Virginia de Winter - nonsolofantasy
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I edizione digitale: giugno 2012<br />
© 2012 <strong>Virginia</strong> <strong>de</strong> <strong>Winter</strong> by agreement<br />
with Trentin e Zante<strong>de</strong>schi Literary Agency<br />
© 2012 Fazi Editore srl<br />
Via Isonzo 42, Roma<br />
Tutti i diritti riservati<br />
ISBN: 978-88-6411-720-1<br />
www.virginia<strong>de</strong>winter.net<br />
www.fazieditore.it
<strong>Virginia</strong> <strong>de</strong> <strong>Winter</strong><br />
Black Friars<br />
L’ORDINE DELLA PENNA
5/960
A Pamy:<br />
miracolo numero tre.<br />
Alla mia famiglia,<br />
i <strong>de</strong> <strong>Winter</strong> di toga e quelli di spada.<br />
Maybe
PRIMA PARTE
Vostra Eccellenza,<br />
PROLOGO<br />
Presenze<br />
È nel momento di più gran<strong>de</strong> sofferenza<br />
che confido nella Vostra comprensione.<br />
Ciò che abbiamo fatto, forse, non è<br />
ancora irreparabile.<br />
Quando concepimmo il nostro disegno,<br />
prestammo giuramento di portarlo a termine<br />
quali che fossero le conseguenze, sacrificando<br />
a esso anche il sangue <strong>de</strong>i nostri<br />
figli.<br />
Ora che l’istante si avvicina, invece, i<br />
dubbi offuscano la mia anima, e la serena<br />
<strong>de</strong>terminazione che conduceva le mie azioni<br />
non è che un lontano ricordo.
9/960<br />
La cameriera non riuscì a leggere oltre<br />
perché una folata di aria gelida le investì le<br />
mani, pungente come il vento che giunge<br />
dalle montagne dove la neve è ancora<br />
fresca. Colta alla sprovvista, lasciò ca<strong>de</strong>re<br />
la lettera che si <strong>de</strong>positò ai suoi piedi.<br />
Vi era inciampata giusto un attimo<br />
prima, sul pavimento di una <strong>de</strong>lle stanze che<br />
le avevano ordinato di pulire. Era un foglio<br />
di carta ingiallita di cui avrebbe giurato<br />
che, fino a un momento prima, non ci fosse<br />
traccia, e lei non aveva resistito alla<br />
tentazione di leggerne il contenuto.<br />
Le altre cameriere l’avevano lasciata<br />
sola con le ultime cose da spolverare prima<br />
di ritirarsi nelle cucine dove di lì a poco<br />
sarebbe stata servita la cena, quindi non<br />
aveva paura di essere scoperta. Inoltre, l’intera<br />
ala occi<strong>de</strong>ntale <strong>de</strong>lla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla<br />
Reggenza di Altieres, nella Vecchia Capitale,
10/960<br />
era disabitata da anni e non c’era motivo di<br />
incontrarvi qualcuno.<br />
Con la ferma intenzione di consegnarla<br />
a Lord Adrian Blackmore – Lord Ashton le<br />
incuteva ancora troppa soggezione – la<br />
ragazza si chinò per raccoglierla, quando<br />
una folata di vento gliela tolse nuovamente<br />
dalle mani.<br />
Si mosse per inseguire il foglio, senza<br />
riuscire a compren<strong>de</strong>re la sensazione<br />
sgra<strong>de</strong>vole che provava.<br />
Si accorse che tutte le finestre <strong>de</strong>lla<br />
stanza erano sbarrate, la porta chiusa. Non<br />
vi era quindi alcuna apparente spiegazione<br />
per una corrente così forte.<br />
Si irrigidì all’istante: le imposte erano<br />
serrate e, cosa peggiore, le ten<strong>de</strong> erano immobili,<br />
mentre a meno di tre passi la lettera<br />
si muoveva come sospinta da una brezza di<br />
cui lei poteva avvertire il sentore gelido intorno<br />
alle caviglie.
11/960<br />
«Che succe<strong>de</strong>? C’è qualcuno? È uno<br />
scherzo?», chiese in tono di supplica, gli occhi<br />
colmi di orrore, fissi sulla lettera che<br />
strisciava verso di lei, con un fruscio lieve<br />
ma inconfondibile.<br />
Arretrò di un passo, poi di un altro.<br />
Paralizzata dal panico e senza nemmeno<br />
riuscire a respirare, si guardò freneticamente<br />
intorno con la sensazione che qualcosa<br />
si stesse muovendo nella stanza.<br />
Un’ombra percorse le pareti provocandole<br />
un violento sussulto, così rapida che percepì<br />
appena una macchia scura che prima c’era<br />
e l’istante successivo era scomparsa.<br />
La ragazza si lanciò verso la porta con<br />
la mano già tesa verso la maniglia, che però<br />
si abbassò a vuoto. La porta era bloccata.<br />
Cominciò a chiamare a gran voce i soccorsi,<br />
fuori di sé per il terrore, scrollando<br />
convulsamente la maniglia.<br />
«Aiuto!», urlò, sperando che dall’altra<br />
parte <strong>de</strong>lla casa qualcuno riuscisse a
12/960<br />
sentirla. «Qualcuno mi aiuti!». Sbatté i<br />
pugni e le mani aperte contro i battenti, ma<br />
quelli erano sprangati anche se lei era assolutamente<br />
certa che le serrature di quelle<br />
vecchie stanze non avessero nemmeno più le<br />
chiavi. Vi si gettò contro con tutto il suo peso<br />
ma non ottenne nulla. Poi la maniglia si<br />
mosse, opponendo resistenza sotto le sue<br />
dita, e lei subito si ritrasse, inorridita.<br />
Allontanandosi la guardò abbassarsi<br />
con una lentezza agghiacciante come se<br />
<strong>de</strong>ll’altro lato qualcuno stesse aprendo con<br />
estrema cautela. Uno spicchio di buio si socchiuse<br />
sul corridoio e la giovane cameriera<br />
sentì lacrime di terrore scen<strong>de</strong>rle sul viso e<br />
cominciò a singhiozzare istericamente. Si<br />
premette le mani sugli occhi e poi cad<strong>de</strong> in<br />
ginocchio emettendo con tutto il fiato che<br />
aveva in corpo urla laceranti che le ferirono<br />
la gola e risuonarono in tutta la casa.
1.<br />
Figli di re<br />
«È troppo alto».<br />
Julian Lord si sporse oltre il davanzale e<br />
gettò uno sguardo critico al lastricato macchiato<br />
di muschio che si esten<strong>de</strong>va oltre i<br />
rigogliosi rampicanti che ricoprivano le mura<br />
<strong>de</strong>l Collegio di Altieres.<br />
«Se tu sei salito, io posso scen<strong>de</strong>re»,<br />
disse Sophia Blackmore in tono <strong>de</strong>ciso. «Non<br />
ho alcuna voglia di restare prigioniera per<br />
tutta la sera. Se non sarai tu ad aiutarmi, lo<br />
farà mio fratello che, in ogni caso, si assicurerà<br />
che non mi sfracelli al suolo. Per<br />
quanto possa importarmene».<br />
Julian fece per replicare, ma quando<br />
Sophia era di quell’umore non c’era verso di<br />
farla ragionare.
14/960<br />
«Cain?», chiamò Sophia, sottovoce.<br />
Non c’era bisogno di urlare, l’interpellato<br />
non era umano e l’udito finissimo conferitogli<br />
dalla sua natura gli avrebbe permesso<br />
di udire il suo sussurro, anche se fosse stato<br />
appena più alto di un pensiero.<br />
Una macchia chiara guizzò nella notte e,<br />
un momento dopo, un giovane biondo e<br />
snello se ne stava fermo sotto il muro di cinta<br />
e guardava verso l’alto con un sorriso che<br />
gettava in ombra anche la luna alta nel cielo.<br />
Cain Blackmore aveva la mascolinità<br />
acerba <strong>de</strong>ll’adolescenza raggelata dalla morte<br />
in quell’istante di bellezza perfetta in cui si<br />
conserva ancora un’ombra <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>licatezza<br />
infantile.<br />
La sua pelle meravigliosa aveva la consistenza<br />
<strong>de</strong>l raso bianco, gli occhi verdi la luminosità<br />
che solo gli occhi <strong>de</strong>i redivivi posse<strong>de</strong>vano<br />
e che li ren<strong>de</strong>va simili a cristalli.<br />
Gli esperti di genealogie e gli anziani in<br />
vena di rievocazioni avrebbero osservato che
15/960<br />
il suo aspetto, seppure trasformato dalla Seconda<br />
Nascita, era distintivo <strong>de</strong>i Blackmore<br />
di Altieres, pertanto profondamente diverso<br />
da quello <strong>de</strong>lla sorella, Sophia, che invece<br />
aveva ereditato gli occhi blu e le efelidi dalla<br />
discen<strong>de</strong>nza Granville di sua madre,<br />
Clarisse.<br />
In vita Cain era stato il principe ereditario<br />
<strong>de</strong>lla Reggenza di Altieres, Haydan Lusian<br />
Blackmore, ucciso a quindici anni e nello<br />
stesso momento rinato vampiro. A<strong>de</strong>sso si<br />
trovava coetaneo <strong>de</strong>lla sorella dalla quale, se<br />
le cose fossero andate diversamente, lo separavano<br />
quasi diciassette anni.<br />
«Salta se vuoi. Ti prendo io», disse e la<br />
sua voce nella notte era una melodia che<br />
avrebbe accarezzato i sogni di chi dormiva.<br />
Julian imprecò e Sophia gi rivolse un<br />
sorriso che conteneva tutta la complicità e<br />
l’intesa di un’amicizia appena nata, quel <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio<br />
di scoprire somiglianze e affinità che<br />
possono esserci tra due fratelli che si sono
16/960<br />
ritrovati da poco. E che, pur di assecondarsi,<br />
non si fermano davanti a nessuna idiozia,<br />
pensò Julian.<br />
«Cain, si sono mobilitate le famiglie reali<br />
di mezzo continente per scovare e proteggere<br />
questa insensata creatura», disse indicando<br />
Sophia col pollice verso. «Se <strong>de</strong>ve morire, almeno<br />
fate in modo che non sia per un motivo<br />
stupido come una passeggiata nella<br />
Citta<strong>de</strong>lla».<br />
«Vuol dire che non mi accompagnerai?».<br />
Invece di affrontarlo, Sophia aveva <strong>de</strong>ciso<br />
di aggirarlo con uno <strong>de</strong>i suoi sorrisi accattivanti,<br />
perfezionato nel corso <strong>de</strong>lla loro<br />
vita in comune e che, sapeva benissimo, sortivano<br />
effetto dove le liti e i discorsi razionali<br />
non avevano speranze di funzionare. In quei<br />
momenti era la Sophia di sempre: la ragazza<br />
cresciuta con lui in un orfanotrofio di monaci<br />
vicino Sheliak, nella Nazione Sovrana di<br />
Al<strong>de</strong>nor.
17/960<br />
In nome di Nostro Signore <strong>de</strong>lle Selve, i<br />
monaci davano a tutti i loro orfani il<br />
cognome “Lord” che Sophia aveva portato<br />
fino a poco tempo prima. A<strong>de</strong>sso, invece, il<br />
suo cognome era uno <strong>de</strong>i più antichi e<br />
rispettati tra quelli <strong>de</strong>lle famiglie di Reggenza,<br />
ma aveva conservato il nome che i religiosi<br />
le avevano dato: Sophia. I suoi genitori<br />
non erano vissuti abbastanza a lungo da<br />
dargliene uno.<br />
«Ho scelta?», replicò Julian. «Dato che<br />
sei intenzionata a cacciarti nei guai, non<br />
posso fare altro che seguirti».<br />
Sophia fece un sogghigno davanti al<br />
quale era impossibile conservare un piglio<br />
severo.<br />
«Va bene», ce<strong>de</strong>tte lui. «Anche io mi annoio<br />
senza di te. Andiamo a buttare giù dal<br />
letto Jordan e inventiamoci qualcosa».<br />
A ottobre, quando erano cominciate le<br />
lezioni, Sophia, che come lui frequentava il<br />
secondo corso alla Societas <strong>de</strong>lle Arti, era
18/960<br />
stata costretta a trasferirsi al Collegio di<br />
Altieres.<br />
Ashton Blackmore, <strong>de</strong>cano <strong>de</strong>lla famiglia<br />
Blackmore e <strong>de</strong>i redivivi <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale,<br />
era stato irremovibile su quel punto:<br />
era necessario che l’ere<strong>de</strong> di Altieres si comportasse<br />
secondo i <strong>de</strong>ttami <strong>de</strong>lla tradizione<br />
familiare. Specialmente quando in tanti<br />
erano ancora riluttanti nel riconoscerle il<br />
ruolo.<br />
Sophia non era stata per niente felice di<br />
trasferirsi dal Collegio di Al<strong>de</strong>nor dove aveva<br />
trascorso il suo anno da matricula e dove si<br />
trovavano anche il fratello adottivo Julian e<br />
Jordan Van<strong>de</strong>mberg, il loro più caro amico.<br />
La volontà di Ashton Blackmore però non<br />
era tale da fermarsi davanti ai <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri di<br />
un’adolescente né, in fondo, Sophia sarebbe<br />
mai stata capace di negargli nulla. Aveva un<br />
carattere molto volitivo e indomito ma<br />
bastava un solo sguardo di Ashton per ren<strong>de</strong>rla<br />
docile come non era mai stata.
19/960<br />
Cain fece loro cenno di atten<strong>de</strong>re e, con<br />
un balzo che sfidava tutte le leggi <strong>de</strong>l movimento<br />
umano, atterrò in cima al muro di<br />
cinta ricoperto di lussureggiante passiflora<br />
cerulea.<br />
Le foglie frusciarono dolcemente<br />
quando, con un secondo salto, si issò fino al<br />
davanzale <strong>de</strong>lla sorella.<br />
«Con il tuo permesso», disse in tono gaio<br />
a Julian, pren<strong>de</strong>ndo Sophia tra le braccia.<br />
Si accovacciò e un momento dopo erano<br />
entrambi proiettati nel vuoto. Julian si precipitò<br />
verso il davanzale in tempo per ve<strong>de</strong>re<br />
Cain posare i piedi al suolo con l’eleganza e<br />
l’elasticità di un felino. Sophia, aggrappata al<br />
suo collo, si mor<strong>de</strong>va le labbra per non<br />
ri<strong>de</strong>re. Riccioli neri e capelli biondi si confusero<br />
in un abbraccio. Sophia aveva un’espressione<br />
estatica dopo il salto.<br />
Con una scrollata di spalle, Julian si<br />
sporse dal parapetto per appen<strong>de</strong>rsi con entrambe<br />
le mani a un po<strong>de</strong>roso mandorlo che
20/960<br />
proten<strong>de</strong>va i suoi rami verso la finestra. Con<br />
un colpo di reni oscillò quanto bastava per<br />
raggiungere la sommità <strong>de</strong>l muro di cinta.<br />
La passiflora era spessa e robusta come<br />
una rete sotto le sue mani e a metà <strong>de</strong>l muro<br />
non gli restò che lasciarsi andare. Piegò le<br />
ginocchia per attutire la caduta, rotolò di lato<br />
come gli avevano insegnato e si alzò agilmente<br />
mostrando agli altri due un largo<br />
sorriso.<br />
«Te ne ha insegnate di cose, il Principe<br />
Axel», disse Sophia con una nota d’invidia.<br />
Julian si limitò a sorri<strong>de</strong>re con aria misteriosa.<br />
La sua allegria però durò poco: da dietro<br />
il muro comparvero due uomini armati<br />
di tutto punto, seguiti in rapida successione<br />
da un terzo più alto con un lungo mantello<br />
sulle spalle.<br />
«Jules», disse Cain.<br />
«Sapevo che era pericoloso», disse Julian<br />
con una mezza imprecazione.
L’uomo rivolse loro un’occhiata e senza<br />
aggiungere nulla, con un semplice gesto <strong>de</strong>l<br />
capo, accennò nella loro direzione.<br />
Un momento dopo davanti ai ragazzi era<br />
schierato un drappello di guardie armate.<br />
Cain emise un sibilo basso più simile al<br />
verso di un animale che a una voce umana;<br />
Julian si spinse Sophia dietro la schiena.<br />
«Scappate», disse Cain, mentre un sorriso<br />
di sfida si faceva largo sul suo volto, «li<br />
fermo io».<br />
Julian annuì, poi prese la mano di<br />
Sophia e, tirandola a sé, cominciò a correre a<br />
perdifiato.<br />
* * *<br />
21/960<br />
Sophia inciampò nel selciato traballante<br />
e si lasciò sfuggire un’espressione che, ai
22/960<br />
tempi <strong>de</strong>ll’orfanotrofio, le sarebbe costata tre<br />
giorni in ginocchio davanti a un altare.<br />
«Una vera signora <strong>de</strong>l sud. Sbrigati»,<br />
disse Julian che, acci<strong>de</strong>nti a lui, non aveva<br />
nemmeno il fiato corto, anzi, ne aveva a sufficienza<br />
per fare <strong>de</strong>llo spirito.<br />
A lei, invece, sembrava stessero per scoppiare<br />
i polmoni e, come se non bastasse, il<br />
lastricato <strong>de</strong>l Borgo di Altieres, lungi dalla<br />
perfetta settentrionale cura <strong>de</strong>lle stra<strong>de</strong> di<br />
Al<strong>de</strong>nor, era formato da lastroni sconnessi e<br />
macchiati di muschio, tra i quali spuntavano<br />
ciuffi d’erba incolta.<br />
Del tutto insensibile alla bellezza <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nte<br />
che caratterizzava la sua patria, Sophia<br />
Blackmore tirò un calcio a un tassello di selce<br />
e disse: «Nascondiamoci, non ce la faccio<br />
più».<br />
«Ti stai rammollendo».<br />
«Piantala», rispose lei arrabbiata, e si<br />
fermò in prossimità di un cancello, premendosi<br />
le costole doloranti.
23/960<br />
Julian esaminò la serratura che, per fortuna,<br />
ce<strong>de</strong>tte dopo una sola spallata. Le vecchie<br />
ville abbandonate di Altieres erano<br />
sempre un nascondiglio affidabile.<br />
Si inoltrarono in un giardino invaso di<br />
vegetazione selvaggia dove i rampicanti<br />
formavano spesse cortine oscure e di tanto in<br />
tanto una panchina di pietra o colonne<br />
scheggiate ricordavano che quei luoghi un<br />
tempo erano stati splendidi e curati.<br />
Un intero lato <strong>de</strong>lla casa era ricoperto di<br />
una fitta e uniforme coltre di passiflora. Julian<br />
frugò a caso tra il fogliame mentre, dalla<br />
strada, risuonavano il rumore <strong>de</strong>i cavalli e i<br />
richiami <strong>de</strong>i soldati.<br />
«Fa’ presto o ci troveranno», disse<br />
Sophia.<br />
Julian immerse un braccio tra le foglie e<br />
tastò qualcosa, poi si girò di profilo e piegò<br />
un ginocchio per colpire lo stesso punto con<br />
il tacco <strong>de</strong>llo stivale. Qualcosa ce<strong>de</strong>tte sotto il<br />
colpo e, un momento dopo, Sophia vi<strong>de</strong> il
24/960<br />
fratello adottivo sparire dietro il muro di<br />
foglie. Prima che potesse protestare, una<br />
mano sbucò per afferrarla e tirarla <strong>de</strong>ntro la<br />
rigogliosa parete.<br />
Si ritrovarono in un seminterrato che,<br />
con ogni probabilità, ai tempi in cui la villa<br />
era abitata, costituiva parte <strong>de</strong>lle cucine o <strong>de</strong>i<br />
magazzini.<br />
«Fatto», disse Julian compiaciuto.<br />
«Dobbiamo solo aspettare che se ne vadano.<br />
Poi possiamo andare a buttare giù dal letto<br />
Jordan e trascinarlo alla Citta<strong>de</strong>lla. Cain ci<br />
troverà».<br />
Sophia si guardò intorno alla ricerca di<br />
un posto dove riposare e sotto una finestra<br />
scovò un blocco di pietra dove un muro era<br />
crollato. Era abbastanza stabile per se<strong>de</strong>rsi,<br />
vi si lasciò ca<strong>de</strong>re sopra con poco riguardo<br />
per la divisa che indossava.<br />
«Ho ereditato un bel posticino, non è<br />
vero?», disse guardandosi intorno. «Adrian<br />
dice che alla Corona di Reggenza spetta la
25/960<br />
custodia di ogni edificio abbandonato nel<br />
territorio di Altieres fino a che non venga il<br />
legittimo proprietario a reclamarla. La<br />
Corona di Reggenza sarei io, per la precisione»,<br />
aggiunse un momento dopo come<br />
ripensandoci.<br />
«Molto bene», disse Julian ignorando allegramente<br />
il suo tono cupo. «Vorrà dire che<br />
nessuno ci porterà dal magistrato per questa<br />
piccola infrazione».<br />
Per rimarcare la volubilità <strong>de</strong>l suo<br />
umore, le scompigliò leggermente i riccioli.<br />
Sophia sbuffò e fece per schiaffeggiargli la<br />
mano, però non fu abbastanza veloce e così<br />
colpì il vuoto.<br />
Un momento dopo Julian le posò nuovamente<br />
una mano sui capelli e Sophia scrollò<br />
la testa sbuffando. «Falla finita, Jules, non<br />
sono il tuo cane».<br />
«Non sto facendo nulla».<br />
Lei alzò gli occhi al cielo e fece per replicare<br />
qualcosa quando il rumore di una porta
26/960<br />
che sbatteva ai piani superiori le provocò una<br />
risatina.<br />
«Secondo me è una casa infestata», disse<br />
gaia. «Possiamo fingere che sia uno spettro e<br />
non la corrente che attraversa una casa<br />
<strong>de</strong>crepita?».<br />
«Non sarebbe divertente. Tu non hai mai<br />
avuto paura di queste cose», disse Julian che<br />
stava curiosando oltre una soglia, nella<br />
stanza contigua. «Lady Eloise regala molte<br />
più soddisfazioni in questi casi. È una vera<br />
fifona».<br />
Sophia puntò i gomiti sulle ginocchia e<br />
affondò il volto tra i palmi <strong>de</strong>lle mani. Anche<br />
nascon<strong>de</strong>rsi in una vecchia dimora polverosa<br />
era preferibile a un’altra serata in totale<br />
solitudine al Collegio di Altieres dove non<br />
conosceva nessuno e tutti sembravano<br />
odiarla.<br />
La ca<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>gli scholares, anche il semplice<br />
odore <strong>de</strong>l cibo e <strong>de</strong>lla cera <strong>de</strong>i mobili:<br />
tutto era completamente diverso dai suoni e
27/960<br />
dai profumi con cui era cresciuta e bastava<br />
anche solo l’odore <strong>de</strong>lle spezie che insaporivano<br />
il pane per ricordarle che era solo<br />
un’estranea tra quei misteriosi meridionali<br />
che, a dispetto <strong>de</strong>lla celebrata ospitalità <strong>de</strong>lle<br />
loro terre, serravano i ranghi lasciandola<br />
fuori.<br />
Ve<strong>de</strong>ndola troppo pensierosa, Julian le<br />
tirò gentilmente i capelli. Questa volta, invece<br />
di fingere irritazione, Sophia sorrise e<br />
balzò in piedi per abbracciarlo.<br />
Voltandosi di slancio, si accorse di essere<br />
completamente sola nella stanza. Si guardò<br />
intorno mentre sentiva il proprio sorriso irrigidirsi<br />
in una smorfia d’incertezza.<br />
«Jules?».<br />
Nessuna risposta.<br />
«Julian?».<br />
«Da questa parte! Ho trovato un vecchio<br />
magazzino pieno di cianfrusaglie».<br />
La voce <strong>de</strong>l fratello adottivo proveniva da<br />
una <strong>de</strong>lle stanze attigue. Suonava allegra,
normale, ma indiscutibilmente troppo<br />
lontana per appartenere a qualcuno che, un<br />
momento prima, le aveva toccato i capelli.<br />
* * *<br />
28/960<br />
«Secondo me ti sei immaginata tutto».<br />
«Smettila di brontolare e fa’ un po’ di<br />
luce».<br />
Julian rabbrividì visibilmente, più atterrito<br />
all’i<strong>de</strong>a di contrariare la sorella che a<br />
quella di incappare in uno spettro. «Va bene,<br />
va bene. Non farla tanto lunga».<br />
Rovistando nelle cucine avevano trovato<br />
qualche mozzicone di can<strong>de</strong>la, acceso con la<br />
pietra focaia che Julian si portava sempre dietro.<br />
Il lume improvvisato gettava lunghe<br />
ombre sulle scalinate coperte di polvere e sui<br />
drappi di ragnatele che inva<strong>de</strong>vano gli angoli<br />
nei ballatoi.
29/960<br />
«Dobbiamo portare qui Jordan», osservò<br />
Sophia pensierosa. «Così potrebbe pren<strong>de</strong>re<br />
qualche spunto per uno scherzo da fare a<br />
Lady Eloise».<br />
Julian era sbalordito. «Pensavo le volessi<br />
bene».<br />
«Ma certo che le voglio bene», si affrettò<br />
a dire Sophia. «È soltanto che, a volte…».<br />
«Qui qualcuno è geloso», commentò<br />
Julian a voce talmente bassa che lei avrebbe<br />
anche potuto scegliere di ignorarlo.<br />
«Non sono gelosa e non…», Sophia udì il<br />
suono allegro di una risata e, stizzita, esclamò<br />
a voce alta. «Non osare ri<strong>de</strong>re di me».<br />
La risata argentina che le risuonava nelle<br />
orecchie s’interruppe. Sophia sentì scottare<br />
le sue guance per l’imbarazzo e fu grata che<br />
fosse troppo buio perché Julian potesse<br />
ve<strong>de</strong>rla.<br />
«Non mi permetterei mai», disse lui in<br />
tono altezzoso.
30/960<br />
Sophia si trattenne dal tirargli un calcio<br />
soltanto perché era buio pesto e non era<br />
sicura di dove mettere i piedi senza rischiare<br />
di ammazzarsi. Stava per fare una replica<br />
pungente poi tacque, inquieta.<br />
Il suono gioioso che aveva sentito era<br />
forse troppo infantile per appartenere a Julian<br />
e lei, comunque, non aveva alcuna voglia<br />
di indagare sulla cosa.<br />
A dirla tutta, aveva solo voglia di esplorare<br />
la finta casa infestata.<br />
«Andiamo via».<br />
Julian inciampò sull’asse sconnessa di<br />
un gradino. L’imprecazione che emise era in<br />
grado, da sola, di disinfestare l’intera villa.<br />
«Ma se sei stata tu a insistere per andare a<br />
guardare di sopra».<br />
«E a<strong>de</strong>sso ho cambiato i<strong>de</strong>a», disse lei<br />
cercando di nascon<strong>de</strong>re dietro il tono bizzoso<br />
un’inquietudine che proprio non riusciva a<br />
contenere.
31/960<br />
Era pronta a una replica furiosa da parte<br />
di Julian, ma quello si limitò a piazzarle la<br />
can<strong>de</strong>la sotto il viso e la guardò fisso. Uno<br />
sbuffo di fumo di sego le fece lacrimare gli<br />
occhi e venire la tosse.<br />
«Va bene, andiamo», disse Julian,<br />
mostrando un’arren<strong>de</strong>volezza insolita.<br />
Sophia non ebbe nemmeno il tempo di<br />
provare sollievo: un’ombra scura piombò<br />
dall’alto e l’abbrancò per la vita; i piedi si<br />
staccarono da terra e prima che riuscisse ad<br />
aggrapparsi alla balaustra, stava volando.<br />
Urlò e le rispose una risata dolce e familiare,<br />
mentre braccia soli<strong>de</strong> come acciaio e morbi<strong>de</strong><br />
come seta la tenevano al sicuro.<br />
Cain atterrò sul pianerottolo immediatamente<br />
superiore e frenò con il proprio abbraccio<br />
il pugno <strong>de</strong>lla sorella che cercava di<br />
colpirlo.<br />
«Mi hai fatto impazzire per il terrore», lo<br />
rimproverò. «Me la pagherai, fosse l’ultima<br />
cosa che faccio».
32/960<br />
Sporgendosi dal ballatoio sottostante,<br />
Julian ri<strong>de</strong>va. «Cain, hai scelto un brutto<br />
momento: Sophia era già convinta che<br />
questa casa fosse infestata».<br />
«La vecchia casa <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Mornay?», disse<br />
Cain. «È talmente <strong>de</strong>crepita che nessun fantasma<br />
di buon senso la abiterebbe. Con ogni<br />
probabilità rischierebbe di morire nuovamente<br />
schiacciato da una trave».<br />
Così dicendo il redivivo strinse ancora<br />
Sophia tra le braccia e si lanciò oltre la<br />
rampa.<br />
«Mi è venuta fame», disse Julian. «Possiamo<br />
andare a mangiare o c’è ancora qualcuno<br />
che inten<strong>de</strong> catturare questo strazio di<br />
donna?».<br />
«Via libera».<br />
Troppo stanca per rispon<strong>de</strong>re per le<br />
rime, Sophia si limitò a circondare con le<br />
braccia il collo <strong>de</strong>l fratello e gli appoggiò il<br />
mento sulla spalla.
Avere un fratello vampiro significava, tra<br />
le altre cose, smettere di fare le scale in modo<br />
convenzionale, pensò guardando lo strato di<br />
polvere che ricopriva il legno.<br />
Alla luce di ciò che restava <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le<br />
però, qualcosa attirò la sua attenzione: sugli<br />
scalini che, era certa, nessuno di loro aveva<br />
toccato, spiccavano <strong>de</strong>lle piccole orme, che<br />
potevano appartenere solo ai piedi di un<br />
bambino. Un’eco <strong>de</strong>lla risata infantile che<br />
aveva udito poco prima le risuonò nelle orecchie,<br />
e lei rimase con gli occhi inchiodati a<br />
quelle tracce nella polvere fino a che le can<strong>de</strong>le<br />
di Julian non si allontanarono al punto<br />
che le fu impossibile distinguere qualsiasi<br />
cosa.<br />
* * *<br />
33/960
34/960<br />
La Sottana <strong>de</strong>l Vescovo era una taverna<br />
<strong>de</strong>l Borgo di Ravyel famosa per due motivi: i<br />
suoi pasticcini salati e una recente disavventura<br />
di Gareth Eldrige <strong>de</strong>lla Nazione di Salimarr,<br />
il quale si era messo in testa di sedurre<br />
una cugina nubile <strong>de</strong>ll’oste che, si diceva, facesse<br />
vita da reclusa per espiare la sua natura<br />
licenziosa.<br />
A onor <strong>de</strong>l vero, la donna posse<strong>de</strong>va effettivamente<br />
una natura licenziosa, peccato<br />
che fosse ottuagenaria, cosa che aveva<br />
costretto Eldrige, molto traumatizzato dalla<br />
scoperta, a una fuga rocambolesca con l’anziana<br />
seduttrice alle calcagna, fermamente <strong>de</strong>cisa,<br />
dopo cinquant’anni, a rompere per lui il<br />
suo voto di castità.<br />
«Hai rischiato di trovarti con una<br />
cognata niente male», commentò Gilbert<br />
Morgan avvicinandosi al tavolo dove Stephen<br />
Eldrige, al solito, stava cercando di barare<br />
contro <strong>de</strong>i truffatori a un gioco di carte.
35/960<br />
«Eccola in tutto il suo splendore», aggiunse<br />
Morgan accennando con il bicchiere di<br />
birra alla vegliarda languidamente appoggiata<br />
al bancone e intenta a frugare con lo<br />
sguardo sotto i mantelli <strong>de</strong>gli scholares.<br />
Stephen Eldrige, naturalmente, non lo<br />
<strong>de</strong>gnò nemmeno di un grugnito. Un suono<br />
simile però scaturì poco dopo dalle narici<br />
dilatate <strong>de</strong>l tizio seduto di fronte a lui che si<br />
alzò e cominciò a urlare.<br />
«Questo è un imbroglio bello e buono!».<br />
Chissà perché i metodi di Eldrige<br />
avevano sempre il potere di suscitare la profonda<br />
indignazione di tutti gli onesti professionisti<br />
<strong>de</strong>l raggiro.<br />
«State contando le carte!», urlò l’uomo.<br />
Stephen ebbe un mezzo gesto esasperato.<br />
«Sì, ma sono comunque carte truccate, significa<br />
semplicemente rimettere le cose in<br />
pari».
36/960<br />
«Ahia», disse Ross Granville rivolto ad<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg. «Ha reso piena confessione<br />
e guarda un po’ lì…».<br />
Con un’alzata di sopracciglia indicò il tavolo<br />
dove, sotto il ripiano, quattro o cinque<br />
lunghi coltelli stavano conficcati nel legno,<br />
pronti all’uso.<br />
«Eldrige sta di nuovo fraternizzando con<br />
l’alta nobiltà <strong>de</strong>lla malavita?», intervenne<br />
annoiato Bryce Van<strong>de</strong>mberg. «Sta diventando<br />
classista, non trovate?».<br />
In quella, il tizio che prima aveva inveito<br />
contro Stephen estrasse il pugnale da sotto il<br />
tavolo che mandò a gambe per aria con una<br />
pedata.<br />
Carte, bicchieri in pezzi, spruzzi di birra<br />
volarono dappertutto. L’oste <strong>de</strong>lla Sottana<br />
<strong>de</strong>l Vescovo avrebbe nascosto le mani nei<br />
capelli se non li avesse persi tutti diversi anni<br />
prima.<br />
Stephen rimase con il suo ordinato<br />
ventaglio di carte in mano, in apparenza per
37/960<br />
nulla turbato dal trovarsi cinque coltelli<br />
puntati alla gola.<br />
«Avete rovesciato tutto. Per fortuna ho<br />
una buona memoria e posso ricostruire la<br />
partita».<br />
Una lama pericolosamente accostata al<br />
suo volto gli rese noto che la controparte era<br />
di parere contrario.<br />
«Signori, per favore», intervenne Axel<br />
Van<strong>de</strong>mberg. «Non è il caso di terminare<br />
così la serata. Raccogliete le puntate e<br />
cominciate la partita da capo. Punterò qualcosa<br />
anch’io, stasera mi sento fortunato».<br />
La prospettiva di ve<strong>de</strong>re un mucchio di<br />
reali d’oro di Al<strong>de</strong>nor finire nelle loro tasche<br />
addolcì notevolmente i compagni di gioco di<br />
Eldrige.<br />
«Questa volta però giochiamo con un<br />
mazzo di carte pulito», esclamò il tizio che<br />
prima aveva accusato Stephen di barare.<br />
Gettò sul ripiano <strong>de</strong>l tavolo appena rialzato<br />
e ripulito un mazzo di carte molto
38/960<br />
usate, con il dorso <strong>de</strong>corato di margherite<br />
dorate.<br />
Stephen Eldrige le guardò e tra le<br />
sopracciglia gli si scavò una profonda ruga di<br />
concentrazione.<br />
«Non sono segnate, quindi questa volta<br />
vi trufferò onestamente», disse l’uomo.<br />
Rovesciò le carte mostrando il re di fiori,<br />
la cui corona era <strong>de</strong>corata di margherite<br />
d’oro.<br />
«Con queste vincerò di sicuro», disse il<br />
truffatore, accarezzandone una con la punta<br />
<strong>de</strong>l dito. «Mi portano fortuna».<br />
Dopo due mani fu chiaro che non c’era<br />
buona sorte bastevole contro la memoria<br />
prodigiosa di Stephen Eldrige.<br />
«Dovresti ven<strong>de</strong>rle se ti fanno una buona<br />
offerta», rise a quel punto uno <strong>de</strong>i compari<br />
<strong>de</strong>ll’uomo. «Almeno ci ricaveresti qualcosa».<br />
«Sono le mie carte fortunate», ringhiò<br />
l’altro. «Che il diavolo mi porti se le ven<strong>de</strong>rò<br />
anche per cento monete d’oro».
«Potrebbero valere anche di più», intervenne<br />
un altro <strong>de</strong>i suoi amici che aveva l’accento<br />
<strong>de</strong>i bassi <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla. «Quelle non<br />
te le aveva regalate tua moglie quando faceva<br />
la serva a Palazzo Belmont? C’è un riccone<br />
che sta pagando una fortuna per tutta la roba<br />
rubata alla strega che viveva lì».<br />
* * *<br />
39/960<br />
«Spero che Cain riesca a convincere<br />
Jordan a mettere il naso lontano dai suoi<br />
libri», disse Julian. «Quel ragazzo è troppo<br />
serio».<br />
Era una sera di ottobre, tiepida per chi<br />
era abituato alle rigi<strong>de</strong> temperature <strong>de</strong>lle Nationes<br />
settentrionali, e i due ragazzi slacciarono<br />
gli anonimi mantelli neri che<br />
avevano indossato al posto di quelli listati di<br />
rosso imposti alle matricole.
40/960<br />
«Siamo noi a non esserlo abbastanza»,<br />
replicò lei in procinto di entrare.<br />
Subito fu costretta a indietreggiare per<br />
via di una mano che, sbucata dal nulla, si<br />
posò sullo stipite <strong>de</strong>lla porta sbarrandole il<br />
cammino.<br />
Perplessa, guardò in alto e incontrò due<br />
occhi grigi e taglienti come l’acciaio.<br />
«Ma guarda», proferì una voce fredda.<br />
«Due matricole che hanno violato il<br />
coprifuoco».<br />
Gabriel Stuart, l’anno prece<strong>de</strong>nte,<br />
nell’esatto momento in cui aveva smesso il<br />
mantello da matricola, aveva approfittato<br />
<strong>de</strong>lla sua anzianità per ren<strong>de</strong>re loro la vita<br />
impossibile.<br />
«Fatti da parte, Stuart», disse Sophia<br />
sollevando il mento per ricambiare lo<br />
sguardo con uguale ostilità. «Siamo al<br />
secondo anno e tu non hai più il diritto di<br />
intrometterti».
41/960<br />
L’ultima volta che si erano incontrati, lei<br />
era un’orfana qualunque con lo status più<br />
basso nella gerarchia <strong>de</strong>gli scholares e lui il<br />
figlio più giovane <strong>de</strong>l monarca di Ma<strong>de</strong>rian;<br />
anche se molte cose erano cambiate, non<br />
c’era alcuna speranza che Stuart le si rivolgesse<br />
con un minimo di rispetto in più.<br />
«Non ufficialmente», precisò lui. «Almeno<br />
non fino alla data <strong>de</strong>lle Feriae<br />
Matricularum».<br />
C’era vecchia ruggine tra le casate di Altieres<br />
e di Ma<strong>de</strong>rian e i figli più giovani non<br />
sembravano rappresentare un’eccezione.<br />
«Lasciaci passare», Julian aveva il tono<br />
incolore che assumeva quando era veramente<br />
arrabbiato. «Non andare in cerca di<br />
guai».<br />
Gabriel lo <strong>de</strong>gnò di un rapido sguardo.<br />
Teneva il braccio appoggiato alla cornice<br />
<strong>de</strong>lla porta senza curarsi di impedire l’entrata<br />
e fissava Sophia come se avesse a disposizione<br />
tutto il tempo <strong>de</strong>l mondo.
42/960<br />
«Altrimenti che cosa mi accadrà?»,<br />
domandò calmo. «Questa creatura di Sangue<br />
Nero userà di nuovo i suoi poteri per cercare<br />
di ucci<strong>de</strong>rmi?».<br />
Inaspettatamente, protese la mano<br />
<strong>de</strong>stra verso il viso di Sophia. Lei rimase così<br />
sorpresa da restare immobile. Gabriel le toccò<br />
leggermente la guancia, con la punta di un<br />
dito, un contatto talmente lieve che avrebbe<br />
anche potuto non accorgersene. Eppure il<br />
dolore che la investì, irradiandosi da quel<br />
punto, fu talmente lacerante che la ragazza si<br />
ritrovò a terra all’istante, senza nemmeno il<br />
fiato per gridare.<br />
In preda alla nausea e sconvolta, con il<br />
riverbero di sofferenza bruciante che le<br />
scuoteva il corpo, si accorse appena di Julian<br />
che si inginocchiava accanto a lei, gridando.<br />
La voce di Gabriel Stuart, invece,<br />
sebbene sommessa, le giunse perfettamente<br />
nitida.
43/960<br />
«Un aiuto per la tua memoria, piccolo<br />
<strong>de</strong>mone. Consi<strong>de</strong>ralo soltanto l’inizio».
2.<br />
Sangue Nero<br />
Lady Eloise Weiss stava per terminare il<br />
suo turno all’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia<br />
quando Valerie Granville, una stu<strong>de</strong>ntessa<br />
<strong>de</strong>l primo anno che le era stata assegnata<br />
come assistente, irruppe nella stanza <strong>de</strong>lle<br />
suture, dove lei stava ricucendo un malcapitato<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna che si era quasi<br />
tranciato due dita in un meccanismo a scomparsa<br />
rimettendo ordine nella biblioteca<br />
<strong>de</strong>lla sua confraternita.<br />
A differenza di quasi tutte le ragazze<br />
Granville – ed erano tante, quindi la stima<br />
aveva un suo valore – Valerie era posata e<br />
riflessiva; per questo motivo, ve<strong>de</strong>rla precipitarsi<br />
<strong>de</strong>ntro con un’espressione estatica e le<br />
guance rosse di eccitazione indusse Eloise a
45/960<br />
sollevare entrambe le sopracciglia<br />
domandandosi chi esattamente si fosse<br />
presentato all’ingresso <strong>de</strong>l Primo Soccorso.<br />
«Onorabile Eloise, Lord Blackmore<br />
chie<strong>de</strong> di voi».<br />
Ecco, appunto.<br />
«Quale <strong>de</strong>i tre?».<br />
La domanda era puramente oziosa, si<br />
disse Eloise alzandosi: i tre Lord Blackmore<br />
erano tutti redivivi e avevano la bellezza insostenibile<br />
<strong>de</strong>lle creature <strong>de</strong>lla notte.<br />
«Lord Ashton Blackmore».<br />
Dei tre, però, Ashton Blackmore era uscito<br />
da una leggenda. Il vampiro più antico e<br />
autorevole <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale – per ben<br />
sedici anni creduto morto in un incendio<br />
nelle catacombe sotto la Cattedrale <strong>de</strong>i Frati<br />
Neri – era ricomparso, meno di un anno<br />
prima, illeso e più potente che mai.<br />
Il suo compito era stato quello di ritrovare<br />
l’ultimo ere<strong>de</strong> Blackmore. A<strong>de</strong>sso,<br />
pensò Eloise gettando uno sguardo alla
46/960<br />
cravatta allentata e alle macchie di belletto<br />
sullo sparato <strong>de</strong>lla camicia, sembrava che la<br />
sua unica vocazione fosse riempire i letti e le<br />
tasche di tutte le cortigiane <strong>de</strong>lla città le<br />
quali, di sicuro, gli avrebbero offerto le vene<br />
e molto altro anche a titolo gratuito.<br />
«Buona sera, ragazzina umana. Perdonami<br />
l’intrusione, ma ho bisogno <strong>de</strong>i tuoi<br />
servigi di medico», disse. La sua voce armoniosa<br />
aveva la ca<strong>de</strong>nza di un altro secolo.<br />
Le fece un cenno ed Eloise chiuse la<br />
porta alle proprie spalle.<br />
«Qualche amante tradito ha tentato di<br />
nuovo di farti fuori?».<br />
Quella domanda suscitò una risata che si<br />
riversò su di lei con la stessa consistenza<br />
<strong>de</strong>ll’acqua cristallina. Le fiammelle nelle<br />
lampa<strong>de</strong> si piegarono, le ombre guizzarono<br />
danzando alla me<strong>de</strong>sima allegria di chi le<br />
animava.<br />
I vampiri <strong>de</strong>lla famiglia Blackmore<br />
avevano il potere di usare le ombre a loro
47/960<br />
piacimento, non era la prima volta che Eloise<br />
le ve<strong>de</strong>va muoversi all’unisono con le loro<br />
emozioni.<br />
«Non si tratta di me, questa volta».<br />
Ashton si fece da parte scoprendo una<br />
figurina snella su uno <strong>de</strong>i letti. L’intenso profumo<br />
che Eloise aveva avvertito quando era<br />
entrato si accentuò, confermandole ciò che<br />
avrebbe già dovuto sapere: soltanto i componenti<br />
mortali <strong>de</strong>lla famiglia Blackmore<br />
emanavano quell’intenso sentore di fiori e,<br />
stando a quanto tutti sapevano, al momento,<br />
esisteva un solo Blackmore ancora in vita.<br />
«Che cosa le è successo?», domandò avvicinandosi<br />
a Sophia che, con gli occhi sbarrati<br />
e l’espressione atterrita, fissava il soffitto<br />
in silenzio.<br />
«Non lo so o, per meglio dire, non ne<br />
sono <strong>de</strong>l tutto certo. Prima voglio sentire il<br />
tuo parere».
48/960<br />
Il volto di Ashton si oscurò, la sua contrarietà<br />
fu come una nuvola sul sole: anche<br />
quella gareggiava in bellezza con un sogno.<br />
Mentre lei esaminava con scrupolo le<br />
funzioni vitali di Sophia – battito <strong>de</strong>l polso,<br />
respiro, reattività <strong>de</strong>lle pupille – Ashton si<br />
chinò attento su di loro assumendo l’immobilità,<br />
la perfetta assenza, che soltanto un non<br />
morto può avere.<br />
«Di cosa si tratta?», Eloise si piegò<br />
ancora per esaminare un segno nero sulla<br />
guancia sinistra di Sophia, non più gran<strong>de</strong><br />
<strong>de</strong>lla punta di un dito. Era, inequivocabilmente,<br />
carne bruciata. «Un’ustione?», disse<br />
sottovoce. «La pelle è completamente bruciata<br />
ma soltanto in questo punto. Che cosa<br />
l’ha provocata?».<br />
«Tu cosa pensi?».<br />
«Sembra che un oggetto rovente sia entrato<br />
a contatto con il suo viso. Sophia, come<br />
ti senti?», le domandò con dolcezza.
49/960<br />
Di riflesso Sophia si irrigidì, e la sua espressione<br />
divenne quella di una bestiola<br />
braccata: i Blackmore posse<strong>de</strong>vano, in varia<br />
misura, sangue <strong>de</strong>l Presidio, le cui creature<br />
erano obbligate a rispon<strong>de</strong>re ai comandi di<br />
chi era fornito <strong>de</strong>l me<strong>de</strong>simo potere di<br />
Eloise. La situazione non mancava di creare<br />
tensioni perché Sophia con lei era sempre<br />
sulla difensiva. Il suo potere non era l’unico<br />
motivo, pensò Eloise cogliendo lo sguardo<br />
pieno di sofferenza che la ragazza rivolse ad<br />
Ashton. Una lacrima corse lungo la guancia<br />
di Sophia.<br />
«Sophia, non vorresti rispon<strong>de</strong>re<br />
all’Onorabile Eloise?», disse Ashton, con<br />
quell’impersonale, adorabile tono che si usa<br />
con un cucciolo.<br />
Eloise gli rivolse un’occhiata esasperata.<br />
«Fuori», disse secca.<br />
Lui la guardò meravigliato. «Ma cosa ho<br />
<strong>de</strong>tto?».<br />
«Niente appunto. Esci per cortesia».
50/960<br />
Lo afferrò per il braccio e lo accompagnò<br />
alla porta, anche se il significato <strong>de</strong>l gesto era<br />
puramente simbolico: se Ashton non avesse<br />
voluto muoversi, non lo avrebbe smosso<br />
nemmeno un tiro da dodici buoi.<br />
Uomini, pensò… vivi, morti o non esattamente<br />
tali, era sempre la stessa storia: davanti<br />
alle emozioni di una signora, posse<strong>de</strong>vano<br />
la me<strong>de</strong>sima pericolosità di un<br />
cavallo imbizzarrito in una vetreria.<br />
Quando poi la signora era adolescente e<br />
disperatamente innamorata, i danni potevano<br />
essere monumentali.<br />
«In quattrocento anni non ha maturato<br />
molta sensibilità», disse se<strong>de</strong>ndosi sulla<br />
sponda <strong>de</strong>l letto di Sophia – la sentì alitare<br />
una risatina – «ma si preoccupa molto per<br />
te».<br />
«Non c’è bisogno di blandirmi, Onorabile<br />
Eloise», replicò l’altra. «Lord Ashton è<br />
padrone di rivolgere le sue attenzioni dove<br />
meglio cre<strong>de</strong>».
51/960<br />
Eloise alzò gli occhi al soffitto reprimendo<br />
a stento un sospiro.<br />
«Allora, cosa ti ha <strong>de</strong>tto?».<br />
Non appena Eloise chiuse la porta dietro<br />
la quale Sophia si era assopita, Ashton si<br />
spostò al suo fianco con una rapidità tale che<br />
lei ebbe la percezione che fosse comparso dal<br />
nulla. A differenza di molti redivivi che si<br />
ren<strong>de</strong>vano simili agli umani, Ashton Blackmore<br />
mostrava la sua natura con la massima<br />
spontaneità.<br />
«È stato Gabriel Stuart».<br />
Ashton inarcò un sopracciglio quasi quel<br />
nome non avesse abbastanza importanza per<br />
essere ricordato.<br />
«Uno stu<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>l terzo anno alla Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti», disse Eloise in tono impaziente.<br />
«Il figlio minore di…».<br />
«So di chi si tratta, ragazzina umana. I<br />
poteri <strong>de</strong>lla piccola Sophia lo hanno già mandato<br />
alla Misericordia una volta», disse
Ashton con voce soffice. «Che cosa le ha<br />
fatto?».<br />
«Si è limitato a toccarla, a quanto sembra»,<br />
rispose Eloise.<br />
Il volto di Ashton perse il sorriso e mutò,<br />
all’istante, nell’impersonale cortesia di una<br />
statua.<br />
«Sophia ha provato un dolore talmente<br />
forte che pensava avrebbe perso i sensi. Ha<br />
<strong>de</strong>tto che è stato come ingoiare olio bollente.<br />
Tutto è finito nel momento in cui il contatto<br />
si è interrotto. Dovrò fare <strong>de</strong>lle ricerche, non<br />
ho i<strong>de</strong>a di cosa significhi».<br />
«Ti risparmio il disturbo, Eloise», rispose<br />
Ashton. «Significa che l’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Croce ha <strong>de</strong>signato il suo Primo Cavaliere».<br />
* * *<br />
52/960
53/960<br />
Dartmont, comandante <strong>de</strong>lla guardia di<br />
Sophia, aveva ricevuto il preciso ordine di<br />
controllare che, oltre a ingressi non consentiti,<br />
non ci fossero uscite non autorizzate;<br />
così sembrava meno contento <strong>de</strong>l solito<br />
quando la riaccompagnò davanti alla porta<br />
<strong>de</strong>lla sua stanza al Collegio di Altieres.<br />
Salutò con un rigido inchino e attese fino<br />
a che lei non fu entrata poi, insieme a un altro<br />
soldato, si dispose personalmente a<br />
guardia <strong>de</strong>l sonno <strong>de</strong>lla sua signora.<br />
Imprecando sommessamente, Sophia accese<br />
alcune can<strong>de</strong>le e si piazzò davanti allo<br />
specchio per esaminare i danni. Era pallida e<br />
spettinata, la manciata di lentiggini dorate<br />
che aveva sul naso spiccava come una costellazione<br />
di lividi, sullo zigomo sinistro una<br />
traccia nera simile a un neo mostrava dove<br />
Gabriel Stuart l’aveva toccata.<br />
Al solo ricordo il corpo si tese e lo<br />
stomaco si contrasse. La ragazza respirò a<br />
fondo un paio di volte tentando di
54/960<br />
controllare il panico. Lo specchio le restituì<br />
uno sguardo ugualmente atterrito. Il dolore<br />
era stato orribile, come se le avessero versato<br />
sulla pelle <strong>de</strong>ll’olio bollente, e per un attimo<br />
aveva avuto la certezza assoluta che sarebbe<br />
morta. Intorno a lei tutto era diventato bianco<br />
e senza contorni, e si era ritrovata stesa<br />
a terra, tramortita e in preda alla nausea.<br />
Gabriel Stuart le aveva <strong>de</strong>tto che era<br />
soltanto l’inizio.<br />
Inquieta, andò a se<strong>de</strong>rsi sulla sponda <strong>de</strong>l<br />
letto ma subito saltò di nuovo in piedi.<br />
«Cosa diavolo…».<br />
Gettò di lato le coperte e scoprì uno<br />
strano oggetto irto di spine e intrecciato di<br />
nastri neri e ciondoli.<br />
Sophia chiuse gli occhi piena di rabbia e<br />
cominciò a imprecare a voce alta, traendone<br />
una certa, cupa soddisfazione, pensando allo<br />
sconcerto <strong>de</strong>lle guardie che ascoltavano<br />
fuori. Non contenta, spalancò la porta e con
55/960<br />
quella strana cosa in mano si precipitò<br />
all’esterno.<br />
Il comandante Dartmont avanzò di un<br />
passo, poi le gettò una rapida occhiata e si<br />
fermò; Sophia vi<strong>de</strong> di sfuggita l’altra guardia<br />
segnarsi velocemente.<br />
Il Collegio di Altieres, con le stanze che si<br />
aprivano su ariose gallerie a colonne, go<strong>de</strong>va<br />
di un regime meno rigido rispetto agli altri<br />
Collegi <strong>de</strong>lle Nationes, e una piccola folla di<br />
scholares che si intratteneva nei corridoi<br />
nonostante l’ora tarda si aprì per lasciar passare<br />
una furia che si fermò davanti alla porta<br />
di Caroline e Fayette Mayfield.<br />
Le Mayfield, due sorelle e una cugina,<br />
appartenevano a un’antica e onorata famiglia<br />
di Altieres, avevano circa la sua età e dal<br />
primo momento in cui lei aveva messo pie<strong>de</strong><br />
al Collegio di Altieres avevano <strong>de</strong>ciso di farglielo<br />
rimpiangere amaramente.<br />
Sophia cominciò a tempestare la porta di<br />
pugni e, dall’altro lato, il chiacchiericcio
56/960<br />
s’interruppe. La serratura scattò e lei si trovò<br />
davanti un paio d’occhi scuri e pieni di sorpresa<br />
che subito assunsero un’espressione<br />
fredda.<br />
Alexandria Mayfield, cugina <strong>de</strong>lle altre<br />
due, dall’ovale <strong>de</strong>licato circondato da morbidi<br />
boccoli scuri, sollevò il mento con un’alterigia<br />
che da sola le avrebbe fatto guadagnare<br />
un paio di schiaffi. Dietro di lei, Fay e<br />
Caroline le scoccarono un’occhiata torva.<br />
«Che cosa vuoi?», domandò Alexandria<br />
gelida e aggiunse, a dispetto <strong>de</strong>lla tanto <strong>de</strong>cantata<br />
ospitalità <strong>de</strong>l sud: «Qui non puoi entrare».<br />
Strascicava le parole fino a metterci<br />
un’eternità per pronunciarle. La sua ca<strong>de</strong>nza<br />
di Altieres era incredibilmente marcata.<br />
«Devo restituirvi la vostra roba», disse<br />
Sophia e la schivò abilmente per lanciare il<br />
grumo di nastri e spine all’interno <strong>de</strong>lla<br />
stanza. Fay emise un grido e ritrasse i piedi<br />
sul letto <strong>de</strong>lla cugina mentre lo guardava atterrare<br />
sul tappeto.
57/960<br />
«Caroline», disse alla sorella e quella si<br />
alzò in fretta per pren<strong>de</strong>re un pezzo di stoffa<br />
e gettarlo sul tappeto. Alexandria si premeva<br />
una mano sul petto e a Sophia parve che<br />
stesse trattenendo il respiro. Soltanto<br />
quando quella cosa fu coperta, parve ripren<strong>de</strong>rsi<br />
e disse tagliente: «Come ti è saltato in<br />
mente di fare una cosa <strong>de</strong>l genere? Non sai<br />
che non bisogna mai e dico mai lasciare<br />
scoperto un talismano di Erzelle?».<br />
«Scusami tanto», rispose Sophia imitando<br />
involontariamente l’atteggiamento<br />
<strong>de</strong>ll’altra e puntando i pugni sui fianchi. «Ma<br />
non ho davvero i<strong>de</strong>a di cosa tu stia dicendo<br />
né tantomeno mi interessa».<br />
«Non conosce nemmeno i vecchi dèi, né<br />
le usanze», disse Alexandria, stupefatta. «E<br />
pretendono pure che la riconosciamo come<br />
nostra principessa, una straniera cresciuta a<br />
nord…».<br />
«Sentitela», proferì Sophia con gli occhi<br />
socchiusi. «Sono in lacrime. A<strong>de</strong>sso mi sono
58/960<br />
stancata <strong>de</strong>lle vostre assurdità. Vi prego di<br />
non buttare più la vostra spazzatura in camera<br />
mia. Giocate lontano da me o ve ne farò<br />
pentire».<br />
«Ha funzionato!», esclamò Alexandria<br />
trionfante. «Scommetto che ha funzionato!<br />
Ti è accaduto qualcosa di molto brutto e a<strong>de</strong>sso<br />
hai paura di noi, giusto?».<br />
Sophia stava per replicare, poi pensò a<br />
Gabriel Stuart e tacque. «Non ho tempo da<br />
per<strong>de</strong>re con un branco di ragazzine convinte<br />
di essere <strong>de</strong>lle grandi streghe», disse poi.<br />
«Come osi darci <strong>de</strong>lle streghe?», esclamò<br />
Fay saltando giù dal letto per dare man forte<br />
alla cugina. Era piccola e rotonda, molto<br />
femminile. Sophia notò che girava intorno al<br />
talismano senza osare neppure guardarlo.<br />
«Tua madre era una strega e si dice che abbia<br />
stretto un patto con i diavoli. Altieres è<br />
perseguitata dalla sfortuna per colpa sua».<br />
«Proprio così», intervenne Caroline. «Il<br />
giorno che avrai il coraggio di ascoltarle te ne
potremo raccontare <strong>de</strong>lle belle sulla strega<br />
Granville».<br />
«Così ti passerà la voglia di insultarci»,<br />
terminò Alexandria spingendola fuori dalla<br />
stanza. Le chiuse la porta in faccia e a Sophia<br />
non rimase altro che tornarsene di sopra, fumante<br />
di rabbia e seguita dagli sguardi di<br />
tutti coloro che avevano assistito alla scena.<br />
* * *<br />
59/960<br />
«Odiose galline», borbottò Sophia il<br />
giorno dopo in una <strong>de</strong>lle biblioteche<br />
<strong>de</strong>ll’Archiginnasio, dove aveva se<strong>de</strong> la Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
«Bellezze <strong>de</strong>l sud», disse Julian. Tese il<br />
pugno verso quello di Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />
che fece cozzare le nocche contro le sue. I<br />
due ragazzi si scambiarono un sorriso.<br />
«Puoi dirlo, amico».
60/960<br />
«Stupidi», disse Sophia s<strong>de</strong>gnosa.<br />
«Se tu fossi più socievole con le tue compagne<br />
di collegio potresti presentarcele»,<br />
disse Julian.<br />
«Più socievole, io?». Sophia sembrava<br />
sul punto di strangolarlo. «Mi odiano dal<br />
momento in cui si sono <strong>de</strong>gnate di notare la<br />
mia esistenza!».<br />
«Posso farlo io», disse Jordan assorto,<br />
tornando alla montagna di compiti di grammatica<br />
che aveva davanti. «Avevano tentato<br />
di combinare un matrimonio qualche anno<br />
fa, non se ne è fatto nulla alla fine».<br />
«Con quale <strong>de</strong>lle tre?».<br />
«Nemmeno io me ne ricordo».<br />
«Come se avesse importanza», Julian<br />
mostrò un largo sorriso e una matricola, passando<br />
lì vicino, lo contemplò tutta<br />
emozionata.<br />
«Villano», lo apostrofò invece Sophia.
61/960<br />
«Le fortune che capitano a un principe<br />
<strong>de</strong>l sangue», continuò Julian senza<br />
curarsene.<br />
Jordan aggirò il pennino in un vago<br />
segno di risposta, schizzando un po’ di inchiostro<br />
intorno a sé. «Non la <strong>de</strong>finirei fortuna.<br />
Non hanno cercato di farti sposare da<br />
quando eri nella culla e a<strong>de</strong>sso che Axel ha<br />
manifestato di nuovo l’intenzione di sposare<br />
Eloise, le cose si mettono male per me».<br />
Si grattò la guancia con la penna, aveva<br />
tutte le mani macchiate d’inchiostro. Sophia<br />
pensò fosse adorabile.<br />
«Voglio dire: sono l’unico Van<strong>de</strong>mberg<br />
ancora disponibile: Fabian è sposato; Eloise<br />
prima o poi metterà fine ai tormenti di Axel,<br />
spero; quanto a Bryce, be’…», scrollò le<br />
spalle. «È impegnato in una complicata<br />
relazione a tre con il becchino e il sarto,<br />
quindi la sua vita sentimentale è già abbastanza<br />
affollata».
62/960<br />
«Comunque sia, hanno infilato in camera<br />
mia un talismano <strong>de</strong>l malaugurio», riprese<br />
Sophia.<br />
«Potrei suggerire loro cosa infilare nella<br />
mia… », disse Julian a voce bassa, guadagnandosi<br />
una risata di Jordan e uno sguardo<br />
colmo di disprezzo da parte <strong>de</strong>lla ragazza.<br />
«Davvero?», disse Jordan interessato.<br />
«Gli Altierenses seguono i loro vecchi dèi più<br />
di chiunque nel Continente e si dice che i<br />
loro incantesimi funzionino. Sophia, stai attenta<br />
a non farti rubare i capelli dalle<br />
spazzole o li useranno per un maleficio».<br />
«Non credo a queste sciocchezze. Stephen<br />
Eldrige <strong>de</strong>lla Societas di Medicina,<br />
proprio l’altro giorno, diceva che si tratta<br />
soltanto di trucchi per ingannare i creduloni»,<br />
replicò Sophia, altezzosa. «In questo le<br />
signore Mayfield non sono migliori <strong>de</strong>lla<br />
Gilda <strong>de</strong>i Fattucchieri, giù al Canale <strong>de</strong>i<br />
Fraticelli».
63/960<br />
Il Canale <strong>de</strong>i Fraticelli era la zona più<br />
malfamata <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale, una<br />
striscia di terreno che giungeva fino al fiume,<br />
abitata in maggioranza da proletari, cenciose<br />
e fanatiche confraternite religiose e regno<br />
<strong>de</strong>lle Gil<strong>de</strong> Oscure, le corporazioni di criminali<br />
che parodiavano nei nomi quelle che ordinavano<br />
i commerci <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.<br />
«Non credo sia questo il caso», rispose<br />
Jordan, la sua voce emanava una gentile <strong>de</strong>cisione<br />
che persua<strong>de</strong>va senza ricorrere ad alcuna<br />
aggressività. «Il sud è un po’ più, ecco…<br />
selvaggio», disse, privando però il termine di<br />
ogni significato dispregiativo. «La vecchia religione<br />
è ancora molto sentita e gli incantesimi<br />
fanno parte <strong>de</strong>lla sua ritualità, sono esercizi<br />
spirituali per mettersi in comunicazione<br />
con gli dèi e, quando questi rispondono<br />
all’appello, allora hanno efficacia».<br />
«Scommetto che questo non l’hai sentito<br />
dal tuo confessore», commentò Julian, serio.
64/960<br />
Jordan scrollò le spalle. «Lord Domenic<br />
Weiss, il mio padre adottivo, ci ha incoraggiati<br />
fin da piccoli a letture che il clero consi<strong>de</strong>ra<br />
persino disdicevoli», rispose. «La Chiesa<br />
ha tentato di schiacciare in ogni modo le<br />
vecchie religioni per guadagnarsi il privilegio<br />
esclusivo di gestire le anime, ma nelle Nationes<br />
meridionali non c’è mai riuscita <strong>de</strong>l<br />
tutto».<br />
Rivolse a Sophia uno sguardo gentile e<br />
continuò. «Non parlare con disprezzo di<br />
queste cose. Si tratta <strong>de</strong>l tuo popolo e tu <strong>de</strong>vi<br />
imparare a compren<strong>de</strong>re le loro tradizioni.<br />
Allo stesso modo in cui Altieres <strong>de</strong>ve imparare<br />
ad accettare te».<br />
Aveva ragione, così lei chinò il capo. Da<br />
principe a principessa, Jordan le aveva dato<br />
un consiglio che non poteva permettersi di<br />
ignorare. L’i<strong>de</strong>a di regnare su Altieres era<br />
ancora così lontana da assumere i contorni<br />
<strong>de</strong>ll’irrealtà, così ten<strong>de</strong>va a dimenticare che
65/960<br />
ormai doveva adattarsi a consi<strong>de</strong>rarla la sua<br />
patria.<br />
«È questo il motivo per cui Ashton ha<br />
voluto che ti trasferissi al Collegio di Altieres,<br />
probabilmente, quindi non avercela troppo<br />
con lui», il sorriso di Jordan si fece ironico.<br />
«Benvenuta tra coloro che non sono padroni<br />
<strong>de</strong>lle loro vite».<br />
Sophia avrebbe voluto sforzarsi e ricambiare<br />
il sorriso ma non ci riuscì. La sola menzione<br />
di Ashton Blackmore bastava a riempirla<br />
di esaltazione e malinconia.<br />
Quando le aveva teso la mano la prima<br />
volta, guardando lei come se al mondo, in<br />
quel momento, non esistesse altro, Sophia<br />
aveva provato un dolore improvviso e sconosciuto.<br />
Il suo viso, il modo in cui i capelli<br />
nerissimi si sposavano con il candore <strong>de</strong>lla<br />
pelle, l’aveva tormentata al punto che per<br />
notti intere non era riuscita a pren<strong>de</strong>re<br />
sonno.
66/960<br />
I giorni in cui aveva creduto che<br />
quell’uomo magnifico dagli occhi viola e il<br />
volto di un dio l’avrebbe presa con sé, però,<br />
erano spirati da tempo. Per un luminoso momento<br />
aveva pensato che avrebbe potuto<br />
vivere con Cain in una vera casa, poi era<br />
stata sommariamente sistemata al Collegio<br />
di Altieres senza nemmeno la possibilità di<br />
stare con Jordan e Julian.<br />
L’infittirsi <strong>de</strong>i bisbigli intorno a lei la distrasse<br />
dai suoi cupi pensieri. Seguendo la<br />
traiettoria <strong>de</strong>gli sguardi e <strong>de</strong>i sussurri, raggiunse<br />
una figura alta che si dirigeva verso uno<br />
<strong>de</strong>i tavoli vicino alle finestre. La luce gli pioveva<br />
addosso dai vetri piombati creando rifrazioni<br />
sui capelli neri e ombre sulle mani e<br />
sul viso.<br />
«Ha l’aspetto di un angelo», sussurrò<br />
qualcuno alle spalle di Sophia. «Ma è cattivo<br />
come il diavolo».<br />
Gabriel Stuart di Ma<strong>de</strong>rian, il figlio più<br />
giovane <strong>de</strong>ll’uomo che si sarebbe messo tra
67/960<br />
lei e il trono di Altieres, scelse proprio quel<br />
momento per guardarla con quegli occhi che<br />
bruciavano come il ghiaccio e lei riuscì a<br />
stento a controllare l’impulso di alzarsi e fuggire<br />
via.
3.<br />
Storie di fantasmi<br />
«Mio padre tornerà in città il mese venturo<br />
e penso che vorrà incontrarti di nuovo.<br />
In Al<strong>de</strong>nor si è discusso parecchio <strong>de</strong>lla<br />
situazione di Sophia. Quando avrà l’età, sono<br />
tutti propensi ad appoggiare la sua ascesa al<br />
trono di Altieres».<br />
«Sapevo che il modo migliore di<br />
scioglierti la lingua è metterti davanti un piatto<br />
quando Axel Van<strong>de</strong>mberg non è nei<br />
paraggi».<br />
«Queste uscite le progetti in un centinaio<br />
d’anni oppure le improvvisi?».<br />
«Le colleziono per secoli e le ripropongo<br />
quando chi le ha già ascoltate è morto, così<br />
sono sempre una novità».
69/960<br />
Eloise scoppiò a ri<strong>de</strong>re. Alla fine <strong>de</strong>l suo<br />
turno era mezzanotte e lei aveva fame e nessuna<br />
intenzione di aspettare che le cucine <strong>de</strong>l<br />
Collegio di Al<strong>de</strong>nor accen<strong>de</strong>ssero i forni.<br />
«Mangia, ragazzina umana, ti sei meritata<br />
la cena».<br />
«Mi spiace solo di aver stretto tanto i<br />
lacci <strong>de</strong>l corsetto».<br />
«Così impari a costringerti in quelle gabbie<br />
insalubri».<br />
Eloise rise ancora, per nulla toccata.<br />
«Non cercare di avere mai ragione <strong>de</strong>lla vanità<br />
di una donna Blackmore, potresti avere<br />
<strong>de</strong>lle brutte sorprese».<br />
«A proposito di vanità, abbiamo<br />
compagnia».<br />
Così lei lo aveva <strong>de</strong>finito una volta: il suo<br />
peccato di vanità, e scorgere a<strong>de</strong>sso il<br />
bagliore <strong>de</strong>lla sua presenza, oltre una massa<br />
di volti ancora impastati di sonno prima<br />
<strong>de</strong>ll’inizio <strong>de</strong>l giorno, era un incendio che divampava,<br />
inatteso, nella quiete <strong>de</strong>lla notte.
70/960<br />
Era così da sempre, come se qualcosa in<br />
lui bruciasse e, nonostante questo, lei non<br />
riuscisse a impedirsi di toccarlo a costo di essere<br />
avvolta dalle fiamme.<br />
Il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio irresistibile di avvicinarsi a<br />
lui e lasciarsi semplicemente consumare da<br />
quel fuoco…<br />
All’improvviso la cena aveva perso ogni<br />
attrattiva ed Eloise si sorprese ad allontanare<br />
il piatto con un gesto inconsapevole. Dando<br />
sfoggio di un tatto veramente insolito per lui,<br />
Ashton Blackmore non fece alcun<br />
commento.<br />
Il brusio nella sala si accentuò, l’ingresso<br />
di un Principe <strong>de</strong>lla Corona di Al<strong>de</strong>nor che<br />
era anche Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave – la<br />
più antica associazione di scholares<br />
<strong>de</strong>ll’Università – era sufficiente per fugare<br />
ogni traccia di torpore nell’intera taverna.<br />
Eloise nascose un sorriso ironico e<br />
scandagliò con discrezione la facce intorno,<br />
domandandosi dietro quale aspetto anonimo
71/960<br />
si celasse la spia che gli aveva comunicato la<br />
loro presenza.<br />
Il suo arrivo non era una coinci<strong>de</strong>nza, né<br />
Axel si curava di simularlo; la tranquilla<br />
padronanza con cui si avvicinava, lo sguardo<br />
fisso su di lei, non lasciavano spazio ad alcun<br />
equivoco.<br />
«Lady Eloise», disse lui a voce bassa, con<br />
l’inchino formale dovuto a una nobile. «Vi ho<br />
attesa alla fine <strong>de</strong>l vostro turno. Mi hanno<br />
riferito che avevate già lasciato la<br />
Misericordia».<br />
Ti ho trovata, non puoi fuggire.<br />
«Blackmore», salutò lei in tono più<br />
disteso.<br />
«Ci avete trovati in fretta», commentò<br />
Ashton affabile.<br />
Si sorrisero e tra loro corse quello<br />
sguardo al tempo stesso complice e competitivo<br />
che <strong>de</strong>finiva ciò che era diventato il loro<br />
rapporto dopo l’iniziale ostilità: la gara silenziosa<br />
tra un redivivo centenario e un mortale
72/960<br />
di soli ventiquattro anni, il monito costante<br />
che, se si fosse trasformata in un autentico<br />
scontro, l’esito non sarebbe stato così<br />
scontato.<br />
«Semplice fortuna», disse Axel noncurante,<br />
mentre pren<strong>de</strong>va posto al fianco di<br />
Eloise. «Per caso un conoscente vi ha<br />
intravisti».<br />
«Potrei anche cre<strong>de</strong>rvi, se non sapessi<br />
che nemmeno la sorte sfugge al vostro controllo»,<br />
commentò lei. «Che cosa vi porta<br />
fuori dalla vostra casa a quest’ora, Axel?».<br />
«Selina ha chiesto il mio intervento per<br />
una questione relativa all’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Penna», disse lui.<br />
Selina Kristian, Magistra a capo<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna, era un’amica di vecchia<br />
data di Axel. Eloise non gli avrebbe chiesto<br />
altre informazioni per nulla al mondo.<br />
«Ragazzina umana, ti lascio in mani<br />
sicure», disse Ashton, alzandosi. Quando lei<br />
fece per ribellarsi le comparve
73/960<br />
improvvisamente accanto, quasi un attimo<br />
prima non si fosse trovato dall’altro lato <strong>de</strong>l<br />
tavolo. Si chinò per tacitare le sue proteste<br />
posandole sulle labbra dita che avevano la<br />
<strong>de</strong>licatezza <strong>de</strong>lla seta e il gelo <strong>de</strong>lla morte.<br />
«Non è cortese da parte tua lasciarmi<br />
così», disse lei a voce bassissima.<br />
«Non lo è neppure usarmi per <strong>de</strong>limitare<br />
i tuoi spazi», Ashton sorrise. Era divertito<br />
dai suoi stratagemmi come dai primi passi di<br />
un infante.<br />
Eloise gli rivolse un sorriso impu<strong>de</strong>nte,<br />
affatto turbata per essere stata colta in fallo.<br />
«Me la pagherai, Blackmore».<br />
Ashton <strong>de</strong>dicò un ultimo cenno di saluto<br />
ad Axel Van<strong>de</strong>mberg e si dileguò verso<br />
l’uscita.<br />
Li lasciò a fissarsi in silenzio. L’amore di<br />
Eloise non era terreno di caccia per altri che<br />
non fosse lui, lo sapevano entrambi, ma gli<br />
anni e i segreti avevano scavato tra loro un
74/960<br />
solco che si era attenuato soltanto negli ultimi<br />
tempi.<br />
«Principe Axel», la cura con cui usava<br />
l’espressione formale avrebbe dovuto metterlo<br />
in allarme. «Sembra che io non sia libera<br />
di recarmi a colazione con un amico<br />
senza che i vostri informatori si affrettino a<br />
fare rapporto».<br />
«Non potrebbe semplicemente essere il<br />
caso che io sentissi la vostra mancanza?», il<br />
tono morbido di lui nascon<strong>de</strong>va un fondo<br />
d’acciaio. Da quando erano tornati insieme le<br />
lasciava parecchie vittorie, ma quella sera<br />
doveva essere successo qualcosa perché le<br />
sue labbra erano contratte in una leggera<br />
morsa di tensione.<br />
Eloise piegò la testa verso una spalla.<br />
«La vostra nostalgia coinci<strong>de</strong> troppo spesso<br />
col <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di controllarmi, sbaglio?».<br />
Lui socchiuse gli occhi – erano blu come<br />
il cielo un momento prima <strong>de</strong>lla notte – poi<br />
sospirò e di colpo parve ren<strong>de</strong>re le armi.
«È stata una brutta nottata. Avevo<br />
bisogno di ve<strong>de</strong>rti. Se accettassi di trasferirti<br />
alla Resi<strong>de</strong>nza di Al<strong>de</strong>nor non dovrei uscire a<br />
cercarti per le taverne <strong>de</strong>lla città».<br />
«Trasferirmi alla Resi<strong>de</strong>nza di Al<strong>de</strong>nor<br />
comporterebbe una notevole limitazione<br />
<strong>de</strong>lla mia libertà e un gra<strong>de</strong>vole motivo di<br />
svago per le malelingue».<br />
«Sai bene che le mie intenzioni sono <strong>de</strong>l<br />
tutto onorevoli».<br />
Si guardarono e tra loro corse il <strong>de</strong>lizioso<br />
sottinteso di quelle che, invece, non lo erano.<br />
«Ti ho chiesto di sposarmi, Eloise».<br />
* * *<br />
75/960<br />
Circa un mese prima, il passante che si<br />
fosse trovato ad attraversare per caso la<br />
piazza prospiciente la resi<strong>de</strong>nza cittadina<br />
<strong>de</strong>lla Reggenza di Altieres, avrebbe potuto
76/960<br />
avere la singolare percezione di trovarsi in<br />
un altro tempo, ai giorni prece<strong>de</strong>nti la<br />
Rivolta.<br />
Da quasi diciassette anni la Resi<strong>de</strong>nza di<br />
Altieres mostrava soltanto portoni sbarrati e<br />
finestre buie, rivestite di rampicanti che si<br />
inerpicavano selvaggi lungo le mura e le<br />
balaustre, accentuando l’impressione totale<br />
di abbandono.<br />
In quella sera di ottobre, tiepida e appena<br />
velata dal vento, torce e luminarie rischiaravano<br />
la corte centrale e il gruppo marmoreo<br />
nel mezzo <strong>de</strong>lla fontana assisteva, placido,<br />
alla sfilata <strong>de</strong>gli ospiti in abito da sera<br />
che salivano la scalinata verso il piano nobile.<br />
Un centinaio di servitori in livrea nera e<br />
argento formava due ali d’onore all’ingresso<br />
e, in cima alla scalinata, Ashton Blackmore,<br />
imponente e splendido in abito da sera, accoglieva<br />
gli ospiti al fianco di Lady Sophia.<br />
«Mi stanno guardando come un cavallo<br />
al mercato», disse Sophia, a voce bassissima.
77/960<br />
«Un cavallo di razza eccellente, però», la<br />
gioviale irriverenza era intesa a farla sorri<strong>de</strong>re<br />
e, invece, la feriva soltanto. «Sophia,<br />
sono tutti qui per te».<br />
Era vero solo in parte: nessuno avrebbe<br />
resistito alla tentazione di entrare nel<br />
palazzo per ve<strong>de</strong>re una trovatella <strong>de</strong>i monaci<br />
che sosteneva di essere l’ultima figlia di<br />
Blackmore, insieme a un vampiro che tutti<br />
avevano creduto scomparso in un furioso<br />
incendio.<br />
Quanto a Eloise, avrebbe dovuto intuire<br />
che stavano cercando di incastrarla quando<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg, con il quale stava ballando,<br />
a un certo punto le aveva <strong>de</strong>tto in tono<br />
innocente: «Temo di avere un problema con<br />
il nodo dalla cravatta. Mi sanguina il cuore,<br />
ma sono costretto a interrompere il nostro<br />
ballo».<br />
Ecco, Bryce Van<strong>de</strong>mberg e l’innocenza<br />
erano due concetti che non potevano assolutamente<br />
coesistere; inoltre a Bryce non
78/960<br />
sanguinava mai il cuore in quanto qualsivoglia<br />
fluido umano avrebbe potuto mettere<br />
a repentaglio l’integrità <strong>de</strong>i vestiti per cui<br />
spen<strong>de</strong>va un patrimonio.<br />
Girandosi per tornare verso i genitori,<br />
Eloise andò quasi a sbattere contro Axel<br />
Van<strong>de</strong>mberg.<br />
«Altezza», disse e con un inchino tentò<br />
di sgusciare via, riuscendo senza molto successo<br />
a nascon<strong>de</strong>re la risata che le affiorava<br />
alle labbra.<br />
Lui si voltò e con una mossa abile le<br />
tagliò la ritirata pren<strong>de</strong>ndola tra le braccia.<br />
«Ho come l’impressione che da qualche<br />
tempo tu stia cercando di evitarmi».<br />
Eloise fece un’espressione ferita. «Non<br />
oserei, Altezza».<br />
Axel tacque per un lungo momento e<br />
questo la costrinse ad alzare lo sguardo su di<br />
lui. Nei suoi occhi blu scintillava qualcosa<br />
che la mise in allarme.
79/960<br />
«Dimmi, che cosa oseresti con me?», le<br />
domandò.<br />
Il fascino <strong>de</strong>l suo timbro sommesso e intimo<br />
le costò un attimo di disattenzione, così<br />
quando girò lo sguardo per cercare una via di<br />
fuga era già troppo tardi.<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg e gli altri perdigiorno<br />
di cui Axel aveva la pessima abitudine di circondarsi<br />
– Ross Granville, Stephen e Gareth<br />
Eldrige e Gilbert Morgan – si erano piazzati<br />
intorno a loro, al centro <strong>de</strong>l salone da ballo,<br />
formando una barriera invalicabile.<br />
Ciascuno portava stampato in faccia che,<br />
se avesse tentato di scappare, l’avrebbe fermata<br />
a costo di rimetterci qualche osso.<br />
Eloise pensò che li avrebbe trucidati alla<br />
prima occasione utile.<br />
E lui, quell’intrigante senza pudore, il<br />
burattinaio che ordiva tutti i fili, le stava davanti<br />
con un sorriso splendido da farle male al<br />
cuore.
80/960<br />
Si misurarono con il me<strong>de</strong>simo sguardo<br />
che si sarebbero rivolti dalla distanza <strong>de</strong>i<br />
venti passi consueti su un campo da duello,<br />
un momento prima che qualcuno ordinasse<br />
di sparare.<br />
Axel, senza staccare gli occhi dai suoi, indietreggiò<br />
di tre passi, posò un ginocchio per<br />
terra e la mano <strong>de</strong>stra sul cuore.<br />
Tutto intorno corse un mormorio che<br />
salì, simile a un’ondata di piena, e subito <strong>de</strong>fluì<br />
in un silenzio carico di attesa.<br />
«Ti prego», il suo sussurro era solo per<br />
lei, così basso da crearle l’illusione che<br />
fossero completamente soli.<br />
«Eloise, vuoi sposarmi?».<br />
Era accaduto esattamente come aveva<br />
immaginato da ragazzina, solo che, al tempo,<br />
non avrebbe mai supposto che la dichiarazione<br />
pubblica avesse potuto avere il<br />
solo scopo di impedirle una ritirata<br />
strategica.
81/960<br />
Axel atten<strong>de</strong>va la sua risposta, immobile,<br />
con lo sguardo rivolto con rispetto verso il<br />
basso.<br />
Eloise invece, senza neppure ren<strong>de</strong>rsene<br />
conto, alzò il volto e cercò tra la folla quello<br />
di suo padre: Domenic Weiss, duca di Langenburg<br />
e Lord Cancelliere <strong>de</strong>l regno di<br />
Al<strong>de</strong>nor, osservava la scena con un’espressione<br />
impassibile.<br />
Padre e figlia si scrutarono per un interminabile<br />
momento. In sala nessuno si arrischiava<br />
nemmeno a fiatare per paura di per<strong>de</strong>rsi<br />
qualcosa. L’uomo fece un lievissimo<br />
cenno col capo.<br />
Intorno a loro si <strong>de</strong>starono mormorii eccitati<br />
e qualche applauso in anticipo da parte<br />
di chi preve<strong>de</strong>va già l’esito.<br />
Eloise invece distolse lo sguardo per riportarlo<br />
sul ragazzo ai suoi piedi e sorrise,<br />
poi rispose con dolcezza.<br />
«Forse».
* * *<br />
82/960<br />
«Vieni a casa con me».<br />
Axel non le die<strong>de</strong> modo di rispon<strong>de</strong>re, la<br />
baciò preten<strong>de</strong>ndo un assenso.<br />
Lei serrò le mani sulle sue braccia, raccogliendo<br />
nei pugni la stoffa fredda <strong>de</strong>l mantello.<br />
Con gli occhi chiusi, lasciò che le sue<br />
braccia la sostenessero contro una <strong>de</strong>lle<br />
colonne <strong>de</strong>l giardino <strong>de</strong>lla villa abbandonata<br />
dove si erano rifugiati.<br />
«Non mi lasci alcuna scelta».<br />
Il Borgo di Altieres durante la notte<br />
aveva la magia sospesa <strong>de</strong>i luoghi che esistono<br />
solo fuori dal tempo. La vegetazione<br />
rigogliosa che inva<strong>de</strong>va i giardini, i tabernacoli<br />
di strani santi agli angoli <strong>de</strong>lle vie e le<br />
colonne opulente <strong>de</strong>lle dimore posse<strong>de</strong>vano<br />
una bellezza <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nte che cristallizzava le<br />
immagini in un sogno strano e affascinante.
