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marzo-aprile - Carte Bollate

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elogio Delle regole – Perché colpire un intero reparto per colpe individuali<br />

Punirne 100 per educarne uno?<br />

Qualcuno diceva che era meglio<br />

avere cento colpevoli in libertà<br />

piuttosto che un innocente<br />

in carcere, chissà cosa ne<br />

penserebbe il Beccaria, precursore della<br />

pena a scopo riabilitativo e non afflittivo,<br />

se sapesse di una pena che persegue tutta<br />

una comunità invece di essere applicata<br />

al singolo.Colpire un intero reparto<br />

per le colpe di uno, è invece deleterio e<br />

poco educativo.<br />

Quando io, colpevole, non subisco una<br />

punizione che possa essere un monito per<br />

chi in futuro pensasse<br />

di commettere la mia<br />

stessa infrazione, ma<br />

questa punizione viene<br />

invece condivisa<br />

dal resto della comunità<br />

a cui appartengo,<br />

posso solo pensare:<br />

“mal comune mezzo<br />

gaudio”.Infatti ai miei compagni non conviene<br />

esprimere la loro rabbia in modo<br />

energico nei miei confronti poiché qualsiasi<br />

reazione poco civile si trasformerebbe<br />

in una punizione peggiore e potrebbe<br />

privarli di quei requisiti necessari per accedere<br />

ai vari benefici penitenziari, primo<br />

fra tutti: la liberazione anticipata.<br />

Pertanto, chi commette un’infrazione alle<br />

regole non subisce una punizione perso-<br />

12 carte<strong>Bollate</strong><br />

“chi sbaglia<br />

e solo<br />

chi sbaglia<br />

deve<br />

pagare<br />

seConDo reParto,<br />

CominCiamo Da CHi<br />

vuole CamBiare<br />

nello scorso numero è<br />

stato espresso in un<br />

articolo un punto di vista<br />

da parte di remì n’diaye<br />

sul problema del 2 reparto,<br />

il “ghetto”.<br />

la direzione e l’educatore<br />

di reparto, con il Sert,<br />

hanno tenuto una riunione<br />

per spiegarci le problematiche<br />

del Sert sotto<br />

organico e i progetti futuri<br />

che sono in fase di<br />

sviluppo.<br />

colgo l’occasione quindi<br />

per rispondere anche<br />

all’amico remi: il tuo<br />

nale, ma la condivide con la comunità.<br />

Questo è un sistema disincentivante e<br />

diseducativo, come quello di spostare un<br />

detenuto da una sezione all’altra perché<br />

colpevole di aver commesso gravi infrazioni:<br />

colto a rubare nelle celle o perché<br />

non condivide il progetto <strong>Bollate</strong>.<br />

Penso che ci siano manchevolezze che<br />

possono essere trattate con dei semplici<br />

richiami, altre invece che sono problemi<br />

e debbano essere affrontati come tali,<br />

per preservare la vivibilità del carcere e<br />

senza far uso di punizioni che discriminano<br />

i non colpevoli.<br />

È pur vero che fra noi detenuti<br />

dobbiamo creare un clima<br />

simile alla società esterna,<br />

di convivenza e di regole<br />

“condominiali”, di rispetto e<br />

di tolleranza, ma che ci possiamo<br />

fare se il vicino di cella<br />

continua a buttare rifiuti dalla<br />

finestra, se non ha la sensibilità di fare la<br />

raccolta differenziata, se non ha cura dei<br />

beni e degli spazi comuni, se si fa padrone<br />

di cose comuni, se rubacchia alimenti<br />

nei frigoriferi comuni, se sporca o non<br />

pulisce responsabilmente quando lo dovrebbe<br />

fare perché pagato.<br />

Regole, regole di buon senso che dobbiamo<br />

condividere, che possiamo consigliare<br />

di seguire, ma nessuno di noi può<br />

punto di vista è quello di<br />

una persona che vive fuori<br />

dalle problematiche del reparto<br />

e vive il problema con<br />

la percezione che sia il sistema<br />

di gestione a ghettizzare<br />

il 2 reparto, ma non è cosi,<br />

remi.<br />

Questo è un reparto con regime<br />

di contenimento e se<br />

oggi viviamo ancora in questo<br />

stato è solo colpa nostra,<br />

non siamo stati capaci<br />

con le varie commissioni, di<br />

proporre soluzioni credibili e<br />

concrete ai nostri problemi.<br />

confrontarsi con i detenuti<br />

del 2° reparto non è facile,<br />

bisogna fare i conti con regole<br />

di vita oramai radicate,<br />

fondate su principi dati<br />

come veri e giusti, senza<br />

metterli in discussione, inutile<br />

quindi spiegare, cercare<br />

di far capire: non serve a<br />

nulla. per cambiare mentalità<br />

e rapportarsi con la<br />

struttura ci vogliono regole<br />

intransigenti.<br />

forse sarebbe opportuno introdurre<br />

un criterio selettivo<br />

e meritocratico, creando un<br />

reparto nel reparto, dove il<br />

Sert sia presente con gruppi<br />

di discussione sulle problematiche<br />

della tossicodipendenza,<br />

dove nascano gruppi<br />

di discussione orientati alla<br />

sensibilizzazione e al rispetto<br />

delle regole, al senso civico.<br />

andare oltre al semplice suggerimento.<br />

Regole certe rendono la vita migliore a<br />

tutti, a chi è in detenzione e a chi deve<br />

vigilare su di lui, regole che servono anche<br />

per l’assegnazione del lavoro, delle<br />

celle o quant’altro ci permetta d’avere<br />

certezze sui diritti e sui doveri. Le regole<br />

evitano ogni forma di subdola ruffianeria,<br />

maldicenza o, peggio, di calunnia, esercitata<br />

spesso allo scopo d’ottenere benefici<br />

sotto forma di lavori privilegiati o conseguiti<br />

prima dei termini previsti da quelle<br />

regole precedentemente stabilite.<br />

L’autogestione non è praticabile senza la<br />

collaborazione di tutti, sembra che molti<br />

detenuti abbiano dimenticato le carceri<br />

da dove sono venuti e non abbiano più<br />

presente la differenza che contraddistingue<br />

il luogo di provenienza da quello<br />

in cui ora vivono, ma se non vogliamo<br />

perdere l’unicità di questo Istituto, è necessario<br />

che il potere di far rispettare le<br />

regole, anche quelle della semplice convivenza,<br />

sia esercitato da chi è preposto<br />

a farlo. La comunità non può subire una<br />

punizione ingiusta per le colpe di quei<br />

pochi che “sgarrano”. No! Chi sbaglia, e<br />

solo chi sbaglia deve pagare! Noi tutti lo<br />

sappiamo benissimo: così come il premio<br />

viene dato a chi lo merita, la punizione<br />

deve colpire il singolo colpevole.<br />

ad r i aN o Pa s q u a l<br />

Un piano dovrebbe in sostanza<br />

essere riservato a<br />

chi vuole partecipare ad<br />

attività autogestite, utilizzando<br />

e valorizzando le<br />

risorse umane disponibili,<br />

disegno, pittura, informatica,<br />

musica.<br />

non servono soldi per fare<br />

questo, ma solo impegno<br />

personale.<br />

riuscire a creare e rendere<br />

concreto questo<br />

strumento significa effettuare<br />

un innesco per la<br />

cura, che se utilizzato nel<br />

modo giusto si espanderà<br />

come esempio, sensibilizzando<br />

il resto del reparto<br />

e riuscendo, un domani, a<br />

metterlo in linea con il progetto<br />

bollate.<br />

giuseppe colapietra

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