, e per tornare nella<br />

società”. E questo non è tutto quello<br />

che Case ha imparato, in carcere. “Vedi<br />

questa sciarpa, nella foto? L’ho fatta io. Mi<br />

hanno insegnato loro, a lavorare a maglia”<br />

carte<strong>Bollate</strong><br />

dav i d e ca s at i<br />

15

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!