83/960<br />
Eloise piegò le dita sulla nuca <strong>de</strong>l<br />
ragazzo, assecondando il movimento con cui<br />
le accarezzava il collo con le labbra.<br />
«Vuoi una scelta?», le sussurrò prima di<br />
pren<strong>de</strong>rle il viso in una mano e premere il<br />
pollice contro il suo labbro inferiore. Il bacio<br />
che le die<strong>de</strong> era profondo e possessivo, il suo<br />
braccio sinistro la strinse intorno alla vita<br />
obbligandola a sollevarsi sulle punte <strong>de</strong>i<br />
piedi e ad aggrapparsi ancora più forte a lui.<br />
«Axel».<br />
Affondò le dita nei muscoli duri <strong>de</strong>lle sue<br />
braccia. La colonna gelida alle sue spalle e il<br />
corpo caldo <strong>de</strong>l ragazzo premuto contro il<br />
suo la imprigionavano in una gabbia di<br />
sensazioni antitetiche. Era talmente assorta<br />
nell’abbraccio che, a tratti, dimenticava il<br />
contatto scomodo con il marmo intagliato<br />
che le premeva contro la pelle.<br />
«Vuoi una scelta?». Le sussurrò quella<br />
domanda sulle labbra prima di spingerle con<br />
forza con le proprie. Allentò quella tensione
84/960<br />
squisita soltanto quando la sentì scuotere il<br />
capo in segno di diniego, allora rise, piano,<br />
facendole scorrere una mano tra i capelli.<br />
«Non sarebbe stato giusto conce<strong>de</strong>rtela»,<br />
le rispose. La sua voce soffice le solleticò la<br />
pelle arrossata <strong>de</strong>l collo. «Io non ne ho mai<br />
avuta alcuna, dal momento in cui ti ho tenuta<br />
tra le braccia la prima volta».<br />
Quando era successo, lei era nata da<br />
poco e lui aveva soltanto tre anni. Dopo oltre<br />
vent’anni, nulla aveva potuto contro l’attrazione<br />
che li spingeva, inesorabile, l’uno<br />
verso l’altro: né cinque anni di separazione,<br />
né la trappola <strong>de</strong>i segreti.<br />
«Sì», disse lei. «Verrò con te».<br />
Le mani di lui si spostarono sulla sua<br />
gola, sciolsero la sciarpa bianca che chiu<strong>de</strong>va<br />
sul collo il corpetto <strong>de</strong>lla divisa e lei sentì una<br />
folata <strong>de</strong>lla fresca aria novembrina accarezzarle<br />
la pelle nuda.<br />
Per loro che erano cresciuti dove le nevi<br />
regnavano per la maggior parte <strong>de</strong>ll’anno,
85/960<br />
era solo un contrappunto gra<strong>de</strong>vole alle<br />
mani troppo cal<strong>de</strong> e impazienti.<br />
Dita leggere ed esperte le aprirono i bottoni<br />
e accarezzarono la trina <strong>de</strong>l corsetto<br />
sopra il seno.<br />
«Axel, siamo…».<br />
«Fermami, se vuoi».<br />
Lei sentì ciò che aveva inteso davvero<br />
dirle.<br />
Se puoi.<br />
«Dimmi di smettere, Eloise, e io lo farò».<br />
Avrebbe dovuto rispon<strong>de</strong>re qualcosa, ma<br />
<strong>de</strong>cise di rimandare di un momento, presa<br />
dal sollievo che soltanto le sue carezze potevano<br />
darle. Chiuse gli occhi e reclinò la<br />
testa di lato, posando la guancia bollente<br />
contro il marmo freddo; le mani di Axel vagavano,<br />
libere, sotto i suoi vestiti. Poi dimenticò<br />
semplicemente di poter parlare<br />
ancora.<br />
La voce di Axel le sussurrava nell’orecchio,<br />
anticipando i suoi gesti, facendole
immaginare oltre che sentire ciò che le stava<br />
facendo.<br />
Era per<strong>de</strong>re la testa, affondare lentamente<br />
in acque troppo <strong>de</strong>nse per poterle<br />
controllare.<br />
Le sue dita risalirono lungo il ginocchio e<br />
affondarono nelle sottogonne.<br />
«Mi ami?».<br />
La sua mano l’accarezzò, togliendole il fiato<br />
per rispon<strong>de</strong>re.<br />
«Mi ami, Eloise?».<br />
* * *<br />
86/960<br />
Stavano tornando, tenendosi per mano,<br />
verso il Borgo di Al<strong>de</strong>nor, quando udirono le<br />
grida di una donna e il pianto disperato di un<br />
bambino.<br />
La casa da cui provenivano le urla si<br />
trovava in una via tranquilla, non lontano da
87/960<br />
una strada di botteghe e laboratori <strong>de</strong>lle famose<br />
ceramiche di Altieres.<br />
«Rimani dietro di me», disse Axel<br />
sten<strong>de</strong>ndo un braccio per impedire alla<br />
ragazza di avanzare.<br />
Eloise represse un verso risentito e si<br />
gettò una rapida occhiata intorno. Da<br />
quando, mesi prima, aveva scoperto di essere<br />
in grado di dominare gli esseri <strong>de</strong>l Presidio,<br />
creature di natura <strong>de</strong>moniaca, i suoi poteri si<br />
erano affinati permettendole di percepirne la<br />
presenza anche dietro un’apparenza innocua.<br />
«Vedi qualcosa di strano?», domandò<br />
Axel.<br />
Un bambino di circa sette anni piangeva<br />
seduto su un gradino davanti casa, la madre<br />
cercava di acquietarlo, preoccupata e irritata<br />
insieme. Avevano un aspetto <strong>de</strong>l tutto<br />
ordinario.<br />
Eloise scosse il capo, la presenza <strong>de</strong>l<br />
Presidio le si manifestava sotto forma di insetti.<br />
Il Gran<strong>de</strong> Esorcista una volta le aveva
88/960<br />
rivelato che ciò acca<strong>de</strong>va perché il potere <strong>de</strong>l<br />
Presidio la disgustava e, per questo, era più<br />
difficile che se ne lasciasse corrompere.<br />
Difficile, ma non impossibile.<br />
«Signora, possiamo soccorrervi in<br />
qualcosa?».<br />
La donna die<strong>de</strong> qualche colpetto affettuoso<br />
sulle spalle <strong>de</strong>l figlio e guardò verso di<br />
loro. Axel si era espresso nel dialetto <strong>de</strong>gli<br />
stu<strong>de</strong>nti, la lingua che si parlava nello Studium<br />
e che tutti parlavano nella Vecchia Capitale,<br />
dove l’Università era sicuramente<br />
l’istituzione più importante.<br />
«Onorabili scholares», rispose la donna,<br />
un po’ rigida, «Niente per cui dobbiate disturbarvi,<br />
si tratta soltanto <strong>de</strong>i capricci di un<br />
bambino».<br />
Sembrava qualcosa di più: il bambino piangeva<br />
terrorizzato con le piccole mani premute<br />
sopra gli occhi e il volto nascosto nel<br />
grembo <strong>de</strong>lla madre.
89/960<br />
«Signora, sono una scholara <strong>de</strong>lla Societas<br />
di Medicina», intervenne Eloise. «Lasciate<br />
che mi assicuri <strong>de</strong>lle condizioni <strong>de</strong>l vostro<br />
bambino».<br />
L’espressione <strong>de</strong>lla donna era ancora diffi<strong>de</strong>nte:<br />
il rapporto <strong>de</strong>i cittadini <strong>de</strong>lla Vecchia<br />
Capitale con gli stu<strong>de</strong>nti era ambivalente: da<br />
un lato erano la maggiore fonte di sostentamento<br />
e arricchivano i traffici e i commerci,<br />
dall’altro, si sapeva, non erano tutti brave<br />
persone, molti erano giovani perdigiorno<br />
privi di rispetto, interessati più a bere e sedurre<br />
ragazze che a seguire le lezioni.<br />
Le bastò però un’occhiata alla chiave<br />
d’oro al collo di Axel e al suo mantello da<br />
Principe <strong>de</strong>ll’Università per compren<strong>de</strong>re di<br />
non essere di fronte a uno scapestrato qualunque.<br />
Del resto, chi in città non aveva sentito<br />
parlare <strong>de</strong>l Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Chiave?<br />
Approfittando <strong>de</strong>ll’esitazione <strong>de</strong>lla<br />
donna, Eloise si inginocchiò al suo fianco e
90/960<br />
con gran<strong>de</strong> gentilezza prese a esaminare il<br />
piccolo. C’erano di frequente casi di violenze<br />
domestiche in cui i genitori erano riluttanti a<br />
che qualcuno esaminasse i loro figli, ma non<br />
le sembrava questo il caso. Il bambino,<br />
comunque, a parte gli occhi gonfi di pianto e<br />
il volto congestionato, sembrava go<strong>de</strong>re di<br />
ottima salute.<br />
«Qualcuno vi ha infastidito?», domandò<br />
Axel con la consueta gentilezza. Eloise<br />
restituì il bambino alle braccia <strong>de</strong>lla mamma.<br />
«No, Princeps», disse la donna. «Non riesco<br />
davvero a capire cosa sia successo. Il<br />
piccolo stava dormendo e io mi ero messa a<br />
cucire quando a un certo punto l’ho sentito<br />
gridare. È corso fuori dalla porta e a<strong>de</strong>sso si<br />
rifiuta di entrare in casa».<br />
«Il ragazzo <strong>de</strong>lla fornace», singhiozzò il<br />
bambino. «Era vicino al mio letto e mi guardava.<br />
Mamma, non voglio più dormire».<br />
«Gli avete raccontato di qualche spauracchio<br />
per tenerlo buono?», il tono affabile
91/960<br />
di Axel aveva assunto un riflesso d’acciaio ed<br />
Eloise lo guardò stupefatta. Sapeva che era<br />
contrario a usare la paura per educare i<br />
bambini, tanto da vietare anche ai servi <strong>de</strong>i<br />
suoi palazzi di ricorrere a quei metodi coi<br />
loro figli fintanto che vivevano sotto il tetto<br />
<strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg, e questo le ricordava, come<br />
mille altre cose, che c’erano lati <strong>de</strong>l suo carattere<br />
che non conosceva per niente.<br />
La donna scosse il capo. «Niente <strong>de</strong>l<br />
genere, si tratta solo di una diceria di queste<br />
parti», spiegò. «Una volta, in fondo alla<br />
strada, c’era una vecchia bottega di<br />
ceramiche che a<strong>de</strong>sso è chiusa. Si dice che un<br />
ragazzo sia morto gettandosi <strong>de</strong>ntro uno <strong>de</strong>i<br />
forni e che qualcuno, di tanto in tanto, lo incontri<br />
percorrendo questa via».<br />
Axel parve sconcertato e lei continuò: «I<br />
bambini non percorrono volentieri questo<br />
tratto di strada per questo motivo, la sera».<br />
La donna assunse un’espressione divertita e<br />
abbracciò il bambino che aveva smesso di
92/960<br />
piangere ma era ancora scosso da lunghi ansiti.<br />
Eloise non riuscì a trattenere un brivido.<br />
All’improvviso la strada le parve fredda e<br />
troppo silenziosa.<br />
«Onorabili scholares», disse la donna nel<br />
tono consolatorio, un po’ impaziente di una<br />
mamma, forse accorgendosi di averli colpiti.<br />
«Non c’è nulla di vero, sono soltanto vecchie<br />
storie di fantasmi».
4.<br />
Il trono <strong>de</strong>l diavolo<br />
Un gruppo di ragazzi aspettava Gabriel<br />
Stuart in uno <strong>de</strong>i vicoli adiacenti la Sedia <strong>de</strong>l<br />
Diavolo, una vecchia tomba diroccata che<br />
aveva dato il nome alla taverna sulla piazza<br />
dove sorgeva.<br />
Erano in cinque, tutti col blasone <strong>de</strong>lla<br />
Societas di Diritto, ma solo quattro lo attaccarono,<br />
il quinto rimase di guardia per controllare<br />
che nessuno sopraggiungesse a<br />
interromperli.<br />
«Vorrei dire che è un piacere ve<strong>de</strong>rti»,<br />
esordì quello che sembrava il capo, un tipo<br />
alto e bruno con l’accento di Mistran.<br />
«Saltiamo i convenevoli, Freys, oppure<br />
ho l’impressione che riuscirò a bere una birra<br />
soltanto la settimana prossima». Stuart
94/960<br />
aveva l’aria anche troppo annoiata per sembrare<br />
semplicemente tranquillo. Teneva le<br />
braccia rilassate lungo i fianchi e le mani tra<br />
le pieghe <strong>de</strong>l mantello nero <strong>de</strong>lla divisa. In<br />
apparenza non sentiva la necessità di<br />
mostrare i pugni come stavano facendo gli<br />
altri.<br />
«L’Onorabile Deline su cui ti sei azzardato<br />
a mettere le mani ieri, dietro alla Luna<br />
Piena, è mia sorella», disse Freys.<br />
Stuart non cambiò espressione e, nel silenzio<br />
che seguì, si distinsero chiaramente le<br />
imprecazioni di Freys che, rosso in faccia,<br />
sembrava sul punto di esplo<strong>de</strong>re.<br />
«Tu, bastardo, lo sapevi».<br />
Gabriel socchiuse gli occhi come se ci<br />
stesse davvero riflettendo.<br />
«Era buio, ma proprio alla fine l’ho<br />
riconosciuta».<br />
Il sottinteso era palese e, chi non avesse<br />
conosciuto il tipo, avrebbe <strong>de</strong>tto che Gabriel<br />
Stuart si era scavato la fossa senza
95/960<br />
intenzione; chi invece lo conosceva, poteva<br />
cre<strong>de</strong>re a ragione che lo avesse fatto di<br />
proposito.<br />
Il primo pugno partì così rapido che nessuno<br />
se lo aspettava. Stuart si limitò a<br />
spostare la testa di lato senza pren<strong>de</strong>rsi la<br />
briga nemmeno di sollevare le mani.<br />
Quando un altro ragazzo lo aggredì di<br />
lato, invece, si mosse con una rapidità tale<br />
che nemmeno vi<strong>de</strong>ro il suo aggressore andare<br />
a terra. Aveva ricevuto un calcio in<br />
pieno petto e si ritrovò ad annaspare in cerca<br />
d’aria con entrambe le mani premute sullo<br />
sterno.<br />
Un secondo attaccò Gabriel alle spalle<br />
ancorandogli entrambe le braccia con le proprie,<br />
mentre un altro si dava da fare per<br />
colpirgli il volto.<br />
Gabriel piegò all’indietro la testa di<br />
scatto e subito si ritrovò libero, con il ragazzo<br />
che prima lo tratteneva a per<strong>de</strong>re sangue a fiotti<br />
dal naso. Quello che gli stava di fronte,
96/960<br />
invece, si trovò a ripiegare sotto una<br />
gragnola di colpi corti e diretti al petto,<br />
prima di soccombere a sua volta.<br />
Visto l’andazzo, quello che era rimasto di<br />
ve<strong>de</strong>tta si affrettò ad accorrere in aiuto di<br />
Freys che, incredulo davanti alla disfatta <strong>de</strong>l<br />
suo piccolo esercito, guardava il suo avversario<br />
senza riuscire a pren<strong>de</strong>re una<br />
<strong>de</strong>cisione.<br />
«Che succe<strong>de</strong> qui fuori?», esclamò qualcuno<br />
uscendo dalla Sedia <strong>de</strong>l Diavolo proprio<br />
nel bel mezzo di quel trambusto.<br />
Sophia Blackmore li riconobbe dall’accento<br />
di Altieres e il sorriso scanzonato: i<br />
gemelli Dray<strong>de</strong>n e Justin Sinclair.<br />
Trattandosi di loro non c’era da sperare<br />
che fossero intervenuti per sedare gli animi.<br />
«Cugino Gabriel, che razza di comportamento»,<br />
disse Dray in tono vagamente contrariato.<br />
«Stai tenendo tutto il divertimento<br />
per te?».
97/960<br />
Inoltre erano anche piuttosto celebri per<br />
scommettere le cose più inopportune e riuscire<br />
regolarmente a per<strong>de</strong>re.<br />
«Scommetto i miei codici che riesco a<br />
colpirne uno a occhi chiusi!», gridò Justin<br />
lanciandosi allegramente nella mischia.<br />
Dieci minuti dopo si era scatenato il putiferio<br />
e almeno una ventina di ragazzi se le<br />
davano di santa ragione per il semplice gusto<br />
di farlo, visto che non erano presenti all’aggressione<br />
iniziale né avevano mostrato di<br />
pren<strong>de</strong>re partito con Freys o con Stuart.<br />
Mentre qualcuno andava a chiamare la<br />
guardia cittadina e l’oste <strong>de</strong>lla Sedia <strong>de</strong>l<br />
Diavolo improvvisava in strada un banchetto<br />
per ven<strong>de</strong>re rinfreschi a chi si fermava per<br />
assistere allo spettacolo estemporaneo,<br />
Jordan Van<strong>de</strong>mberg si frappose tra Sophia<br />
Lord e un tizio <strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle Arti che,<br />
dopo aver oltrepassato al volo una botte<br />
rovesciata, si fermò contro il muro immediatamente<br />
accanto a loro.
98/960<br />
«Attenta», disse Jordan con la consueta<br />
calma. «Justin Sinclair sta cercando sul serio<br />
di combattere a occhi chiusi e questo potrebbe<br />
rivelarsi un problema per chi gli capita<br />
intorno».<br />
A mo’ di conferma Sinclair tirò un diretto<br />
a qualcuno alla sua sinistra che strillò in tono<br />
di protesta. «Sono io, idiota!».<br />
«Scusa, Dray, non ti avevo visto…».<br />
«Certo che non mi hai visto: hai gli occhi<br />
chiusi, razza di scemo».<br />
Finì che anche i due gemelli Sinclair<br />
cominciarono a litigare aumentando il<br />
clamore generale. A un certo punto un tipo<br />
di Faldras, che già aveva preso e dato la sua<br />
buona dose di pugni, fece per scagliarsi addosso<br />
ai gemelli che si picchiavano indisturbati<br />
in un angolo.<br />
Dray<strong>de</strong>n, che in quel momento era impegnato<br />
a strangolare il fratello, levò le mani<br />
dal collo di Justin e urlò, indignato. «Non osare<br />
toccare mio fratello, se qualcuno <strong>de</strong>ve
99/960<br />
ammazzarlo sarò io», e lanciatosi addosso al<br />
ragazzo di Faldras lo mandò a sbattere contro<br />
un carro che qualcuno aveva lasciato lì<br />
vicino.<br />
Sophia sentì Jordan trattenere un<br />
sospiro di pura commiserazione e fece per<br />
commentare qualcosa, poi un movimento ai<br />
margini <strong>de</strong>lla mischia la distrasse.<br />
Un ragazzo stava lentamente abbandonando<br />
il campo di battaglia, era senza mantello<br />
e aveva la manica <strong>de</strong>lla divisa strappata. Si<br />
passò una mano sul viso, lasciando una striatura<br />
di sangue sopra la pelle chiara e le labbra<br />
ben disegnate. Si lasciò ca<strong>de</strong>re a se<strong>de</strong>re<br />
per terra, incurante <strong>de</strong>lla polvere e <strong>de</strong>l<br />
rumore secco <strong>de</strong>i colpi proveniente dalla<br />
rissa che continuava a pochi passi da lui.<br />
Fletté le dita <strong>de</strong>lla mano <strong>de</strong>stra con<br />
un’espressione assorta, quasi ciò che gli acca<strong>de</strong>va<br />
intorno non lo riguardasse in alcun<br />
modo, si tastò le nocche e le ossa <strong>de</strong>l dorso.<br />
La durezza era scomparsa dal suo volto e
100/960<br />
a<strong>de</strong>sso sembrava stranamente placato, quasi<br />
sereno.<br />
Gabriel Stuart sollevò lo sguardo senza<br />
preavviso, sorpren<strong>de</strong>ndola a fissarlo. Le sue<br />
ciglia erano talmente lunghe da conferirgli<br />
l’aspetto di un dipinto, l’impatto <strong>de</strong>i suoi occhi<br />
grigi simile a una scossa.<br />
Sophia si trovò incapace di muoversi<br />
tanto che, in un momento di panico, si<br />
domandò se lui avesse il potere di paralizzarla<br />
oltre che di bruciarle la pelle con il<br />
semplice tocco. Poi quel pensiero folle passò<br />
e lei distolse lo sguardo, dicendo a Jordan<br />
qualcosa a caso.<br />
«Ho sete, se pren<strong>de</strong>ssimo qualcosa da<br />
bere?».<br />
Jordan la guardò, stupefatto. «Intendi<br />
dire proprio qui?».<br />
«Hai ragione, è un’i<strong>de</strong>a stupida», si affrettò<br />
a dire Sophia. Con un’occhiata di<br />
nascosto vi<strong>de</strong> che Gabriel a<strong>de</strong>sso guardava
da un’altra parte. «Andiamo all’Osteria <strong>de</strong>lla<br />
Luna Piena, ti va?».<br />
* * *<br />
101/960<br />
Le ombre danzavano lievi tra le rose nel<br />
mausoleo sotterraneo che raccoglieva le<br />
spoglie <strong>de</strong>i Blackmore.<br />
Sophia aveva preso l’abitudine di recarsi<br />
di tanto in tanto a visitare le sepolture <strong>de</strong>lla<br />
sua famiglia nelle catacombe sotto i Frati<br />
Neri e rimaneva lì seduta su un catafalco, per<br />
ore, cercando di <strong>de</strong>cifrare, alla luce <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le,<br />
iscrizioni vecchie di secoli e i tratti <strong>de</strong>i<br />
bassorilievi che ornavano le pareti.<br />
Non la disturbava la compagnia <strong>de</strong>i morti<br />
e l’i<strong>de</strong>a che intorno a lei ci fosse la sua<br />
famiglia era ancora talmente irreale che la<br />
tristezza l’assaliva solo ogni tanto, senza<br />
preavviso, come una stretta allo stomaco che
102/960<br />
la lasciava senza fiato per un istante. Quella<br />
sensazione sembrava sempre appartenere a<br />
qualcun altro.<br />
Una madre, un padre, due sorelle<br />
maggiori.<br />
«Principessa».<br />
C’era una sola persona che la chiamava<br />
in quel modo e la <strong>de</strong>ferenza nella sua voce le<br />
faceva capire che si rivolgeva a lei sempre un<br />
momento in ritardo.<br />
«Comandante Lasaire».<br />
London Lasaire, comandante <strong>de</strong>ll’Ordine<br />
<strong>de</strong>lla Spada, consi<strong>de</strong>rò con un lieve levare di<br />
sopracciglia il fatto che si fosse accoccolata<br />
come un gatto sul catafalco di Lady Lillian<br />
Blackmore, ma non fece alcun commento.<br />
Alla luce <strong>de</strong>lle fiamme i suoi lineamenti<br />
apparivano ancora più spigolosi, ma restava<br />
sempre un uomo troppo attraente per essere<br />
un sacerdote, con i suoi occhi chiari che sembravano<br />
ve<strong>de</strong>re sempre qualcosa oltre il<br />
presente, i capelli d’argento nonostante la
103/960<br />
giovane età e l’aspetto snello e solido di uno<br />
spadaccino. Indossava un semplice saio nero<br />
stretto in vita e, la Fi<strong>de</strong>s Armata, la croce a<br />
forma di spada rovesciata simbolo <strong>de</strong>i Frati<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Spada, catturava riflessi di<br />
luce sul suo petto.<br />
«Comandante, stavo riflettendo su una<br />
cosa», disse Sophia, sperando che la sua riflessione<br />
non sembrasse troppo morbosa.<br />
L’uomo fece un passo in avanti e alzò lo<br />
sguardo, invitando la ragazza a parlare liberamente<br />
di ciò che la preoccupava.<br />
«Mi chie<strong>de</strong>vo…», disse lei in tono esitante.<br />
«Se è vero che i corpi <strong>de</strong>i Blackmore<br />
sono incorruttibili, allora potrei ancora<br />
ve<strong>de</strong>re i volti <strong>de</strong>i miei genitori e <strong>de</strong>lle mie<br />
sorelle?».<br />
Guardare Lasaire dopo aver fatto quella<br />
domanda le richiese molto coraggio. Temeva<br />
di ve<strong>de</strong>re disgusto o collera nei suoi occhi<br />
che invece le risposero con uno sguardo<br />
limpido e fermo.
104/960<br />
«Naturalmente se tu lo ordini sarai accontentata,<br />
principessa», la sua voce era gentile,<br />
senza traccia di commiserazione.<br />
«Quando la tua capostipite die<strong>de</strong> inizio alla<br />
gloriosa stirpe umana di Blackmore le conferì<br />
il dono <strong>de</strong>ll’incorruttibilità <strong>de</strong>i corpi<br />
anche dopo la morte. Tuo padre, Brian, e le<br />
tue sorelle, Vivien e Syriana, sono intatte e<br />
altrettanto posso dire di tua madre, anche se<br />
non era Blackmore di nascita. Posso supporre<br />
che l’avere condiviso il sangue di figli<br />
Blackmore mentre li teneva in grembo le abbia<br />
permesso di affrontare, intatta, il sonno<br />
<strong>de</strong>lla morte».<br />
Il tono era neutro e rispettoso ma,<br />
quando, per qualche motivo, si trovava a<br />
parlare di Clarisse Granville, l’ultima Reggente<br />
di Altieres, Sophia avvertiva con<br />
chiarezza che non aveva mai riposto fiducia<br />
né stima nei suoi confronti.<br />
I monaci <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Spada<br />
avevano una fama sinistra: <strong>de</strong>putati da secoli
105/960<br />
a proteggere gli umani dalle creature <strong>de</strong>l<br />
Presidio, quando, diciassette anni prima,<br />
quelle avevano <strong>de</strong>vastato la Vecchia Capitale,<br />
erano stati poi accusati di averlo volontariamente<br />
permesso.<br />
Il mistero non era mai stato chiarito;<br />
Sophia sapeva soltanto che, alla fine, la sua<br />
famiglia era stata interamente sterminata e<br />
soltanto lei era stata tratta in salvo dall’uomo<br />
che a<strong>de</strong>sso le stava a fianco e che al tempo<br />
aveva appena sedici anni.<br />
«Ma non pensi, principessa, che meritino<br />
di riposare in pace?», le domandò con<br />
una dolcezza che sembrava molto inconsueta<br />
per lui.<br />
«Certamente», si affrettò a dire lei. «La<br />
mia era soltanto una domanda».<br />
«Un tempo, molti secoli fa, i Blackmore<br />
riposavano in bare di cristallo», esordì Lasaire.<br />
«Ma la Chiesa fece pressioni e alla fine<br />
riuscì a impedire che questa usanza<br />
continuasse».
106/960<br />
Sophia sapeva che la Chiesa ufficiale,<br />
governata dal Cardinale Principe <strong>de</strong> Plessy,<br />
era da sempre oppositrice di ogni forma di<br />
vita che non fosse completamente umana e<br />
non aveva mai accettato il ruolo <strong>de</strong>i Blackmore<br />
come garanti <strong>de</strong>lla Tregua che permetteva<br />
la convivenza, nello stesso mondo,<br />
<strong>de</strong>gli umani e <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni che abitavano il<br />
Presidio. Questo perché nemmeno i Blackmore<br />
erano completamente umani.<br />
Lei era in parte un <strong>de</strong>mone, si disse<br />
Sophia, senza riuscire a trattenere un<br />
brivido, e in parte condivi<strong>de</strong>va la natura<br />
<strong>de</strong>lla Divina Rosa <strong>de</strong>i Blackmore, la capostipite<br />
<strong>de</strong>lla sua famiglia che dormiva un sonno<br />
eterno in una tomba di cristallo nelle viscere<br />
<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.<br />
«La Chiesa trovava impensabile ren<strong>de</strong>re<br />
noto che le donne che partorivano figli di<br />
sangue Blackmore lo facessero senza dolore,<br />
al contrario di quanto sostenevano i loro testi<br />
sacri; inimmaginabile mostrare che i corpi
107/960<br />
<strong>de</strong>i Blackmore restassero incorrotti anche<br />
dopo la morte, caratteristica che per la Chiesa<br />
spetta soltanto ai suoi santi. Sarebbe<br />
stato troppo pericoloso per la sua<br />
egemonia».<br />
Tutto ciò aveva contribuito ad alimentare<br />
le dicerie sui Blackmore che, nel corso <strong>de</strong>i<br />
secoli, avevano acquisito una fama terribile.<br />
Sapeva anche che Nassar Stuart, Reggente di<br />
Ma<strong>de</strong>rian, era il Campione <strong>de</strong>lla Chiesa e<br />
colui che più fermamente si opponeva alla<br />
sua ascesa al trono. In breve, solo la vita di<br />
Sophia si frapponeva tra lui e la sua espansione<br />
a sud con l’acquisizione <strong>de</strong>finitiva <strong>de</strong>l<br />
regno di Altieres.<br />
Il padre di Gabriel Stuart la voleva<br />
morta.<br />
Inquieta, Sophia saltò dal catafalco e, atterrando<br />
con entrambi i piedi per terra, urtò<br />
qualcosa che si rovesciò con un tintinnio.<br />
Si piegò, incuriosita, e vi<strong>de</strong> una macchia<br />
scura span<strong>de</strong>rsi sul pavimento vicino a
108/960<br />
quella che sembrava una coppa di vetro e al<br />
residuo di qualcosa di nero.<br />
«Principessa, per favore, spostati dietro<br />
di me».<br />
La voce di Lasaire era quieta, ma aveva<br />
qualcosa di pericoloso che la costrinse a<br />
obbedire senza fiatare.<br />
«Erin», disse ancora lui a voce bassa.<br />
Ci fu un lieve spostamento d’aria e una<br />
donna bionda, dalla bellezza quasi irreale,<br />
comparve, in ginocchio, ai piedi di Lasaire.<br />
Indossava una divisa nera dal taglio militare<br />
e non sorri<strong>de</strong>va.<br />
«Hai chiamato, mio signore?».<br />
«Porta la Principessa Sophia al sicuro al<br />
Collegio di Altieres».<br />
Sophia spalancò lievemente gli occhi e si<br />
astenne da qualsiasi protesta, tanto sarebbe<br />
stata <strong>de</strong>l tutto inutile: Erin Shezare era un<br />
<strong>de</strong>mone ed era stata generale <strong>de</strong>l Principato<br />
di Benedict nelle terre appartenenti al Presidio.<br />
Il comandante Lasaire l’aveva sconfitta
109/960<br />
in battaglia e da allora lei era ai suoi ordini e<br />
li avrebbe eseguiti senza discutere, a qualsiasi<br />
costo.<br />
La mano che le porse era gelida e potente,<br />
Sophia vi posò la propria con fiducia:<br />
Erin l’avrebbe protetta fino all’ultima scintilla<br />
di vita che posse<strong>de</strong>va.<br />
«Poi recati da Lady Eloise Weiss e<br />
chiedile se può conce<strong>de</strong>rci un poco <strong>de</strong>l suo<br />
tempo», aggiunse Lasaire.<br />
A<strong>de</strong>sso Sophia era davvero contrariata:<br />
se richie<strong>de</strong>vano la presenza di Eloise si trattava<br />
di affari che coinvolgevano il Presidio e<br />
allora anche Ashton sarebbe accorso per controllare.<br />
A quel pensiero ebbe una fitta di<br />
dolore.<br />
Ashton ed Eloise avrebbero condiviso<br />
così tante cose… a lei non sarebbe stato permesso<br />
altro che macerarsi di curiosità rinchiusa<br />
nella sua stanza, mentre gli altri si<br />
sarebbero tenuti tutto il divertimento.
* * *<br />
110/960<br />
La prima volta che Eloise Weiss vi era<br />
entrata, la cripta <strong>de</strong>i Blackmore era completamente<br />
al buio e un vampiro che conosceva<br />
appena la stava sballottando per la città<br />
con il riguardo concesso a un sacco di patate;<br />
ma il terrore e l’indignazione non le<br />
avevano impedito di avvertire subito un fortissimo<br />
profumo di fiori, tanto da pensare di<br />
trovarsi in un roseto.<br />
Poi Ashton Blackmore aveva fatto luce e<br />
lei si era resa conto di trovarsi in una tomba.<br />
La scoperta non le aveva fatto particolarmente<br />
piacere ed era solo la prima di parecchie<br />
cose di cui Ashton Blackmore l’avrebbe<br />
messa al corrente sebbene lei ne avrebbe<br />
fatto volentieri a meno.<br />
Al momento, il vampiro in questione<br />
percorreva su e giù la cripta con un’espressione<br />
rannuvolata che faceva fremere di disappunto<br />
le ombre tutte intorno. Certe volte
111/960<br />
Eloise si domandava se le ombre non fossero<br />
stufe di rispon<strong>de</strong>re agli umori <strong>de</strong>i vampiri<br />
Blackmore invece che alle normali leggi <strong>de</strong>lla<br />
scienza.<br />
«Niente a che ve<strong>de</strong>re col Presidio», disse<br />
lei. «Almeno per quanto mi riguarda».<br />
«Niente insetti?».<br />
«Escluse grosse zanzare in abito da sera<br />
con la cravatta piena di belletto», commentò<br />
lei a mezza voce.<br />
Ashton Blackmore la guardò, colto alla<br />
sprovvista. Non era facile ve<strong>de</strong>re un redivivo<br />
di oltre quattrocento anni con quell’espressione<br />
ed Eloise gli restituì un sorriso<br />
angelico.<br />
«Ragazzina umana, sono davvero felice<br />
di essere fonte di tanto divertimento. Stai<br />
esprimendo un’opinione sul mio stile di<br />
vita?».<br />
Ashton le si materializzò al fianco e tese<br />
distrattamente una mano per posargliela<br />
sulla testa, poi quel braccio le scivolò intorno
112/960<br />
alle spalle e, con una leggera pressione, lui<br />
l’allontanò dai cocci di vetro sul pavimento.<br />
La sua tenerezza era quella che avrebbe<br />
riservato a una creatura troppo soffice e fragile<br />
per sopravvivere a un tocco più <strong>de</strong>ciso.<br />
La consi<strong>de</strong>rava così mal<strong>de</strong>stra che aveva nei<br />
suoi riguardi <strong>de</strong>lle attenzioni irritanti.<br />
«Stile di “vita” mi pare un termine<br />
inappropriato».<br />
La risata di Ashton era musica per le<br />
ombre che danzavano intorno a loro, finalmente<br />
più allegre, a<strong>de</strong>sso che il cipiglio <strong>de</strong>l<br />
loro padrone si era disteso.<br />
«Per quanto mi riguarda qui non c’è<br />
nulla che abbia a che fare con i poteri <strong>de</strong>l<br />
Presidio», disse Eloise di nuovo seria.<br />
Esaminò ancora una volta il liquido che<br />
andava asciugandosi sul pavimento di pietra:<br />
ne aveva raccolto un campione, ma era abbastanza<br />
certa che si trattasse di semplice acqua<br />
contenuta nella coppa di vetro in pezzi lì<br />
vicino. Cosa fossero invece le tracce nere in
113/960<br />
mezzo ai frammenti non avrebbe saputo<br />
dirlo. Con un paio di pinzette ne raccolse<br />
qualche frammento che inserì in un pezzo di<br />
pergamena: l’avrebbe consegnata a Stephen<br />
Eldrige, probabilmente la mente più brillante<br />
<strong>de</strong>lla Facoltà di Medicina e <strong>de</strong>ll’intera<br />
Università, perché si divertisse a scoprire di<br />
cosa si trattava.<br />
Impegnata in quell’operazione, non si accorse<br />
in un primo momento che Ashton<br />
stava passando le dita sulle giunture di una<br />
<strong>de</strong>lle lastre tombali.<br />
«Qualcosa non va?».<br />
«Non ne sono <strong>de</strong>l tutto certo».<br />
Dalla sfumatura <strong>de</strong>lla voce di Ashton, inespressiva<br />
e cortese, Eloise ebbe la completa<br />
sicurezza che, al contrario, lui sapesse benissimo<br />
cosa stesse succe<strong>de</strong>ndo e che non gli piacesse<br />
per niente.<br />
Sollevò lo sguardo e lesse la semplice<br />
iscrizione incisa sulla lapi<strong>de</strong> posta sulla<br />
parete di fronte e provò una sensazione di
114/960<br />
freddo: era soltanto un nome, ma quel nome<br />
veniva pronunciato il meno possibile nella<br />
Vecchia Capitale.<br />
«Sembra che qualcuno abbia forzato la<br />
tomba di Clarisse», disse Ashton con una<br />
calma che, con ogni probabilità, era ben<br />
lungi dal provare. «Ho l’impressione che ci<br />
attenda una lunga nottata, mia piccola<br />
Eloise».
5.<br />
La tomba <strong>de</strong>l buio<br />
Ciò che era accaduto doveva rimanere<br />
segreto e, poiché Eloise aveva bisogno di un<br />
altro paio d’occhi e di mani, chiamarono<br />
Stephen Eldrige, un tipo talmente riservato<br />
che, a confronto, c’era più speranza di conversare<br />
con un muro.<br />
Stephen, un ragazzo snello di un anno<br />
più giovane di lei, a una prima occhiata sembrava<br />
un tipo alquanto ordinario, impressione<br />
smentita non appena si notava il suo<br />
sguardo astuto e sin troppo attento. Era la<br />
mente più brillante <strong>de</strong>ll’intera Societas di<br />
Medicina e, probabilmente, di tutta<br />
l’Università, infatti era stato ammesso con<br />
un anno di anticipo rispetto alle normali
116/960<br />
matricole che iniziavano al compimento <strong>de</strong>i<br />
sedici anni.<br />
Era solito spiegare la cosa dicendo che il<br />
fratello maggiore non si era preoccupato di<br />
reclamare nemmeno un briciolo <strong>de</strong>ll’intelligenza<br />
di famiglia che, pertanto, era andata<br />
tutta a lui.<br />
Il fratello in questione era Gareth<br />
Eldrige, Marchese <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave e<br />
preten<strong>de</strong>nte alla virtù <strong>de</strong>lla vegliarda sorella<br />
<strong>de</strong>ll’oste <strong>de</strong>lla Sottana <strong>de</strong>l Vescovo. Erano<br />
entrambi nipoti <strong>de</strong>l Reggente di Salimarr –<br />
lo Stato più a meridione e assolato <strong>de</strong>l continente<br />
– che, per tradizione, era chiamato<br />
con l’appellativo di Viceré.<br />
Nonostante la sua nobile discen<strong>de</strong>nza,<br />
Stephen non dis<strong>de</strong>gnava di accompagnarsi a<br />
ladri e truffatori o a eroi <strong>de</strong>l popolo di bassa<br />
lega che amavano girare mascherati per fare<br />
colpo sulle dame e sbrigare i loro affari al di<br />
fuori <strong>de</strong>lle soglie <strong>de</strong>lla legge. Naturalmente,<br />
trattandosi di una fratellanza segreta, Eloise
117/960<br />
avrebbe dovuto ignorare che lui ne facesse<br />
parte; nella pratica, però, non resisteva mai<br />
alla tentazione di tenere sulle spine lui e i<br />
suoi <strong>de</strong>gni compari che annoveravano anche<br />
il suo regale fidanzato.<br />
«Hanno forzato la lapi<strong>de</strong> qui», stava<br />
dicendo Ashton mentre Eldrige gli stava a<br />
fianco con una lanterna in mano e il cipiglio<br />
molto serio.<br />
«Vedo», disse Stephen facendo passare<br />
un dito sulla giuntura tra la tomba e la lastra<br />
che la chiu<strong>de</strong>va. «Un lavoro grossolano».<br />
Il sottinteso era che lui avrebbe fatto<br />
molto meglio. Eloise rivolse uno sguardo insofferente<br />
al soffitto <strong>de</strong>lla cripta, sul punto di<br />
domandargli che cre<strong>de</strong>nziali avesse come<br />
profanatore di tombe.<br />
Gettò un’occhiata al suo profilo impenetrabile<br />
e poi scosse il capo: meglio non fare<br />
doman<strong>de</strong> di cui, in fondo, non voleva sapere<br />
la risposta.
118/960<br />
«Dobbiamo aprirla», disse Stephen in un<br />
tono nemmeno troppo rammaricato.<br />
Eloise lo incenerì con uno sguardo: probabilmente<br />
lui non ve<strong>de</strong>va l’ora di cominciare,<br />
ma non le sembrava gentile mostrare un<br />
entusiasmo così in<strong>de</strong>coroso.<br />
Rivolse un’espressione di scuse ad<br />
Ashton che le rispose con un sorriso talmente<br />
bello che anche la cripta intorno a loro<br />
le parve più accogliente.<br />
«Nessuno ha mai pensato di verificare se<br />
ci siano <strong>de</strong>lle anomalie fisiche nelle persone<br />
dotate di poteri soprannaturali», disse<br />
Stephen, pensieroso. «Ho portato l’occorrente<br />
per pren<strong>de</strong>re appunti e conservare <strong>de</strong>i<br />
campioni. Col vostro consenso, naturalmente»,<br />
aggiunse rivolto ad Ashton.<br />
Il redivivo chinò la testa in segno di assenso.<br />
«Clarisse faceva parte <strong>de</strong>lla Corporazione<br />
<strong>de</strong>i Medici e aveva un gran<strong>de</strong><br />
amore per la ricerca».
119/960<br />
«Prometto di non recarle alcuna offesa»,<br />
disse Stephen con un tono insolitamente<br />
gentile e sincero.<br />
Stephen aveva per carattere una naturale<br />
diffi<strong>de</strong>nza che a confronto un gatto di strada<br />
era socievole, tuttavia, nonostante la circospezione<br />
con cui ancora trattava Ashton,<br />
era chiaro che gli era grato e moriva dalla<br />
voglia di mettere le mani su quanto restava<br />
di una donna dotata di un potere oscuro<br />
come quello che aveva posseduto Clarisse di<br />
Altieres.<br />
Lo stesso potere che aveva lei, Eloise, e<br />
forse in quantità anche maggiore.<br />
Stephen doveva avere avuto lo stesso<br />
pensiero perché lo scoprì a osservarla, con<br />
quegli occhi ambrati da gatto, insondabili, e<br />
pensò che in un altro uomo quello avrebbe<br />
potuto essere interpretato come <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio.<br />
Da parte di Stephen Eldrige mostrava solo<br />
quanto gli sarebbe piaciuto smontarla per<br />
ve<strong>de</strong>re come funzionava.
Tuttavia, rimase stupita quando il<br />
ragazzo, a malincuore, aggiunse: «Temo che<br />
però dovremo rimandare, ho un impegno<br />
che non può atten<strong>de</strong>re».<br />
* * *<br />
120/960<br />
Il primo trucco quando ci si doveva misurare<br />
con una creatura <strong>de</strong>l Presidio era<br />
tenere a mente che un <strong>de</strong>mone eseguiva alla<br />
lettera un ordine che gli era stato impartito,<br />
senza consi<strong>de</strong>rare in alcun modo le eventuali<br />
conseguenze.<br />
Quando Sophia aveva ascoltato il<br />
comandante Lasaire dire a Erin Shezare di<br />
accompagnarla in collegio, aveva esultato in<br />
segreto perché non le aveva ordinato di assicurarsi<br />
che ci restasse.<br />
Così quando la vi<strong>de</strong> dissolversi in un<br />
banco di foschia Sophia si allontanò dalla
121/960<br />
finestra, si liberò con un calcio <strong>de</strong>lle scarpe e<br />
abbandonò sul pavimento la divisa e le<br />
sottogonne.<br />
In fondo all’armadio, dove era difficile<br />
che la servitù li trovasse per caso, conservava<br />
<strong>de</strong>i vestiti di Cain adattati alle sue misure. Da<br />
quando era arrivata nella Vecchia Capitale,<br />
era solita uscire travestita da ragazzo insieme<br />
a Julian e a Jordan. A quel pensiero seguì<br />
una fitta di nostalgia.<br />
Il Collegio di Altieres aveva briglie lente e<br />
una disciplina molto blanda in confronto a<br />
quello di Al<strong>de</strong>nor, ma a cosa serviva quella<br />
libertà se lì lei era completamente sola?<br />
La presenza di Cain, accoccolato come<br />
uno splendido felino nel vano <strong>de</strong>lla finestra,<br />
la distolse da quel pensiero e le spalancò un<br />
sorriso.<br />
«Ho visto il generale Shezare andare<br />
via», disse Cain allegro. «E ho pensato che ti<br />
sarebbe piaciuto andare a una festa alla Citta<strong>de</strong>lla,<br />
cosa ne dici?».
122/960<br />
«Come sto?», Sophia, felice, fece un giro<br />
su se stessa per farsi ammirare nell’abito da<br />
sera nero. Il panciotto e la camicia<br />
risaltavano di un candore assoluto e Cain,<br />
con un sorriso orgoglioso, si chinò per infilarle<br />
velocemente qualcosa tra le pieghe <strong>de</strong>lla<br />
cravatta.<br />
«A<strong>de</strong>sso sei perfetta», disse, mentre lei<br />
rimirava in uno specchio il fermacravatta di<br />
zaffiri.<br />
Raccolse i capelli con una reticella e li<br />
nascose sotto un cappello piumato, poi, dopo<br />
essersi infilata il mantello, se<strong>de</strong>tte sul davanzale<br />
accanto al fratello.<br />
L’aria <strong>de</strong>lla notte era talmente tersa da<br />
sembrare di cristallo. La sua freschezza pungeva<br />
il respiro e faceva formicolare la pelle.<br />
Cain le cinse la vita con un braccio.<br />
«Pronta?».<br />
Lei annuì e gli passò le braccia intorno al<br />
collo, go<strong>de</strong>ndosi il vento che le tirava il
123/960<br />
mantello e la sensazione di essere sospesa in<br />
cielo, anche solo per una manciata di istanti.<br />
Ogni volta si sorpren<strong>de</strong>va a domandarsi<br />
che cosa avrebbe provato se, sollevando gli<br />
occhi, avesse incontrato lo sguardo profondo<br />
e beffardo di Ashton Blackmore invece <strong>de</strong>gli<br />
occhi ri<strong>de</strong>nti di suo fratello.<br />
«Dove stiamo andando?», gli chiese una<br />
volta atterrati.<br />
«Al Clarimon<strong>de</strong>», rispose lui. «C’è una<br />
festa in maschera».<br />
Cain estrasse da una tasca <strong>de</strong>lla giacca<br />
una mascherina di raso nero. «Per te», disse.<br />
«Ti aiuto a indossarla».<br />
La carrozza <strong>de</strong>i Blackmore, che li atten<strong>de</strong>va<br />
a qualche isolato di distanza dal Collegio<br />
di Altieres, li condusse fino alla Citta<strong>de</strong>lla<br />
dove, dopo il tramonto, si concentrava<br />
tutta la vita mondana <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.<br />
Le sale da ballo, le taverne e le locan<strong>de</strong> si<br />
riempivano di stu<strong>de</strong>nti e membri <strong>de</strong>lla buona<br />
società cittadina, mentre nelle vie più
124/960<br />
<strong>de</strong>filate e nei locali più malfamati si riunivano<br />
personaggi di dubbia provenienza intenti<br />
nelle loro attività.<br />
Non era il caso <strong>de</strong>l Clarimon<strong>de</strong>, uno <strong>de</strong>i<br />
luoghi di ritrovo più raffinati ed esclusivi<br />
<strong>de</strong>lla città. La semplice insegna dorata era affissa<br />
sulla parete di un antico palazzo patrizio<br />
in una <strong>de</strong>lle piazza più belle <strong>de</strong>l quartiere<br />
<strong>de</strong>i piaceri. Torce aromatiche e bracieri<br />
spargevano volute di fumo nella notte. Due<br />
servitori in livrea si inchinarono aprendo le<br />
porte ai visitatori.<br />
Sophia, che entrava al Clarimon<strong>de</strong> per la<br />
prima volta, faticava a contenere l’eccitazione<br />
e cercava di simulare una certa<br />
noncuranza che le evitasse di apparire una<br />
campagnola. Aggrappata al braccio <strong>de</strong>l fratello,<br />
però, non riusciva a trattenersi dal<br />
frugare ovunque con lo sguardo.<br />
Il lusso era quasi opprimente: mobili<br />
scuri, tendaggi di seta porpora, dorature e<br />
specchi, vasi di cristallo colmi di rose in
125/960<br />
boccio dal profumo dolce e pesante; can<strong>de</strong>le<br />
in massicci can<strong>de</strong>lieri d’argento.<br />
Gli avventori erano in tono con l’ambiente,<br />
i vestiti sontuosi, le maschere elaborate<br />
e i volti dietro di esse misteriosi e vagamente<br />
inquietanti.<br />
«Ti piace?», Cain si chinò a sfiorarle<br />
l’orecchio con un sussurro complice e lei<br />
strinse inconsapevolmente il suo braccio<br />
ancora più forte e sospirò di contentezza.<br />
«Follemente», disse strappandogli una<br />
risata che fece cantare le ombre intorno a lui.<br />
«Aspettami qui», le disse. «Vado a pren<strong>de</strong>rti<br />
qualcosa da bere».<br />
Spostandosi Cain le scoprì la vista su una<br />
vetrata dove, tra gruppetti di persone<br />
mascherate, risaltava un volto nudo: un<br />
ragazzo alto che guardava, assorto, nella<br />
notte.<br />
Il suo profilo aveva una purezza incredibile,<br />
l’espressione seria e gli occhi freddi
126/960<br />
proiettavano la sua presenza in un momento<br />
lontano dal fervore <strong>de</strong>lla festa intorno a lui.<br />
Sophia pensò che improvvisamente ci<br />
fosse un caldo soffocante e si premette una<br />
mano sul petto. Aveva il respiro corto.<br />
Ha l’aspetto di un angelo, ed è cattivo<br />
come il diavolo.<br />
In quel momento Gabriel Stuart si voltò,<br />
quasi il suo sguardo fisso lo avesse toccato, e<br />
al di sopra <strong>de</strong>lla folla individuò gli occhi di<br />
Sophia, come se avesse saputo esattamente<br />
dove cercarla.<br />
Lei si sentì gelare ma l’istante successivo,<br />
quando la sua mente riprese a funzionare, si<br />
ricordò di avere addosso una maschera e di<br />
essere vestita da uomo.<br />
Le bastò guardare di nuovo Gabriel per<br />
capire che ciò era servito solo in parte: la<br />
camicia e la giacca da sera erano abbastanza<br />
morbi<strong>de</strong> da non disegnarle le forme, la cascata<br />
di trine <strong>de</strong>lla cravatta avrebbe dovuto<br />
dissimulare la curva <strong>de</strong>l seno. Eppure lui
percorse con uno sguardo <strong>de</strong>ciso il davanti<br />
<strong>de</strong>l suo vestito e Sophia per poco non serrò<br />
entrambe le mani sul petto dandogli conferma<br />
di ogni cosa.<br />
Una strana espressione gli attraversò il<br />
viso e assottigliò gli occhi in maniera ostile.<br />
Erano grigi e gelidi, sembravano non aver<br />
mai conosciuto una scintilla di sole.<br />
Gabriel cominciò a farsi largo tra la folla,<br />
gli occhi puntati su di lei, sfidandola a<br />
muoversi prima che la raggiungesse. I suoi<br />
capelli nerissimi risaltavano tra le pettinature<br />
elaborate, il volto scoperto era più<br />
enigmatico <strong>de</strong>lle maschere che lo<br />
circondavano.<br />
Sophia intuì da qualche parte <strong>de</strong>ntro di<br />
sé che era la cosa più sbagliata da fare, ma<br />
non riuscì a frenarsi: gli voltò le spalle e<br />
fuggì.<br />
* * *<br />
127/960
128/960<br />
Nel salone attiguo un quartetto d’archi<br />
suonava musica per le coppie che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ravano<br />
ballare. La voce <strong>de</strong>i violini l’accompagnò<br />
mentre si mescolava ai ballerini senza<br />
avere il coraggio di guardarsi alle spalle per<br />
ve<strong>de</strong>re se Gabriel la stesse seguendo.<br />
Oltre il salone c’era un ballatoio riparato<br />
da una serie di tendaggi in successione che<br />
ne nascon<strong>de</strong>vano il fondo. Sophia vi si inoltrò<br />
scostando la stoffa pesante che si richiu<strong>de</strong>va<br />
dietro di lei come un morbido uscio.<br />
Alla fine si ritrovò ai piedi di una scala e<br />
cominciò a imprecare tra i <strong>de</strong>nti: il Clarimon<strong>de</strong><br />
oltre a essere un salone molto alla<br />
moda era anche un discreto, lussuoso postribolo<br />
per clienti umani e redivivi che potevano,<br />
a loro piacimento, trovare sangue o<br />
compagnia oppure entrambi.<br />
La scala era <strong>de</strong>serta e dai piani superiori<br />
non giungeva alcun suono. Sentendo il fruscio<br />
<strong>de</strong>lle ten<strong>de</strong> alle sue spalle, salì per mezza
129/960<br />
rampa; il rumore <strong>de</strong>ciso di passi la indusse a<br />
sporgersi oltre la balaustra e a guardare<br />
verso il basso.<br />
Gabriel Stuart era lì, con una mano<br />
posata sulla ringhiera e il viso rivolto verso di<br />
lei.<br />
«Perché stai scappando?», la sua voce,<br />
seppure bassa, era nitida e aveva l’effetto <strong>de</strong>l<br />
vento sulla pelle. «Ti conosco? Fermati e<br />
dimmi chi sei».<br />
Sophia rabbrividì e mor<strong>de</strong>ndosi le labbra<br />
ricominciò a salire le scale ma lui era più veloce<br />
e in breve l’avrebbe raggiunta. Al primo<br />
piano, una fila di porte tutte i<strong>de</strong>ntiche e chiuse<br />
la scoraggiò dal cercare riparo in qualche<br />
stanza, ma al secondo piano una <strong>de</strong>lle porte<br />
era socchiusa e così, sperando di avere fortuna,<br />
Sophia ci si infilò <strong>de</strong>ntro e la chiuse appoggiandovi<br />
le spalle.<br />
L’interno era fiocamente illuminato.<br />
Quattro paia d’occhi si posarono immediatamente<br />
su di lei.
130/960<br />
Appartenevano a un gruppo di tizi<br />
dall’aria losca, stipati nella stanza e in apparenza<br />
<strong>de</strong>diti solo ad ammazzare il tempo<br />
mentre un quinto, inginocchiato davanti a<br />
uno scrittoio intarsiato, si dava da fare con la<br />
serratura di un cassetto.<br />
Uno di loro era sdraiato su un gigantesco<br />
letto ad alcova che sembrava i<strong>de</strong>ato per ospitare<br />
almeno mezza dozzina di persone; un<br />
secondo stava osservando i libri ammucchiati<br />
in un grazioso scaffale, un terzo era piegato<br />
verso lo specchio e stava rimirandosi il<br />
profilo, mentre il quarto era curvo sullo scrittoio<br />
a osservare da vicino il lavoro <strong>de</strong>llo<br />
scassinatore.<br />
Erano tutti vestiti di nero, con un cappuccio<br />
che copriva la testa e a<strong>de</strong>renti<br />
maschere sul viso.<br />
Sophia spalancò la bocca ma il ragazzo<br />
alto vicino allo scrittoio, quello con l’interno<br />
<strong>de</strong>l mantello fo<strong>de</strong>rato in argento, le sorrise e<br />
si posò l’indice sulle labbra.
131/960<br />
«Che succe<strong>de</strong>?», domandò il ragazzo sul<br />
letto, tirandosi a se<strong>de</strong>re. «Il genio ha finito?».<br />
Aveva un forte accento di Delamàr e<br />
la voce assonnata.<br />
«Sta’ zitto, stupido, torna a dormire»,<br />
disse il ragazzo vicino allo specchio, rimestando<br />
distrattamente con un dito in un’ampolla<br />
di belletto per donna. «Non hai visto che è<br />
entrata una persona? Un giorno ti ammazzeranno<br />
nel sonno e tu ti sveglierai senza<br />
accorgerti di essere morto!».<br />
«Non è successo nulla», disse calmo<br />
l’uomo col mantello argentato. «Questo<br />
giovane signore non darà l’allarme, vero?».<br />
Sophia, sbalordita, richiuse la bocca e<br />
annuì un paio di volte.<br />
«Sarà meglio», disse con voce annoiata il<br />
tipo che stava frugando tra i cosmetici. «Altrimenti<br />
saremo costretti a farlo fuori», aggiunse<br />
ruotando di scatto due dita vicino al<br />
collo a mo’ di lama.
132/960<br />
«Così lo spaventi, se si mette a urlare<br />
sarà tutta colpa tua», il ragazzo che prima<br />
stava esaminando i libri si avvicinò a Sophia<br />
e piegò il capo verso di lei.<br />
«Nessuno vi farà <strong>de</strong>l male», disse con<br />
gran<strong>de</strong> gentilezza. «Vi prego solo di tacere<br />
fino a quando non saremo andati via».<br />
Il ragazzo vicino allo specchio abbandonò<br />
i cosmetici e si avvicinò a sua volta.<br />
«Non sarebbe meglio tagliargli la gola? No,<br />
le macchie di sangue non vanno via. Qualcuno<br />
ha <strong>de</strong>l veleno?».<br />
«Se <strong>de</strong>vo sbarazzarmi di un cadavere<br />
ditemelo con un minimo di anticipo », intervenne,<br />
gelido, il tizio che stava forzando il<br />
cassetto senza distogliere gli occhi dal suo lavoro,<br />
quasi la distruzione di un corpo fosse<br />
cosa di tutti i giorni per lui. «Mi serve tempo<br />
per preparare gli acidi».<br />
Quello che era sul letto si rimise in piedi<br />
e si stiracchiò, era alto e massiccio e<br />
somigliava a un grosso gatto domestico. Si
133/960<br />
avvicinò agli altri due e disse. «Che mi venga<br />
un colpo. Ma è una ragazza!».<br />
«Stai ancora sognando».<br />
«A me sembra un ragazzino».<br />
«Si ve<strong>de</strong> che non vi inten<strong>de</strong>te di donne»,<br />
li rimbeccò quello con l’accento di Delamàr,<br />
con aria di importanza. «Non ve<strong>de</strong>te che…».<br />
Non terminò la frase, ma con le dita fece un<br />
gesto <strong>de</strong>licato per disegnare in aria la forma<br />
di fianchi, vita e seno.<br />
«Sarà solo una stupida matricola che ha<br />
violato il coprifuoco».<br />
«Ti dico che è una donna».<br />
«Tu vedi donne dappertutto».<br />
«E tu ti ostini a non ve<strong>de</strong>rne da nessuna<br />
parte».<br />
Il ragazzo gentile disse: «Domando<br />
scusa», e prima che Sophia potesse compren<strong>de</strong>re<br />
le sue intenzioni le tolse, con garbo,<br />
la maschera.<br />
Gli altri due, che stavano ancora discutendo<br />
animatamente se lei fosse una
134/960<br />
donna o una stupida matricola, ammutolirono<br />
e la guardarono con occhi colmi di<br />
orrore, compren<strong>de</strong>ndo che era entrambe le<br />
cose.<br />
Invece l’altro le restituì la maschera e,<br />
con calma, gettò uno sguardo al di sopra<br />
<strong>de</strong>lla propria spalla sinistra, verso il capo.<br />
«Abbiamo un problema», disse, ma dal<br />
tono non sembrava.<br />
Il capo si avvicinò. Era serio eppure lei<br />
avrebbe giurato che gli venisse da ri<strong>de</strong>re. «La<br />
riaccompagneremo in collegio quando<br />
avremo finito qui. Fino ad allora fai silenzio,<br />
milady, va bene? Nessuno ti farà <strong>de</strong>l male.<br />
Qualcuno ti ha seguito?».<br />
Sophia annuì. «Gabriel Stuart», disse<br />
sottovoce.<br />
Il tizio <strong>de</strong>l belletto cominciò a ri<strong>de</strong>re. «Si<br />
è tirata dietro il cucciolo di Ma<strong>de</strong>rian? Fantastico,<br />
non vedo l’ora di dargli un calcio nelle<br />
sue regali terga».
135/960<br />
«Fatto», annunciò in quel momento lo<br />
scassinatore, preceduto dal suono nitido di<br />
una serratura che scattava.<br />
Il capo gli fu subito a fianco e sollevò<br />
dalle sue mani un cofanetto che scintillò di<br />
intarsi alla fioca luce <strong>de</strong>lle lampa<strong>de</strong> cieche.<br />
Sophia allungò il collo per sbirciare e vi<strong>de</strong><br />
che sul coperchio c’era un motivo a forma di<br />
chiave dorata. Il tizio <strong>de</strong>l belletto si schiarì la<br />
voce e le gettò un’occhiata carica di disapprovazione.<br />
«La curiosità non si addice a una<br />
giovane sovrana».<br />
Lei avrebbe voluto domandargli come<br />
mai era al corrente di tutte le sue questioni,<br />
ma poi lo scassinatore disse: «È ora di filare,<br />
ho pagato quel ragazzino per fare la guardia<br />
solo per due ore e sarebbe capace di lasciarci<br />
qui senza farsi scrupoli».<br />
Dopodiché fece qualcosa che riempì<br />
Sophia di panico: saltò con una mossa agile<br />
sul davanzale <strong>de</strong>lla finestra e si gettò nel<br />
vuoto.
136/960<br />
«Non potremmo usare le scale?»,<br />
domandò a voce bassa e timidissima.<br />
Il tipo <strong>de</strong>l belletto le rivolse un sorriso<br />
mozzafiato e lei si domandò quanto affascinante<br />
potesse essere l’uomo dietro quella<br />
maschera.<br />
«Non aver paura», le disse porgendole<br />
una mano inguantata di nero. «Non ti succe<strong>de</strong>rà<br />
nulla. Forse è meglio se chiudi gli occhi<br />
però».<br />
«Non ho paura!», protestò lei e ricevette<br />
in risposta un altro sorriso luminoso.<br />
Il ragazzo se<strong>de</strong>tte sul davanzale con le<br />
spalle rivolte all’esterno e la invitò a fare altrettanto,<br />
poi le passò un braccio intorno alla<br />
vita. Sophia pensò che ultimamente usava<br />
più le finestre <strong>de</strong>lle porte, ma che gettarsi<br />
oltre un davanzale con qualcuno che non<br />
fosse un redivivo necessitava di una dose di<br />
coraggio maggiore.<br />
Lasciarsi ca<strong>de</strong>re all’indietro le die<strong>de</strong> uno<br />
spasmo di terrore e l’impressione di essersi
137/960<br />
lasciata indietro lo stomaco, poi braccia protettive<br />
si strinsero intorno a lei e cad<strong>de</strong>, abbracciata<br />
al suo compagno, infine affondò su<br />
qualcosa di gran<strong>de</strong> e soffice.<br />
Col fiato corto si alzò a se<strong>de</strong>re, leggermente<br />
ammaccata ma tutta intera, e si accorse<br />
di essere su una specie di materasso<br />
enorme e rigonfio che occupava un intero<br />
carro.<br />
«Sapevo che avrebbe funzionato. Le mie<br />
invenzioni funzionano sempre», lo scassinatore<br />
salì a cassetta e partì di gran carriera,<br />
allontanandosi dal Clarimon<strong>de</strong>.
6.<br />
L’orazione <strong>de</strong>lla morte<br />
La notte scolorava in un’alba tenue e gelida<br />
quando Eloise Weiss rientrò al Collegio<br />
di Al<strong>de</strong>nor in una carrozza con le insegne <strong>de</strong>i<br />
Blackmore.<br />
Da qualche camera <strong>de</strong>ll’ultimo piano uscivano<br />
<strong>de</strong>lle stanche note e l’eco di risate soffocate<br />
risuonava nella corte, accompagnando<br />
lo scrosciare <strong>de</strong>lla fontana centrale.<br />
I Collegi <strong>de</strong>lle Nationes erano pubblici e<br />
accoglievano gli stu<strong>de</strong>nti a seconda <strong>de</strong>l luogo<br />
di provenienza, da quando, a sedici anni, entravano<br />
come matriculae al triennio obbligatorio<br />
presso la Societas <strong>de</strong>lle Arti, al termine<br />
<strong>de</strong>l quale avrebbero scelto il campo in<br />
cui continuare gli studi.
139/960<br />
Aggirare le regole non era difficile; quasi<br />
nessuno rispettava l’ordine di chiu<strong>de</strong>rsi nelle<br />
camere entro Compieta. C’era sempre un ritrovo<br />
da qualche parte o una festa improvvisata<br />
nelle camere <strong>de</strong>gli stu<strong>de</strong>nti anziani,<br />
che go<strong>de</strong>vano di più libertà e di una camera<br />
interamente per sé, ai piani superiori.<br />
Eloise gettò la borsa da medico accanto<br />
alla porta. Avrebbe voluto salire verso le<br />
stanze <strong>de</strong>i fratelli Belford – che, probabilmente,<br />
avevano festeggiato qualcosa per<br />
tutta la notte – e reclamare un dolce e un<br />
bicchiere di vino, ma non ne aveva la forza<br />
fisica.<br />
La vita di uno stu<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>lla Societas di<br />
Medicina era piuttosto faticosa, allo studio e<br />
alle lezioni si affiancava il tirocinio presso<br />
l’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia e, a<strong>de</strong>sso che<br />
stava per entrare al terzo anno, Eloise aveva<br />
molte responsabilità, compreso il controllo<br />
di sei stu<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>l primo anno che<br />
l’avrebbero probabilmente portata alla
140/960<br />
tomba prima <strong>de</strong>lla fine <strong>de</strong>ll’anno<br />
acca<strong>de</strong>mico.<br />
Dalla finestra socchiusa entrava una<br />
striscia di cielo color lavanda e un rivolo<br />
<strong>de</strong>lla fredda aria novembrina; nelle stanze al<br />
seminterrato le cucine pren<strong>de</strong>vano vita e il<br />
<strong>de</strong>lizioso profumo <strong>de</strong>l pane caldo si univa a<br />
quello <strong>de</strong>l fumo di legna e foglie secche.<br />
Eloise chiuse i battenti e tirò il catenaccio.<br />
Stava appunto ricordando come avesse<br />
sbarrato la finestra prima di uscire quando<br />
un braccio le circondò la vita e una mano si<br />
posò sulla sua bocca impe<strong>de</strong>ndole di urlare.<br />
«Sono io», il sussurro profondo che le<br />
scivolò nell’orecchio le die<strong>de</strong> un brivido involontario.<br />
«Non respingermi».<br />
All’improvviso si ritrovò libera, ma fu<br />
soltanto per un momento, poi lui le mise una<br />
mano sulla schiena e l’attrasse a sé. Si alzò in<br />
punta di piedi verso il volto di lui che cercava<br />
il suo, le mani affondate nei muscoli duri
141/960<br />
<strong>de</strong>lle braccia che a<strong>de</strong>sso la tenevano in una<br />
stretta implacabile.<br />
«Axel, che succe<strong>de</strong>?».<br />
Lui aveva le spalle rigi<strong>de</strong> e quando gli<br />
passò una mano al lato <strong>de</strong>l viso sentì che<br />
aveva gli occhi chiusi. Gli sfiorò le ciglia,<br />
ricambiò i suoi baci in silenzio, a lungo, fino<br />
a che lui non la lasciò andare <strong>de</strong>licatamente.<br />
«Che succe<strong>de</strong>?».<br />
«Cosa ti fa pensare che stia succe<strong>de</strong>ndo<br />
qualcosa?». La voce di lui era soffice e tranquilla.<br />
Se non avesse imparato a orientarsi<br />
da tempo tra le acque dolci e infi<strong>de</strong> <strong>de</strong>i suoi<br />
sotterfugi, avrebbe quasi potuto cre<strong>de</strong>rgli.<br />
Lei incrociò le braccia e lo guardò fisso.<br />
Era buio, ma anche se ci fosse stata luce non<br />
avrebbe sortito alcuna differenza; conosceva<br />
quel tono di voce, quell’atteggiamento: lui le<br />
avrebbe mostrato solo una maschera affabile<br />
e rassicurante.
142/960<br />
«So giocare a questo gioco meglio di te,<br />
quindi è inutile che tu risponda con un’altra<br />
domanda».<br />
«Allora possiamo giocare in due, ma non<br />
in questo momento. Te ne prego».<br />
Axel si allontanò e lei lo sentì armeggiare<br />
nell’oscurità. Poco dopo una can<strong>de</strong>la gli rischiarò<br />
il volto evi<strong>de</strong>nziandone gli spigoli; gli<br />
occhi blu avevano una scintilla ironica che<br />
non la sorprese. Avrebbe sempre tentato di<br />
raggirarla, ma lo avrebbe fatto da pari a pari.<br />
«Parla», disse Eloise, seccamente.<br />
Lui sorrise. «Siete da sempre il mio<br />
punto <strong>de</strong>bole, signora. Riuscirei anche a nascon<strong>de</strong>rvi<br />
qualcosa se potessi resistere alla<br />
tentazione di ve<strong>de</strong>rvi».<br />
Il sottinteso era chiaro: cercarla quando<br />
si sentiva vulnerabile significava per lui esporsi<br />
alle sue doman<strong>de</strong>. Avrebbe voluto imprecare<br />
e pren<strong>de</strong>rlo a calci. La sua contorta<br />
sincerità era una prova d’intuito e pazienza<br />
non indifferenti.
«Lord Axel domanda fiducia come si<br />
doman<strong>de</strong>rebbe una lettera di credito a un<br />
banchiere», replicò a <strong>de</strong>nti stretti.<br />
Axel rimase semplicemente a guardarla,<br />
poi sospirò e le tese le braccia.<br />
C’era qualcosa sul suo viso che la indusse<br />
a <strong>de</strong>sistere dal fare altre doman<strong>de</strong>. «Vieni<br />
qua», disse lui, rauco.<br />
* * *<br />
143/960<br />
Ore dopo, quando era già mattino inoltrato,<br />
Eloise si districò gentilmente dalle sue<br />
braccia e si appoggiò su un gomito per<br />
guardarlo dormire alla luce che filtrava dagli<br />
scuri.<br />
Lui aveva respinto le coperte che a<strong>de</strong>sso<br />
si ammucchiavano, disordinate, intorno alla<br />
vita. Eloise gli percorse il torace con la punta<br />
di un dito, sfiorandolo appena, muscoli caldi
144/960<br />
e peluria dorata e, sopra il cuore, una cicatrice<br />
da taglio.<br />
Sulle costole, vicino a vecchi segni che<br />
somigliavano a frustate e che lei non avrebbe<br />
mai potuto sapere come si era procurati,<br />
c’era un livido che fino alla notte prece<strong>de</strong>nte<br />
non esisteva.<br />
Reprimendo un sospiro e un mucchio di<br />
doman<strong>de</strong> che avrebbero potuto solo metterla<br />
in agitazione, si alzò e si avvolse in un lenzuolo<br />
raccogliendolo in un nodo sul seno.<br />
Non c’era alcun pericolo che qualcuno<br />
entrasse perché il personale aveva l’ordine di<br />
non disturbare il riposo <strong>de</strong>i medici che rientravano<br />
dal turno di notte, salvo espressa<br />
richiesta, tuttavia controllò nuovamente la<br />
porta, poi si mosse, irrequieta e silenziosa,<br />
per la stanza.<br />
Axel aveva abbandonato su una sedia il<br />
mantello e una lama di luce proveniente<br />
dagli scuri socchiusi scintillò su uno spicchio<br />
di tessuto argenteo tra le pieghe nere.
145/960<br />
Eloise inarcò un sopracciglio: conosceva<br />
quel mantello, anche se era qualcosa di cui<br />
Axel non poteva parlarle espressamente – le<br />
società segrete erano vietate da secoli e, per<br />
di più, per un editto <strong>de</strong>lla famiglia Van<strong>de</strong>mberg<br />
– le aveva lasciato capire quanto<br />
bastava.<br />
In più, Stephen Eldrige aveva <strong>de</strong>tto che<br />
un impegno urgente lo atten<strong>de</strong>va nonostante<br />
avesse una voglia matta di aprire la tomba di<br />
Clarisse Granville.<br />
Non era difficile fare la somma <strong>de</strong>lle<br />
parti: anche Stephen faceva parte di quella<br />
combriccola di improbabili eroi mascherati<br />
che si servivano <strong>de</strong>ll’incognito e <strong>de</strong>lle leggen<strong>de</strong><br />
riguardanti l’antichissima Confraternita<br />
<strong>de</strong>lle Cinque Lune per badare ai fatti loro<br />
e riuscire anche a pavoneggiarsi con la faccenda<br />
<strong>de</strong>ll’eroe mascherato.<br />
Strano invece che Axel si fosse precipitato<br />
da lei senza prima cambiarsi, consi<strong>de</strong>rando<br />
la sua circospezione.
146/960<br />
Eloise afferrò un lembo <strong>de</strong>l mantello per<br />
ve<strong>de</strong>re se ci fosse qualcosa nascosto tra le<br />
pieghe. La fo<strong>de</strong>ra grigia e le sue dita incontrarono<br />
uno spigolo solido e freddo.<br />
Il piccolo scrigno rettangolare aveva una<br />
foggia antiquata e cerniere con impresso un<br />
fiore stilizzato. Il legno e il metallo erano<br />
opachi, nonostante ciò risaltava la fattura<br />
squisita e singolare.<br />
Sul dorso un intarsio ritraeva una <strong>de</strong>licata<br />
pioggia di piume color avorio; la patina<br />
di lucidatura era scomparsa, mettendo a<br />
nudo l’elemento con cui era realizzato. Eloise<br />
socchiuse gli occhi e, con un gesto solo in<br />
parte consapevole, avvicinò il can<strong>de</strong>liere<br />
dove un moccolo ormai inutile stava spegnendosi<br />
in una polla di cera sciolta.<br />
La sfumatura <strong>de</strong>ll’intarsio era comprensibile,<br />
si disse, passandovi sopra le dita per<br />
saggiare il materiale con cui era realizzato e<br />
trovare una successiva conferma. Era osso e
147/960<br />
qualcosa le suggeriva che si trattava di ossa<br />
umane.<br />
«Eloise».<br />
Il tono di Axel era aspro, al punto che lei<br />
pensò fosse arrabbiato perché aveva trovato<br />
il cofanetto. Lo guardò in maniera interrogativa<br />
poi si accorse <strong>de</strong>ll’immensa angoscia<br />
che il ragazzo portava impressa in volto. Si<br />
era alzato dal letto senza curarsi di indossare<br />
qualcosa, il sole <strong>de</strong>l mattino disegnava lame<br />
di luce sul suo corpo e gli circondava d’oro i<br />
capelli.<br />
Un dipinto splendido e <strong>de</strong>vastato che si<br />
inginocchiò ai suoi piedi e la guardò senza<br />
aggiungere altro, negli occhi aveva interi<br />
mondi di cui non poteva parlarle – doveva<br />
imparare ad accettarlo – ed erano tutti immersi<br />
nel buio.<br />
«È questo che ti preoccupa tanto?».<br />
Un infinitesimale cenno di assenso che<br />
avrebbe potuto anche essersi immaginata.<br />
«Naturalmente non mi dirai il perché».
148/960<br />
«Milady dovete cre<strong>de</strong>rmi quando giuro<br />
che non si tratta di sfiducia da parte mia».<br />
L’uso <strong>de</strong>l tono formale, il filo d’acciaio che<br />
animava la sua voce morbida non erano arroganza<br />
ma inquietudine.<br />
«Sono ossa umane», disse lei, paziente.<br />
«Se è stato commesso un omicidio sicuramente<br />
è successo molto tempo fa».<br />
L’espressione di Axel si fece attenta. «Tu<br />
credi?».<br />
«Mi sembra evi<strong>de</strong>nte, trattandosi di un<br />
oggetto tanto vecchio. Anche la consistenza e<br />
il colore <strong>de</strong>ll’osso lasciano pochi dubbi.<br />
Comunque è possibile che si tratti solo di<br />
arte funeraria, ho visto una lavorazione<br />
simile in una chiesa <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla, spesso<br />
ci capita di dovervi portare i cadaveri senza<br />
nome perché l’Arciconfraternita <strong>de</strong>l Buon Sepolcro<br />
si occupi di dare loro a<strong>de</strong>guata sepoltura.<br />
Non è difficile trovarla, posso indicarti<br />
come arrivarci».<br />
Lui ebbe uno sguardo circospetto.
«Siete troppo accondiscen<strong>de</strong>nte, signora,<br />
mi aspettavo piuttosto una rappresaglia».<br />
Eloise rise e gli posò le dita sulla guancia.<br />
«Mi vendicherò tenendovi segreto qualcosa a<br />
mia volta».<br />
Si aspettava una riposta a tono, ma lui la<br />
sorprese coprendole la mano con la sua e<br />
stringendosela contro la guancia. Girò il<br />
volto e le baciò il palmo, poi le afferrò entrambe<br />
le mani e posò le labbra sulle nocche,<br />
in un gesto colmo di reverenza.<br />
Infine si alzò e tese le braccia sollevandola<br />
dalla sedia senza aggiungere altro. Si<br />
voltò e la portò verso il letto.<br />
* * *<br />
149/960<br />
L’alba <strong>de</strong>l primo di novembre coinci<strong>de</strong>va<br />
con il momento in cui le creature <strong>de</strong>l Presidio<br />
rientravano negli argini <strong>de</strong>l luogo dove
150/960<br />
erano confinate – l’isola al centro <strong>de</strong>lla città<br />
– dopo aver imperversato dallo scoccare<br />
<strong>de</strong>lla mezzanotte. Le luci <strong>de</strong>l mattino rischiaravano<br />
uno scenario di morte e <strong>de</strong>solazione,<br />
arginato come possibile dalle autorità<br />
cittadine e dall’Ordine <strong>de</strong>gli Esorcisti; e dalla<br />
Corporazione <strong>de</strong>i Medici che trascorreva una<br />
notte di guerra in trincea.<br />
Era l’inizio fatale di un mese <strong>de</strong>dicato al<br />
culto <strong>de</strong>i <strong>de</strong>funti e alla celebrazione <strong>de</strong>lla<br />
morte.<br />
Paramenti da lutto neri e viola adornavano<br />
le navate <strong>de</strong>lle chiese, le edicole nelle<br />
stra<strong>de</strong> erano circondate di fiori e can<strong>de</strong>le,<br />
tetre processioni sfilavano per le vie inalberando<br />
croci e teschi; cori di scholares<br />
facevano eco agli inni sacri con ironiche ballate<br />
in cui si facevano beffe <strong>de</strong>lle vanità <strong>de</strong>l<br />
mondo terreno.<br />
Sotto i portici <strong>de</strong>lla chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione<br />
<strong>de</strong>lla Morte, era disposta una scenografia di<br />
statue di cera che ritraeva le anime purganti
151/960<br />
in effigie, accanto un monaco vestito di un<br />
saccone nero scuoteva una campana<br />
chie<strong>de</strong>ndo offerte per le messe in suffragio.<br />
«Almeno qui non c’è l’abitudine di allestire<br />
i quadri con <strong>de</strong>i corpi autentici», commentò<br />
Ross Granville. «Il vecchio legato di<br />
mio nonno nel Granducato di Nalvalle diceva<br />
proprio l’altra sera che lì la negromanzia è<br />
ancora molto praticata e di aver visto un<br />
negromante all’opera una volta, Dio solo sa<br />
come abbia potuto sopportarlo. Ancora ricorda<br />
che appena assunto il suo incarico nel<br />
granducato gli capitò di assistere a una rappresentazione<br />
simile, in un cimitero».<br />
«Il poveretto si impressionò parecchio,<br />
immagino», commentò Axel Van<strong>de</strong>mberg.<br />
«Solo all’ultimo si accorse che quelli esposti<br />
erano cadaveri e non statue, gli prese<br />
quasi un colpo».<br />
«Dubito che sia successo davvero. Voglio<br />
dire, consi<strong>de</strong>rando che parli <strong>de</strong>l Barone di<br />
Lafferton ho le mie perplessità sul fatto che
152/960<br />
fosse abbastanza sobrio da distinguere un cadavere<br />
da una zucca».<br />
Axel abbassò lo sguardo sorpreso sulla<br />
testolina bionda <strong>de</strong>lla cugina di Ross, una<br />
<strong>de</strong>lle assistenti di Medicina che Eloise aveva<br />
inviato per accompagnarli.<br />
«Emily», l’ammonì Ross.<br />
Lei sollevò lo sguardo al cielo, per niente<br />
turbata dal suo cipiglio. Aveva occhi ver<strong>de</strong><br />
mare e una voce gra<strong>de</strong>volmente rauca, e<br />
come tutto il nutrito schieramento <strong>de</strong>lle fanciulle<br />
Granville, un carattere per niente uso a<br />
fare prigionieri.<br />
«Non essere bigotto, cugino», disse infatti,<br />
senza molti complimenti. «Sai benissimo<br />
che ha scambiato un cavallo per sua<br />
moglie. Certo, se consi<strong>de</strong>riamo l’aspetto <strong>de</strong>lla<br />
Baronessa Lafferton…».<br />
Ross si massaggiò la fronte con due dita.<br />
«Abbassa la voce almeno, se qualcuno<br />
dovesse sentirti ce n’è abbastanza da provocare<br />
un inci<strong>de</strong>nte diplomatico».
153/960<br />
«…Il fatto non dovrebbe stupire più di<br />
tanto. È già un miracolo che gli stallieri non<br />
cerchino di attaccarla alle staffe di una carrozza»,<br />
terminò Emily come se l’altro non<br />
avesse parlato.<br />
Ross attirò a sé la cugina per toglierla da<br />
un flusso di donne che si riversarono fuori<br />
dalla porta <strong>de</strong>lla chiesa. «Vuoi tacere, per<br />
favore?», le sibilò. «Tra le dame di carità potrebbero<br />
esserci <strong>de</strong>lle amiche <strong>de</strong>lla nonna».<br />
Emily gli scoccò un’occhiata ironica e<br />
l’altro, con sommo divertimento di Axel,<br />
emise un sospiro sconfitto. «Va bene, suppongo<br />
che per indurti a smetterla posso ammettere<br />
che il Barone Lafferton ha un problema<br />
con il vino».<br />
«È il vino ad avere un problema con Lafferton»,<br />
replicò la ragazza. «Se solo si trova<br />
nei paraggi non c’è una sola botte che possa<br />
sopravvivere».<br />
Ross finalmente scoppiò a ri<strong>de</strong>re e le appoggiò<br />
affettuosamente il mento sulla
154/960<br />
sommità <strong>de</strong>l capo. Emily si fece improvvisamente<br />
silenziosa, il flusso ininterrotto di<br />
chiacchiere che li aveva accompagnati sin<br />
dall’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia si era arrestato<br />
contro il gesto innocente che si<br />
sarebbe potuto <strong>de</strong>dicare a una bambina.<br />
«Grazie per averci accompagnati». Axel<br />
si inchinò fingendo con tatto di non essersi<br />
accorto <strong>de</strong>lla sua confusione. Ross invece<br />
sembrava <strong>de</strong>l tutto ignaro.<br />
«Sei stata davvero gentile», disse con un<br />
sorriso. Fece un cenno a un ragazzino che<br />
oziava lì vicino e gli lanciò una moneta che<br />
quello prese al volo. «Riaccompagna la bambina<br />
all’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia».<br />
«Sicuro, Onorabile Tribuno».<br />
Ross Granville era capo <strong>de</strong>ll’ufficio <strong>de</strong>l<br />
Tribunato <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti e si avviava a una<br />
riconferma <strong>de</strong>ll’incarico, così era un volto<br />
noto in città dove la Corporazione <strong>de</strong>gli<br />
Scholares era una <strong>de</strong>lle più potenti.
Ignorando l’espressione adirata <strong>de</strong>lla cugina,<br />
Ross la salutò e fece cenno ad Axel di<br />
prece<strong>de</strong>rlo nella chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione e<br />
Morte.<br />
* * *<br />
155/960<br />
«La chiesa ha circa trecento anni ed è<br />
stata costruita sulla cripta originaria che invece<br />
risale all’incirca al quarto secolo».<br />
Il giovane affiliato all’Arciconfraternita<br />
<strong>de</strong>l Buon Sepolcro indicò loro sul basamento<br />
in fondo alla cripta un altare di pietra intarsiata<br />
cui faceva da sfondo l’absi<strong>de</strong> riccamente<br />
<strong>de</strong>corata di mosaici che ne ricoprivano interamente<br />
le pareti e il soffitto a conca.<br />
Semplici can<strong>de</strong>le votive bruciavano in<br />
ogni angolo, le lingue d’ombra si allungavano<br />
creando un’impressione di movimento nei
156/960<br />
due scheletri imprigionati nelle colonne ai<br />
lati <strong>de</strong>ll’altare e che sembravano vegliarlo.<br />
«Sono tutte ossa umane», disse Axel a<br />
bassa voce.<br />
Il confratello annuì. «Nei secoli antichi il<br />
culto <strong>de</strong>i morti era differente. Si riteneva di<br />
onorare coloro che erano morti senza un<br />
nome e una famiglia che potesse piangerli<br />
utilizzando le loro ossa per <strong>de</strong>corare in perpetuo<br />
questo luogo».<br />
«Questi non sono recenti».<br />
«No. Naturalmente si tratta di un’usanza<br />
abbandonata. I mosaici sono opera di vari<br />
artigiani, il più importante è quello centrale<br />
che si dice appartenga a un famoso artista di<br />
Ravyel. Tutte le tessere sono di osso lavorato<br />
e sono disposte sfruttandone il colore<br />
naturale».<br />
«Hanno una loro bellezza, anche se<br />
molto triste», disse Ross Granville che era<br />
<strong>de</strong>l tutto incapace di non dire qualcosa di<br />
gentile.
157/960<br />
Il confratello annuì. «Lo penso anche io.<br />
Questa chiesa è il luogo in cui ci occupiamo<br />
<strong>de</strong>i corpi che nessuno reclama, dopo aver<br />
cercato per tre giorni qualcuno che li riconosca.<br />
A<strong>de</strong>sso torno al mio lavoro, chiamatemi<br />
se avete bisogno di me».<br />
I passi <strong>de</strong>l confratello risuonavano sulle<br />
scale, dal coro giungevano voci gravi che intonavano<br />
un arcaico inno al sonno eterno.<br />
Axel si segnò con rispetto, poi si avvicinò<br />
per esaminare le pareti <strong>de</strong>ll’absi<strong>de</strong>.<br />
C’erano figure in saio e scheletri, un tappeto<br />
di fiori e un angelo sorpren<strong>de</strong>ntemente<br />
curato che dispiegava le ali e proten<strong>de</strong>va le<br />
mani verso l’alto. Il piumaggio che ca<strong>de</strong>va<br />
dalle ali <strong>de</strong>ll’angelo, perfetti disegni d’osso<br />
sbiancato, era i<strong>de</strong>ntico al motivo ornamentale<br />
sul dorso <strong>de</strong>l cofanetto, proprio<br />
come aveva notato Eloise.<br />
Axel afferrò un can<strong>de</strong>liere e girò intorno<br />
all’altare per osservare meglio la <strong>de</strong>corazione<br />
<strong>de</strong>ll’absi<strong>de</strong>. Aveva già visto raffigurazioni
158/960<br />
<strong>de</strong>lla morte nell’ossario di Delamàr e per<br />
quanto il pensiero gli rimandasse un’immagine<br />
macabra e inquietante, non era questo a<br />
stringergli la gola con un sapore acre di<br />
nausea. Una goccia di cera bollente gli cad<strong>de</strong><br />
sulle nocche e lo costrinse a controllare il<br />
tremito <strong>de</strong>lla mano.<br />
La can<strong>de</strong>la proiettò un’aureola dorata sui<br />
fiori che l’angelo calpestava.<br />
Si trattava di camelie, un fiore che non<br />
aveva nulla a che ve<strong>de</strong>re con la Vecchia Capitale<br />
e che invece proveniva dalle lontane<br />
terre meridionali e da un passato troppo recente<br />
che lui aveva sperato di seppellire in<br />
una tomba senza nome, per visitarlo solo di<br />
tanto in tanto.<br />
«Non trarre conclusioni affrettate. Non<br />
sappiamo ancora cosa stia succe<strong>de</strong>ndo con<br />
esattezza». Il tono calmo di Ross Granville<br />
gli restituì la fred<strong>de</strong>zza che gli serviva.<br />
Annuì, il gesto brusco con cui posò il<br />
can<strong>de</strong>liere però tradì tutto il suo nervosismo.
159/960<br />
«Ucci<strong>de</strong>rla non è stato abbastanza? Quando<br />
Palazzo Belmont è bruciato fino alle fondamenta<br />
speravo che il fuoco avesse purificato<br />
il mondo da ogni cosa che la riguardasse».<br />
«Axel, è morta. Sei stato tu a distruggerla,<br />
ci hai quasi rimesso la vita per farlo».<br />
«E allora perché qualcuno sta raccogliendo<br />
tutti gli oggetti che le sono appartenuti?»,<br />
esclamò Axel a voce bassa, furioso.<br />
«È plausibile e normale che i servitori abbiano<br />
recuperato e venduto ciò che potevano<br />
dopo la sua scomparsa, però perché all’improvviso<br />
sta acca<strong>de</strong>ndo tutto questo?».<br />
«Hai poi scoperto chi volesse comprare il<br />
cofanetto da quella cortigiana <strong>de</strong>l<br />
Clarimon<strong>de</strong>?».<br />
Axel scosse la testa. «Non lo sapeva neppure<br />
lei, l’offerta era anonima, ma per qualche<br />
motivo aveva paura di rifiutarla. Non ha<br />
accettato nessuna somma per quanto esorbitante.<br />
Se non lo avessimo rubato non<br />
avremmo nemmeno saputo di questo posto».
160/960<br />
Da qualche parte, nella chiesa sopra di<br />
loro risuonò il rintocco tetro di una<br />
campana.<br />
«Hanno trovato un morto senza nome»,<br />
mormorò Ross a voce appena percettibile.<br />
«Riposi in pace».<br />
Axel sollevò lo sguardo sull’angelo, sulle<br />
sue mani d’osso protese verso l’alto, e si<br />
domandò se fosse possibile trovare la pace in<br />
questa vita.<br />
Non al momento, pensò, non mentre<br />
stava acca<strong>de</strong>ndo qualcosa che aveva a che<br />
fare con Belladore <strong>de</strong> Lanchale.
7.<br />
La voce <strong>de</strong>ll’odio<br />
Sotto il portico <strong>de</strong>lla chiesa vi<strong>de</strong>ro che i<br />
rintocchi a lutto salutavano l’ingresso di un<br />
triste carico da parte di alcuni portantini.<br />
Uno <strong>de</strong>i confratelli <strong>de</strong>l Buon Sepolcro si<br />
fece incontro alla rozza tavola di legno che<br />
fungeva da lettiga. Era un uomo alto e<br />
piazzato con la conformazione fisica di un<br />
fabbro, non certo di un religioso, e le insegne<br />
<strong>de</strong>l priore sul saio. Accennò ai portantini di<br />
fermarsi e tirò un lembo <strong>de</strong>l lenzuolo che ricopriva<br />
la tavola scoprendo la testa e parte<br />
<strong>de</strong>l busto <strong>de</strong>l cadavere.<br />
Il <strong>de</strong>funto era giovane ma di età in<strong>de</strong>finita,<br />
il volto e il torso scavati, le ossa bene in<br />
evi<strong>de</strong>nza e il colorito che non doveva essere<br />
stato sano nemmeno in vita.
162/960<br />
«Com’è morto?», domandò uno <strong>de</strong>i confratelli<br />
uscendo da una porta laterale. Axel<br />
vi<strong>de</strong> che aveva una tabella sulla quale annotava<br />
qualcosa con un bastoncino di grafite.<br />
«Non in pace», rispose cupo il priore.<br />
«Sembra in buone condizioni», disse uno<br />
<strong>de</strong>gli inservienti. «Forse non sarà difficile<br />
trovare qualcuno che lo riconosca».<br />
Il priore sembrava dubbioso, scoprì il cadavere<br />
fino al torace poi scosse il capo. Accorgendosi<br />
di Axel e Ross fece loro un cenno<br />
di saluto e quelli ne approfittarono per<br />
avvicinarsi.<br />
«Questo è da parte <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Chiave, in suffragio <strong>de</strong>lle anime di cui avete<br />
cura», disse Axel consegnando alcune monete<br />
a un giovane che si occupava <strong>de</strong>lla questua.<br />
«Possiamo fare qualche altra cosa per<br />
aiutarvi?».<br />
«A meno che non conosciate questo<br />
povero giovane, credo di no», disse il priore.
163/960<br />
Axel lo osservò, poi rispose negativamente.<br />
Accanto a lui Ross fece un cenno di<br />
diniego.<br />
«Come proce<strong>de</strong>te, di solito?», domandò<br />
Axel.<br />
«Lo portiamo sulla piazza <strong>de</strong>l mercato<br />
<strong>de</strong>lla Città Vecchia, per tre giorni di seguito»,<br />
disse il priore. «Se nessuno reclama il corpo<br />
o lo riconosce, siamo noi a occuparci <strong>de</strong>lla<br />
sepoltura. Credo sarà il caso di questa<br />
creatura, purtroppo».<br />
«Ha l’aria tranquilla», osservò Ross.<br />
«Semplice apparenza», disse il priore.<br />
«Non è la prima volta che vedo un caso <strong>de</strong>l<br />
genere, anche se sono poco frequenti per<br />
fortuna».<br />
Fece cenno di avvicinarsi e i due ragazzi<br />
seguirono con lo sguardo le dita <strong>de</strong>ll’uomo<br />
che si fermarono a un palmo dal fianco <strong>de</strong>l<br />
giovane morto. C’era un segno inciso sulla<br />
pelle, un teschio accennato, un fiore, alcune<br />
ossa e una croce. Sembrava tracciato da una
164/960<br />
mano infantile, sarebbe stato quasi ingenuo<br />
se non avesse avuto qualcosa di così<br />
inquietante.<br />
«Questa povera anima è un’offerta al<br />
Signore <strong>de</strong>i Cimiteri per propiziare l’ingresso<br />
di un suo seguace in città», spiegò. «Per<br />
questo penso che non sapremo mai il suo<br />
nome: solitamente queste vittime vengono<br />
scelte nella massa anonima <strong>de</strong>i poveri e <strong>de</strong>lla<br />
gente di cui nessuno si cura».<br />
I portantini sembravano atterriti, se il<br />
senso <strong>de</strong>l dovere e il pudore non li avesse<br />
fermati, si disse Axel, avrebbero volentieri<br />
scaricato il loro far<strong>de</strong>llo laddove si trovavano<br />
per andarsene in tutta fretta e non tornare<br />
mai più.<br />
«Non ha fatto una bella morte», disse<br />
ancora il priore. «Il suo corpo è intatto: è<br />
morto semplicemente nel momento in cui<br />
questo simbolo immondo gli è stato tracciato<br />
sulla pelle. Fisicamente non ha sofferto, ma
per il suo spirito è stata un’agonia infinita.<br />
Avrà bisogno di molte, molte preghiere».<br />
Fece un gesto pietoso e benedicente sulla<br />
fronte <strong>de</strong>l <strong>de</strong>funto prima di ricoprirlo con il<br />
lenzuolo.<br />
«Speravo di non dover più ve<strong>de</strong>re una<br />
cosa <strong>de</strong>l genere», gli sentirono mormorare<br />
mentre indicava ai portantini di proseguire.<br />
* * *<br />
165/960<br />
Le due guardie si fermarono ai lati <strong>de</strong>lla<br />
porta e le fecero un cenno di saluto a cui<br />
Sophia rispose con altrettanta formalità.<br />
Jordan Van<strong>de</strong>mberg, che aveva più dimestichezza<br />
con soldati e guardie <strong>de</strong>l corpo,<br />
rivolse loro un cenno rilassato.<br />
«Dartmont è un bravo tipo», commentò<br />
trasportando all’interno <strong>de</strong>lla camera di<br />
Sophia una pila monumentale di libri in
166/960<br />
prestito dalla biblioteca <strong>de</strong>ll’Archiginnasio.<br />
«Lo vedo ogni tanto giocare a carte con i<br />
soldati di Al<strong>de</strong>nor. Sei fortunata ad averlo a<br />
capo <strong>de</strong>lla tua scorta. Potrebbe insegnarti un<br />
sacco di cose interessanti».<br />
Sophia alzò gli occhi al cielo e non disse<br />
nulla.<br />
Jordan scaricò i libri sulla scrivania e aggiunse<br />
con gentilezza: «Sophia, capisco che è<br />
tutto nuovo per te. Ma loro sono i tuoi soldati<br />
e sono qui per proteggerti. A loro modo ti<br />
amano».<br />
Lei lo guardò sconcertata. «Nemmeno<br />
mi conoscono».<br />
«Sei la loro principessa», disse l’altro.<br />
«Devi essere cortese con loro. Darebbero la<br />
loro vita in cambio <strong>de</strong>lla tua».<br />
Lo disse con naturalezza, Sophia invece<br />
aveva un’espressione poco convinta. Stava<br />
per ribattere qualcosa poi parve dimenticarsene<br />
e una profonda ruga le incise la<br />
fronte.
167/960<br />
«Sento un odore strano».<br />
Jordan si fece perplesso. «Ora che me lo<br />
fai notare, anche io».<br />
Se ne rimasero ad annusare l’aria per<br />
qualche momento, poi Sophia ruotò su se<br />
stessa e sollevò le coperte che ca<strong>de</strong>vano oltre<br />
la sponda <strong>de</strong>l letto.<br />
Sotto il materasso, esattamente all’altezza<br />
<strong>de</strong>l cuscino, c’era una macchia di cera e<br />
un mucchietto bruciato che, in origine,<br />
doveva essere stato un mazzetto di erbe.<br />
Un’ondata bollente le salì alla testa.<br />
«Quelle pazze furiose», proferì con voce<br />
strozzata dalla collera. «Intendono forse<br />
mettermi al rogo?».<br />
«Ma cosa…?», esordì Jordan <strong>de</strong>bolmente.<br />
Lei senza nemmeno dare segno di ricordarsi<br />
di lui si precipitò fuori dalla porta e<br />
poi sulle scale.<br />
Sophia trovò ciò che cercava in una <strong>de</strong>lle<br />
sale studio <strong>de</strong>l piano terra: le tre Mayfield
168/960<br />
che si acconciavano i capelli sopra i libri di<br />
astronomia.<br />
Non appena la vi<strong>de</strong> entrare, Alexandria<br />
si alzò con aria bellicosa e le andò incontro.<br />
«Che cosa vuoi?», le domandò nella sua<br />
classica posa coi pugni contro i fianchi. «Stai<br />
lontana, non voglio che una come te si avvicini<br />
alle mie cugine».<br />
Dietro di lei Fay e Caroline annuirono.<br />
«Io non ho alcun <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di avvicinarmi<br />
a te. Non più di quanto <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri avvicinarmi<br />
a una stalla», disse Sophia e l’altra<br />
spalancò la bocca, oltraggiata. «Ma ti avevo<br />
avvertita di stare lontana dalla mia stanza e<br />
dalle mie cose. La porta era chiusa a chiave,<br />
come hai fatto a entrare?».<br />
Alexandria fece un verso sprezzante. «Il<br />
Patrono <strong>de</strong>lle Soglie ha ascoltato la mia<br />
invocazione».<br />
«Tu sei pazza e dovrebbero rinchiu<strong>de</strong>rti»,<br />
disse Sophia. «Dovrei soltanto avere<br />
compassione di te, ma stai esagerando. Non
169/960<br />
me ne importa niente <strong>de</strong>l Padrone <strong>de</strong>lle<br />
Porte e <strong>de</strong>i suoi augusti colleghi. La prossima<br />
volta che ti avvicinerai a meno di venti passi<br />
da me o da qualcosa che mi appartiene te ne<br />
farò pentire».<br />
«Non puoi parlare in questo modo irrispettoso<br />
<strong>de</strong>i vecchi dèi», disse Fay. «Se<br />
davvero sei una Blackmore, dovresti sapere<br />
che è stata una di loro a creare la tua<br />
famiglia. Tu invece non sai nulla <strong>de</strong>lle tue<br />
origini, né <strong>de</strong>lle nostre usanze. Se Ashton<br />
Blackmore non si ostinasse a dire che il successore<br />
sei tu, sarebbe il cugino Gabriel a<br />
ereditare Altieres, e tutti sanno quanto<br />
sarebbe più adatto a regnare».<br />
Sophia la guardò come se fosse<br />
impazzita.<br />
«Gabriel?», ripeté, sicura di non aver<br />
capito bene.<br />
«Gabriel Stuart-Sinclair», disse Caroline.<br />
«Sua madre era Ma<strong>de</strong>leine Sinclair, prima<br />
cugina di Brian Blackmore. Se non ti
170/960<br />
avessero raccolta dalla strada a<strong>de</strong>sso lui<br />
sarebbe proclamato ere<strong>de</strong> al trono e, a differenza<br />
di te, ama Altieres come se fosse casa<br />
sua. Si è battuto per averla».<br />
«Carol», disse a bassa voce Fay in tono<br />
di avvertimento e l’altra tacque.<br />
«Né fa parte di una famiglia che si è fatta<br />
trascinare alla rovina da una strega», aggiunse<br />
Alexandria, velenosa.<br />
Era davvero troppo. C’era un termine per<br />
quello che stavano dicendo, pensò Sophia, e<br />
da quel poco che ne sapeva era tradimento.<br />
Gli Stuart di Ma<strong>de</strong>rian erano senza scrupoli,<br />
tramavano da anni per avere Altieres,<br />
erano coinvolti in talmente tanti complotti ai<br />
danni <strong>de</strong>lle altre Nationes che nessuno si fidava<br />
più di loro; e Gabriel era un ragazzo<br />
cru<strong>de</strong>le che l’aveva tormentata dal primo<br />
istante in cui le loro stra<strong>de</strong> si erano<br />
incrociate.<br />
La cosa buffa fu che, appena finito di formulare<br />
questo pensiero, aveva già tra le dita i
171/960<br />
lunghi capelli di Alexandria che ricambiava<br />
con trasporto, strattonandole le ciocche sulle<br />
tempie.<br />
All’inizio nessuno reagì, forse per l’assurdità<br />
<strong>de</strong>lla scena, ma quando Sophia e Alexandria<br />
finirono sul pavimento in un coro<br />
di strilli e Fay e Caroline <strong>de</strong>cisero di unirsi<br />
alla zuffa, qualcuno pensò che era il caso di<br />
intervenire.<br />
Jordan Van<strong>de</strong>mberg chiamò soccorsi,<br />
poi si lanciò in avanti cercando di staccare<br />
una <strong>de</strong>lle fanciulle dal mucchio, con il solo<br />
risultato di trovarsi piegato in avanti, con<br />
una guancia graffiata e il naso sanguinante in<br />
meno di un secondo.<br />
«Ho visto una cosa simile qualche tempo<br />
fa alla Citta<strong>de</strong>lla», disse uno <strong>de</strong>i soldati <strong>de</strong>lla<br />
scorta di Sophia ri<strong>de</strong>ndo.<br />
«Quello era un bor<strong>de</strong>llo, idiota. Le<br />
ragazze erano in una vasca di fango».
172/960<br />
«Forza principessa», incitò qualcun altro.<br />
«Falle rimangiare quello che ti ha<br />
<strong>de</strong>tto».<br />
Jordan non si aspettava esattamente<br />
questa reazione quando li aveva chiamati per<br />
ristabilire la calma.<br />
Sophia, invece, che non si atten<strong>de</strong>va un<br />
incitamento simile, voltò il capo per capire<br />
da dove provenisse e il gomito di Fay la<br />
centrò con violenza sulle labbra.<br />
Uno spruzzo di sangue raggiunse il pavimento<br />
e Sophia lo fissò inorridita, poi un<br />
grido di dolore e collera le uscì dalla gola,<br />
quasi all’istante Fay si accasciò al suolo<br />
prima di sensi.<br />
Nel silenzio incredulo qualcuno si mosse<br />
con rapidità, prese una caraffa d’acqua da<br />
uno <strong>de</strong>i tavoli e la rovesciò addosso a Sophia<br />
che, senza fiato per l’impatto <strong>de</strong>ll’acqua gelida,<br />
si zittì di colpo.<br />
Si accorse di cosa era successo nel momento<br />
in cui Gabriel Stuart la superò per
173/960<br />
andare a inginocchiarsi vicino alla ragazza<br />
priva di sensi.<br />
Alexandria e Caroline si avvicinarono a<br />
loro volta, la prima era bianca in volto e l’altra<br />
piangeva senza ritegno.<br />
«Vi avevo <strong>de</strong>tto di lasciare che se la<br />
cavasse da sola, non che si azzuffassero come<br />
gatte», urlò Dartmont. Gli bastò un’occhiata<br />
per assicurarsi che la ferita di Sophia non<br />
fosse nulla di serio.<br />
Jordan si tolse il mantello e lo avvolse<br />
con calma intorno alle spalle di Sophia che<br />
tremava talmente forte da non riuscire nemmeno<br />
a rialzarsi.<br />
«Come sta?», domandò con un filo di<br />
voce.<br />
«È soltanto svenuta», disse Dartmont.<br />
«Mi dispiace così tanto».<br />
Sophia si premette una mano sulla<br />
bocca, un rivolo d’acqua le scese lungo la<br />
guancia. Si alzò e con passo malfermo fece<br />
per avvicinarsi.
174/960<br />
«Ferma», la voce di Gabriel era fredda e<br />
lei si ritrasse come se l’avesse schiaffeggiata.<br />
«Non avvicinarti. Impara a controllare la tua<br />
voce o la prossima volta invece di buttarti<br />
<strong>de</strong>ll’acqua ti taglierò la gola».<br />
«Questo è inaudito», esclamò Jordan.<br />
«Stai attento a come parli, Stuart. Sophia<br />
non aveva intenzione di farle <strong>de</strong>l male e non<br />
è stata lei a cominciare».<br />
Gabriel Stuart girò lo sguardo su di lui.<br />
«Van<strong>de</strong>mberg», disse, e sembrava che si<br />
riferisse a tutta la categoria e non a quello in<br />
particolare. «Mai una volta che badino ai<br />
fatti loro».<br />
«Gabriel», intervenne con calma il capitano<br />
Dartmont.<br />
Quell’unica parola parve avere finalmente<br />
ragione di lui, Gabriel annuì e si rialzò<br />
tenendo Fay in braccio. «La porto di sopra»,<br />
disse. «Mandate a chiamare un medico».<br />
Sophia respirò a fondo un paio di volte e<br />
per fortuna riuscì a trattenere le lacrime.
175/960<br />
Non voleva scoppiare a piangere davanti alle<br />
Mayfield che ogni giorno le riversavano addosso<br />
tutto il loro disprezzo, né davanti al<br />
comandante <strong>de</strong>lla sua scorta che trattava<br />
come un figlio il ragazzo che più la odiava al<br />
mondo.
8.<br />
I fantasmi di Altieres<br />
«Mancano due dita <strong>de</strong>lla mano <strong>de</strong>stra».<br />
«Ne sei certa?».<br />
«A prescin<strong>de</strong>re dalla specializzazione in<br />
medicina, so contare», disse lei secca.<br />
«Non era mia intenzione irritarti,<br />
ragazzina umana».<br />
Eloise sorrise. «Io scommetto di sì».<br />
Ashton Blackmore, invece di replicare,<br />
scomparve e subito dopo si materializzò sulla<br />
porta e, con silenziosa galanteria, tenne<br />
aperto il battente per Domina Heraclis.<br />
L’anziana professoressa e responsabile<br />
<strong>de</strong>l reparto di Primo Soccorso era una donna<br />
minuscola di ben oltre novant’anni, tutta<br />
ossa e forza di volontà, che non fece una
177/960<br />
piega davanti all’inchino <strong>de</strong>ferente <strong>de</strong>lla<br />
splendida creatura che le lasciava il passo.<br />
«Che cosa abbiamo qui?», domandò avvicinandosi<br />
al tavolo operatorio situato al<br />
centro <strong>de</strong>lla sala.<br />
Eloise impiegò un momento a rispon<strong>de</strong>re<br />
e anche Stephen Eldrige, dando sfoggio di<br />
una <strong>de</strong>licatezza davvero inconsueta per lui,<br />
lasciò all’anziana Domina un momento per<br />
affrontare una risposta che conosceva<br />
benissimo.<br />
Con le mani strette dietro la schiena<br />
dritta come un fuso, l’insegnante che aveva<br />
terrorizzato tre generazioni di stu<strong>de</strong>nti osservò<br />
in silenzio lo scheletro composto sul tavolo,<br />
poi consi<strong>de</strong>rò i vestiti femminili, alla<br />
moda di quasi vent’anni prima, ripiegati su<br />
un altro tavolo. Erano strappati e macchiati<br />
di polvere e sangue. Quanto ne fosse scaturito<br />
dalla ferita che l’aveva uccisa, quanto<br />
dal parto che aveva avuto negli ultimi istanti<br />
di vita, era impossibile saperlo.
178/960<br />
«L’hanno sepolta coi vestiti che indossava»,<br />
disse Domina Heraclis. «Immagino<br />
che i Frati Neri abbiano dovuto agire in<br />
fretta. Era questione di tempo prima che<br />
qualcuno distruggesse il suo corpo».<br />
Solo gli occhi lievemente lucidi tradivano<br />
una certa reazione emotiva davanti a ciò che<br />
restava di quella che era stata una sua allieva.<br />
Domina Heraclis si segnò e poi chinò il<br />
capo in una silenziosa e rapida preghiera.<br />
Era la prima volta che Eloise ve<strong>de</strong>va fare<br />
qualcosa di simile a quella donna pragmatica<br />
che non dava alcun peso all’opinione di<br />
uomini o dèi.<br />
«Riposa in pace, Clarisse», la sentì mormorare.<br />
«Fosse anche vera la <strong>de</strong>cima parte di<br />
ciò di cui ti hanno accusata, hai pagato per<br />
ogni cosa».<br />
Anche Stephen, solitamente parco di parole,<br />
era più taciturno <strong>de</strong>l solito. Eloise si<br />
morse il labbro, ma se avesse anche solo<br />
mostrato un minimo di compassione, la
179/960<br />
vecchia Domina l’avrebbe strapazzata fino a<br />
farle passare la voglia di attribuirle qualche<br />
fragilità.<br />
«Poteva chiamare a sé un’armata di <strong>de</strong>moni»,<br />
disse Ashton. «Ma l’unica che non<br />
avrebbe mai osato contrariare siete voi».<br />
Domina Heraclis gli rivolse un impercettibile<br />
sorriso. «Mi sembrano passati cento<br />
anni da quando Brian l’aspettava fuori<br />
dall’Ospedale per poterla ve<strong>de</strong>re un momento.<br />
Lei a quei tempi non lo <strong>de</strong>gnava di<br />
uno sguardo e aveva occhi soltanto per Nassar<br />
Stuart».<br />
Eloise si accorse di avere la bocca spalancata<br />
e subito mascherò lo stupore con un colpetto<br />
di tosse così naturale che nessuno si<br />
sognò di cre<strong>de</strong>rlo vero. Ashton sfoggiava<br />
un’espressione accuratamente neutra: una<br />
statua serena e indifferente allo scorrere<br />
<strong>de</strong>lle vicen<strong>de</strong> umane. Eloise non dubitò nemmeno<br />
per un momento che fosse turbato.
180/960<br />
«Vecchie storie, mea Domina», la sua<br />
voce aveva la <strong>de</strong>ferenza che avrebbe usato<br />
uno <strong>de</strong>i suoi scholares e la consistenza vellutata<br />
<strong>de</strong>lla seduzione.<br />
La professoressa gli lanciò un’occhiata<br />
penetrante e rispose in tono di blanda concessione.<br />
«Non abbastanza se vi pren<strong>de</strong>te la<br />
briga di civettare con un ru<strong>de</strong>re come me».<br />
«Sono più anziano di voi, per me la<br />
gioventù non ha alcun fascino».<br />
Eloise alzò gli occhi al cielo e si trattenne<br />
dallo sbuffare forte: quel dannato vampiro<br />
dalla faccia di bronzo, pensò.<br />
«I vostri allievi hanno notato che mancano<br />
due dita», riprese Ashton, con garbo.<br />
Le narici di Domina Heraclis vibrarono.<br />
«Voglio ben sperare che sappiano almeno<br />
contare».<br />
Stephen Eldrige, che non nutriva alcun<br />
interesse al di fuori di quanto giaceva sul tavolo<br />
operatorio, continuò a pren<strong>de</strong>re misure<br />
con scrupolosa <strong>de</strong>licatezza.
181/960<br />
«Eldrige?», domandò Domina Heraclis.<br />
«Parametri perfettamente umani», rispose<br />
lui, laconico. Sembrava in qualche<br />
modo contrariato. «Anche i campioni di pelle<br />
e di capelli. Tutto nella norma».<br />
Il tono era piatto, ma pronunciò quell’ultima<br />
parola con una sorta di frustrazione, poi<br />
gettò un’occhiata e Eloise che si ritrovò ad<br />
arretrare di un passo.<br />
«Dovrai aspettare un bel pezzo prima di<br />
controllare i miei di parametri», disse,<br />
arrabbiata.<br />
«Non troveresti qualcosa di differente»,<br />
disse Domina Heraclis. «Questo genere di<br />
potere non è un fattore fisico. Nei sotterranei<br />
di Dominus Fenaretes sono conservati altri<br />
corpi se vuoi esaminarli, di alcuni sono rimaste<br />
solo ossa; altri sono stati mummificati<br />
e sono ben conservati».<br />
Gli occhi di Stephen si accesero, Eloise<br />
invece si mosse, a disagio: c’erano cose a cui<br />
non le piaceva pensare troppo spesso e una
182/960<br />
di queste era il fatto di poter finire sugli appunti<br />
di uno come Stephen Eldrige.<br />
«Sono perfettamente umani», intervenne<br />
Ashton. «Nel corso <strong>de</strong>lla mia vita ne<br />
ho incontrati parecchi. Ne nasce uno ogni<br />
generazione».<br />
Uno <strong>de</strong>i suoi compiti, Eloise lo sapeva,<br />
era impedire che i Blackmore diventassero<br />
marionette di cui persone con il suo stesso<br />
potere potevano manovrare i fili a piacimento.<br />
Si chiese se fosse mai accaduto e<br />
come Ashton fosse intervenuto.<br />
Gli rivolse un’occhiata e non riuscì a reprimere<br />
un brivido. Era gentile e compassionevole.<br />
L’anima ferita <strong>de</strong>l soldato<br />
emergeva di tanto in tanto dando ragione di<br />
una sensibilità che lui amava nascon<strong>de</strong>re dietro<br />
al suo fascino.<br />
L’aveva anche visto incarnare la morte<br />
con terribile bellezza. Le sue mani <strong>de</strong>licate<br />
avevano ucciso, le sue labbra assaporato il<br />
sangue <strong>de</strong>lle sue vittime.
183/960<br />
Lo aveva fatto per lei, per difen<strong>de</strong>rla e<br />
vendicarla.<br />
Non avrebbe mai potuto dimenticarlo.<br />
«Che si sappia, Eloise è l’unica <strong>de</strong>lla sua<br />
generazione, ma lo stesso non può dirsi <strong>de</strong>lla<br />
prece<strong>de</strong>nte».<br />
Sentire pronunciare il proprio nome la<br />
distolse dai suoi pensieri. Si voltò verso<br />
Domina Heraclis tentando di restare impassibile<br />
sotto il suo sguardo da falco.<br />
«Si è trattato senza dubbio di qualcosa<br />
fuori dal comune», la voce di Ashton era<br />
gentile ma aveva un distacco inconsueto per<br />
lui.<br />
Domina Heraclis girò intorno al tavolo e<br />
appoggiò con <strong>de</strong>licatezza due dita sulla mano<br />
scheletrita <strong>de</strong>lla sua antica allieva.<br />
«Tre Evocatores nella stessa generazione<br />
e che sono stati, almeno per un certo periodo,<br />
molto amici».<br />
Eloise era impietrita, Ashton e Stephen<br />
Eldrige non le toglievano gli occhi di dosso.
184/960<br />
«Evocatori?», disse.<br />
Domina Heraclis scoccò un’occhiata in<strong>de</strong>cifrabile<br />
ad Ashton Blackmore.<br />
«Non le avete mai rivelato che le persone<br />
come lei vengono chiamate così?».<br />
«Nemmeno voi, a quanto ne so, mea<br />
Domina», rispose Ashton. «In verità non ci<br />
avevo pensato. Ho il tuo perdono, ragazzina<br />
umana? È un termine che usa il popolo: che<br />
io sappia non esiste alcuna <strong>de</strong>finizione scientifica».<br />
Con un’occhiata chiese conferma alla<br />
Domina e a Eldrige, i quali risposero con un<br />
cenno di diniego.<br />
«C’è qualche vecchio scritto di Dominus<br />
Avicemnius», disse Domina Heraclis, «a<br />
pren<strong>de</strong>re polvere nel suo studio. Non ha mai<br />
completato le sue ricerche fino a scrivere un<br />
vero e proprio trattato sull’argomento».<br />
Dominus Avicemnius era stato il maestro<br />
<strong>de</strong>i maestri e si era occupato praticamente di<br />
ogni ramo <strong>de</strong>lla medicina, in particolare,<br />
pensò Eloise con un po’ di apprensione, si
185/960<br />
era <strong>de</strong>dicato a esplorare il campo <strong>de</strong>lle malattie<br />
mentali.<br />
Stephen Eldrige annuì. «L’avevo sentito<br />
dire e <strong>de</strong>vo trovare il modo di metterci sopra<br />
le mani».<br />
Eloise pensò che Stephen utilizzava nei<br />
confronti <strong>de</strong>i libri lo stesso tono libidinoso<br />
che suo fratello Gareth avrebbe riservato a<br />
una cortigiana particolarmente sensuale.<br />
«Devi chie<strong>de</strong>rlo a Dominus Fenaretes»,<br />
disse Domina Heraclis. «Quella sezione di<br />
studi è sotto la sua responsabilità».<br />
Dominus Fenaretes era a capo <strong>de</strong>l dipartimento<br />
di Tanatologia, il suo regno erano le<br />
sale per la necroscopia e le camere mortuarie<br />
nei sotterranei <strong>de</strong>lla Misericordia, dove lui<br />
accudiva i suoi protetti con tutto l’affetto che<br />
i vivi potevano solo sognarsi. Di solito i suoi<br />
assistenti, come primo compito, ricevevano<br />
l’incarico di stare con i cadaveri perché non<br />
soffrissero la solitudine.
I cadaveri, naturalmente, non gli<br />
assistenti.<br />
Eloise scosse il capo. «Dominus Fenaretes?»,<br />
domandò. «Pensavo che questo<br />
ramo di studi riguardasse qualcun altro».<br />
«In effetti Dominus Avicemnius prese<br />
spunto per il suo studio da una coinci<strong>de</strong>nza<br />
che trovò interessante», Domina Heraclis<br />
sfoggiò il suo tono più clinico e cortese, per<br />
inciso quello con cui comunicava le pessime<br />
notizie.<br />
«Aveva constatato alcuni <strong>de</strong>cessi dovuti<br />
a inspiegabili attacchi di follia, sembra che in<br />
tutti i casi esaminati le vittime avessero il talento<br />
di Evocatore».<br />
* * *<br />
186/960<br />
«Weiss, se <strong>de</strong>vi per<strong>de</strong>re i sensi trova<br />
prima qualcuno che ti sostituisca».
187/960<br />
Il senso pratico di Domina Heraclis<br />
avrebbe fatto passare il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di esternare<br />
una qualunque emozione anche a un’attrice<br />
il giorno <strong>de</strong>l <strong>de</strong>butto. Nemmeno Stephen<br />
sembrava particolarmente propenso a<br />
sorbirsi una crisi di nervi soltanto perché lei<br />
aveva appena scoperto che c’era la possibilità<br />
che morisse completamente pazza. Ashton<br />
invece le rivolse uno <strong>de</strong>i suoi sorrisi rassicuranti<br />
e un tantino condiscen<strong>de</strong>nti che la<br />
facevano sentire al tempo stesso grata e<br />
irritata.<br />
«Ne ho conosciuti molti che sono morti<br />
tranquillamente nel loro letto e in tarda età»,<br />
disse. «Tuttavia rispon<strong>de</strong> al vero. Molti sono<br />
soggetti ad attacchi di follia incontenibile.<br />
Non mi stupisce però: gli Evocatores sono<br />
<strong>de</strong>i portali viventi».<br />
Passando accanto a Eloise che si sforzava<br />
di lavorare con calma allineando correttamente<br />
le ossa di un braccio, le sfiorò
188/960<br />
una spalla con fare confortante e lei<br />
sobbalzò.<br />
«Sei diventato loquace», gli disse<br />
stizzita. «Quando ero io a farti <strong>de</strong>lle<br />
doman<strong>de</strong> rispon<strong>de</strong>vi con grandissima<br />
parsimonia».<br />
Suonava piuttosto chiaro che l’ultima parola<br />
avrebbe potuto essere sostituita con<br />
qualcosa di vagamente offensivo.<br />
«Non volevo che fossi costretta ad assimilare<br />
troppe informazioni che avrebbero potuto<br />
turbarti».<br />
«Le tue premure sono inestimabili: hanno<br />
sempre il potere di farmi sentire<br />
un’idiota».<br />
«Mi spiace nuocere alla tua autostima,<br />
mia piccola Eloise».<br />
Dal tono ilare si sarebbe potuto benissimo<br />
dire il contrario e lei continuò a lavorare<br />
in silenzio, accigliata.
189/960<br />
«Sei imparentata con la regina<br />
Clarisse?», domandò Stephen. «Forse un<br />
legame familiare spiegherebbe qualcosa».<br />
«Non che io sappia», rispose Eloise.<br />
«In un certo qual modo tutte le vecchie<br />
famiglie <strong>de</strong>l Continente sono imparentate,<br />
anche se la cosa può risalire a generazioni indietro»,<br />
disse Domina Heraclis. «Le famiglie<br />
di tua madre e di tuo padre sono troppo importanti<br />
per non avere stretto, nel corso <strong>de</strong>i<br />
secoli, alleanze matrimoniali».<br />
«Nessuna parentela recente con i Granville»,<br />
intervenne Ashton.<br />
«Una comunanza di sangue potrebbe<br />
significare un legame», mormorò Stephen.<br />
«Ma non spiega nulla riguardo l’origine <strong>de</strong>l<br />
potere».<br />
«Eldrige», rispose Ashton con la consueta<br />
serenità, «sono oltre quattro secoli che<br />
calpesto la terra di questo mondo e non mi<br />
sono mai imbattuto in una spiegazione convincente.<br />
Ci sono cose relative alla nostra
190/960<br />
storia talmente antiche da non essere nemmeno<br />
documentate. Qualcosa sopravvive<br />
soltanto nei miti e nelle ballate».<br />
«Come la leggenda che i Blackmore discendano<br />
da una <strong>de</strong>a», disse Stephen.<br />
«Questo rispon<strong>de</strong> a verità».<br />
«Non frainten<strong>de</strong>temi», disse Stephen.<br />
«Nonostante io non sia seguace di alcun<br />
culto, credo nell’esistenza <strong>de</strong>gli dèi come<br />
forma di vita diversa dagli umani».<br />
Eloise era sbalordita: mai sentito Stephen<br />
pronunciare tante parole tutte insieme.<br />
L’argomento doveva interessarlo davvero.<br />
«I Blackmore possiedono caratteristiche<br />
soprannaturali perché si narra fu uno <strong>de</strong>i tre<br />
elementi che la nostra Capostipite pose a salvaguardia<br />
<strong>de</strong>lla tregua tra gli umani e le genti<br />
<strong>de</strong>l Presidio», spiegò Ashton. «La stirpe<br />
umana <strong>de</strong>i Blackmore, la stirpe <strong>de</strong>i vampiri<br />
di Blackmore e i Frati <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Spada. In forma umana», continuò, «i Blackmore<br />
possiedono una longevità insolita, la
191/960<br />
parziale immunità ai veleni e il parto indolore.<br />
A volte hanno il potere di ucci<strong>de</strong>re o di<br />
curare con la voce, altre quello di governare<br />
il vento. Entrambe le caratteristiche si conservano<br />
anche dopo la Seconda Nascita. Il<br />
potere che appartiene alla sola linea di<br />
sangue <strong>de</strong>i redivivi Blackmore invece è<br />
quello di comandare e usare le ombre».<br />
Stephen annuì. «Ho letto qualcosa <strong>de</strong>l<br />
genere in vecchissimi libri <strong>de</strong>l dipartimento<br />
di Anatomia non appena entrato allo Studium,<br />
ma all’epoca non gli diedi troppo credito<br />
perché apparivano più vicini alla favola che<br />
alla scienza».<br />
Eloise trattenne un sospiro: sapevano<br />
tutti che Stephen era entrato all’università a<br />
quindici anni, con un anno di anticipo<br />
rispetto alle normali matricole, perché i genitori<br />
non avevano i<strong>de</strong>a di come gestire il suo<br />
intelletto vivace.
192/960<br />
«In parte i Blackmore condividono il<br />
sangue <strong>de</strong>l Presidio», disse ancora Stephen<br />
e, dopo un momento, Ashton annuì.<br />
Non era un argomento semplice da affrontare:<br />
parte <strong>de</strong>lla pessima fama <strong>de</strong>i Blackmore<br />
era dovuta a quello. Nessuno si fidava<br />
di una famiglia che condivi<strong>de</strong>va in parte la<br />
natura di uno <strong>de</strong>i peggiori nemici <strong>de</strong>lla razza<br />
umana.<br />
«Non sappiamo cosa siano le creature<br />
<strong>de</strong>l Presidio, il popolino le chiama <strong>de</strong>moni<br />
perché sono malvagie e inclini alla violenza»,<br />
disse Domina Heraclis. «Si tratta di una<br />
forma di vita che ha peculiarità diverse da<br />
quella umana, ma chi ha il potere di comandarli<br />
possie<strong>de</strong> un’arma potente».<br />
«Puoi richiamare le creature <strong>de</strong>l Presidio<br />
e dirigerne le azioni, dico bene, Eloise?»,<br />
disse Stephen Eldrige e lei fece un verso che<br />
avrebbe potuto significare qualsiasi cosa.<br />
«Weiss, rispondi come si <strong>de</strong>ve».
193/960<br />
«Sì, mea Domina, ma solo quando sono<br />
abbastanza forte. Sto ancora imparando».<br />
«Come fai?», domandò Stephen.<br />
Consi<strong>de</strong>rata l’importanza che le dava di<br />
solito avrebbe dovuto sentirsi lusingata.<br />
«Tento di concentrarmi e poi impartisco<br />
un ordine. Di solito mi concentro su questa».<br />
Un po’ a fatica Eloise raccolse la manica<br />
sotto il gomito e mostrò la croce tatuata<br />
all’interno <strong>de</strong>ll’avambraccio. «Padre Raynard<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine Maggiore <strong>de</strong>gli Esorcisti ha <strong>de</strong>tto<br />
che mi avrebbe protetta».<br />
Stephen sembrava dubbioso, Domina<br />
Heraclis invece annuì bruscamente. «A prescin<strong>de</strong>re<br />
dalle personali cre<strong>de</strong>nze, è il semplice<br />
atto di avere fe<strong>de</strong> in qualcosa che possa<br />
contrastare una forza uguale e opposta che<br />
conferisce potere a un simbolo».<br />
Eloise continuò a esaminare diligentemente<br />
le ossa. Non riusciva a togliersi dalla<br />
mente che nei sotterranei <strong>de</strong>ll’Ospedale esistevano<br />
corpi di altre persone come lei,
194/960<br />
morte in modo abbastanza atroce da diventare<br />
oggetto di studio.<br />
«La Chiesa si è assunta, sin dai suoi albori,<br />
il compito di opporsi a creature che<br />
riteneva sue nemiche e ha creato gli strumenti<br />
necessari per combatterle. Tuttavia le<br />
croci bene<strong>de</strong>tte, l’acqua consacrata, le armi<br />
sacre non hanno alcun potere se non sono<br />
usate con fe<strong>de</strong> e pura volontà di combattere.<br />
Anche in mano a un alto prelato sono semplici<br />
oggetti».<br />
«E in mano a un ateo sono strumenti<br />
mortali, se almeno in battaglia riconosce il<br />
loro valore», disse Stephen. «Funziona così<br />
anche l’investitura <strong>de</strong>i cavalieri <strong>de</strong>ll’Ordine<br />
<strong>de</strong>lla Croce».<br />
Questo risvegliò nella mente di Eloise<br />
un’altra domanda che avrebbe voluto fare ad<br />
Ashton, poi qualcosa attirò la sua attenzione.<br />
«Domina Heraclis…», Eloise indicò qualcosa<br />
tra le ossa di Clarisse di Altieres: una
195/960<br />
profonda scalfittura che le attraversava una<br />
costola.<br />
«È stata accoltellata», sentenziò Domina<br />
Heraclis. «Dio solo sa che cosa accad<strong>de</strong> quel<br />
giorno».<br />
«Improbabile», Ashton Blackmore le si<br />
rivolse con la consueta cortesia, «sono<br />
pronto a giurare che solo il diavolo può<br />
dirlo».
9.<br />
Leggen<strong>de</strong> di stu<strong>de</strong>nti<br />
Eloise stava rimuginando su tutto ciò<br />
mentre, qualche ora dopo, se ne andava in<br />
giro con Bryce Van<strong>de</strong>mberg che, come acca<strong>de</strong>va<br />
circa una volta a settimana, stava<br />
elencando tutti i suoi malanni.<br />
«Ho l’affanno, le palpitazioni, l’insonnia<br />
e sto per<strong>de</strong>ndo l’appetito».<br />
«Ti sarai innamorato?».<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg si fermò di colpo e la<br />
guardò con una luce di autentico terrore<br />
negli occhi.<br />
«Non potrei essere semplicemente in<br />
punto di morte?», domandò con voce<br />
spaurita.<br />
«Probabilmente».
197/960<br />
Bryce fece un sospiro di sollievo. «Che<br />
bella notizia. Vieni, ti offro da bere».<br />
Tutto allegro la prece<strong>de</strong>tte galante all’interno<br />
<strong>de</strong>ll’Osteria <strong>de</strong>lla Luna Piena. Lì, come<br />
al solito, s’era riunita metà <strong>de</strong>lla Vecchia<br />
Capitale a mangiare, bere e ascoltare i<br />
pettegolezzi che arrivavano da fuori città,<br />
come i prodotti che i mercanti trafficavano<br />
per tutto il Continente.<br />
La sala bassa era presa d’assalto dagli<br />
stu<strong>de</strong>nti, in fondo alle scale si esten<strong>de</strong>va un<br />
mare di mantelli neri; feluche e libri ricoprivano<br />
ogni superficie disponibile. Il vino<br />
<strong>de</strong>lla Luna Piena era ottimo e a buon mercato<br />
e veniva servito con cesti enormi di<br />
frutta secca i cui gusci andavano ad alimentare<br />
il fuoco nei grandi focolari dove si arrostiva<br />
sempre qualcosa.<br />
«Ecco», Bryce scostò la sedia per aiutare<br />
Eloise a se<strong>de</strong>rsi.<br />
Il tavolino che erano riusciti ad accaparrarsi<br />
era vecchio e traballante, appoggiato a
198/960<br />
una parete in prossimità di un pilastro accanto<br />
al quale un giovane dai capelli scuri<br />
con un’aria molto abbattuta beveva in<br />
solitudine.<br />
«Stanno organizzando una riunione segreta<br />
a cui parteciperanno i legati di tutte le<br />
Reggenze», annunciò Bryce a bassa voce,<br />
dopo che la cameriera li ebbe serviti con una<br />
caraffa di vino rosso e un cesto di noci e<br />
nocciole.<br />
«Dove?».<br />
«In una locanda poco fuori città. Il mio<br />
augusto fratello si trova lì al momento come<br />
il tuo signor padre».<br />
«Naturalmente nessuno si è sognato di<br />
avvisarmi, vero?».<br />
Bryce annuì senza badare al fatto che<br />
Eloise stesse fumando di rabbia né tantomeno<br />
al tono retorico <strong>de</strong>lla domanda.<br />
«Naturalmente», rispose. «Altrimenti ti<br />
saresti precipitata lì per abbracciarlo e
199/960<br />
assicurarti che non strangolasse Axel a causa<br />
tua».<br />
Eloise cercò di ricordarsi che aveva giurato<br />
di salvare vite, non di toglierle nella<br />
maniera più rapida compatibile con una accettabile<br />
agonia.<br />
«E che cosa ti fa pensare che io non convocherò<br />
il mio carissimo amico Ashton<br />
Blackmore per farmi accompagnare proprio<br />
lì?».<br />
«Il fatto che si trovi insieme a loro».<br />
Eloise sollevò il bicchiere e lo vuotò di<br />
colpo: i termini “carissimo” e “amico” erano<br />
<strong>de</strong>cisamente da riconsi<strong>de</strong>rare.<br />
«Uomini», sibilò. «Quindi tu per questa<br />
sera saresti il mio cane da guardia?».<br />
«Non porrei la faccenda in modo così<br />
drastico», disse Bryce pru<strong>de</strong>nte. «Diciamo<br />
che tutti tengono alla tua salute».<br />
«Hai i<strong>de</strong>a di quanto tu stia rischiando la<br />
tua di salute?».
200/960<br />
Bryce si posò una mano sul cuore. «Sono<br />
cagionevole», <strong>de</strong>clamò in tono basso e virile,<br />
«ma coraggioso».<br />
Lei gli tirò una nocciola e lui si scansò<br />
prontamente, così il proiettile volò in<br />
direzione <strong>de</strong>l ragazzo che beveva da solo nel<br />
tavolo accanto.<br />
Eloise era quasi certa che il colpo fosse<br />
andato a vuoto, ma il giovane si posò una<br />
mano sulla nuca e si voltò stupefatto.<br />
«Mi dispiace moltissimo, Onorabile<br />
scholarus», disse Eloise nel suo tono più<br />
gentile, accorgendosi che il ragazzo aveva sul<br />
mantello il blasone <strong>de</strong>lla Societas di Medicina.<br />
«Non volevo darti incomodo».<br />
«Reazioni di donne», disse Bryce<br />
guadagnandosi quasi l’intero cesto in testa.<br />
«Sono Bryce Van<strong>de</strong>mberg, <strong>de</strong>lla Societas di<br />
Filosofia Naturale. Per farci perdonare possiamo<br />
invitarti a bere con noi?».<br />
Il giovane esitò un momento, poi scosse<br />
la testa.
201/960<br />
«Ewan Hasting. Mi dispiace ma <strong>de</strong>vo <strong>de</strong>clinare.<br />
Temo che non sarei di compagnia»,<br />
si scusò.<br />
Sembrava così abbattuto che Eloise intervenne.<br />
«Possiamo ren<strong>de</strong>rci utili in qualche<br />
modo?».<br />
«Purtroppo non c’è molto da fare. I genitori<br />
<strong>de</strong>lla mia fidanzata scen<strong>de</strong>ranno a momenti<br />
dalle loro stanze», rispose il giovane.<br />
Per un momento Hasting sembrò profondamente<br />
turbato. Bryce sorrise.<br />
«Ti sei fatto incastrare, amico? Brindo al<br />
tuo coraggio», aggiunse sollevando il bicchiere<br />
nella sua direzione.<br />
Hasting si limitò a chinare il capo, al che<br />
Eloise tirò un calcio sotto il tavolo per impedire<br />
a Bryce di esibirsi con il suo repertorio<br />
di massime sul matrimonio.<br />
«Ricordati che fino a che morte non ci<br />
separi può essere un intervallo di tempo terribilmente<br />
lungo».
202/960<br />
Era evi<strong>de</strong>nte che invece <strong>de</strong>llo stinco di<br />
Bryce doveva aver centrato una <strong>de</strong>lle gambe<br />
<strong>de</strong>l tavolo: il risultato fu un pie<strong>de</strong> dolorante e<br />
un interlocutore sempre più tetro.<br />
«Quel momento è già arrivato per noi. I<br />
genitori <strong>de</strong>lla mia Aileen tra poco mi accompagneranno<br />
alle camere mortuarie <strong>de</strong>lla<br />
Misericordia per darle una <strong>de</strong>gna sepoltura»,<br />
disse Hasting ucci<strong>de</strong>ndo in un sol colpo il<br />
sorriso sornione di Bryce e la pazienza di<br />
Eloise.<br />
Ewan Hasting si congedò con un inchino<br />
e scomparve tra la folla.<br />
«Sei un imbecille».<br />
«Ricordati che stai parlando con il<br />
secondo in linea di successione al trono <strong>de</strong>l<br />
tuo regno», rispose Bryce <strong>de</strong>bolmente.<br />
Eloise si alzò arrabbiata. «Che cosa fai, le<br />
tue regali terga hanno messo le radici sulla<br />
sedia? Raggiungiamolo, su, così potrai scusarti<br />
come si <strong>de</strong>ve».
Bryce annuì. «Spero che due caraffe <strong>de</strong>l<br />
mio sangue gli bastino».<br />
* * *<br />
203/960<br />
Quando uscirono in strada, nel rigurgito<br />
continuo di gente in entrata e in uscita<br />
dall’Osteria <strong>de</strong>lla Luna Piena, di Hasting non<br />
c’era traccia.<br />
«Riaccompagnami alla Misericordia»,<br />
disse Eloise. «Tra un’ora comincia il mio<br />
turno e tu avrai l’occasione per esprimere<br />
tutto il tuo rammarico».<br />
Lo disse con un tono che suggeriva anche<br />
con troppa esattezza cosa sarebbe seguito in<br />
caso contrario, così Bryce fermò una carrozza<br />
di piazza, le tenne la portiera aperta<br />
con un inchino poi, durante il viaggio, continuò<br />
a lamentarsi.
204/960<br />
«Domenica scorsa sentivo un fastidioso<br />
dolore alla schiena…».<br />
«Prima o dopo esserti caricato in spalla<br />
Gil Morgan svenuto a forza di bere?»,<br />
domandò Eloise.<br />
«Dopo. Ma non credo che le due cose siano<br />
collegate: probabilmente ho qualcosa di<br />
grave. L’ho <strong>de</strong>tto anche a Stephen e lui ha<br />
confermato che effettivamente stavo per<br />
morire».<br />
«Con ogni probabilità si riferiva<br />
all’ipotesi di ammazzarti».<br />
Finì che battibeccarono per l’intero tragitto<br />
e anche mentre scen<strong>de</strong>vano verso le<br />
camere mortuarie nel seminterrato, tanto<br />
che, a un certo punto, una porta si spalancò e<br />
sulla soglia comparve un uomo anziano e rubicondo<br />
con la veste bianca <strong>de</strong>i medici e<br />
l’aria esasperata.<br />
«Quanto chiasso, signori! Qui c’è gente<br />
che ha bisogno di concentrarsi!».
205/960<br />
Era Dominus Fenaretes, il primario <strong>de</strong>l<br />
dipartimento di Tanatologia, un luminare<br />
che aveva l’abitudine di trattare i morti come<br />
vivi e alla stregua di bambini tutti i viventi<br />
che non dimostrassero almeno ottant’anni.<br />
«Stiamo cercando di capire un <strong>de</strong>licato<br />
processo che ha arrestato una Seconda Nascita,<br />
se non volete partecipare vi prego di<br />
controllare il tono <strong>de</strong>lla voce».<br />
Eloise e Bryce allungarono la testa per<br />
sbirciare oltre la soglia dove Fenaretes stava<br />
lavorando. Come c’era da aspettarsi era<br />
vuota, a parte un corpo disteso sul tavolo<br />
smaltato al centro <strong>de</strong>lla stanza: l’interlocutore<br />
<strong>de</strong>l vecchio Dominus.<br />
«Domando scusa, signore», disse Eloise<br />
nel suo tono più dolce che le valse un’occhiata<br />
ironica da parte di Bryce. «Possiamo<br />
domandarle se ha visto Ewan Hasting?<br />
Doveva accompagnare i genitori <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>funta<br />
fidanzata a prelevarne le spoglie».
206/960<br />
Fenaretes assunse un’espressione interrogativa<br />
così che Eloise aggiunse subito: «Il<br />
nome <strong>de</strong>lla ragazza morta è Aileen».<br />
Come c’era da aspettarsi, solo al sentir<br />
nominare qualcuno giunto nel regno <strong>de</strong>i più,<br />
la luce <strong>de</strong>lla comprensione spuntò sul volto<br />
<strong>de</strong>ll’anziano Dominus che esordì:<br />
«Aileen Vain Gester. Era fidanzata con<br />
un giovane <strong>de</strong>lla Societas di Medicina e<br />
scomparve senza lasciare traccia. Qualche<br />
giorno dopo, il futuro sposo se la ritrovò davanti<br />
su un tavolo da necroscopia. Fu straziante.<br />
La poveretta con ogni probabilità era<br />
stata vittima di gente senza scrupoli che procurava<br />
cadaveri per scopi di studio».<br />
Eloise e Bryce lo fissarono, vacui.<br />
«Questa l’ho già sentita», disse lei.<br />
«Ma non è una di quelle leggen<strong>de</strong> che<br />
girano per lo Studium da secoli?», domandò<br />
Bryce in un soffio.<br />
Eloise annuì. «Cose sempre accadute al<br />
fratello <strong>de</strong>ll’amico <strong>de</strong>l cugino di qualcuno».
207/960<br />
«Per fortuna quei tempi barbari sono finiti<br />
e ora la sperimentazione è perfettamente<br />
legale».<br />
Fenaretes lanciò un’occhiata amorevole<br />
al suo muto assistente sul tavolo operatorio.<br />
«Un momento», disse Eloise. «Da<br />
quanto è successo?».<br />
Dominus Fenaretes ci pensò su un<br />
momento.<br />
«Circa settant’anni or sono. Ancora qualcuno<br />
ne parla».<br />
«Settanta», ripeté Bryce atono.<br />
«Si tratta sicuramente di uno scherzo»,<br />
disse Eloise con un filo di voce.<br />
«Di recente è arrivato il corpo di una<br />
ragazza, Clarissimus Dominus?», chiese<br />
Bryce scegliendo il più rispettoso tra i titoli<br />
riservati a un professore.<br />
Fenaretes scosse il capo. «Lo saprei se<br />
così fosse».
208/960<br />
«Ricorda per caso che cosa ne fu di quel<br />
ragazzo?», chiese Eloise. «Il promesso sposo<br />
di Aileen Vain Gester».<br />
Fenaretes fece un altro cenno di diniego.<br />
«Nessuno lo sa, andò per accompagnare i<br />
genitori <strong>de</strong>lla ragazza a porgerle l’estremo<br />
saluto e nessuno lo vi<strong>de</strong> più. Dissero che per<br />
il dolore si era buttato nel fiume. L’ultima<br />
volta lo vi<strong>de</strong>ro presso l’Osteria <strong>de</strong>lla Luna Piena<br />
e poi più nulla. Sapete», aggiunse con un<br />
sorriso allegro, «ogni tanto qualcuno<br />
sostiene di ve<strong>de</strong>re il suo fantasma che beve<br />
in solitudine seduto a un tavolo, proprio nel<br />
giorno <strong>de</strong>lla sua scomparsa che ca<strong>de</strong>,<br />
dunque…».<br />
«Oggi?», domandò Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
che per una volta pareva aver perso ogni<br />
voglia di scherzare.<br />
Fenaretes annuì tutto contento, quasi<br />
l’anniversario di morte fosse una specie di<br />
compleanno.
«Esattamente. A<strong>de</strong>sso andate», fece un<br />
gesto con le mani come per scacciare <strong>de</strong>lle<br />
galline. «Noi qui abbiamo da fare».<br />
* * *<br />
209/960<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg, rientrando poco dopo<br />
l’alba alla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla Nazione Sovrana<br />
di Al<strong>de</strong>nor, trovò il fratello minore e la sua<br />
fidanzata in uno <strong>de</strong>i saloni di rappresentanza<br />
a bere tè ormai freddo in tazze d’argento e a<br />
mangiare dolci che non si erano nemmeno<br />
presi la briga di togliere dal pacchetto.<br />
«Anna vi ucci<strong>de</strong>rà se scopre che avete usato<br />
quel servizio», disse porgendo il mantello<br />
a un valletto.<br />
Eloise, rannicchiata su un divano, con i<br />
piedi scalzi affondati tra i cuscini e le ginocchia<br />
contro il petto, si voltò di scatto in<br />
direzione <strong>de</strong>lla sua voce.
210/960<br />
Fino a un momento prima aveva la guancia<br />
premuta contro lo schienale e lo sguardo<br />
pieno di sonno fisso oltre le vetrate, mentre<br />
piluccava una crostata di frutta. La presenza<br />
di Axel aveva spazzato via ogni cenno di<br />
languore.<br />
Scostò i capelli dal braccio e distese le<br />
gambe cercando di ricomporsi; Bryce non si<br />
prese lo stesso disturbo e continuò a staccare<br />
grossi morsi da un dolce ricoperto di glassa.<br />
«Ciò che Anna non sa non può fare <strong>de</strong>l<br />
male ai suoi cognati, fisicamente parlando»,<br />
rispose. «Vuoi qualcosa di dolce?».<br />
Axel guardò i nastri macchiati di crema<br />
che portavano ricamato il marchio di una<br />
pasticceria di Salimarr, la più famosa <strong>de</strong>lla<br />
città, poi si avvicinò a Eloise.<br />
«Oh sì che lo voglio», sussurrò.<br />
Lo sguardo che le rivolse bastò a chiu<strong>de</strong>rle<br />
lo stomaco. Eloise posò su un piattino<br />
il dolce che all’improvviso aveva perso ogni<br />
sapore e sollevò il volto, assecondando
211/960<br />
l’ordine tenero e perentorio <strong>de</strong>lla mano<br />
maschile posata sulla sua guancia.<br />
Lui si arrestò a un soffio dalle labbra che<br />
già formicolavano nell’attesa, poi le posò un<br />
bacio sulla gota. Il suo respiro le toccò la<br />
bocca e lei chiuse gli occhi, posandogli una<br />
mano sul petto e conce<strong>de</strong>ndosi per un attimo<br />
proibito di abbandonarsi contro di lui.<br />
Quando sollevò le palpebre aveva nello<br />
sguardo lo stesso estatico batticuore<br />
<strong>de</strong>ll’amore appena consumato. Il modo in cui<br />
Axel la guardava prometteva cose oscure e<br />
meravigliose che non avrebbe mai potuto<br />
confidare a nessuno.<br />
«Me ne vado a controllare i miei innesti<br />
e a fare un bagno», disse Bryce alzandosi.<br />
«Fate attenzione, Mamma Isobel sarà in<br />
piedi tra poco».<br />
Un barlume d’ira attraversò lo sguardo<br />
di Axel, ma il giovane non fece alcun commento.<br />
Mentre Bryce lasciava il salone, si se<strong>de</strong>tte<br />
accanto a Eloise e posò una mano sul
212/960<br />
bracciolo e l’altra sulla spalliera, imprigionandola<br />
contro il divano.<br />
Nel silenzio che seguì la luce fredda <strong>de</strong>l<br />
primo sole dilagò per la stanza ed Eloise<br />
pensò che quelle mani su di lei prima o poi le<br />
avrebbero fermato il cuore. Il suo respiro si<br />
fece rapido e corto, Axel si staccò leggermente<br />
e affondò le dita nella stoffa <strong>de</strong>i cuscini<br />
per ritrovare il controllo. Lei vi<strong>de</strong> il sole<br />
far risplen<strong>de</strong>re le ciglia <strong>de</strong>i suoi occhi fermamente<br />
chiusi.<br />
Gli accarezzò il viso, la mascella contratta<br />
e un muscolo che guizzava contro il<br />
palmo <strong>de</strong>lla sua mano.<br />
«Andiamo di sopra. Per quanto mi riguarda<br />
ti sono stato lontano anche troppo».<br />
«Ma Mamma Isobel…».<br />
Isobel McRae era stata la nutrice di<br />
Jordan (che aveva perso la mamma quando<br />
era ancora in fasce) e aveva aiutato a crescere<br />
tutti i ragazzi Van<strong>de</strong>mberg. Nella sua<br />
posizione di governante <strong>de</strong>lla casa di città, si
213/960<br />
pren<strong>de</strong>va <strong>de</strong>lle licenze che il resto <strong>de</strong>lla servitù<br />
non si sarebbe mai concesso: tra queste<br />
dire chiaro e tondo al suo Principe che non<br />
aveva intenzione di ve<strong>de</strong>rlo trattare Eloise<br />
come la sua concubina. Aveva minacciato di<br />
parlarne con Lord Langenburg, il padre di<br />
Eloise, e Axel, per la prima volta, aveva reagito<br />
facendo pesare la sua autorità per metterla<br />
a tacere.<br />
«Non permetterò a nessuno di mettersi<br />
tra noi». La voce di Axel era tagliente come<br />
acciaio, la sua espressione aveva qualcosa di<br />
freddo e <strong>de</strong>terminato. Da quando erano tornati<br />
insieme, sembrava che ogni cosa si interponesse<br />
tra loro riuscisse a scatenare in<br />
lui un’ira gelida e violenta.<br />
«Se tu non fossi così ostinata», le disse<br />
con un sospiro, «entreresti in questa casa da<br />
signora e futura regina, nessuno potrebbe<br />
separarti da me nemmeno per un<br />
momento».
214/960<br />
«Che cosa ti ha chiesto mio padre in<br />
cambio <strong>de</strong>l suo consenso?».<br />
«Questo», rispose Axel, «è qualcosa che<br />
non ti riguarda Lady Eloise e che, pertanto,<br />
resterà tra tuo padre e me».<br />
Lei avvertì il pungolo <strong>de</strong>lla collera affiorare<br />
nella preoccupazione. C’erano cose tra un<br />
ere<strong>de</strong> al trono e il Lord Cancelliere <strong>de</strong>l regno<br />
di cui non avrebbe mai dovuto essere messa<br />
a parte, però questa volta la faccenda la riguardava<br />
da vicino e per nessun motivo<br />
avrebbe acconsentito a celebrare il matrimonio<br />
se prima non avesse saputo con precisione<br />
perché suo padre, che era sempre stato<br />
<strong>de</strong>terminato a non permettere ad Axel Van<strong>de</strong>mberg<br />
di averla, quasi un anno prima<br />
avesse improvvisamente ceduto.<br />
«Se è quello che pensi», gli disse con<br />
calma, «avresti dovuto permettere a mia<br />
madre e a mio padre di combinarti un matrimonio<br />
con una pupattola senza carattere già<br />
parecchio tempo fa».
215/960<br />
«Non litighiamo», disse lui, «non è<br />
quello che voglio».<br />
Ciò che volevano avrebbe dovuto aspettare.<br />
Eloise appoggiò la testa contro il suo<br />
petto, divisa tra l’impulso di stringerlo a sé,<br />
gettando al vento ogni proposito, e quello di<br />
tempestarlo di schiaffi.<br />
Da quando erano appena adolescenti,<br />
avevano sempre voluto tutto l’uno <strong>de</strong>ll’altra e<br />
né la minaccia <strong>de</strong>gli adulti né quella <strong>de</strong>llo<br />
scandalo erano valse a separarli.<br />
Ci sarebbe riuscita l’ombra di una<br />
creatura <strong>de</strong>lla notte, splendida e perversa,<br />
quando ormai mancava così poco per essere<br />
liberi e insieme.<br />
«Va bene», disse Eloise. Controllare la<br />
collera quando certi pensieri le sfioravano la<br />
mente era sempre difficile.<br />
C’erano cose di lui che non avrebbe mai<br />
saputo e la rabbia con cui Axel era <strong>de</strong>terminato<br />
a distruggere ogni ostacolo tra loro le<br />
suggeriva che, forse, avrebbe voluto soltanto
216/960<br />
potergliele confessare e ritrovare così una<br />
pace perduta per sempre.<br />
«Perché non mi chiedi cosa voglio invece?»,<br />
la voce bassa e ruvida di Axel era<br />
simile a pizzo sulla pelle, come la barba di un<br />
giorno sul suo volto. Si chinò per appoggiarle<br />
le labbra sopra la gola.<br />
Axel la spinse <strong>de</strong>licatamente contro i<br />
cuscini <strong>de</strong>l divano e arrotolò intorno al dito il<br />
nastro che le chiu<strong>de</strong>va il vestito sul seno, tirandolo<br />
piano.<br />
«Andiamo di sopra, Lady Eloise», mormorò.<br />
«Il fatto che non possa avere ancora la<br />
tua mano non significa che io non possa<br />
pren<strong>de</strong>re tutto ciò che riesco a ottenere».
10.<br />
Ciò che luccica<br />
Il cielo minacciava pioggia, mentre la<br />
carrozza con le insegne <strong>de</strong>i Blackmore proce<strong>de</strong>va<br />
in direzione <strong>de</strong>lla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla Reggenza<br />
di Altieres. Sophia pensava che il suo<br />
umore non sarebbe potuto peggiorare<br />
ulteriormente.<br />
«Sei riuscita a fare visita a Fay Mayfield,<br />
infine?».<br />
«Alexandria non mi permette di incontrarla»,<br />
rispose Sophia stringendo tra le dita<br />
inguantate l’elegante borsetta ricamata.<br />
«Tra qualche tempo smetterai di soffrirne<br />
così».<br />
Sophia non fece alcun commento: la voce<br />
profonda di Adrian Blackmore aveva il<br />
potere di cambiare la prospettiva <strong>de</strong>lle cose.
218/960<br />
Comunicava una serena indifferenza per<br />
i turbamenti umani che riusciva a smorzare<br />
la violenza <strong>de</strong>i sentimenti lasciando soltanto<br />
malinconia.<br />
Adrian non aveva nulla in comune con<br />
l’esuberanza fanciullesca di Cain o con la<br />
passione coinvolgente che emanava Ashton.<br />
Era, piuttosto, una di quelle ombre che ammantavano,<br />
cupe e perfette, le mura di un<br />
vicolo dove qualcuno avrebbe trovato una<br />
morte dalla dolcezza ineffabile. I suoi occhi<br />
verdi avevano la profondità <strong>de</strong>l mare nelle<br />
notti senza luna e le uniche emozioni che<br />
sembravano incresparne la superficie si<br />
manifestavano quando il suo sguardo si<br />
posava su Cain.<br />
La carrozza si arrestò e poco dopo un<br />
valletto aprì la portiera. Alexis, il segretario<br />
di casa, si inchinò quando varcarono il<br />
portone.<br />
Era un giovane snello dalle labbra incredibilmente<br />
rosse sul volto esangue e
219/960<br />
capelli scuri come l’inchiostro. Aveva un’età<br />
in<strong>de</strong>finibile e, forse, collocabile intorno ai diciotto<br />
anni, gli occhi anch’essi scuri però<br />
erano vecchi come un secolo di miserie.<br />
«I Principi di Al<strong>de</strong>nor e Lord Langenburg<br />
si stanno intrattenendo in biblioteca insieme<br />
a Lord Ashton e Lord Cain», disse a<br />
bassa voce, seguendo Adrian come<br />
un’ombra. «Ho servito <strong>de</strong>i rinfreschi e tutto<br />
sembra proce<strong>de</strong>re per il meglio».<br />
Adrian, che dava il braccio a Sophia con<br />
distaccata eleganza, annuì e a quel cenno<br />
Alexis si dileguò nel buio <strong>de</strong>l corridoio.<br />
«Spero che per te non sia una prova<br />
troppo dura», disse Adrian gentile. «Ricordati<br />
che nessuna <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>cisioni che ti verranno<br />
comunicate questa sera è <strong>de</strong>finitiva».<br />
In biblioteca, una stanza immensa che si<br />
proiettava verso l’alto, dove le pareti erano<br />
interamente composte di scaffali che<br />
salivano per tre piani fino a un lucernario<br />
circondato di preziose nervature, cinque
220/960<br />
uomini la atten<strong>de</strong>vano in un silenzio<br />
rilassato.<br />
Non appena varcò la soglia, Sophia non<br />
riuscì a impedirsi di cercare Ashton.<br />
Lui era fermo accanto a una vetrata e<br />
teneva discosta la tenda con una mano candida,<br />
le rivolgeva il profilo e guardava con attenzione<br />
nella notte, poi, lentamente, si voltò<br />
a sorri<strong>de</strong>rle.<br />
«Benvenuta a casa».<br />
C’erano state notti in cui aveva accarezzato<br />
la possibilità che lui le dicesse parole<br />
simili portandola per mano in quel<br />
palazzo dove a<strong>de</strong>sso giungeva come ospite.<br />
Dal primo momento che aveva posato lo<br />
sguardo su di lui aveva sentito sgretolarsi un<br />
pezzo di cuore e sapeva, con tutta la forza<br />
<strong>de</strong>lla sua umiliazione sapeva che ciascuno<br />
<strong>de</strong>i redivivi presenti nella stanza poteva sentire<br />
il palpito folle di ciò che ne restava. Lo<br />
ve<strong>de</strong>va nel sorriso dolce e mesto di Cain e nel
221/960<br />
contegno di Adrian che, con tatto, fingeva di<br />
non essere nemmeno al suo fianco.<br />
Sophia non riuscì a evitare che una<br />
vampa di rossore le salisse alle guance.<br />
«Principessa Sophia», Lord Domenic<br />
Weiss fece un inchino impeccabile che la<br />
costrinse a rivolgere su di lui la sua attenzione.<br />
«Sono onorato e felice di potervi finalmente<br />
incontrare di persona».<br />
Sophia si ricordò di inchinarsi soltanto<br />
con un momento di ritardo e l’anziano nobiluomo<br />
le sorrise, incoraggiante.<br />
Il tono, gentile ma privo di <strong>de</strong>ferenza con<br />
cui le si era rivolto le ricordò che il Lord Cancelliere<br />
di Al<strong>de</strong>nor aveva cresciuto il proprio<br />
re e tre principi <strong>de</strong>l sangue.<br />
Lei mormorò qualche frase di circostanza<br />
e se<strong>de</strong>tte rigidamente sul bordo <strong>de</strong>lla<br />
sedia che le indicarono. Se anche i Van<strong>de</strong>mberg<br />
per lui erano simili a cuccioli da allevare,<br />
un’orfana con il vestito <strong>de</strong>lla festa<br />
doveva apparirgli meno di niente, pensò.
222/960<br />
«I tuoi parenti, che ti conoscono da maggiore<br />
tempo, hanno un’opinione notevole<br />
<strong>de</strong>lla tua personalità», disse Lord Langenburg<br />
con gran<strong>de</strong> <strong>de</strong>licatezza. «Per questo<br />
confido che riuscirai a valutare quanto ti sto<br />
per dire con il giusto distacco. Ricordati che<br />
non sei più una comune cittadina e che dovrai<br />
presto assumerti la responsabilità di un<br />
regno. La tua situazione è stata oggetto di riflessioni<br />
approfondite da parte <strong>de</strong>lla diplomazia<br />
di tutte le Nationes, stasera siamo qui<br />
per comunicarti che cosa è stato stabilito».<br />
Cain, che stava appoggiato al pianoforte<br />
come una snella statua di marmo, altrettanto<br />
immobile e perfetta, sospirò talmente forte<br />
da far fremere di impazienza le ombre intorno<br />
a lui.<br />
«Ciò che inten<strong>de</strong> dirti, sorella, è che hai<br />
un tutore», spiegò. «E che probabilmente<br />
sarai presto fidanzata».
* * *<br />
223/960<br />
Sophia sentì l’immediato bisogno di<br />
se<strong>de</strong>rsi, poi ricordò che lo era già, rannicchiata<br />
sull’orlo di una poltrona che le sembrava<br />
una zattera nel mezzo di un mare in tempesta.<br />
Si aggrappò ai braccioli e non disse<br />
nulla.<br />
«Cain!», la voce melodiosa di Adrian<br />
Blackmore tradiva una certa esasperazione.<br />
«Quante storie», Cain, invece, sembrava<br />
arrabbiato. La piega <strong>de</strong>lle sue labbra, per una<br />
volta, non aveva nulla di fanciullesco e le<br />
ombre si ritraevano inquiete al suo passaggio<br />
mentre, col suo passo elastico e silenzioso, si<br />
avvicinava alla sorella. «Diteglielo e basta».<br />
Incrociò le braccia sopra lo schienale<br />
<strong>de</strong>lla sedia e, quando fece scorrere lo sguardo<br />
sui presenti, gli occhi ver<strong>de</strong> dorato avevano<br />
un bagliore di collera che, in un certo qual<br />
modo, rincuorarono Sophia.
224/960<br />
«Credo che stiamo effettivamente mancando<br />
di sensibilità», intervenne Axel Van<strong>de</strong>mberg<br />
con la consueta sicurezza.<br />
Era in piedi vicino al camino e le fiamme<br />
sembravano riversargli addosso fiotti di oscurità.<br />
Sophia aveva sempre provato<br />
soggezione nei suoi confronti.<br />
Era ancora il Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Chiave e, una volta lasciata la carica alla fine<br />
<strong>de</strong>lle Feriae Matricularum, avrebbe conservato<br />
il titolo onorario. Quindi oltre a essere<br />
l’ere<strong>de</strong> al trono di Al<strong>de</strong>nor, era l’uomo più<br />
potente di tutta l’Università.<br />
«Ma ormai il danno è fatto», continuò.<br />
«Ti prego di perdonarci, Sophia, forse avrei<br />
dovuto chie<strong>de</strong>re che la mia Eloise fosse<br />
presente».<br />
Il tono di quieto possesso gli valse uno<br />
sguardo ammonitore da parte di Lord Langenburg<br />
che voleva significare, chiaramente,<br />
che il suo diritto di <strong>de</strong>finire in tal modo sua<br />
figlia era ancora in discussione.
225/960<br />
Axel sorrise e chinò il capo, riuscendo a<br />
privare quel gesto di rispetto di qualsiasi<br />
sospetto di sottomissione.<br />
«Non era necessario», si sentì intervenire<br />
Sophia con voce tagliente. «Suppongo<br />
non stiate per comunicarmi che <strong>de</strong>vo andare<br />
al patibolo».<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg fino a quel momento<br />
era parso più interessato alle cuciture <strong>de</strong>i<br />
propri guanti che a quanto gli acca<strong>de</strong>va intorno<br />
ma, sentendola parlare in quel modo,<br />
alzò lo sguardo su di lei con una scintilla di<br />
interesse.<br />
«Dipen<strong>de</strong> dai punti di vista», sussurrò,<br />
divertito. «Ma non aver paura».<br />
Non aver paura.<br />
Quelle parole, il sorriso con cui le accompagnò,<br />
accesero qualcosa nei suoi pensieri e,<br />
senza esserne <strong>de</strong>l tutto consapevole, le tornò<br />
in mente la notte <strong>de</strong>l Clarimon<strong>de</strong> e quei<br />
cinque cavalieri mascherati e irriverenti.
226/960<br />
Stava ancora fissando Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
a bocca aperta, che le parole di Lord<br />
Langenburg la colsero di sorpresa.<br />
«Sei ancora molto giovane e, come ben<br />
sai, i tuoi parenti immortali non possono ricoprire<br />
cariche ufficiali. Lord Ashton pertanto<br />
ha proposto che ti fosse assegnato un<br />
tutore che si occupi di te fino al completamento<br />
regolare <strong>de</strong>i tuoi studi. La scelta è<br />
stata complicata e ostacolata dalle nazioni di<br />
Ma<strong>de</strong>rian e Faldras che si opponevano a che<br />
troppa influenza fosse concentrata nelle<br />
mani di un solo uomo. Così la scelta è<br />
ricaduta sul Principe Van<strong>de</strong>mberg e noi<br />
siamo sicuri che trarrai beneficio dalla sua<br />
influenza».<br />
Era stata una proposta di Ashton che,<br />
com’era evi<strong>de</strong>nte, non aveva altro pensiero<br />
che <strong>de</strong>signare qualcuno che potesse occuparsi<br />
di lei sollevandolo finalmente<br />
dall’incombenza.
227/960<br />
Senza riuscire a trattenersi, Sophia scoccò<br />
un’occhiata astiosa ad Axel Van<strong>de</strong>mberg:<br />
un tutore <strong>de</strong>l genere significava gettare in<br />
mare le chiavi <strong>de</strong>lla sua prigione, si disse cupa.<br />
Quello si limitò a sorri<strong>de</strong>rle, niente affatto<br />
turbato dalla sua ostilità.<br />
«La seconda cosa che dobbiamo dirti è<br />
un po’ più <strong>de</strong>licata», anche il tono di Ashton<br />
lo era, gentile e impersonale quasi fosse un<br />
medico che le comunicava quanto poco le<br />
rimaneva da vivere.<br />
«Chi <strong>de</strong>vo sposare?», disse lei a <strong>de</strong>nti<br />
stretti. «Sempre che riteniate di dovermelo<br />
dire, consi<strong>de</strong>rato che siete stati abbastanza<br />
chiari nell’asserire che non posso in alcun<br />
modo disporre <strong>de</strong>lla mia persona».<br />
La sua voce dapprima calma aveva assunto<br />
una nota stridula e Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
fece un’espressione colma di orrore come se<br />
si aspettasse di ve<strong>de</strong>rla trasformarsi in un<br />
mostro con sei teste e otto co<strong>de</strong> da un momento<br />
all’altro. Lui e Axel si scambiarono
228/960<br />
un’occhiata impotente e Sophia capì, con<br />
tetra soddisfazione, di averli messi a disagio.<br />
Ashton le rivolse uno sguardo attento e<br />
lei pensò che se avesse soltanto osato<br />
muovere anche un rimprovero silenzioso per<br />
il suo contegno si sarebbe alzata e avrebbe<br />
spaccato qualcosa.<br />
Si sentiva talmente umiliata da volersi<br />
annientare all’istante. Scomparire e non essere<br />
mai esistita, almeno non per vivere il<br />
momento in cui Ashton Blackmore in persona<br />
le avrebbe fatto capire esattamente<br />
quale valore le attribuiva.<br />
Quando per la prima volta l’aveva toccata,<br />
con il suo sguardo e la sua mano gentile,<br />
aveva creduto che finalmente potesse esistere<br />
anche per lei un posto in cui tornare.<br />
La trepidante commozione di Ashton nel<br />
momento in cui l’aveva guardata dandole il<br />
suo vero nome non aveva avuto alcun<br />
significato.
Avrebbe potuto esserci chiunque al suo<br />
posto e non sarebbe cambiato nulla, purché<br />
fosse un ere<strong>de</strong> di sangue Blackmore.<br />
L’estrema lucidità di quel pensiero le<br />
fece ritrovare la calma.<br />
«Se non c’è altro», disse in tono gelido,<br />
alzandosi, «penso che non mi tratterrò<br />
oltre».<br />
Fece un rigido inchino e si voltò,<br />
pensando soltanto a come mettere più distanza<br />
possibile tra lei e le persone che lasciava<br />
alle sue spalle.<br />
* * *<br />
229/960<br />
Scese la scalinata principale come una<br />
furia, incespicando sui tacchi <strong>de</strong>lle scarpe da<br />
sera, certa di doversi fare largo a calci tra le<br />
guardie che avrebbero cercato di sbarrarle il<br />
cammino.
230/960<br />
Con suo sommo stupore, invece, sei soldati<br />
si misero sull’attenti e fecero ala al suo<br />
passaggio.<br />
«Principessa», un lacchè anziano e<br />
dall’aria autorevole le andò incontro e si<br />
inchinò. Lei lo fissò per un momento prima<br />
di capire che stava mettendosi a sua<br />
disposizione.<br />
«La mia carrozza», disse, fingendo di<br />
sapere perfettamente cosa stava facendo.<br />
Un altro inchino e poco dopo l’elegante<br />
berlina con il blasone <strong>de</strong>i Blackmore sulla<br />
fiancata, cocchiere a cassetta e lacchè in<br />
livrea sul pre<strong>de</strong>llino posteriore, si fermò davanti<br />
a lei.<br />
«Andiamo al Collegio di Al<strong>de</strong>nor», ordinò<br />
dal finestrino, non sapendo esattamente<br />
cosa fare.<br />
La carrozza partì con un morbido<br />
schiocco di frusta e Sophia tentò di scacciare<br />
la sgra<strong>de</strong>vole sensazione che da un momento<br />
all’altro qualcuno avrebbe fermato la vettura
231/960<br />
e l’avrebbe buttata fuori dandole<br />
<strong>de</strong>ll’impostora.<br />
Era tutta presa dai suoi pensieri, così<br />
non si accorse che si erano fermati fino a che<br />
qualcuno non bussò al finestrino.<br />
«Siamo al Collegio di Al<strong>de</strong>nor,<br />
principessa».<br />
La piccola folla di curiosi che si era raccolta<br />
davanti alla piazza in cui sorgeva l’edificio<br />
la fece sentire ancora più stupida: gli<br />
scholares di Al<strong>de</strong>nor erano da sempre abituati<br />
a convivere con gli eredi <strong>de</strong>lla famiglia<br />
reale, i quali divi<strong>de</strong>vano i propri spazi<br />
nonché le loro regole senza superflue manifestazioni<br />
di prestigio e di ricchezza.<br />
Scese maledicendosi per non essersi<br />
cambiata: indossava un incubo di seta e sottogonne<br />
che, nelle intenzioni di Lady Eloise,<br />
avrebbe dovuto farla apparire regale ma che,<br />
al contrario, la faceva sentire una serva con<br />
addosso il vestito <strong>de</strong>lla padrona.
232/960<br />
«Sophia?». Kitty Waird, una stu<strong>de</strong>ntessa<br />
anziana <strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle Arti, la fissava<br />
con tanto d’occhi. Sophia si sforzò di sorri<strong>de</strong>re<br />
con naturalezza.<br />
«Sono venuta a trovare Julian e Jordan»,<br />
disse.<br />
Kitty si stava intrattenendo con i fratelli<br />
Bennett e Brandon Belford che rivolsero a<br />
Sophia un’occhiata di apprezzamento.<br />
Non si erano mai <strong>de</strong>gnati di notarla<br />
prima di quel momento, pensò lei con una<br />
punta di malinconia, quando aveva perso<br />
anche troppe notti a escogitare un modo di<br />
attirare l’attenzione di Bennett, durante l’anno<br />
prece<strong>de</strong>nte.<br />
«Al secondo piano», disse Kitty con la<br />
sua bella voce di cui tanto andava orgogliosa.<br />
Aveva un limpido timbro da soprano.<br />
Sophia ricordava con nostalgia le sere in cui<br />
si era addormentata ascoltando qualcuno accompagnare<br />
il suo canto al pianoforte o con<br />
il violino.
233/960<br />
La stanza che Julian e Jordan divi<strong>de</strong>vano<br />
si trovava al secondo piano. Come tutti gli<br />
stu<strong>de</strong>nti che riuscivano a smettere l’infimo<br />
grado di matricola senza perire nel percorso,<br />
a<strong>de</strong>sso avevano diritto a una stanza doppia.<br />
Sophia bussò e spalancò la porta senza<br />
atten<strong>de</strong>re risposta. Al centro <strong>de</strong>lla stanza,<br />
Jordan si richiuse la camicia sul petto e<br />
arrossì.<br />
«Non dovresti essere qui», protestò<br />
<strong>de</strong>bolmente.<br />
«Rilassati, Jordie», disse lei. «Tu non hai<br />
nulla che non abbia già visto addosso a Julian,<br />
o meglio quando Julian non aveva niente<br />
addosso».<br />
Jordan spalancò la bocca oltraggiato e<br />
per niente <strong>de</strong>si<strong>de</strong>roso di approfondire il discorso.<br />
«Che ci fai qui?».<br />
«Anche io sono felice di ve<strong>de</strong>rti», rispose<br />
andando dritta a piazzarsi sul letto accanto a<br />
quello in cui Julian si era addormentato<br />
ancora vestito. «Jules, svegliati», aggiunse
234/960<br />
poi buttando un qua<strong>de</strong>rno addosso al fratello<br />
adottivo che si rigirò borbottando.<br />
«Sul serio», intervenne Jordan esasperato.<br />
«Se non sei qui per una buona ragione,<br />
voglio almeno sapere perché tra poco mi ritroverò<br />
addosso quello strazio <strong>de</strong>i miei fratelli<br />
insieme ai tuoi parenti vampiri».<br />
Sophia, senza pren<strong>de</strong>rsi la pena di<br />
rispon<strong>de</strong>re, gettò su un tavolino il fermaglio<br />
che aveva sulla nuca, un’elegante assurdità di<br />
merletto nero e pietre semipreziose, poi andò<br />
a scuotere Julian per una spalla.<br />
«Alzati», gli disse brusca. «Usciamo».<br />
«E per andare dove?», disse Jordan sbalordito<br />
mentre Julian si alzava a se<strong>de</strong>re,<br />
imprecando.<br />
«Non lo so ma qualcosa mi verrà in<br />
mente».<br />
Sophia s’inginocchiò ai piedi <strong>de</strong>l letto e<br />
allontanò con una gomitata le sue gambe, poi<br />
tirò fuori da sotto il materasso uno stivale. Ci
cacciò <strong>de</strong>ntro la mano e, tutta soddisfatta,<br />
trasse una piccola fiasca.<br />
«Acquavite», affermò soddisfatta. «Julian,<br />
per favore, resta sempre così<br />
prevedibile».<br />
* * *<br />
235/960<br />
«Axel lo scoprirà e io implorerò una<br />
morte rapida e pietosa», dichiarò Jordan<br />
mentre la carrozza <strong>de</strong>i Blackmore correva<br />
lungo le vie <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale verso il<br />
Borgo di Altieres.<br />
«Non l’avremo», commentò Julian gettando<br />
un’occhiata ilare e stupita alla sorella<br />
adottiva che, sul sedile a fianco, si allentava il<br />
mantello. Aveva le gote accese per via <strong>de</strong>l liquore<br />
che era riuscita a ingurgitare prima<br />
che le togliessero la bottiglia dalle mani e lo<br />
sguardo svagato.
236/960<br />
«Prima di andare alla Citta<strong>de</strong>lla dobbiamo<br />
fare una cosa», disse Sophia. «Fa<br />
caldo qui <strong>de</strong>ntro, non trovate?».<br />
«È ubriaca?», sibilò Jordan all’orecchio<br />
di Julian che si limitò ad annuire vigorosamente<br />
un paio di volte e a ri<strong>de</strong>re.<br />
La carrozza si arrestò davanti alle mura<br />
di cinta ricoperte di rampicanti <strong>de</strong>l Collegio<br />
di Altieres, e senza atten<strong>de</strong>re che qualcuno lo<br />
facesse per lei, Sophia spalancò la portiera.<br />
«Torno subito, aspettatemi qui».<br />
Gli altri due non si sognarono nemmeno<br />
di darle retta e le corsero dietro lungo i corridoi<br />
<strong>de</strong>l pianterreno.<br />
«I Collegi <strong>de</strong>lle Nationes meridionali<br />
sembrano più confortevoli», disse Jordan<br />
guardando i soffici divani disposti lungo i<br />
corridoi e i quadri che <strong>de</strong>coravano le pareti.<br />
«Al sud si vantano di essere più progrediti<br />
di noi», disse Julian. «È risaputo, no?».<br />
Ritrovarono Sophia che colpiva una<br />
porta con il pugno <strong>de</strong>stro.
237/960<br />
«Fayette Mayfield, apri questa porta. Lo<br />
so che sei lì <strong>de</strong>ntro».<br />
Jordan doveva ammettere che, per essere<br />
discretamente ubriaca, Sophia sembrava<br />
molto <strong>de</strong>cisa o forse lo era proprio per quel<br />
motivo.<br />
Dopo qualche minuto in cui minacciò di<br />
buttare giù la porta, un visetto ovale e <strong>de</strong>licato<br />
circondato di riccioli scuri fece capolino<br />
da uno spiraglio.<br />
«Che cosa vuoi?», Fay Mayfield sembrava<br />
nascon<strong>de</strong>re la paura dietro la rabbia e<br />
non appariva troppo convincente.<br />
Sophia infilò una mano oltre il battente e<br />
le afferrò il polso.<br />
«Andiamo a bere», disse esasperata. «Ti<br />
<strong>de</strong>vo <strong>de</strong>lle scuse».<br />
Più che <strong>de</strong>lle scuse sembrava che fosse in<br />
<strong>de</strong>bito di un rapimento: senza lasciarle il<br />
polso cominciò a trascinarla lungo il<br />
corridoio.
238/960<br />
«Puoi piantarla, per favore?», disse Fay.<br />
«Non appena Alexandria e Caroline se ne accorgeranno,<br />
come minimo ti bruceranno i<br />
capelli».<br />
Com’era normale che acca<strong>de</strong>sse, avevano<br />
attirato l’attenzione di parecchi scholares<br />
nonché <strong>de</strong>l personale <strong>de</strong>l collegio, così,<br />
quando in fondo al corridoio principale comparve<br />
il portone d’ingresso, alle loro spalle si<br />
udì un trambusto.<br />
Gettandosi uno sguardo indietro Sophia<br />
vi<strong>de</strong> due o tre soldati <strong>de</strong>lla scorta correre<br />
nella sua direzione insieme a un paio di<br />
camerieri e al responsabile <strong>de</strong>l terzo piano.<br />
«Acci<strong>de</strong>nti», imprecò, tenendosi le ingombranti<br />
gonne con una mano.<br />
«Lasciami andare!», esclamò Fay, la<br />
voce acuta per il disappunto. Stava per aggiungere<br />
qualche altra cosa, quando Julian e<br />
Jordan gli si pararono davanti.<br />
«Ma cosa diavolo state facendo?», esclamò<br />
Julian.
239/960<br />
Fay gli lanciò un’occhiata poi, inspiegabilmente,<br />
tacque.<br />
«Dentro, presto!», urlò Sophia spingendo<br />
Fay all’interno <strong>de</strong>lla carrozza. Il cocchiere<br />
dal suo posto a cassetta la guardò sbalordito.<br />
La ragazza ricad<strong>de</strong> sul sedile e il suo<br />
urlo suonò più di eccitazione che di protesta.<br />
Sophia incespicò nelle gonne e allora Jordan<br />
la sollevò per la vita e la <strong>de</strong>pose sull’altro<br />
sedile come un sacco di patate.<br />
«Alla Citta<strong>de</strong>lla, subito!», gridò Julian<br />
prima di chiu<strong>de</strong>re la portiera con forza<br />
mentre già le ruote si muovevano e un tuono<br />
squarciava il cielo. Il buio si illuminò di<br />
lampi e poi un’acqua torrenziale si riversò<br />
sul tetto <strong>de</strong>lla vettura, producendo un<br />
rumore sordo e violento.
11.<br />
Il tocco <strong>de</strong>l tuono<br />
«Meglio andare nel Borgo di Mistran»,<br />
disse Julian dopo aver cambiato le disposizioni<br />
al cocchiere. «La Citta<strong>de</strong>lla sarà il primo<br />
posto dove verranno a cercarci. Per fortuna<br />
la pioggia dovrebbe rallentarli».<br />
«Odio avere una scorta», disse Sophia.<br />
«Benvenuta tra noi», rispose Jordan.<br />
«La tua, di scorta, non ti corre dietro<br />
ogni momento», protestò lei.<br />
Jordan alzò gli occhi al soffitto. «Perché<br />
io non ho l’abitudine di rapire le mie compagne<br />
di collegio o di scappare dalle finestre<br />
in braccio a un redivivo?».<br />
Sophia fece per protestare, poi vi<strong>de</strong> Fay<br />
Mayfield rivolgerle uno sguardo quasi di<br />
ammirazione.
241/960<br />
«Allora sei davvero scappata dal collegio<br />
saltando da una finestra con un vampiro<br />
biondo».<br />
«Già», disse Sophia, spiazzata perché interpellata<br />
per la prima volta in tono civile.<br />
«C’ero anch’io», disse Julian e Fay gli<br />
rivolse un sorriso civettuolo con il quale<br />
mostrò di apprezzare l’informazione.<br />
La taverna in cui si rintanarono, mentre<br />
fuori il cielo riversava acqua come durante<br />
un’apocalisse, era uno <strong>de</strong>i tipici sotterranei<br />
di Mistran, impregnati <strong>de</strong>ll’odore di tè e<br />
distillati.<br />
Una cameriera dall’aria scontrosa, con<br />
una corona di trecce bianche e occhi gelidi,<br />
servì loro bicchieri di tè forte e liquore<br />
trasparente come l’acqua in una caraffa ghiacciata<br />
insieme a ciotole di verdure in<br />
salamoia.<br />
Sophia ingollò un bicchierino di liquore e<br />
sentì una vampata scen<strong>de</strong>rle nello stomaco e<br />
gli occhi lacrimare. Boccheggiò e guardò
242/960<br />
Julian buttare giù il suo con una mossa esperta<br />
e posare il suo bicchiere rovesciato<br />
sulla tavola.<br />
Se lo stava facendo per Fay, la sua esibizione<br />
stava riscuotendo un certo successo, infatti<br />
la ragazza sorri<strong>de</strong>va e aveva un’espressione<br />
dolcissima.<br />
Sophia sentì un morso di gelosia allo<br />
stomaco ve<strong>de</strong>ndo Julian ricambiare quel sorriso.<br />
Forse portarsi dietro Fay non era stata<br />
un’i<strong>de</strong>a grandiosa se le sottraeva il poco<br />
tempo che ormai poteva trascorrere con i<br />
suoi migliori amici. Allungò la mano verso la<br />
caraffa e i blocchetti di ghiaccio tintinnarono<br />
quando si versò ancora da bere.<br />
«Mi sembra tu stia esagerando», disse<br />
Julian togliendole la caraffa di mano e spingendo<br />
verso di lei uno <strong>de</strong>i bicchieri di vetro e<br />
argento colmi di tè scuro fumante.<br />
«Lasciala fare», intervenne inaspettatamente<br />
Jordan guardandola con attenzione.<br />
«È andata tanto male, Soph?».
243/960<br />
Sophia fece un sorriso amaro. «Peggio».<br />
Cincischiò con il bicchiere e bevve qualche<br />
sorso, questa volta con più cautela.<br />
Aveva la testa leggera e lo stomaco piacevolmente<br />
caldo.<br />
«Ho un tutore», annunciò. «Tuo fratello<br />
per la precisione».<br />
«Quale?», disse Jordan con sincero rammarico.<br />
«In ciascuno <strong>de</strong>i tre casi sono davvero<br />
spiacente per te».<br />
«Axel, a quanto mi è parso di capire».<br />
«Il Duca <strong>de</strong>lla Chiave?», Fay sembrava<br />
colpita. «Non so se mi piacerebbe, mi incute<br />
molta soggezione».<br />
Sophia annuì. «Speravo di potermi stabilire<br />
alla Resi<strong>de</strong>nza di Altieres e stare almeno<br />
con Cain, ma a quanto pare resterò in<br />
collegio».<br />
«Sophia, saresti tutto il giorno da sola in<br />
ogni caso», disse Jordan con molto buon<br />
senso. «Cain non è ancora abbastanza forte<br />
per potersi risvegliare prima che sia calato il
244/960<br />
buio e Adrian non è di molte parole. Inoltre,<br />
sai quanto sia sempre impegnato Ashton».<br />
«Ashton Blackmore?», il sospiro di ar<strong>de</strong>nte<br />
<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio nella voce di Fay le fece di<br />
nuovo sognare di poterle torcere il collo. «Ho<br />
visto un suo ritratto una volta. Era la cosa<br />
più bella su cui avessi mai posato gli occhi.<br />
Non riesco nemmeno a immaginare che sia<br />
reale, ho sentito tante leggen<strong>de</strong> su di lui e per<br />
molto tempo si è creduto che fosse scomparso.<br />
È davvero come dicono?».<br />
Sophia notò la sua espressione curiosa e<br />
la voglia di strozzarla scomparve. «Ti porterò<br />
a conoscerlo una volta o l’altra», si sentì dire<br />
prima di riuscire a impedirselo.<br />
«Lo faresti sul serio?», Fay le rivolse un<br />
sorriso radioso e Sophia ebbe la netta impressione<br />
che avesse smesso di odiarla.<br />
«Certo».<br />
«Posso farti una domanda?».
245/960<br />
Sophia annuì e Fay si strinse nelle spalle<br />
con aria esperta, poi le scoccò un sorriso<br />
complice.<br />
«Ti stanno negoziando un fidanzamento<br />
con uno <strong>de</strong>i miei cugini, vero?».<br />
Sophia la guardò a bocca aperta. «E tu<br />
come lo sai?».<br />
«Perché io non ne so niente?», ruggì<br />
Julian.<br />
«Scommetto che è colpa <strong>de</strong>i miei fratelli»,<br />
sospirò Jordan. «Passione insana per i<br />
segreti. Dio solo sa perché: sono così<br />
complicati».<br />
Gli altri lo ignorarono.<br />
«Per quale motivo proprio uno <strong>de</strong>i tuoi<br />
cugini?», disse Sophia riavendosi.<br />
«Già», fece Julian arrabbiato. «Perché<br />
uno <strong>de</strong>i suoi cugini?».<br />
«Con ogni probabilità è stata un’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>i<br />
miei fratelli», spiegò Jordan. «Vocazione alla<br />
manipolazione… Che persone estenuanti».
246/960<br />
Sophia si ritrovò ad annuire e si immaginò<br />
sposata con Justin Sinclair che era l’anima<br />
gemella <strong>de</strong>l suo gemello e che si faceva<br />
riempire di botte per aver scommesso di essere<br />
in grado di combattere a occhi chiusi.<br />
«Per l’amor <strong>de</strong>l Cielo», disse Jordan disgustato.<br />
«Spero non si tratti di Justin».<br />
Fay avvicinò alla bocca il tè e lo sorseggiò<br />
con grazia.<br />
«Mi sembra ovvio», disse puntando un<br />
dito addosso a Sophia. «I Blackmore <strong>de</strong>l<br />
ramo principale sono praticamente estinti a<br />
parte te, quindi è conveniente cercare un’alleanza<br />
con i rami collaterali, soprattutto i<br />
Sinclair che sono la famiglia più strettamente<br />
legata ai Blackmore. Il trono sarebbe stato<br />
loro se tu non fossi saltata fuori<br />
all’improvviso».<br />
Jordan la guardava pieno di meraviglia e<br />
quella gli fece un sorriso tutto innocenza e<br />
malizia.
247/960<br />
«Avrebbero consegnato il trono alla<br />
Nazione di Ma<strong>de</strong>rian, vuoi dire», replicò<br />
Sophia.<br />
«Come puoi dire così? La famiglia è la<br />
cosa più importante», disse Fay con una<br />
certa severità. «Consolidare i legami in<br />
questo momento è fondamentale per il<br />
regno».<br />
Sophia stava per zittirla quando qualcosa<br />
che non avrebbe saputo <strong>de</strong>finire la fermò.<br />
Lottò per qualche istante con se stessa, poi<br />
disse. «Continua».<br />
Fay, che forse non si aspettava una reazione<br />
così composta, si appoggiò all’indietro<br />
contro lo schienale <strong>de</strong>lla panca e la guardò.<br />
«Davvero ti importa?».<br />
L’altra annuì.<br />
«Dal periodo successivo alla Rivolta»,<br />
disse Fay, «Altieres è stata quasi abbandonata<br />
a se stessa. C’è voluto oltre un anno<br />
prima che qualcuno pensasse di affidare la<br />
Reggenza provvisoria agli Stuart».
248/960<br />
L’espressione di Sophia fece per<strong>de</strong>re un<br />
poco di colore all’altra ragazza. «So che cosa<br />
stai pensando, ma ti prego di ascoltarmi<br />
prima di arrivare a una conclusione. I Blackmore<br />
non c’erano più: tutti sterminati in un<br />
solo giorno, la Nazione era allo sbaraglio. Per<br />
qualche tempo le grandi famiglie, che da<br />
sempre sono l’ossatura <strong>de</strong>lla società meridionale,<br />
hanno tenuto insieme le cose come<br />
hanno potuto, ma Altieres è una monarchia e<br />
un re era necessario. Subito dopo i Blackmore<br />
la dinastia più vicina al trono sono i<br />
Sinclair che ne rappresentano un ramo ca<strong>de</strong>tto<br />
e sono legati a loro da stretti vincoli di<br />
parentela. Al momento, te esclusa, c’è più<br />
sangue Blackmore in quella famiglia che in<br />
qualsiasi altra <strong>de</strong>l Continente».<br />
«Sfortunatamente i Sinclair sono ugualmente<br />
vicini agli Stuart», disse bruscamente<br />
Sophia.<br />
«Le ambizioni <strong>de</strong>gli Stuart sul regno di<br />
Altieres sono troppo antiche anche per
capire esattamente quando siano cominciate»,<br />
disse Fay a bassa voce. «Nessuno di noi<br />
è felice di questo, ma la cosa necessaria è<br />
restituire ad Altieres un re».<br />
«Tu vuoi dire», esclamò Sophia cercando<br />
di contenere la rabbia, «che bisogna dare<br />
Altieres a Gabriel Stuart».<br />
* * *<br />
249/960<br />
«Ma è assurdo!», disse Julian allontanando<br />
il piatto, come se la sola vista <strong>de</strong>l<br />
cibo lo disgustasse. «Gli Stuart sono avidi di<br />
potere. L’anno scorso, durante le Feriae Matricularum,<br />
ho avuto modo di ren<strong>de</strong>rmi conto<br />
di che tipo di persona sia Gabriel e non mi<br />
piace per niente».<br />
«Julian ha ragione, ma non consi<strong>de</strong>ra il<br />
peso politico che uno come lui può avere in<br />
questa situazione», aggiunse Jordan. «Che ci
250/960<br />
piaccia o no, se non avessero ritrovato<br />
Sophia, il legittimo preten<strong>de</strong>nte al trono di<br />
Altieres sarebbe stato Gabriel Stuart».<br />
Fay si accorse di avere addosso gli<br />
sguardi ostili di tutti e arrossì leggermente.<br />
«È così», disse. «Gabriel è figlio di<br />
Ma<strong>de</strong>leine Sinclair di Altieres, che Nassar<br />
Stuart ha sposato in secon<strong>de</strong> nozze. In effetti<br />
Nassar Stuart ha sposato due donne <strong>de</strong>lla<br />
famiglia Sinclair: la prima è morta dopo<br />
avergli dato il secondo figlio e a quel punto<br />
lui è stato libero di sposare quella che era la<br />
parente più stretta di Brian Blackmore e<br />
legare a sé a doppio filo le sorti <strong>de</strong>l trono.<br />
Gabriel è loro figlio e, nonostante quello che<br />
potete pensare di lui, ha davvero a cuore la<br />
sorte di Altieres».<br />
Jordan allungò una mano attraverso il<br />
tavolo e la posò su quella di Sophia. «Non<br />
vorremmo averti dato l’impressione di rimproverarti<br />
per colpe non tue», disse senza<br />
staccare gli occhi da Fay.
251/960<br />
La ragazza fece un sorriso un po’ triste.<br />
«Ci sono abituata. Voglio bene a Gabriel: i<br />
suoi difetti sono evi<strong>de</strong>nti, i pregi no. Tutti<br />
dicono di lui che sia arrogante e viziato, gli<br />
rinfacciano quanto si approfitti <strong>de</strong>l suo<br />
status sociale», enumerò sulle dita <strong>de</strong>lla<br />
<strong>de</strong>stra. «È un donnaiolo e non esiste rissa in<br />
città che non abbia iniziato lui. Però è anche<br />
tante cose che la gente preferisce ignorare».<br />
Abbassò lo sguardo, ma quando li fissò<br />
di nuovo, uno per uno, Sophia dovette ammettere<br />
di apprezzare la sua lealtà.<br />
«Nessuno a parte noi può sapere quanto<br />
abbia combattuto per essere consi<strong>de</strong>rato un<br />
preten<strong>de</strong>nte al trono, anche contro i suoi fratellastri.<br />
Non va molto d’accordo con il<br />
padre, in effetti quando non si trova nella<br />
Vecchia Capitale non trascorre mai <strong>de</strong>l<br />
tempo nella Nazione di Ma<strong>de</strong>rian, è sempre<br />
da noi in Altieres, nella patria di sua madre,<br />
ma Nassar è stato comunque colui che lo ha
252/960<br />
allevato e, qualsiasi cosa si possa dire di lui, è<br />
stato un padre amorevole».<br />
Pronunciò il discorso tutto d’un fiato, poi<br />
per nascon<strong>de</strong>re il disagio dovuto forse all’impressione<br />
di avere parlato troppo, sorseggiò<br />
un po’ di tè, ma la bevanda era bollente e si<br />
scottò le labbra.<br />
Julian, che ritrovava sempre il suo<br />
spirito cavalleresco davanti a una damigella<br />
in difficoltà, anche se a minacciarla era il tè<br />
di Mistran, le allungò un bicchierino di liquore<br />
ghiacciato, e la <strong>de</strong>licata Fay Mayfield<br />
sollevò il gomito e gettò indietro la testa<br />
vuotandolo con una mossa esperta.<br />
«Salute», disse Jordan.<br />
«Ci voleva», disse Fay rabbrivi<strong>de</strong>ndo con<br />
grazia.<br />
L’occhiata ammirata di Julian fu davvero<br />
troppo: Sophia riempì un bicchiere con un<br />
gesto <strong>de</strong>ciso.<br />
«Basta, Sophia», disse Julian. «Hai<br />
bevuto abbastanza».
253/960<br />
«Pensa ai fatti tuoi», rispose Sophia<br />
versandosi un altro bicchiere.<br />
L’acquavite era come fuoco liquido e per<br />
un momento la lasciò senza fiato. Per<br />
mascherare la reazione mangiucchiò un<br />
pezzetto di quelle verdure in salamoia con<br />
cui gli abitanti di Mistran accompagnavano<br />
le loro leggendarie bevute. Il volto preoccupato<br />
di Jordan cominciò a farsi sfuocato,<br />
Sophia raddrizzò la testa di scatto accorgendosi<br />
che le palpebre si erano fatte stranamente<br />
pesanti.<br />
«Sto bene», dichiarò inespressiva, poi<br />
crollò in avanti e chiuse gli occhi.
SECONDA PARTE
INTERMEZZO<br />
Storie da un altro luogo<br />
Il chiaro di luna aveva il sapore <strong>de</strong>ll’argento<br />
e <strong>de</strong>l gelo. Poteva abbracciarlo con lo<br />
sguardo, ma la sensibilità al calore e al<br />
gusto era qualcosa che aveva perduto da<br />
tempo.<br />
Tornare nei luoghi in cui aveva sparso<br />
passi e gioia e lacrime era simile alla visita<br />
<strong>de</strong>ll’estate: un momento di luce da gustare<br />
anche nei ricordi. Un viaggio raro in un<br />
posto che poteva raggiungere solo di tanto<br />
in tanto, ma la forza d’attrazione <strong>de</strong>l mondo<br />
era diventata irresistibile.<br />
Scivolare tra le tombe, sfiorare le croci<br />
di pietra con le trine <strong>de</strong>i suoi vestiti, piegare<br />
le fiammelle <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le con dita di fumo<br />
non le bastava più.
256/960<br />
Il malinconico orizzonte <strong>de</strong>i cimiteri<br />
sembrava una prigione, le croci bene<strong>de</strong>tte si<br />
ergevano come sbarre al di là <strong>de</strong>lle quali si<br />
esten<strong>de</strong>va una terra proibita.<br />
La compagnia <strong>de</strong>i corpi morti che<br />
dormivano nella terra e dietro le lapidi era<br />
dolce, ma il regno <strong>de</strong>i vivi aveva una musica<br />
che non poteva ignorare. La chiamava a sé,<br />
come gli strumenti magici <strong>de</strong>lle fiabe che le<br />
raccontavano da bambina, quando un sogno<br />
sarebbe durato soltanto una notte.<br />
Le case che aveva abitato erano rimaste<br />
uguali, soltanto, negli anni, le aveva viste<br />
cambiare impercettibilmente: qualche mobile,<br />
i fiori sulle mensole, il suono <strong>de</strong>lle voci<br />
che si alternavano, i bambini, gli adulti, tutte<br />
persone che un giorno avrebbe avuto con sé.<br />
Ogni tanto qualcuno era capace di avvertire<br />
la sua presenza, soprattutto i gatti<br />
fen<strong>de</strong>vano il buio coi loro occhi di cristallo e i<br />
cani diventavano irrequieti quando entrava<br />
in una stanza.
257/960<br />
La seguivano con lo sguardo e poi<br />
ringhiavano piano, con quel suono di gola,<br />
cupo, così diverso da quando pensavano che<br />
la minaccia fosse rappresentata da qualcosa<br />
che ancora apparteneva al regno <strong>de</strong>i vivi.<br />
Anche le persone reagivano, senza accorgersene:<br />
seguivano con lo sguardo il nulla<br />
che un gatto fissava con il pelo ritto o le<br />
ombre contro cui il cane brontolava, e si<br />
facevano silenziose, tese, attente a ogni<br />
guizzo ai margini <strong>de</strong>l loro campo visivo.<br />
Poteva ve<strong>de</strong>re il loro nervosismo, quando<br />
erano sole e il buio regnava oltre le finestre,<br />
come si sforzavano di compiere gesti normali<br />
con le membra rigi<strong>de</strong> per la tensione, resistendo<br />
all’impulso di guardarsi dietro, forse<br />
spaventate da quello che avrebbero potuto<br />
sorpren<strong>de</strong>re. Era divertente il modo in cui il<br />
cuore balzava loro in gola non appena le<br />
sfiorava con dita di ghiaccio; il loro trovare<br />
spiegazioni razionali ai rumori che lei produceva<br />
muovendosi per le stanze.
258/960<br />
Per non ammettere che lei era ancora lì.<br />
Il suono di passi, ai piani superiori dove<br />
non c’era nessuno e il fruscio di stoffe in<br />
camere disabitate da tempo; un cigolio<br />
nell’assito al suo passo leggero di spirito e il<br />
colpo <strong>de</strong>ciso di qualcosa che rovesciava sul<br />
pavimento per dispetto.<br />
Gli abitanti <strong>de</strong>lla casa parlavano di imposte<br />
sconnesse da riparare e vuoti di memoria<br />
spiegavano gli oggetti che lei aveva<br />
spostato per scherzo; un animale notturno, il<br />
rumore <strong>de</strong>lle fron<strong>de</strong> che qualcuno avvertiva<br />
passeggiando a tarda sera nei giardini.<br />
In cuor loro però sapevano. Con quel lato<br />
<strong>de</strong>ll’anima che combatte con la paura ma<br />
riconosce ciò che vive ai confini <strong>de</strong>l mondo,<br />
sapevano che lei c’era ancora.<br />
A<strong>de</strong>sso, per esempio, avrebbe spostato<br />
una bambola nella stanza <strong>de</strong>lle bambine.
12.<br />
Apparizione<br />
Qualcuno le aveva scaraventato un<br />
macigno in testa. Sophia Blackmore era certa<br />
fosse stato questo a svegliarla: un carico di<br />
pietre rovesciato sulla sua faccia senza molti<br />
complimenti.<br />
Ancora semicosciente mosse la testa e<br />
una staffilata lancinante dietro le palpebre la<br />
costrinse a rimanere immobile. Respirò con<br />
la bocca e molto lentamente perché il contenuto<br />
<strong>de</strong>llo stomaco sembrava ansioso di<br />
ricongiungersi con la terra.<br />
Tentare di aprire un occhio richiese uno<br />
sforzo sovrumano e venne ricompensata con<br />
un raggio di luce dolorosamente sparato in<br />
viso che la indusse a chiu<strong>de</strong>rlo di nuovo lamentandosi<br />
<strong>de</strong>bolmente.
260/960<br />
In quello stato pietoso cominciò a raccogliere<br />
frammenti di risveglio. Aveva la<br />
testa per metà sprofondata in un cuscino<br />
enorme, che nelle intenzioni <strong>de</strong>ll’artigiano<br />
probabilmente doveva essere imbottito di piume<br />
ma che ora sembrava solo pieno di<br />
sassi.<br />
La breve immagine <strong>de</strong>lla stanza, che<br />
aveva colto un momento prima di rintanarsi<br />
di nuovo nel buio, non aveva nulla di familiare.<br />
Di fatto non aveva la minima i<strong>de</strong>a di<br />
dove si trovasse.<br />
Il rumore <strong>de</strong>lla porta che si chiu<strong>de</strong>va con<br />
un tonfo – senza alcun riguardo per il fatto<br />
che lei fosse in punto di morte – le annunciò<br />
che qualcuno era entrato.<br />
Sophia si impose di nuovo la sofferenza<br />
di aprire gli occhi. Vi<strong>de</strong> una donna di mezza<br />
età con i capelli raccolti in una morbida crocchia<br />
e un abito grigio.<br />
«Hai un aspetto orribile, Principessa<br />
Sophia», le disse con una franchezza
261/960<br />
sconcertante. «Ma immagino sia quello che<br />
ti meriti per aver bevuto come un marinaio<br />
appena sbarcato».<br />
Sophia la guardò sconcertata, quasi dimenticando<br />
le fitte lancinanti alla testa: la<br />
conosceva bene, era Isobel McRae, la nutrice<br />
di Jordan e governante <strong>de</strong>lla casa di città <strong>de</strong>i<br />
Van<strong>de</strong>mberg.<br />
«Dove mi trovo?».<br />
Isobel McRae fece un verso sprezzante.<br />
«Davvero studiare all’università non significa<br />
essere intelligenti. Nella resi<strong>de</strong>nza cittadina<br />
<strong>de</strong>lla Nazione Sovrana di Al<strong>de</strong>nor, e<br />
dove altrimenti? Hai forse dimenticato che il<br />
mio ragazzo è stato nominato tuo tutore? A<br />
giudicare da quello che vedo, avrà il suo bel<br />
daffare con te, signorina. Non che gli possa<br />
nuocere imparare a badare a qualcosa che sia<br />
vivo».<br />
L’allusione era <strong>de</strong>l tutto incomprensibile<br />
e <strong>de</strong>cifrarla avrebbe richiesto uno sforzo che<br />
non aveva speranza di sostenere, così Sophia
262/960<br />
la ignorò e guardò la donna versarle una<br />
tazza di tè.<br />
«Bevi questo, ti rimetterà un poco in<br />
sesto. Man<strong>de</strong>rò qualcuno per aiutarti a fare il<br />
bagno e a vestirti, poi scendi a ren<strong>de</strong>re<br />
omaggio al tuo tutore, ammesso che sia abbastanza<br />
sobrio da riconoscerti».<br />
Il tè era bollente e le scottò la lingua, ma<br />
dovevano averci aggiunto qualcosa che dopo<br />
un paio di sorsi le calmò lo stomaco e attenuò<br />
il dolore alla testa.<br />
«Come sono finita qui?», domandò.<br />
«Ti ci hanno portata a braccia, principessa.<br />
Stavi dando spettacolo nel Borgo di<br />
Mistran quando qualcuno per fortuna ha<br />
riconosciuto Jordan ed è venuto ad avvisarci.<br />
È passato il mezzodì e tu dovrai correre il<br />
prima possibile dal tuo Dominus a scusarti<br />
per non essere a lezione».<br />
Detto questo se ne andò lasciandola sola<br />
a rimuginare. La sua memoria non sembrava<br />
arrivare di molto oltre il momento in cui si
263/960<br />
era sentita talmente spossata e aveva <strong>de</strong>ciso<br />
di riposarsi un poco sul tavolo <strong>de</strong>lla taverna.<br />
Aveva l’impressione confusa di essere<br />
caduta e, a conferma di ciò, il ginocchio le<br />
pulsava in maniera dolorosa. Le sembrava<br />
anche di essere stata parecchio in alto – si<br />
era forse arrampicata da qualche parte? – e<br />
di aver cantato.<br />
L’ultima sensazione che ricordava era il<br />
confortevole calore di un abbraccio, qualcuno<br />
che la sollevava come se non avesse<br />
peso e fosse ancora una bambina piccola da<br />
mettere a dormire con tutta la <strong>de</strong>licatezza.<br />
Questa sensazione aveva un profumo,<br />
rose unite a qualcosa di aspro e profondamente<br />
maschile.<br />
Una cameriera bussò interrompendola<br />
dalle sue riflessioni, così si alzò a se<strong>de</strong>re<br />
sperando che quella semplice operazione<br />
non le staccasse la testa dal collo.
* * *<br />
264/960<br />
Dopo colazione, uno <strong>de</strong>i servitori la indirizzò<br />
verso le serre e Sophia attraversò la<br />
polla di luce <strong>de</strong>l patio per ad<strong>de</strong>ntrarsi nelle<br />
stanze di cristallo sature <strong>de</strong>ll’odore <strong>de</strong>lla<br />
terra e <strong>de</strong>l profumo <strong>de</strong>i fiori.<br />
Jordan le aveva spiegato che ospitavano<br />
anche una specie di giardino d’inverno, così<br />
si aspettava di trovare il Principe Axel che<br />
sorseggiava tè con eleganza, magari pren<strong>de</strong>ndosi<br />
qualche insulto da Lady Eloise. Invece<br />
vi<strong>de</strong> un ragazzo snello inginocchiato accanto<br />
a un’aiuola, con il sole che gli batteva<br />
sui capelli donando loro una calda tonalità<br />
bronzea e le mani affondate in una rigogliosa<br />
macchia di ciclamini.<br />
«Oh, sei qui», l’apostrofò girandosi a<br />
lanciarle un’occhiata distratta. «Passami<br />
quel vaso, per favore».
265/960<br />
Colta alla sprovvista, Sophia obbedì e<br />
quello invece di ringraziarla la squadrò da<br />
capo a piedi. «Dove hai preso quel vestito?».<br />
Sophia abbassò lo sguardo sull’abitino<br />
rosa che indossava. «Era di Lady Eloise,<br />
credo. Me lo ha dato una <strong>de</strong>lle cameriere,<br />
non so dove sia finita la mia divisa».<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg arricciò il naso. «Ho<br />
dato ordine di bruciarla. Quando ti ho tirata<br />
giù da quella statua eri tutta sporca di liquore<br />
e di fango: mi sembrava il caso di darle<br />
una morte dignitosa».<br />
Sophia ritenne, anzi, sperò con tutto il<br />
cuore di aver capito male, in caso contrario i<br />
suoi sogni confusi riguardo l’essersi arrampicata<br />
su qualcosa potevano rivelarsi<br />
autentici.<br />
Poi lui si alzò e la superò per uscire dalla<br />
serra e un aroma sottile di rose e legno la<br />
raggiunse. Si voltò di scatto a guardarlo, con<br />
gli occhi sbarrati.<br />
Non è possibile.
266/960<br />
«Non restare lì, prendi quei gelsomini vicino<br />
a te e portali <strong>de</strong>ntro».<br />
Lo seguì in una stanza da studio, con un<br />
pianoforte in un angolo, le pareti coperte di<br />
libri e piante ovunque.<br />
Se ne rimase lì, in silenzio, a guardare<br />
ammutolita il giovane che si toglieva i guanti<br />
sporchi di terra e la guardava con piglio<br />
pensoso. Infine si avvicinò a una libreria e<br />
prese un vecchio libro che le porse con<br />
gran<strong>de</strong> solennità.<br />
Sophia lo sfogliò: erano poesie d’amore<br />
di un poeta morto almeno cento anni prima.<br />
«Devi leggere almeno un libro a settimana.<br />
Andrai regolarmente all’Opera e, che<br />
Dio ci salvi, da una sarta capace. Questa sera<br />
ti aspetta la Reggente Anziana di Valdyer che<br />
ha ritenuto opportuno lamentarsi con me<br />
perché non ha ancora avuto l’occasione di<br />
ve<strong>de</strong>re sua nipote».<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg sospirò come se<br />
tollerare tutto ciò fosse ben al di sopra <strong>de</strong>lle
sue forze. «Ci andrai da sola perché quella<br />
vecchia mi terrorizza. Non fa altro che criticare<br />
i miei vestiti e una volta ha cercato di<br />
colpire Axel con il suo bastone. Non che la<br />
biasimi per questo: è un impulso che mio<br />
fratello susciterebbe in chiunque».<br />
Sophia annuì come se quel discorso<br />
potesse avere un minimo di senso e comprese<br />
nell’ordine due cose: che quello era il<br />
suo tutore e che si prospettavano tempi duri.<br />
«Avanti, comincia a leggere ad alta<br />
voce», disse poi lui, chinandosi di nuovo<br />
verso una piantina di roselline. «Le rose<br />
crescono meglio con le poesie, quindi immagino<br />
accada lo stesso anche alle fanciulle».<br />
* * *<br />
267/960<br />
L’aria di addolorata partecipazione sulla<br />
faccia di Jordan Van<strong>de</strong>mberg era esauriente.
268/960<br />
«Che roba è quella?», domandò Julian<br />
sbirciando il foglio che Sophia stava<br />
leggendo.<br />
«Una lista di commissioni da svolgere<br />
entro domani: sarto, notaio, fioraio… impresario<br />
di pompe funebri?», terminò<br />
Sophia sbigottita.<br />
«Ti conviene farteli amici», disse Jordan,<br />
stringendosi nelle spalle. «È gente con cui<br />
trascorrerai parecchio tempo».<br />
«Tuo fratello fa confusione tra la sua pupilla<br />
e il segretario», borbottò Sophia.<br />
«Mio fratello fa confusione tra parecchie<br />
cose».<br />
«Perché <strong>de</strong>vo andare dal beccamorto?»,<br />
esclamò Sophia sconsolata. «Non bastano<br />
già tutte le lezioni, i compiti e le pretese <strong>de</strong>gli<br />
stu<strong>de</strong>nti anziani?».<br />
Jordan scosse il capo. «Bryce è in punto<br />
di morte almeno due volte al mese, solitamente<br />
a ca<strong>de</strong>nza di quindici giorni».
269/960<br />
«Ha <strong>de</strong>tto di voler controllare se ho una<br />
bella grafia», disse la ragazza. «Mi ha <strong>de</strong>ttato<br />
<strong>de</strong>lle clausole di un testamento».<br />
«È <strong>de</strong>cisamente in forma in questo periodo»,<br />
commentò Jordan e Julian, che ri<strong>de</strong>va<br />
divertito, si allungò dall’altro sedile <strong>de</strong>lla carrozza<br />
per scontrare il pugno contro il suo in<br />
segno di apprezzamento.<br />
Sophia lanciò loro uno sguardo di invidia<br />
e incrociò le braccia sul seno: il vestito di<br />
Lady Eloise, l’unica cosa <strong>de</strong>cente che posse<strong>de</strong>va<br />
al momento, era troppo corto per lei ed<br />
era stato sistemato con una balza. C’era poco<br />
da fare con il corsetto che restava vuoto laddove<br />
l’altra ragazza era <strong>de</strong>cisamente più<br />
formosa.<br />
«Ti penseremo mentre saremo alla Citta<strong>de</strong>lla»,<br />
disse Julian. «Se riesci a scappare<br />
mandaci un messaggio con una matricola: ti<br />
veniamo a pren<strong>de</strong>re».<br />
«Non infierire», disse lei, a <strong>de</strong>nti stretti.
270/960<br />
«Attenta a non fare arrabbiare la Reggente<br />
Anziana di Valdyer. Ha sempre il bastone<br />
con sé e una volta credo lo abbia tirato<br />
addosso ad Axel, anche se mi sembra una<br />
cosa comprensibile trattandosi di lui».<br />
«Il Principe Axel è un bel tipo», intervenne<br />
placidamente Julian. «Ha carattere».<br />
«Lo dici solo perché vuoi diventare<br />
anche tu Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave»,<br />
disse Jordan.<br />
La carrozza si arrestò davanti alla resi<strong>de</strong>nza<br />
cittadina <strong>de</strong>lla Reggenza di Valdyer,<br />
mettendo fine al battibecco.<br />
Jordan ripartì poco dopo molto sollevato<br />
di non essere al posto di colei che, al momento,<br />
veniva introdotta da un paggio nei<br />
grandi e ariosi appartamenti <strong>de</strong>lla madre <strong>de</strong>l<br />
Reggente di Valdyer.<br />
All’ingresso la aspettavano tre ragazze,<br />
due brune e una bionda, che le andarono incontro<br />
impazienti, congedando il paggio.
271/960<br />
Sophia le conosceva di vista: Emily,<br />
Charlotte e Valerie Granville <strong>de</strong>lla Societas di<br />
Medicina. All’improvviso realizzò che erano<br />
sue parenti: era passata da non avere nessuno<br />
oltre a Julian a non riuscire nemmeno a<br />
fare il conto di tutti i cugini.<br />
Le ragazze le sorri<strong>de</strong>vano cortesi, ma<br />
Emily aveva l’aria agitata e si assestava le<br />
ciocche biondo chiaro intorno alle guance.<br />
«Mi guarda? Perché mi sta guardando? Il<br />
pagliaio è in disordine?».<br />
Sophia impiegò un intero minuto per capire<br />
che si stava riferendo alla sua<br />
capigliatura.<br />
Charlotte alzò gli occhi al cielo. «Portiamola<br />
da Nanà», disse. «Prima che Emily<br />
la faccia scappare».<br />
Nanà si rivelò essere, naturalmente, la<br />
Reggente Anziana di Valdyer, una dama<br />
quasi centenaria alta e sottile, incredibilmente<br />
raffinata, con un abito blu e una tiara<br />
di brillanti sistemata sui capelli candidi.
272/960<br />
Osservò Sophia con piglio regale,<br />
dall’alto <strong>de</strong>l naso lungo e sottile, poi una<br />
grossa lacrima le scivolò lungo la guancia e<br />
cad<strong>de</strong> sulla stupefacente collana di zaffiri che<br />
portava al collo. Le nipoti, costernate, le<br />
corsero intorno. Se ne aggiunsero due o tre<br />
spuntate da chissà dove. Impossibile ricordarsele<br />
tutte: sarebbe stato come contare<br />
i peli di un gatto.<br />
«Clarisse», sussurrò l’anziana donna con<br />
voce tremula.<br />
Sophia fece un passo verso di lei, in<strong>de</strong>cisa.<br />
Non sapeva nemmeno dove tenere le<br />
mani, così le intrecciò davanti a sé.<br />
«Oh, perdonami», disse la regina. «Lo<br />
scorso anno mi hanno creduta pazza quando<br />
ho <strong>de</strong>tto di averla rivista. Ma a<strong>de</strong>sso che ti<br />
guardo bene da vicino tu sei ancora più<br />
bella».<br />
Era impossibile non trovarla adorabile,<br />
pensò Sophia, molto diversa dall’attempata
273/960<br />
megera che popolava gli incubi <strong>de</strong>i fratelli<br />
Van<strong>de</strong>mberg.<br />
Il nugolo di cugine dietro il divano dove<br />
era seduta la nonna sembrava uno stormo di<br />
uccellini variopinti che la fissavano con gentile<br />
curiosità.<br />
Mentre Nanà si asciugava una lacrima<br />
dalla collana di zaffiri, Sophia vi<strong>de</strong> un gruppetto<br />
di bambini fare capolino dalla porta e<br />
poi, colti sul fatto a fissarla, correre via lasciandosi<br />
dietro uno squittio allegro.<br />
«Mi hanno <strong>de</strong>tto che a<strong>de</strong>sso hai un<br />
tutore».<br />
Charlotte spinse una sedia in direzione di<br />
Sophia e con il bordo le falciò le ginocchia da<br />
dietro. Quella cad<strong>de</strong> a se<strong>de</strong>re, stupefatta.<br />
«Altrimenti sarebbe rimasta in piedi<br />
tutto il tempo», sentì che Charlotte mormorava<br />
alle altre, raggiungendole dietro il<br />
divano. Le rivolse un gran<strong>de</strong> sorriso<br />
incoraggiante.
274/960<br />
Nanà non mostrò di recepire quella mancanza<br />
di disciplina, le sue narici fremettero.<br />
Sophia annuì. «Il Principe Van<strong>de</strong>mberg»,<br />
disse.<br />
Mormorii di <strong>de</strong>ciso apprezzamento da<br />
parte <strong>de</strong>ll’assembramento di consanguinee<br />
salirono da dietro il divano. Sophia fu praticamente<br />
certa che stessero salutando il suo<br />
ingresso in famiglia con metaforici brindisi.<br />
Nanà era di diverso avviso. «Axel Van<strong>de</strong>mberg»,<br />
disse in tono di disapprovazione.<br />
«Un caro ragazzo ma non oso immaginare<br />
una sorte peggiore».<br />
«Il Principe Bryce Van<strong>de</strong>mberg», precisò<br />
Sophia a mezza voce e dalle facce estatiche<br />
dietro il divano capì che il brindisi metaforico<br />
si stava trasformando in colpi di cannone<br />
a salve.<br />
Nanà inarcò un sottile sopracciglio d’argento.<br />
«Mi sbagliavo: posso immaginare<br />
qualcosa di peggio. Si veste ancora in modo<br />
così ricercato?», mise tanta enfasi sull’ultima
parola che il sottinteso non poteva sfuggire a<br />
nessuno.<br />
Sophia pensò al ragazzo in maniche di<br />
camicia che indossava guanti sporchi di terra<br />
mentre si pren<strong>de</strong>va cura <strong>de</strong>lle sue rose. Stava<br />
per rispon<strong>de</strong>re, quando da una stanza vicina<br />
risuonò un coro di urla e pianti.<br />
Voci terrorizzate di bambini chie<strong>de</strong>vano<br />
disperatamente aiuto, nei corridoi<br />
risuonavano passi concitati, gli adulti<br />
facevano loro eco chiamandosi da un lato<br />
all’altro <strong>de</strong>lla casa.<br />
«La stanza <strong>de</strong>i bambini», Amelia Granville<br />
intercettò sulla soglia <strong>de</strong>l salotto Valerie<br />
che stava andando a curiosare.<br />
«La stanza <strong>de</strong>i bambini», ripeté Amelia<br />
con il fiato corto. «Non so cosa stia<br />
succe<strong>de</strong>ndo».<br />
* * *<br />
275/960
276/960<br />
I quartieri <strong>de</strong>i bambini occupavano parte<br />
<strong>de</strong>lla zona orientale <strong>de</strong>lla casa, dove la luce<br />
<strong>de</strong>l sole giungeva per prima e svaniva abbastanza<br />
presto da favorire il sonno serale.<br />
Erano arredati con soffici cuscini e tappezzerie<br />
vivaci, ma l’allegria <strong>de</strong>gli acquerelli<br />
e <strong>de</strong>i disegni appesi alle pareti, <strong>de</strong>gli scaffali<br />
di libri e di giocattoli diventava una macabra<br />
caricatura che ren<strong>de</strong>va ancora più raccapricciante<br />
l’intera scena.<br />
Due bambinaie e alcune <strong>de</strong>lle ragazze più<br />
grandi cercavano di consolare quattro o<br />
cinque bambini che piangevano a dirotto con<br />
il volto affondato nei vestiti <strong>de</strong>lle cugine e le<br />
piccole mani premute sugli occhi con tanta<br />
foga da far pensare che non avrebbero più<br />
voluto ve<strong>de</strong>re nulla al mondo.<br />
«Mio Dio», disse Valerie con voce alterata.<br />
«Che cosa è successo?».<br />
Dozzine di bambole giacevano al centro<br />
<strong>de</strong>lla stanza, rotte, strappate, sventrate. Le
277/960<br />
teste staccate dai colli <strong>de</strong>licati, gli occhi di<br />
vetro fissi al soffitto, schegge di legno e piccoli<br />
coltelli da gioco piantati nei corpi. Patetiche<br />
viscere di stoppa e stracci formavano<br />
un groviglio indistinto, una damina bionda<br />
aveva il viso di porcellana spaccato da una<br />
crepa centrale che creava un orrido contrasto<br />
con la serena fissità <strong>de</strong>lla sua espressione.<br />
«Che cosa avete fatto ai giocattoli?».<br />
Deanne Granville stava con le mani sui fianchi<br />
e cercava di nascon<strong>de</strong>re il turbamento dietro<br />
un’espressione irritata.<br />
Uno <strong>de</strong>i bambini, una miniatura di angioletto<br />
bruno, scoppiò di nuovo in lacrime.<br />
«Dee, santo Cielo!», esclamò Valerie pallida,<br />
spalancando le braccia per accogliere il<br />
cuginetto.<br />
«Non siamo stati noi», disse una voce infantile<br />
ma stranamente calma.<br />
Apparteneva a una bimba di circa cinque<br />
anni, con un vestitino celeste e il nastro che<br />
si scioglieva dai capelli biondi. Fissava le
278/960<br />
bambole rotte con un’espressione in<strong>de</strong>finibile,<br />
ma quando alzò gli occhi, Sophia vi<strong>de</strong><br />
che erano colmi di una paura talmente<br />
gran<strong>de</strong> da non poter nemmeno essere manifestata<br />
con le lacrime.<br />
«Lo diciamo da tantissimi giorni e nessuno<br />
ci vuole cre<strong>de</strong>re», la sua voce era acuta<br />
e aveva un’esasperazione molto adulta. «C’è<br />
una cosa qui che ci fa paura».<br />
«Queste sono sciocchezze», disse con<br />
forza una <strong>de</strong>lle bambinaie. «Non c’è nulla di<br />
strano qui, è la vostra stanza <strong>de</strong>i giochi».<br />
L’altra bambinaia, invece, taceva limitandosi<br />
ad accarezzare una bimba sottile<br />
ancora scossa da lunghi singhiozzi e con il<br />
volto congestionato dalle lacrime.<br />
«Dico di sì invece!», gridò la bambina<br />
con il vestito celeste, picchiando il pie<strong>de</strong> per<br />
terra.<br />
«Mary!», intervenne Nanà. «Che<br />
modi!».
279/960<br />
La bambina rivolse alla bisnonna uno<br />
sguardo ferito ma fermo. «È così vi dico,<br />
Nanà», disse strappandosi il nastro dai<br />
capelli e gettandolo per terra. «C’è una<br />
ragazzina che sposta le nostre bambole e ci<br />
tira i capelli. Ieri notte ha spinto Marise fuori<br />
dal suo letto, vero Marise?», chiese girandosi<br />
verso la bambina che singhiozzava tra le<br />
braccia <strong>de</strong>lla bambinaia. «Ha dormito nel<br />
mio letto poi, ma ha pianto tutta la notte».<br />
Marise non rispose, si limitò a nascon<strong>de</strong>re<br />
il visino contro la spalla <strong>de</strong>lla sua bambinaia,<br />
tremando.<br />
«Mary», Nanà parlò in modo tranquillo,<br />
ma a Sophia parve che a sua volta fosse<br />
scossa. «Non esistono queste cose».<br />
«È una bugia!», Mary sembrava fuori di<br />
sé, stringendo i piccoli pugni si scrollò dalla<br />
spalla la mano di Valerie e senza staccare gli<br />
occhi da quelli <strong>de</strong>lla nonna gridò: «Voi fate<br />
finta di niente e noi abbiamo paura perché ci<br />
lasciate soli con lei».
280/960<br />
«Frances, cosa sai di questa storia?»,<br />
domandò Nanà a una giovane mamma dai<br />
capelli scuri che consolava il suo bambino.<br />
Lady Frances Granville scosse il capo.<br />
«Non ne so niente, madre», rispose <strong>de</strong>bolmente.<br />
«Sono storie di bambini».<br />
Mary voltò il capo di scatto, <strong>de</strong>lusa, come<br />
se non sopportasse nemmeno più di tollerare<br />
la vista <strong>de</strong>gli adulti. Strinse le labbra e non<br />
aggiunse nulla.<br />
Nanà la fissò per un lungo momento poi<br />
disse. «Portate i bambini nel mio salotto e<br />
servite tè e dolci per rifocillarli», poi si avvicinò<br />
a Frances, e Sophia la sentì dire a voce<br />
bassa: «Mandiamo a chiamare un<br />
Esorcista».<br />
Dee, che dopo essere stata redarguita era<br />
rimasta in silenzio, si avvicinò alla donna e<br />
disse: «Ho un’i<strong>de</strong>a migliore: una di noi, oppure<br />
Ross, potrebbe mandare a chiamare<br />
Lady Eloise Weiss».
281/960<br />
«Non servirà. Non c’è nulla che i padroni<br />
<strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni possano fare. C’è uno spirito che<br />
è tornato in questa casa per la Festa <strong>de</strong>lle<br />
Anime», disse sottovoce la bambinaia che<br />
fino a quel momento non aveva parlato, con<br />
un forte accento di Altieres. Sophia pensò<br />
che fortunatamente aveva aspettato che i<br />
bambini uscissero prima di parlare.<br />
«Non la scaccerete tanto facilmente», aggiunse<br />
la donna. «Non ha nessuna intenzione<br />
di andare via».
13.<br />
Il pane <strong>de</strong>i morti<br />
Sophia Blackmore trascorse quasi un’intera<br />
settimana a correre da un capo all’altro<br />
<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale per sbrigare le commissioni<br />
che il tutore le aveva assegnato. Nel<br />
giro di qualche giorno aveva visitato, senza<br />
far torto a nessuno, lussuose botteghe di<br />
cerimoniali funebri, sarti alla moda e maestri<br />
giardinieri, secondo un accostamento che<br />
poteva essere chiaro soltanto a Bryce<br />
Van<strong>de</strong>mberg.<br />
Aveva letto ad alta voce poesie ai fiori,<br />
era rimasta impalata per ore per la prova <strong>de</strong>i<br />
nuovi vestiti e posse<strong>de</strong>va un mucchio di libri<br />
da leggere sui quali, per di più, il suo tutore<br />
si aspettava di essere relazionato per iscritto.
283/960<br />
Essere la pupilla di Bryce Van<strong>de</strong>mberg si<br />
stava rivelando una faccenda estremamente<br />
faticosa e Sophia si ritrovava a fine giornata<br />
esausta, con a malapena la forza di mangiare<br />
qualcosa nel refettorio di Altieres – sempre<br />
da sola – per crollare infine a letto.<br />
Dalla sera in cui l’aveva trascinata fuori,<br />
anche se non era riuscita a scusarsi, come era<br />
inizialmente nelle sue intenzioni, Fay Mayfield<br />
la salutava ogni volta che si incontravano<br />
(pure se Sophia aveva la netta impressione<br />
che sperasse di ve<strong>de</strong>re Julian o<br />
Jordan) e anche sua sorella Caroline le lanciava<br />
qualche occhiata curiosa e non più<br />
apertamente ostile.<br />
L’unica che non mostrava in alcun modo<br />
di ammorbidirsi nei suoi confronti era Alexandria,<br />
che continuava a tirare dritto come<br />
se lei non esistesse nemmeno.<br />
Poi una sera, quando il sole era solo un<br />
ricordo pallido nella sfumatura più chiara sul<br />
tratto <strong>de</strong>ll’orizzonte, a Sophia parve di
284/960<br />
avvertire un’alterazione nelle voci fuori dalla<br />
porta che facevano sfondo alle sue serate<br />
solitarie.<br />
Poco dopo qualcuno cominciò a bussare<br />
con insistenza e Sophia si alzò, riluttante ma<br />
curiosa, dal tavolo da studio. A parte le visite<br />
di Jordan e Julian non c’era davvero nessuno<br />
che andasse a cercarla in camera. Quando<br />
aprì la porta si ritrovò con gran<strong>de</strong> stupore a<br />
fissare gli occhi scuri di Fay spalancati ed<br />
estatici.<br />
«C’è qualcuno che ti aspetta all’entrata»,<br />
le disse, faticando a contenere l’eccitazione.<br />
Accanto a lei Carol la fissava con evi<strong>de</strong>nte<br />
curiosità e, quando incrociò il suo sguardo,<br />
dopo un momento di esitazione, chinò il<br />
capo in segno di saluto.<br />
Entrambe indossavano abiti molto graziosi<br />
e sembravano pronte per una serata<br />
elegante.<br />
«Dovresti cambiarti», disse infatti<br />
Caroline, esaminando con aria critica la sua
285/960<br />
divisa nera e piuttosto gualcita. «Ashton<br />
Blackmore non può portare alla Festa <strong>de</strong>lle<br />
Anime la principessa di Altieres vestita in<br />
questo modo».<br />
«La Festa <strong>de</strong>lle Anime?», Sophia sapeva<br />
di cosa si trattava: era stata costretta a<br />
leggere montagne di libri sulle tradizioni di<br />
Altieres, ma era stata l’allusione ad Ashton a<br />
lasciarla con il fiato corto e il cuore che le<br />
batteva forte, tanto da ren<strong>de</strong>rla certa che le<br />
ragazze Mayfield potessero sentirne il<br />
rumore.<br />
«È lui che ti sta aspettando», disse Fay<br />
impaziente. «Ci ha chiesto di chiamarti».<br />
Carol sospirò. «Vi rivedremo alla Festa<br />
allora».<br />
Dal tono era chiaro che incontrare<br />
Sophia non era esattamente in cima ai suoi<br />
pensieri.<br />
«Hai qualcosa di <strong>de</strong>cente da metterti?»,<br />
domandò Fay senza molti complimenti.
286/960<br />
Sophia si aspettava di esserne irritata,<br />
invece scoprì che in un certo senso quel tono<br />
le piaceva: era lo stesso che avrebbe adoperato<br />
Julian.<br />
Si ritrovò ad annuire. «Potete dirgli di<br />
aspettarmi, per favore?». Le due ragazze<br />
ebbero un i<strong>de</strong>ntico sguardo di sufficienza.<br />
«Fallo aspettare tu», disse Fay. «Ha tutta<br />
l’eternità, in ogni caso».<br />
Corsero via ridacchiando e la lasciarono<br />
a guardarle dalla soglia con un’espressione<br />
un po’ inebetita. Un lieve schiarirsi di voce le<br />
suggerì che una <strong>de</strong>lle guardie <strong>de</strong>lla sua scorta<br />
era rimasta ad ascoltare e, a<strong>de</strong>sso, cercava di<br />
mascherare il proprio divertimento dietro<br />
una postura rigida, ma le spalle sussultavano<br />
per le risate trattenute.<br />
Con le guance in fiamme Sophia si barricò<br />
dietro la porta e si guardò intorno con la<br />
mente vuota e in preda al panico più totale.<br />
Nel baule c’erano alcuni abiti che le<br />
erano stati recapitati in attesa che quelli su
287/960<br />
misura fossero completati, ancora nelle loro<br />
confezioni di stoffa e nastro.<br />
Per un momento Sophia rimpianse di<br />
non avere nessuno che l’aiutasse a scegliere<br />
qualcosa da mettere e a divi<strong>de</strong>re l’ansia che<br />
le chiu<strong>de</strong>va lo stomaco, poi si riscosse e si<br />
inginocchiò davanti al baule.<br />
Quando scese ai piani inferiori, cercando<br />
di simulare un contegno noncurante e di non<br />
sembrare troppo affannata, vi<strong>de</strong> la carrozza<br />
con il blasone <strong>de</strong>i Blackmore ferma davanti<br />
all’entrata principale mentre gli stu<strong>de</strong>nti,<br />
vestiti a festa, uscivano dal collegio dilungandosi<br />
in prossimità <strong>de</strong>lla carrozza e di colui<br />
che atten<strong>de</strong>va con la serenità di chi ha il<br />
tempo ai propri piedi.<br />
Stava conversando con il capitano Dartmont<br />
che, sicuramente, lo stava mettendo al<br />
corrente di quale supplizio fosse occuparsi<br />
<strong>de</strong>lla sicurezza <strong>de</strong>lla loro principessa.<br />
Dartmont doveva aver <strong>de</strong>tto qualcosa di<br />
divertente perché, all’improvviso, il volto di
288/960<br />
Ashton si illuminò di una risata che fece voltare,<br />
attonite, le persone intorno a lui.<br />
Ogni volta, posare gli occhi su di lui, accorgersi<br />
che esisteva davvero, al di là <strong>de</strong>lle<br />
stanze proibite <strong>de</strong>i suoi sogni, era una fitta al<br />
petto. Significava rassegnarsi una volta di<br />
più al fatto che lui esisteva lontano dal suo<br />
sguardo e dal suo amore e, senza curarsi né<br />
<strong>de</strong>ll’uno né <strong>de</strong>ll’altro, conduceva un’esistenza<br />
che, a volte, le era doloroso anche solo<br />
immaginare.<br />
Il sorriso che gli comparve sul volto<br />
quando si voltò verso di lei avrebbe sciolto in<br />
lacrime una statua di pietra. Sophia sapeva<br />
che lui doveva aver riconosciuto il suo<br />
respiro e il suono <strong>de</strong>i suoi passi quando era<br />
ancora troppo lontana e che, per pura<br />
cortesia, si era sottoposto al suo sguardo<br />
appassionato.<br />
Forse un giorno avrebbe smesso di sentirsi<br />
così stupida, pensò Sophia scen<strong>de</strong>ndo<br />
lentamente gli ultimi gradini, attenta a non
inciampare con i tacchi nelle ampie gonne a<br />
cerchi, o in una <strong>de</strong>lle onnipresenti guardie di<br />
scorta disposte intorno a lei.<br />
* * *<br />
289/960<br />
Il suo umore migliorò notevolmente<br />
quando comprese che sarebbero stati da soli<br />
e che, almeno per una volta, avrebbe avuto la<br />
sua completa attenzione.<br />
Sophia lisciò distrattamente le balze che<br />
<strong>de</strong>coravano il vestito azzurro scuro, attillato<br />
sul petto e sui fianchi, che si apriva in una<br />
gonna ampia conferendole un aspetto molto<br />
adulto.<br />
Lo sguardo di approvazione che le aveva<br />
rivolto Ashton le aveva confermato di aver<br />
fatto la scelta giusta, anche se, doveva ammetterlo,<br />
per il motivo sbagliato.
290/960<br />
Novembre era un mese importante per<br />
Altieres, trenta giorni e trenta notti <strong>de</strong>dicate<br />
al culto <strong>de</strong>lle Anime <strong>de</strong>i Morti alle quali si<br />
ren<strong>de</strong>va onore anche vestendosi nel modo<br />
migliore per partecipare ai festeggiamenti.<br />
A differenza <strong>de</strong>lle analoghe ricorrenze<br />
nel resto <strong>de</strong>lle Nationes, in Altieres le celebrazioni<br />
erano prive di quel connotato cupo e<br />
disperato che assumevano altrove. Al contrario,<br />
era una festa vera e propria, con una<br />
fiera notturna, musica e banchetti.<br />
All’inizio <strong>de</strong>lla via principale <strong>de</strong>l Borgo di<br />
Altieres, Ashton picchiò lievemente il tetto<br />
<strong>de</strong>lla carrozza con il pomolo <strong>de</strong>l bastone e la<br />
vettura si arrestò.<br />
«Da qui proseguiamo a piedi come<br />
tutti», disse. «È consi<strong>de</strong>rato irrispettoso visitare<br />
gli altari in carrozza o a cavallo, naturalmente<br />
è prevista un’eccezione per la<br />
famiglia reale ma tranne in rarissimi casi<br />
nessuno ne approfitta».
291/960<br />
Sophia annuì, in fondo non si era aspettata<br />
nulla di diverso. Era fuori questione<br />
che lui avesse <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rato solo il piacere <strong>de</strong>lla<br />
sua compagnia: l’educazione di un ere<strong>de</strong> al<br />
trono era sistematica quanto qualsiasi corso<br />
allo Studium.<br />
Il Borgo di Altieres era illuminato da<br />
miriadi di can<strong>de</strong>le e <strong>de</strong>corato di fiori dai<br />
colori vivaci, al centro <strong>de</strong>lla piazza <strong>de</strong>l mercato<br />
la musica di artisti di strada faceva da<br />
sfondo alle passeggiate tra i banchetti <strong>de</strong>i<br />
mercanti e il vino che veniva servito nelle<br />
taverne aperte fino a notte fonda.<br />
Era talmente diverso dall’intima e disadorna<br />
tristezza <strong>de</strong>l culto <strong>de</strong>i morti nelle Nationes<br />
settentrionali dove era cresciuta che<br />
Sophia si domandò, per la millesima volta, se<br />
un giorno sarebbe riuscita a non sentirsi<br />
un’intrusa.<br />
«Ogni famiglia allestisce un altare per i<br />
suoi morti», spiegò Ashton, fermandosi davanti<br />
a una casa. «Vi si dispongono i fiori
292/960<br />
preferiti <strong>de</strong>l <strong>de</strong>funto e, naturalmente, quelli<br />
<strong>de</strong>dicati alla Santa patrona di questa<br />
festività».<br />
Santa Maya, ricordò Sophia, una <strong>de</strong>lle<br />
sante minori <strong>de</strong>l vastissimo calendario <strong>de</strong>lla<br />
Chiesa che però in Altieres era venerata<br />
come una <strong>de</strong>a.<br />
Il culto politeistico <strong>de</strong>i vecchi dèi non era<br />
mai stato estirpato dalle terre di Altieres. A<br />
dispetto <strong>de</strong>lle pressioni <strong>de</strong>lla Chiesa ufficiale<br />
si era semplicemente fuso con il culto <strong>de</strong>i<br />
santi, al punto che ormai era quasi impossibile<br />
distinguere dove l’uno lasciasse il<br />
passo all’altro.<br />
D’altra parte, si ricordò Sophia, sia lei<br />
che il redivivo che le camminava al fianco<br />
discen<strong>de</strong>vano, secondo le leggen<strong>de</strong>, da una<br />
<strong>de</strong>a che dormiva un sonno eterno nelle viscere<br />
<strong>de</strong>lla Cattedrale <strong>de</strong>lla Notte. Era vegliata<br />
dai Frati Neri e ricordata come Vergine <strong>de</strong>l<br />
Vento ma Santa Rose di Altieres era in realtà<br />
l’immortale adorata per aver diviso, secondo
293/960<br />
i miti, le terre <strong>de</strong>gli uomini dalle terre <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni<br />
garantendo la tregua perpetua prima<br />
che le due razze si distruggessero a vicenda.<br />
Santa Maya, invece, semisconosciuta nel<br />
resto <strong>de</strong>l Continente, era venerata in Altieres<br />
come la patrona <strong>de</strong>lla morte e in ogni casa le<br />
venivano <strong>de</strong>dicate preghiere e tributate<br />
offerte.<br />
La sua effigie compariva, per esempio, al<br />
centro <strong>de</strong>ll’altare che Ashton le stava<br />
mostrando, al fianco <strong>de</strong>l piccolo ritratto <strong>de</strong>l<br />
<strong>de</strong>funto a cui era <strong>de</strong>dicato. Tra le can<strong>de</strong>le e i<br />
fiori e piccoli pani rotondi, c’era una bambola<br />
di pezza.<br />
«Lo zucchero sui dolci <strong>de</strong>i morti», aggiunse<br />
Ashton, «indica che di recente in questa<br />
casa è morto un bambino, la bambola raffigura<br />
il <strong>de</strong>funto. Probabilmente all’interno<br />
sono cuciti alcuni suoi <strong>de</strong>nti o frammenti di<br />
ossa e capelli».<br />
Lo disse con la massima naturalezza;<br />
Sophia invece distolse lo sguardo dall’altare
294/960<br />
sperando che la nausea e il raccapriccio non<br />
fossero così evi<strong>de</strong>nti sul suo viso.<br />
«So che è molto diverso da ciò cui sei<br />
abituata», Ashton le prese la mano e lei serrò<br />
le dita intorno alle sue, grata di<br />
quell’occasione.<br />
«Tra qualche tempo non mi sembrerà<br />
così strano», disse Sophia. «Perdonami se alcune<br />
volte le mie reazioni ti offendono. Ho<br />
intenzione di andare al più presto a trascorrere<br />
qualche tempo in Altieres, sono sicura<br />
che lì compren<strong>de</strong>rò meglio».<br />
Giunsero in un’ampia, incantevole<br />
piazza, sulla quale si affacciava una chiesa di<br />
pietra <strong>de</strong>corata da cascate di vecchi rampicanti<br />
che piovevano dall’attico fino quasi ai<br />
gradini d’ingresso.<br />
Sul bordo <strong>de</strong>lla fontana al centro erano<br />
state disposte dozzine di can<strong>de</strong>le bianche che<br />
si scioglievano dolcemente sul marmo poroso,<br />
riflettendosi sulla superficie buia e immobile<br />
<strong>de</strong>ll’acqua.
295/960<br />
La profusione di can<strong>de</strong>le e fiori, di dolci<br />
appena sfornati e di gente ren<strong>de</strong>va l’aria<br />
calda e pesante anche in autunno inoltrato,<br />
regalando il tepore e la fragranza <strong>de</strong>i paesi<br />
<strong>de</strong>l sud anche ai suoi quartieri <strong>de</strong>lla Vecchia<br />
Capitale.<br />
Sophia si fece aria con un ventaglio <strong>de</strong>corato<br />
di pizzo e contemplò una piccola folla<br />
di esili scheletri di legno vestiti come persone,<br />
macabri giocattoli <strong>de</strong>i quali stranamente<br />
i bambini di Altieres non sembravano<br />
nutrire alcuna paura.<br />
Una piccola ten<strong>de</strong>va le braccia verso il<br />
regalo che la madre le aveva preso: uno<br />
scheletro laccato di bianco che indossava un<br />
abito da gran sera tutto balze e merletti e<br />
aveva anche un grazioso cappellino sui boccoli<br />
biondi fissati al teschio.<br />
D’impulso Sophia lasciò la mano di<br />
Ashton e si avvicinò alla bancarella. «Posso<br />
avere quella, per favore?», disse indicando<br />
una bambola vestita d’azzurro come lei.
296/960<br />
Frugando nella borsetta di perline per<br />
cercare <strong>de</strong>l <strong>de</strong>naro, non si accorse che il<br />
venditore la guardava sconvolto e sorri<strong>de</strong>nte.<br />
«Principessa», le disse con quell’accento<br />
strascicato <strong>de</strong>i meridionali che impiegavano<br />
una <strong>de</strong>liziosa infinità per completare una parola.<br />
«Ti prego, voglio avere l’onore di offrirti<br />
la mia umile merce».<br />
Sophia lasciò ca<strong>de</strong>re le monete nella<br />
borsa e tese le mani con un sorriso spontaneo.<br />
«Grazie. È bellissima e ne <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ravo<br />
tanto una».<br />
«I vestiti li cuce mia moglie», disse il<br />
venditore. «Ogni anno li a<strong>de</strong>gua all’ultima<br />
moda».<br />
«Non ho mai posseduto niente di<br />
simile», aggiunse Sophia sincera.<br />
Passò al banchetto successivo dove le<br />
furono offerti dolci caldi a forma di ossa <strong>de</strong>corati<br />
di fiori e profumati di acqua d’arance e<br />
spezie. Affondò i <strong>de</strong>nti nella pasta soffice e<br />
fragrante che, a dispetto <strong>de</strong>lla forma sinistra,
297/960<br />
aveva un sapore fantastico e si lasciò riempire<br />
le braccia di fiori e sacchetti di zucca<br />
candita e boccette di essenze.<br />
«Lascia che ti aiuti», disse Ashton,<br />
ri<strong>de</strong>ndo. Con <strong>de</strong>licatezza le prese dalle braccia<br />
i sacchetti di doni e le lasciò la bambola<br />
che teneva sotto il braccio come le bambine<br />
intorno a lei mentre curiosava tra la mercanzia<br />
esposta.<br />
«Lord Ashton», un anziano venditore di<br />
essenze fece un inchino ossequioso. «Quanto<br />
tempo».<br />
«Troppo, Mastro Lavolier», disse<br />
Ashton, con un sorriso, e dal modo il cui il<br />
vecchio sollevò le sopracciglia bianche era<br />
chiaro che non si aspettava di essere<br />
riconosciuto.<br />
«Vi ho visto la prima volta che eravate<br />
solo un bambino», aggiunse Ashton. «Non<br />
potrei mai dimenticami il vostro volto. Come<br />
stanno i vostri figli?».
298/960<br />
«Hanno anche loro <strong>de</strong>i figli», replicò<br />
l’uomo, pronto. «Alcuni stanno partecipando<br />
al restauro <strong>de</strong>lla Gran<strong>de</strong> Villa».<br />
La Gran<strong>de</strong> Villa era la resi<strong>de</strong>nza principale<br />
<strong>de</strong>i Blackmore, in Altieres, ricordò<br />
Sophia.<br />
«È un privilegio poter finalmente ve<strong>de</strong>re<br />
l’ultima figlia <strong>de</strong>lla Rosa bene<strong>de</strong>tta di Altieres»,<br />
disse. «Somigli molto alla regina<br />
Clarisse, principessa».<br />
Quel commento poteva essere un complimento<br />
o un insulto a seconda di chi lo pronunciava,<br />
ma il tono con cui l’uomo aveva<br />
parlato era molto gentile e lei lo ringraziò.<br />
«La Regina mi faceva sempre l’onore di<br />
fornirla quando aveva bisogno di essenze e<br />
doni per San Phyatrè, il patrono a cui era<br />
<strong>de</strong>vota».<br />
Le allungò una fiala di olio di palma e<br />
una manciata di caramelle rosse. «Sei anche<br />
tu una sua <strong>de</strong>vota?», domandò. «Se gli
299/960<br />
offrirai questi lo ren<strong>de</strong>rai felice ed esaudirà<br />
volentieri le tue richieste».<br />
Ashton scosse il capo e Sophia ritrasse la<br />
mano.<br />
«Dimenticavo», mormorò Mastro Lavolier,<br />
«la principessa non può essere una<br />
Signora <strong>de</strong>lle Soglie come la madre. Impossibile<br />
che la natura <strong>de</strong>l governante e <strong>de</strong>l<br />
governato convivano nella stessa persona.<br />
Vuoi regalare questi a Eloise di Al<strong>de</strong>nor?»,<br />
aggiunse allora. «Si dice sia una tua buona<br />
amica e lei è una Signora <strong>de</strong>lle Soglie».<br />
«Li pren<strong>de</strong>rò io per Lady Eloise», intervenne<br />
Ashton. «Non è <strong>de</strong>vota alla religione<br />
di Altieres, ma le farà sicuramente piacere<br />
riceverli. Come il suo patrono, anche se non<br />
lo conosce, è molto golosa e ama gli oli<br />
profumati».<br />
I due uomini risero, poi un certo trambusto,<br />
seguito da un vociare basso e insistente,<br />
li costrinse a voltarsi verso un punto
300/960<br />
<strong>de</strong>lla piazza nel quale risuonarono <strong>de</strong>lle acclamazioni<br />
e qualche battimano.<br />
«Lord Gabriel», disse Mastro Lavolier,<br />
«viene in visita ogni sera con la nobiltà di<br />
Altieres».<br />
Sophia provò una fitta di collera così violenta<br />
che sentì un’ondata di calore dietro le<br />
tempie e in gola.<br />
Se avesse urlato, in quel preciso istante,<br />
sapeva che qualcuno sarebbe caduto a terra,<br />
morto; e quel qualcuno sarebbe stato Gabriel<br />
Stuart Sinclair.<br />
«Come osa», proferì piano. «Questa è la<br />
festa <strong>de</strong>l mio popolo. Un usurpatore di Ma<strong>de</strong>rian<br />
non è bene accetto».<br />
Ashton la guardò in un modo che le fece<br />
capire come non si fosse aspettato una reazione<br />
<strong>de</strong>l genere da lei.<br />
«Sophia», le disse. «Si tratta di politica e<br />
diplomazia. Posso capire come ti senti, ma in<br />
pubblico controllati, per favore».
301/960<br />
Lei annuì e lottò per reprimere l’impeto<br />
di ribellione che le saliva al petto, e piantò gli<br />
occhi in quelli di Gabriel Stuart che avanzava<br />
verso di loro, dal lato opposto <strong>de</strong>lla piazza,<br />
insieme a Justin e Dray<strong>de</strong>n e altri giovani<br />
che lei non aveva mai visto.<br />
«I nipoti di Ma<strong>de</strong>leine Sinclair», le sussurrò<br />
Ashton. «Jerome e Laurent. Anche<br />
loro sono tuoi cugini».<br />
Tutti indossavano l’alta uniforme nera e<br />
oro <strong>de</strong>ll’esercito reale di Altieres e avevano<br />
sulla spalla sinistra i puntali di ametista <strong>de</strong>gli<br />
ufficiali. Quella vista rischiava di farle per<strong>de</strong>re<br />
la testa per la rabbia, così si spostò di<br />
lato, ponendosi volutamente sul loro cammino,<br />
e lì rimase, immobile, sfidandoli a ignorare<br />
la sua presenza.<br />
I cinque giovani si fermarono a rispettosa<br />
distanza, Gabriel Stuart aveva un’espressione<br />
impenetrabile.
302/960<br />
Poi fece un gesto con la mano inguantata<br />
di bianco e tutti si misero sull’attenti in un<br />
saluto formale e rispettoso.<br />
Cercando di non mostrare la sua sorpresa,<br />
ma di accoglierlo come un atto dovuto<br />
e <strong>de</strong>l quale non aveva mai dubitato, Sophia<br />
piegò appena il capo in un freddo cenno di<br />
saluto.<br />
«Qualcosa non va?». Dietro gli ufficiali<br />
sopraggiungevano le ragazze Mayfield insieme<br />
ad altre giovani dame che lei non conosceva<br />
ma che suppose fossero Mayfield o<br />
Sinclair. Era stata Alexandria a parlare,<br />
rivolgendosi direttamente a Gabriel e<br />
posando una mano sul suo braccio, con una<br />
confi<strong>de</strong>nza che <strong>de</strong>notava una lunga<br />
consuetudine.<br />
Sophia avvertì un’altra ondata di rabbia,<br />
ma si rifiutò anche solo di pren<strong>de</strong>re atto<br />
<strong>de</strong>lla presenza <strong>de</strong>ll’altra.<br />
«Ayen», le rispose Gabriel, a bassa voce,<br />
senza distogliere lo sguardo da Sophia.
303/960<br />
Lei conosceva il significato <strong>de</strong>lla parola,<br />
che nel dialetto di Altieres era nulla.<br />
Lo guardò furiosa, la sua importanza era<br />
davvero pari a niente?<br />
Gli sbarrò il passo con un gesto <strong>de</strong>liberato<br />
per costringerlo a cambiare direzione e<br />
non rischiare di avvicinarsi troppo alla sua<br />
persona. Invece, inaspettatamente – o forse,<br />
pensò lei in un attimo folle, era ciò che si atten<strong>de</strong>va,<br />
provocandolo? – Gabriel si fermò<br />
davanti a lei e si inchinò, poi, senza staccare<br />
gli occhi dai suoi le tese una mano.<br />
Stava sfidandola a toccarlo, realizzò lei, e<br />
sentì che il volto le per<strong>de</strong>va colore.<br />
La guancia le bruciava ancora per il ricordo<br />
di quando lui le aveva inflitto quel<br />
dolore atroce, il polso pulsava nel punto in<br />
cui lui l’aveva stretto quasi un anno prima.<br />
Gabriel Stuart l’aveva toccata solo due<br />
volte e sempre per farle <strong>de</strong>l male, pensò; e lei<br />
lo aveva combattuto una volta, arrivando<br />
quasi a ucci<strong>de</strong>rlo con il potere <strong>de</strong>lla sua voce.
304/960<br />
Davanti a tutti però non aveva nessuna<br />
scelta. Il corpo teso per sopportare l’ondata<br />
di dolore che sarebbe seguita e senza fiato<br />
per il panico, Sophia protese a sua volta la<br />
mano e posò le dita sulle sue.
14.<br />
Le prigioni <strong>de</strong>ll’anima<br />
Il mondo si sfuocò come anche l’immagine<br />
<strong>de</strong>l ragazzo di fronte a lei, i contorni<br />
netti e <strong>de</strong>licati <strong>de</strong>l suo viso, gli occhi grigi e<br />
gelidi. Le tremò la mano e lui la serrò nella<br />
propria, una stretta forte che si fermò a un<br />
soffio dal farle male.<br />
Era stata solo una reazione al panico perché<br />
non arrivò alcun dolore: <strong>de</strong>l resto erano<br />
nel mezzo di una piazza di Altieres, pensò lei,<br />
dandosi <strong>de</strong>lla sciocca, che cosa avrebbe potuto<br />
fare, Gabriel, con Ashton e cinque<br />
uomini <strong>de</strong>lla sua scorta intorno a lei?<br />
Il suo sguardo sardonico però le confermava<br />
che aveva davvero voluto spaventarla e<br />
che non la riteneva abbastanza coraggiosa da<br />
sfiorarlo. Sophia fece per ritrarre la mano ma
306/960<br />
lui la trattenne e nel suo sorriso lampeggiò<br />
qualcosa di pericoloso. La girò esponendo il<br />
dorso e si chinò per il tradizionale<br />
baciamano.<br />
L’etichetta gli imponeva di fermarsi ben<br />
al di sopra <strong>de</strong>lla sua mano, tanto più che tra<br />
loro non correva alcuna familiarità e che il<br />
rango di Sophia, almeno in teoria, avrebbe<br />
dovuto essere di molto superiore al suo. Invece,<br />
lui appoggiò le labbra sulle sue dita e il<br />
loro calore oltrepassò la seta <strong>de</strong>l guanto correndole<br />
lungo il braccio con una scossa di<br />
lievissima ma inequivocabile sofferenza.<br />
Era simile alla sensazione di un abbraccio<br />
violento o di un bacio troppo appassionato:<br />
non esattamente dolore, soltanto un<br />
altro modo per sentire.<br />
Sophia si ritrasse e dal suo sguardo ebbe<br />
conferma che quanto era successo era stato<br />
intenzionale. Poteva infliggerle dolore a piacimento,<br />
maledizione, poteva perfino<br />
dosarlo.
307/960<br />
Gabriel fece un ultimo, rigido cenno di<br />
saluto poi fece segno agli altri dietro di lui<br />
che potevano proseguire. Le passò accanto,<br />
la testa levata oltre chiunque gli si ponesse<br />
davanti, con un’arroganza che non aveva<br />
pari, e Sophia pensò che avrebbe voluto girarsi<br />
e colpirlo, poi il suono stridulo di una<br />
voce li bloccò entrambi a cercarne con lo<br />
sguardo la provenienza.<br />
L’ince<strong>de</strong>re lento di una processione in<br />
nero nascon<strong>de</strong>va in parte due persone che<br />
tenevano ferma una terza per le braccia, una<br />
donna che gridava come se le stessero strappando<br />
il cuore dal petto.<br />
In un primo momento Sophia pensò che<br />
volessero <strong>de</strong>rubarla o picchiarla e si chiese<br />
perché nessuno intervenisse. Solo un attimo<br />
dopo si accorse che la trattenevano dallo<br />
scagliarsi contro un’altra donna poco distante,<br />
la quale osservava la scena con indifferenza,<br />
in apparenza per niente turbata<br />
dall’essere oggetto di una simile furia.
308/960<br />
L’altra donna, vestita interamente di bianco,<br />
portava un abito ampio e un fazzoletto<br />
in testa, inoltre indossava vistosi gioielli<br />
d’oro ed era scalza: soltanto numerose catenelle<br />
e anelli le <strong>de</strong>coravano i piedi altrimenti<br />
nudi.<br />
«Strega! Male<strong>de</strong>tta feccia <strong>de</strong>i cimiteri,<br />
che cosa gli hai fatto?», la donna urlava fuori<br />
di sé, l’impeto con cui tentava di raggiungerla<br />
avrebbe potuto disarticolarle le braccia.<br />
«Dov’è mio figlio? Che cosa hai fatto al mio<br />
Ambrose?».<br />
La donna in bianco non disse una parola,<br />
si limitò a distogliere lo sguardo come se la<br />
faccenda non la riguardasse in alcun modo e<br />
tirò dritto per la sua strada.<br />
«Mio figlio, che ne hai fatto <strong>de</strong>lla sua anima?»,<br />
la donna aveva smesso di urlare,<br />
rompendo in un pianto disperato. Uno <strong>de</strong>i<br />
due che la tratteneva stava cercando di ammansirla<br />
parlandole sottovoce ma quella<br />
sembrava inconsolabile.
«La strega ha imprigionato l’anima <strong>de</strong>l<br />
mio bambino in una bambola e a<strong>de</strong>sso gli<br />
impedisce di lasciare la terra perché sia ai<br />
suoi ordini», singhiozzò. «Fate qualcosa, vi<br />
prego».<br />
Troppo scossa per sapere cosa pensare,<br />
Sophia si voltò verso Ashton ma il redivivo<br />
era scomparso come anche la donna vestita<br />
di bianco.<br />
* * *<br />
309/960<br />
Una volta tornata in collegio, Sophia rimase<br />
a camminare su e giù per la stanza<br />
senza <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>rsi a mettersi a letto. La visita<br />
alla Festa <strong>de</strong>lle Anime l’aveva scossa più di<br />
quanto fosse disposta ad ammettere e il fatto<br />
che Ashton l’avesse lasciata da sola, dopo<br />
aver impartito alla sua scorta l’ordine di
310/960<br />
riaccompagnarla immediatamente, era stato<br />
solo l’ultimo motivo di contrarietà.<br />
Un sommesso bussare alla porta, eco più<br />
garbata di ciò che aveva dato inizio a quella<br />
serata incredibile, la costrinse a lasciare da<br />
parte per un momento i suoi pensieri tetri e<br />
andare ad aprire.<br />
Ancora una volta era Fay, graziosa nei<br />
suoi abiti da notte come lo era stata in abito<br />
da passeggio. Sophia, per la prima volta,<br />
provò una punta d’invidia per i nastri appuntati<br />
tra i boccoli scuri e la pelle bianca<br />
che sembrava raso.<br />
«Ti informo che la nostra camera è<br />
proprio sotto la tua, così fino a che non smetterai<br />
di marciare noi non riusciremo a<br />
dormire».<br />
Lo disse in tono abbastanza mite e<br />
Sophia d’impulso rispose: «Vuoi entrare?<br />
Non riesco a pren<strong>de</strong>re sonno».<br />
Fay scosse il capo e Sophia si sentì<br />
avvampare. «Vieni tu di sotto con me», le
311/960<br />
propose invece l’altra. «La nonna ha mandato<br />
<strong>de</strong>i dolci per le festività <strong>de</strong>i morti e<br />
Caroline dice di non avere intenzione di<br />
mangiare nulla, altrimenti non entrerà più<br />
nei corsetti».<br />
Per un momento Sophia pensò di rifiutare,<br />
poi annuì sperando con tutto il cuore<br />
che la stanza di Fay non fosse piena di persone<br />
<strong>de</strong>cise a comportarsi come se lei fosse<br />
soltanto una cosa sgra<strong>de</strong>vole di cui ignorare<br />
l’esistenza.<br />
C’erano soltanto Caroline, che si passava<br />
una spessa crema sulle mani e rubacchiava<br />
qualche acino di uva passa dalla sommità di<br />
un dolce per il resto intatto, e Alexandria che<br />
stava leggendo un libro in un angolo e che<br />
quando lei entrò si limitò ad alzare il mento e<br />
a rivolgerle uno sguardo affilato. Poi, preso<br />
atto <strong>de</strong>lla sua presenza col massimo <strong>de</strong>lla<br />
civiltà che la sua indole le consentiva,<br />
ricominciò a pren<strong>de</strong>re appunti su un foglio.
312/960<br />
Carol non parve troppo stupita di ve<strong>de</strong>rla<br />
arrivare ma, come Sophia avrebbe imparato<br />
presto, Carol non si meravigliava mai di<br />
nulla. Le fece un cenno di saluto poi si mise<br />
davanti allo specchio con una scatola di<br />
nastri e cominciò ad avvolgersi i lunghi<br />
capelli scuri perché si arricciassero durante<br />
la notte.<br />
«Prendi un dolce», le disse. «Hai l’aria di<br />
una che può mangiare qualsiasi cosa senza<br />
preoccuparsi, vero?».<br />
Sophia in effetti poteva mangiare anche<br />
il doppio di Julian e i vestiti avrebbero continuato<br />
a starle sempre troppo larghi ma non<br />
lo disse perché era certa che sarebbe stato il<br />
modo migliore per farsi odiare di nuovo<br />
quando, per qualche motivo, le cugine Mayfield<br />
avevano <strong>de</strong>ciso di non consi<strong>de</strong>rarla più<br />
un insetto da schiacciare.<br />
Almeno due su tre, pensò, guardando Alexandria<br />
che continuava a ostentare di non<br />
accorgersi nemmeno di lei.
313/960<br />
«Parlaci di Ashton Blackmore», esordì<br />
Carol con voce adorante. «Quando l’ho visto<br />
stavo per morire di gioia. Pensavano tutti che<br />
fosse morto durante la Rivolta».<br />
«Carol si è cavata gli occhi a forza di lacrime<br />
davanti al suo ritratto», disse Fay andando<br />
a raggomitolarsi su una vecchia poltrona<br />
di vimini intrecciati.<br />
All’arredamento di legno intagliato <strong>de</strong>l<br />
collegio di Altieres – sontuoso, così diverso<br />
dall’austerità a cui lei era abituata – le<br />
ragazze avevano aggiunto anche alcuni pezzi<br />
che, probabilmente, provenivano dalla loro<br />
casa cittadina.<br />
«È un donnaiolo», sospirò Carol. «La<br />
tortura e la <strong>de</strong>lizia di tutte le dame <strong>de</strong>lla<br />
città».<br />
Sophia non amava molto quel discorso,<br />
quindi si limitò a mugugnare qualcosa di<br />
in<strong>de</strong>finito.<br />
«Gabriel si sta facendo valere altrettanto,<br />
nonostante i secoli di esperienza in meno»,
314/960<br />
disse Fay, con una smorfia. «Non dovremmo<br />
dirgli qualcosa?».<br />
«La settimana scorsa Ashton Blackmore<br />
ha mandato cento rose azzurre a Tarya di<br />
Ravyel», continuò Carol, senza ascoltarla,<br />
citando una <strong>de</strong>lle cortigiane più in voga <strong>de</strong>lla<br />
Vecchia Capitale. «Io ne sarei morta per<br />
l’emozione».<br />
«Lei al massimo per dissanguamento»,<br />
disse qualcuno.<br />
Sophia scoppiò a ri<strong>de</strong>re prima di accorgersi<br />
che l’autrice di quella battuta irriverente<br />
era Alexandria.<br />
Si guardarono, con un mezzo sorriso<br />
sulla faccia, poi accorgendosi di tenere un atteggiamento<br />
quasi cordiale si affrettarono a<br />
distogliere lo sguardo al colmo <strong>de</strong>ll’orrore.<br />
«Sei ancora alle prese con quel legamento?»,<br />
domandò Fay, staccando languidamente<br />
<strong>de</strong>i pezzetti di zucca candita da una<br />
tortina a forma di teschio.
315/960<br />
Alexandria gettò un’occhiata sospettosa a<br />
Sophia, poi fece un cenno infinitesimale con<br />
il capo.<br />
«Fa’ ve<strong>de</strong>re», disse Fay saltandole quasi<br />
addosso. Un certo numero di chiodi dorati e<br />
un piccolo ritratto cad<strong>de</strong>ro sul pavimento e<br />
Alexandria, strillando oltraggiata, si affrettò<br />
a mettere via la miniatura prima che qualcuno<br />
avesse il tempo di ve<strong>de</strong>rla.<br />
«Tenterai il legamento di Santa Elienne?»,<br />
domandò Fay. «È pericoloso. Secondo<br />
me dovresti tentare qualcosa di meno<br />
potente».<br />
Alexandria le rivolse un’occhiata feroce e<br />
roteò gli occhi in direzione di Sophia la<br />
quale, innervosita, si chiese se fosse il caso di<br />
andarsene e basta.<br />
«Immagino tu abbia capito di cosa parliamo»,<br />
disse Fay senza badare assolutamente<br />
alle remore <strong>de</strong>lla cugina.<br />
«È una specie di stregoneria?», Sophia<br />
era dubbiosa.
316/960<br />
Si guadagnò un’occhiata di fuoco da<br />
parte di Alexandria. «È il culto <strong>de</strong>i Vecchi<br />
Dèi», disse a <strong>de</strong>nti stretti. «Nulla di paragonabile<br />
con i trucchetti <strong>de</strong>lle Gil<strong>de</strong> <strong>de</strong>l Canale».<br />
«Scusa». Sophia non inten<strong>de</strong>va essere<br />
offensiva.<br />
Era evi<strong>de</strong>nte che Alexandria non si era<br />
aspettata una risposta simile, così per un<br />
momento parve non sapere cosa dire e il suo<br />
impeto aggressivo si afflosciò.<br />
«Che cosa voleva dire quella donna,<br />
questa sera?», domandò di colpo Sophia,<br />
prima ancora di accorgersi <strong>de</strong>lla direzione<br />
presa dai suoi pensieri. «Davvero l’anima di<br />
suo figlio è stata imprigionata in una<br />
bambola?».<br />
Formulare quel pensiero a voce alta<br />
avrebbe dovuto farlo apparire in tutta la sua<br />
assurdità, invece aveva assunto un connotato<br />
inquietante. Sophia ricordò il pianto stridulo<br />
e disperato che interrompeva le accuse di
317/960<br />
una madre disperata e si accorse di avere<br />
freddo.<br />
«Voglio dire», aggiunse a voce bassa,<br />
«una cosa <strong>de</strong>l genere è davvero possibile?».<br />
Il silenzio intorno a lei era fin troppo eloquente,<br />
pensò, e la sensazione di gelo che<br />
provava nelle ossa si accentuò.<br />
«Un Dottore <strong>de</strong>gli Spiriti può farlo».<br />
Inaspettatamente fu Carol a rispon<strong>de</strong>re,<br />
<strong>de</strong>ponendo con cura la spazzola sul tavolo da<br />
toletta. «Un Dottore <strong>de</strong>gli Spiriti se è molto<br />
potente può fare qualsiasi cosa di un’anima:<br />
estirparla da una persona, relegarla in un oggetto,<br />
trasferirla in un altro corpo. I Dottori<br />
parlano con i morti, li interpellano, chiedono<br />
loro consiglio e usano il loro potere. Se sono<br />
davvero forti gli spiriti <strong>de</strong>i morti accorrono<br />
in loro aiuto e niente può sconfiggerli».<br />
«Madrina Marta», disse Fay sottovoce.<br />
«Quella donna vestita di bianco… hai visto il<br />
modo in cui aveva annodato la cintura? Nove<br />
nodi e altrettanti anelli d’oro: vuol dire che
318/960<br />
ha attraversato tutti e nove i livelli <strong>de</strong>gli inferi<br />
e che è riuscita a tornare portando con sé<br />
un’anima che obbedisce ai suoi ordini. È una<br />
prediletta <strong>de</strong>l Signore <strong>de</strong>i Cimiteri. In Altieres<br />
non usiamo giocare molto con le bambole»,<br />
aggiunse. «Sono troppo simili alle<br />
persone e da noi la gente è superstiziosa.<br />
Voglio dire: non sai mai che cosa possa nascon<strong>de</strong>rsi<br />
in una bambola, basta un <strong>de</strong>nte o<br />
un pezzo d’osso o un pezzetto di stoffa macchiata<br />
di sangue per legarvi uno spirito».<br />
«Tu sapresti farlo?», domandò Sophia e<br />
Fay si ritrasse inorridita.<br />
«Non saprei mai! Posso fare un piccolo<br />
legamento per entrare nei sogni <strong>de</strong>ll’uomo<br />
che amo oppure fare in modo che una<br />
ragazza che mi è antipatica abbia <strong>de</strong>gli incubi<br />
o sia perseguitata dalla sfortuna».<br />
Il sorriso nervoso con cui si mordicchiò il<br />
labbro e distolse lo sguardo dal suo fece capire<br />
a Sophia che era esattamente quello che<br />
avevano fatto con lei.
319/960<br />
«Per fare una cosa simile <strong>de</strong>vi poter<br />
comunicare con i morti e io non ne sono<br />
capace».<br />
Sophia si abbracciò le ginocchia e<br />
sospirò: era piacevole avere di nuovo qualcuno<br />
con cui raccontarsi cose di cui aver<br />
paura, dopo, a letto.<br />
«Qualcosa di simile ai negromanti di<br />
Nalvalle?», domandò.<br />
Alexandria mise da parte con fermezza il<br />
libro. «No», disse. «La tradizione negromantica<br />
di Nalvalle si rivolge ai corpi, in<br />
Altieres si evocano gli spiriti. Non ho mai<br />
visto un cadavere levarsi dalla tomba come<br />
succe<strong>de</strong> nel Granducato quando hanno<br />
bisogno di uno <strong>de</strong>i loro generali <strong>de</strong>funti o di<br />
un cane da guardia che non abbia bisogno di<br />
mangiare né di bere».<br />
Tacquero tutte, poi Fay aggiunse.<br />
«Queste sono cose al di là <strong>de</strong>lla portata di<br />
chiunque, se però vuoi l’amore di un uomo o<br />
che la tua nemica perda i capelli, puoi
320/960<br />
rivolgerti a Essily e lei ti ascolterà se tu le<br />
porterai <strong>de</strong>lle rose e <strong>de</strong>lle pesche. Bisogna essere<br />
generosi con gli dèi e loro saranno generosi<br />
con noi».<br />
«Non può essere così semplice», disse<br />
Sophia, trattenendo uno sbadiglio con il<br />
dorso <strong>de</strong>lla mano.<br />
«Non è semplice», disse Alexandria, stupendola<br />
ancora una volta. «Si tratta di fe<strong>de</strong>.<br />
Quando chiedi qualcosa a un dio lo fai con la<br />
certezza di essere esaudito, per questo<br />
bisogna stare molto attenti prima di fare una<br />
richiesta».<br />
«Diglielo», disse Fay, piano. «Glielo<br />
dobbiamo».<br />
Alexandria distolse lo sguardo e non<br />
rispose.<br />
«Prometti di non arrabbiarti?»,<br />
domandò Fay guardando Sophia negli occhi.<br />
«Se me lo prometterai ti cre<strong>de</strong>rò».<br />
A quel punto aveva la certezza che,<br />
qualsiasi cosa fosse, l’avrebbe mandata su
321/960<br />
tutte le furie ma, se non avesse promesso,<br />
non le avrebbero <strong>de</strong>tto nulla.<br />
«Prometto», disse, riluttante, e subito si<br />
pentì di averlo fatto. Fay invece sorrise, completamente<br />
rassicurata.<br />
«Non ti volevamo qui, così abbiamo chiesto<br />
che succe<strong>de</strong>sse qualcosa di abbastanza<br />
grave perché tu fossi cacciata dal collegio».<br />
«Solo che abbiamo sbagliato da qualche<br />
parte», aggiunse Carol. «Ci avevamo provato<br />
dozzine di volte a vuoto, ma nessuna<br />
orazione sembrava avere effetto su di te. Poi<br />
per una volta è parso funzionare ma non è<br />
andata come avevamo previsto e tu hai quasi<br />
ucciso Fay».<br />
«Hai promesso di non arrabbiarti», le ricordò<br />
quest’ultima con una certa ferocia.<br />
Sophia chiuse gli occhi mentre una miria<strong>de</strong><br />
di lucine le esplo<strong>de</strong>va dietro le palpebre,<br />
certissima che sarebbe morta sul colpo per lo<br />
sforzo di controllarsi e non ammazzarle tutte<br />
e tre.
322/960<br />
Si lasciò ca<strong>de</strong>re all’indietro sul letto di<br />
Fay, affondando in un tripudio di gale rosa,<br />
ma non disse nulla. Alexandria invece gettò<br />
un’occhiata al libro chiuso vicino alle sue<br />
gambe.<br />
«Le Orazioni sono una cosa complicata»,<br />
disse. «Alcune sono abbastanza innocue,<br />
altre invece sono terribili, si avverano alla<br />
lettera e condannano a sofferenze atroci. Se<br />
reciti il Rosario <strong>de</strong>lla Morte, puoi essere<br />
sicura che all’ultimo grano qualcuno morirà<br />
e se chiedi a Santa Elienne che qualcuno non<br />
possa mangiare né riposare né avere pace se<br />
prima non torna da te, è plausibile che tu stia<br />
condannando qualcuno alla follia».<br />
«Però si possono ordire <strong>de</strong>lle piccole<br />
ven<strong>de</strong>tte interessanti», disse Carol <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ndosi<br />
finalmente a pren<strong>de</strong>re un pezzo di<br />
zucca candita. «E ridurre un uomo infe<strong>de</strong>le<br />
<strong>de</strong>l tutto ammansito ai tuoi piedi».<br />
«Anche queste sono cose pericolose»,<br />
disse Fay. «Ricordate quando quella ragazza
323/960<br />
chiese che Justin non potesse trovare riposo<br />
se prima non si accorgeva di lei? Il poveretto<br />
non riuscì nemmeno a se<strong>de</strong>rsi fino a che<br />
Madrina Lala non trovò il modo di sciogliere<br />
il legamento».<br />
«Altroché», disse Alexandria. «Però ricordo<br />
anche quando chiesi che Lucy Duvalle<br />
fosse privata <strong>de</strong>l suo cibo preferito perché mi<br />
aveva <strong>de</strong>tto che avevo le braccia grasse».<br />
«Si strozzò con una fragola», disse Carol.<br />
«Da allora non ne ha più toccate».<br />
«Sono cose che tornano utili», disse Alexandria<br />
con una scrollata di spalle. «Trovi<br />
la soluzione giusta per vendicarti <strong>de</strong>l tuo<br />
nemico, oppure per averlo in tuo potere».<br />
Sophia allontanò il braccio dagli occhi e<br />
la guardò. «E quale sarebbe il modo migliore<br />
di vendicarsi di qualcuno che ti odia?».<br />
«Semplice», Alexandria sorrise. «Fa’ che<br />
si innamori di te».
15.<br />
Le genealogie <strong>de</strong>l male<br />
«Eloise, c’è stato un inci<strong>de</strong>nte all’Ordine<br />
<strong>de</strong>lla Penna», Megan Linnett si precipitò<br />
nella saletta <strong>de</strong>l pianterreno adibita alle suture<br />
dove Eloise stava istruendo alcuni<br />
assistenti.<br />
Il suo arrivo provocò l’esodo istantaneo<br />
di tutti gli stu<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>l primo anno, che nutrivano<br />
nei suoi confronti il più abietto<br />
terrore.<br />
«Che succe<strong>de</strong>?», chiese Eloise.<br />
«Perché scappano tutti?», domandò di<br />
rimando Megan, accigliata.<br />
«Perché l’altro ieri hai obbligato quel<br />
tipo di Mistran a ripulire l’ingresso con il suo<br />
fazzoletto?».
325/960<br />
Megan alzò gli occhi al soffitto. «È un<br />
modo come un altro per insegnare loro a<br />
rispettare il lavoro di chi si occupa <strong>de</strong>lle<br />
pulizie. Santo cielo, una volontaria aveva appena<br />
lavato il pavimento e quello ci cammina<br />
sopra per ve<strong>de</strong>re se il sapone è scivoloso?<br />
Voglio dire: meritava in ogni caso una punizione,<br />
anche per il semplice fatto di essere un<br />
imbecille».<br />
Eloise sospirò: se tutti gli imbecilli che le<br />
stavano intorno avessero meritato una punizione<br />
per il solo fatto di essere tali, lei<br />
avrebbe trascorso la vita a contemplare<br />
espiazioni.<br />
«A proposito di imbecilli», disse infatti<br />
Megan. «Gareth Eldrige ha chiesto l’intervento<br />
di un medico all’Ordine <strong>de</strong>lla Penna.<br />
Non si sa come ma, mentre stava aiutando<br />
ad appen<strong>de</strong>re un quadro, ha <strong>de</strong>molito una<br />
parete e fatto crollare mezzo pavimento».<br />
Appunto.
326/960<br />
La se<strong>de</strong> <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna era<br />
situata in un antico e solido palazzo <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla,<br />
lascito di una famiglia nobiliare<br />
sopravvissuto a un paio di guerre prima di<br />
soccombere a Gareth Eldrige.<br />
Sorgeva nella zona nobile <strong>de</strong>l quartiere<br />
dove eleganti dimore versavano in una sorta<br />
di affascinante <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nza. Stemmi e<br />
medaglioni incrostati di muschio sormontavano<br />
portali circondati da cortine di<br />
rampicanti; palazzi fatiscenti restavano a<br />
rimandare echi di splendore passato.<br />
All’entrata <strong>de</strong>l palazzo un imponente<br />
lampadario di ferro battuto pen<strong>de</strong>va dall’architrave.<br />
Era <strong>de</strong>corato di piume d’oro che<br />
splen<strong>de</strong>vano alla luce <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le più pregiate,<br />
regalo <strong>de</strong>lla Corporazione <strong>de</strong>i Can<strong>de</strong>lai<br />
alla Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna.<br />
Quando Eloise entrò in biblioteca, Selina<br />
Kristian, una bellezza bruna di Faldras, stu<strong>de</strong>ntessa<br />
anziana <strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle Arti,
327/960<br />
assisteva al lavoro di alcuni servitori che liberavano<br />
la stanza da pietre e calcinacci.<br />
Sul pavimento, ai piedi di quello che una<br />
volta era un muro, si apriva una specie di<br />
voragine che scen<strong>de</strong>va dritta negli scantinati.<br />
Una nuvola di polvere si era <strong>de</strong>positata<br />
sui libri e sui tavoli e Selina sembrava<br />
sconsolata.<br />
«Non ho i<strong>de</strong>a di come sia potuto succe<strong>de</strong>re»,<br />
disse a mo’ di saluto non appena,<br />
voltandosi, si trovò davanti l’altra ragazza.<br />
Aveva gli occhi nerissimi e la pelle bianca<br />
come il latte; era una <strong>de</strong>lle più intime amiche<br />
di Axel, ed Eloise le aveva sempre riservato<br />
un sentimento a metà tra il rispetto e la<br />
gelosia.<br />
«Gareth Eldrige», si limitò a rispon<strong>de</strong>re<br />
e Selina rise. Anche i suoi <strong>de</strong>nti erano bellissimi.<br />
Eloise pensò che avrebbe dovuto<br />
<strong>de</strong>testarla.<br />
«Mi sembra una spiegazione più che<br />
plausibile», disse Selina. «Lo conosco da
328/960<br />
tanti di quegli anni che non avrei mai dovuto<br />
permettergli di pren<strong>de</strong>re in mano un martello.<br />
A mia discolpa posso dire che è stata<br />
un’i<strong>de</strong>a di Kitty».<br />
Kitty Waird di Al<strong>de</strong>nor, Praeceptor <strong>de</strong>lla<br />
Penna, era seduta vicino a Gareth Eldrige a<br />
un tavolo da studio adibito a infermeria per<br />
prestare i primi soccorsi a un gruppetto di<br />
stu<strong>de</strong>nti bianchi di polvere e abbastanza<br />
malconci.<br />
«Sono quasi morto», spiegò Gareth a<br />
Eloise, con una vivacità che smentiva la<br />
drammaticità <strong>de</strong>lla dichiarazione.<br />
Kitty Waird gli stava medicando un dito,<br />
con un sorriso tutto miele.<br />
«Povero Gareth», disse con tenerezza.<br />
«Hai davvero rischiato tanto per aiutarci».<br />
«Ti sei ferito nel crollo?», domandò<br />
Eloise cercando di capire le sue condizioni<br />
oltre la patina biancastra che lo ricopriva.<br />
«No», spiegò Gareth. «Mi sono dato il<br />
martello sul dito mentre appen<strong>de</strong>vo un
329/960<br />
quadro. Quando il muro è crollato ero andato<br />
a cercare qualcuno perché mi<br />
medicasse».<br />
«Si può sapere allora perché sei ricoperto<br />
di calcinacci dalla testa ai piedi?»,<br />
chiese Eloise esasperata.<br />
«Mi sono avvicinato per guardare e sono<br />
caduto nel buco».<br />
«Si è fatto tanto male», sospirò Kitty.<br />
«Gareth, ti vado a pren<strong>de</strong>re un po’ di vino. Ti<br />
farà bene».<br />
Gareth Eldrige le sorrise e quella assunse<br />
la sfumatura di una fragola matura, poi<br />
rivolse il me<strong>de</strong>simo sorriso mozzafiato a<br />
Eloise che lo mandò a quel paese e se ne andò<br />
a medicare i feriti autentici.<br />
Gareth era Marchese <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Chiave, aveva folti capelli biondo scuro e occhi<br />
verdi maliziosi e innocenti insieme. Solo<br />
Dio sapeva il perché, ma le donne gli ca<strong>de</strong>vano<br />
ai piedi come pere. Lui sosteneva di<br />
essere <strong>de</strong>l tutto incapace di gestire il proprio
330/960<br />
fascino che <strong>de</strong>bordava, vista la sua abbondanza,<br />
mietendo vittime; Eloise pensava<br />
che l’unica vittima fosse la propria pazienza<br />
quando doveva ascoltarlo per più di cinque<br />
minuti di seguito.<br />
Gli altri tre ragazzi che erano rimasti<br />
coinvolti realmente nel crollo erano un po’<br />
ammaccati ed Eloise trascorse quasi un’ora a<br />
medicare escoriazioni e a controllare che<br />
nessuno avesse respirato troppa polvere.<br />
Quando ebbe stabilito che erano in grado di<br />
camminare quelli se ne andarono a farsi un<br />
bagno e a pren<strong>de</strong>rsi una sbornia solenne per<br />
dimenticare la disavventura, non necessariamente<br />
in quest’ordine.<br />
«Siamo perseguitati dalla sfortuna»,<br />
disse Selina a Eloise, quando parte <strong>de</strong>l disastro<br />
era stato ripulito. «Certe volte penso<br />
che qualcuno si stia impegnando per farci<br />
chiu<strong>de</strong>re i battenti».<br />
«A chi verrebbe in mente di fare una<br />
cosa simile?», domandò Eloise.
331/960<br />
«Oh!», Selina fece una smorfia.<br />
«All’Ordine <strong>de</strong>lla Croce tanto per cominciare,<br />
che non ha mai digerito la nostra alleanza<br />
con l’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave; e la settimana<br />
scorsa ho avuto un piccolo alterco con<br />
l’Ammiraglio <strong>de</strong>lla Confraternita <strong>de</strong>l<br />
Vascello».<br />
Le rivalità tra Fraternitates erano il sale<br />
<strong>de</strong>lla goliardia; a volte si spingevano fino a<br />
conseguenze estreme, come quando un componente<br />
<strong>de</strong>lla Chiave era rimasto ucciso in<br />
uno scontro con l’Ordine <strong>de</strong>lla Croce, più<br />
spesso si limitavano a qualche rissa o a<br />
scherzi più o meno pesanti.<br />
«Pensi sul serio che la Penna sia vittima<br />
di qualche persecuzione?», domandò Eloise.<br />
Selina si guardò intorno, inquieta: il capo<br />
di un ordine era <strong>de</strong>putato a conservare una<br />
tradizione immensa, nel caso di Selina di una<br />
biblioteca tra le più antiche e prestigiose<br />
<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale e stanze piene di cimeli<br />
tramandati nei secoli.
332/960<br />
«Non lo so. L’edificio è stato costruito<br />
secoli fa e già allora è sorto sulle fondamenta<br />
di uno ancora più antico. Credo sia normale<br />
che si verifichi un crollo, anche se siamo<br />
sempre molto scrupolosi. Una <strong>de</strong>lle cariche<br />
di questo ordine è il Guardiano <strong>de</strong>lla Penna,<br />
il cui compito è di assicurarsi che tutto si<br />
conservi in perfetto stato, e per fare in modo<br />
che questo succeda go<strong>de</strong> praticamente di<br />
risorse illimitate da parte <strong>de</strong>lla Tesoreria. Io<br />
stessa ho autorizzato il mese scorso un intervento<br />
straordinario per restaurare l’altana».<br />
Eloise annuì con aria comprensiva, consapevole<br />
che l’altra aveva solo bisogno di sfogarsi<br />
senza alcun commento da parte sua.<br />
«Abbiamo anche subito un furto», disse<br />
Selina. «Anche se non so davvero se si possa<br />
<strong>de</strong>finire tale, visto che non è stato portato via<br />
nulla. Abbiamo trascorso settimane a controllare<br />
e ricontrollare se tra gli oggetti<br />
archiviati mancasse qualcosa, ma per fortuna<br />
i ladri <strong>de</strong>vono essere stati disturbati dai
333/960<br />
custodi e sono scappati senza avere il tempo<br />
di pren<strong>de</strong>re nulla».<br />
Selina giocherellò con la catena che<br />
portava sullo sparato <strong>de</strong>lla divisa dove era<br />
appesa la penna d’oro che simboleggiava la<br />
sua carica. Eloise ricordava di aver visto<br />
compiere il me<strong>de</strong>simo gesto ad Axel almeno<br />
un milione di volte: era solito sfiorare la<br />
chiave d’oro che portava al collo ogni volta<br />
che doveva riflettere su qualcosa di<br />
impegnativo.<br />
Axel aveva <strong>de</strong>dicato la sua vita a lasciare<br />
una traccia <strong>de</strong>lla sua esperienza nello Studium<br />
e aveva già trovato posto sulla stele di<br />
marmo dov’era inciso, anno per anno, il<br />
nome <strong>de</strong>l Duca <strong>de</strong>lla Chiave. Il suo figurava<br />
due volte.<br />
Questo era qualcosa che poteva condivi<strong>de</strong>re<br />
con Selina e che lei forse non avrebbe<br />
mai avuto speranza di compren<strong>de</strong>re fino in<br />
fondo.
334/960<br />
Strano, pensò Eloise, era un pensiero che<br />
non l’aveva mai turbata così tanto; ma<br />
c’erano tanti spazi bui, tanti silenzi che forse<br />
nemmeno l’intensità <strong>de</strong>l loro rapporto<br />
avrebbe mai potuto colmare.<br />
Stare senza lui aveva significato morire a<br />
metà, essere con lui era bruciare, sempre, a<br />
volte in un modo che poteva farle ancora <strong>de</strong>l<br />
male.<br />
La risatina nervosa di Selina la riportò<br />
alla realtà.<br />
«Scusa?».<br />
Selina interpretò quella domanda come<br />
un’educata incredulità e rispose: «Posso capire<br />
che tu non mi creda, ma le sedi <strong>de</strong>lle<br />
confraternite sono sempre infestate, se non<br />
proprio da fantasmi sicuramente da chi ne<br />
racconta le storie».<br />
«Stai dicendo che qualcuno ha visto un<br />
fantasma?».<br />
Selina annuì. «L’ho visto anche io se è<br />
per questo, almeno credo. In una notte di
luna, in questa biblioteca. Era una ragazza ed<br />
è sparita dietro quella parete», indicò la zona<br />
<strong>de</strong>l crollo.<br />
«Forse anche Gareth l’ha vista, se n’è innamorato<br />
all’istante e ha pensato di cercarla<br />
<strong>de</strong>ntro il muro», commentò Eloise. «Sai<br />
com’è fatto quando si tratta di donne: non si<br />
ferma davanti a niente».<br />
* * *<br />
335/960<br />
Di ritorno alla Misericordia, Eloise s’imbatté<br />
in uno spettacolo consueto: Gilbert<br />
Morgan in ginocchio con un fascio di rose in<br />
mano. A quello seguì un altro spettacolo altrettanto<br />
usuale: Lara Degret che pren<strong>de</strong>va le<br />
rose e poi le buttava in una grossa botte adibita<br />
alla raccolta <strong>de</strong>i rifiuti.<br />
Morgan fece una faccia tragica, Lara<br />
Degret non sprecò alcuna espressione
336/960<br />
mentre se ne andava: da anni rifiutava puntualmente<br />
le sue proposte di matrimonio con<br />
impegno tale da far vacillare la convinzione<br />
di Morgan che lo facesse soltanto per darsi<br />
un contegno.<br />
«Onorabile Gilbert», salutò laconicamente<br />
Eloise scavalcando un lembo <strong>de</strong>l mantello<br />
<strong>de</strong>l giovane disteso sul pavimento in<br />
una chiara metafora <strong>de</strong>lla sua dignità.<br />
«Onorabile Eloise», rispose lui con il suo<br />
forte accento di Delamàr. «Mi ha rifiutato di<br />
nuovo».<br />
«Mi era parso di intuirlo. Ma non<br />
pensate sia colpa vostra: credo che l’Onorabile<br />
Lara sia segretamente invaghita <strong>de</strong>l<br />
misterioso cavaliere che lo scorso anno l’ha<br />
salvata durante la battaglia al Cimitero <strong>de</strong>gli<br />
Innocenti».<br />
Gilbert Morgan le lanciò un’occhiata<br />
cauta e non fece alcun commento.
337/960<br />
«Quell’uomo le ha rubato un bacio, come<br />
ben sapete», continuò Eloise in tono<br />
confi<strong>de</strong>nziale.<br />
Gilbert fece un sorriso malizioso e annuì<br />
un paio di volte con aria assorta, poi accorgendosi<br />
di ciò che stava facendo, cominciò a<br />
scuotere furiosamente la testa.<br />
«No, non lo so», si affannò a dire. «Non<br />
vedo come potrei saperlo visto che io non<br />
sono lui e non ero lì quella notte».<br />
Eloise gli die<strong>de</strong> un bonario colpetto sulla<br />
spalla. «Certo, Gilbert, ma se ricordate sono<br />
stata io a raccontarvelo, quando è successo».<br />
Senza riuscire a trattenere una risata,<br />
Eloise prese le scale per i sotterranei diretta<br />
al dipartimento di Tanatologia.<br />
Stephen Eldrige si era ricavato un antro<br />
piuttosto tetro in un vecchio ripostiglio dove<br />
una volta Dominus Fenaretes conservava le<br />
ossa scompagnate ed era rinchiuso lì <strong>de</strong>ntro<br />
da giorni a tramare qualcosa.
338/960<br />
Eloise bussò e le rispose un grugnito,<br />
così si sentì autorizzata a entrare. Si trovò<br />
davanti un muro di libri ammucchiati al di<br />
sopra di un tavolo dietro il quale, probabilmente,<br />
c’era Stephen.<br />
In un angolo <strong>de</strong>lla stanza se<strong>de</strong>va una<br />
creatura radiosa che non appena vi<strong>de</strong> Eloise<br />
volò ad abbracciarla con un’espressione di<br />
gioia. Quando passò davanti al can<strong>de</strong>labro<br />
acceso, la sua figura snella non proiettò alcuna<br />
ombra.<br />
Christabel Von Sayn, rediviva di stirpe<br />
Von Karnstein, aveva l’eterno aspetto di una<br />
bionda bellezza poco più che adolescente e<br />
occhi di quel blu così simile al colore <strong>de</strong>lle<br />
gemme che soltanto le creature <strong>de</strong>lla notte<br />
posse<strong>de</strong>vano.<br />
«Ero all’Ordine <strong>de</strong>lla Penna», disse<br />
Eloise. «Se avessi saputo di trovarti qui ti<br />
avrei chiesto di venire con me».<br />
Christabel la strinse con circospezione.<br />
Non era molto anziana: soltanto l’innaturale
339/960<br />
distacco e la ca<strong>de</strong>nza antiquata con cui a<br />
volte si esprimeva <strong>de</strong>notavano l’avvicinarsi<br />
<strong>de</strong>l suo primo secolo, ma era perfettamente<br />
consapevole <strong>de</strong>lla sua forza.<br />
Tutto il contributo di Stephen Eldrige<br />
alle manifestazioni di affetto fu un altro<br />
grugnito, forse anche meno cordiale <strong>de</strong>l<br />
prece<strong>de</strong>nte.<br />
«Ho portato alcuni libri a Stephen»,<br />
spiegò Christabel. «Sembra si stia appassionando<br />
di genealogie. Per fortuna sull’argomento<br />
la mia biblioteca è ben fornita».<br />
Christabel abitava in un grazioso palazzetto<br />
che le aveva lasciato un amante prima di<br />
morire. L’uomo era stato uno stimato medico<br />
e Stephen, da anni, frequentava la biblioteca<br />
di Lady Von Sayn, in particolare nelle ore<br />
prece<strong>de</strong>nti al tramonto quando la rediviva si<br />
svegliava.<br />
«Ho moltissimo da leggere».<br />
Stephen pronunciò quelle parole in<br />
modo strano, il che, consi<strong>de</strong>rata la sua
340/960<br />
abituale mancanza di inflessione, era una piacevole<br />
novità.<br />
«Se vi arrechiamo disturbo possiamo andare<br />
altrove», replicò Christabel, con<br />
dolcezza.<br />
Stephen alzò lo sguardo dal libro e la fissò.<br />
La sua espressione era in<strong>de</strong>finibile.<br />
«Restate».<br />
Richiesta, ordine, concessione, Eloise<br />
non avrebbe saputo dire che cosa avesse voluto<br />
significare. Si disse soltanto che forse,<br />
un giorno, Stephen avrebbe letto, per caso,<br />
una poesia invece <strong>de</strong>i tomi carichi di concetti<br />
astrusi che la sua mente geniale e irrequieta<br />
divorava. In quel caso avrebbe forse riconosciuto,<br />
trovandovi i sintomi, la patologia che<br />
lo affliggeva quando guardava Christabel con<br />
quella sorta di indifesa malinconia, unita alla<br />
frustrazione di non arrivare a compren<strong>de</strong>re<br />
cosa provasse per lei.
341/960<br />
Incuriosita, Eloise girò intorno al tavolo<br />
e si mise al fianco <strong>de</strong>l ragazzo. «Trovato<br />
qualcosa?».<br />
Lui alzò gli occhi e dopo un istante nello<br />
sguardo assente affiorò una scintilla di riconoscimento.<br />
Per il semplice motivo che lei era<br />
uno <strong>de</strong>gli argomenti <strong>de</strong>lle sue ricerche, si<br />
disse Eloise.<br />
«Gli Evocatores sono umani. Dalle mie<br />
ricerche risultano rari perché in tempi passati<br />
si pensava che i loro poteri fossero vocazione<br />
oppure peccato, quindi chi li posse<strong>de</strong>va<br />
finiva i suoi giorni in monastero e il<br />
potere non veniva trasmesso».<br />
Eloise pensò a quando il Legato <strong>de</strong>lla Chiesa<br />
in Al<strong>de</strong>nor aveva proposto che lei fosse<br />
rinchiusa in un convento.<br />
«Nessuna parentela importante con i<br />
Granville», continuò Stephen, «né con altri<br />
Evocatores di cui è rimasta traccia. Qualche<br />
generazione fa alcuni remoti legami con gli<br />
Stuart-Sinclair, penso dovuti al fatto che la
342/960<br />
famiglia di tua madre è originaria di<br />
Altieres».<br />
«Nessun risultato apprezzabile allora?».<br />
«Non lo so, ho trovato l’elenco di alcune<br />
famiglie estinte nel ramo principale ma che,<br />
almeno in teoria, possono avere originato<br />
linee ereditarie recenti. Sono antiche di millenni<br />
ed è quasi impossibile individuare con<br />
sicurezza la loro discen<strong>de</strong>nza. Millefort,<br />
Beauchamp, De Livrey… questi nomi ti<br />
dicono qualcosa?».<br />
Eloise scosse il capo. «Mi dispiace».<br />
«Sono casati originari di Altieres, scomparsi<br />
ancora prima che i Van<strong>de</strong>mberg unissero<br />
il Continente».<br />
«Potrei chie<strong>de</strong>re a mia madre se negli<br />
archivi <strong>de</strong>lla sua famiglia è rimasto<br />
qualcosa».<br />
Si udì un lieve bussare.<br />
«Avanti», disse Stephen alzando le<br />
spalle. «Alcuni di questi nomi affondano la<br />
loro origine in tempi di cui nemmeno si
343/960<br />
conserva memoria scritta: Masserell, Derenney,<br />
Mont Lyon… vi dicono qualcosa?».<br />
Gli altri fecero cenni di diniego.<br />
«L’origine comune però sembra essere la<br />
famiglia Duplessis… Un attimo, dove ho sentito<br />
questo nome?».<br />
«Stephen».<br />
Stephen tacque. Eloise impiegò un<br />
istante per riconoscere la voce di Axel tanto<br />
era alterata. Si voltò, trovandoselo alle<br />
spalle. Senza nemmeno guardarla il giovane<br />
tolse dalle mani di Stephen il libro che stava<br />
leggendo.<br />
Stephen non disse nulla né Eloise se ne<br />
stupì: Axel era pallido e la sua espressione<br />
irriconoscibile.<br />
Impiegò qualche istante prima di realizzare<br />
di non averlo mai visto così spaventato.
16.<br />
L’altare <strong>de</strong>gli spiriti<br />
Sophia passò davanti alla porta <strong>de</strong>lle<br />
sorelle Mayfield sperando di avere l’aria di<br />
una capitata lì per caso. Una <strong>de</strong>lle cameriere<br />
impegnate a pulire le scoccò uno sguardo<br />
condiscen<strong>de</strong>nte.<br />
«La signorina Fay dovrebbe essere in<br />
camera a fare qualcosa che non dovrebbe»,<br />
disse. «È sufficiente bussare».<br />
Il personale di Altieres, pensò Sophia,<br />
era abituato a una gran<strong>de</strong> familiarità, così, in<br />
collegio non era inusuale imbattersi in qualche<br />
anziano servitore che redarguiva un nobile<br />
rampollo per essersi mostrato ubriaco o<br />
una cameriera che raccomandava a una<br />
giovane dama di non mangiare troppo in<br />
pubblico.
345/960<br />
Il rumore affrettato di tacchi annunciò a<br />
Sophia che qualcuno stava per aprirle. Infatti,<br />
in uno spiraglio <strong>de</strong>lla porta, comparve il<br />
visino di Fay la quale, senza dire niente, cacciò<br />
fuori una mano e afferrò Sophia per il<br />
polso tirandola all’interno.<br />
«Ti ha visto qualcuno?», indagò Fay.<br />
«Solo la cameriera qui fuori credo.<br />
Perché?».<br />
«Perché ho saltato le lezioni <strong>de</strong>l mattino<br />
dicendo a Carol di avere mal di testa».<br />
«A me sembra che tu stia benissimo».<br />
«Ho solo pre<strong>de</strong>tto qualcosa che sicuramente<br />
accadrà», disse Fay in tono tetro. «La<br />
testa mi farà molto male quando Carol me la<br />
staccherà dal collo per aver perduto la spilla<br />
di diamanti che mi aveva prestato».<br />
Sul tappeto dietro un paravento c’era un<br />
ordinato guazzabuglio di fiori, sottili sigari<br />
aromatici e un bicchierino di liquore alle<br />
arance che span<strong>de</strong>va il suo profumo per tutta<br />
la stanza.
346/960<br />
«Hai <strong>de</strong>ciso che ubriacarsi poteva essere<br />
una buona soluzione?», domandò Sophia.<br />
Fay alzò gli occhi al cielo. «Io sono una<br />
signora», disse con un certo sussiego. «Non<br />
mi ubriaco, al massimo mi lascio un po’ andare.<br />
In ogni caso quello non è per me ma<br />
per San Anthon», spiegò indicando il tappeto<br />
con l’aria di aver dato una spiegazione perfettamente<br />
esauriente.<br />
«Certo che sei proprio ignorante, principessa»,<br />
sospirò Fay accorgendosi che<br />
Sophia non aveva i<strong>de</strong>a di cosa stesse parlando.<br />
«San Anthon è il patrono <strong>de</strong>lle cose e<br />
<strong>de</strong>lle persone scomparse, se gli rivolgo una<br />
supplica farà in modo che io ritrovi la spilla<br />
prima che Carol se ne accorga».<br />
«L’hai presa di nascosto?».<br />
«Certo, lei non voleva darmela», rispose<br />
Fay. «Non so perché ma è convinta che io<br />
perda tutto».<br />
«Ed è vero?».
347/960<br />
Fay si irrigidì appena. «Anche se lo fosse<br />
non è gentile da parte di mia sorella rimarcarlo,<br />
non ti sembra? Dovrebbe essere carina<br />
con me», disse, con logica impeccabile.<br />
Sophia annuì. «Intendi dire che<br />
dovrebbe permetterti di pren<strong>de</strong>re le sue cose<br />
anche con il rischio che tu le perda perché è<br />
tua sorella e non dovrebbe darti un<br />
dispiacere?».<br />
«Esattamente».<br />
Lieta che l’altra avesse compreso il suo<br />
punto di vista, Fay le fece un cenno. «A<strong>de</strong>sso<br />
che sei qui potresti darmi una mano. Se<br />
uniamo le forze sarà più efficace».<br />
Sophia si inginocchiò sul tappeto accanto<br />
a lei e la guardò disporre su un piedistallo di<br />
legno posato su un mobile un piccolo dipinto<br />
e la statuina di un santo dalla pelle color<br />
miele vestito di rosso e ver<strong>de</strong>. Accanto pose<br />
un mazzo di ciclamini rossi, una manciata di<br />
caramelle e il bicchiere di liquore alle arance.
348/960<br />
Poi accese alcune can<strong>de</strong>le e un piccolo lume<br />
a olio.<br />
«A<strong>de</strong>sso dobbiamo recitare la novena»,<br />
disse Fay afferrandole le mani. «Ripeti insieme<br />
a me…».<br />
Era una preghiera ca<strong>de</strong>nzata, nel dialetto<br />
di Altieres, la lingua morbida e strascicata<br />
che a Sophia sembrava così leziosa in confronto<br />
agli accenti aspri <strong>de</strong>lle Nationes<br />
settentrionali.<br />
Ripeté senza difficoltà, anche se non era<br />
<strong>de</strong>l tutto sicura di ogni termine pronunciato;<br />
la sincera volontà di aiutare Fay doveva<br />
sicuramente contare qualcosa agli occhi <strong>de</strong>lla<br />
divinità che nella vecchia religione meridionale<br />
si era fusa con la figura <strong>de</strong>l santo.<br />
Dopo aver ripetuto l’implorazione per tre<br />
volte, Fay parve soddisfatta e le liberò<br />
dolcemente le mani.<br />
«A<strong>de</strong>sso ti va di aiutarmi a cercare la<br />
spilla?», disse. «Sono certa che sia qua da<br />
qualche parte, quando mi sono spogliata
349/960<br />
l’altra sera, di ritorno dal Clarimon<strong>de</strong>, <strong>de</strong>ve<br />
essere caduta dal vestito».<br />
Frugarono dappertutto: tra i cuscini e<br />
sotto i tappeti, nei cassetti <strong>de</strong>l tavolo da toletta<br />
e negli armadi, ma <strong>de</strong>lla spilla di<br />
Caroline nemmeno l’ombra.<br />
«Forse abbiamo sbagliato qualcosa»,<br />
sospirò Fay lanciando uno sguardo <strong>de</strong>luso al<br />
suo piccolo altare.<br />
Forse, pensava Sophia, gli dèi avevano di<br />
meglio da fare che rimediare ai pasticci di<br />
Fay Mayfield, però non le sembrava una cosa<br />
cortese da dire alla sua nuova amica, così<br />
pensò di invitarla a fare una passeggiata<br />
fuori al sole.<br />
«L’importante è che non ci avviciniamo<br />
all’Archiginnasio», disse Fay. «Io ufficialmente<br />
sono malata».<br />
Naturalmente risolsero di andare nel<br />
Borgo di Altieres: sembrava che le ragazze<br />
Mayfield soffrissero di una tale nostalgia di
350/960<br />
casa da voler trascorrere tutto il tempo possibile<br />
nei luoghi che la ricordavano.<br />
«In città fa freddo», disse Fay mentre<br />
camminavano, imbacuccata in un mantello<br />
imbottito di pelliccia. «Almeno quando sono<br />
nel Borgo di Altieres ho la sensazione che ci<br />
sia più caldo anche quando non è così».<br />
Sophia, per la quale le temperature di<br />
novembre nella Vecchia Capitale erano quasi<br />
primaverili, non osò protestare.<br />
In Altieres, spiegò Fay, l’inverno come<br />
concepito nel resto <strong>de</strong>l Continente praticamente<br />
non esisteva, per questo era conosciuta<br />
come il regno <strong>de</strong>ll’estate perenne.<br />
«È solo il periodo in cui chiudiamo le<br />
finestre prima di andare a dormire», disse.<br />
«Invece di lasciare che l’aria circoli liberamente.<br />
In Altieres le case sono costruite in<br />
modo da convogliare l’aria e creare corrente,<br />
altrimenti nei mesi estivi sarebbe impossibile<br />
vivere».
351/960<br />
Sophia scoprì di avere un <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio immenso<br />
di ve<strong>de</strong>re Altieres. Ricordava i racconti<br />
di Cain e Fay. Quello che <strong>de</strong>scrivevano<br />
era talmente diverso da tutto ciò cui era<br />
abituata che, con gli occhi <strong>de</strong>lla mente, non<br />
riusciva nemmeno a immaginare i colori violenti<br />
<strong>de</strong>i fiori e i profumi che impregnavano<br />
l’aria, le paludi e il mare, sciami di zanzare e<br />
pergolati di glicine, le notti scandite dal<br />
frinire <strong>de</strong>lle cicale e dal canto <strong>de</strong>lle raganelle.<br />
«Ti manca molto, vero?».<br />
«Per Altieres puoi struggerti di nostalgia<br />
anche senza esserci mai stato», disse Fay<br />
seria.<br />
«Capisco cosa intendi. Un momento fa<br />
ho provato qualcosa di molto simile».<br />
«È stato Gabriel a dirlo», riprese Fay<br />
pensierosa. «Che te ne pare di questa?», e<br />
misurò con lo sguardo una graziosa cintura<br />
esposta in una vetrina.<br />
Sophia rimase in silenzio, lottando per<br />
allontanare il dispetto e il turbamento di
352/960<br />
scoprire che appartenevano a Gabriel Stuart<br />
le parole che avevano dipinto con tanta precisione<br />
i suoi sentimenti.<br />
«Dovrei stringere il busto fino a soffocare<br />
ma la voglio assolutamente».<br />
«Fayette», intervenne una voce fredda e<br />
profonda alle loro spalle. Sophia trasalì.<br />
Simile a un <strong>de</strong>monio evocato<br />
dall’inferno, al semplice pronunciare il suo<br />
nome, Gabriel Stuart Sinclair era sopraggiunto<br />
alle loro spalle e la sua figura alta oscurava<br />
il sole, trasformando il suo volto in<br />
una maschera di ombra fosca dove solo gli<br />
occhi brillavano come l’acciaio appena<br />
forgiato.<br />
Sophia distolse lo sguardo di scatto, fissandolo<br />
in un punto imprecisato al di là <strong>de</strong>lla<br />
spalla di lui. Seguendo l’etichetta, Gabriel<br />
non avrebbe potuto rivolgersi a lei se prima<br />
Sophia non mostrava di riconoscere la sua<br />
presenza, cosa che dava a entrambi un ottimo<br />
pretesto per ignorarsi.
353/960<br />
«Ti ho cercata all’Archiginnasio, ma mi<br />
hanno <strong>de</strong>tto che questa mattina eri in punto<br />
di morte. Lieto di constatare che è avvenuto<br />
un miracolo», il tono di Gabriel era indifferente<br />
e Sophia guardò Fay, curiosa <strong>de</strong>lla sua<br />
reazione.<br />
In cuor suo pensò che, se fosse stata oggetto<br />
di un simile sarcasmo, avrebbe preso a<br />
schiaffi il cugino fino a inculcargli un po’ di<br />
rispetto. La frustrazione che provava in quel<br />
momento forse avrebbe potuto sfogarla soltanto<br />
picchiando qualcuno.<br />
Gabriel sollevò una mano sopra la testa<br />
di Fay e qualcosa di luminoso cad<strong>de</strong> dalle sue<br />
dita catturando una miria<strong>de</strong> di barbagli di<br />
luce. Di nuovo Sophia distolse lo sguardo,<br />
battendo le palpebre per la troppa luce.<br />
«Oh! Grazie al Cielo!», gridò Fay con la<br />
voce colma di sollievo. Sophia sbirciò sul suo<br />
palmo aperto e vi<strong>de</strong> una spilla di perle e<br />
diamanti e ammutolì. L’orazione aveva
funzionato non proprio come avevano previsto<br />
ma Fay aveva ritrovato la spilla.<br />
«L’hai perduta l’altra sera», disse Gabriel.<br />
«Jerome l’ha raccolta e l’ha data a me perché<br />
te la riportassi. Ricordati di<br />
ringraziarlo».<br />
Senza aggiungere altro voltò loro le<br />
spalle e se ne andò.<br />
Lo guardarono scomparire dietro una<br />
chiesa ricoperta di ligustro. Una fioritura<br />
fuori stagione pioveva sopra i gradini di<br />
pietra, fiori immacolati e nere bacche velenose.<br />
Sotto il sole improvvisamente più caldo,<br />
il loro profumo era dolce da star male.<br />
«Sai come ti chiama?», chiese Fay.<br />
«La principessa trovatella».<br />
* * *<br />
354/960
355/960<br />
Sophia era ancora al colmo <strong>de</strong>lla collera<br />
mentre entrava nello studio <strong>de</strong>l suo tutore<br />
per <strong>de</strong>positare sopra la scrivania, tra alcuni<br />
bulbi e un nastro ver<strong>de</strong>, le sue consi<strong>de</strong>razioni<br />
sui tre libri che le aveva assegnato da leggere.<br />
«Buona sera», la salutò Eloise Weiss entrando<br />
da una <strong>de</strong>lle porte finestre che davano<br />
sul patio. «Sei qui per ve<strong>de</strong>re Bryce?».<br />
«Devo lasciare questi».<br />
Eloise consi<strong>de</strong>rò per un momento la sua<br />
espressione tetra ma non fece alcun commento,<br />
poi sbirciò i fogli fittamente scritti.<br />
«Posso chie<strong>de</strong>rti di cosa si tratta?».<br />
Quando Sophia glielo ebbe spiegato,<br />
Eloise fece una faccia strana e poi si voltò<br />
rivolgendole il profilo. Solo dopo un momento<br />
fu chiaro che stava trattenendosi per<br />
non scoppiare a ri<strong>de</strong>re.<br />
«Non riesco davvero a cre<strong>de</strong>re che stia<br />
pren<strong>de</strong>ndo sul serio il suo ruolo fino a questo<br />
punto», disse Eloise. «Scommetto che non
356/960<br />
ha mai esaminato nessuna di queste<br />
relazioni».<br />
Sotto lo sguardo stupito di Sophia<br />
cominciò tranquillamente a frugare tra gli<br />
scaffali <strong>de</strong>lla libreria e tra i cassetti. Infine<br />
aprì un’anta <strong>de</strong>llo scrittoio e un fascio di fogli<br />
precipitò sul ripiano.<br />
«È la mia grafia», disse Sophia.<br />
«Come pensavo. Sono pronta a scommettere<br />
il mio anello di zaffiri che ti ha fatto<br />
fare tutto questo lavoro solo per costringerti<br />
a leggere. Voglio dire, si tratta di Bryce Van<strong>de</strong>mberg:<br />
è <strong>de</strong>liziato dal fatto che il suo<br />
prossimo abbia un’opinione, ma non gli interessa<br />
assolutamente sapere quale sia».<br />
Sophia l’ascoltò fumante di rabbia. «Perfetto»,<br />
brontolò. «Sono sempre più lusingata<br />
dalla consi<strong>de</strong>razione che mi riservano tutti».<br />
Eloise le rivolse un sorriso comprensivo.<br />
«Non irritarti troppo con lui. So per certo<br />
che intrattiene una fitta corrispon<strong>de</strong>nza con<br />
mio padre per chie<strong>de</strong>rgli consiglio su come
357/960<br />
fare al meglio con te. Una volta gli scriveva<br />
solo per le ricorrenze e per mandargli i<br />
conti».<br />
Sophia non sembrò per niente rabbonita.<br />
«Non ho dormito per due notti per buttare<br />
giù le mie impressioni su quei dannati libri<br />
pieni di cose sdolcinate».<br />
«Chiedigli di non farlo più», disse Eloise<br />
ragionevole.<br />
«Non mi sembra una buona i<strong>de</strong>a. Due<br />
sere fa mi sono addormentata all’Opera ma<br />
non mi è sembrato che si sentisse in colpa<br />
quando mi ha svegliata dicendomi di stare<br />
più attenta. Tu però <strong>de</strong>vi conoscere il suo<br />
punto <strong>de</strong>bole», esclamò Sophia colta da una<br />
improvvisa ispirazione. «Siete cresciuti insieme<br />
e per lui sei come una sorella!».<br />
Eloise sfo<strong>de</strong>rò un cipiglio severo. «Mi<br />
stai chie<strong>de</strong>ndo un modo per manipolare il<br />
tuo tutore?».<br />
Sophia annuì. «Esattamente. Per favore,<br />
volevo dire…».
358/960<br />
Si misurarono per qualche momento, in<br />
silenzio, poi Eloise disse: «Piangi».<br />
«Scusa?».<br />
«L’unico punto <strong>de</strong>bole di Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
sono le lacrime di una donna. Ne è terrorizzato<br />
e preferirebbe affrontare una banda<br />
di tagliagole: se impari a piangere a<br />
comando, hai risolto tutti i tuoi problemi».<br />
Sophia lanciò il pugno in aria come<br />
faceva sempre Julian quando esultava.<br />
«Onorabile Eloise, ti ringrazierò in eterno».<br />
«Che succe<strong>de</strong> qui?».<br />
Bryce entrò nella stanza con un fascio di<br />
fiori di campo sotto il braccio e le dita ancora<br />
sporche di terra.<br />
«Non le starai dicendo qualcosa di diseducativo»,<br />
disse a Eloise omaggiandola di<br />
un’occhiata ironica.<br />
«Non mi permetterei mai», fu la dignitosa<br />
risposta.
359/960<br />
«Se impara a mentire da te anziché da<br />
me, potrà presto calcare le ribalte», rispose<br />
Bryce imperturbabile.<br />
«Molto divertente, Bryce. Sai per caso<br />
dove si trova il tuo onorabile signor<br />
fratello?».<br />
Bryce fece un lento sorriso. «Si trova insieme<br />
a Selina Kristian», rispose, con dolce<br />
perfidia.<br />
Ve<strong>de</strong>ndo l’espressione di Eloise però, allarmato,<br />
si affrettò ad aggiungere: «Sembra<br />
che all’Ordine <strong>de</strong>lla Penna sia crollato uno<br />
<strong>de</strong>i seminterrati, senza il contributo di<br />
Gareth Eldrige questa volta».<br />
Eloise si congedò senza fare alcun commento<br />
e, quando udì la porta <strong>de</strong>l corridoio<br />
richiu<strong>de</strong>rsi, Bryce mimò il gesto di asciugarsi<br />
il sudore dalla fronte.<br />
«Donne», commentò, sinceramente incredulo<br />
e <strong>de</strong>l tutto incurante di averne una<br />
davanti. «Campassi cent’anni non le capirei
mai e, nel caso dovesse succe<strong>de</strong>re, andrei immediatamente<br />
a farmi esorcizzare».<br />
* * *<br />
360/960<br />
A ogni passo Eloise si ripeteva che stava<br />
commettendo un errore, eppure la cupa consapevolezza<br />
che stesse acca<strong>de</strong>ndo qualcosa<br />
non l’abbandonava dal giorno prece<strong>de</strong>nte.<br />
Le campane suonavano i Vespri mentre,<br />
per la seconda volta nel giro di una settimana<br />
e di tutta la sua vita, si inoltrava nella<br />
Citta<strong>de</strong>lla diretta alla se<strong>de</strong> <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Penna, un luogo al quale non cre<strong>de</strong>va si<br />
sarebbe mai interessata.<br />
Aveva tenuto le confraternite stu<strong>de</strong>ntesche<br />
sempre distanti dai suoi orizzonti. Era il<br />
mondo di Axel e qualcosa con cui, per tutti<br />
gli anni in cui erano stati lontani, non aveva<br />
voluto avere nulla a che fare.
361/960<br />
Allontanarsi da lui era stata un’amputazione,<br />
avere a che fare con qualcosa che<br />
le avrebbe ricordato ogni istante quanto<br />
fosse vicino ciò che aveva perduto era<br />
impensabile.<br />
Alcuni manovali si alternavano sotto il<br />
lampadario di ferro <strong>de</strong>ll’ingresso, trasportando<br />
sacchetti di terra, calcinacci e assi di<br />
legno spezzate. Il pavimento era cosparso di<br />
polvere che due servitori cercavano di raccogliere<br />
in un angolo perché non si spargesse<br />
dappertutto.<br />
In biblioteca regnava il caos, due scaffali<br />
lungo la parete orientale erano stati smantellati<br />
e qualcuno si stava occupando di trasportare<br />
i libri lontano dal disordine; un<br />
gruppo di scholares con la penna d’oro ricamata<br />
sullo sparato <strong>de</strong>l mantello si stava occupando<br />
di proteggere gli scaffali ricoprendoli<br />
di spessi teli.
362/960<br />
Selina Kristian dirigeva le operazioni, le<br />
guance chiazzate di rosso sul viso<br />
pallidissimo.<br />
«Un disastro», disse Selina, voltandosi<br />
verso di lei. «Stiamo mettendo al sicuro i<br />
manoscritti più antichi, ma ci vorrà tutta la<br />
notte probabilmente. Per fortuna l’Ordine<br />
<strong>de</strong>lla Chiave ha inviato rinforzi, altrimenti<br />
non avremmo potuto farcela».<br />
«Mando a chiamare <strong>de</strong>gli apprendisti<br />
<strong>de</strong>lla Societas di Medicina», disse Eloise, facendo<br />
un cenno a Julian Lord, l’eterna ombra<br />
di Axel, che aiutava a sollevare una cassa<br />
di libri.<br />
«Tu», gli disse, sbrigativa. «Vai alla<br />
Misericordia e porta qui una dozzina di persone<br />
che possano mettersi a disposizione<br />
<strong>de</strong>ll’Onorabile Selina».<br />
Julian fece per replicare qualcosa, ma gli<br />
bastò una rapida occhiata alla sua faccia per<br />
dileguarsi in direzione <strong>de</strong>lla porta.
363/960<br />
«Grazie», Selina sembrava colpita.<br />
«Come mai con questo carattere non sei<br />
ancora a capo di un Ordine?».<br />
La risposta a quella domanda comparve<br />
in quell’istante, il volto fosco e gli occhi che<br />
la guardarono un momento senza mostrare<br />
di conoscerla, in quel contesto che non le<br />
apparteneva.<br />
«Eloise», Axel Van<strong>de</strong>mberg aveva la voce<br />
dura, alterata da qualcosa che non arrivò a<br />
compren<strong>de</strong>re. «Che cosa fai qui?».<br />
Era la domanda che sentiva latente ogni<br />
volta che pensava di affacciarsi al suo<br />
mondo. Eloise era quasi sollevata dal fatto di<br />
udirla pronunciare ad alta voce.<br />
«Axel, sono sicura che in casa mia puoi<br />
usare <strong>de</strong>i modi più urbani», sibilò Selina<br />
Kristian.<br />
«Mi hanno riferito che si era verificato<br />
un inci<strong>de</strong>nte», Eloise rispose con calma e<br />
non aggiunse altro. Non si sarebbe giustificata<br />
per nulla al mondo e il fatto che Selina
364/960<br />
fosse intervenuta, per qualche strano motivo,<br />
la umiliava invece che confortarla.<br />
«Ti lascio alle tue attività», disse, rivolta<br />
a Selina. «Se possiamo essere di aiuto non<br />
esitare a chiamare qualcuno all’Ospedale<br />
<strong>de</strong>lla Misericordia».<br />
Le sorrise, ignorando Axel e sfoggiando<br />
una serenità che non provava; ma era brava<br />
a fingere, lo era sempre stata e con gli anni<br />
aveva raffinato la sua tecnica.<br />
«Eloise?», la voce di Axel a<strong>de</strong>sso aveva<br />
l’accento cauto e ansioso di quando si accorgeva<br />
troppo tardi di aver trattato in modo<br />
mal<strong>de</strong>stro un momento troppo fragile. Tese<br />
una mano verso di lei ma Eloise si allontanò<br />
di un passo, con una naturalezza che celò<br />
ogni intenzionalità dal gesto.<br />
«Sei qui!», l’accento argentino e musicale<br />
nella voce di Christabel invece dimostrò<br />
un autentico piacere nel ve<strong>de</strong>rla.<br />
La rediviva era comparsa dal nulla,<br />
emergendo dalla voragine che Gareth Eldrige
365/960<br />
e la sua sollecitudine avevano aperto nel<br />
pavimento.<br />
Christabel indossava un’elegante divisa<br />
da scholara e il mantello con la Penna d’Oro<br />
e il simbolo <strong>de</strong>l Praeceptor ricamato sotto la<br />
spalla sinistra. Eloise ricordava che, in vita,<br />
aveva ricoperto quella carica e che ne sentiva<br />
molta nostalgia.<br />
«Le cantine sono crollate dal lato che si<br />
affaccia sul canale sotterraneo», spiegò<br />
Christabel rivolta a Selina. «Gli operai stanno<br />
cercando di prevenire le infiltrazioni.<br />
Penso sia il caso di mandare a chiamare<br />
qualcuno <strong>de</strong>l dipartimento di Storia perché<br />
dietro una parete c’era un muro interamente<br />
ricoperto di intarsi. È stato il Principe Van<strong>de</strong>mberg<br />
a trovarlo e a rimuovere le pietre<br />
che lo nascon<strong>de</strong>vano».<br />
Axel taceva, lo sguardo era rivolto al<br />
cielo oltre una <strong>de</strong>lle alte finestre a cattedrale<br />
e soltanto in quel momento Eloise notò che<br />
aveva le dita sporche e graffiate come se si
366/960<br />
fosse accanito a lungo contro qualcosa.<br />
Quando si passò, distratto, una mano sul<br />
petto lasciò una traccia di sangue fresco sulla<br />
stoffa bianca.<br />
«Dobbiamo sicuramente invitare <strong>de</strong>gli<br />
esperti a esaminare i ritrovamenti», disse<br />
Selina. «Questa se<strong>de</strong> è antichissima e fu<br />
costruita sulle fondamenta di una ancora più<br />
antica, non mi stupisce che sia emerso qualcosa.<br />
Di che si tratta?».<br />
«Mosaici di osso», spiegò Christabel. «A<br />
giudicare dallo stile <strong>de</strong>vono avere più di<br />
mezzo millennio. Per fortuna nulla è andato<br />
perduto. I sotterranei di questo edificio sono<br />
sempre stati soggetti a crolli, ma l’ultimo così<br />
spettacolare risale a moltissimo tempo fa».<br />
Selina rifletté. «Forse ho capito di cosa<br />
parli, ne è conservata traccia negli annali<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine. Ci furono anche <strong>de</strong>i morti<br />
quando accad<strong>de</strong>. Per fortuna questa volta<br />
nessuno si è fatto male».
367/960<br />
«Le esequie si tennero nella sala d’ingresso»,<br />
Christabel si guardò intorno. «Lo ricordo<br />
benissimo».<br />
«È stato almeno quarant’anni or sono»,<br />
commentò inaspettatamente Axel, la voce innaturale<br />
come se fosse rimasto in silenzio<br />
troppo a lungo. «Ho sentito Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong><br />
<strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle Arti parlarne, una<br />
volta».<br />
Christabel annuì. «Più di cinquanta per<br />
la precisione. Accad<strong>de</strong> quando Clarisse<br />
Granville era Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Penna».
17.<br />
La processione <strong>de</strong>lla notte<br />
Lente schiere nerovestite sfilavano in silenzio<br />
per le vie <strong>de</strong>l Borgo di Altieres.<br />
Uomini in saio stretto in vita da una corda e<br />
il rosario tra le dita proce<strong>de</strong>vano tra la folla<br />
che si apriva per lasciare loro il passaggio: un<br />
oscuro controcanto ai colori <strong>de</strong>lla Festa <strong>de</strong>lle<br />
Anime.<br />
«Per tradizione nessuno sa chi si nasconda<br />
sotto il saio», spiegò Caroline a bassa<br />
voce. «Rappresentano i volti <strong>de</strong>lla Morte,<br />
quindi possono essere chiunque e presentarsi<br />
in qualunque posto. Per un’intera notte<br />
durante il mese di festa, entrano liberamente<br />
nelle case, nelle chiese, nelle taverne,<br />
ovunque vogliano».
369/960<br />
Uno di essi, passando loro accanto, sollevò<br />
la testa e Sophia vi<strong>de</strong> un teschio bianco<br />
incorniciato dal cappuccio di rozza tela.<br />
Non riuscì a trattenere un brivido. Fay le<br />
strinse il braccio.<br />
«Ci siamo tutti abituati, nemmeno i<br />
bambini si spaventano. La maschera è<br />
ricavata da un cranio, come puoi<br />
immaginare».<br />
Sophia annuì e, di nascosto, cercò la<br />
mano di Cain tra le pieghe <strong>de</strong>i mantelli.<br />
All’istante dita fred<strong>de</strong> e forti allacciarono le<br />
sue.<br />
L’i<strong>de</strong>ntità di quello che era stato l’ultimo<br />
ere<strong>de</strong> maschio <strong>de</strong>lla casata reale di Altieres<br />
era ancora coperta dal maggiore riserbo possibile<br />
e si lasciava che il cognome fosse associato<br />
alla sua appartenenza alla stirpe di<br />
sangue <strong>de</strong>i vampiri di Blackmore.<br />
Così le Mayfield non erano state esplicitamente<br />
messe al corrente di chi fosse in
370/960<br />
realtà Cain e, se lo sospettavano, evitavano<br />
con tatto di farne cenno.<br />
«Non è comunque gra<strong>de</strong>vole svegliarsi e<br />
trovare uno di loro ai piedi <strong>de</strong>l proprio<br />
letto», mormorò Cain.<br />
Sophia si voltò a guardarlo e, di riflesso,<br />
strinse più forte la sua mano.<br />
Cain aveva perduto la memoria il giorno<br />
in cui la loro famiglia era stata sterminata, il<br />
giorno in cui era nata Sophia.<br />
Adrian Blackmore che, raccogliendo il<br />
suo ultimo attimo mortale, lo aveva reso<br />
eterno con la forza <strong>de</strong>l suo sangue, aveva attribuito<br />
la cosa al doppio trauma <strong>de</strong>ll’eccidio<br />
e <strong>de</strong>lla Seconda Nascita.<br />
Era molto raro che Cain rammentasse<br />
qualcosa <strong>de</strong>lla sua vita mortale e insistere su<br />
quelle memorie fugaci sembrava servire solo<br />
ad allontanarle dalla sua consapevolezza,<br />
così Sophia non disse nulla, ma si limitò ad<br />
andargli più vicino per cercare un contatto<br />
fisico.
371/960<br />
Cain le fece scivolare un braccio intorno<br />
alla vita e la trasse lontano dal flusso <strong>de</strong>lla<br />
processione.<br />
«La festa si terrà in una sala da ballo vicino<br />
alla chiesa di Santa Elienne», disse Alexandria.<br />
«Potremmo fermarci un<br />
momento».<br />
Sophia annuì ma l’altra finse di non accorgersene;<br />
da quel giorno in cui si erano<br />
trovate insieme in camera di Fay, Alexandria<br />
aveva continuato a mostrare un certo distacco<br />
come se si fosse pentita di averle dato<br />
confi<strong>de</strong>nza.<br />
Il corteo <strong>de</strong>lla morte sfilò in silenzio e la<br />
folla si riversò a cancellare il suo percorso<br />
quasi a esorcizzare il suo passaggio.<br />
Si diressero verso il cuore <strong>de</strong>l Borgo di<br />
Altieres – vecchie dimore dalle snelle<br />
colonne e con le mura ricoperte di rampicanti<br />
– dove alberi secolari fiancheggiavano le<br />
stra<strong>de</strong> e le radici ribollivano rompendo<br />
l’impiantito di pietra.
372/960<br />
La chiesa di Santa Elienne era un edificio<br />
sontuoso e <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nte, le pareti macchiate di<br />
muschio e il ligustro che spargeva nell’aria<br />
un profumo riservato solo a mesi più caldi.<br />
Era la chiesa dove il giorno prece<strong>de</strong>nte<br />
avevano incontrato Gabriel Stuart, pensò<br />
Sophia.<br />
«Principessa», disse una voce femminile<br />
e lei si trovò a fissare un paio di occhi dietro<br />
un teschio dipinto a colori vivaci e ornato di<br />
fiori.<br />
«Una medaglietta <strong>de</strong>lla bene<strong>de</strong>tta Elienne,<br />
principessa, per portare da te il tuo<br />
innamorato».<br />
Cercando di nascon<strong>de</strong>re un sussulto,<br />
Sophia si infilò in tasca ciò che la donna le<br />
metteva in mano, poi Fay la prese per un<br />
gomito e la tirò verso la scalinata d’ingresso.<br />
L’interno <strong>de</strong>lla chiesa era un trionfo di<br />
fiori e can<strong>de</strong>le che bruciavano a centinaia<br />
ren<strong>de</strong>ndo l’aria afosa e pervasa dai profumi<br />
grevi di corolle sfiorite e frutta matura. Sugli
373/960<br />
altari le croci si accompagnavano a offerte di<br />
pesche e mele, bottiglie di profumo e<br />
conchiglie di mare.<br />
Le ragazze Mayfield si fermarono davanti<br />
all’altare principale e si inchinarono alla<br />
santa, una fanciulla dalla pelle di porcellana<br />
dorata con grandi occhi verdi e lunghi capelli<br />
neri, troppo bella e ricca per portare testimonianza<br />
di continenza e preghiera tra i fe<strong>de</strong>li<br />
<strong>de</strong>lla Chiesa.<br />
Guardando il suo vestito fluente ricamato<br />
d’oro, i brillanti che le scintillavano ai<br />
polsi e sulla gola e il sorriso pieno di sensualità,<br />
Sophia comprese di trovarsi di fronte a<br />
una <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>e di Altieres che spargeva la sua<br />
grazia e il suo potere da un altare su cui era<br />
permesso adorarla dietro le spoglie di un<br />
culto ufficiale.<br />
«È bellissima», disse incantata.<br />
Caroline le sorrise. «È sicuramente felice<br />
che lo pensi e ti accor<strong>de</strong>rà il suo favore.<br />
Santa Elienne è la protettrice <strong>de</strong>ll’amore e
374/960<br />
<strong>de</strong>lla bellezza e bisogna sempre cercare di<br />
averla dalla nostra parte».<br />
Le parve che intorno alla statua le<br />
fiamme <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le si gonfiassero e un profumo<br />
dolcissimo di fiori si diffuse nell’aria.<br />
Non era la sola a sentirlo, pensò Sophia,<br />
la gente si fermava a guardare l’altare, a<br />
guardare lei.<br />
La mia ascen<strong>de</strong>nza è simile a questa,<br />
pensò, una creatura divina che riposa in un<br />
sonno eterno e che ha dato inizio alla mia<br />
stirpe.<br />
Cain le aspettava fuori dalla chiesa. In<br />
Santa Elienne c’erano <strong>de</strong>lle croci bene<strong>de</strong>tte<br />
per bandire i redivivi che avrebbero potuto<br />
far loro <strong>de</strong>l male e aveva preferito non avvicinarsi<br />
nemmeno al sagrato.<br />
«Ti diverti?», domandò alla sorella,<br />
pren<strong>de</strong>ndole di nuovo la mano.<br />
«Sono felice», disse Sophia, piano, accorgendosi<br />
<strong>de</strong>l suo stato d’animo. Si premette<br />
una mano sul cuore e assaporò i
profumi nell’aria: colonia, fiori e cera di can<strong>de</strong>le.<br />
Voleva con tutta se stessa fare parte di<br />
ciò che la circondava. Il Collegio di Al<strong>de</strong>nor e<br />
l’odore <strong>de</strong>lla neve erano qualcosa di lontano,<br />
soltanto il vento tiepido che aveva addosso,<br />
la musica <strong>de</strong>l dialetto <strong>de</strong>gli Altierenses e le<br />
cortine di piante selvagge che abbracciavano<br />
i palazzi le sembravano reali.<br />
«Andiamo», disse Cain con una dolcezza<br />
che fece sospirare le ombre fin nei vicoli più<br />
lontani. «Indossa la maschera, il nostro ballo<br />
ci aspetta».<br />
* * *<br />
375/960<br />
Era un ballo in nero, così quando giunsero<br />
davanti alla sala, al piano nobile di un<br />
palazzo dai muri ricamati di passiflora, vi<strong>de</strong>ro<br />
una moltitudine di persone in sontuosi<br />
abiti da lutto che danzava alla luce dorata di
376/960<br />
una miria<strong>de</strong> di can<strong>de</strong>le e grandi lampadari<br />
dorati.<br />
«Sembra un ballo clan<strong>de</strong>stino», mormorò<br />
Fay, eccitata. «Questo palazzo è abbandonato<br />
da almeno dieci anni. Spero che la<br />
Guardia Cittadina non intervenga».<br />
«Qualcuno avrà oliato un po’ gli ingranaggi»,<br />
disse Caroline con fare filosofico.<br />
«Lord Cain, si tratta davvero di un ballo<br />
segreto?».<br />
Cain annuì e il sorriso con cui accompagnò<br />
quel gesto troncò in maniera percettibile<br />
il respiro <strong>de</strong>lla ragazza.<br />
«Certamente, Lady Caroline», rispose<br />
Cain, la voce soffice e sussurrante sembrava<br />
la carezza <strong>de</strong>l raso sulla pelle. «Non è un<br />
ballo con <strong>de</strong>i patroni ufficiali e dichiarato alle<br />
autorità cittadine, se è quello che inten<strong>de</strong>te,<br />
quindi forse a un certo punto <strong>de</strong>lla notte ci<br />
toccherà fuggire più veloci <strong>de</strong>l vento».<br />
Anche la contegnosa Alexandria sembrava<br />
estasiata. «Non ci riconosceranno,
377/960<br />
vero? Sophia, la tua scorta è ben lontana,<br />
spero».<br />
Sophia annuì e, inconsapevolmente, si<br />
toccò la maschera di raso nero. «Credono<br />
che io mi trovi insieme a Cain alla Resi<strong>de</strong>nza<br />
di Altieres. Siamo usciti di nascosto da una<br />
<strong>de</strong>lle cantine».<br />
«Adrian e Ashton erano già usciti», aggiunse<br />
Cain, «così non c’era nessuno in grado<br />
di scoprirmi».<br />
«Fai ballare Alexa», disse Sophia a voce<br />
talmente bassa che solo il fratello poté sentirla<br />
sotto la corrente ammaliante <strong>de</strong>l sestetto<br />
d’archi. «Così forse si dimenticherà che<br />
mi odia».<br />
Cain si girò verso Alexandria e con un<br />
gesto squisito si inchinò porgendole la mano.<br />
«Milady, siete mia per il primo ballo?».<br />
Alexandria sbiancò, poi una vampata di<br />
rossore le salì alle gote.<br />
Cain socchiuse gli occhi, il suo sguardo si<br />
fece più affilato.
378/960<br />
Sophia conosceva bene<br />
quell’espressione: il predatore che si risvegliava<br />
sotto l’apparenza <strong>de</strong>ll’angelo fuggito<br />
da un quadro. Anche Alexandria l’aveva<br />
notato e infatti abbassò lo sguardo<br />
mor<strong>de</strong>ndosi le labbra. Se non avesse usato<br />
un minimo di attenzione, pensò Sophia, non<br />
avrebbe concesso a suo fratello soltanto un<br />
innocente ballo ma almeno un assaggio <strong>de</strong>l<br />
suo sangue.<br />
Si allontanarono insieme, seguiti da<br />
sguardi invidiosi, e poco dopo disparvero tra<br />
le danze in nero e le maschere al centro <strong>de</strong>l<br />
salone.<br />
«Non ero mai stata a un ballo clan<strong>de</strong>stino»,<br />
disse Fay, tutta allegra, archiviando<br />
con un’alzata di spalle l’incredibile colpo di<br />
fortuna <strong>de</strong>lla cugina.<br />
«Io invece sì, una volta», Caroline che<br />
non mancava mai di vantarsi di essere più<br />
gran<strong>de</strong> e più esperta <strong>de</strong>lla sorella. «Ma non è<br />
durato molto, avevamo troppa paura di
379/960<br />
essere scoperti e siamo andati via dopo un<br />
paio di danze», aggiunse, a malincuore.<br />
«Se la mamma sapesse che siamo qui ci<br />
ripudierebbe», disse Fay.<br />
«Peggio», disse Caroline allegra. «Ci<br />
rinchiu<strong>de</strong>rebbe in convento e si metterebbe a<br />
letto con uno <strong>de</strong>i suoi interminabili mal di<br />
testa».<br />
«Se Ashton si accorge che siamo fuggiti<br />
invece ci ucci<strong>de</strong>rà», disse Sophia senza celare<br />
la propria soddisfazione. «Mi ha invitata a<br />
cena e quando sono arrivata non c’era e<br />
nemmeno Adrian, in compenso c’era tutta la<br />
mia scorta e un biglietto che mi intimava di<br />
non uscire di casa», raccontò.<br />
Fay le rivolse uno sguardo ammirato che<br />
la gratificò non poco. «Sei coraggiosa. Non<br />
credo che riuscirei mai a oppormi a un ordine<br />
di Ashton Blackmore».<br />
«Non ho alcuna intenzione di farmi<br />
manovrare come un burattino», esclamò<br />
Sophia. «Non sono una bambina a cui
380/960<br />
ordinare di restare in casa senza nemmeno<br />
una spiegazione».<br />
«Il tuo tutore invece sarebbe fiero di te»,<br />
disse Fay rivolta a Sophia. «Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
è uno <strong>de</strong>i gentiluomini più brillanti e<br />
alla moda <strong>de</strong>lla città».<br />
Sophia pensò, in cuor suo, che il Principe<br />
Bryce aveva l’aria di tollerare solo le proprie,<br />
di intemperanze, e, nonostante l’indubbia<br />
fama di gau<strong>de</strong>nte, aveva la netta impressione<br />
che avrebbe tentato (con grazia, s’inten<strong>de</strong>) di<br />
staccarle la testa se un’incursione <strong>de</strong>lla<br />
Guardia Cittadina l’avesse sorpresa a una<br />
festa clan<strong>de</strong>stina.<br />
Salvo in privato farsi una risata alle sue<br />
spalle.<br />
«C’è qualcosa da bere?», domandò, invece<br />
di rispon<strong>de</strong>re, guardandosi intorno.<br />
Gli stucchi erano scrostati e le imponenti<br />
dorature che correvano lungo tutto il soffitto<br />
mostravano macchie scure. Anche i grandi<br />
specchi che sovrastavano i camini gemelli
381/960<br />
mostravano ombre di ruggine sulle superfici<br />
offuscate e le can<strong>de</strong>le bruciavano sui lampadari<br />
dando l’impressione che sarebbero<br />
succeduti loro soltanto altri anni di buio.<br />
Persa a osservare quella cupa, meravigliosa<br />
<strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nza, Sophia non si accorse che<br />
qualcuno sopraggiungeva alla sua <strong>de</strong>stra fino<br />
a che non lo urtò.<br />
«Domando scusa, signore», disse, con un<br />
rapido inchino.<br />
L’altro era un ragazzo bruno che si piegò<br />
fino a portare gli occhi scuri all’altezza <strong>de</strong>i<br />
suoi e poi allungò un dito per scostarle un<br />
poco la maschera dal viso.<br />
Sophia si ritrasse inorridita ma l’altro<br />
scosse il capo e sorrise.<br />
«Sono Justin Sinclair», disse. «Niente<br />
paura. C’è mezzo Collegio di Altieres qui,<br />
questa notte». Poi alzò due dita in aria per richiamare<br />
l’attenzione di qualcuno poco distante.<br />
«Gabriel, guarda chi mi hanno portato<br />
gli uccellini: la mia promessa sposa».
Prima che lei potesse <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re di imprecare<br />
a voce alta, si udì un mormorio teso e la<br />
folla si aprì mostrando una schiera di sai neri<br />
e maschere di osso.<br />
I processionanti <strong>de</strong>lla morte, con il privilegio<br />
che spettava loro, sfilarono lungo il<br />
salone mentre l’orchestra accennava accordi<br />
in sordina.<br />
«Non spaventatevi», disse Justin. «Solo<br />
una vecchia tradizione di Altieres».<br />
Fece appena in tempo a terminare la<br />
frase che le fiamme di un lampadario balenarono<br />
sulla lama di un pugnale mentre qualcuno<br />
con un’orribile maschera a teschio si<br />
gettava su Sophia.<br />
* * *<br />
382/960<br />
Justin Sinclair ebbe la prontezza di<br />
spingerla di lato. Sophia incespicò, troppo
383/960<br />
spaventata per gridare, e urtò con un fianco<br />
contro un tavolo rovesciando un vassoio di<br />
cristallerie incrinate. Il colpo andò a vuoto e<br />
si udì soltanto il suono sinistro <strong>de</strong>lla stoffa<br />
che si strappava.<br />
Sotto i sai neri <strong>de</strong>i processionanti apparvero<br />
spa<strong>de</strong> e pistole; l’orchestra smise di<br />
suonare e da qualche parte una donna lanciò<br />
un urlo.<br />
«Rimani dietro di me», Dray<strong>de</strong>n Sinclair<br />
comparve al fianco <strong>de</strong>l gemello e trasse dalla<br />
giacca da sera una pistola dal calcio intarsiato<br />
che lanciò a Justin.<br />
Fu in quel momento che i proiettili<br />
cominciarono a fischiare nell’aria. Colpirono<br />
una vetrata mandandola in frantumi e<br />
Sophia, alzando lo sguardo, vi<strong>de</strong> un lampadario<br />
a can<strong>de</strong>le precipitarle addosso. Le<br />
can<strong>de</strong>le accese cad<strong>de</strong>ro sui suoi vestiti e la<br />
cera sui capelli, una goccia le ustionò una<br />
mano, poi qualcosa la gettò a terra e ogni
384/960<br />
luce scomparve mentre un rumore orrendo<br />
risuonava vicinissimo al suo volto.<br />
L’impatto con il pavimento di pietra le<br />
tolse il fiato e il sangue le rombò nelle orecchie.<br />
Lentamente riconobbe il contatto di<br />
una mano fredda contro la spalla e i contorni<br />
<strong>de</strong>l volto di Cain che lentamente si sollevava<br />
da lei. Aveva una ferita sullo zigomo e la<br />
spalla bianca di cera sciolta, l’odore di bruciato<br />
era orribile e lei vi<strong>de</strong> una lingua di fumo<br />
alzarsi dalla sua giacca. Urlò e con le mani<br />
tentò di raggiungere le fiamme.<br />
«Via di qui», gridò qualcuno e lei si sentì<br />
sollevare da terra e scagliare in aria. Braccia<br />
granitiche la tennero al sicuro, muscoli po<strong>de</strong>rosi<br />
attutirono l’impatto contro il pavimento<br />
quando rotolarono lontano. Una<br />
vetrata si staccò crollando nel punto in cui si<br />
era trovata un momento prima.<br />
«Stai bene?». Riconobbe la voce di<br />
Ashton e si sforzò di annuire, stretta alla sua<br />
spalla.
385/960<br />
«Cain», disse Sophia con voce rotta.<br />
«Sta bene, Adrian si sta occupando di<br />
lui».<br />
La ragazza si voltò cercando, frenetica, il<br />
fratello con lo sguardo e lo vi<strong>de</strong> in un angolo,<br />
senza giacca, il candore <strong>de</strong>lla camicia ferito<br />
di nero dove era bruciata a contatto con la<br />
sua pelle immacolata.<br />
Il fuoco, Sophia vacillò, era abituata a<br />
pensare a Cain come se fosse indistruttibile,<br />
ma il fuoco era qualcosa di diverso.<br />
Avrebbe potuto ve<strong>de</strong>rselo bruciare tra le<br />
mani come una torcia senza poter fare nulla<br />
per impedirlo.<br />
Ashton la tirò in piedi e la guardò dritta<br />
in volto. Era furioso, Sophia non avrebbe mai<br />
creduto di poter ve<strong>de</strong>re una simile espressione<br />
sul suo volto.<br />
«Rispon<strong>de</strong>rai di tutto quello che hai<br />
causato questa sera», disse lui, la voce sferzante<br />
come una frustata, poi la spinse tra le<br />
braccia di qualcuno.
386/960<br />
Era Jordan Van<strong>de</strong>mberg e anche lui<br />
aveva l’aria cupa e contrariata.<br />
«Ti cerchiamo da ore, tutti quanti. I tuoi<br />
parenti, i miei fratelli e i loro amici. Bryce è<br />
quasi impazzito quando si è accorto che non<br />
eri più alla Reggenza di Altieres», disse esasperato.<br />
«Nessuno sapeva dove fossi. Non ti<br />
era stato forse raccomandato di restare a<br />
casa?».<br />
In quel momento la Guardia Cittadina<br />
fece irruzione nella sala e Jordan gemette.<br />
«Questo sarà uno scandalo, davvero».<br />
«Certo!», gridò lei. «Come tutte le dannate<br />
volte. Che cosa c’è di diverso?».<br />
«Che stavano preparando un attentato<br />
contro di te», disse qualcuno, gelido.<br />
Julian, con una spada insanguinata<br />
lungo il fianco, guardò la sorella adottiva con<br />
espressione truce.<br />
«Sophia, se usciamo tutti interi da<br />
questa cosa, giuro che ti farò a pezzi con le<br />
mie mani».
18.<br />
Congiura all’alba<br />
«Maledizione. Ma quanti sono?».<br />
Julian imprecò ve<strong>de</strong>ndo varie armi comparire<br />
tra gli abiti da sera di alcuni che, fino a<br />
poco prima, erano anonimi partecipanti a<br />
una festa.<br />
«Quella donna ha davvero estratto un<br />
pugnale così lungo dal suo corsetto?»,<br />
domandò Jordan.<br />
«Si ve<strong>de</strong> che c’è molto spazio lì <strong>de</strong>ntro.<br />
Se ti avanza <strong>de</strong>l tempo ti suggerirei di dare<br />
un’occhiata».<br />
Sophia si asciugò le lacrime dal viso e<br />
fece per togliere la maschera che le era finita<br />
per traverso e, nel mentre, trovò anche il<br />
tempo di alzare gli occhi al cielo.
388/960<br />
«Rimettila», disse Jordan, fermo. «Rimetti<br />
la maschera: meglio che tu sia meno<br />
riconoscibile».<br />
Loro erano entrambi a volto scoperto,<br />
con i vestiti infilati alla meglio e l’aria di chi è<br />
stato tirato giù dal letto. Sophia sentì un fiotto<br />
acido di rimorso nel petto.<br />
«Devo trovare Fay e le altre», disse,<br />
<strong>de</strong>cisa.<br />
«Tu <strong>de</strong>vi stare ferma dove possiamo proteggerti»,<br />
disse Jordan.<br />
«Le ho convinte io a uscire, sono qui a<br />
causa mia», esclamò lei.<br />
«Soph», Julian le lanciò qualcosa e lei<br />
prese al volo un piccolo coltello molto affilato.<br />
«Ricordi come si usa?».<br />
Sophia annuì, con aria <strong>de</strong>terminata.<br />
«Devi colpire gli altri, non te stessa»,<br />
commentò Julian e rise quando la sentì apostrofarlo<br />
con una parola colorita molto in<br />
voga all’orfanotrofio.
389/960<br />
Partirono verso il centro <strong>de</strong>lla sala con<br />
Jordan che chiu<strong>de</strong>va il corteo dando loro <strong>de</strong>gli<br />
idioti. Impiegarono circa mezzo minuto<br />
prima di realizzare che Jordan aveva perfettamente<br />
ragione e che la loro era stata una<br />
pessima i<strong>de</strong>a: si ritrovarono addosso una<br />
mezza dozzina di persone, si udirono <strong>de</strong>lle<br />
<strong>de</strong>tonazioni e le pallottole ricominciarono a<br />
fischiare sopra le loro teste.<br />
«Giù», gridò Sophia mentre un proiettile<br />
si conficcava nelle assi <strong>de</strong>l pavimento, accanto<br />
alla sua gonna.<br />
Poco distante vi<strong>de</strong> Ashton sollevare due<br />
uomini e scagliarli contro una parete. Un<br />
terzo lo attaccò alle spalle affondandogli un<br />
pugnale nella spalla; dallo scatto che fece il<br />
redivivo, Sophia comprese, con orrore, che<br />
l’arma era bene<strong>de</strong>tta per bandire.<br />
Ashton se lo scrollò di dosso e la lama insanguinata<br />
cad<strong>de</strong> al suolo, poi lo afferrò per<br />
le spalle e abbassò il volto sulla sua gola.<br />
Quando lo lasciò andare l’uomo si accasciò al
390/960<br />
suolo come una bambola rotta e il redivivo lo<br />
abbandonò tergendosi una goccia di sangue<br />
dalle labbra, pronto a ghermire un’altra<br />
vittima.<br />
Oltre le spalle <strong>de</strong>l redivivo, il cielo fuori<br />
<strong>de</strong>lle vetrate cominciava a scolorare. Presto<br />
sarebbe arrivata l’alba, il flagello <strong>de</strong>lle<br />
creature scacciate dalla luce.<br />
«Le ho viste», esclamò Julian. «Sono da<br />
quella parte, dietro una colonna».<br />
«Bene», disse Jordan e con un calcio<br />
rovesciò un tavolo dietro il quale trovarono<br />
un momentaneo riparo. Un attimo dopo si<br />
sentiva la lama di un coltello conficcarsi nel<br />
legno e il manico vibrare.<br />
Julian lanciò un’imprecazione. «Come ci<br />
arriviamo?».<br />
«Serve un diversivo», disse Jordan.<br />
In quella si udì un fragore assordante di<br />
zoccoli di cavallo e di vetri infranti.<br />
«Ma che diavolo sta succe<strong>de</strong>ndo?», urlò<br />
Sophia. «Sta crollando tutto?».
«No», disse Jordan tra l’irritato e l’ammirato.<br />
«A giudicare dall’ingresso plateale e<br />
dall’entità <strong>de</strong>i danni si tratta <strong>de</strong>i miei<br />
fratelli».<br />
Gilbert Morgan, entrato al galoppo attraverso<br />
una vetrata a<strong>de</strong>sso in pezzi sotto gli<br />
zoccoli <strong>de</strong>l suo cavallo, fece un galante<br />
inchino a un gruppo di dame terrorizzate che<br />
si erano raccolte in un angolo. Una alzò<br />
anche la mano per sistemarsi i capelli.<br />
«Hai combinato un disastro», disse Ross<br />
Granville.<br />
«Pagheremo i danni», disse Axel Van<strong>de</strong>mberg,<br />
poi alzò una mano per richiamare<br />
l’attenzione di Ashton. «È quasi l’alba e dobbiamo<br />
permettere ai Blackmore di andare».<br />
Morgan si guardò intorno con un sorriso<br />
euforico. «Gente», esclamò. «Erano anni che<br />
sognavo di farlo!».<br />
* * *<br />
391/960
392/960<br />
Una sedia volò da un capo all’altro <strong>de</strong>lla<br />
sala e si fracassò contro una parete.<br />
«Ma sei idiota?», urlò Justin Sinclair.<br />
«Hai rischiato di rompermi la testa!».<br />
«Impossibile, troppo dura», bofonchiò<br />
Dray<strong>de</strong>n atterrando con un pugno un poveraccio<br />
che cercava di strisciare fuori dalla sala<br />
e che protestò la propria innocenza.<br />
«Domando scusa, messere», disse Dray.<br />
«È impossibile distinguere gli amici dai nemici,<br />
così bisogna colpire tutti».<br />
L’arrivo di ulteriori rinforzi provocò la<br />
<strong>de</strong>finitiva ritirata <strong>de</strong>i congiuranti.<br />
«Da dove stanno scappando?», urlò Axel<br />
sfilando la spada dal corpo esanime di un<br />
uomo in saio.<br />
«I sotterranei», disse Stephen Eldrige.<br />
«Da lì si acce<strong>de</strong> alle gallerie sotto la città».<br />
Un gruppo si lanciò a inseguire i nemici<br />
in fuga, gli altri rimasero padroni di quello<br />
che era davvero diventato un ballo <strong>de</strong>lla
393/960<br />
morte: i cadaveri giacevano sul pavimento,<br />
occhi vuoti dietro le maschere, tra frammenti<br />
di vetro e suppellettili distrutte.<br />
«Sette anni di disgrazie», disse Gilbert<br />
Morgan tirando un calcio alla cornice di uno<br />
specchio rotto. «Non credo che oggi chie<strong>de</strong>rò<br />
all’Onorabile Lara di sposarmi».<br />
Qualcuno piangeva in un angolo con lenti<br />
singhiozzi terrorizzati. Sophia si alzò e<br />
corse in direzione di Fay che si gettò senza<br />
pensare tra le sue braccia e scoppiò in<br />
lacrime.<br />
«È tutto finito», disse Sophia, stringendola<br />
un po’ goffamente. Non era molto pratica<br />
di effusioni, così le die<strong>de</strong> qualche colpetto<br />
gentile sulla spalla.<br />
«No», disse Fay. Grosse lacrime le rotolavano<br />
sul visetto sottile. Con una mano indicò<br />
qualcosa alle sue spalle. «Se gli acca<strong>de</strong><br />
qualcosa, Gabriel impazzirà».
394/960<br />
Sophia guardò oltre le spalle <strong>de</strong>lla<br />
ragazza e vi<strong>de</strong> un capannello silenzioso<br />
radunato intorno a una figura riversa.<br />
Era il capitano Dartmont, circondato<br />
dalla guardia personale di Sophia. Giaceva<br />
supino, con la testa bruna sulle ginocchia di<br />
Gabriel Stuart che, pallido, gli teneva una<br />
mano. Le dita di entrambi erano macchiate<br />
di sangue, lo stesso che copriva il petto <strong>de</strong>l<br />
capitano.<br />
Gabriel Stuart sembrava impassibile, i<br />
gemelli Sinclair avevano i<strong>de</strong>ntiche espressioni<br />
stravolte e stavano inginocchiati accanto<br />
a loro. I soldati <strong>de</strong>lla scorta facevano<br />
da corona, in piedi e silenziosi.<br />
Era la veglia per qualcuno che stava per<br />
morire, Sophia sentì le ginocchia piegarsi<br />
mentre quella consapevolezza la colpiva<br />
come un calcio dritto nel petto.<br />
Qualcuno che stava per morire per colpa<br />
sua.
395/960<br />
Si lasciò ca<strong>de</strong>re vicino a Dartmont e si<br />
tolse la maschera, il sangue sul pavimento le<br />
bagnò la gonna e lei rabbrividì.<br />
I capelli si impigliarono nel nastro <strong>de</strong>lla<br />
maschera e quando se la strappò di dosso<br />
l’acconciatura si disfece liberandole ciocche<br />
disordinate intorno al viso.<br />
«Comandante?», si rivolse a Dartmont<br />
con dolcezza e protese una mano verso di lui.<br />
L’uomo fece per girare la testa verso di<br />
lei. Aveva lo sguardo velato ed era evi<strong>de</strong>nte<br />
che anche quel semplice gesto gli comportava<br />
uno sforzo enorme, tuttavia riuscì ad<br />
accennare un sorriso e nei suoi occhi si accese<br />
una scintilla di trionfo.<br />
«Principessa», sussurrò. «Stai bene».<br />
Gabriel parve accorgersi solo in quel momento<br />
<strong>de</strong>lla sua presenza. I suoi occhi<br />
avevano una luce inquietante, al di là <strong>de</strong>lla<br />
sofferenza; e le giuravano che la vita di<br />
quell’uomo onorevole sarebbe sempre stata<br />
tra loro.
396/960<br />
Sophia avvertì un brivido scuoterle il<br />
corpo e il senso di colpa la invase come un<br />
mare nero e amaro. Le lacrime le pungevano<br />
gli occhi, ma piangere sarebbe stato troppo<br />
facile.<br />
Protese una mano e prese con gentilezza<br />
le dita di Dartmont, geli<strong>de</strong> e umi<strong>de</strong> <strong>de</strong>l sudore<br />
<strong>de</strong>lla morte.<br />
«Sto bene», disse, con voce sommessa e<br />
tranquilla. La mano nella sua tremò. «Grazie<br />
a voi, capitano».<br />
«Presto starete bene. Vi prego, non abbiate<br />
paura, riposate e aspettate che il dolore si<br />
allontani». Sophia si sentì pronunciare<br />
quelle parole come se scaturissero da qualche<br />
riserva di pace che non sapeva di avere<br />
<strong>de</strong>ntro di sé, in un momento di panico assoluto.<br />
Le dita di Dartmont strinsero le sue.<br />
«Vi prometto che da questo momento in<br />
poi sarò più obbediente e responsabile»,<br />
continuò. «Non metterò più in pericolo me
397/960<br />
stessa, quasi la mia vita non avesse alcun<br />
valore per chi si è imposto di difen<strong>de</strong>rla».<br />
Intorno a loro i soldati cominciarono a<br />
mormorare ma lei non vi badò, continuò a<br />
parlare piano e con tenerezza, perché le sembrava<br />
che lo sguardo di Dartmont si facesse<br />
più lucido mentre tentava di concentrarsi<br />
sulle sue parole. L’uomo trasse un lungo<br />
respiro tremante, il petto che si dilatava e<br />
sollevava.<br />
Sophia aveva le mani sporche di sangue e<br />
quella dura e callosa che stringeva, a un certo<br />
punto, parve scivolare via. Fu solo un momento,<br />
prima che potesse reagire le dita forti<br />
abituate a stringere l’elsa di una spada si serrarono<br />
sal<strong>de</strong> intorno alle sue.<br />
Le voci intorno a loro divennero più<br />
forti.<br />
«Ha smesso di sanguinare!», gridò<br />
qualcuno.<br />
«Ma non è possibile!».<br />
«Fatevi da parte».
398/960<br />
Stephen Eldrige spinse via i gemelli Sinclair<br />
e Sophia senza molti riguardi, trasse un<br />
coltello dalla cintura e con gesti rapidi e <strong>de</strong>cisi<br />
tagliò la corazza di cuoio sul petto di<br />
Dartmont.<br />
L’indumento scivolò di lato, squarciato<br />
dai proiettili che lo avevano trapassato. La<br />
camicia seguì la stessa strada, scura e fradicia<br />
di sangue.<br />
«Portatemi un panno pulito e qualcosa<br />
di alcolico», ordinò Stephen, la voce fredda,<br />
senza staccare gli occhi dal suo paziente.<br />
Stagnato il sangue, il torace <strong>de</strong>ll’uomo<br />
apparve integro, segnato solo da vecchi<br />
segni, ricordo di ferite guarite da tempo. Si<br />
notavano due macchie di pelle rosea, come<br />
appena rimarginata, in corrispon<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>gli<br />
squarci di pallottola sulla corazza.<br />
«Perché non mi avete chiamato prima?»,<br />
domandò Stephen mentre passava le dita<br />
leggerissime sulle cicatrici fresche.
399/960<br />
«Perché stava morendo», rispose calmo<br />
Gabriel Stuart.<br />
Sophia si passò una mano sul viso lasciandosi<br />
una striatura di sangue sullo zigomo<br />
e lo guardò, dimenticandosi per una volta di<br />
chi avesse davanti, cercando soltanto una<br />
risposta in quegli occhi grigi piantati così<br />
dolorosamente nei suoi.<br />
«La Principessa Syriana aveva lo stesso<br />
potere. Curare con la voce», disse Gabriel,<br />
senza rivolgersi a nessuno in particolare, poi<br />
aggiunse, con voce aspra: «Non mi sarei mai<br />
aspettato che lo posse<strong>de</strong>ssi, piccolo<br />
<strong>de</strong>mone».<br />
Frastornata, Sophia si accorse con un<br />
momento di ritardo che l’ultima frase era per<br />
lei, ma non sarebbe comunque riuscita a<br />
rispon<strong>de</strong>re perché aveva la mente improvvisamente<br />
vuota.<br />
«Non morirà?», domandò, con un filo di<br />
voce.
400/960<br />
«No, principessa», intervenne uno <strong>de</strong>i<br />
suoi soldati, con ruvida gentilezza. «Lo hai<br />
salvato tu. Ti ringrazio a nome di tutti: è un<br />
brav’uomo».<br />
Bryce e Axel Van<strong>de</strong>mberg entrarono<br />
poco dopo dalla porta <strong>de</strong>l salone, ormai distrutta<br />
dagli zoccoli <strong>de</strong>i cavalli. Avevano entrambi<br />
l’aria cupa e, per una volta, si<br />
somigliavano moltissimo.<br />
«Niente», disse Axel. «I due che avevamo<br />
messo con le spalle al muro hanno ingoiato<br />
<strong>de</strong>l veleno prima che riuscissimo a farli<br />
parlare».<br />
«Gli altri si sono dileguati», gli fece eco<br />
Bryce. «E io ho rovinato un paio di stivali<br />
nuovi. Sophia, spero che non sia tuo quel<br />
sangue».<br />
Sophia scosse la testa. «No, signore. Sto<br />
bene».<br />
Qualcuno li mise al corrente <strong>de</strong>ll’accaduto.<br />
Dartmont aveva chiuso gli occhi, dal<br />
respiro lento e regolare sembrava immerso
401/960<br />
in un sonno profondo. Stephen Eldrige die<strong>de</strong><br />
disposizioni per farsi mandare una barella,<br />
<strong>de</strong>i portantini e uno <strong>de</strong>i carri dall’Ospedale<br />
<strong>de</strong>lla Misericordia e, nel mentre, lanciava a<br />
Sophia lunghe occhiate inquisitorie.<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg se ne accorse e, a<br />
lunghe falcate, raggiunse la ragazza e la<br />
trasse a sé. Indossava un lungo mantello con<br />
il colletto di pelliccia che gli incorniciava il<br />
volto avvenente.<br />
«Oh no!», disse Bryce, rivolto a Stephen.<br />
«Dopo tutto quello che abbiamo fatto per<br />
salvarla tu non la farai a pezzetti per ve<strong>de</strong>re<br />
come funziona».<br />
Stephen scrollò le spalle. «Se però<br />
dovesse acca<strong>de</strong>rle qualcosa, pretendo di essere<br />
il primo a esaminare il suo cadavere».<br />
Se <strong>de</strong>vo sbarazzarmi di un cadavere<br />
ditemelo con un minimo di anticipo, la<br />
prossima volta.<br />
Quelle parole balenarono nella mente di<br />
Sophia che lo fissò, stupefatta. Il tono
402/960<br />
dogmatico e incolore, l’accento di Salimarr.<br />
Intorno a loro Axel Van<strong>de</strong>mberg, Ross Granville<br />
e Gilbert Morgan erano una presenza<br />
solida e sicura.<br />
«Eravate voi», esclamò, senza pensarci.<br />
«Quella notte al Clarimon<strong>de</strong>».<br />
Cinque i<strong>de</strong>ntici sguardi perplessi si fissarono<br />
su di lei.<br />
«Clarimon<strong>de</strong>?», Ross Granville scosse il<br />
capo, con aria di disapprovazione. «Bryce, le<br />
permetti di frequentare posti <strong>de</strong>l genere?».<br />
«Io…», esordì Sophia ma non riuscì a<br />
continuare.<br />
«Perdonatela, vi prego», Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
le aveva coperto disinvoltamente la<br />
bocca con una mano inguantata. Anche il<br />
polsino <strong>de</strong>l guanto era di pelliccia e le solleticò<br />
il naso. «La mia povera pupilla è così<br />
provata che sta vaneggiando», disse mentre<br />
Sophia cominciava a starnutire<br />
disperatamente.
«Avete sentito? Sicuramente si tratta di<br />
polmonite, quindi è meglio che la porti via».<br />
* * *<br />
403/960<br />
«Dove stiamo andando?», domandò<br />
Sophia mentre la carrozza <strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg<br />
lasciava il Borgo di Altieres.<br />
«Lasciamo loro al Collegio di Al<strong>de</strong>nor e<br />
dopo ti portiamo a casa nostra», disse Bryce<br />
accennando a Julian e Jordan che si erano<br />
addormentati non appena la vettura era<br />
partita. «Ammesso che riusciamo a<br />
svegliarli».<br />
«Nel caso possono dormire qui <strong>de</strong>ntro»,<br />
disse Axel tranquillo, «hanno dormito in<br />
posti peggiori».<br />
«Potrei fermarmi alla Resi<strong>de</strong>nza di Altieres?»,<br />
domandò Sophia timidamente.
404/960<br />
«Vorrei essere presente quando Cain si<br />
sveglierà».<br />
Pensò allo sguardo di rimprovero che le<br />
aveva rivolto Ashton e, all’improvviso, non fu<br />
più così sicura di voler ve<strong>de</strong>re lui, invece.<br />
«Escluso», disse Bryce, in tono reciso.<br />
«Se non sei in un luogo in cui posso controllarti<br />
non chiu<strong>de</strong>rò occhio e sicuramente mi<br />
ammalerò oltre ad avere un aspetto affaticato,<br />
domani».<br />
Sophia pensò di replicare che la scorta<br />
avrebbe potuto seguirla, e giurare che non<br />
avrebbe messo pie<strong>de</strong> fuori dal palazzo se<br />
prima non ne avesse avuto il permesso, poi ci<br />
ripensò.<br />
Guardò Bryce con il suo sguardo più<br />
sperduto, mentre grosse lacrime cominciavano<br />
a rotolarle giù dalle guance. Il<br />
sangue accentuava l’aspetto <strong>de</strong>relitto e lei si<br />
coprì il viso con aria sconsolata.
405/960<br />
«Per favore», disse con un filo di voce.<br />
«Si è ferito per proteggermi e io sono così<br />
preoccupata…».<br />
Separò le dita quel tanto che bastava per<br />
sbirciare la reazione di Bryce Van<strong>de</strong>mberg: la<br />
stava guardando terrorizzato e le sue mani si<br />
muovevano a scatti come pesci senz’acqua.<br />
Un momento dopo si affacciava dal<br />
finestrino. «Cocchiere, alla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla<br />
Reggenza di Altieres. E tu», aggiunse rivolto<br />
a Sophia che si asciugava le lacrime, «non<br />
muoverti da lì senza che ti venga espressamente<br />
ordinato. La scorta ti starà alle<br />
costole».<br />
«Grazie, signore», disse Sophia con<br />
dolcezza.<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg si voltò verso il finestrino<br />
e a Sophia parve che nascon<strong>de</strong>sse<br />
un’espressione contrariata, ma stava solo<br />
ri<strong>de</strong>ndo in silenzio.
406/960<br />
Alexis, il segretario di Adrian Blackmore<br />
che dirigeva la casa cittadina, la accolse sulla<br />
porta insieme a due maggiordomi.<br />
La stanza pronta a ospitarla era quella<br />
sconfinata e confortevole che occupava le<br />
rare volte che poteva fermarsi a dormire con<br />
la sua famiglia. Aveva le pareti piene di<br />
quadri e di specchi.<br />
Non le faceva un effetto particolare<br />
pensare che da qualche parte nelle vicinanze<br />
i padroni di casa, quando il sole aveva minacciato<br />
le barriere <strong>de</strong>lla notte a oriente, si<br />
erano abbandonati al sonno <strong>de</strong>lla morte.<br />
Una cameriera l’aiutò a togliersi il vestito<br />
e a ripulirsi alla meglio con <strong>de</strong>lle pezzuole<br />
umi<strong>de</strong> che profumavano di gelsomini e che<br />
scacciarono l’odore <strong>de</strong>l sangue.<br />
Avvolta nelle lenzuola, tra i veli di una<br />
zanzariera perfettamente inutile in quel periodo<br />
<strong>de</strong>ll’anno, scivolò nel sonno non appena<br />
si rigirò sul fianco, convinta che non sarebbe<br />
riuscita a dormire.
407/960<br />
Si svegliò per la sensazione di una mano<br />
sulla spalla che la scuoteva con <strong>de</strong>cisione.<br />
Emise un lamento e si voltò sul dorso; un<br />
momento dopo fissava il morbido fiocco da<br />
cui rica<strong>de</strong>vano le zanzariere. Era completamente<br />
sola.<br />
Si tirò a se<strong>de</strong>re e si massaggiò la spalla,<br />
distratta, nel punto dove conservava ancora<br />
la sensazione di essere stata scrollata.<br />
«Cain?», disse esitante, ma le ombre<br />
<strong>de</strong>lla stanza erano immote, non guizzavano<br />
come sempre acca<strong>de</strong>va all’imperiosa<br />
presenza di suo fratello.<br />
Si lasciò ca<strong>de</strong>re contro i cuscini e chiuse<br />
gli occhi. Le sovvenne, immediatamente,<br />
l’immagine di Gabriel Stuart, il modo in cui<br />
l’aveva fissata al di sopra <strong>de</strong>l corpo esamine<br />
<strong>de</strong>l capitano Dartmont, le mani insanguinate<br />
e gli occhi pieni di odio.<br />
Piccolo <strong>de</strong>mone, principessa trovatella.<br />
Trattenne un brivido, abbracciando il<br />
cuscino, e cacciò la testa sotto le coperte.
408/960<br />
Strani sogni si affollavano nella sua<br />
mente: una bella fanciulla dai capelli neri e<br />
gli occhi viola come quelli di Ashton; mura<br />
invase di passiflora e una tomba ricoperta di<br />
can<strong>de</strong>le e bambole dagli occhi chiusi.<br />
Di nuovo la sensazione che qualcuno l’afferrasse<br />
nel sonno e la scrollasse con<br />
impazienza.<br />
Gridò e si alzò bruscamente in ginocchio,<br />
con il cuore che batteva a precipizio.<br />
«C’è qualcuno?».<br />
Un’ombra, rapidissima, attraversò uno<br />
<strong>de</strong>gli specchi in fondo alla stanza, ma lei fece<br />
appena in tempo a distinguerne il guizzo che<br />
già era scomparsa.<br />
«C’è qualcuno?», gridò di nuovo.<br />
Le rispose il silenzio. Dalle imposte filtrava<br />
la luce <strong>de</strong>lle luminarie <strong>de</strong>l patio.<br />
Doveva essersi sognata tutto.<br />
Era di nuovo notte, pensò alzandosi per<br />
andare a scostare le ten<strong>de</strong>, il cielo scuro e<br />
vellutato si esten<strong>de</strong>va sul giardino interno
409/960<br />
<strong>de</strong>l palazzo, dove piante selvagge e cortine di<br />
rampicanti creavano alcove segrete e profumate<br />
di fiori.<br />
Un movimento in prossimità di una<br />
magnolia la indusse ad aguzzare la vista.<br />
Era Cain, anche da quella distanza poteva<br />
distinguerne il sorriso mentre lasciava<br />
scorrere le mani su una distesa di gelsomini<br />
bianchi che si piegavano, docili, sotto il suo<br />
tocco.<br />
Sembrava stare bene, i capelli biondi<br />
rilucevano sotto le torce che illuminavano il<br />
giardino, e aveva gettato la giacca su una<br />
panchina macchiata di muschio, cosicché il<br />
candore <strong>de</strong>lla carnagione gareggiava con<br />
quello <strong>de</strong>lla camicia da sera e <strong>de</strong>l panciotto.<br />
Dietro di lui, Adrian lo seguiva più lentamente.<br />
Stava dicendo qualcosa che Sophia<br />
non poteva sentire, ma che indusse Cain a<br />
scuotere il capo con un sorriso misterioso.<br />
Cain si voltò a dire qualcosa al di sopra<br />
<strong>de</strong>lla spalla e Adrian ebbe un’espressione
410/960<br />
molto inconsueta per il suo volto dalla<br />
bellezza sempre distaccata.<br />
Un momento dopo, con un movimento<br />
talmente veloce che Sophia lo notò a stento –<br />
che per un redivivo doveva essere incredibilmente<br />
lento, però, quasi indugiante – Adrian<br />
posò entrambe le mani sulle spalle di Cain e<br />
lo spinse contro il tronco <strong>de</strong>lla magnolia.<br />
Cain non si oppose, gli lanciò invece uno<br />
sguardo vellutato che era l’essenza <strong>de</strong>lla<br />
provocazione.<br />
Un momento dopo la bocca di Adrian era<br />
sulla sua, gli socchiu<strong>de</strong>va le labbra<br />
mostrando il balenare <strong>de</strong>i canini e la tenera<br />
umidità <strong>de</strong>lla lingua. Si baciarono premendosi<br />
l’uno all’altro, le braccia che si intrecciavano,<br />
i volti che si cercavano; poi Adrian<br />
gli spinse un ginocchio tra le gambe, separandole,<br />
premendo in un modo che fece affluire<br />
una vampata di <strong>de</strong>lizioso rossore sulle<br />
guance <strong>de</strong>ll’altro.
411/960<br />
Cain abbandonò la testa di lato, gli occhi<br />
chiusi e le labbra semiaperte, mentre mani<br />
avi<strong>de</strong> correvano sui suoi fianchi e una bocca<br />
bramosa affondava nel suo collo in un modo<br />
che lo fece inarcare e fremere tra le braccia<br />
forti che lo tenevano.<br />
Sophia si riscosse e <strong>de</strong>cise che era il momento<br />
di smettere di guardare: se l’avessero<br />
scoperta sarebbe stato troppo imbarazzante,<br />
anche se lo giudicava poco probabile, tanto<br />
erano assorti l’uno nell’altro.<br />
All’improvviso faceva un gran caldo,<br />
pensò, facendosi aria con una mano e<br />
provando una certa invidia per il fratello.<br />
Chissà che cosa si provava, a essere<br />
preda di una passione così forte, si domandò.<br />
Non fece in tempo a immaginarsi una<br />
risposta che un rumore fragoroso di parecchi<br />
oggetti che sbattevano e vetri che andavano<br />
in frantumi la spaventò a morte.<br />
Si voltò, una mano premuta sul petto, il<br />
respiro corto e veloce, e vi<strong>de</strong> che tutti i
412/960<br />
quadri e gli specchi <strong>de</strong>lla stanza si erano<br />
staccati dalle pareti ca<strong>de</strong>ndo, simultaneamente,<br />
sul pavimento.
19.<br />
Scintille di divinità<br />
«Io non ho fatto nulla questa volta», si<br />
sentì in dovere di specificare Sophia quando<br />
Adrian entrò in biblioteca.<br />
Cain sogghignò. Era sdraiato sul divano<br />
accanto a lei, con una gamba gettata sul<br />
bracciolo e l’espressione di un gatto assonnato<br />
sul viso.<br />
Lei avrebbe voluto chiu<strong>de</strong>rlo in una<br />
stanza e farsi raccontare tutto ciò che era<br />
successo in giardino, ma per il momento<br />
avrebbe dovuto frenare la sua curiosità.<br />
Consi<strong>de</strong>rò Adrian a lungo, gli occhi ver<strong>de</strong><br />
mare, la figura alta, l’avvenenza <strong>de</strong>l viso, e<br />
non riuscì a trattenersi dal dare una gomitata<br />
complice al fratello.
414/960<br />
Il sorriso di Cain si allargò e lo sguardo<br />
prese qualcosa di sognante.<br />
«Bambini», disse Ashton in tono distaccato.<br />
«Avete finito di giocare?».<br />
Sophia gli rivolse uno sguardo ribelle,<br />
ma quando gli occhi <strong>de</strong>ll’altro si fissarono su<br />
di lei, abbassò i propri sulla punta <strong>de</strong>lle<br />
scarpette.<br />
Dopo ciò che era successo al ballo<br />
clan<strong>de</strong>stino non aveva il coraggio di<br />
guardarlo in viso, l’i<strong>de</strong>a di averlo <strong>de</strong>luso e di<br />
aver perduto la sua stima la tormentava<br />
come il morso di una tagliola al cuore.<br />
«Scusa», mormorò.<br />
«Devi sentirti davvero molto in colpa: sei<br />
insolitamente remissiva», commentò<br />
Ashton, e le parve che la sua voce avesse il<br />
sapore di un sorriso, però non alzò lo<br />
sguardo per verificare.<br />
La consi<strong>de</strong>rava una bambina e lei non<br />
aveva fatto nulla per migliorare la sua posizione,<br />
la pena che le gravava sul petto a volte
415/960<br />
era talmente pesante da ren<strong>de</strong>rle difficile<br />
respirare.<br />
«Non temere, non ho intenzione di rimproverarti»,<br />
disse Ashton, avvicinandosi.<br />
Quando le sue luci<strong>de</strong> scarpe da sera le entrarono<br />
nel campo visivo, Sophia alzò il volto<br />
per guardarlo, cercando di non mostrare il<br />
suo dispiacere.<br />
«No?», disse con una sfumatura di<br />
cortese insolenza nella voce.<br />
«Il tuo tutore rivendica il privilegio», aggiunse<br />
Ashton. «Io non ho nulla in<br />
contrario».<br />
«Una seccatura in meno», non riuscì a<br />
trattenersi dal commentare a mezza voce.<br />
«Sophia, guardami».<br />
La sua voce musicale e sua<strong>de</strong>nte avrebbe<br />
indotto una roccia a lasciare la sua se<strong>de</strong> naturale<br />
per seguirla, danzando.<br />
Lei obbedì, tentando di trattenere le proprie<br />
emozioni perché non le scivolassero via
416/960<br />
dal volto rivelando a tutti il dolore che l’accompagnava<br />
sempre.<br />
«Tu non sei una seccatura. Al contrario:<br />
sei una gioia ogni volta che penso a te», la<br />
sua dolcezza, il suo affetto distaccato erano<br />
balsamo e stiletto: sapeva che gli importava<br />
di lei, soltanto non nel modo che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava<br />
con tanto ardore.<br />
«Quando abbiamo <strong>de</strong>ciso che fosse il<br />
Principe Bryce ad assumersi la tua tutela<br />
però abbiamo <strong>de</strong>mandato a lui ogni <strong>de</strong>cisione<br />
che riguardi la tua educazione e la<br />
tua disciplina. Ti assicuro che, a dispetto<br />
<strong>de</strong>ll’atteggiamento noncurante, non è assolutamente<br />
uomo da tollerare interferenze. È<br />
uno <strong>de</strong>i motivi per cui la scelta è ricaduta su<br />
di lui».<br />
«Capisco».<br />
Sophia pensò che invece no, non capiva<br />
affatto.<br />
Ashton e Adrian erano sicuramente in<br />
grado di pren<strong>de</strong>rsi cura di lei e di
417/960<br />
proteggerla, l’unica cosa che aveva recepito<br />
era l’ennesimo rifiuto da parte <strong>de</strong>lla sua<br />
famiglia.<br />
«So che cosa stai pensando», disse<br />
Ashton e si piegò su un ginocchio per portare<br />
il volto alla sua altezza. «Ma noi non siamo<br />
esseri umani, Sophia, non abbiamo la prospettiva<br />
corretta per dare a una giovane<br />
donna ciò che le occorre. L’abbiamo perduta<br />
secoli or sono».<br />
Il discorso era logico e lei si trovò ad annuire,<br />
anche se poco convinta.<br />
«Ciò non toglie che saremo sempre al tuo<br />
fianco», terminò Ashton. «Con un po’ più di<br />
giudizio, spero», aggiunse, lanciando un’occhiata<br />
ammonitoria a Cain.<br />
«Un’altra cameriera si è licenziata», intervenne<br />
a quel punto Adrian, pratico. «Ho<br />
dovuto faticare per convincere qualcuno a<br />
ripulire la stanza di Sophia, si rifiutano di<br />
toccare i quadri e per nulla al mondo hanno<br />
intenzione di avvicinarsi agli specchi: dicono
418/960<br />
che uno spettro sta tornando attraverso i loro<br />
riflessi».<br />
«La nostra gente è sempre stata superstiziosa»,<br />
disse Ashton con un sospiro.<br />
«La servitù è terrorizzata», intervenne<br />
Cain, mettendosi a se<strong>de</strong>re in maniera più<br />
composta. «Li ho sentiti parlare: hanno allestito<br />
altari per chie<strong>de</strong>re protezione e non<br />
guardano mai <strong>de</strong>ntro gli specchi. Credo li puliscano<br />
con gli occhi chiusi».<br />
«Una vecchia cre<strong>de</strong>nza di Altieres»,<br />
spiegò Ashton, se<strong>de</strong>ndo in una poltrona vicino<br />
a loro, «vuole che gli specchi si <strong>de</strong>bbano<br />
coprire quando muore qualcuno durante i tre<br />
giorni di lutto. Altrimenti lo spirito <strong>de</strong>l <strong>de</strong>funto<br />
può pren<strong>de</strong>rvi dimora e non abbandonare<br />
più la casa dove ha abitato, ma non<br />
vedo che cosa possa avere a che fare con…».<br />
I tre vampiri di Blackmore si scambiarono<br />
uno sguardo silenzioso, poi Ashton inarcò<br />
un sopracciglio e aggiunse piano: «Oh,<br />
capisco».
419/960<br />
«Mi piacerebbe poter dire altrettanto»,<br />
commentò Sophia che con lui non riusciva a<br />
non assumere un tono impertinente.<br />
«Nella tua stanza», disse lentamente<br />
Cain, «tempo fa, mentre la stavamo facendo<br />
rimo<strong>de</strong>rnare, si è verificato un inci<strong>de</strong>nte che<br />
abbiamo attribuito all’isteria di una giovane<br />
cameriera troppo impressionabile, ma quello<br />
che è successo questa sera… sembra impossibile<br />
ma davvero il suo spirito è in<br />
questa casa?».<br />
«Cain», disse Sophia. «Mi stai<br />
spaventando».<br />
«Dicono che gli specchi non sono stati<br />
coperti alla sua morte e che lei è rimasta in<br />
questa casa», spiegò Adrian a bassa voce.<br />
«Non riesco a convincerli <strong>de</strong>l contrario e<br />
vogliono che chiamiamo una Maga <strong>de</strong>lle<br />
Anime per accertarcene».<br />
«Per loro ha senso», ammise Ashton<br />
riluttante. «Dopotutto era una persona<br />
dotata di un gran<strong>de</strong> potere e le
manifestazioni sono avvenute solo nei luoghi<br />
che le appartenevano».<br />
Prima che Sophia potesse esplo<strong>de</strong>re,<br />
Cain le prese la mano. «Parlano di nostra<br />
madre, Sophia. La stanza che occupi prima<br />
era la sua».<br />
* * *<br />
420/960<br />
Ce n’era abbastanza da fare accapponare<br />
la pelle, pensò Sophia qualche ora dopo,<br />
quando scese dalla carrozza davanti al Collegio<br />
di Altieres.<br />
Compieta era già trascorsa da un pezzo,<br />
ma nelle sale comuni e nei corridoi regnava il<br />
solito pigro passeggio; gruppetti di stu<strong>de</strong>nti<br />
si riunivano nei pressi <strong>de</strong>l patio intorno alle<br />
panchine di pietra.<br />
Gli scholares di Altieres adottavano il<br />
vezzo di cambiarsi per la cena invece di
421/960<br />
se<strong>de</strong>rsi a tavola con la divisa, e i vestiti a<br />
tinte vivaci <strong>de</strong>lle ragazze formavano macchie<br />
di colore tra le distese <strong>de</strong>i sempreverdi e le<br />
colonne <strong>de</strong>l patio.<br />
«Aspetta».<br />
Quando la sua voce la raggiunse, le parve<br />
provenire dai suoi pensieri più inquieti. Mai<br />
l’aveva sentita rivolgersi a lei in quel tono<br />
educato e freddo, così continuò a camminare,<br />
convinta di averla soltanto immaginata.<br />
Una mano bianca e snella si posò su una<br />
colonna. Prima che lei la superasse, un braccio<br />
le sbarrò il cammino.<br />
Sophia si fermò e lasciò scivolare lo<br />
guardo da quella mano lungo il braccio fino<br />
al viso che, chino sul suo, aveva un’espressione<br />
dura e l’eterna scintilla di sfida in<br />
fondo allo sguardo.<br />
«Gabriel».<br />
C’era stato per caso un momento in particolare<br />
in cui aveva cominciato a pensare a<br />
lui chiamandolo per nome?
422/960<br />
Il lampo che gli attraversò gli occhi, talmente<br />
rapido che avrebbe anche potuto esserselo<br />
sognato, le suggeriva che forse la<br />
me<strong>de</strong>sima domanda aveva attraversato<br />
anche la mente di lui.<br />
Sophia si morse le labbra, ma non distolse<br />
lo sguardo.<br />
«Devo parlarvi».<br />
Il passaggio a un’inflessione più formale<br />
era ancora sconcertante. Dietro il suo atteggiamento<br />
in apparenza gelido si percepiva<br />
una certa tensione.<br />
«Se lo ritenete necessario».<br />
Sophia non avrebbe nemmeno saputo<br />
dire come fosse riuscita a costruire quella<br />
risposta arrogante, ma il lampo pericoloso<br />
che <strong>de</strong>formò per un istante i lineamenti<br />
<strong>de</strong>ll’altro le fece correre un brivido di allarme<br />
lungo la schiena.<br />
«Ciò che voglio dirvi», riprese Gabriel<br />
Stuart brusco, «è di rinunciare formalmente<br />
al trono di Altieres. Potrete conservare il
vostro titolo e le vostre proprietà, così da<br />
continuare a giocare alla principessa capricciosa,<br />
è una promessa. Tuttavia è arrivato il<br />
momento che facciate un passo indietro, per<br />
il bene di tutta la Nazione di Altieres».<br />
* * *<br />
423/960<br />
«Voi avete perduto il senno», proferì<br />
Sophia furiosa non appena riuscì a ritrovare<br />
la voce. «Fatevi da parte e lasciatemi passare:<br />
non ho intenzione di stare ad ascoltarvi<br />
nemmeno un altro momento. Penso di<br />
preferire le vostre pessime maniere e la<br />
vostra abitudine di ignorarmi a queste parole<br />
prive di senso. A<strong>de</strong>sso, se volete scusarmi,<br />
raggiungerei la mia camera».<br />
Pronunciò quel discorso senza quasi<br />
pren<strong>de</strong>re fiato, rossa in viso per lo s<strong>de</strong>gno e<br />
grata di aver avuto la voce ferma.
424/960<br />
Il pugno <strong>de</strong>l ragazzo si strinse contro la<br />
colonna, il muscolo <strong>de</strong>l braccio si irrigidì.<br />
«Sofia», disse Gabriel. «Non fatemi<br />
rimpiangere di avere scelto un approccio<br />
amichevole».<br />
Era la prima volta che lei sentiva pronunciare<br />
il proprio nome nell’inflessione di<br />
Altieres e, confusa, avanzò verso di lui.<br />
«Volete piuttosto farmi di nuovo <strong>de</strong>l<br />
male, come quella volta che mi lasciaste a<br />
terra tramortita dal dolore?», disse con rabbia.<br />
«Tentate e questa volta non mi troverete<br />
impreparata, vigliacco».<br />
Gli lanciò l’ultima parola come un coltello,<br />
ma Gabriel Stuart parve soppesare attentamente<br />
il resto <strong>de</strong>lla frase, prima di<br />
rispon<strong>de</strong>rle.<br />
«Posso farlo, sono stato ordinato Primo<br />
Cavaliere <strong>de</strong>lla Croce appositamente per<br />
avere un’arma contro di voi, penso sia corretto<br />
che lo sappiate».
425/960<br />
Gabriel fece rica<strong>de</strong>re la mano lungo il<br />
fianco, lasciandola libera di passare, ma lei<br />
non si mosse.<br />
«Questo significa che potete ucci<strong>de</strong>rmi a<br />
vostro piacimento?».<br />
L’altro esitò un momento, poi annuì. «La<br />
mia investitura mi conferisce il potere di distruggere<br />
le creature che hanno natura <strong>de</strong>l<br />
Presidio. Ciò che di <strong>de</strong>moniaco esiste in voi<br />
rispon<strong>de</strong> al potere <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Croce<br />
bruciando al mio tocco: se <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ssi di farlo<br />
potrei ridurvi in cenere, in qualsiasi<br />
momento».<br />
Sophia sentì il colore <strong>de</strong>fluirle dal volto,<br />
ma non indietreggiò.<br />
«I Frati Neri sono guardiani <strong>de</strong>lla tregua<br />
con i <strong>de</strong>moni», continuò Gabriel. «Noi <strong>de</strong>lla<br />
Croce siamo guardiani <strong>de</strong>l genere umano,<br />
così abbiamo il potere di eliminare ciò che lo<br />
minaccia. Ho lottato per ottenere la mia investitura:<br />
soltanto un Cavaliere <strong>de</strong>lla Croce
426/960<br />
può opporsi efficacemente a un Blackmore di<br />
sangue puro».<br />
Prima che lei potesse anche solo pensare<br />
di replicare l’altro proseguì. «Sono consapevole<br />
che in voi ar<strong>de</strong> la scintilla divina <strong>de</strong>lla<br />
Rosa di Blackmore. Lo avete dimostrato<br />
quando lo scorso anno la vostra voce è quasi<br />
riuscita a ucci<strong>de</strong>rmi e quando Fay stava per<br />
avere la stessa sorte. È stato ancora più evi<strong>de</strong>nte<br />
quando ieri notte avete risanato il capitano<br />
Dartmont, ma ciò non toglie che non siate<br />
adatta a governare. Ammettetelo per<br />
prima davanti a voi stessa: non conoscete<br />
Altieres né vi interessa, siete soltanto il<br />
fantoccio <strong>de</strong>i vampiri di Blackmore che si ostinano<br />
a non capire che i tempi sono cambiati;<br />
siete la pedina <strong>de</strong>lla Nazione di Al<strong>de</strong>nor<br />
che è soltanto interessata a non per<strong>de</strong>re la<br />
sua egemonia sul Continente».<br />
Se l’avesse di nuovo colpita non avrebbe<br />
potuto bruciare di più. Le sue parole erano<br />
quanto di più umiliante avesse mai sentito e,
427/960<br />
nel profondo <strong>de</strong>l cuore, doveva ammettere<br />
che era ancora più orribile udirlo dare voce<br />
alle sue paure.<br />
Perfida, subdola creatura, pensò, ferita.<br />
Poteva dimostrarsi più civile ma era lo<br />
stesso ragazzo che le aveva torto un polso<br />
fino a farla gridare e che aveva picchiato<br />
Julian e Jordan soltanto per prepotenza.<br />
«Finché io sono viva», disse, con asprezza,<br />
«non avrete mai Altieres. Voi Stuart<br />
non siete riusciti a ucci<strong>de</strong>rmi ieri notte e non<br />
ci riuscirete facilmente neanche in futuro».<br />
L’i<strong>de</strong>a le era sopraggiunta sul momento e<br />
aveva parlato senza riflettere, eppure non<br />
poteva esserci altra spiegazione: la persona<br />
che le stava davanti doveva essere responsabile<br />
<strong>de</strong>lla congiura o, di sicuro, lo era<br />
la sua famiglia.<br />
«A<strong>de</strong>sso siete voi a vaneggiare, signora»,<br />
disse Gabriel, gelido. «Vi prego di controllarvi.<br />
State rivolgendo alla mia famiglia accuse<br />
tali che, se foste un uomo,
428/960<br />
richie<strong>de</strong>rebbero soddisfazione su un campo<br />
da duello. Non avete alcuna prova di ciò che<br />
dite».<br />
Protese una mano verso di lei e Sophia si<br />
ritrasse. Le dita di Gabriel artigliarono l’aria<br />
e si serrarono in un pugno e lei lo vi<strong>de</strong> impallidire.<br />
«Non inten<strong>de</strong>vo…». S’interruppe e<br />
prese un lungo respiro. «Andate, principessa<br />
trovatella. Se <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rate scontrarvi con me è<br />
ciò che otterrete».<br />
Le rivolse un inchino rigido, poi le voltò<br />
le spalle allontanandosi a lunghe falcate attraverso<br />
il patio. Sophia vi<strong>de</strong> la gente scostarsi<br />
al suo passaggio, il buio di un loggiato<br />
inghiottire la sua figura alta.<br />
La frustrazione che provava era tale che<br />
sul momento <strong>de</strong>cise che lo avrebbe seguito e<br />
gli avrebbe fatto rimangiare tutto il suo disprezzo.<br />
Poi cambiò i<strong>de</strong>a.<br />
Furiosa, umiliata, si diresse verso le scale<br />
evitando lo sguardo di tutti coloro che<br />
avevano assistito alla scena.
429/960<br />
Sbatté la porta alle proprie spalle e si<br />
precipitò verso il fagotto di vestiti che uno<br />
<strong>de</strong>i servitori <strong>de</strong>i Blackmore aveva riportato in<br />
collegio.<br />
Il vestito nero indossato per il ballo<br />
clan<strong>de</strong>stino era stato ripulito, ma a lei interessava<br />
il mantello.<br />
Lo rigirò e frugò nelle tasche fino a che<br />
non trovò ciò che cercava. La medaglietta<br />
d’argento di Santa Elienne scintillò sul suo<br />
palmo come una cosa viva.<br />
Il prezzo <strong>de</strong>ll’elemosina a una mendicante,<br />
pensò Sophia con rabbia: piegare la<br />
volontà di un uomo.<br />
Con la medaglietta stretta in pugno<br />
ridiscese le scale a precipizio e bussò con<br />
forza alla porta di Fay e Caroline Mayfield.<br />
Senza atten<strong>de</strong>re risposta spalancò la<br />
porta. Le due sorelle, intente a intrecciarsi i<br />
capelli per la notte, la guardarono a bocca<br />
aperta.
430/960<br />
«Fay», disse Sophia controllandosi a<br />
stento. «Mi serve il tuo aiuto».
TERZA PARTE
SECONDO INTERMEZZO<br />
L’altro lato di uno specchio<br />
Lui riposava davanti al camino e le<br />
fiamme dissimulavano di ombre i segni <strong>de</strong>l<br />
tempo sul suo viso.<br />
Aveva creduto, troppi anni prima, che<br />
durante i loro giorni avrebbe guardato la<br />
giovinezza e la maturità avvicendarsi su<br />
quei tratti che non si sarebbe mai stancata<br />
di osservare in ogni loro mutevole<br />
espressione.<br />
Lui riposava, da solo come l’aveva conosciuto<br />
e, se altre c’erano state nella sua<br />
vita, erano scomparse nel ricordo sempre<br />
eterno di quello che erano loro due, insieme.<br />
Intorno al collo poteva scorgere il<br />
bagliore di una sottile catena e, anche senza<br />
ve<strong>de</strong>rla, sapeva che la penna d’oro riposava
433/960<br />
sul suo petto come il giorno che l’aveva<br />
ricevuta in pegno di eterna lealtà.<br />
La forza d’attrazione <strong>de</strong>l mondo <strong>de</strong>i vivi<br />
l’aveva spinta, inesorabile, verso di lui, nella<br />
morte come era stato in vita.<br />
Si protese, senza riuscire a frenarsi. Con<br />
dita senza peso toccò il suo volto, poi si ritrasse<br />
in preda a qualcosa che conosceva ma<br />
a cui non riusciva più a dare un nome.<br />
Dolore, mancanza, sofferenza.<br />
L’uomo rimase immoto in un primo<br />
istante, poi sollevò lentamente il capo e neppure<br />
l’oro <strong>de</strong>lle fiamme riuscì a scaldare<br />
l’argento <strong>de</strong>i suoi capelli e nel suo sguardo.<br />
Segnato da rughe e cicatrici, il suo viso<br />
era ancora quello che aveva racchiuso tra le<br />
mani quando a diciassette anni cre<strong>de</strong>va che<br />
sarebbe morta soltanto per il suo tocco.<br />
«Chi c’è?».<br />
Lo vi<strong>de</strong> alzarsi in piedi, il corpo era<br />
sempre quello di un guerriero, ma a<strong>de</strong>sso
434/960<br />
era temprato da troppi scontri per poterli<br />
contare tutti.<br />
Gli guardò la mano sinistra mentre raccoglieva<br />
la spada, l’anulare tranciato di<br />
netto quando gli avevano strappato il suo<br />
anello, lo sfregio sulle nocche.<br />
Lo sguardo con cui scandagliò la stanza<br />
era familiare ed estraneo al tempo stesso.<br />
C’era una durezza che non era ancora<br />
completamente formata, l’ultima volta che<br />
aveva posato lo sguardo su di lui, la sfida di<br />
chi non ha più palmi di felicità da giocare a<br />
dadi col <strong>de</strong>stino.<br />
«Esci fuori», il ringhio nella sua voce<br />
avrebbe potuto provocarle un brivido se<br />
fosse stata ancora in grado di provare gelo<br />
o calore.<br />
Lo vi<strong>de</strong> muovere la mano che impugnava<br />
la spada e chiamare a sé rivoli di<br />
nebbia che gli circondarono il polso.<br />
Non aveva dubbi, non aveva paura.
435/960<br />
Lei sentì l’eco <strong>de</strong>l piacere che aveva<br />
provato posandogli una mano sul petto e<br />
sentendo che la sua anima non avrebbe mai<br />
vacillato.<br />
Allora si spostò nell’ombra fino a trovarsi<br />
davanti a lui.<br />
Con dita senza tatto né sensibilità raggiunse<br />
il punto <strong>de</strong>lla sua gola dove il sangue<br />
batteva, tranquillo.<br />
L’uomo trasalì e indietreggiò con un<br />
movimento incontrollato. La mano sfregiata<br />
si contrasse, percorsa da uno spasmo, la<br />
spada cad<strong>de</strong> sul pavimento con un clangore<br />
di metallo.<br />
«Sei tu», il suo sussurro ar<strong>de</strong>nte, la luce<br />
che gli trasfigurò le fattezze le disse, con<br />
chiarezza, che l’aveva vista.<br />
Al di là <strong>de</strong>lla separazione e <strong>de</strong>lla morte,<br />
l’aveva riconosciuta.<br />
Gli tese le braccia e socchiuse le labbra.<br />
Ti terrò sul mio cuore che ha smesso di<br />
battere, per non lasciarti andare mai più.
436/960<br />
Seguimi in questa tenebra senza fine<br />
dove scal<strong>de</strong>rai il freddo <strong>de</strong>lla mia tomba.<br />
Dalla sua bocca non uscì alcun suono; il<br />
potere si stava affievolendo e le braccia<br />
<strong>de</strong>lla morte la richiamavano nel loro eterno<br />
amplesso.
20.<br />
L’Arsenale<br />
«Quando Selina si accorgerà che siamo<br />
entrati ci ucci<strong>de</strong>rà», commentò Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
cupo. «Per fortuna le mie esequie<br />
sono pronte».<br />
«Le tue esequie sono pronte da quando<br />
sei nato», rispose Axel. «Ti ricordo che sei un<br />
Principe <strong>de</strong>lla Corona. In più il tuo seguito di<br />
beccamorti ha provveduto a personalizzarle:<br />
se tu dovessi morire sarebbero loro a tenere<br />
il lutto stretto consi<strong>de</strong>rando che, come morto<br />
finto, procuri lavoro più di un morto vero».<br />
«Axel, posso fare a meno <strong>de</strong>l tuo affetto<br />
fraterno, davvero».<br />
«Selina non si accorgerà di nulla», intervenne<br />
Gil Morgan. «Se qualcuno dovesse<br />
ve<strong>de</strong>rci, penserà che la famigerata
438/960<br />
Confraternita <strong>de</strong>lle Cinque Lune ha<br />
commesso qualche altra malefatta e forse<br />
l’Onorabile Lara sprecherà un pensiero almeno<br />
per la mia i<strong>de</strong>ntità segreta», concluse.<br />
Ross Granville, che era troppo educato<br />
per commettere qualsiasi malefatta, scosse il<br />
capo. «Piuttosto, perché non facciamo un po’<br />
di luce da questa parte?», domandò. «Non<br />
vorrei che, come il povero Gareth, ci capitasse<br />
di inciampare e causare un altro<br />
crollo».<br />
«Fidati di me», rispose Stephen Eldrige.<br />
«Nemmeno con un ariete riusciresti a provocare<br />
la metà <strong>de</strong>i danni che quella capra di<br />
mio fratello riesce a causare con la sua mera<br />
esistenza».<br />
Tutti loro volevano un gran bene a<br />
Gareth Eldrige ma nessuno ebbe il coraggio<br />
di replicare.<br />
«Davvero lo proporrai come tuo successore?»,<br />
chiese Gil, curioso, ad Axel.<br />
Quella di Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave era
439/960<br />
la più importante tra le cariche <strong>de</strong>lle confraternite<br />
universitarie e il simbolo stesso <strong>de</strong>llo<br />
status <strong>de</strong>gli scholares nella società cittadina.<br />
«Gareth sarà un ottimo duca», disse<br />
Axel, che aveva avuto quell’onore e onere per<br />
due volte di seguito, un’eccezione che aveva<br />
un solo prece<strong>de</strong>nte: il Duca Damian Assange<br />
più di un secolo prima.<br />
«Conosce profondamente l’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Chiave e tutti i suoi meccanismi e mi è stato<br />
di gran<strong>de</strong> aiuto durante il mio mandato»,<br />
disse Axel. «Sono sicuro di lasciare l’ordine<br />
in ottime mani».<br />
«Che provocheranno un disastro alla<br />
prima occasione utile», disse Stephen<br />
Eldrige. «Guardate un po’ qui piuttosto», aggiunse<br />
dirigendo un fascio di luce contro una<br />
parete dove un bordo di vecchio legno incorniciava<br />
una porzione di muro più chiara.<br />
«Qui c’era una porta. Che facciamo?».<br />
«Dovevamo procurarci una mappa <strong>de</strong>lla<br />
città sotterranea», Ross sospirò.
440/960<br />
«Genio, hai qualche i<strong>de</strong>a?», domandò<br />
Gil.<br />
Stephen emise un sospiro che parve più<br />
un ringhio. Passò le dita sensibili lungo i<br />
contorni <strong>de</strong>lla porta murata e disse: «Non<br />
posso farla saltare senza rischiare di far crollare<br />
l’intero Ordine <strong>de</strong>lla Penna».<br />
Bryce alzò entrambe le mani in un gesto<br />
che voleva scongiurare l’eventualità. «Meglio<br />
di no, ho l’impressione che questo farebbe<br />
davvero infuriare Selina e io preferisco una<br />
comoda dipartita in battaglia o durante<br />
un’amena catastrofe naturale che finire tra le<br />
sue grinfie».<br />
«Avremmo dovuto chie<strong>de</strong>re a un redivivo<br />
di accompagnarci», disse Stephen.<br />
«Lady Von Sayn, per esempio», commentò<br />
Gil a bassa voce.<br />
Stephen non avrebbe potuto dare meno<br />
importanza al coro di sogghigni che si levò<br />
intorno a lui. Si limitò a dirigere il fascio di<br />
luce <strong>de</strong>lla lanterna (una sua invenzione,
441/960<br />
naturalmente) verso una parete dove lo<br />
smottamento aveva aperto un varco che si<br />
per<strong>de</strong>va nel buio.<br />
«Tentiamo di allargare questo abbastanza<br />
da passarci». Qualsiasi cosa proponesse<br />
aveva piuttosto l’aria di una sentenza.<br />
«Non vedo altro modo. Qualcuno ha<br />
un piccone?».<br />
«Fatevi da parte», disse Bryce rimboccandosi<br />
le maniche. «Se l’Onorabile Magistra<br />
dovesse sentire <strong>de</strong>i rumori sospetti, voglio<br />
essere il più lontano possibile da qui».<br />
Dopo un po’ di tempo Axel emise un<br />
sospiro impaziente. «Bryce», commentò in<br />
tono vagamente aggressivo, «quella parete la<br />
stai <strong>de</strong>molendo oppure accarezzando? Tra<br />
poco sarà mattina».<br />
Bryce piantò il piccone in un cumulo di<br />
pietre e si terse il sudore dalla fronte con un<br />
gesto di stizza. «Va bene, abbiamo capito che<br />
questa faccenda ti sta creando parecchie
442/960<br />
preoccupazioni, ma non vedo il motivo per<br />
cui <strong>de</strong>bba pren<strong>de</strong>rtela con me».<br />
«Buoni bambini…», esortò Ross Granville,<br />
pericolosamente calmo.<br />
«Faccio io», si offrì Axel.<br />
Bryce si fece da parte con un inchino<br />
ironico. «Ti prego di voler favorire. Almeno<br />
sfogherai un po’ <strong>de</strong>lle tue energie represse.<br />
Mia sorella adottiva ti ha scacciato dalle sue<br />
stanze?».<br />
Axel gli die<strong>de</strong> un pugno scherzoso sulla<br />
spalla, per metà di scuse. Bryce sorrise massaggiandosi<br />
con ostentazione la parte offesa.<br />
Per un po’ Axel lavorò in silenzio, rimpiangendo,<br />
per via <strong>de</strong>l caldo, di non potersi<br />
spogliare a torso nudo.<br />
Non aveva compreso di avere i nervi a<br />
fior di pelle, non fino a che non cozzò contro<br />
qualcosa di metallico e l’urto non gli fece saltare<br />
il piccone di mano.<br />
«Dannazione!», urlò raccogliendolo e<br />
scagliandolo con rabbia. «Dannazione».
443/960<br />
Seguì un silenzio sbigottito interrotto dal<br />
commento tetro di Bryce: «Questa volta<br />
Selina ci ha sicuramente sentito».<br />
«Sì», rispose Ross, «dal suo letto nel Collegio<br />
di Faldras».<br />
«Amen», disse allegramente Morgan e si<br />
avvicinò per raccogliere il piccone. «Van,<br />
vecchio mio, a mio parere hai bisogno di un<br />
cordiale e di una nottata nel letto <strong>de</strong>lla tua<br />
fidanzata».<br />
Axel si passò una mano sugli occhi<br />
arrossati dalla polvere. «No», disse. «Potrebbe<br />
chie<strong>de</strong>rmi spiegazioni che non ho la<br />
possibilità di darle».<br />
«Axel», intervenne Ross con voce calma<br />
e ragionevole. «Hai visto quella creatura<br />
morire. L’hai uccisa tu con le tue mani. È<br />
scomparsa più di sei anni fa, non tornerà per<br />
farvi <strong>de</strong>l male».<br />
«Non lo so», ammise Axel riuscendo,<br />
forse per la prima volta, a dare una forma<br />
concreta ai suoi timori. «A volte ho paura
che Belladore non sia morta. I suoi oggetti<br />
ricompaiono nei modi meno opportuni e<br />
ogni volta mi portano a scoprire qualcosa che<br />
può solo aumentare la mia angoscia. Penso e<br />
ripenso a ciò che è successo nel momento in<br />
cui ho creduto di distruggerla per capire se<br />
può avere avuto una via d’uscita, qualsiasi<br />
cosa, un cavillo che abbia potuto salvarla».<br />
Gli occhi, dietro la maschera, bruciavano<br />
come se li avesse strofinati con il sale.<br />
«Certe volte sono quasi sicuro che il fantasma<br />
di Belladore <strong>de</strong> Lanchale sia tornato».<br />
* * *<br />
444/960<br />
Gil Morgan si massaggiò il mento,<br />
pensoso. «Ora che ci penso, negli ultimi periodi<br />
in città si fa un gran parlare di fantasmi.<br />
Ne hanno avvistato uno proprio l’altra sera,
445/960<br />
nelle soffitte <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Libra, mentre<br />
al piano di sotto si teneva una festa».<br />
«Falso allarme», rispose Bryce. «Gareth<br />
si era perso cercando una latrina».<br />
L’altro Eldrige, quello intelligente, si<br />
strinse nelle spalle. «Axel, non ho mai sentito<br />
parlare di fantasmi vampiri. Entrambe<br />
sono condizioni di sopravvivenza di qualcosa<br />
al di là <strong>de</strong>lla morte, ma non le ho mai viste<br />
coesistere nel me<strong>de</strong>simo fenomeno».<br />
Stephen tacque e con una mano inguantata<br />
esaminò ciò che aveva interrotto il<br />
lavoro di Axel.<br />
«Sembra una vecchia botola. La ruggine<br />
l’ha corrosa tanto che l’ho scambiata per la<br />
roccia rossa <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla».<br />
«Dove credi che conduca?», domandò<br />
Ross.<br />
Stephen si alzò, pulendosi le mani sulle<br />
ginocchia. «Non ne posso essere certo, ma le<br />
Carceri Vecchie e l’Arsenale <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla<br />
si trovano in questa direzione».
446/960<br />
«Andiamo a dare un’occhiata», disse<br />
Morgan. «Tanto l’alternativa era un’altra<br />
nottata a cantare in taverna».<br />
L’Arsenale <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla era abbandonato<br />
da secoli, ma sostanzialmente ben<br />
tenuto.<br />
Sorgeva sul lungofiume, la sua mole<br />
massiccia sulla prospettiva che si affacciava<br />
sul Presidio, simile all’ultimo bastione<br />
umano contro le nebbie che ne<br />
promanavano.<br />
Simbolo di quando la Vecchia Capitale<br />
era il centro <strong>de</strong>i traffici marittimi, le migliori<br />
maestranze cittadine vi avevano costruito le<br />
navi con cui i Van<strong>de</strong>mberg avevano controllato<br />
i mari che circondavano il Continente.<br />
Percorsero gallerie sotterranee con l’unica<br />
compagnia <strong>de</strong>ll’eco <strong>de</strong>i loro passi che si<br />
per<strong>de</strong>vano lontano e <strong>de</strong>lle chiacchiere<br />
spensierate.<br />
I passaggi ormai in disuso collegavano il<br />
complesso <strong>de</strong>ll’Arsenale alle Vecchie Carceri,
447/960<br />
in memoria <strong>de</strong>i tempi in cui ai prigionieri era<br />
condonata parte <strong>de</strong>lla pena se prestavano la<br />
loro collaborazione nella costruzione <strong>de</strong>lle<br />
galere che avrebbero attraversato i grandi<br />
mari e li avrebbero protetti dalle flotte di Lyonoris<br />
e Majalasta.<br />
«Troveremo soltanto topi grandi come<br />
cavalli», disse Gil Morgan, scostando con un<br />
calcio una porta di legno che ca<strong>de</strong>va a pezzi.<br />
«Nessuno viene in questi posti tranne qualche<br />
matricola in vena di prove di coraggio».<br />
«Potremmo incontrarci un fantasma»,<br />
disse Ross Granville. «Ma temo che i nostri<br />
discorsi potrebbero terrorizzarlo».<br />
«Parla per te, Granville», intervenne una<br />
voce cupa e tombale.<br />
Ross si voltò per ve<strong>de</strong>re da dove provenisse<br />
e fece un salto indietro scorgendo un<br />
volto nell’ombra, illuminato dal basso verso<br />
l’alto da una lampada che gli dava un’aria livida<br />
e spettrale.
448/960<br />
Era Bryce che rise quando l’altro disse,<br />
disgustato: «Idiota».<br />
«Esattamente come pensavo», esclamò<br />
Stephen Eldrige.<br />
«Cioè che Bryce è un idiota?», disse<br />
Ross.<br />
«Siamo all’Arsenale», Stephen fece un<br />
gesto imperioso per zittirli tutti.<br />
«Sento il rumore <strong>de</strong>l fiume», disse Axel,<br />
in tono sommesso e Stephen annuì. «Ora<br />
dobbiamo solo trovare un modo per risalire.<br />
Sono sicuro che da qualche parte ci <strong>de</strong>bbano<br />
essere <strong>de</strong>lle scale».<br />
«Siamo nella stanza di raccolta <strong>de</strong>i prigionieri»,<br />
disse Stephen dopo essersi guardato<br />
attorno con attenzione. «A meno che non<br />
mi sbagli, e acca<strong>de</strong> raramente, dovrebbero<br />
esserci <strong>de</strong>lle scale lassù, oltre quelle botole<br />
sul soffitto. Dobbiamo solo tirarne giù una».<br />
«Semplice, no?», osservò Morgan in<br />
tono cordiale. Stephen ignorò la sua ironia o,
449/960<br />
probabilmente, al suo solito nemmeno la<br />
notò.<br />
«Ho capito come fare», disse Axel studiando<br />
le travi che attraversavano la sommità<br />
<strong>de</strong>lla galleria e i mattoni in rilievo su una<br />
parete. Gettò il mantello a Ross e cominciò<br />
ad arrampicarsi sul muro, spostandosi cautamente<br />
da una sporgenza all’altra.<br />
«Prendi questi», Stephen gli lanciò qualcosa.<br />
«Se c’è un chiavistello potrebbero<br />
servirti».<br />
«Stai attento alle assi marce», disse<br />
Bryce, impaziente. «Se cadi mi toccherà essere<br />
l’ere<strong>de</strong> al trono <strong>de</strong>signato e Dio solo sa<br />
se è una noia mortale».<br />
Axel afferrò una trave di legno scuro e<br />
dall’apparenza solida, rinforzata da cerchi di<br />
ferro. «Reggono», disse, laconico.<br />
Si spostò da una all’altra fino a se<strong>de</strong>rsi<br />
cavalcioni su quella immediatamente sotto la<br />
botola. Sollevando le braccia arrivava comodamente<br />
a una serratura che, a dispetto
450/960<br />
<strong>de</strong>i secoli, sembrava in uno stato abbastanza<br />
buono.<br />
Axel si frugò nelle tasche e ne trasse i<br />
grimal<strong>de</strong>lli di Stephen. Dopo un paio di tentativi<br />
riuscì ad avere ragione <strong>de</strong>lla serratura e<br />
la vittoria fu salutata da una salva di applausi<br />
e di fischi nella zona sottostante.<br />
Spinse lo sportello <strong>de</strong>lla botola verso<br />
l’alto, era pesante e sentì i muscoli ten<strong>de</strong>rsi<br />
fino allo spasmo, poi lentamente la sentì sollevarsi.<br />
I cardini non produssero alcun suono,<br />
come se fossero stati oliati di recente.<br />
Lo sportello ricad<strong>de</strong> dall’altra parte con<br />
un tonfo e Axel afferrò i bordi <strong>de</strong>ll’apertura<br />
per issarsi all’interno.<br />
«C’è una scala», disse poco dopo.<br />
Stephen Eldrige fece un verso che voleva<br />
significare che lui non aveva avuto dubbi<br />
sull’esattezza <strong>de</strong>lle proprie supposizioni.<br />
Una scala a pioli scese lentamente<br />
dall’alto, scorrendo su alcune gui<strong>de</strong>, e l’estremità<br />
inferiore atterrò con un tonfo ai piedi
451/960<br />
di Bryce che protestò: «Morton ha impiegato<br />
due ore per lucidare questi stivali e tu hai appena<br />
rischiato di graffiarmeli!».<br />
Con la disinvoltura <strong>de</strong>ttata da una lunga<br />
abitudine, Axel lo ignorò.<br />
«C’è qualcosa che non mi convince».<br />
Invece non si sarebbe mai sognato di ignorare<br />
una qualsiasi osservazione che<br />
provenisse dal suo migliore amico, così si<br />
sporse verso il basso.<br />
«Che succe<strong>de</strong>, Ross?».<br />
«Guardate».<br />
Alla luce <strong>de</strong>lle lanterne, i pioli <strong>de</strong>lla scala<br />
apparivano rovinati e pericolanti. Da circa<br />
metà scala in avanti, erano spezzati e sembravano<br />
sul punto di staccarsi dalla struttura<br />
da un momento all’altro.<br />
«Non mi era sembrata così malmessa»,<br />
disse Axel. «Ma ho già visto qualcosa <strong>de</strong>l<br />
genere».<br />
«Stai attento, per l’amor <strong>de</strong>l Cielo!»,<br />
ringhiò Bryce quando lo vi<strong>de</strong> apprestarsi a
452/960<br />
scen<strong>de</strong>re la scala per saggiarla in prima<br />
persona.<br />
«Fate più luce, per favore», rispose Axel.<br />
Senza ulteriori commenti, Stephen diresse<br />
un fascio di luce verso la scala. «Illusione?»,<br />
domandò, sbrigativo.<br />
Axel rispose con un mugugno di assenso<br />
e studiò con attenzione uno <strong>de</strong>i pioli <strong>de</strong>lla<br />
scala: ai margini le cerniere di ferro sembravano<br />
disfarsi di ruggine e il legno al<br />
centro appariva così marcio da non potere<br />
sostenere nemmeno la pressione di una<br />
mano.<br />
Axel fece un respiro poi vi appoggiò il<br />
pie<strong>de</strong>.<br />
Non accad<strong>de</strong> nulla: sotto la suola <strong>de</strong>llo<br />
stivale l’appoggio era fermo e solido.<br />
«Potete salire», disse. «Qualcuno si è<br />
preso la briga di proteggere la scala con un<br />
maleficio. A<strong>de</strong>sso bisogna solo scoprire<br />
perché».
* * *<br />
453/960<br />
«Sembra tutto abbandonato», disse Gil<br />
Morgan spostandosi a passo pigro da un lato<br />
all’altro <strong>de</strong>ll’enorme ambiente in cui erano<br />
entrati. «Ma è da secoli, ormai, che i cantieri<br />
navali più importanti si trovano da noi».<br />
Parlò nel tono tranquillo con cui solitamente<br />
rilevava che qualsiasi cosa si trovasse<br />
a sud era migliore che nel resto <strong>de</strong>l<br />
Continente.<br />
Morgan discen<strong>de</strong>va da una famiglia di<br />
facoltosi armatori di Delamàr, la nuova nobiltà<br />
a cui le antiche famiglie <strong>de</strong>l Continente<br />
guardavano come una schiatta di arricchiti, e<br />
di cantieri navali se ne inten<strong>de</strong>va.<br />
«Però per essere marinai d’acqua dolce<br />
erano male<strong>de</strong>ttamente bravi da queste<br />
parti», concesse. «Mio nonno ha ancora una<br />
tartana costruita qui più di due secoli fa, l’ha<br />
fatta restaurare e la bambina nuota che è una<br />
bellezza». Per dimostrare il suo
454/960<br />
apprezzamento si schioccò un sonoro bacio<br />
sulle dita e Bryce scosse il capo: soltanto a<br />
Delamàr potevano riservare a una barca le<br />
paroline dolci <strong>de</strong>stinate a una donna.<br />
La luce <strong>de</strong>lla luna piena dilagava dalle<br />
alte finestre a feritoia, creando strisce chiare<br />
sul pavimento coperto da uno strato di<br />
polvere recente, come se qualcuno, tempo<br />
prima, avesse pulito.<br />
«Ci vorrebbe tutta la notte per esplorare<br />
i cantieri e le officine. Dovremo tornare»,<br />
disse Stephen, gettando uno sguardo all’acqua<br />
<strong>de</strong>l fiume oltre il davanzale. Macchie di<br />
chiarore lunare danzavano sulla superficie<br />
placida e scura, le cor<strong>de</strong>rie e i magazzini<br />
erano silenziosi e tranquilli.<br />
«Ma cosa…».<br />
Il ruggito di Morgan si interruppe e gli<br />
altri si voltarono verso di lui con la mano già<br />
pronta sull’elsa <strong>de</strong>lla spada o sul calcio <strong>de</strong>lla<br />
pistola.
455/960<br />
«Che succe<strong>de</strong>, Gil?», disse Bryce, impaziente.<br />
«Il mio povero e cagionevole cuore<br />
stava per fermarsi».<br />
«A differenza <strong>de</strong>lla tua lingua, Van<strong>de</strong>mberg»,<br />
esclamò Gil, nervoso, avvicinandosi a<br />
grandi passi a una parete. «Sono convinto di<br />
avere visto una macchia scura che aveva<br />
tutta l’aria di essere sangue e ora non la vedo<br />
più».<br />
Mormorò una preghiera che somigliava<br />
più a uno scongiuro, poi prese la croce d’oro<br />
che aveva al collo e la baciò.<br />
Come quasi tutti coloro che provenivano<br />
da Delamàr nutriva una diffi<strong>de</strong>nza superstiziosa<br />
per il sovrannaturale, al quale si opponeva<br />
con un ricorso alla fe<strong>de</strong> religiosa<br />
poco più che scaramantico.<br />
«L’odore è quello <strong>de</strong>l sangue, anche se,<br />
mi venga un acci<strong>de</strong>nti se questo muro non<br />
sembra passato a calce di fresco. Portento,<br />
che ne pensi?», aggiunse piegando l’indice a<br />
gancio per chiamare Stephen.
456/960<br />
Mentre Eldrige esaminava la parete a<br />
due dita di distanza, Axel protese la mano e<br />
la passò sulla superficie. Sentì umido e<br />
quando la ritrasse vi<strong>de</strong>ro tutti che era macchiata<br />
di sangue.<br />
«Non mi piace per niente», disse Morgan.<br />
«Questa cosa puzza di diavoleria<br />
lontano un miglio».<br />
«Consi<strong>de</strong>rando l’odore di alghe marce e<br />
di umido che c’è in questo posto», commentò<br />
Bryce, «direi che la situazione sta<br />
peggiorando».<br />
Un’ombra oscurò la stanza passando,<br />
rapida, davanti alle finestre. Tutti si<br />
guardarono intorno e le spa<strong>de</strong> lampeggiarono<br />
fuoriuscendo dalle guaine.<br />
«Ho sentito qualcosa», disse Axel, passando<br />
la spada nella sinistra per estrarre la<br />
pistola da dietro la schiena.<br />
Una sostanza bianca si materializzò poco<br />
lontano da loro e rimase a galleggiare in aria
assumendo<br />
antropomorfe.<br />
<strong>de</strong>lle vaghe<br />
457/960<br />
fattezze<br />
«Ma è un male<strong>de</strong>tto fantasma?», esclamò<br />
Morgan, esasperato.<br />
«Potrebbe essere anche bene<strong>de</strong>tto»,<br />
disse Ross Granville che dava a tutti un’opportunità.<br />
«Ma al momento non credo che<br />
siamo così fortunati».
21.<br />
Signori di notte<br />
Prima che riuscissero a <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re cosa<br />
fare, la sagoma evanescente si gonfiò, palpitò<br />
e un momento dopo si divise in due parti<br />
che, a loro volta, ne generarono altre due.<br />
Una schiera di entità bianche si lanciò su<br />
di loro, attraversandoli con la loro consistenza<br />
fumosa e gelida.<br />
Ross Granville si lasciò sfuggire un grido<br />
di sorpresa. «Acci<strong>de</strong>nti. Fanno male».<br />
«Vuol dire che ti spaventano», disse<br />
Morgan. «La mia vecchia balia diceva che i<br />
fantasmi sono come le bestie feroci: fiutano<br />
la paura».<br />
Axel ne schivò uno, ma quello gli passò<br />
attraverso il braccio sinistro intorpi<strong>de</strong>ndolo<br />
come la stretta di una morsa. Serrò con forza
459/960<br />
le dita intorno alla spada e scosse il polso per<br />
scacciare il formicolio.<br />
«Mai visto niente <strong>de</strong>l genere. Che<br />
facciamo?».<br />
Stephen prese una fiaccola e la lanciò<br />
nella loro direzione, ma la fiamma li attraversò<br />
senza produrre alcun effetto.<br />
«Allora questi sono spiriti veri? Non<br />
quella robaccia da spiritisti e ciarlatani?». Se<br />
non si fossero trovati in una situazione critica,<br />
avrebbero giurato tutti che il tono di<br />
Stephen Eldrige trasudava entusiasmo.<br />
Ross Granville fece esplo<strong>de</strong>re due colpi<br />
di pistola in aria. «Niente da fare. Nemmeno<br />
i rumori forti li arginano».<br />
«Guardate», disse Bryce. «Stanno pren<strong>de</strong>ndo<br />
forma».<br />
Di fronte a loro le entità cambiarono<br />
nuovamente fattezze e in breve dal bianco informe<br />
emersero braccia e gambe, catene intorno<br />
alle caviglie. Occhi vuoti li fissavano da<br />
volti emaciati.
«I galeotti <strong>de</strong>lle Vecchie Carceri?», disse<br />
Ross, sconvolto. «È possibile che siano davvero<br />
gli spiriti di quegli infelici?».<br />
«Stregonerie di Altieres, ci scommetto»,<br />
ringhiò Morgan. «Da quelle parti sono<br />
famosi per giocare con le anime <strong>de</strong>i morti in<br />
un modo disgustoso».<br />
«Troppi prigionieri sono morti di stenti,<br />
massacrati dal lavoro e dalle maestranze che<br />
li sfruttavano come bestie. Non mi stupisce<br />
che infestino questo luogo», disse Bryce.<br />
«Pace alla loro anima: nessuno dovrebbe<br />
finire così i suoi giorni».<br />
Fu questione di un istante, poi le schiere<br />
compatte di fantasmi arretrarono, sbiadirono<br />
e scomparvero, lasciandoli attoniti.<br />
* * *<br />
460/960
461/960<br />
Come diavolo ci sei riuscito?», esclamò<br />
Axel sbigottito.<br />
«Ha placato i loro spiriti tormentati», intervenne<br />
Morgan, quando anche Stephen,<br />
che di solito aveva una risposta per tutto, taceva.<br />
«Mia nonna mi diceva sempre che gli<br />
spiriti vogliono attenzione. Se la ottengono,<br />
poi se ne vanno».<br />
Raccolsero le lanterne e si inoltrarono in<br />
un camminamento esterno, una loggia ad archi<br />
dalla quale il piazzale lastricato davanti<br />
all’Arsenale appariva <strong>de</strong>serto e tranquillo. Il<br />
tratto di lungofiume a ridosso <strong>de</strong>lle torri<br />
campanarie che <strong>de</strong>limitavano l’area sembrava<br />
un nastro di luci e ricordava che, poco<br />
lontano, la Citta<strong>de</strong>lla era immersa nella sua<br />
rutilante vita notturna.<br />
Dal Presidio, invece, si dipanavano<br />
lunghi nastri di foschia che si sten<strong>de</strong>vano<br />
verso le rive <strong>de</strong>lla città: mostrando ancora<br />
una volta come la sostanza <strong>de</strong>moniaca che vi
462/960<br />
dimorava stesse violando le regole <strong>de</strong>lla sua<br />
segregazione.<br />
«Può essere stato un potere <strong>de</strong>l Presidio?»,<br />
domandò Ross, seguendo lo sguardo<br />
di Axel verso i bastioni <strong>de</strong>ll’isola.<br />
Stephen scosse il capo. «Non credo, altrimenti<br />
il fuoco avrebbe avuto effetto. Guardate,<br />
tutta la zona <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla è contaminata<br />
e questa <strong>de</strong>ll’Arsenale, vista la posizione,<br />
più di altre».<br />
«Mi domando se a<strong>de</strong>sso che è stato ritrovato<br />
un ere<strong>de</strong> Blackmore verrà ristabilita la<br />
tregua», si disse Ross e Axel scosse il capo.<br />
«È ciò che i Blackmore <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rano e per cui<br />
Ashton ha combattuto, ma non credo sia così<br />
facile. Le creature <strong>de</strong>l Presidio non vogliono<br />
restare nei loro argini, non più ormai».<br />
«Qui il Presidio non c’entra», disse<br />
Eldrige, facendo luce in una nicchia ricavata<br />
da una parete.<br />
Si avvicinarono e vi<strong>de</strong>ro <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le<br />
nere ridotte a moccoli consumati, residui di
463/960<br />
erbe e quelli che sembravano fiori bruciati.<br />
Stephen si chinò e con la mano protetta dal<br />
guanto esaminò alcuni frammenti anneriti.<br />
«Osso», <strong>de</strong>cretò, laconico. «Ci sono<br />
anche pezzi di stoffa. Qui hanno bruciato una<br />
bambola votiva. Solo le sacerdotesse di Altieres<br />
fanno queste cose. Gil, stranamente,<br />
aveva ragione».<br />
«Grazie tante, Portento».<br />
«Guardate, qualcuno sta scappando da<br />
quella parte», gridò Bryce, sporgendosi oltre<br />
una <strong>de</strong>lle colonne <strong>de</strong>l loggiato.<br />
«Secondo me te lo sei sognato», disse<br />
Gil, ancora di malumore.<br />
In basso una torcia bruciava solitaria in<br />
un anello di ferro sulla parete, le colonne si<br />
susseguivano ordinate in direzione <strong>de</strong>i bacini<br />
di carenaggio.<br />
Dietro una <strong>de</strong>lle colonne comparve un<br />
lembo di stoffa bianca, nitido sotto la luce<br />
<strong>de</strong>lla luna piena e subito dopo si udì uno<br />
scalpiccio frenetico.
464/960<br />
«Van<strong>de</strong>mberg piccolo ha ragione», disse<br />
Gil. «E sono davvero curioso di trovare chi ci<br />
ha combinato lo scherzetto di poco fa».<br />
Valutò la distanza tra il parapetto e il<br />
piazzale e Axel fu subito al suo fianco.<br />
«Si può fare», annuì Axel.<br />
«State scherzando», disse Ross.<br />
«Digli qualcosa!», esclamò Bryce, esasperato,<br />
rivolto a Stephen.<br />
Quello si strinse nelle spalle: «Se vi<br />
rompete qualche osso non contate su di me».<br />
«Non inten<strong>de</strong>vo questo!», gridò Bryce<br />
correndo verso i due che, scambiatosi un<br />
sogghigno competitivo, scavalcarono la<br />
balaustra.<br />
Bryce afferrò il parapetto in tempo per<br />
ve<strong>de</strong>re i mantelli neri svolazzare e la coppia<br />
di incoscienti rotolare per attutire la caduta e<br />
poi rimettersi velocemente in piedi e cominciare<br />
l’inseguimento.
465/960<br />
«Imbecilli esibizionisti», commentò, apprestandosi<br />
a seguirli. «Se mi rovino gli<br />
stivali me ne compreranno di nuovi».<br />
Le torri campanarie svettavano nel buio<br />
con i loro merli imbiancati e le finestre<br />
cieche.<br />
«Qui non c’è nessuno», disse Gil, con la<br />
pistola sollevata verso l’alto e pronto a<br />
puntare contro il primo movimento che<br />
avesse recepito intorno a sé.<br />
«Non possono essere andati lontano»,<br />
disse Axel. «Le porte <strong>de</strong>i magazzini sono<br />
sprangate e dall’altro lato c’è solo il fiume».<br />
«Là», fece Gil. «Ho visto qualcosa<br />
muoversi».<br />
Corsero in quella direzione ma i bacini di<br />
carenaggio erano in apparenza tranquilli:<br />
non un alito di vento increspava la superficie<br />
<strong>de</strong>limitata dai massicci archi a colonne che<br />
affondavano sotto il livello <strong>de</strong>ll’acqua.<br />
Il silenzio era completo, quindi<br />
avrebbero dovuto almeno sentire <strong>de</strong>i passi,
tuttavia quando li assalirono alle spalle sembrarono<br />
uscire all’improvviso dall’aria.<br />
Axel sentì solo una forte pressione sulla<br />
schiena, poi ci fu solo il buio e il gelo<br />
<strong>de</strong>ll’acqua.<br />
* * *<br />
466/960<br />
Trattenne il respiro scalciando per salire<br />
in superficie, il mantello appesantito lo<br />
tirava verso il basso e gli intralciava i movimenti,<br />
mentre una mano brutale era risoluta<br />
a tenergli la testa sott’acqua.<br />
Axel riuscì a sfuggire alla sua morsa immergendosi<br />
e nuotando nella direzione opposta.<br />
Quando riemerse vi<strong>de</strong> che sulla<br />
sponda <strong>de</strong>l bacino si stava ingaggiando una<br />
battaglia.<br />
Suo fratello Bryce teneva a bada due<br />
uomini usando la spada con la sua
467/960<br />
consumata disinvoltura; Ross invece stava<br />
estraendo la propria dal braccio di un altro<br />
assalitore che si voltò e si die<strong>de</strong> alla fuga.<br />
Axel estrasse il pugnale dalla cintura e<br />
recise i lacci che gli chiu<strong>de</strong>vano il mantello<br />
sulla gola, poi usò il pomolo per colpire la<br />
testa che affiorò a un palmo da lui.<br />
Un grugnito e una bestemmia salutarono<br />
quel gesto, Axel sollevò di nuovo il pugnale e<br />
lo affondò nel braccio <strong>de</strong>ll’altro. Questa volta<br />
il grido fu più fievole ma l’uomo aveva<br />
ancora abbastanza forze per cercare di agguantargli<br />
il collo.<br />
Axel lasciò andare il pugnale e con entrambe<br />
le mani cercò di liberarsi di quella<br />
morsa. Entrambi avevano le dita visci<strong>de</strong> e la<br />
presa incerta. Sentì il bruciore <strong>de</strong>ll’acqua in<br />
gola e tossì.<br />
Premette il palmo contro il mento <strong>de</strong>l<br />
suo assalitore, cercando di allontanarlo da<br />
sé, le mani gli scivolarono, le dita si impigliarono<br />
in qualcosa. Tirò, avvertì un laccio
468/960<br />
spezzarsi, poi con uno slancio po<strong>de</strong>roso <strong>de</strong>l<br />
braccio sinistro caricò il pugno e lo abbatté<br />
sulla mascella <strong>de</strong>ll’uomo che, finalmente, si<br />
die<strong>de</strong> per vinto e si girò per allontanarsi a<br />
nuoto.<br />
«Sbrigati», Ross Granville gli tese una<br />
mano per aiutarlo a issarsi sul bordo lastricato<br />
<strong>de</strong>l bacino. «Dobbiamo andare, stanno<br />
arrivando i Signori di Notte».<br />
«Dannazione, qualcuno <strong>de</strong>ve avere dato<br />
l’allarme», imprecò Axel.<br />
«Stephen e Gil sono corsi avanti per assicurarsi<br />
che ci sia via libera».<br />
Una luce balenò nel buio dall’altro lato<br />
<strong>de</strong>l piazzale, subito seguì un altro segnale.<br />
«Ci siamo», disse Ross. «Se siamo fortunati<br />
penseranno che ci siamo nascosti<br />
quando invece avremo imboccato le gallerie<br />
sotterranee».<br />
Percorsero la strada a ritroso fino alla<br />
stanza dove si trovava la botola.
469/960<br />
«Arrivano», disse Stephen, guardando<br />
dalla finestra i sei ufficiali vestiti di nero che<br />
correvano attraverso il piazzale.<br />
Oltrepassarono la botola, Axel fu l’ultimo<br />
a scen<strong>de</strong>re e usò di nuovo i grimal<strong>de</strong>lli di<br />
Stephen per chiu<strong>de</strong>re la serratura. Alla fine<br />
die<strong>de</strong> un calcio alla scala che cad<strong>de</strong> al suolo<br />
con un tonfo.<br />
«Da questa parte», disse Stephen tenendo<br />
alta la lanterna. «Non possiamo uscire<br />
dall’Ordine <strong>de</strong>lla Penna: è troppo rischioso,<br />
conviene ad<strong>de</strong>ntrarci nelle Carceri Vecchie».<br />
«Aspettate, ho un’altra i<strong>de</strong>a», disse Gilbert,<br />
guardando verso l’alto. «Potremmo<br />
nascon<strong>de</strong>rci nella chiesa <strong>de</strong>lla Madonna <strong>de</strong>i<br />
Vincoli, non credo sia il primo posto dove<br />
andrebbero a cercarci».<br />
«Vale la pena tentare», disse Stephen.<br />
«Andiamo».<br />
«Ricordo che c’è un tombino di scolo<br />
proprio davanti al sagrato», disse ancora Gil.<br />
«E da quella parte ci sono le fogne».
470/960<br />
Bryce lo guardò impressionato. «Come<br />
hai fatto a capirlo?».<br />
«Dalla puzza, Van<strong>de</strong>mberg», fu la prosaica<br />
risposta.<br />
Un quarto d’ora dopo, la grata di ferro<br />
battuto davanti alla chiesa <strong>de</strong>lla Madonna<br />
<strong>de</strong>i Vincoli, vicino alle Carceri Vecchie, si sollevava<br />
e ca<strong>de</strong>va di lato con un tonfo.<br />
«Voglio morire», annunciò Bryce Van<strong>de</strong>mberg.<br />
«Piuttosto che tenermi questo<br />
odore addosso, preferisco farla finita».<br />
«La porta è aperta», disse Axel.<br />
Ross annuì. «Chiunque entri nelle Carceri<br />
Vecchie ha il diritto di chie<strong>de</strong>re prima la<br />
confessione e l’assoluzione, così la chiesa è<br />
aperta giorno e notte».<br />
«Buon per i criminali», disse Stephen<br />
Eldrige, cupo. «Compresi noi».<br />
«Maledizione», disse Gil, gettando uno<br />
sguardo oltre il sagrato. «Non ho i<strong>de</strong>a di<br />
come ma sono già qui».
471/960<br />
«Non imprecare in chiesa, scomunicato»,<br />
lo ammonì Ross. «Troviamo piuttosto<br />
un posto dove nascon<strong>de</strong>rci».<br />
«Troppo tardi», gemette Bryce. «Addio<br />
alle mie esequie in una cattedrale».<br />
«Dividiamoci e nascondiamoci», ordinò<br />
Axel, a bassa voce.<br />
Si sparpagliarono lungo le navate laterali<br />
in prossimità <strong>de</strong>lle cappelle secondarie. Gil<br />
Morgan si infilò in sagrestia e, pregando tutti<br />
i santi che conosceva, si guardò intorno alla<br />
ricerca di qualcosa che potesse celare la sua<br />
mole di muscoli.<br />
Qualcuno gli toccò la spalla e lui fece un<br />
salto.<br />
«Sono io», disse Bryce, con il fiato corto.<br />
«Sono appena entrati».<br />
«Dove sono gli altri?».<br />
«Non lo so, ma ho un’i<strong>de</strong>a».<br />
«Allora siamo nel posto giusto per<br />
chie<strong>de</strong>re aiuto», replicò Morgan, tetro.
472/960<br />
I Signori di Notte erano una magistratura<br />
antichissima che, nei secoli immediatamente<br />
successivi alla nascita <strong>de</strong>lle Nationes,<br />
esisteva in ogni borgo: sei magistrati<br />
competenti per i fatti di sangue e di ordine<br />
pubblico, con una giurisdizione sul territorio<br />
loro affidato per i reati commessi<br />
nottetempo.<br />
La carica era caduta in disuso da secoli,<br />
soltanto nella Citta<strong>de</strong>lla ne venivano regolarmente<br />
nominati sei ogni anno per la particolarità<br />
<strong>de</strong>lla gestione <strong>de</strong>l quartiere <strong>de</strong>i piaceri<br />
<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.<br />
I sei uomini, vestiti di marsine nere e con<br />
le fasce blu di traverso sul petto, erano fermi<br />
davanti all’altare principale dove un sacerdote,<br />
inginocchiato, terminava con ultraterrena<br />
tranquillità le sue preghiere.<br />
Infine il religioso, un giovane bruno e piacente,<br />
si voltò e sollevò la mano <strong>de</strong>stra per<br />
tracciare un segno benedicente in aria all’indirizzo<br />
<strong>de</strong>i nuovi arrivati.
473/960<br />
«Che il Signore vi benedica», disse, nel<br />
suo tonante accento di Delamàr.<br />
I Signori chinarono rispettosamente il<br />
capo. «Padre», disse il più anziano. «Porgiamo<br />
i nostri rispetti».<br />
«Figli miei, cosa vi porta nella casa <strong>de</strong>l<br />
Padre? Un prigioniero chie<strong>de</strong> l’assoluzione<br />
dai suoi peccati?».<br />
«No, padre. Siamo all’inseguimento di<br />
alcuni malfattori. Hanno chiesto asilo in<br />
questo luogo sacro? Se è così vi prego di<br />
dirmelo».<br />
Il giovane sacerdote scosse il capo. «Nel<br />
caso fossero state cinque novizie forse le<br />
avrei notate…».<br />
A fianco <strong>de</strong>ll’altare, una monaca avvolta<br />
in un largo abito grigio e col cappuccio calato<br />
sul volto si schiarì la voce.<br />
«No», terminò il prete. «Non abbiamo<br />
visto nessuno».<br />
In quella un pio giovane si segnò e si<br />
inginocchiò davanti a uno <strong>de</strong>i confessionali.
474/960<br />
«Padre», si udì nitida nella voce la ca<strong>de</strong>nza<br />
di Salimarr. «Chiedo perdono perché<br />
ho peccato».<br />
«Chi l’avrebbe <strong>de</strong>tto», sospirò una voce<br />
da <strong>de</strong>ntro il confessionale.<br />
«Non abbiamo visto nessuno», disse il<br />
prete, richiamando l’attenzione <strong>de</strong>i Signori.<br />
«Solo povere anime in cerca di Dio».<br />
La monaca ai piedi <strong>de</strong>ll’altare annuì.<br />
«Forse la sorella può dirci qualcosa. Possiamo…»,<br />
intervenne il portavoce <strong>de</strong>i magistrati,<br />
rivolgendole un rispettoso cenno <strong>de</strong>l<br />
capo.<br />
«No…», il prete incespicò. «Suor…<br />
Brayssa ha fatto voto solenne di silenzio e di<br />
non mostrare mai il suo favoloso volto ai<br />
comuni mortali».<br />
Da sotto il cappuccio <strong>de</strong>lla monaca<br />
provenne un sogghigno compiaciuto.<br />
«Lorsignori <strong>de</strong>vono fare ritorno alle loro<br />
caserme», disse il prete. «È quasi l’alba, che
475/960<br />
segna la fine <strong>de</strong>lle loro competenze sulla<br />
giustizia <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla».<br />
I Signori di Notte si guardarono intorno<br />
per l’ultima volta, incassarono un’altra benedizione<br />
e se ne andarono per la loro strada.<br />
Quando la porta <strong>de</strong>lla chiesa si richiuse<br />
con un tonfo, nella zona <strong>de</strong>l confessionale ci<br />
fu un certo trambusto: da dietro una grata<br />
spuntò il pio giovane che implorava perdono:<br />
Stephen Eldrige; le ten<strong>de</strong> si mossero e la<br />
testa bruna di Ross Granville comparve al di<br />
sopra di quella bionda di Axel Van<strong>de</strong>mberg.<br />
«Se ne sono andati?», domandò Ross.<br />
Gil Morgan si tolse la stola da prete dal<br />
collo. «Pare di sì».<br />
La monaca si gettò il cappuccio sulle<br />
spalle e dichiarò: «Penso che dopo tutte<br />
queste emozioni mi metterò a letto con la<br />
febbre, sento che sto ammalandomi<br />
gravemente».
476/960<br />
Prima che qualcuno potesse replicare, un<br />
urlo furibondo risuonò dalla zona nei pressi<br />
<strong>de</strong>l coro.<br />
Era un sacerdote così anziano che sembrava<br />
fatto di cuoio vecchio, con la tonaca<br />
rimboccata sugli avambracci.<br />
«Voi, irrispettosi scholares senza Dio!»,<br />
tuonò. «Cosa fate nella mia chiesa e con i<br />
miei paramenti?».<br />
«Oh no», gemette Gil. «È padre Dester,<br />
ha scontato vent’anni per omicidio prima di<br />
diventare prete».<br />
Bryce, nonostante indossasse un abito da<br />
suora, sfo<strong>de</strong>rò il suo miglior sorriso di circostanza<br />
mentre gli altri tre, per buona<br />
misura, tornavano a nascon<strong>de</strong>rsi <strong>de</strong>ntro il<br />
confessionale.
22.<br />
Strategie<br />
«Sto male», dichiarò Bryce Van<strong>de</strong>mberg.<br />
Il becchino fermo a fianco <strong>de</strong>l letto si rischiarò<br />
in volto.<br />
«Non sei esattamente in punto di<br />
morte», lo rassicurò Eloise posandogli una<br />
mano sulla fronte.<br />
Il becchino sporse il labbro inferiore.<br />
«Mastro Haddams», disse Eloise. «Le<br />
esequie sono rimandate».<br />
Il beccamorto salutò rispettosamente e<br />
se ne andò nelle cucine a farsi dare qualcosa<br />
di buono, dato che ormai tutti lo consi<strong>de</strong>ravano<br />
di casa.<br />
Sophia Blackmore lo incrociò sulla soglia<br />
e si coprì la bocca con una mano, al colmo<br />
<strong>de</strong>ll’orrore.
478/960<br />
«Figlia mia». Bryce, con i morbidi capelli<br />
sparsi e il petto affannato, protese una mano<br />
verso la sua pupilla che, confusa e preoccupata,<br />
la strinse tra le sue.<br />
«È meglio se ci fai l’abitudine», disse<br />
Eloise lasciando ca<strong>de</strong>re alcune gocce in un<br />
bicchiere che riempì d’acqua prima di porgerlo<br />
al malato.<br />
«Ma l’impresario <strong>de</strong>lle pompe<br />
funebri…».<br />
«Come il notaio, trascorre qui più tempo<br />
di Axel».<br />
Bryce trangugiò avidamente il contenuto<br />
<strong>de</strong>l bicchiere e poi si gettò all’indietro sui<br />
cuscini, una visione di leggiadra sofferenza<br />
tra i merletti.<br />
Jordan, di passaggio nel corridoio, cacciò<br />
<strong>de</strong>ntro la testa.<br />
«C’è qualcosa da mangiare? Niente<br />
banchetto funebre?».
479/960<br />
Senza nemmeno guardare dalla sua<br />
parte, Bryce gli lanciò un cuscino. Quello lo<br />
schivò e se ne andò ri<strong>de</strong>ndo.<br />
«È permesso?», si udì un momento dopo<br />
da una voce profonda e roca.<br />
«Anche se non lo fosse, dubito che<br />
sarebbe un <strong>de</strong>terrente», rispose Bryce<br />
mentre il Principe Axel Van<strong>de</strong>mberg entrava<br />
nella stanza con un’espressione divertita in<br />
volto.<br />
La luce nel suo sguardo mutò nell’istante<br />
in cui si soffermò su Eloise, assumendo una<br />
sfumatura più oscura e pericolosa.<br />
Lei invece non alzò gli occhi dal suo paziente,<br />
ma le guance assunsero una sfumatura<br />
più intensa e si morse inconsapevolmente le<br />
labbra.<br />
Sophia pensò a tutte le volte in cui aveva<br />
sentito <strong>de</strong>finire il loro controverso fidanzamento<br />
una manovra politica voluta dal padre<br />
di lei, l’ambizioso creatore di re che aveva<br />
messo Fabian Van<strong>de</strong>mberg sul trono e
480/960<br />
stabilito che sua figlia doveva sposare l’ere<strong>de</strong><br />
al trono.<br />
Domenic Weiss aveva allevato, alla<br />
morte <strong>de</strong>l suo migliore amico, i suoi quattro<br />
figli e, dall’evi<strong>de</strong>nte complicità tra lei, Lord<br />
Bryce e Jordan, non si poteva pensare nemmeno<br />
per un momento che non fossero una<br />
famiglia.<br />
E dal modo in cui si guardavano Lady<br />
Eloise e il Principe Axel, non si potevano nutrire<br />
dubbi sul loro legame: l’aria sembrava<br />
saturarsi di tensione non appena si incontravano,<br />
quell’intensità era qualcosa di molto<br />
difficile da ignorare.<br />
Sophia emise un sospiro inconsapevole e<br />
così rumoroso che tre paia d’occhi si<br />
spostarono, interrogativi, su di lei.<br />
«È vero che mi è stato combinato un<br />
matrimonio con Justin Sinclair?», si sentì<br />
domandare con proprio sommo stupore.<br />
«Come lo hai saputo?», disse Axel.
481/960<br />
«Definirlo già “matrimonio” non ti sembra<br />
un tantino esagerato?», fece Bryce come<br />
se lei avesse usato un termine molto<br />
in<strong>de</strong>licato.<br />
«Justin Sinclair?», Eloise fece scattare<br />
un sopracciglio verso l’alto. «Quell’idiota che<br />
comincia sempre col picchiare qualcuno e<br />
finisce immancabilmente per fare a botte con<br />
quell’altro esemplare notevole <strong>de</strong>l suo<br />
gemello?».<br />
Messa così suonava anche peggio. Sophia<br />
assunse un’aria avvilita e abbassò lo sguardo<br />
sulle proprie mani, che tenevano ancora con<br />
<strong>de</strong>licatezza quella <strong>de</strong>l suo tutore.<br />
«Andate a fare gli amanti problematici<br />
altrove», intervenne a quel punto Bryce,<br />
rivolto agli altri due ma senza staccare lo<br />
sguardo attento da Sophia.<br />
Borbottando qualcosa di estremamente<br />
poco signorile, Eloise uscì mentre Axel cercava<br />
di trattenere un sorriso divertito e irritato<br />
allo stesso tempo.
482/960<br />
Morton, il lugubre maggiordomo <strong>de</strong>lla<br />
resi<strong>de</strong>nza cittadina di Al<strong>de</strong>nor, ammucchiò<br />
un’ordinata pila di cuscini dietro la schiena<br />
<strong>de</strong>l suo padrone prediletto, poi si eclissò.<br />
«Se ne è parlato», disse Bryce, calmo.<br />
«Non ho voluto dirti nulla perché non sono<br />
ancora convinto che sia una buona i<strong>de</strong>a e,<br />
come ben sai, la <strong>de</strong>cisione finale su ogni cosa<br />
che ti riguarda spetta a me fino a che non avrai<br />
compiuto i ventun anni».<br />
Fece un lieve movimento <strong>de</strong>lle spalle e<br />
Sophia pensò che anche lui era incredibilmente<br />
giovane per una responsabilità simile<br />
e si sentì un po’ in colpa.<br />
«È inutile che ti si dica che, come ultima<br />
<strong>de</strong>lla tua stirpe e futura regina, non hai alcun<br />
diritto sulla tua vita».<br />
Lei si trovò a fare un piccolo cenno di assenso.<br />
Per la prima volta, quel concetto<br />
cominciava ad avere un senso per lei e quasi<br />
le parve che fosse la voce dolce e ferma di
483/960<br />
quello strano giovane uomo a ren<strong>de</strong>rglielo<br />
più accettabile.<br />
«Io sono cresciuto con questa consapevolezza,<br />
tu <strong>de</strong>vi ancora accettarlo. Non sarà<br />
indolore e mi dispiace».<br />
Sophia annuì di nuovo e il senso di oppressione<br />
che non aveva capito di provare si<br />
alleggerì un poco.<br />
«A<strong>de</strong>sso parliamo di Justin Sinclair»,<br />
continuò Bryce. «Abbiamo valutato alcune<br />
possibilità perché, prima o poi, un matrimonio<br />
per ragion di Stato è ciò che ti verrà in<br />
sorte. Il minimo che io possa fare è limitare i<br />
danni, anche in quanto fermo oppositore<br />
<strong>de</strong>ll’istituzione».<br />
«Della ragion di Stato?».<br />
«No, <strong>de</strong>l matrimonio».<br />
Bryce sembrò trattenere un brivido.<br />
«Naturalmente un candidato era anche<br />
Dray<strong>de</strong>n Sinclair. È bene che tu sappia che<br />
oltre ad avere legami di sangue così stretti<br />
con i Blackmore da essere in linea di
successione al trono, i Sinclair sono abbastanza<br />
influenti da aver tenuto insieme la<br />
società di Altieres anche dopo che la sua<br />
famiglia reale si consi<strong>de</strong>rava estinta. In<br />
poche parole, se tu non fossi stata ritrovata,<br />
sarebbero stati loro, presto o tardi, ad avere<br />
il trono, e tu sai anche a quale Sinclair in<br />
particolare ci riferiamo».<br />
* * *<br />
484/960<br />
«Gabriel Stuart Sinclair».<br />
Sulla sua lingua quel nome aveva un<br />
sapore talmente amaro che avrebbe solo voluto<br />
liberarsene, eppure si accorse, al momento<br />
di pronunciarlo, che faticava a lasciarlo<br />
uscire dalle labbra.<br />
«Sì. Il figlio di Ma<strong>de</strong>leine Sinclair. Tutti e<br />
tre, Justin, Dray<strong>de</strong>n e Gabriel, sono ufficiali<br />
<strong>de</strong>ll’esercito di Altieres. Come ci sia riuscito
485/960<br />
Gabriel, che per nascita è in parte Stuart di<br />
Ma<strong>de</strong>rian, sta purtroppo diventando leggenda,<br />
e questo non <strong>de</strong>pone a tuo vantaggio<br />
e intralcia i nostri piani».<br />
Sophia annuì.<br />
«C’è un però: terzo il linea di successione<br />
dopo te e Gabriel Stuart, c’è Justin Sinclair<br />
che è il maggiore per quella manciata di<br />
minuti che separa i parti <strong>de</strong>i gemelli».<br />
«Capisco».<br />
«Lo spero, Sophia».<br />
«Spero sia così perché Justin è il candidato<br />
più accettabile: è un bravo ragazzo e a<br />
dispetto <strong>de</strong>ll’aria spensierata un soldato<br />
valoroso».<br />
Sophia pensò al ballo clan<strong>de</strong>stino,<br />
quando Justin, senza esitare, aveva preso le<br />
sue difese.<br />
«So da fonte certa che anche Gabriel Stuart<br />
è stato interpellato: gli Stuart sono scaltri<br />
e ambiziosi. Sono sicuro che Nassar di
486/960<br />
Ma<strong>de</strong>rian sta valutando la cosa, non fosse altro<br />
per ren<strong>de</strong>re il figlio vedovo e re».<br />
«Non avevo dubbi».<br />
«Justin non ha avuto nulla in contrario,<br />
tutt’altro: ha <strong>de</strong>tto che tu sei molto<br />
graziosa».<br />
Colta alla sprovvista nel mezzo <strong>de</strong>i pensieri<br />
più tetri, lei arrossì. «Grazie», balbettò.<br />
«Non sono abituata a pensare a me stessa<br />
come una ragazza graziosa. In orfanotrofio<br />
facevano di tutto per incoraggiare la contemplazione<br />
di una bellezza più interiore».<br />
Bryce rise. «In altre parole: quella che<br />
non ve<strong>de</strong> nessuno. Lo avevo pensato. Non ti<br />
hanno insegnato neanche l’espansività, a<br />
quanto vedo».<br />
Così dicendo protese una mano e le<br />
scostò i capelli dalla guancia con una leggera<br />
carezza, il rossore di Sophia si accentuò e<br />
l’altro rise ancora.<br />
«Se vuoi farti un’i<strong>de</strong>a di Justin sarei felice<br />
di sentire il tuo parere», disse, tornando
487/960<br />
serio. «Non sono un tiranno, se provi avversione<br />
per lui non ti imporrò di sposarlo».<br />
«Va bene».<br />
Bryce socchiuse gli occhi. «Sei già innamorata<br />
di qualcuno».<br />
Sophia sobbalzò. «No, signore».<br />
«Prendi lezioni da mia sorella adottiva<br />
su come mentire, non sei molto esperta, ma<br />
suppongo che anche questo sia un retaggio<br />
<strong>de</strong>lle buone monache <strong>de</strong>ll’orfanotrofio,<br />
quindi lascia che ti dia qualche buon<br />
consiglio».<br />
Lei annuì.<br />
«Se senti di essere innamorata siediti e<br />
aspetta che ti passi, è il primo suggerimento<br />
sensato che ti posso dare. Inoltre l’unica<br />
regola da seguire con un gentiluomo è stargli<br />
il più lontano possibile, nel reciproco<br />
interesse».<br />
Dalla faccia di Sophia si poteva chiaramente<br />
<strong>de</strong>sumere come non ritenesse l’informazione<br />
di alcuna utilità pratica.
488/960<br />
«Va bene», disse Bryce con un sospiro.<br />
«Parliamo con chiarezza in modo che non ci<br />
siano fraintendimenti. Qualcuno ti dirà che il<br />
fondamento di un rapporto è la sincerità:<br />
sono tutte sciocchezze. Ad esempio, mio fratello<br />
Axel e la mia futura cognata: si amano<br />
da quando seguivano un’alimentazione a<br />
base di latte e farinata eppure non fanno altro<br />
che avere segreti l’uno per l’altra e, a Dio<br />
piacendo, continueranno così per il resto<br />
<strong>de</strong>lla loro esistenza».<br />
Sophia provò l’immediato impulso di appoggiarsi<br />
allo schienale <strong>de</strong>lla sedia, tuttavia<br />
la piega che aveva preso la conversazione<br />
aveva qualcosa di misteriosamente attraente.<br />
«Capisco?», disse <strong>de</strong>bolmente.<br />
Era più una domanda che un’affermazione<br />
ma Bryce non vi badò: ormai era ispiratissimo<br />
e in vena di plasmare una<br />
giovane mente con tutte le sue perle<br />
d’esperienza.
489/960<br />
«La sincerità è una virtù sopravvalutata<br />
e alquanto in<strong>de</strong>licata. Se vuoi tenere <strong>de</strong>sta<br />
l’attenzione di qualcuno hai una scelta più<br />
utile: fingi sempre. Se lo ami non lo <strong>de</strong>gnare<br />
di uno sguardo, se nel riserbo <strong>de</strong>lle tue stanze<br />
ti struggi per lui fa’ in modo che veda soltanto<br />
la tua indifferenza o, meglio ancora,<br />
mostragli che ti interessi a un altro».<br />
«Devo tentare di suscitare la sua<br />
gelosia?».<br />
Bryce annuì. «Sei intelligente, vedo che<br />
hai colto il centro <strong>de</strong>lla questione». Da come<br />
la lodava era perfettamente chiaro come lo<br />
ritenesse soltanto merito proprio. «Potresti<br />
farti corteggiare dal fratello <strong>de</strong>l tuo gentiluomo.<br />
Ne ha almeno uno?».<br />
Sophia ci rifletté sopra un momento. «In<br />
vita, inten<strong>de</strong>te? No, credo di no».<br />
«Il suo più fidato amico, allora».<br />
«Credo sia una donna».<br />
«Sembra una faccenda più complicata<br />
<strong>de</strong>l previsto, allora».
490/960<br />
Sophia pensò ad Ashton e annuì. La<br />
sovrumana dolcezza <strong>de</strong>l suo viso e la sua<br />
gentilezza avrebbe voluto averle solo per sé.<br />
Poi ricordò quanto odiasse invece l’arroganza<br />
e la fred<strong>de</strong>zza, l’abitudine di avere<br />
sempre i pugni alzati contro qualcuno e la<br />
totale assenza di scrupoli.<br />
«Ha <strong>de</strong>tto qualcosa?».<br />
Sentì la propria voce provenire come da<br />
una gran<strong>de</strong> distanza e Bryce interruppe a<br />
metà qualcosa a proposito <strong>de</strong>lla prognosi di<br />
un innamoramento.<br />
«Chi?».<br />
«Gabriel Stuart. Ha <strong>de</strong>tto qualcosa riguardo<br />
all’i<strong>de</strong>a di un nostro eventuale<br />
matrimonio?».<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg inclinò lentamente la<br />
testa in segno di assenso e lei, scossa, scattò<br />
in piedi.<br />
«Non ha rifiutato», disse Bryce.<br />
«Che cosa?».
«Ha dichiarato che Altieres val bene una<br />
messa di nozze».<br />
* * *<br />
491/960<br />
«Sei arrabbiata?», domandò Fay Mayfield<br />
con pru<strong>de</strong>nza.<br />
L’espressione di Sophia la fece immediatamente<br />
pentire di aver posto quella<br />
domanda.<br />
«Funzionerà?», domandò Sophia, invece<br />
di rispon<strong>de</strong>re.<br />
Fay si limitò a scrollare il capo. «Certo<br />
che funzionerà. È il motivo principale per cui<br />
bisogna essere sul serio convinti prima di<br />
fare una cosa <strong>de</strong>l genere. L’Orazione di Santa<br />
Elienne è molto potente: se vuoi qualcuno, lo<br />
porterà ai tuoi piedi».<br />
Sophia annuì, <strong>de</strong>terminata. «Bene»,<br />
disse risoluta. «Bene».
492/960<br />
L’altra ragazza radunò intorno a sé mazzi<br />
di passiflora e di rose bianche e rosse, lanciando<br />
occhiate avi<strong>de</strong> al fascio di fogli arrotolati<br />
che Sophia stringeva in mano.<br />
«Sto morendo di curiosità», ammise Fay.<br />
«Per colpa tua non riuscirò a dormire questa<br />
notte».<br />
«Non posso rivelarti di chi si tratta», rispose<br />
Sophia. Se<strong>de</strong>tte su una sedia ma subito<br />
dopo scattò di nuovo in piedi e ricominciò a<br />
fare su e giù per la stanza. «Sei stata tu a<br />
dirmi che altrimenti il legamento potrebbe<br />
per<strong>de</strong>re efficacia».<br />
Fay si strinse nelle spalle. «Tanto lo verrò<br />
a sapere comunque. Sarà così evi<strong>de</strong>nte la<br />
sua passione nei tuoi confronti che nessuno<br />
potrà ignorarlo».<br />
Un fiotto di sangue bollente salì al volto<br />
di Sophia che si posò una mano sulla guancia:<br />
scottava, mentre le dita erano fred<strong>de</strong>. A<br />
ogni respiro le sembrava di dovere ricacciare<br />
il cuore in fondo allo stomaco.
493/960<br />
«Ti avverto», disse ancora Fay. «Non ho<br />
mai visto tentare questo legamento su qualcuno<br />
che non sia un essere umano».<br />
Sophia la guardò senza capire per un<br />
lungo momento, poi abbassò lo sguardo e si<br />
finse impegnata a lisciare i fogli che aveva in<br />
mano.<br />
Fay pensava che lei volesse gettare una<br />
malia su Ashton, ma si sentiva male al solo<br />
pensiero. Tentare di forzare i sentimenti e la<br />
volontà di una creatura così antica e potente<br />
era un’i<strong>de</strong>a disturbante.<br />
Accorgendosi che Fay cercava di nuovo<br />
di sbirciare i fogli li strinse nel pugno.<br />
«Va bene», disse Sophia. «A<strong>de</strong>sso vai.<br />
Devo aspettare dopo il tramonto, vero?».<br />
«Sì», l’altra si alzò, riluttante. «Hai tutto<br />
l’occorrente, vero? Prometto che ti invierò i<br />
miei pensieri più fervidi per rafforzarti,<br />
cugina».<br />
Lo disse con una calma familiarità che la<br />
commosse.
494/960<br />
Erano strane quelle ragazze <strong>de</strong>l sud, che<br />
dopo averla rifiutata senza neppure conoscerla,<br />
a un certo punto l’avevano accettata<br />
senza riserve, facendola entrare nella loro<br />
vita come se ci fosse sempre stata.<br />
Quando la porta si richiuse, Sophia si apprestò<br />
a preparare il suo altare con la<br />
massima cura.<br />
Liberò da un panno di seta la statuina di<br />
santa Elienne che le sorrise con i suoi occhi<br />
verdi pieni di allegra sensualità. Alla luce<br />
<strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le bianche sembrava una creatura<br />
viva che aspettasse con pazienza di poterla<br />
aiutare.<br />
Aggiunse nove can<strong>de</strong>le rosse, le rose bianche<br />
e le rose gialle e rosse; la passiflora e<br />
la frutta rossa. Accanto dispose la<br />
medaglietta d’argento, piccoli doni di caramelle<br />
e biscotti, nastri di raso e un paio di<br />
orecchini a cui teneva molto.<br />
La luce moriva fuori dalle finestre,<br />
sostituita dalla calda e intima luminosità
495/960<br />
<strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le e dalla sottile fragranza <strong>de</strong>i<br />
fiori.<br />
Distese i fogli che aveva stretto nel pugno<br />
tanto da gualcirli.<br />
Era l’ultimo oggetto necessario: un ritratto<br />
<strong>de</strong>lla persona verso la quale si inten<strong>de</strong>va<br />
operare il legamento e lei la consi<strong>de</strong>rava<br />
la sua trovata più brillante: cinque<br />
monete pagate a un artista di strada perché<br />
seguisse con discrezione la sua vittima e ne<br />
catturasse qualche espressione per lei.<br />
Una in particolare ritraeva un viso di<br />
ragazzo, affilato e attraente, con un sorriso<br />
un po’ storto e pieno di gioia.<br />
Passò le dita sulle pieghe <strong>de</strong>lla carta, spianandole<br />
con cura. Quando si accorse di indugiare<br />
sulla curva di quel sorriso, smise e si<br />
ritrasse, confusa. Prese tre chiodi d’argento e<br />
li mise vicino all’altare.<br />
Il liquore dolce e profumato di ciliegie, il<br />
preferito di santa Elienne, gettava bagliori<br />
rosati sui piccoli bicchieri di cristallo. Ne
496/960<br />
versò uno per lei, che posò sopra l’altare, e<br />
uno per sé, che bevve in un solo sorso.<br />
Era dolce, aromatico e molto forte. Se ne<br />
versò un secondo e poi chiuse gli occhi e<br />
cominciò a recitare la novena.
23.<br />
Tre chiodi d’argento<br />
Una <strong>de</strong>lle cameriere <strong>de</strong>ll’Osteria <strong>de</strong>lla<br />
Luna Piena servì a Jordan Van<strong>de</strong>mberg una<br />
terza porzione di spezzatino accompagnata<br />
da quel particolare sguardo amorevole che si<br />
può rivolgere solo a un principe biondo, attraente<br />
e dall’aria molto gentile.<br />
«Grazie», disse Jordan, con un sorriso.<br />
L’occhiata che invece rivolse a Julian<br />
Lord era quella <strong>de</strong>stinata a un giovane smaliziato<br />
con un <strong>de</strong>ciso <strong>de</strong>bole per le donne più<br />
grandi: infatti i due si misurarono in modo<br />
esplicito, poi la cameriera posò davanti a<br />
Julian un cesto di pane con la studiata lentezza<br />
richiesta per mostrare la curva <strong>de</strong>l<br />
seno.
498/960<br />
Megan Linnett consi<strong>de</strong>rò la cosa con un<br />
sorrisetto. Li avevano incontrati per caso,<br />
quando avevano <strong>de</strong>ciso di cenare alla Luna<br />
Piena dopo la fine <strong>de</strong>l loro turno e li avevano<br />
invitati al loro tavolo. In caso contrario tre<br />
stu<strong>de</strong>nti di basso rango non avrebbero potuto<br />
ambire a divi<strong>de</strong>re la cena con due stu<strong>de</strong>ntesse<br />
anziane.<br />
Megan scoccò a Julian uno sguardo condiscen<strong>de</strong>nte,<br />
poi si spinse sul naso la sottile<br />
montatura d’argento <strong>de</strong>gli occhiali e riprese a<br />
discutere con Eloise riguardo l’ultima uscita<br />
di Dominus Fenaretes.<br />
«Ti prego, dimmi che si tratta di uno<br />
scherzo», disse.<br />
Eloise scosse il capo. «Assolutamente. È<br />
rimasto due ore a giurare che mentre lo stava<br />
esaminando, il morto gli aveva sorriso».<br />
«Morte apparente o redivivo?».<br />
«Nulla <strong>de</strong>l genere. Lo abbiamo esaminato<br />
in dieci, compresi Colin Nancourt e<br />
Domina Heraclis. Era talmente morto che
499/960<br />
neanche il termine ren<strong>de</strong> a<strong>de</strong>guatamente<br />
l’i<strong>de</strong>a».<br />
«Sono esterrefatta», commentò Megan.<br />
«Meglio: lo sarei se non stessimo parlando di<br />
Dominus Fenaretes».<br />
«È convinto, da un po’ di tempo, che i<br />
suoi pazienti si muovano. Dice di trovarli in<br />
posizioni diverse ogni volta che rientra nelle<br />
camere mortuarie».<br />
«Non è terrorizzato?».<br />
Si scambiarono un’occhiata.<br />
«No, al massimo è preoccupato che non<br />
siano abbastanza cadaveri per i suoi gusti».<br />
Megan rivolse alla cameriera uno<br />
sguardo divertito quando questa, di ritorno<br />
con alcuni piatti di verdure, posò tutto davanti<br />
a Julian.<br />
«Onorabile Julian», lo apostrofò. «Ho<br />
l’impressione che il piacere <strong>de</strong>lla vostra compagnia<br />
ci abbia fornito anche un servizio<br />
migliore, questa sera».
500/960<br />
Un altro si sarebbe lasciato intimidire<br />
dal suo tono aggressivo, ma Julian Lord era<br />
fatto di un’altra pasta. Le rivolse un sorriso<br />
letale e gli occhi scuri ricambiarono con<br />
uguale sicurezza quelli di Megan mentre<br />
faceva un buffo inchino.<br />
«Lieto di avervi servita, Onorabile<br />
Megan. La ragazza inten<strong>de</strong> solo svolgere al<br />
meglio le sue mansioni».<br />
«Il conto però potrebbe essere più salato<br />
<strong>de</strong>l previsto».<br />
Julian rise ed Eloise pensò che presto la<br />
sua risata e il contegno con le signore gli<br />
sarebbero valsa qualche sfida a duello.<br />
«Sono un povero stu<strong>de</strong>nte e Ialya, la<br />
cameriera, lo sa benissimo. I suoi dolci infatti<br />
credo intenda regalarmeli», mise una<br />
certa enfasi sull’ultima parola e Megan gli<br />
rivolse uno sguardo indispettito, ma dimostrò<br />
una certa, riluttante ammirazione,<br />
quando annuì. «Lo vedo».
501/960<br />
Non era abituata a incontrare qualcuno<br />
che sapesse tenerle testa, pensò Eloise,<br />
soprattutto non uno scholarus più giovane,<br />
appartenente quindi alla categoria che si limitava<br />
a sospirare da lontano per lei e a scappare<br />
di terrore quando si avvicinava con la<br />
sua lingua tagliente e i modi spicci.<br />
Stava per commentare qualcosa quando<br />
si accorse di Sophia che, per tutta la sera, era<br />
rimasta immersa in un silenzio tale da fare<br />
quasi dimenticare la propria presenza.<br />
«Sophia, qualcosa ti preoccupa?».<br />
La ragazza sussultò e le rivolse uno<br />
sguardo spaurito <strong>de</strong>gli occhi azzurri come se<br />
si fosse accorta solo in quel momento di dove<br />
si trovasse.<br />
«Che hai sulle mani?», domandò Eloise,<br />
notando <strong>de</strong>lle macchie rosse.<br />
«Oh!», Sophia si affrettò a grattarle via<br />
con le unghie. «Soltanto cera».<br />
«Secondo me stava facendo qualche<br />
strana stregoneria di Altieres quando siamo
502/960<br />
andati a pren<strong>de</strong>rla per venire qua», commentò<br />
Jordan allontanando il piatto con un<br />
sospiro di appagamento.<br />
Sophia arrossì. «Ma certo che no!<br />
Quanto sei idiota».<br />
«Non giocate con certe cose», disse<br />
Megan in tono molto saputo. «Gli effetti possono<br />
essere imprevedibili se, in mezzo alle<br />
ciarlatanerie, ci si imbatte in qualcosa di<br />
serio».<br />
«Hai qualche storia edificante da accompagnare<br />
a questo consiglio, Lady Linnett?».<br />
Di nuovo parve che Julian Lord volesse<br />
sottilmente provocarla e Megan lo studiò a<br />
lungo con gli occhi grigioverdi molto seri.<br />
«Ho visto persone vomitare il me<strong>de</strong>simo<br />
pasticcino cento volte, e ciocche di capelli e<br />
pezzi di ossa. Eloise può confermare che cosa<br />
ci tocca ve<strong>de</strong>re perché la gente <strong>de</strong>ci<strong>de</strong> di<br />
giocare con forze che non capisce. Un maleficio<br />
può davvero ucci<strong>de</strong>re e una magia
d’amore condannare qualcuno alla follia.<br />
Eloise, vuoi raccontarglielo tu?».<br />
Eloise annuì. «Due giorni fa è arrivata<br />
alla misericordia una giovane donna in fin di<br />
vita. Non mangiava e non dormiva da giorni<br />
perché talmente innamorata di un ragazzo di<br />
Mistran che non riusciva ad avere pace<br />
nonostante lui la ricambiasse con tutto il<br />
cuore. Alla fine il ragazzo ha confessato di<br />
averle fatto bere una pozione perché non<br />
potesse fare altro che pensare a lui, soltanto<br />
perché aveva paura di essere tradito. La<br />
ragazza è morta, stamattina».<br />
Sophia Blackmore fece un gesto strano,<br />
uno scatto <strong>de</strong>lle mani come se stesse per premerle<br />
contro le tempie, poi si limitò a pren<strong>de</strong>re<br />
una coppa di vino e a vuotarla di colpo.<br />
* * *<br />
503/960
504/960<br />
Quella notte non riuscì a dormire bene.<br />
Rimase sveglia ad ascoltare l’avvicendarsi<br />
<strong>de</strong>lle ore al suono <strong>de</strong>lla campana <strong>de</strong>lla chiesa<br />
di San Petronio e a guardare la luce che<br />
mutava sfumatura oltre la finestra socchiusa.<br />
In prossimità <strong>de</strong>ll’alba, le parve che la<br />
stanchezza avesse la meglio sull’inquietudine<br />
e precipitò in un sonno a tratti oscuro e pesante,<br />
popolato di strane immagini.<br />
Una giovane e bella dama ornata d’oro e<br />
gioielli le ten<strong>de</strong>va una mano, sorri<strong>de</strong>ndole<br />
con la gioia negli occhi verdi come gemme;<br />
tre chiodi d’argento ca<strong>de</strong>vano all’infinito su<br />
un pavimento di marmo producendo un<br />
rumore simile al vetro spezzato.<br />
La novena le era entrata in testa tante<br />
volte l’aveva ripetuta e a<strong>de</strong>sso la sua mente<br />
esausta ne scandiva frammenti in modo<br />
automatico, quasi involontario.<br />
Oh, gloriosa sant’Elienne, vi prego,<br />
ascoltatemi, voi che siete figlia di re e
505/960<br />
regina, signora di un regno di perpetua estate,<br />
vi prego, esauditemi.<br />
Imploro la vostra potente intercessione<br />
per ottenere colui che<br />
che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ro e vi offro in cambio me stessa e<br />
la mia <strong>de</strong>vozione e l’offerta di ciò che amate<br />
a perpetua glorificazione <strong>de</strong>l vostro e nostro<br />
Signore che benevolo ci assiste.<br />
Le era parso, a un certo punto, forse alla<br />
terza volta che cominciava daccapo, che le<br />
fiamme <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le sul suo altare si gonfiassero<br />
e si levassero tutte insieme.<br />
La luce improvvisa le aveva mostrato, attraverso<br />
gli occhi socchiusi, le ombre intorno<br />
alla statua <strong>de</strong>lla santa che danzavano fino a<br />
disegnarle un sorriso enigmatico e uno<br />
sguardo che posse<strong>de</strong>va una scintilla di vita.<br />
Questi tre chiodi d’argento vi consacro a<br />
ricordo di quelli bene<strong>de</strong>tti che fiorirono nel<br />
vostro giardino e li dispongo come voi di essi<br />
disponeste.
506/960<br />
Le avevano narrato che un giorno nel<br />
giardino <strong>de</strong>ll’estate perpetua dove la santa<br />
dimorava, ella scelse di proteggere il mare e<br />
il cuore <strong>de</strong>gli uomini.<br />
Per la gioia che l’i<strong>de</strong>a le procurava, aveva<br />
lasciato ca<strong>de</strong>re tre lacrime e, nel punto in cui<br />
avevano bagnato la terra, da queste era nato<br />
un albero dai fiori che avevano la sfumatura<br />
d’argento <strong>de</strong>lle lacrime e, al centro <strong>de</strong>lle corolle,<br />
al posto <strong>de</strong>i pistilli, <strong>de</strong>i chiodi<br />
d’argento.<br />
Usati nel numero di tre per volta, i chiodi<br />
avevano il potere di sciogliere il <strong>de</strong>stino ai<br />
<strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri <strong>de</strong>gli uomini.<br />
Uno l’offro ai vostri Avi che vi insegnarono<br />
l’amore che ci portate.<br />
Il primo chiodo andava conficcato in una<br />
can<strong>de</strong>la rossa, che si sarebbe sciolta avvolgendolo<br />
nel suo calore, poi lei avrebbe<br />
provveduto a seppellirlo.
507/960<br />
L’altro lo getto nelle acque <strong>de</strong>l mare per<br />
la salvezza di chi vi naviga e di chi vi<br />
dimora.<br />
In memoria di quel gesto compassionevole,<br />
Sophia aveva lasciato ca<strong>de</strong>re in un piccolo<br />
bacile d’acqua di mare, salata come le<br />
lacrime, il secondo chiodo.<br />
Il terzo lo infiggo nell’immagine di…<br />
Al momento di pronunciare il suo nome<br />
l’aveva colta un’agitazione forte e improvvisa,<br />
tanto che il cuore le era sembrato sul<br />
punto di scoppiare.<br />
Aveva toccato i disegni, aveva di nuovo<br />
spianato la carta intorno ai contorni <strong>de</strong>l suo<br />
viso.<br />
Perché inchiodi il suo cuore, affinché<br />
non possa provare amore per nessuna, né<br />
pensare, sognare o <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rare altro che non<br />
sia io, sino a che, per vostra intercessione,<br />
non si arrenda ai miei pianti.<br />
Non aveva mai pianto per lui.
Non esattamente nel senso che la preghiera<br />
inten<strong>de</strong>va, almeno.<br />
L’inquietudine <strong>de</strong>ll’anima, quella strana<br />
sensazione di un <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio inappagato a cui<br />
non si riusciva a dare un nome né una forma,<br />
era ciò che lui avrebbe provato?<br />
Avrebbe sentito nella propria carne che<br />
cosa significava non riuscire a pren<strong>de</strong>re<br />
sonno né a mangiare perché la frustrazione<br />
era tale da costringere la mano ad allontanare<br />
un piatto con violenza o a scagliare<br />
un libro contro una parete?<br />
Se mi verrà concesso quanto chiedo,<br />
sarò <strong>de</strong>vota al vostro nome.<br />
Ciò che chie<strong>de</strong>va era che lui provasse un<br />
sentimento violento e struggente.<br />
Poi l’avrebbe ricambiato con l’odio.<br />
Per tutti i secoli <strong>de</strong>i secoli, amen.<br />
* * *<br />
508/960
509/960<br />
Si alzò poco dopo il Mattutino, esausta<br />
per non essere riuscita a riposare. Le cucine<br />
<strong>de</strong>l collegio spargevano il loro profumo di<br />
pane fresco e fumo di legna. Sophia si lavò<br />
con calma, giocando con il sapone alle rose<br />
che le aveva regalato Eloise, in attesa che<br />
fosse un’ora accettabile per uscire.<br />
Si pettinò i lunghi capelli neri che,<br />
com’era tradizione <strong>de</strong>lle scholares, avrebbe<br />
lasciato sciolti sulle spalle. Osservò le efelidi<br />
che aveva sul naso chie<strong>de</strong>ndosi se dovesse<br />
coprirle con <strong>de</strong>l belletto.<br />
Infine girò lo specchio e cominciò ad allacciarsi<br />
il busto.<br />
In orfanotrofio nessuno avrebbe mai acconsentito<br />
a lasciargli indossare un oggetto<br />
inutile e insalubre – avrebbero <strong>de</strong>tto – ma lei<br />
non era più una ragazza a cui si potesse imporre<br />
cosa indossare.<br />
Protese di nuovo una mano per girare lo<br />
specchio e catturare nuovamente l’immagine
510/960<br />
<strong>de</strong>lla propria incertezza, poi ci ripensò, raccolse<br />
i libri e uscì.<br />
L’Archiginnasio era silenzioso e <strong>de</strong>serto.<br />
In giro non si ve<strong>de</strong>vano neppure i custodi,<br />
probabilmente intenti a fare colazione da<br />
qualche parte dopo le pulizie mattutine.<br />
Solo l’impronta di una scarpa interrompeva<br />
la lucida umidità <strong>de</strong>l pavimento in<br />
una <strong>de</strong>lle sale studio, indicando che c’era<br />
qualcuno in piedi in quell’ora dimenticata<br />
dalla maggior parte <strong>de</strong>gli scholares.<br />
Un rumore di passi risuonò nei corridoi,<br />
echeggiando nella quiete; passi <strong>de</strong>cisi, che<br />
sembravano <strong>de</strong>ttati dalla lunga abitudine di<br />
non calpestare soltanto la terra.<br />
Sophia sentì quei passi, uno per uno,<br />
quasi avvertendo un impatto di calci nello<br />
stomaco, poi si interruppero e lei cominciò a<br />
tremare.<br />
Quando si voltò e lo vi<strong>de</strong>, ebbe la certezza<br />
assoluta che l’avrebbe uccisa.
511/960<br />
La sua espressione, la furia cieca che<br />
portava impressa in ogni linea <strong>de</strong>l volto le<br />
trasmisero un segnale d’allarme a cui reagì<br />
d’istinto.<br />
Indietreggiò di un passo, poi di un<br />
secondo; infine si voltò e cominciò a correre.<br />
Oltre la porta c’era la scalinata che conduceva<br />
al dipartimento di Studi storici, l’ala<br />
più antica <strong>de</strong>ll’edificio, un labirinto serpeggiante<br />
di piccole biblioteche che spuntavano<br />
fuori in angoli dove nessuno se lo aspettava e<br />
di varchi che collegavano tra loro corridoi e<br />
stanze.<br />
«Fermati», la voce di Gabriel era di ghiaccio<br />
e lei provò l’impulso di alzare le mani e<br />
coprirsi le orecchie per non ascoltarla<br />
ancora.<br />
Stava fuggendo divorata da un terrore a<br />
cui non riusciva a dare una spiegazione: non<br />
aveva paura di Gabriel Stuart, non ne aveva<br />
mai avuta.
512/960<br />
«Lady Blackmore, ti ordino di fermarti,<br />
ti <strong>de</strong>vo parlare», il ringhio esasperato le<br />
spedì un brivido sulle spalle.<br />
Si fermarono, l’una in cima alla<br />
scalinata, l’altro fermò su un pianerottolo; lei<br />
aveva il fiato corto prima ancora di cominciare<br />
a correre, Gabriel sembrava che non<br />
avrebbe conosciuto stanchezza per una vita<br />
ancora.<br />
«Io…», Sophia si interruppe senza<br />
sapere bene cosa dire.<br />
Nel momento stesso in cui le era apparso<br />
e aveva visto i suoi occhi, Sophia aveva<br />
capito che lui sapeva. Sapeva esattamente<br />
che cosa gli aveva fatto e lei, questo, non lo<br />
aveva previsto.<br />
«Che cosa hai fatto?», domandò Gabriel.<br />
La voce bassa e sorda di rabbia gli scaturì<br />
dalla gola come il verso di una fiera. «Che<br />
cosa mi hai fatto?».<br />
«Non ho intenzione di parlarne». Se non<br />
fosse stata così sconvolta si sarebbe potuta
513/960<br />
chie<strong>de</strong>re dove avesse trovato nella sua mente<br />
annebbiata una risposta tanto arrogante.<br />
Lo vi<strong>de</strong> serrare le dita intorno al corrimano<br />
di pietra e pensò che se quella mano<br />
fosse stata intorno al suo collo sarebbe morta<br />
in una maniera molto rapida e dolorosa.<br />
Gli voltò le spalle e si inoltrò nei corridoi<br />
<strong>de</strong>lle biblioteche, alle sue spalle i passi di<br />
Gabriel suonavano sempre più vicini. Lei<br />
avrebbe voluto solo rannicchiarsi in un angolo,<br />
mettersi le mani nei capelli e tirare<br />
forte mentre si dava <strong>de</strong>ll’idiota mille e mille<br />
volte.<br />
Alla fine accad<strong>de</strong> l’inevitabile: girando<br />
un angolo se lo ritrovò davanti, così vicino<br />
che fu costretta a fermarsi di colpo per non<br />
finirgli addosso.<br />
«A<strong>de</strong>sso tu mi dirai, per filo e per segno,<br />
che cosa hai usato, in modo che io possa trovare<br />
qualcuno che rimedi a tutto questo»,<br />
disse lui, lentamente.
514/960<br />
«Altrimenti mi ucci<strong>de</strong>rai?», esclamò<br />
Sophia in tono di sfida.<br />
«Ucci<strong>de</strong>rti?», se non fosse stato così<br />
sconvolto dalla rabbia lei avrebbe giurato che<br />
stava quasi per ri<strong>de</strong>re come se gli avesse<br />
<strong>de</strong>tto qualcosa di totalmente assurdo. «Dio,<br />
tu non hai i<strong>de</strong>a di quello che dici e non hai<br />
nemmeno i<strong>de</strong>a di cosa hai fatto, vero?».<br />
Era quasi incredulo a<strong>de</strong>sso e respirava a<br />
fondo e a tratti, come se l’aria fosse fatta di<br />
pietre che si incastravano nella sua gola.<br />
«No», disse, con la voce rauca. «Non ne<br />
hai la minima i<strong>de</strong>a. Dovrei davvero ucci<strong>de</strong>rti,<br />
lo meriteresti».<br />
Non poteva esistere alcun dubbio sulla<br />
sincerità di quell’augurio.<br />
«Chi ti ha insegnato?», Gabriel chiuse gli<br />
occhi e sussurrò quella domanda con il tono<br />
di chi cerca qualcosa su cui vendicarsi.<br />
Sophia cominciò a scuotere il capo. «Non<br />
te lo dirò mai».
515/960<br />
«Devi sciogliere ciò che hai fatto, immediatamente.<br />
Fallo e forse non ti farò troppo<br />
male».<br />
Sophia si accorse <strong>de</strong>ll’istante preciso in<br />
cui stava per oltrepassare il limite <strong>de</strong>l suo<br />
controllo, ma non riuscì a fermarsi: sollevò il<br />
mento e gli lanciò uno sguardo che non cre<strong>de</strong>va<br />
di posse<strong>de</strong>re. «No».<br />
Vi<strong>de</strong>, nitido, qualcosa spezzarsi nello<br />
sguardo <strong>de</strong>l ragazzo; poi le sue mani sollevarsi<br />
e si preparò all’impatto bruciante <strong>de</strong>l<br />
suo potere.<br />
Era sopravvissuta una volta, poteva resistere<br />
ancora.<br />
Tutto il suo corpo si tese in attesa <strong>de</strong>l<br />
dolore quando avvertì la stretta <strong>de</strong>lle sue<br />
mani su entrambe le braccia.<br />
Un momento di vuoto completo, come<br />
carta bianca davanti agli occhi spalancati, poi<br />
lui abbassò il volto e posò le labbra sulle sue.
* * *<br />
516/960<br />
Poteva <strong>de</strong>finirsi dolore, l’emozione che le<br />
scosse con violenza le membra, spaventandola<br />
per la sua intensità. Serrò i pugni e<br />
anche i piedi si contrassero.<br />
Si aggrappò a lui per non ca<strong>de</strong>re e visse<br />
un istante interminabile prima di compren<strong>de</strong>re<br />
che quella sofferenza non l’avrebbe<br />
uccisa.<br />
Non fisicamente, almeno.<br />
Spalancò gli occhi e vi<strong>de</strong> che quelli di lui<br />
erano chiusi, le ciglia lunghe abbassate come<br />
se fosse rapito da un sogno; allora sentì le<br />
palpebre farsi pesanti e le abbassò a sua<br />
volta.<br />
Dimenticò tutto: di avergli posato le<br />
mani sulle spalle, l’aria gelida che entrava<br />
dalla finestra e di avere il sole sul viso. Sentì<br />
quella bocca ferma e soffice socchiu<strong>de</strong>rsi<br />
sopra la sua e si lasciò sfuggire un piccolo<br />
lamento.
517/960<br />
Tremava così forte che lui interruppe il<br />
bacio e aprì lentamente gli occhi.<br />
Sembrava risvegliarsi solo in quel momento,<br />
Gabriel, con una mano ancora incurvata<br />
sulla sua nuca che le teneva la testa<br />
vicina alla sua e un braccio stretto così forte<br />
intorno alla sua vita da tenerla sollevata sulla<br />
punta <strong>de</strong>i piedi, contro di sé.<br />
«Hai paura», le sussurrò e il suo respiro<br />
le accarezzò le labbra facendole mancare le<br />
ginocchia.<br />
Lui se ne accorse e il suo braccio la serrò<br />
con maggiore forza. La sua voce era perfida e<br />
divertita, non sorri<strong>de</strong>va né staccava lo<br />
sguardo dal suo e lei non riusciva a distogliere<br />
il proprio.<br />
Sophia trovò la forza di scuotere la testa<br />
anche se non era certa di quanto tempo fosse<br />
passato.<br />
«No?».
518/960<br />
Ebbe l’impressione che l’eco di una risata<br />
repressa vibrasse nella sua domanda e, confusa,<br />
scosse ancora il capo.<br />
«Dovresti invece».<br />
La sua mano a<strong>de</strong>sso la teneva con gentilezza,<br />
aperta alla base <strong>de</strong>lla sua schiena. Da<br />
quel punto, lei sentì riverberarsi un dolore<br />
lieve simile alla pressione di un abbraccio<br />
troppo violento e troppo a lungo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rato.<br />
Sofferenza e appagamento.<br />
Trattenne il fiato: era una sensazione<br />
<strong>de</strong>liziosa.<br />
Lo sentì ri<strong>de</strong>re, piano, e quel suono le<br />
provocò un spasmo inatteso allo stomaco.<br />
«Abbracciami», le ordinò. «Stringi<br />
forte».<br />
Non c’era un motivo al mondo per<br />
obbedirgli, ma abbassò le mani sul suo petto<br />
e poi gliele passò intorno alla vita. Gli appoggiò<br />
una mano sulla schiena, esitante, e sentì i<br />
suoi muscoli scattare sotto le dita.
519/960<br />
«Così», Gabriel fece un profondo<br />
sospiro. «Toccami ancora».<br />
La baciò ancora, tenendola vicina,<br />
costringendola a rannicchiarsi contro il suo<br />
corpo.<br />
All’improvviso la spinse verso una <strong>de</strong>lle<br />
biblioteche e, bloccandola con un braccio,<br />
chiuse la porta.<br />
«Siamo soli, a<strong>de</strong>sso».<br />
Lei si guardò intorno mentre il reale significato<br />
<strong>de</strong>lle sue parole le raggiungeva la<br />
mente.<br />
«Devo andare».<br />
«Sbagliato. Tu non andrai in nessun<br />
posto lontano da me».<br />
Le posò le mani sui fianchi, la gelida <strong>de</strong>terminazione<br />
che aveva negli occhi le<br />
trasmise un segnale di allarme.<br />
La spinse contro un muro e con una<br />
mano le afferrò la gonna, attorcigliando la<br />
stoffa tra le dita.<br />
«Non era ciò che volevi?».
520/960<br />
Sophia sentì l’aria fredda raggiungerle il<br />
ginocchio e allora gli puntò le mani sul petto<br />
per respingerlo.<br />
Lui rise ancora poi le lasciò la gonna per<br />
afferrarle un polso prima che riuscisse a<br />
colpirlo in viso.<br />
«Lo meriteresti», disse, in tono molto<br />
serio. «Ti starebbe bene se io <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ssi di<br />
soddisfare questo mio <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio fino in<br />
fondo, Sophia».<br />
Di nuovo sentiva pronunciare il proprio<br />
nome con la ca<strong>de</strong>nza di Altieres.<br />
Sofia.<br />
Gabriel chinò di nuovo il volto e le die<strong>de</strong><br />
un bacio breve, bruciante, e quando si ritrasse,<br />
lei per puro riflesso lo seguì per prolungare<br />
il contatto.<br />
«Aspettati rappresaglie, principessa<br />
trovatella».<br />
Se ne andò come era arrivato, all’improvviso,<br />
lasciando soltanto il silenzio e l’inquietudine;<br />
e un freddo terribile dove prima
521/960<br />
c’erano le sue mani che lei, però, preferì<br />
ignorare.<br />
Stava cercando di raccogliere le i<strong>de</strong>e<br />
quando sentì un urlo colmo di terrore<br />
provenire da una <strong>de</strong>lle sale contigue.<br />
Uscì nel corridoio e non vi<strong>de</strong> nessuno,<br />
udì soltanto quel suono disperato che rimbalzava<br />
sulle pareti di quegli strani e intricati<br />
corridoi ren<strong>de</strong>ndo quasi impossibile <strong>de</strong>finire<br />
con esattezza da dove provenisse.<br />
La voce si spezzava, poi ripren<strong>de</strong>va a<br />
gridare la sua paura più forte che mai.<br />
A un certo punto tacque e quella quiete<br />
improvvisa faceva gelare il sangue.<br />
Poi lei vi<strong>de</strong> qualcosa precipitare da una<br />
<strong>de</strong>lle finestre: una macchia scura e indistinta<br />
e, un momento dopo, un tonfo seguito da un<br />
coro di esclamazioni costernate.<br />
«Mio Dio», urlò una ragazza, dabbasso.<br />
«È uno <strong>de</strong>i custodi. Si è buttato dalla<br />
finestra».
24.<br />
Le ossa <strong>de</strong>l falco<br />
«Sì, non credo ci siano molti dubbi. Si<br />
tratta di piume di falco».<br />
Stephen Eldrige si massaggiò gli occhi<br />
dietro le lenti, alla luce <strong>de</strong>lla lanterna il suo<br />
volto appariva stanco.<br />
«Se riesco a tracciare uno schizzo abbastanza<br />
<strong>de</strong>cente potrei confrontarlo con i<br />
disegni di alcuni libri e chie<strong>de</strong>re un parere a<br />
un esperto. Però penso anche di sapere a che<br />
specie appartenga e sono perplesso».<br />
«Perché?», domandò Axel, con un<br />
sospiro.<br />
«Perché è estinto da secoli. Un falco<br />
dalle piume color oro scuro i cui esemplari,<br />
quando anche sono esistiti, erano in ogni
523/960<br />
caso talmente rari da originare ogni sorta di<br />
leggen<strong>de</strong>».<br />
Avevano trascorso ore nei sotterranei<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna, per confrontare le<br />
<strong>de</strong>corazioni rinvenute dopo il crollo con<br />
quelle che si trovavano nella cripta<br />
<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte e sul cofanetto <strong>de</strong>l<br />
Clarimon<strong>de</strong>.<br />
Axel lanciò un’occhiata all’oggetto che riposava,<br />
innocuo, avvolto in un panno di pelle<br />
morbida.<br />
Lo avevano girato, esaminato da ogni angolazione,<br />
ma era privo di serratura e la linea<br />
di giuntura alla base <strong>de</strong>l coperchio era<br />
sigillata.<br />
Le cerniere erano soltanto <strong>de</strong>corative: di<br />
fatto quell’oggetto si ergeva sui piedini dorati<br />
a forma di zampa d’uccello come un unico<br />
blocco inaccessibile.<br />
Avevano anche tentato di agitarlo con<br />
cautela, ma dall’interno non proveniva alcun<br />
rumore.
524/960<br />
«Siamo a un punto morto», disse Stephen.<br />
«Posso i<strong>de</strong>ntificare la specie, dirti che<br />
questa <strong>de</strong>corazione è i<strong>de</strong>ntica a quella<br />
<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte e che, per quanto<br />
mi riguarda, risalgono allo stesso periodo,<br />
ma non posso fare altro».<br />
«Di quanti secoli parliamo?».<br />
Stephen si spinse gli occhiali sul naso.<br />
«La chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte conta<br />
all’incirca tre secoli, ma la cripta è più antica.<br />
Direi che parliamo di cinquecento anni almeno.<br />
La Citta<strong>de</strong>lla è stata costruita su strati<br />
di città antichissimi, non è strano che qualcosa<br />
salti fuori di tanto in tanto».<br />
«È strano che sia qualcosa di collegato a<br />
Belladore <strong>de</strong> Lanchale».<br />
Axel sputò quel nome con astio e Stephen<br />
gli rivolse uno sguardo attento. «L’altro<br />
giorno, alla Misericordia. Quando ho pronunciato<br />
il nome <strong>de</strong>i Duplessis hai avuto una<br />
reazione che mi ha incuriosito. Così ho cercato<br />
di ricordare dove lo avessi già sentito».
525/960<br />
Non doveva essere stato difficile, pensò<br />
Axel, la memoria di Stephen era un archivio,<br />
bastava cercare nel luogo giusto.<br />
«Lo hai fatto?».<br />
Stephen annuì. «Naturalmente. Ho continuato<br />
con le mie ricerche nei vecchi alberi<br />
genealogici. Alcune pergamene sono talmente<br />
rovinate che mi è toccato inventare alcune<br />
sostanze per far risaltare le parti scritte<br />
e riuscire in qualche modo a leggerle».<br />
«Hai qualcosa di interessante da comunicarmi?»,<br />
domandò Axel, in un tono brusco<br />
che l’altro non mostrò nemmeno di notare.<br />
Stephen scosse il capo. «Molto poco, ma<br />
una cosa mi è parsa singolare. Alcuni nomi<br />
ricorrevano spesso, nella famiglia Duplessis,<br />
alcuni si trovano ancora anche se nessuno ricorda<br />
più la loro origine, tanto è remota».<br />
«Questo cosa può avere a che fare…»,<br />
Axel si interruppe. «Perdonami. Continua».<br />
«È un nome che ho ritrovato anche nella<br />
famiglia <strong>de</strong> Monroy. Ogni due o tre
generazioni c’è sempre una Clara, una<br />
Clarissa o Larissa».<br />
«Il secondo nome di Eloise», disse Axel,<br />
«è Larissa e sua nonna materna è una <strong>de</strong><br />
Monroy di Altieres».<br />
«Dimentichi qualcun altro che aveva<br />
quel nome, e molti tratti in comune con<br />
Eloise», disse Stephen.<br />
«Clarisse Granville», concluse Axel con<br />
voce cupa.<br />
* * *<br />
526/960<br />
Tra gli scholares scossi e incupiti da<br />
quanto era accaduto sotto i loro occhi, circolavano<br />
parecchie voci in merito al gesto insano<br />
commesso dal custo<strong>de</strong> <strong>de</strong>lla biblioteca<br />
<strong>de</strong>ll’Archiginnasio.<br />
Come al solito, nessuno aveva niente di<br />
intelligente da dire, ma riferiva voci di terza
527/960<br />
mano condite di aneddoti apocrifi che pren<strong>de</strong>vano<br />
contorni vagamente assurdi.<br />
«Si è ucciso perché aveva assassinato la<br />
moglie», disse Sophia. «Almeno è quello che<br />
mi ha raccontato Alexandria».<br />
«Non vedo perché avrebbe dovuto tornare<br />
all’Inferno, se già una volta era riuscito a<br />
scappare».<br />
Sophia impiegò un momento per capire,<br />
poi vi<strong>de</strong> Jordan e Julian scambiarsi due<br />
i<strong>de</strong>ntici sogghigni ironici e il primo sollevare<br />
il pugno per battere le nocche con quelle<br />
<strong>de</strong>ll’amico.<br />
«Avete mai pensato a unirvi alla Corporazione<br />
<strong>de</strong>i Teatranti?», disse Sophia. «Sai<br />
che spasso per le signore assistere a un<br />
vostro spettacolo in una locanda».<br />
«Sai che spettacolo ciò che farei nelle<br />
stanze di sopra con qualcuna di loro», disse<br />
Julian.<br />
Jordan rise e Sophia roteò gli occhi verso<br />
il soffitto. «Sì, Jules, sei il più affascinante
528/960<br />
tra gli uomini. Abbiamo capito. Dovrei<br />
cominciare a raccontare di quella volta che in<br />
orfanotrofio ti abbiamo vestito con la gonna<br />
di una <strong>de</strong>lle bambine e Sorella Alina ti ha<br />
scambiato per Maggie. Eri così carino con il<br />
grembiule».<br />
Il ghigno di Julian si spense di colpo,<br />
quello di Jordan invece si allargò.<br />
«Te la sei cercata, amico».<br />
«Dovrei piuttosto chie<strong>de</strong>re a Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
di fare due chiacchiere da uomo a<br />
uomo», disse Julian. «Lui ha l’aria di essere<br />
esperto in faccen<strong>de</strong> di cuore».<br />
Jordan annuì. «L’unica faccenda di<br />
cuore di cui si inten<strong>de</strong> sono gli infarti».<br />
Si erano ritrovati in una <strong>de</strong>lle biblioteche<br />
da studio <strong>de</strong>l pianterreno, dove, dopo il<br />
mezzogiorno, la luce era migliore, poi<br />
avevano messo da parte i libri e si erano<br />
messi a chiacchierare.<br />
Ciò che stava acca<strong>de</strong>ndo non favoriva<br />
certo la concentrazione, e anche la montagna
529/960<br />
di compiti di grammatica, e doveva atten<strong>de</strong>re<br />
a una rigida lista di priorità.<br />
«L’altro giorno mi ha dato <strong>de</strong>i consigli,<br />
per la verità», disse Sophia.<br />
Jordan la guardò, inorridito. «Consigli<br />
sentimentali da Bryce? Stai scherzando,<br />
vero? Voglio dire, segui i consigli sentimentali<br />
di uno più abituato a scrivere testamenti<br />
che lettere d’amore?».<br />
«I suoi ragionamenti hanno una loro logica:<br />
non so se ho bene afferrato quale, però<br />
credo si tratti di avere sempre un rapporto<br />
tormentato e non fare sentire mai al sicuro<br />
l’altro. Tra Lady Eloise e il Principe Axel funziona,<br />
mi è sembrato».<br />
Jordan la guardò come se fosse impazzita.<br />
«Bryce scappa a gambe levate se appena<br />
la donna che ha di fronte non gli dichiara<br />
la sua tariffa ed Eloise quando è arrabbiata<br />
sarebbe capace di bruciarsi viva solo<br />
per fare un dispetto a mio fratello, e tu mi
530/960<br />
stai davvero dicendo di volerli pren<strong>de</strong>re a<br />
esempio?».<br />
«Messa così, in effetti…».<br />
Fay Mayfield, che trovava sempre un<br />
buon motivo per avvicinarsi, soprattutto<br />
quando Julian e Jordan erano con lei, comparve<br />
con tutto il suo seguito di gale, braccialetti<br />
e strascicata cantilena meridionale.<br />
«Ho una notizia interessantissima. Sally<br />
Addison di Valdyer ha <strong>de</strong>ciso di chiamare<br />
una spiritista per evocare il fantasma <strong>de</strong>l<br />
custo<strong>de</strong> e chie<strong>de</strong>re a lui, una volta per tutte,<br />
perché si sia ucciso».<br />
Tutti e tre la guardarono con la<br />
me<strong>de</strong>sima espressione vacua. «Non dici sul<br />
serio».<br />
Fay annuì, con aria di importanza. «La<br />
prossima settimana, alla mezzanotte di mercoledì<br />
nella sala <strong>de</strong>lla biblioteca da cui si è<br />
lanciato nel vuoto. Stanno ancora pulendo il<br />
sangue dal selciato: non viene via».
531/960<br />
Anche il modo di rabbrividire di Fay era<br />
femminile e grazioso, Julian naturalmente<br />
apprezzò e la gratificò con un sorriso.<br />
«Sally ha ingaggiato una spiritista molto<br />
famosa e costosa. Una certa Katherine Fox,<br />
anche se non capisco perché: è noto che nessuno<br />
riesce a comunicare con gli spiriti come<br />
gli Altierenses, se in città c’è Madrina Marta<br />
non vedo perché sprecare <strong>de</strong>l <strong>de</strong>naro con<br />
qualcuno che non potrà mai essere alla sua<br />
altezza».<br />
Si interruppe e assunse un’espressione<br />
inquieta. Sophia ricordò che aveva chiamato<br />
Madrina Marta la sacerdotessa che nel Borgo<br />
di Altieres era stata accusata di avere imprigionato<br />
l’anima di un bimbo in una bambola.<br />
«Però Madrina Marta mi fa paura», ammise<br />
Fay, sincera. «Invece dicono che Katherine<br />
Fox sia molto bella».<br />
Nessuno aveva i<strong>de</strong>a di come le due cose<br />
fossero collegate, ma Julian apprezzò anche
532/960<br />
questa informazione, infatti disse: «Veniamo<br />
anche noi».<br />
Jordan lo fulminò con un’occhiata che<br />
avrebbe annullato le velleità di chiunque.<br />
«Non se ne parla nemmeno».<br />
«Noi andiamo», Fay prese la mano di<br />
Sophia. «Sarà divertente. Vengono anche i<br />
miei cugini».<br />
Senza riuscire a fare nulla per dominarsi,<br />
Sophia sentì una vampa di rossore salirle al<br />
volto.<br />
«Sei nervosa all’i<strong>de</strong>a di ve<strong>de</strong>re Justin?»,<br />
fece Fay, impertinente, e si guadagnò una<br />
gomitata.<br />
Jordan e Julian con una esemplare <strong>de</strong>licatezza<br />
si misero a ri<strong>de</strong>re.<br />
«Non essere troppo giù», l’indole gentile<br />
di Jordan, dopotutto, riusciva a emergere<br />
anche dietro una sensibilità tutta maschile.<br />
«Mio fratello Fabian si è sposato per motivi<br />
dinastici e adora sua moglie».
533/960<br />
«Ti piacerà sposare Julian e entrare a<br />
fare parte di una famiglia <strong>de</strong>l sud», disse Fay.<br />
«Piacerebbe a tutti».<br />
Sophia sperò almeno che qualcuno<br />
potesse darle la lista <strong>de</strong>i parenti da ricordare<br />
a memoria. Lo stomaco si contraeva d’angoscia<br />
all’i<strong>de</strong>a di sposarsi. Era una situazione in<br />
cui non riusciva nemmeno a immaginarsi.<br />
«Per questa sera <strong>de</strong>vi essere pronta ai<br />
Vespri», aggiunse Fay. «Voi ci fate<br />
compagnia?».<br />
«Di che si tratta?», domandò Julian,<br />
curioso.<br />
«La processione al Cimitero fuori le<br />
mura», disse Fay.<br />
«Ho moltissimi compiti da fare», disse<br />
Julian, tirando a sé un libro.<br />
«Anche io», disse Jordan, frugando<br />
nell’astuccio <strong>de</strong>i pennini.<br />
Sophia non ebbe il coraggio di chie<strong>de</strong>rle<br />
chi le avrebbe accompagnate.
Si limitò a crogiolarsi nel cupo pensiero<br />
che, nel caso avesse incontrato Gabriel,<br />
avrebbe sempre potuto morire di vergogna,<br />
scavarsi una tomba e farcisi seppellire <strong>de</strong>ntro<br />
liberando il trono di Altieres dalla propria<br />
sgradita presenza e tutto il mondo dalla propria<br />
abissale stupidità.<br />
* * *<br />
534/960<br />
Alla processione partecipava l’intero<br />
Borgo di Altieres: carrozze eleganti, semplici<br />
carri, cavalli proce<strong>de</strong>vano lentamente in<br />
coda alla gente a piedi con le fiaccole in<br />
mano.<br />
In testa il sacerdote seguiva una croce<br />
adorna di fiori bianchi e gialli, ai suoi lati alcuni<br />
bambini vestiti di bianco gettavano in<br />
terra manciate di petali.
535/960<br />
L’odore <strong>de</strong>i fiori, <strong>de</strong>lla resina <strong>de</strong>lle fiaccole<br />
e <strong>de</strong>lla cera di can<strong>de</strong>le si diffon<strong>de</strong>va<br />
nella notte.<br />
Il Cimitero sorgeva a una certa distanza<br />
dalle mura, vicino al Mausoleo dove<br />
venivano sepolti gli antichi re Van<strong>de</strong>mberg<br />
prima che trasferissero la loro capitale nel<br />
nord. Intorno vi sorgeva un bosco disseminato<br />
di spa<strong>de</strong> conficcate nel terreno sopra le<br />
tombe <strong>de</strong>i loro soldati, che li vegliavano nella<br />
morte come avevano fatto in vita.<br />
Ciascuno <strong>de</strong>i borghi <strong>de</strong>lle Nationes aveva<br />
nel cimitero cittadino una zona d’elezione.<br />
Altieres seppelliva i suoi morti in prossimità<br />
di un’altura a strapiombo su un piccolo<br />
stagno.<br />
Le tombe arrivavano fino alla cresta <strong>de</strong>lla<br />
collina, così la luce <strong>de</strong>lle fiaccole e <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le<br />
si rifletteva sull’acqua buia sotto il limpido<br />
cielo pieno di stelle.<br />
Le spon<strong>de</strong> <strong>de</strong>l lago erano state <strong>de</strong>corate<br />
con fiaccole e fiori, e alcuni uomini in vestiti
536/960<br />
eleganti si erano radunati in prossimità<br />
<strong>de</strong>ll’acqua per fumare e chiacchierare.<br />
«È meraviglioso», disse Sophia in un<br />
sussurro gioioso.<br />
Si era spinta verso il ciglio <strong>de</strong>llo strapiombo<br />
e, aggrappata a una croce di marmo,<br />
guardava verso il basso nelle profondità <strong>de</strong>llo<br />
stagno.<br />
Fay sorrise, soddisfatta, e le passò un<br />
braccio intorno alla vita.<br />
Sophia si irrigidì, ma soltanto per un momento,<br />
poi arrivò anche Caroline e l’abbracciò<br />
dall’altro lato.<br />
Rimasero strette, ridacchiando si<br />
trattenevano a vicenda mentre il vento<br />
spingeva l’orlo <strong>de</strong>lle gonne oltre lo<br />
strapiombo.<br />
«Andiamo», disse Alexandria, poco<br />
lontano. «Dobbiamo darci da fare».<br />
Ciascuna portava un cesto di fiori con cui<br />
<strong>de</strong>corare le tombe, intorno a loro la gente lucidava<br />
e strofinava le croci e disponeva sulle
537/960<br />
lapidi trionfi di can<strong>de</strong>le, dolci, miniature e<br />
ritratti, rosari dai grani di pietre<br />
semipreziose.<br />
Incontrandosi, la gente si salutava con<br />
affetto, prima di raccogliersi in preghiera<br />
davanti a quegli altari vivaci.<br />
«Sembra una festa», commentò Sophia,<br />
affondando il naso in un mazzo di fiori<br />
bianchi.<br />
«Lo è», disse Alexandria. «La gente si riunisce<br />
per salutare i suoi morti e pren<strong>de</strong>rsi<br />
cura <strong>de</strong>lle loro sepolture, li festeggia e ren<strong>de</strong><br />
loro omaggio con le cose che amavano in<br />
vita».<br />
«Quella donna che sta facendo?»,<br />
domandò Sophia, indicando, poco distante,<br />
una sacerdotessa vestita di bianco che si affaccendava<br />
intorno a una sepoltura.<br />
«Vieni», disse Alexandria dopo un momento.<br />
«Ma rimani dietro di me e se dico di<br />
allontanarci fila via senza doman<strong>de</strong>, intesi?».
538/960<br />
Si avvicinarono in silenzio e osservarono,<br />
a rispettosa distanza, la sacerdotessa che<br />
gettava grosse manciate di sale mescolato a<br />
erbe, mentre recitava una litania a bassa<br />
voce muovendo velocemente le labbra.<br />
Sophia notò che il cordone che le<br />
stringeva in vita la veste cerimoniale era<br />
scuro e i nodi erano molto semplici.<br />
Lo disse ad Alexandria che fece un cenno<br />
affermativo. «È una Madrina di rango intermedio,<br />
i nodi <strong>de</strong>lla sua cintura indicano che<br />
ha varcato abbastanza livelli <strong>de</strong>gli inferi per<br />
avere uno spirito guida, ma lui non è ai suoi<br />
comandi: se lo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ra può rispon<strong>de</strong>re alle<br />
sue preghiere».<br />
«Che cosa sta facendo?».<br />
«Getta sale esorcizzato intorno a una<br />
tomba», disse Alexandria. «Probabilmente lo<br />
spirito <strong>de</strong>lla persona che vi è sepolta ha giocato<br />
qualche tiro a qualcuno che a<strong>de</strong>sso cerca<br />
di fare in modo che non accada più».
539/960<br />
La persona, suppose Sophia, doveva essere<br />
il giovane pallido con le mani giunte e<br />
l’aria preoccupata.<br />
La Madrina trasse dalla capiente bisaccia<br />
che portava appesa a una spalla una bambola<br />
vestita di bianco con un pezzo di velo in testa<br />
e le labbra dipinte di rosso.<br />
«Oh, capisco», disse Alexandria con aria<br />
saputa. «La sposina morta è gelosa <strong>de</strong>l suo<br />
vedovo e non permette che abbia un’altra<br />
donna. Vedi il vestito bianco <strong>de</strong>lla bambola?<br />
Sicuramente porta un gioiello o qualche altra<br />
cosa che la sposa indossava il giorno <strong>de</strong>lle<br />
nozze. La Madrina a<strong>de</strong>sso metterà la bambola<br />
sulla tomba e se lo spirito <strong>de</strong>lla sposa<br />
dovesse uscire nuovamente per tormentare il<br />
marito vi resterà imprigionato <strong>de</strong>ntro».<br />
Sophia si guardò intorno, a<strong>de</strong>sso le bambole<br />
appoggiate sulle tombe, visi immobili<br />
alla luce <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le, le sembravano sinistre<br />
e non solo malinconiche.
540/960<br />
Le bambole tradizionali a forma di<br />
scheletro che aveva visto alla fiera in città<br />
avevano qualcosa di allegro, quelle invece,<br />
d’un tratto, sembravano seguirla con i loro<br />
occhi di vetro come se dietro vi fosse rinchiuso<br />
qualcosa.<br />
«Anche quella si sta difen<strong>de</strong>ndo da uno<br />
spirito molesto?», domandò, indicando<br />
un’altra Madrina, che stava lavorando intorno<br />
a una tomba intonacata di calce e cinta<br />
da un cancello di ferro battuto.<br />
Ai margini aspettava una coppia vestita<br />
di nero e dalla quale emanava un’aura di tragico<br />
dolore.<br />
Il loro atteggiamento e i volti <strong>de</strong>vastati<br />
dalla sofferenza non avevano nulla a che<br />
ve<strong>de</strong>re con la festa allegra e malinconica che<br />
si svolgeva intorno.<br />
Alexandria rimase un momento a<br />
guardare, una profonda ruga di concentrazione<br />
le corrugava la fronte, poi
541/960<br />
qualcosa sul suo viso cambiò e gli occhi si accesero<br />
di paura.<br />
«Anyen», disse. «Non è nulla, andiamo<br />
via».<br />
L’afferrò per un braccio ma Sophia di<br />
voltò, vinta dalla curiosità, e vi<strong>de</strong> la Madrina<br />
aprire con le dita il dorso di una bambola<br />
vestita di nero e infilarvi qualcosa all’interno.<br />
Dapprima Alexandria tacque, poi,<br />
quando le sembrò che fossero a una distanza<br />
a<strong>de</strong>guata, disse: «Hai visto le sbarre intorno<br />
alla tomba? Qualcuno <strong>de</strong>ve aver catturato lo<br />
spirito di quel morto per i propri scopi e non<br />
riescono a domarlo. La Madrina sta<br />
togliendo dal corpo <strong>de</strong>lla bambola in cui era<br />
racchiuso <strong>de</strong>i…», esitò, «…pezzi <strong>de</strong>l suo<br />
corpo: ossa, capelli, <strong>de</strong>nti, cose così, perché<br />
vengano seppelliti all’interno <strong>de</strong>l recinto e il<br />
morto non possa più uscire per nuocere ai<br />
vivi. Poi brucerà la bambola perché è l’unico<br />
modo di rompere questo maleficio».
542/960<br />
Sophia la guardò, raggelata. «Ma è<br />
orribile».<br />
Alexandria annuì, con aria tetra. «Il<br />
Signore <strong>de</strong>i Cimiteri è un padrone terribile,<br />
Sophia, e i suoi seguaci possono commettere<br />
cose innominabili».<br />
«Sandria, Sophia!», Caroline con le<br />
gonne raccolte in una mano e il cesto nell’altra<br />
correva verso di loro con tutta la velocità<br />
consentitale dai suoi vestiti e dalla sua dignità.<br />
«Venite, presto, Fay ha fatto una scena<br />
e a<strong>de</strong>sso è svenuta».<br />
«Le è successo qualcosa? Si è fatta<br />
male?», domandò Sophia, ansiosa, e<br />
Caroline scosse la testa ri<strong>de</strong>ndo.<br />
«Non preoccuparti, ha solo fatto i<br />
capricci. A un certo punto ha cominciato a<br />
gridare che qualcuno le stava tirando le<br />
gonne e se l’è presa con Dray perché era<br />
proprio lì vicino. Dray si è rifiutato di scusarsi<br />
e allora lei è svenuta».
543/960<br />
«Come al solito», commentò Alexandria.<br />
«Dray non potrebbe scusarsi, in modo da<br />
farle ripren<strong>de</strong>re i sensi?».<br />
Trovarono Fay ancora distesa sui mantelli<br />
<strong>de</strong>i cugini e aveva tutto l’aspetto di essere<br />
svenuta sul serio.<br />
«Smettila di fare scene», disse Alexandria,<br />
chinandosi verso di lei. «Dray<strong>de</strong>n è<br />
davvero spiacente, vero Dray?».<br />
«Ma io non ho fatto nulla!», esclamò<br />
quello e, vicino a lui, Justin si mise a ri<strong>de</strong>re.<br />
Indossava la divisa <strong>de</strong>ll’esercito e Sophia<br />
doveva ammettere che gli donava parecchio.<br />
Quando la vi<strong>de</strong> fece un sorriso tutto per lei e<br />
si inchinò.<br />
Sophia si guardò intorno, ma nessun altro<br />
sembrava in procinto di raggiungerli.<br />
Alexandria si afferrò un lembo <strong>de</strong>l vestito<br />
e lo strattonò come per liberarlo da qualcosa.<br />
«Ma per l’amor <strong>de</strong>l Cielo», disse. «Mi<br />
<strong>de</strong>vo essere impigliata in una radice, spero di
544/960<br />
non aver strappato la sottogonna, avevo appena<br />
finito di ricamarla».<br />
Si esaminò l’orlo con aria critica poi,<br />
all’improvviso, divenne pallida.<br />
Sophia pensò che il vestito doveva essere<br />
rovinato in maniera irrimediabile per meritare<br />
quella reazione, poi vi<strong>de</strong> che Alexandria<br />
indietreggiava velocemente e sembrava<br />
malferma sulle ginocchia.<br />
«Che cos’è quello?», gridò, con una nota<br />
isterica nella voce, molto inconsueta per lei.<br />
Sophia seguì con lo sguardo la direzione<br />
<strong>de</strong>lla sua mano e non vi<strong>de</strong> altro che terra<br />
morbida e qualcosa che, in effetti, sembrava<br />
una specie di radice.<br />
Poi la radice si mosse disten<strong>de</strong>ndo i filamenti<br />
e sembrò raccoglierli per grattare il<br />
terreno.<br />
«Oh mio Dio», disse Sophia.<br />
Non era una radice, era una mano<br />
umana, e faceva capolino dalla terra appena<br />
smossa tastando i bordi <strong>de</strong>ll’avvallamento da
545/960<br />
cui era spuntata come se cercasse di allargarlo<br />
per fare uscire anche tutto il resto.
25.<br />
L’alba all’inferno<br />
«Dimmi che non acca<strong>de</strong> qualcosa di<br />
simile molto spesso», disse Sophia, mentre,<br />
qualche ora più tardi, pren<strong>de</strong>vano posto alla<br />
Sedia <strong>de</strong>l Diavolo.<br />
«Spostati».<br />
«Mi ero seduto prima io».<br />
«Ma questo di solito è il mio posto!».<br />
«E da quando? Sentiamo».<br />
Carol ignorò i gemelli e il loro baccano<br />
d’inferno con il sangue freddo di chi è abituato<br />
a farlo tutti i santi giorni.<br />
«Per la verità credo sia la prima volta»,<br />
disse Fay, ancora provata ma in via di rapida<br />
ripresa dal momento in cui le avevano messo<br />
sotto il naso un bicchiere di liquore raso<br />
all’orlo.
547/960<br />
Poi fece un profondo verso con la gola<br />
che voleva indicare una seria riflessione e lo<br />
sguardo un po’ annebbiato dall’alcol si<br />
accese.<br />
«C’è stata quella volta in cui il cadavere<br />
di Millibeth Mont Lyon si presentò sotto la<br />
finestra <strong>de</strong>lla donna che le aveva rubato il<br />
fidanzato».<br />
Segni di disagio nella comitiva che stava<br />
cenando alla loro sinistra.<br />
Sophia suppose che non ritenessero la<br />
scena dipinta da Fay l’i<strong>de</strong>ale per favorire<br />
l’appetito.<br />
Fay si posò graziosamente le dita alle<br />
labbra per trattenere il singhiozzo. Aveva le<br />
guance in fiamme e gli occhi lucidi.<br />
I gemelli si guardarono, riappacificati<br />
dalla possibilità di pren<strong>de</strong>re in giro la cugina.<br />
«Fay, sei sbronza come un carrettiere».<br />
«Altroché. Stiamo attenti perché quando<br />
beve ten<strong>de</strong> a spogliarsi».
548/960<br />
Ubriaca o no, le vecchie abitudini erano<br />
dure a morire, infatti anche Fay li ignorò.<br />
«Per inciso», disse, in tono confi<strong>de</strong>nziale.<br />
«Il cadavere di Millibeth era a pezzi».<br />
Seguì un rapido esodo dal tavolo a<br />
fianco, dove rimasero vassoi di spezzatino<br />
che, con ogni evi<strong>de</strong>nza, aveva perso ogni<br />
attrattiva.<br />
«Madrina Lala, che ci ha cresciute»,<br />
spiegò Alexandria, «ci ha raccontato che Millibeth<br />
probabilmente non sapeva di essere<br />
morta, così ha continuato a comportarsi<br />
come sempre».<br />
«Da sgualdrina», disse Carol, sottovoce.<br />
«Ma quello è stato un caso anomalo. Non<br />
siamo a Nalvalle dove ordiniamo ai nostri<br />
generali di uscire dalle tombe ogni volta che<br />
c’è bisogno <strong>de</strong>lla loro competenza. In Altieres<br />
non ci sono negromanti».<br />
«Gabriel!», Fay fece un’esclamazione di<br />
genuino piacere, Sophia che stava bevendo<br />
invece si strozzò.
549/960<br />
Gabriel Stuart non sorrise, si avvicinò al<br />
tavolo rivolgendo a tutti un generico segno di<br />
saluto con il capo.<br />
Indossava la divisa di Altieres e il nero<br />
faceva risaltare il pallore e tracce scure di<br />
stanchezza sotto gli occhi.<br />
«Ho saputo che cosa è successo al cimitero»,<br />
disse, rivolto a nessuno in particolare.<br />
«Vi siete fatte male?».<br />
Un’espressione in<strong>de</strong>finibile gli attraversò<br />
il volto e il suo sguardo saettò verso Sophia<br />
prima di rivolgersi, rapidamente, altrove.<br />
Al colmo <strong>de</strong>llo stupore, lei sgranò gli occhi<br />
e solo qualche istante dopo pensò che era<br />
il caso di abbassare il bicchiere ancora fermo<br />
a metà strada verso la bocca.<br />
«Stiamo bene», disse Fay, tutta allegra, e<br />
subito si dovette premere le dita sulle labbra<br />
per arginare un altro singhiozzo.<br />
«Vedo», disse Gabriel. «Devo tornare in<br />
caserma, ci vediamo domani».
550/960<br />
«Non ti fermi a bere qualcosa?»,<br />
domandò Dray<strong>de</strong>n.<br />
Gabriel scosse il capo, accigliato. «Non<br />
posso, mi dispiace. Ho lasciato a metà<br />
un’esercitazione quando ho saputo<br />
<strong>de</strong>ll’inci<strong>de</strong>nte».<br />
Si congedò con un rapido saluto e Justin,<br />
perplesso, lo guardò allontanarsi.<br />
«Non è da lui. Pren<strong>de</strong> l’esercito molto sul<br />
serio», disse. «In fondo non era successo<br />
nulla di grave».<br />
«Forse era annoiato», disse Dray con<br />
un’alzata di spalle. «Trascorre talmente<br />
tanto tempo con i soldati che se non stessimo<br />
parlando di Gabriel, la <strong>de</strong>lizia <strong>de</strong>lle signore,<br />
penserei che si sta fidanzando con uno di<br />
loro».<br />
Sophia rigirò il bicchiere tra le mani, osservando<br />
con attenzione la traccia umida che<br />
aveva lasciato sulla superficie <strong>de</strong>l tavolo.
Non aveva intenzione di domandarlo,<br />
davvero. Però alla fine la curiosità fu più<br />
forte.<br />
«Se Gabriel è originario di Ma<strong>de</strong>rian,<br />
come ha fatto a diventare un ufficiale<br />
<strong>de</strong>ll’esercito di Altieres?».<br />
* * *<br />
551/960<br />
Cinque sguardi cauti e imbarazzati si<br />
posarono su di lei e Sophia fece un sospiro<br />
impaziente.<br />
«Oltre al fatto, naturalmente, di essere il<br />
celebre figlio di Ma<strong>de</strong>leine Sinclair e secondo<br />
in linea di successione nel caso la sottoscritta<br />
<strong>de</strong>cida una volta per tutte di limitarsi a regnare<br />
soltanto un guardaroba pieno di<br />
vestiti».<br />
Justin si mise a ri<strong>de</strong>re. «Non è certo un<br />
segreto», disse. «Siccome le mie cugine e il
552/960<br />
mio amato fratello sembrano avere ingoiato<br />
la lingua, miracolosamente, aggiungerei,<br />
sarò io ad avere l’onore di illuminarti su<br />
questa leggendaria vicenda».<br />
L’espressione ilare lasciò spazio a uno<br />
sguardo molto serio. «Non voglio che l’affetto<br />
e la lealtà nei confronti di mio cugino<br />
possano apparirti come un tradimento,<br />
principessa».<br />
Sophia scosse il capo. «Non è così.<br />
Voglio soltanto sapere. Sono stufa di sentire<br />
persone che parlano di cose che dovrei conoscere<br />
alla perfezione dando per scontato che<br />
io le abbia apprese nel sonno».<br />
Justin annuì, senza lasciarsi turbare<br />
dall’inflessione aggressiva <strong>de</strong>lle sue parole.<br />
«Gabriel è nato a Ma<strong>de</strong>rian ed è cresciuto<br />
con la consapevolezza di essere un ingranaggio<br />
vitale nella politica di suo padre.<br />
Non è certo un mistero che Nassar abbia<br />
sposato Ma<strong>de</strong>leine in secon<strong>de</strong> nozze per percorrere<br />
la via più breve al trono di Altieres.
553/960<br />
Anche i suoi fratellastri hanno sangue Sinclair<br />
e non appariva chiaro che cosa il vecchio<br />
Nassar inten<strong>de</strong>sse fare con tutto quel<br />
potere politico concentrato nelle sue mani.<br />
Poi, un anno fa, Gabriel ha preso coraggio e<br />
si è sentito abbastanza adulto per rivendicare<br />
Altieres per sé».<br />
«La tradizione vuole che un ere<strong>de</strong> maschio<br />
sia anche comandante supremo <strong>de</strong>lle<br />
forze militari. Per le donne non è obbligatorio,<br />
ma sappi che se un giorno volessi diventare<br />
generale potresti farlo», intervenne<br />
Dray<strong>de</strong>n. «Così il passo successivo è stato<br />
chie<strong>de</strong>re l’ammissione all’esercito dove tutti i<br />
maschi di Altieres abili alle armi cominciano<br />
l’apprendistato all’età di tredici anni. Noi<br />
compresi».<br />
«Eri ridicono in divisa», intervenne tranquillamente<br />
Justin. «Anche io, visto che sono<br />
il tuo gemello. Tornando a Gabriel, Nassar<br />
non si è opposto perché sa bene quanto gli<br />
Altierenses siano attaccati alle loro
554/960<br />
tradizioni, tuttavia l’unico modo per entrare<br />
nel nostro esercito, se non sei nato sul suolo<br />
di Altieres, è riuscire a battere sette veterani<br />
che combatteranno all’ultimo sangue».<br />
«Con il preciso intento di ucci<strong>de</strong>rti»,<br />
disse Alexandria, pren<strong>de</strong>ndo la parola.<br />
«Capisco», sussurrò Sophia, sentendosi,<br />
senza sapere perché, un po’ mortificata. «Anzi,<br />
non capisco affatto: perché cercare di ucci<strong>de</strong>re<br />
una persona che vuole soltanto servire<br />
la nazione?».<br />
«Perché è uno straniero», disse Caroline.<br />
«Come sapere se davvero anteporrà Altieres<br />
alla propria vita, soprattutto in caso di<br />
guerra con il suo paese natale? La prova<br />
serve a saggiare la sua <strong>de</strong>terminazione: <strong>de</strong>ve<br />
essere disposto a morire per avere la possibilità<br />
di fare altrettanto in battaglia per la nostra<br />
nazione».<br />
«Lui si allenava, giorno e notte», disse<br />
Justin. «Pren<strong>de</strong>re come maestro d’armi<br />
qualcuno di Ma<strong>de</strong>rian era fuori discussione,
555/960<br />
così il capitano Dartmont pensò che se qualcuno<br />
non lo avesse aiutato non avrebbe<br />
avuto nemmeno una possibilità di uscirne<br />
vivo. Dartmont è il miglior spadaccino di<br />
Altieres e gli ha insegnato tutto ciò che fa.<br />
Per lui è quasi un figlio».<br />
Sophia pensò alle lacrime di Fay, a<br />
quando aveva <strong>de</strong>tto che, se fosse accaduto<br />
qualcosa a Dartmont, Gabriel sarebbe<br />
impazzito.<br />
Per la prima volta fu grata di essere una<br />
Blackmore, di avere in sé quella vecchissima<br />
goccia di divinità che le aveva permesso di<br />
salvare un uomo onorevole.<br />
«Dall’alba al tramonto Gabriel combatté<br />
con sette uomini tra i più valorosi <strong>de</strong>ll’esercito<br />
di Altieres. Non solo vinse, ma non ne<br />
uccise nessuno».<br />
«Ma loro avrebbero ucciso lui!», esclamò<br />
Sophia, esasperata. «Che cosa aveva in<br />
testa?».
556/960<br />
«Disse che eliminando i migliori ufficiali<br />
<strong>de</strong>ll’esercito non avrebbe reso un servigio ad<br />
Altieres. Resta ancora un mistero come ne<br />
sia uscito vivo, ma a<strong>de</strong>sso per loro è un<br />
eroe», disse Justin.<br />
Era chiaro quanto ammirasse il cugino e<br />
amico, pensò Sophia.<br />
«Di questi tempi a nessuno verrebbe mai<br />
in mente di fare una cosa simile, non si sa a<br />
quale secolo risale l’ultimo prece<strong>de</strong>nte», continuò<br />
Dray. «Così quando lui si è appellato a<br />
quella vecchia usanza, nessuno riusciva a<br />
cre<strong>de</strong>rci. Pensavamo che lo stesse dicendo<br />
per provocarci. Sarebbe stato da lui».<br />
«Fay lo aveva capito subito, invece»,<br />
disse Alexandria. «Infatti è svenuta, si è<br />
messa a letto e si è rifiutata di alzarsi per due<br />
settimane».<br />
«Sapevo che stava andando incontro a<br />
morte certa», disse Fay, con voce tremante.<br />
«Ancora non riesco a cre<strong>de</strong>re che sia vivo».
557/960<br />
«Fay era innamorata di lui», commentò<br />
Alexandria.<br />
Fay piantò un gomito sul tavolo e appoggiò<br />
la guancia alle nocche. Non era chiaro se<br />
avesse un’aria sognante o se il liquore stesse<br />
avendo la meglio su di lei.<br />
«Tutte siamo state innamorate di lui»,<br />
disse Caroline, con un’alzata di spalle. «È<br />
stato una specie di rito di passaggio. Il primo<br />
amore: il cugino Gabriel».<br />
«Cuore spezzato nel giro di una settimana»,<br />
aggiunse Alexandria. «Poi ci si metteva<br />
l’anima in pace e non ci si pensava più».<br />
Sophia non era esattamente certa di<br />
come si sentisse, ascoltandole. La conversazione<br />
aveva preso una piega inaspettata e<br />
<strong>de</strong>ntro di lei un conflitto silenzioso cercava di<br />
reprimere un senso di riluttante rispetto.<br />
Gabriel Stuart era il ragazzo prepotente<br />
che durante le Feriae Matricularum aveva<br />
aggredito lei e i suoi amici per il semplice
558/960<br />
motivo che nella gerarchia <strong>de</strong>llo Studium<br />
aveva assunto uno status più elevato.<br />
Il ragazzo cru<strong>de</strong>le che combinava scherzi<br />
sgra<strong>de</strong>voli e non aveva rispetto per la<br />
disciplina.<br />
Il ragazzo perfido che le aveva fatto <strong>de</strong>l<br />
male come se la sua vita non avesse valore.<br />
Il ragazzo che lei, un anno prima, aveva<br />
quasi ucciso.<br />
Combattuta tra quei pensieri, si era distratta<br />
da ciò che gli altri stavano dicendo,<br />
così non comprese perché Justin fosse finito<br />
a parlare <strong>de</strong>lla Rivolta.<br />
«Tutti pensano che si sia rassegnato alla<br />
versione ufficiale <strong>de</strong>lla sua morte, ma noi<br />
sappiamo che non è così», stava dicendo, poi<br />
cogliendo il suo sguardo interrogativo<br />
spiegò. «Come te anche Gabriel ha perso la<br />
madre durante la Rivolta. Ma<strong>de</strong>leine era<br />
nella stessa carrozza <strong>de</strong>l cognato, Marcus<br />
Stuart, il fratello maggiore di Nassar, che al<br />
tempo era Reggente di Ma<strong>de</strong>rian».
«Così Nassar Stuart, in un solo giorno, si<br />
è ritrovato in testa non una ma ben due corone»,<br />
concluse Dray. «Con buona pace di chi<br />
lo ritiene un uomo che ha subito parecchie<br />
disgrazie».<br />
* * *<br />
559/960<br />
Sophia aveva sistemato vicino al paravento<br />
un tavolo basso con una specchiera<br />
davanti alla quale se<strong>de</strong>tte per spazzolarsi i<br />
capelli.<br />
La veste da notte che indossava, nella<br />
migliore tradizione Mayfield, era ornata di<br />
pizzo e guarnita di gale e per un po’ si compiacque<br />
a osservare come la scollatura bassa le<br />
incorniciava le spalle.<br />
Su un piccolo piedistallo di legno, le can<strong>de</strong>le,<br />
i fiori e le statuine <strong>de</strong>l suo altare personale<br />
le facevano compagnia. Pensò con
560/960<br />
nostalgia all’ultima volta in cui era andata a<br />
dormire senza un pensiero al mondo che non<br />
fosse quello di ren<strong>de</strong>re onore ai cuscini <strong>de</strong>l<br />
collegio di Altieres.<br />
Non ci riuscì.<br />
Si era inginocchiata per aggiungere alcune<br />
rose ai piedi di santa Elienne e <strong>de</strong>lle<br />
caramelle per san Anthon perché le spalancasse<br />
le porte di una buona notte, quando<br />
sentì un lieve bussare alla porta.<br />
Si alzò, felice di avere la compagnia di<br />
una <strong>de</strong>lle ragazze.<br />
Non aveva osato scen<strong>de</strong>re per timore di<br />
svegliarle, ma aveva una bottiglia di vino alle<br />
ciliegie e una scatola di biscotti che le aveva<br />
regalato il suo tutore.<br />
Spalancò l’uscio e rimase immobile,<br />
mentre una folata d’aria novembrina portava<br />
all’interno il profumo fresco <strong>de</strong>lla notte e<br />
quello, ormai familiare, <strong>de</strong>l ragazzo davanti a<br />
lei.
561/960<br />
«Se rimango fuori ci scopriranno», disse<br />
Gabriel, dopo un poco.<br />
Lo disse come se in realtà non <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rasse<br />
entrare, ma aveva ragione, così Sophia<br />
si fece da parte e lo lasciò passare.<br />
Lui era ancora in divisa, il nero ren<strong>de</strong>va<br />
la sua figura più alta e snella, l’oro scintillava<br />
alla luce <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le.<br />
Posò con cura il cappello piumato sul tavolo<br />
da studio e si guardò intorno mentre si<br />
toglieva i guanti.<br />
Le parve che stesse pren<strong>de</strong>ndo tempo e<br />
fu grata di questo: anche a lei serviva tempo<br />
e, all’improvviso, non sapeva nemmeno cosa<br />
fare <strong>de</strong>lle proprie mani.<br />
«Dovrei dire che sono dispiaciuto di<br />
averti disturbato a quest’ora», disse Gabriel.<br />
«Ma è evi<strong>de</strong>nte che non stavi dormendo e<br />
che è comunque colpa tua se sono qui».<br />
Sophia non ebbe nulla da obiettare, perciò<br />
rimase in silenzio. Lo vi<strong>de</strong> guardarsi intorno<br />
e soffermarsi sul piccolo altare, sui
562/960<br />
libri e sui fogli che inva<strong>de</strong>vano il tavolo, sulla<br />
scatola di dolci aperta vicino al letto.<br />
«All’alba ho terminato il mio servizio».<br />
Lei si ricordò che doveva respirare e<br />
dopo annuì.<br />
«Sei stupita di ve<strong>de</strong>rmi qui», la constatazione<br />
di Gabriel aveva qualcosa di divertito,<br />
ma i suoi occhi, la sua espressione<br />
restavano seri. «Davvero non ti aspettavi che<br />
acca<strong>de</strong>sse?».<br />
Ricevette in risposta un <strong>de</strong>ciso cenno di<br />
diniego accompagnato da un silenzio sbalordito,<br />
così lui gettò il capo all’indietro e rise.<br />
Le can<strong>de</strong>le gli gettavano ombre sul viso e<br />
l’esuberanza gli accen<strong>de</strong>va i limpidi occhi<br />
grigi.<br />
Non ricordava di aver mai visto una<br />
piega così leggera sulle sue labbra e provò<br />
una fitta al petto, così forte che, inconsapevolmente,<br />
si coprì con una mano il punto<br />
dolente.
563/960<br />
«Ti si sta per fermare il cuore, principessa<br />
trovatella?». L’eco <strong>de</strong>lla risata gli addolciva<br />
il volto e la voce. «Le mie armi sono<br />
sul tavolo, non temere».<br />
Le mostrò la mani nu<strong>de</strong> e lei si trovò a<br />
fissarle con intensità tale che per smettere fu<br />
costretta a voltare completamente il capo.<br />
«Hai paura».<br />
«Non ho paura», esclamò Sophia con<br />
voce bassa ma nitida. «Soltanto non so che<br />
cosa aspettarmi».<br />
«Dovresti. Non è ciò che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ravi?».<br />
Non lo stava guardando in viso, ma di<br />
nuovo le parve che fosse divertito.<br />
«Non so che cosa <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rassi», ammise<br />
lei. «Non so neppure bene perché l’ho fatto.<br />
Anche io dovrei dirti che mi dispiace?».<br />
Spostò gli occhi su di lui e lo affrontò<br />
direttamente. «Invece non mi dispiace affatto»,<br />
disse. «Mi hai trattata nelle maniere<br />
peggiori sin dal primo momento in cui ci<br />
siamo incontrati e io ero soltanto un’orfana
564/960<br />
con una borsa di studio e tu il figlio di un re.<br />
Mi hai fatto male, per ben due volte senza<br />
nemmeno curartene, soltanto per<br />
divertimento».<br />
Gabriel ascoltò senza battere ciglio, poi il<br />
suo sguardo si spostò sull’altare.<br />
«Un legamento di santa Elienne», disse.<br />
Sentire pronunciare la verità le provocò<br />
una scossa allo stomaco.<br />
«Quale? Ne esistono svariati», continuò<br />
lui. «Dal fatto che, anche se con difficoltà, io<br />
riesca ancora a mangiare e a riposare qualche<br />
ora <strong>de</strong>vo <strong>de</strong>durre che tu non conosca uno<br />
di quelli mortali. Altrimenti lo avresti usato?<br />
Avresti lasciato che, letteralmente, l’amore<br />
per te mi ucci<strong>de</strong>sse?».<br />
Era confuso e arrabbiato, infelice. Anche<br />
se fino a quel momento era stato bravo a<br />
mascherare quei sentimenti, Sophia poteva<br />
leggerli sul suo volto contratto.<br />
«Forse», disse. «Forse lo avrei fatto. Perché<br />
farmi scrupoli quanto tu non ne hai
565/960<br />
avuto nessuno? I tuoi servitori hanno tenuto<br />
fermi i miei amici mentre li picchiavi, senza<br />
neppure avvertirmi mi hai fatto qualcosa che<br />
sembrava mi avesse gettata nell’olio bollente.<br />
Ho creduto di morire, maledizione, e tu te ne<br />
sei andato lasciandomi in terra come se non<br />
fossi nemmeno una persona!».<br />
«Non lo sei».<br />
Gabriel serrò gli occhi, come se qualcosa<br />
lo avesse colpito molto forte, quando li riaprì<br />
avevano un riflesso febbrile.<br />
«Tu non sei umana, lo sai. Non riesci a<br />
ve<strong>de</strong>re te stessa con la chiarezza con cui ti<br />
vedo io: anche in ciò che hai fatto a me<br />
traspare la natura <strong>de</strong>l Presidio. Ammettilo<br />
almeno con te stessa: la voce che può ucci<strong>de</strong>re<br />
e curare, i tuoi occhi che, anche se non<br />
te ne accorgi, a volte assumono la sfumatura<br />
di viola che è solo <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni. Gli umani<br />
<strong>de</strong>vono essere protetti dai <strong>de</strong>moni, questo ho<br />
imparato a Ma<strong>de</strong>rian; i Blackmore hanno<br />
permesso che i <strong>de</strong>moni potessero esistere in
566/960<br />
mezzo a noi e questo ha portato alla rovina:<br />
questo l’ho imparato in Altieres. È così che<br />
sono cresciuto».<br />
«Quindi non è importante che io muoia o<br />
soffra», disse Sophia. «Che succeda a chi mi<br />
sta accanto?».<br />
Distolse il viso e si premette un pugno<br />
sulle labbra, triste e furiosa.<br />
Davvero, che cosa sperava di ottenere facendo<br />
ciò che aveva fatto?<br />
«Non sei migliore di me», Gabriel fece<br />
un sorriso, storto e privo di gaiezza. «Ma è<br />
importante, sì. Tu lo hai reso tale».<br />
Si avvicinò, rapido, e sollevò una mano<br />
verso di lei posandogliela sulla guancia.<br />
I suoi gesti erano da padrone, pensò lei,<br />
che cosa lo avrebbe mai domato se anche<br />
una maledizione così potente non riusciva a<br />
ren<strong>de</strong>rlo più umile?<br />
La sua mano sul viso era forte e calda,<br />
leniva il ricordo <strong>de</strong>l giorno in cui con il
567/960<br />
semplice sfiorarla le aveva fatto pagare i suoi<br />
peccati e provare le fiamme <strong>de</strong>ll’inferno.<br />
Anche quel momento aveva il sapore<br />
<strong>de</strong>ll’inferno e <strong>de</strong>l peccato: atroce, meraviglioso,<br />
a cui porre fine all’istante e da prolungare<br />
in eterno.<br />
Quando Gabriel lasciò rica<strong>de</strong>re la mano<br />
lei chiuse gli occhi accusando il colpo <strong>de</strong>lla<br />
sua assenza.<br />
«Ora potrò dormire», disse lui, piano.<br />
Raccolse il cappello e i guanti dal tavolo,<br />
le rivolse un lieve cenno <strong>de</strong>l capo, senza<br />
nemmeno guardarla, questa volta.<br />
Quando uscì lei lo rincorse, ma trovò<br />
sotto le mani soltanto il legno <strong>de</strong>lla porta<br />
chiusa.<br />
La colpì più volte con i pugni, chiuse la<br />
serratura a più mandate, poi se<strong>de</strong>tte sul letto<br />
ad aspettare che la campana di San Petronio<br />
suonasse la sveglia per gli scholares.
26.<br />
Kate <strong>de</strong>gli spiriti<br />
«Davvero la mano di un morto è uscita<br />
dalla terra?», domandò Julian, colpito. «Se<br />
avessi saputo che la processione avrebbe<br />
preso una svolta così interessante sarei<br />
intervenuto».<br />
Jordan sollevò un dito. «A Delamàr stanno<br />
già interpretando la cosa per scegliere i<br />
numeri da puntare sulle borse di ventura».<br />
«Può acca<strong>de</strong>re qualsiasi cosa, da quelle<br />
parti non si perdono mai d’animo: può<br />
sempre tornare utile per una scommessa. Tu<br />
hai mai giocato?».<br />
«Alle borse di ventura?», Jordan scosse<br />
il capo. «No, ma una volta il nostro maggiordomo,<br />
Morton, ha vinto la terza borsa in palio<br />
puntando il numero che gli aveva
569/960<br />
suggerito in sogno un tizio che aveva<br />
seppellito».<br />
«A proposito di morti che parlano»,<br />
disse Julian, e l’accento gelido <strong>de</strong>lla sua voce<br />
indusse Jordan ad alzare gli occhi dal libro<br />
che stava leggendo.<br />
Erano seduti su una panca di marmo al<br />
margine di un giardino <strong>de</strong>lla Città Vecchia, il<br />
tramonto incendiato di sole li aveva convinti<br />
ad aspettare all’aperto che i Vespri suonassero<br />
da San Petronio il segnale di rientro nei<br />
collegi per la cena.<br />
Staccavano pezzi da una pagnotta appena<br />
sfornata che avevano preso da un fornaio<br />
e si scrollavano di dosso le luci<strong>de</strong> foglie<br />
gialle che ca<strong>de</strong>vano dai rami sopra di loro.<br />
«Che cosa pensi che voglia?». Jordan<br />
aveva un temperamento più posato di quello<br />
di Julian, ma quando si trattava di Gabriel<br />
Stuart la sua ostilità non era minore.<br />
«Non lo so, accertiamocene».
570/960<br />
Julian saltò giù dalla panca e incrociò le<br />
braccia sul petto, Jordan invece si prese tutto<br />
il tempo per mettere il segno al suo libro con<br />
una foglia poi si mise al suo fianco.<br />
Gabriel Stuart si arrestò davanti a loro,<br />
era inespressivo, quasi indifferente, però una<br />
scintilla di <strong>de</strong>terminazione gli scintillò nello<br />
sguardo quando spintonò, con una certa<br />
forza, la spalla di Julian.<br />
Quello non si fece ripetere due volte l’invito<br />
e caricò il pugno che si abbatté contro la<br />
mandibola di Stuart girandogli la testa<br />
dall’altra parte.<br />
Gabriel reagì con uno schiaffo alquanto<br />
svogliato che sembrò solo istigare l’altro, che<br />
con un grido secco di rabbia gli si scagliò addosso<br />
gettandolo nella polvere.<br />
Lo colpì in volto fino ad ammaccarsi le<br />
nocche e ogni volta che l’altro accennava ad<br />
attaccarlo riusciva sempre ad avere la meglio<br />
e a colpirlo ancora.
571/960<br />
Rotolarono nella polvere e nelle foglie<br />
secche quando, a un certo punto, la voce di<br />
Jordan riuscì a penetrare nella patina di rabbia<br />
che gli annebbiava la mente.<br />
«Julian, fermati».<br />
Si sentì bloccare il braccio all’altezza <strong>de</strong>l<br />
gomito quando stava per spedire un altro<br />
pugno sull’occhio sinistro <strong>de</strong>l suo avversario,<br />
così, di riflesso cercò di liberarlo per terminare<br />
il suo lavoro, ma Jordan non mollò la<br />
presa e lo pungolò con un ginocchio sul<br />
fianco.<br />
«Smettila, non vedi che si sta lasciando<br />
picchiare a bella posta?».<br />
«Che cosa?».<br />
Fuori si sé, Julian si sollevò dal corpo <strong>de</strong>l<br />
suo avversario che, con un gesto molto tranquillo,<br />
si terse il sangue dal labbro e si tastò il<br />
naso per verificare i danni.<br />
«Stuart», disse Jordan, con una calma<br />
glaciale. «Se si tratta di qualche assurdo<br />
tentativo di darci la colpa di quanto sta
572/960<br />
succe<strong>de</strong>ndo ti avverto che ti trascinerò davanti<br />
al Tribuno <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti per farti buttare<br />
fuori da questa università».<br />
«Guarda caso si tratta <strong>de</strong>l migliore amico<br />
di tuo fratello», replicò Stuart, alzandosi in<br />
piedi e togliendosi la polvere dalle maniche<br />
<strong>de</strong>lla divisa.<br />
Quando Jordan fece per replicare alzò<br />
una mano chie<strong>de</strong>ndogli un momento, poi gli<br />
allungò un buffetto sulla guancia.<br />
L’altro sbiancò per la collera, ma rimase<br />
immobile, allora Stuart ripeté il gesto con<br />
una certa impazienza nello sguardo.<br />
«Avanti, Van<strong>de</strong>mberg, non mi<br />
costringere a continuare».<br />
Jordan fece un profondo sospiro e Julian<br />
pensò che stesse per dire qualcosa di pacato<br />
e logico, mantenendo un ammirevole<br />
autocontrollo.<br />
«Se proprio insisti», rispose Jordan, in<br />
tono educato.
Tirò indietro il gomito e prima che il<br />
pugno raggiungesse il volto già pesto e sanguinante<br />
di Gabriel Stuart quello, inspiegabilmente,<br />
sorrise.<br />
«Siamo pari», commentò, un istante<br />
prima che le nocche di Jordan cozzassero<br />
contro la sua mandibola mandandolo al<br />
tappeto.<br />
* * *<br />
573/960<br />
«È stato difficile?», domandò Alexandria<br />
sottovoce.<br />
Sally Addison scosse il capo noncurante.<br />
«Sapevo chi corrompere», disse, facendo<br />
dondolare le chiavi di una <strong>de</strong>lle porte di<br />
servizio.<br />
Il fratello maggiore di Sally era stato<br />
Tribuno <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti, quindi lei si vantava<br />
di avere un sacco di conoscenze utili e
574/960<br />
dichiarava che un giorno avrebbe seguito le<br />
sue orme.<br />
Al momento stava solo seguendo Justin<br />
Sinclair che, insieme all’immancabile<br />
gemello e a un gruppetto di amici <strong>de</strong>lla Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti, saliva con il massimo silenzio<br />
consentito dal coro di risatine <strong>de</strong>lle ragazze<br />
verso le biblioteche <strong>de</strong>ll’Archiginnasio.<br />
«La spiritista ci aspetta lì», disse Sally.<br />
«Non so come farà a entrare, ma <strong>de</strong>l resto se<br />
ha <strong>de</strong>i poteri sovrannaturali non <strong>de</strong>ve essere<br />
troppo difficile per lei, no?».<br />
«Quanto ti ha scucito?».<br />
«Dieci reali di Valdyer», disse Sally. «Se<br />
lo sapesse Jeremy mi ucci<strong>de</strong>rebbe: dice<br />
sempre che si tratta di ciarlatani».<br />
Si udì un lieve trambusto e tutti si<br />
irrigidirono.<br />
«Chi va là?», esclamò Sally, esercitandosi<br />
con l’intonazione autoritaria <strong>de</strong>l<br />
Tribuno.
575/960<br />
«Sono io Sally». La voce di Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />
emerse dal pianerottolo inferiore.<br />
«Scusate il ritardo, abbiamo avuto un<br />
imprevisto».<br />
«Uno stupido imprevisto», intervenne<br />
Julian Lord. «Qui non si ve<strong>de</strong> niente. Sophia,<br />
sei tu?».<br />
«No, sono io», rispose Jerome Sinclair,<br />
un tantino teso. «Vuoi lasciare la mia mano,<br />
per favore?».<br />
«Scusa», disse Julian, tutto allegro. «Al<br />
buio somigli molto a mia sorella».<br />
«Idiota», commentò Sophia.<br />
«Io sarei più che disposta anche a farmi<br />
ucci<strong>de</strong>re da Jeremy Addison», riprese Fay,<br />
tornando agli argomenti importanti. «Lo<br />
scorso anno l’ho incontrato a un ricevimento.<br />
Era insieme a Rafael Valance, che è stato<br />
Duca <strong>de</strong>lla Chiave prima di Axel Van<strong>de</strong>mberg,<br />
sarei rimasta tutta la sera soltanto a<br />
guardarli e quando Valance se ne è accorto è<br />
stato così carino da invitarmi a ballare».
576/960<br />
Fay sospirò e le altre le riservarono<br />
un’occhiata di invidia.<br />
«Naturalmente conosco benissimo Rafael»,<br />
disse Sally. «È uno <strong>de</strong>i più cari amici di<br />
mio fratello. È innamorato da anni di una rediviva<br />
bellissima, anche se io preferirei<br />
ve<strong>de</strong>rlo con il suo amico Damian Assange,<br />
due uomini così belli sarebbero talmente<br />
sensuali insieme».<br />
Sally ebbe un’espressione sognante e<br />
rapita, dalle file maschili invece giunse qualche<br />
occhiata allarmata.<br />
Jerome Sinclair spintonò suo cugino<br />
Justin che gli camminava accanto e commentò:<br />
«Vattene, siamo tutti e due attraenti,<br />
non vorrei che queste si facessero strane<br />
i<strong>de</strong>e».<br />
Anche Julian Lord e Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />
si scambiarono uno sguardo e poi, pru<strong>de</strong>ntemente,<br />
si allontanarono di qualche passo<br />
l’uno dall’altro.
577/960<br />
«Vi consiglio di <strong>de</strong>sistere, signore», continuò<br />
Sally, riavendosi. «In ogni caso lui non<br />
ha occhi che per Lady Kristian».<br />
«A proposito di occhi», si lamentò Dray<strong>de</strong>n<br />
in modo più prosaico. «A<strong>de</strong>sso non potremmo<br />
accen<strong>de</strong>re una can<strong>de</strong>la? Non vedo<br />
niente e sono già inciampato in un gradino».<br />
«Era il mio pie<strong>de</strong>, razza di stupido»,<br />
disse Justin. «Comunque siamo arrivati».<br />
Il labirinto di corridoi e biblioteche ai piani<br />
superiori, a quell’ora di notte e alla luce<br />
di moccoli di can<strong>de</strong>la, avrebbe avuto un aspetto<br />
<strong>de</strong>liziosamente sinistro se fosse stato<br />
possibile ve<strong>de</strong>re qualcosa a un palmo dal<br />
proprio naso.<br />
«Oh», disse qualcuno. «Mi aspettavo che<br />
fosse almeno illuminato dalle torce…».<br />
«Queste sono biblioteche: libri, carta,<br />
caro fratello scemo, secondo te rischierebbero<br />
davvero di mandare a fuoco<br />
tutto?».
578/960<br />
«La sala dovrebbe essere questa sulla<br />
<strong>de</strong>stra», disse Sally, impaziente, passando<br />
avanti ai gemelli che, azzuffandosi, stavano<br />
intralciando il traffico. «Sono certa che…<br />
Oooh!».<br />
Sally proruppe in un’esclamazione affascinata<br />
scorgendo, alla finestra davanti alla<br />
quale si era consumata la tragedia, una<br />
figura ammantata di scuro.<br />
La sconosciuta si voltò e il profilo <strong>de</strong>lle<br />
sue braccia e <strong>de</strong>lle spalle si accese di una<br />
tenue luminosità azzurrina.<br />
«Bene arrivati», disse, con l’autorità di<br />
una padrona di casa. «Sono Katherine Fox,<br />
Onorabili scholares».<br />
Fece un grazioso inchino e, alle sue<br />
spalle, si accese un can<strong>de</strong>labro a nove bracci,<br />
così, dal nulla.<br />
Le ragazze emisero <strong>de</strong>lle esclamazioni<br />
stupite, Alexandria si limitò a fare scattare<br />
un sopracciglio verso l’alto, qualcuno batté le
579/960<br />
mani e fu subito subissato di mormorii di<br />
disapprovazione per la reazione puerile.<br />
Katherine Fox era alta e bella in una<br />
maniera conturbante, come i ragazzi non<br />
mancarono di notare al primo sguardo:<br />
lunghi capelli rossi, occhi felini, la candida<br />
gola sottolineata da un nastro rosso annodato<br />
dietro la nuca.<br />
Julian Lord le rivolse un lento, pigro sorriso<br />
di ammirazione che lei non mancò di<br />
notare e a cui rispose con un dignitoso cenno<br />
<strong>de</strong>l capo.<br />
«Il solito cascamorto», disse Jordan. «È<br />
più gran<strong>de</strong> di te».<br />
«Dicevi la stessa cosa <strong>de</strong>ll’Onorabile<br />
Megan», rispose Julian.<br />
«Che infatti ti ha <strong>de</strong>gnato appena di uno<br />
sguardo».<br />
«Sì», sospirò Julian. «Ma che sguardo!».<br />
«Disponetevi in cerchio e pren<strong>de</strong>tevi per<br />
mano», ordinò la spiritista. «È molto importante<br />
che, qualsiasi cosa si verifichi, non
580/960<br />
lasciate mai le mani <strong>de</strong>l vostro vicino:<br />
spezzando il cerchio si libera lo spirito evocato<br />
e le conseguenze possono essere<br />
<strong>de</strong>vastanti».<br />
La sua voce ammonitrice lasciava immaginare<br />
orrori indicibili a fronte <strong>de</strong>lla semplice<br />
eventualità e tutti annuirono, obbedienti,<br />
tranne Alexandria che tossicchiò,<br />
scettica.<br />
Si disposero in cerchio e si presero per<br />
mano. Ai gemelli Sinclair toccò l’onore di<br />
tenere le dita <strong>de</strong>lla spiritista e manifestarono<br />
il loro compiacimento con larghi sorrisi che<br />
valsero loro qualche epiteto poco carino da<br />
parte <strong>de</strong>lle cugine.<br />
«Cominciamo», disse Katherine Fox con<br />
la sua voce profonda e roca.<br />
Subito, intorno al cerchio, serpeggiò un<br />
bagliore azzurrato che palpitò nel buio prima<br />
di spegnersi.
581/960<br />
Qualcuno allungò il collo per la curiosità,<br />
ma subito intervenne la spiritista. «Restate<br />
concentrati».<br />
A dire il vero metà <strong>de</strong>i Domini <strong>de</strong>llo Studium<br />
<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale avrebbero<br />
pagato oro sonante per avere i loro scholares<br />
così remissivi e focalizzati su qualcosa.<br />
«Chissà se è capace di piegare un<br />
cucchiaino».<br />
«Se stai zitta alla fine glielo chiediamo».<br />
«Voglio chie<strong>de</strong>rle se Ross Granville si accorgerà<br />
mai che esisto».<br />
«Non c’è bisogno di una sensitiva per<br />
predire che, in quel caso, sua cugina Emily<br />
caverebbe gli occhi a entrambi».<br />
Katherine Fox aprì un occhio e,<br />
all’istante, le chiacchiere morirono.<br />
Un momento dopo le imposte <strong>de</strong>lla<br />
finestra si spalancarono e i vetri produssero<br />
una vibrazione sottile, simile a una musica.<br />
Si udirono <strong>de</strong>i colpi secchi e ripetuti, poi,<br />
in lontananza, un rumore di vetri infranti.
582/960<br />
«Che cosa è stato?», esclamò Sophia.<br />
«L’usciera <strong>de</strong>l pianterreno», sussurrò<br />
Fay. «Sarà ubriaca come al solito».<br />
«C’è qualcuno in mezzo a noi?»,<br />
domandò la spiritista con un tono remoto<br />
che sembrava provenire dalle fondamenta<br />
<strong>de</strong>ll’edificio.<br />
Una breve salva di colpi risuonò in risposta,<br />
di nuovo si udì una vibrazione ma,<br />
questa volta, non sembrava avere provenienza<br />
certa.<br />
Katherine Fox socchiuse gli occhi e il suo<br />
sguardo si fece circospetto.<br />
«Luce», mormorò e, subito, le fiamme<br />
<strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le si affievolirono e si spensero.<br />
«A<strong>de</strong>sso è molto importante che non rompiate<br />
il cerchio per nessun motivo, intesi?».<br />
C’era una sfumatura diversa nel suo<br />
tono, pensò Sophia: non era più teatrale, ma<br />
severo e non ammetteva repliche. Se non si<br />
fosse trattato di trucchi da salotto, Sophia<br />
avrebbe <strong>de</strong>tto che era allarmata.
583/960<br />
«Chi c’è?», questa volta non si poteva<br />
equivocare sulla tensione che emanava dalla<br />
spiritista.<br />
Rispose soltanto un silenzio carico di<br />
qualcosa che parve crescere e saturarsi, infine<br />
spezzarsi fino a produrre un fragore<br />
senza suono, che smosse l’aria immobile<br />
<strong>de</strong>lla stanza.<br />
«Che succe<strong>de</strong>?», esclamò Sally, impaurita<br />
e Sophia le strinse più forte la mano per<br />
confortarla.<br />
Katherine Fox non replicò e, attraverso<br />
gli occhi socchiusi, Sophia vi<strong>de</strong> la sua postura<br />
irrigidirsi.<br />
All’improvviso, una sagoma bianca, sbucata<br />
dal nulla, percorse la stanza in direzione<br />
<strong>de</strong>lla finestra e si lanciò nel vuoto.<br />
«Mio Dio, ma è il custo<strong>de</strong>», disse<br />
Caroline, sconvolta.<br />
«Voglio andare a casa», singhiozzò Fay,<br />
piano.
584/960<br />
«Restate fermi e non rompete il cerchio<br />
qualsiasi cosa accada, stringete le mani <strong>de</strong>i<br />
vostri vicini e non lasciatele».<br />
Era un ordine, secco, perentorio. Sophia<br />
e Justin si scambiarono uno sguardo preoccupato<br />
poi lui le strizzò l’occhio.<br />
Dalla parete opposta rispetto alla finestra<br />
iniziò a trasudare una sostanza biancastra<br />
che, lentamente, prese le fattezze di una<br />
donna.<br />
Era giovane e indossava il costume<br />
<strong>de</strong>ll’Arte <strong>de</strong>i Locandieri, i suoi contorni si ad<strong>de</strong>nsavano<br />
e sbiadivano come un gioco di<br />
luce.<br />
«Mi ha ucciso».<br />
La voce era giovanissima, la figura bianca<br />
non apriva le labbra, ma in qualche<br />
modo stava parlando.<br />
Sophia strattonò la mano di Fay che<br />
sembrava sul punto di crollare a terra e<br />
quella si riebbe appena in tempo e raddrizzò<br />
le ginocchia.
585/960<br />
«Mi ha ucciso», ripeté la voce.<br />
Lo spettro <strong>de</strong>lla ragazza <strong>de</strong>ll’Arte <strong>de</strong>i<br />
Locandieri fluttuava nell’aria come un riverbero<br />
di luce sull’acqua.<br />
«Ti sei vendicata», disse Katherine Fox<br />
con fermezza. «A<strong>de</strong>sso torna da dove sei venuta.<br />
Il tuo compito è terminato».<br />
Lo spettro scomparve e dopo aver recitato<br />
velocemente qualcosa che gli altri non<br />
compresero Katherine Fox ordinò di<br />
rompere il cerchio.<br />
Fay Mayfield si guardò intorno, poi<br />
ve<strong>de</strong>ndo sopraggiungere Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />
si accasciò con grazia lasciandogli tutto<br />
il tempo di pren<strong>de</strong>rla al volo.<br />
Qualcuno accese torce e can<strong>de</strong>le. Sophia<br />
osservò di sottecchi la spiritista e si accorse<br />
che, dietro la facciata impenetrabile, sembrava<br />
scossa e preoccupata.<br />
«Secondo me abbiamo avuto un piccolo<br />
fuori programma», commentò Alexandria, a
assa voce, avvicinandosi al suo orecchio per<br />
quanto le permettesse la sua educazione.<br />
Sophia annuì, poi notò un guizzo fuori<br />
dalla finestra ancora spalancata.<br />
Un uomo alto in abito da sera scavalcò il<br />
davanzale e ricad<strong>de</strong> all’interno con l’eleganza<br />
di un gatto. I capelli neri come il giaietto e gli<br />
occhi dalla sfumatura <strong>de</strong>ll’ametista erano<br />
inconfondibili.<br />
Katherine Fox assottigliò lo sguardo e gli<br />
rivolse un inchino beffardo.<br />
Ashton Blackmore le spalancò un sorriso<br />
da arrestare un cuore più sensibile e ricambiò<br />
piegandosi su un ginocchio con<br />
galanteria.<br />
«È un piacere inaspettato rive<strong>de</strong>rvi, Kate<br />
<strong>de</strong>gli Spiriti».<br />
* * *<br />
586/960
587/960<br />
«Ashton Blackmore», disse Katherine.<br />
«Inaspettato è dire poco».<br />
«Non quando tra le vittime <strong>de</strong>i vostri<br />
raggiri c’è Lady Sophia Blackmore».<br />
Lo sguardo <strong>de</strong>lla spiritista si spostò su<br />
Sophia. «Così l’avete trovata. La vostra amica,<br />
la piccola Padrona <strong>de</strong>i Demoni c’è<br />
riuscita».<br />
«Dalle facce di questi ragazzi posso <strong>de</strong>durre<br />
che il vostro compenso sia stato <strong>de</strong>naro<br />
ben speso».<br />
«Avrei dovuto intuirlo che la cosa riguardava<br />
in qualche modo voi», replicò Katherine<br />
per niente toccata dal suo sarcasmo. «Siete<br />
foriero di avvenimenti inaspettati. Se<br />
avessi saputo che si sarebbero presentati ben<br />
due spiriti di cui, per giunta, uno non invitato,<br />
avrei chiesto una somma maggiore».<br />
Il sorriso rimase sul volto di Ashton, ma<br />
le labbra si irrigidirono appena. «Volete spiegarmi,<br />
signora?».
588/960<br />
«Perché questi Onorabili scholares mi<br />
abbiano invitata qui è facile da intuire. Possiamo<br />
dire però che il risultato è andato oltre<br />
ogni aspettativa. In realtà avrei dovuto preve<strong>de</strong>rlo,<br />
per fortuna non è accaduto nulla di<br />
grave».<br />
«Continuo a non compren<strong>de</strong>rvi, dama<br />
Katherine. Il vostro compagno redivivo non<br />
ha mimato in maniera conveniente i<br />
fenomeni paranormali per i quali vostra zia e<br />
voi siete famose tra l’aristocrazia cittadina?».<br />
«C’è molto più di questo», ribatté Katherine.<br />
«E voi lo sapete per averne avuto esperienza<br />
in prima persona. Non impiego i<br />
miei veri poteri per il diletto di un gruppo di<br />
ragazzi in cerca di un po’ di sana paura, ma<br />
qui, lo ripeto, è successo l’imprevisto».<br />
Sophia guardò attentamente Ashton e<br />
quando questi tacque capì che, per qualche<br />
motivo a lei sconosciuto, cre<strong>de</strong>va alle parole<br />
<strong>de</strong>lla spiritista.
589/960<br />
«Un imprevisto che non avrebbe dovuto<br />
essere tale?».<br />
Katherine Fox fece un leggero sorriso.<br />
«Non pren<strong>de</strong>tevi gioco di me, Lord Ashton.<br />
Ciò che sta acca<strong>de</strong>ndo nella Vecchia Capitale<br />
è sotto gli occhi di tutti coloro che possono<br />
ve<strong>de</strong>rlo. I morti non riescono più a riposare<br />
in pace e il confine tra il loro mondo e il nostro<br />
si sta assottigliando in modo anomalo. I<br />
cimiteri non riescono più a confinare i loro<br />
ospiti e noi spiritisti rischiamo qualcosa ogni<br />
qual volta cerchiamo di guadagnarci di che<br />
vivere».<br />
«Gli imprevisti <strong>de</strong>l mestiere, signora»,<br />
disse Ashton. «Voi che cosa ne pensate?».<br />
Per un istante la spiritista apparve combattuta<br />
tra la preoccupazione e un’istintiva<br />
diffi<strong>de</strong>nza, poi alzò le spalle. «Badate bene, è<br />
solo la mia impressione, ma credo che stiano<br />
cercando di richiamare qualcuno dal regno<br />
<strong>de</strong>i morti».
590/960<br />
«Una semplice evocazione di spiriti può<br />
avere simili effetti? Mi stupisce».<br />
«No», disse Katherine, in tono secco.<br />
«Stiamo parlando di richiamare in vita qualcuno<br />
che è morto».<br />
Il silenzio costernato intorno a lei si fece<br />
ancora più <strong>de</strong>nso.<br />
Fay Mayfield, che aveva sollevato la testa<br />
per guardare, pensò bene che restare priva di<br />
sensi sulle ginocchia di un principe fosse più<br />
confortevole così richiuse gli occhi.<br />
«Avete i<strong>de</strong>a di chi stia facendo una cosa<br />
simile?», domandò Ashton, con una calma<br />
che spaventò Sophia più di ogni altra cosa.<br />
Katherine Fox scosse il capo. «No. Non<br />
voglio saperlo e non voglio nemmeno essere<br />
qui, quando ci riuscirà».
27.<br />
Non riposano in pace<br />
Katherine Fox fece un ultimo inchino,<br />
poi, con passo maestoso, si diresse verso la<br />
porta <strong>de</strong>lla biblioteca e scomparve.<br />
«È giunto il momento di fare ritorno<br />
nelle vostre stanze», disse Ashton. «Mi sono<br />
preso la libertà di chiamare <strong>de</strong>lle carrozze<br />
per tutti. Banali carrozze di piazza senza insegne.<br />
Se sarete abbastanza attenti non credo<br />
ci saranno conseguenze disciplinari per<br />
nessuno».<br />
I ragazzi Sinclair lo guardavano imbambolati<br />
e Sophia ricordò che per loro Ashton<br />
era un’autentica leggenda, il protagonista di<br />
storie che sentivano narrare da bambini.<br />
Sally Addison lo guardava e sembrava<br />
immersa in un sogno.
592/960<br />
Sophia pensò che a<strong>de</strong>sso sarebbe stato il<br />
suo turno di vantarsi.<br />
«Grazie, signore», disse Justin con voce<br />
malferma per l’emozione. «È un onore,<br />
signore».<br />
Fay aveva <strong>de</strong>ciso convenientemente di<br />
rinvenire e stava appoggiata al braccio di<br />
Jordan Van<strong>de</strong>mberg che aveva l’aria rassegnata<br />
e le gote chiazzate di rosso.<br />
Sfacciata com’era rivolse ad Ashton un<br />
sorriso radioso, ma dopo avergli scoccato<br />
un’occhiata in tralice abbassò subito lo<br />
sguardo, ben consapevole che fissare<br />
direttamente gli occhi di una creatura <strong>de</strong>l<br />
sangue così potente poteva essere fatale per<br />
la mente di chiunque.<br />
«Come hai saputo che ero qui?»,<br />
domandò Sophia.<br />
«La tua scorta è dabbasso», disse lui, invece<br />
di rispon<strong>de</strong>re. «Sono sicuro che ti siano<br />
grati per il fatto di non riuscire ad annoiarsi<br />
un istante con te, ma sono altrettanto certo
593/960<br />
che preferirebbero trascorrere una notte<br />
tranquilla, di tanto in tanto».<br />
Lei non replicò, la sua attenzione era<br />
concentrata sulla faccia di Julian dove spiccava<br />
un grosso livido.<br />
«Come te lo sei fatto?».<br />
Julian scambiò uno sguardo con Jordan.<br />
«Niente».<br />
«Se quello è niente io sono bella come<br />
Lara Degret», disse Sophia.<br />
«Allora è sicuramente qualcosa», rispose<br />
Julian, laconico.<br />
«Da questa parte», disse Ashton indicando<br />
le scale. «Vorrei evitare un’azione disciplinare<br />
di massa. Il povero Tribuno <strong>de</strong>gli<br />
Stu<strong>de</strong>nti al momento ha altri pensieri».<br />
Mentre Julian e Sophia continuavano a<br />
discutere, il piccolo corteo di scholares<br />
ridiscese nell’atrio, dove un custo<strong>de</strong> sonnecchiava<br />
davanti a una tazza e a un gioco di<br />
carte.
594/960<br />
Ashton mosse leggermente una mano e<br />
un muro d’ombra calò sul volto <strong>de</strong>ll’uomo.<br />
Tacitando con un gesto le esclamazioni soffocate<br />
di ammirazione, fece cenno ai ragazzi<br />
di uscire.<br />
Sophia si disse che <strong>de</strong>cisamente aveva<br />
sbaragliato Sally Addison su tutta la linea.<br />
In carrozza continuò a dare il tormento a<br />
Julian per farsi raccontare cosa fosse successo,<br />
fino a che quello esplose.<br />
«Va bene. È stato Gabriel Stuart, sei contenta?<br />
Meglio: è stata colpa sua perché<br />
mentre lo picchiavo ho urtato per terra».<br />
Sophia si sentì sommergere<br />
dall’angoscia. «Perché? Perché ti ha<br />
picchiato».<br />
«Ho <strong>de</strong>tto che sono stato io a picchiare<br />
lui. Mi ha solo provocato e poi è rimasto lì a<br />
pren<strong>de</strong>rle e non mi chie<strong>de</strong>re il motivo perché<br />
che io sia dannato se lo so», disse Julian,<br />
stizzito.
595/960<br />
Un pensiero improvviso e <strong>de</strong>l tutto illogico<br />
attraversò la mente di Sophia che si voltò<br />
verso Jordan. «Tu c’eri?».<br />
Se Jordan Van<strong>de</strong>mberg aveva pensato di<br />
opporre resistenza come Julian, gli bastò una<br />
sola occhiata per <strong>de</strong>sistere dall’intento.<br />
«Ha provocato anche me e gli ho dato un<br />
pugno», si massaggiò le nocche, con aria<br />
pensosa. «Ha <strong>de</strong>tto qualcosa <strong>de</strong>l tipo “siamo<br />
pari”».<br />
Sophia spalancò la bocca e lo guardò,<br />
costernata, poi senza quasi ren<strong>de</strong>rsi conto di<br />
ciò che faceva, picchiò con forza le nocche<br />
contro la fiancata <strong>de</strong>lla carrozza.<br />
«Cocchiere, fermati», gridò. «Fammi<br />
scen<strong>de</strong>re».<br />
«Penso che non sia una buona i<strong>de</strong>a», intervenne<br />
Ashton, con dolce fermezza. «È<br />
tardi, Sophia, e sai bene che non è pru<strong>de</strong>nte<br />
per te stare in giro da sola».<br />
«Non ho <strong>de</strong>tto che sarò sola», disse. «C’è<br />
la mia scorta con me».
Lo guardò fisso per un lungo momento e<br />
poi gli sorrise con affetto e un pizzico di<br />
arroganza.<br />
«Prova a fermarmi», e spalancò la portiera<br />
<strong>de</strong>lla carrozza.<br />
* * *<br />
596/960<br />
Quando Sophia entrò nella caserma dove<br />
risie<strong>de</strong>va il distaccamento di Altieres di<br />
stanza nella Vecchia Capitale scatenò un trambusto<br />
che non aveva previsto.<br />
Anzitutto le sentinelle all’ingresso, abbacchiate<br />
dalla noia <strong>de</strong>lla guardia notturna,<br />
si svegliarono di scatto e si misero sull’attenti<br />
con un gran battere di tacchi e tintinnare di<br />
armi.<br />
Ci fu una corsa a perdifiato di un giovane<br />
atten<strong>de</strong>nte che andò a tirare gli ufficiali giù
597/960<br />
dal letto perché venissero a salutare la principessa<br />
in visita.<br />
Al suo passaggio sembrava che qualche<br />
inserviente scomparisse dopo aver appena<br />
spazzato e qualcuno si affrettasse a chiu<strong>de</strong>re<br />
in un ripostiglio roba che intralciava il<br />
passaggio.<br />
«Signore», disse Sophia al capitano<br />
Dartmont. «Tutto questo è necessario? Vorrei<br />
solo incontrare Gabriel».<br />
«Principessa, i tuoi soldati vogliono<br />
avere l’onore di salutarti. Qualcuno andrà ad<br />
avvisare il capitano Stuart <strong>de</strong>l tuo arrivo».<br />
Giunse un generale di brigata, accompagnato<br />
da cinque o sei <strong>de</strong>i suoi ufficiali, il<br />
pover’uomo stava finendo di sistemarsi la giacca<br />
e il suo atten<strong>de</strong>nte gli correva dietro<br />
spolverandogli le spalline dorate. Il capitano<br />
Dartmont le suggerì sottovoce il nome<br />
mentre gli andavano incontro.<br />
Sophia gli riservò il suo più dolce sorriso<br />
e si scusò <strong>de</strong>lla mancanza di tempestività.
598/960<br />
«Sono davvero spiacente, generale<br />
Regard», disse. «Non era mia intenzione<br />
disturbarvi».<br />
Il generale, che aveva due baffoni bianchi<br />
e un’altezza notevole, le assicurò che era un<br />
piacere ricevere finalmente una sua visita e<br />
lei, con una punta di rimorso, si accorse di<br />
aver mancato a un altro <strong>de</strong>i suoi doveri.<br />
Era la prima vigilia dopo la mezzanotte,<br />
ma le presentazioni si svolsero come il protocollo<br />
stabiliva e il generale si scusò per l’assenza<br />
di due alti ufficiali, di cui uno si era recato<br />
a fare <strong>de</strong>i rilevamenti e l’altro, il capitano<br />
Stuart, era in infermeria sotto<br />
osservazione.<br />
«Capisco», Sophia prese fiato e continuò:<br />
«Vorrei parlargli».<br />
Si era preparata una valanga di scuse e di<br />
pretesti, ma il generale si limitò a ordinare a<br />
un soldato di avvisare i medici militari che la<br />
principessa stava per raggiungere le<br />
infermerie.
599/960<br />
«Niente di grave, spero», disse, mentre<br />
atten<strong>de</strong>vano che fosse recapitato il<br />
messaggio.<br />
«Una banale zuffa tra scholares, principessa.<br />
Non è avvenuta durante le ore di<br />
servizio, quindi non ho dovuto nemmeno<br />
metterlo in consegna».<br />
Un leggero sorriso gli sfiorò le labbra.<br />
«Tendo a dimenticare quanto il capitano<br />
Stuart sia ancora giovane».<br />
Due medici con la veste bianca sopra la<br />
divisa regolamentare la accolsero all’ingresso<br />
<strong>de</strong>l corridoio <strong>de</strong>ll’infermeria.<br />
La condussero in una stanza piccola e<br />
pulitissima, illuminata da alcune lampa<strong>de</strong><br />
accuratamente schermate.<br />
Dietro un paravento c’era Gabriel, in<br />
maniche di camicia e con le armi posate sul<br />
tavolo a fianco. Era seduto su una stretta<br />
branda e aspettava, pazientemente, che un<br />
medico terminasse di esaminargli il polso.
600/960<br />
Sollevò gli occhi su di lei, erano freddi e<br />
indagatori. «Altezza», disse. «Perdonami se<br />
per ricevere un a<strong>de</strong>guato saluto dovrai atten<strong>de</strong>re<br />
ancora un momento».<br />
Dovette scorgerle in viso qualcosa che<br />
nemmeno lei cre<strong>de</strong>va di lasciare trapelare<br />
perché assunse un’espressione sconcertata,<br />
poi fece cenno all’ufficiale medico che era<br />
abbastanza.<br />
«Metteteci <strong>de</strong>l ghiaccio, capitano», disse<br />
quello. «Non c’è da scherzare con una<br />
distorsione».<br />
Uscì chiu<strong>de</strong>ndosi la porta alle spalle e li<br />
lasciò soli, a guardarsi senza una parola.<br />
«Che ci fai qui, Sophia?».<br />
Sofia.<br />
«Hai fatto in modo che Julian e Jordan ti<br />
picchiassero, perché?».<br />
Lui alzò una spalla. «Posso avere i miei<br />
motivi senza necessità di comunicarteli, a<br />
meno che tu non mi rivolga un ordine<br />
formale».
601/960<br />
«Non ho intenzione di fare nulla di<br />
simile».<br />
Avanzò di qualche passo, furiosa,<br />
costringendolo ad alzare il viso per<br />
guardarla.<br />
Una ferita sulla guancia, il labbro spaccato,<br />
una tumefazione sullo zigomo e un livido<br />
sulla mascella. L’occhio sinistro era livido,<br />
sul sopracciglio aveva una linea di<br />
sangue rappreso.<br />
«L’hai fatto per riparare a ciò che è successo<br />
lo scorso anno, vero?», disse lei, così<br />
piano che pensò non l’avesse neppure<br />
sentita.<br />
Il modo in cui distolse il volto però era<br />
un assenso. S<strong>de</strong>gnosa, riluttante, ma era una<br />
conferma.<br />
Si accorse di tremare, così serrò le mani<br />
in grembo, incapace di aggiungere altro.<br />
Gabriel riportò lo sguardo su di lei.<br />
«Umiliarmi non era ciò che volevi?», le<br />
domandò, gelido.
602/960<br />
Nel suoi occhi c’era un conflitto così<br />
furioso che le fece male.<br />
«Sei qui per go<strong>de</strong>rti la tua vittoria?», la<br />
sua voce era tagliente, la collera si mescolava<br />
a qualcosa che le arrivò dritta al petto.<br />
Alzò una mano e l’accostò al suo viso,<br />
chie<strong>de</strong>ndogli tacitamente il permesso.<br />
Lui irrigidì le spalle e rimase immobile,<br />
nello sguardo aveva la stessa sfida e la stessa<br />
supplica.<br />
Gli toccò il livido a lato <strong>de</strong>llo zigomo, piano,<br />
con la punta di un dito e lui serrò le<br />
palpebre cosicché temette di avergli fatto<br />
male ed esitò a un soffio dalla sua pelle.<br />
Gabriel aprì gli occhi incontrando i suoi e<br />
allora lei sentì la mano muoversi per volontà<br />
propria, posarsi con <strong>de</strong>licatezza sulla sua<br />
guancia, le dita sfiorargli i capelli morbidi dietro<br />
l’orecchio.<br />
Aveva l’altra mano stretta a pugno talmente<br />
forte che le giunture le dolevano, il
603/960<br />
cuore sembrava sul punto di schiantarsi da<br />
un momento all’altro.<br />
Gabriel con un sospiro distolse il capo,<br />
gli occhi di nuovo chiusi, un’esitazione nella<br />
piega <strong>de</strong>lle labbra che lo rese, per un momento,<br />
molto vulnerabile.<br />
«Per favore», le disse, turbato.<br />
«Allontanati».<br />
Sophia si posò una mano sulla bocca per<br />
reprimere una parola disperata e si ritrasse.<br />
«Perdonami, non sarei dovuta venire».<br />
Lui si alzò. «Perché sei qui? Se non è per<br />
compiacerti <strong>de</strong>l tuo potere o per go<strong>de</strong>rti le<br />
percosse <strong>de</strong>i tuoi amici, perché sei venuta?».<br />
Sophia scosse il capo. «Ho <strong>de</strong>tto che mi<br />
dispiace».<br />
Chinò il capo, ma lui le posò due dita<br />
sotto il mento e la indusse a guardarlo di<br />
nuovo.<br />
«È così, Sophia?», sussurrò. «Sei rimasta<br />
impigliata nella tua stessa rete?».
* * *<br />
604/960<br />
«Spero di non averti fatto atten<strong>de</strong>re<br />
troppo», disse Ashton Blackmore, entrando<br />
nella biblioteca <strong>de</strong>lla Resi<strong>de</strong>nza di Altieres.<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg stava giocando distrattamente<br />
con una catenina, catturando i riflessi<br />
<strong>de</strong>l fuoco nella medaglietta che vi era<br />
appesa.<br />
«Principe Axel?».<br />
«Chiedo scusa», Axel si riebbe con un<br />
sorriso e si alzò porgendogli la mano. «Ero<br />
immerso nei miei pensieri. L’orario è piuttosto<br />
in<strong>de</strong>cente, vero?».<br />
Ashton rise. «Anche quando ero un essere<br />
umano avrei consi<strong>de</strong>rato più in<strong>de</strong>cente<br />
un incontro di prima mattina che uno a tarda<br />
notte. Sono sempre stato un dissoluto».<br />
Una lieve brezza spinse la porta fino a<br />
chiu<strong>de</strong>rla, poi Ashton si alzò personalmente<br />
per versare da bere al suo ospite.
605/960<br />
«In che modo posso esservi utile,<br />
Altezza?».<br />
«Ho bisogno di qualcuno che abbia qualche<br />
secolo alle spalle per ve<strong>de</strong>re chiaro in<br />
una faccenda che non riesco a spiegare».<br />
«E io sono il <strong>de</strong>cano <strong>de</strong>i vampiri <strong>de</strong>lla<br />
Vecchia Capitale», Ashton annuì. «Sono<br />
pronto, nel caso, anche a mandare a<br />
chiamare <strong>de</strong>lle creature ancora più antiche.<br />
Ci vorrebbe un po’, perché, quando il peso<br />
<strong>de</strong>l tempo comincia a diventare gravoso, alcuni<br />
scelgono di dormire per <strong>de</strong>cenni, a volte<br />
per secoli. Non so perché sia così: è qualcosa<br />
che fa parte <strong>de</strong>lla nostra natura. Forse secoli<br />
di vita ne richiedono altrettanti di riposo».<br />
Axel annuì, poi vuotò il bicchiere in un<br />
unico sorso e lo agitò nella sua direzione, con<br />
un sorriso.<br />
«I Blackmore potranno essere problematici,<br />
ma la loro ospitalità è <strong>de</strong>lle migliori».<br />
«Mi fa piacere», rispose Ashton, alzandosi<br />
per riempirgli di nuovo il bicchiere.
606/960<br />
«Prima che siate completamente sbronzo<br />
volete accennarmi qualcosa?».<br />
«Tempo fa qualcuno ha cominciato a<br />
rastrellare dalla città tutti gli oggetti superstiti<br />
<strong>de</strong>l rogo di Palazzo Belmont».<br />
Palazzo Belmont. Ashton si accigliò: era<br />
stata la resi<strong>de</strong>nza di Belladore <strong>de</strong> Lanchale<br />
durante la sua ultima – ci si augurava per<br />
sempre – permanenza nella Vecchia<br />
Capitale.<br />
Dopo la scomparsa di quella creatura <strong>de</strong>l<br />
sangue, tra le più potenti e perverse che mai<br />
si fossero conosciute, il palazzo era bruciato<br />
fino alle fondamenta.<br />
«È probabile, come solitamente acca<strong>de</strong>»,<br />
disse Axel, «che, una volta reso noto che la<br />
loro padrona era stata annientata, la servitù<br />
abbia fatto razzia di tutti gli oggetti preziosi<br />
su cui è riuscita a mettere le mani».<br />
«Però a distanza di quasi sette anni qualcuno<br />
sta di nuovo cercando le cose di<br />
Belladore».
607/960<br />
Axel fece un lento gesto di assenso. «Uno<br />
<strong>de</strong>i manufatti che recuperati, in modo<br />
alquanto rocambolesco, vorrei aggiungere è<br />
un cofanetto con un intarsio di penne d’osso<br />
umano sul coperchio».<br />
«Che cosa contiene?».<br />
«Non lo sappiamo, non si apre. Non<br />
siamo nemmeno riusciti a capire con certezza<br />
se sia un normale cofanetto concepito<br />
per aprirsi».<br />
«Continuate».<br />
«Il me<strong>de</strong>simo tipo di <strong>de</strong>corazione si<br />
trova nella cripta <strong>de</strong>lla Chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione<br />
<strong>de</strong>lla Morte».<br />
«La conosco, anche se ovviamente non ci<br />
sono mai entrato. Ogni cosa in quella chiesa<br />
è bene<strong>de</strong>tta per bandire».<br />
«Abbiamo ritrovato qualcosa di simile<br />
anche nei sotterranei <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Penna, per puro caso: il pavimento <strong>de</strong>lla biblioteca<br />
ha ceduto e nel crollo sono rimaste
608/960<br />
coinvolte le pareti <strong>de</strong>gli ambienti<br />
sottostanti».<br />
«Anche questo è singolare, ma non tanto<br />
se si pensa che entrambi si trovano alla Citta<strong>de</strong>lla<br />
che è stata ricostruita dozzine di volte<br />
su se stessa».<br />
«È quello che ho pensato anche io. Ma la<br />
nostra memoria non arriva ai tempi a cui, in<br />
modo approssimativo, possiamo fare risalire<br />
le opere: circa cinque secoli fa».<br />
Ashton si appoggiò allo schienale <strong>de</strong>lla<br />
poltrona. «Una sfida», disse, pensoso.<br />
«Quasi la mia età. Ma un’indagine che vada<br />
così indietro nel tempo è piuttosto<br />
complicata».<br />
«Devo fare luce su questa cosa», disse<br />
Axel.<br />
Il suo tono cambiò, mostrando una<br />
minuscola incrinatura.<br />
«Fino a che non avrò l’assoluta certezza<br />
che tutti coloro che amo sono al sicuro da
609/960<br />
Belladore <strong>de</strong> Lanchale, non potrò mai essere<br />
tranquillo».<br />
«Axel, nessuno meglio di voi può sapere<br />
che ormai è scomparsa», disse Ashton.<br />
«Eravate così giovane e avete fatto una cosa<br />
straordinaria».<br />
«Non avevo nulla da per<strong>de</strong>re», Axel fece<br />
un sorriso mesto. «A<strong>de</strong>sso posso per<strong>de</strong>re<br />
tutto, invece. Anche se a volte, quando non<br />
sono <strong>de</strong>l tutto razionale, mi dico che forse<br />
vorrei non averla distrutta. Così che lei che<br />
ha vincolato la verità su quanto è successo<br />
possa raccontarla a Eloise e ren<strong>de</strong>rmi finalmente<br />
libero da questo mosaico di<br />
menzogne».<br />
Lo disse calmo, pieno di dignità, e<br />
Ashton pensò che Axel Van<strong>de</strong>mberg non era<br />
persona da ammettere il proprio tormento se<br />
non perché ormai era diventato ingestibile.<br />
Gli prese il bicchiere e si alzò per riempirglielo:<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg non era neppure
610/960<br />
persona che si potesse incoraggiare con una<br />
pacca sul braccio.<br />
Fu al momento di porgergli il bicchiere<br />
pieno, mentre era perduto nella contemplazione<br />
<strong>de</strong>i riflessi <strong>de</strong>l fuoco sul liquore, che<br />
il pensiero gli sovvenne, molesto.<br />
Axel se ne accorse: il suo ad<strong>de</strong>stramento,<br />
i poteri <strong>de</strong>l tatuaggio che portava impresso e<br />
che segnava la sua appartenenza alle Cinque<br />
Lune, lo ren<strong>de</strong>vano più forte e sensibile <strong>de</strong>i<br />
normali esseri umani, quando si trattava di<br />
misurarsi con le creature <strong>de</strong>lla notte.<br />
Così il suo intuito colse quell’esitazione<br />
infinitesimale <strong>de</strong>lla mano.<br />
«Che cosa succe<strong>de</strong>, Blackmore?».<br />
«Mi è tornata in mente una cosa che mi<br />
ha <strong>de</strong>tto una spiritista poche ore or sono»<br />
L’altro sollevò un angolo <strong>de</strong>lle labbra in<br />
un sorriso divertito. «Non sembrate tipo da<br />
dare retta ai ciarlatani».
611/960<br />
«E questa sicuramente sa esserlo,<br />
quando lo <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>. Si tratta di Kate Fox, la<br />
ricordate?».<br />
Axel annuì. «Naturalmente».<br />
«Mi ha confidato che avverte l’inquietudine<br />
<strong>de</strong>i morti <strong>de</strong>lla città e io, riflettendoci,<br />
<strong>de</strong>vo darle ragione».<br />
Tacque un istante per raccogliere i pensieri<br />
e formularli in un codice che una mente<br />
umana potesse compren<strong>de</strong>re.<br />
«È difficile da spiegare. Ve<strong>de</strong>te: voi siete<br />
vivo, io invece non lo sono da talmente tanto<br />
tempo che il mio essere non rispon<strong>de</strong> più alle<br />
sensazioni umane, ma spesso avverte correnti<br />
più profon<strong>de</strong> che possono competere<br />
soltanto allo stadio <strong>de</strong>lla morte. Questa<br />
notte», continuò, «Katherine Fox mi ha<br />
rivelato che avverte lo stato di agitazione <strong>de</strong>i<br />
morti <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale e, in un certo<br />
senso, anche io mi sono accorto di provarla.<br />
Durante il giorno, quando la mia anima abbandona<br />
il mio corpo e io non ho più il
612/960<br />
controllo, mi sembra che qualcosa la spinga<br />
verso il mondo <strong>de</strong>i vivi».<br />
Axel agitò il bicchiere, poi di nuovo lo<br />
vuotò in un colpo solo.<br />
«Ho come la vaga impressione che me ne<br />
servirà un altro», disse, con una smorfia.<br />
«Incaricherò uno <strong>de</strong>i valletti di portarvi a<br />
casa o ci penserò io personalmente».<br />
I loro sguardi si incrociarono sul livello<br />
<strong>de</strong>l liquore, all’orlo <strong>de</strong>l bicchiere.<br />
«Kate Fox si dice certa che qualcuno sta<br />
cercando di richiamare alla vita una creatura<br />
molto potente. Il tentativo, aggiungo io, <strong>de</strong>ve<br />
essere talmente risoluto da aver creato inquietudine<br />
in tutti gli spiriti <strong>de</strong>lla città. Non<br />
si ve<strong>de</strong>vano tante apparizioni da anni, Axel,<br />
questo è indubbio».<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg avvicinò il bicchiere<br />
alle labbra. «Accetto l’offerta <strong>de</strong>l valletto.<br />
Credo che mi servirà».<br />
Abbandonò la testa all’indietro contro il<br />
divano e chiuse gli occhi. Ashton aspettò
613/960<br />
pazientemente che si muovesse poi lo vi<strong>de</strong><br />
frugarsi in tasca senza riaprire gli occhi.<br />
«La stanza segreta sotto l’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Penna è collegata con il vecchio Arsenale<br />
<strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla», disse. «L’altra sera ci siamo<br />
andati e abbiamo trovato segni di rituali di<br />
morte <strong>de</strong>gli Altierenses, fantasmi che ci hanno<br />
attaccati e, non da ultimo, ho strappato<br />
questo dal collo di un uomo che ha cercato di<br />
annegarmi».<br />
Tra le sue dita pen<strong>de</strong>va qualcosa, la<br />
medaglietta appesa alla catena d’argento riverberò<br />
la luce <strong>de</strong>l fuoco: era uno scudo diviso<br />
a metà da una lancia, la cui estremità inferiore<br />
terminava con una croce.<br />
«La medaglia <strong>de</strong>gli ufficiali di Ma<strong>de</strong>rian»,<br />
disse Ashton.<br />
«Insieme al Cardinale <strong>de</strong> Plessy, il suo<br />
proprietario è forse il più fidato alleato di<br />
Belladore <strong>de</strong> Lanchale».
28.<br />
Cicatrici al tramonto<br />
Dopo mezzogiorno la svegliarono <strong>de</strong>i<br />
colpi insistenti alla porta.<br />
Si era addormentata da meno di un’ora,<br />
dopo due turni estenuanti in ospedale, ed era<br />
immersa in un sonno talmente profondo che,<br />
dapprima, si limitò a sognare che qualcuno<br />
stava appen<strong>de</strong>ndo un quadro usando il martello<br />
con troppo entusiasmo.<br />
«Eloise».<br />
La voce sussurrata era di Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />
e lei si tirò a se<strong>de</strong>re di scatto.<br />
«Arrivo», disse ancora intontita, afferrando<br />
una veste da camera.<br />
Jordan consi<strong>de</strong>rò brevemente il suo abbigliamento<br />
oltre l’uscio socchiuso e arrossì.
615/960<br />
«Mi dispiace disturbarti, Onorabile<br />
Eloise, ma mio fratello ha qualcosa di<br />
strano».<br />
Deliziosamente rigido e formale, pensò<br />
lei, trattenendo a stento l’impulso di scompigliargli<br />
i capelli come un bambino piccolo.<br />
«Parliamoci chiaro, Jordan, se tu dovessi<br />
disturbare qualcuno ogni qual volta uno <strong>de</strong>i<br />
tuoi fratelli ha qualcosa di strano, il mondo<br />
non avrebbe pace. Di cosa sta morendo<br />
Bryce, questa volta?».<br />
Jordan scosse il capo. «Non si tratta di<br />
Bryce. È Axel. Sono preoccupato perché<br />
questo comportamento non è da lui».<br />
Eloise perse all’istante l’espressione ilare.<br />
«Mi vesto e prendo la borsa, aspettami<br />
dabbasso. Sta molto male?».<br />
«Diciamo che dovrebbe aver perso il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio<br />
di bere per un bel pezzo».<br />
Eloise si infilò in fretta un vestito da pomeriggio<br />
e si gettò sulle spalle un mantello.
616/960<br />
Una pioggia fredda e insistente aveva salutato<br />
l’inizio di dicembre e le stra<strong>de</strong> erano<br />
allagate.<br />
Il palazzo <strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg non era distante<br />
dal collegio, ma il tragitto bastò a inzaccherarli:<br />
raffiche di vento portavano spruzzi<br />
di pioggia sotto l’ombrello e le scarpe affondavano<br />
in tre dita d’acqua.<br />
«Lady Eloise, sembri un gatto affogato»,<br />
la apostrofò Isobel McRae mentre Morton<br />
l’aiutava a togliere il mantello. «E tu, vai a<br />
cambiarti e a farti dare qualcosa di caldo in<br />
cucina. Poi fila a lezione», aggiunse, rivolta a<br />
Jordan.<br />
«Sissignora».<br />
Jordan si dileguò verso le cucine e un<br />
valletto prese la borsa da medico di Eloise.<br />
«Lady Eloise, permetti una parola».<br />
Eloise si fermò in procinto di salire la<br />
scalinata e si voltò cercando di non apparire<br />
troppo impaziente.
617/960<br />
«Il Principe Axel è tornato all’alba accompagnato<br />
da due valletti con la livrea <strong>de</strong>i<br />
Blackmore, talmente ubriaco che non si<br />
reggeva nemmeno in piedi. Si è chiuso nel<br />
suo studio e ha continuato a bere come se volesse<br />
ammazzarsi. Credo di non averlo mai<br />
visto ridotto in questo modo».<br />
Eloise sentì un impeto di collera salirle<br />
alla gola: se stava per muoverle qualche accusa,<br />
quando lei come al solito era l’ultima a<br />
sapere che cosa stesse succe<strong>de</strong>ndo…<br />
«So che i Blackmore sono vostri amici»,<br />
il tono sommesso, quasi tremante con cui<br />
Mamma Isobel continuò a parlare, invece, la<br />
spiazzò.<br />
«Lord Ashton sembra una brava persona»,<br />
disse la donna. «Ma non sempre<br />
quella famiglia ha fatto <strong>de</strong>lle scelte sensate».<br />
Isobel faceva parte di coloro che avevano<br />
sempre nutrito una forte diffi<strong>de</strong>nza nei confronti<br />
<strong>de</strong>i Blackmore e che li ritenevano responsabili<br />
<strong>de</strong>ll’eccidio che, durante la
618/960<br />
Rivolta, aveva seguito l’invasione <strong>de</strong>lla città<br />
da parte <strong>de</strong>lle creature <strong>de</strong>l Presidio.<br />
Se ai Blackmore spettava fare rispettare<br />
la tregua tra le razze, secondo alcuni avevano<br />
mancato al loro dovere, secondo altri, ancora<br />
peggio, avevano <strong>de</strong>liberatamente permesso,<br />
insieme ai Frati Neri, che la città venisse distrutta<br />
e gran parte <strong>de</strong>lla popolazione<br />
sterminata.<br />
Il fatto che l’ultima regina Blackmore<br />
fosse stata Clarisse Granville non aveva<br />
aiutato a fermare le voci che dalla Rivolta<br />
non si erano mai <strong>de</strong>l tutto sopite.<br />
«Posso andare?», Eloise non si sarebbe<br />
mai rivolta in modo meno che rispettoso alla<br />
governante <strong>de</strong>i suoi fratelli adottivi, ma una<br />
volta di più le sembrava che guardasse anche<br />
lei con sospetto soltanto per ciò che era:<br />
qualcuno con il me<strong>de</strong>simo potere di Clarisse.<br />
«Stai attenta, Lady Eloise, state attenti<br />
per l’amor di Dio».
619/960<br />
Le rughe di sofferenza sul volto di quella<br />
donna implacabile le die<strong>de</strong>ro, questa volta,<br />
una stretta di rimorso.<br />
«Va’ da lui, a<strong>de</strong>sso».<br />
Il valletto la aspettava fuori dalla porta<br />
<strong>de</strong>gli appartamenti di Axel e quando la vi<strong>de</strong><br />
arrivare si limitò a bussare due volte, poi le<br />
porse la borsa e si <strong>de</strong>filò con discrezione.<br />
«Sto bene, andate via, per favore». La<br />
voce di Axel, attraverso la porta era calma,<br />
seppure stanca.<br />
«Sono io», disse lei, socchiu<strong>de</strong>ndo la<br />
doppia porta. «Sto entrando».<br />
L’anticamera era invasa di acqua e di<br />
vento, Axel aveva spalancato le finestre, e<br />
scrolloni di vento e pioggia si riversavano<br />
nella stanza.<br />
In camera da letto sembrava che fosse<br />
passato un tornado: qualcuno aveva strappato<br />
le coperte dal letto e le aveva gettate da<br />
un lato; piccole piume bianche
620/960<br />
testimoniavano che quel qualcuno si era<br />
anche accanito sui cuscini.<br />
Libri rovesciati in terra, un vaso di fiori<br />
in pezzi disseminava corolle di rosa investite<br />
dalla pioggia sotto il davanzale di una finestra<br />
e lui era lì accanto, un braccio sugli occhi,<br />
semidisteso su una poltrona di cuoio, vicino<br />
a un tavolo con una bottiglia piena per metà.<br />
«Avevo <strong>de</strong>tto di andare via».<br />
Eloise sentì che il manico <strong>de</strong>lla borsa le<br />
sfuggiva di mano, così la lasciò ca<strong>de</strong>re con un<br />
tonfo sul tappeto.<br />
«Potrei pren<strong>de</strong>rvi in parola, Altezza, nel<br />
qual caso potrete ringraziare soltanto voi<br />
stesso».<br />
Rapido, Axel si tirò a se<strong>de</strong>re, le dita affondate<br />
nel cuoio <strong>de</strong>i braccioli.<br />
«Eloise», disse, dopo un momento.<br />
«Cosa ci fai qui?».<br />
Il dolore non era cambiato, aveva la<br />
me<strong>de</strong>sima intensità ogni volta che lui la<br />
faceva sentire un’estranea, così gli rivolse
621/960<br />
uno di quei sorrisi angelici e letali che aveva<br />
imparato negli anni.<br />
«Vostro fratello era preoccupato, così ha<br />
pensato di chiamarmi. In qualità di medico,<br />
ritengo, perché quando sento Vostra Altezza<br />
rivolgersi a me con questo tono non riesco a<br />
immaginare nessun altro buon motivo per<br />
trovarmi al suo cospetto».<br />
Si chinò per pren<strong>de</strong>re la borsa e, senza<br />
rivolgergli nemmeno uno sguardo, la posò<br />
sul tavolo e l’aprì.<br />
Frugò all’interno senza che quel gesto<br />
mostrasse traccia di rabbia o nervosismo,<br />
trovò una fiala e ne lasciò ca<strong>de</strong>re il contenuto<br />
<strong>de</strong>ntro un bicchiere di acqua fresca. Glielo<br />
offrì con la mano ferma di chi non si aspetta<br />
alcuna gentilezza per aver svolto il proprio<br />
lavoro.<br />
«Con questo dovreste riuscire a non<br />
morire per il mal di testa», disse, sbrigativa.<br />
«Per il resto le vostre condizioni mi sembrano<br />
abbastanza buone da poter affrontare
622/960<br />
la governante quando vedrà che avete condotto<br />
qui <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong>i cavalli imbizzarriti».<br />
Gli occhi di Axel non avevano smesso un<br />
attimo di seguirla, attenti. Sentendo quelle<br />
parole si accesero di divertimento. «Sapete<br />
come rimettermi al mio posto, milady»,<br />
sussurrò.<br />
Eloise sorrise.<br />
C’era una lezione che aveva perfettamente<br />
chiara ed era come riuscire a farlo<br />
quando tutti i muscoli facciali non volevano<br />
rispon<strong>de</strong>re.<br />
«Il vostro posto, al momento, è al<br />
diavolo», disse, dolcemente.<br />
«Penso di essermelo meritato».<br />
Axel sollevò il bicchiere in un brindisi silenzioso<br />
e ne sorbì il contenuto, poi lo posò<br />
con una smorfia.<br />
«È amaro, signora».<br />
«Sopravvivrete».<br />
Eloise richiuse la borsa e si voltò per<br />
rivolgergli un inchino esagerato, un
623/960<br />
capolavoro di sarcasmo, dopodiché si voltò<br />
per andarsene.<br />
«Eloise, vi prego di conce<strong>de</strong>rmi un momento»,<br />
il giovane sospirò e si alzò.<br />
Si premette le dita sugli occhi chiusi e<br />
questo le permise di valutare per un momento<br />
la barba di un giorno sul suo viso, il<br />
pallore sotto l’abbronzatura dorata.<br />
Quando allontanò le mani, vi<strong>de</strong> che<br />
anche gli occhi erano scavati da profon<strong>de</strong><br />
tracce scure.<br />
«Forse un’altra volta», disse lei, con un<br />
sorriso che era un capolavoro di falsità. «Ho<br />
<strong>de</strong>gli impegni impellenti che purtroppo mi<br />
impediscono di intrattenere Vostra Altezza».<br />
Lui la superò e si piazzò davanti alla<br />
porta. «Va bene», ammise. «Hai tutte le ragioni<br />
per voler litigare».<br />
«Ma io non voglio litigare, Axel», disse<br />
lei, in tono paziente. «Voglio solo<br />
andarmene».
Axel la fissò per un momento, poi si tirò<br />
di lato con un inchino, per lasciarla passare.<br />
«Come <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri».<br />
* * *<br />
624/960<br />
Aveva ancora <strong>de</strong>lle ore prima di cominciare<br />
il turno in ospedale e avrebbe potuto<br />
impiegarle per fare un bagno bollente che le<br />
togliesse dalle ossa il gelo <strong>de</strong>lla pioggia e<br />
quello <strong>de</strong>ll’angoscia.<br />
Eloise si passò una mano sul viso per<br />
togliersi la pioggia dalle ciglia e guardò verso<br />
l’alto le <strong>de</strong>nse nuvole grigie e gli aghi d’acqua<br />
che le precipitavano addosso.<br />
Si ritrovò davanti alla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla<br />
Reggenza di Altieres senza averlo previsto.<br />
Le guardie all’ingresso, che avevano l’espresso<br />
ordine di lasciarla passare a ogni ora<br />
<strong>de</strong>l giorno e <strong>de</strong>lla notte, si misero in
625/960<br />
posizione di saluto e Alexis comparve sulla<br />
porta per accoglierla.<br />
Il segretario di Adrian Blackmore che supervisionava<br />
l’andamento <strong>de</strong>lla casa, aveva<br />
l’aspetto fresco di un diciottenne, forse<br />
troppo sottile e femmineo, ma Eloise sapeva<br />
che aveva più di cinquant’anni.<br />
Era stato alle dipen<strong>de</strong>nze di Belladore <strong>de</strong><br />
Lanchale, rammentò lei, con un brivido.<br />
Strano, ma non le capitava mai di pensare a<br />
questo quando lo incontrava.<br />
Era soltanto il discreto, educato Alexis<br />
che faceva funzionare la casa come un meccanismo<br />
di precisione e che sembrava<br />
mostrare, con ogni suo comportamento, di<br />
ripagare con la lealtà l’occasione che Adrian<br />
gli aveva concesso pren<strong>de</strong>ndolo alle proprie<br />
dipen<strong>de</strong>nze.<br />
«È troppo presto e immagino che Sophia<br />
non sia qui», disse Eloise, nervosa.<br />
«La Principessa Sophia a quest’ora ha<br />
lezione con il Dominus di Astronomia»,
626/960<br />
rispose Alexis. «Lord Cain si <strong>de</strong>sterà non<br />
prima <strong>de</strong>lle nove. È giovane per tollerare<br />
anche solo la luce <strong>de</strong>l tramonto. Lord Adrian<br />
e Lord Ashton invece potranno ricevervi tra<br />
non molto».<br />
«Grazie, mi spiace essere arrivata senza<br />
preavviso».<br />
Fradicia, con l’orlo <strong>de</strong>lla gonna sporco di<br />
fango, sapeva di non essere presentabile, ma<br />
Alexis la guidò verso la gran<strong>de</strong> biblioteca<br />
dove i Blackmore solevano riunirsi e dove il<br />
fuoco era sempre acceso.<br />
«Milady, faccio portare <strong>de</strong>l tè».<br />
«Fatelo servire in camera di Lord<br />
Ashton».<br />
«Come milady <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ra».<br />
Lo guardò allontanarsi dopo un inchino<br />
compito, i capelli neri e lucenti come il giaietto<br />
bagnato, l’adolescente nutrito di<br />
sangue di vampiro fino a che non aveva semplicemente<br />
smesso di crescere.
627/960<br />
Nessuno conosceva il suo rifugio diurno,<br />
era troppo pru<strong>de</strong>nte per rivelarlo, né lo<br />
faceva Adrian che, all’approssimarsi<br />
<strong>de</strong>ll’alba, portava con sé Cain.<br />
Eloise però sapeva che le segrete <strong>de</strong>lla<br />
Resi<strong>de</strong>nza di Altieres erano dotate di cunicoli<br />
e passaggi segreti, protetti da porte di pietra<br />
che soltanto la forza di un redivivo poteva<br />
smuovere.<br />
Le camere di Ashton erano ariose e ordinate,<br />
uno spazio dove le ombre fuggivano<br />
alle leggi naturali per giocare libere.<br />
Una di esse strisciò verso Eloise e si raggomitolò<br />
intorno al suo pie<strong>de</strong>: era l’ombra di<br />
un gatto, lei non aveva ancora visto un trucco<br />
simile.<br />
Si lasciò scivolare sul pavimento, la schiena<br />
contro la sponda <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> letto a<br />
colonne, e fu così che Ashton la trovò: al<br />
buio, con una tazza di tè ormai fredda e intatta<br />
accanto e l’ombra di un gatto che le riposava<br />
sulle ginocchia.
628/960<br />
«Hai davvero staccato a un gatto la sua<br />
ombra?».<br />
Lui indossava solo i pantaloni e aveva i<br />
capelli bagnati, una pezza di lino intorno al<br />
collo e i piedi scalzi.<br />
«È stato Cain», rispose, la sua voce era<br />
così gentile che per qualche motivo le fece<br />
salire le lacrime agli occhi. «Non riusciamo<br />
più a trovare il legittimo proprietario, ma la<br />
sua ombra sembra preferisca stare in questa<br />
stanza».<br />
Si avvicinò, tranquillo, poi si accosciò<br />
davanti a lei. Il suo viso dalla bellezza inumana<br />
aveva sempre il potere di calmarla,<br />
fosse anche per il semplice fatto di essere la<br />
testimonianza tangibile che qualcosa poteva<br />
esistere oltre gli affanni <strong>de</strong>i mortali.<br />
«Ti piacerebbe averlo? Gli ordinerò di<br />
stare con te».<br />
Lei toccò con la punta <strong>de</strong>l dito la testina<br />
<strong>de</strong>l gatto d’ombra, cauta, come se non volesse<br />
disturbarlo.
629/960<br />
Ashton le spalancò le braccia. «Vieni<br />
qua, ragazzina umana».<br />
Lei gli buttò le braccia al collo e scoppiò<br />
in singhiozzi convulsi; poi si ritrasse e gli<br />
sbatté entrambi i pugni contro il petto.<br />
«Che cosa succe<strong>de</strong>? Che cosa mi stai<br />
nascon<strong>de</strong>ndo?».<br />
«Posso anche dirtelo, ma sei sicura di<br />
volerlo sapere da me?».<br />
Eloise scosse il capo e ricominciò a<br />
piangere.<br />
L’unica persona al mondo davanti alla<br />
quale non aveva bisogno di fingere era lui,<br />
l’unico a cui non aveva nulla da dimostrare<br />
se non la sua completa, imperfetta umanità.<br />
La sua pelle era tiepida per il bagno, ma<br />
se anche avesse avuto il freddo <strong>de</strong>lla morte,<br />
lei non avrebbe recepito in quel gelo un segnale<br />
d’allarme universale di cui la natura<br />
aveva dotato le razze viventi.<br />
«Se c’è una cosa di cui ringrazierò<br />
sempre il Cielo è che sono passati oltre
630/960<br />
quattrocento anni da quando ne ho avuti<br />
venti».<br />
La sentì tremare e si accorse che era<br />
scossa da una risata silenziosa. Le coprì la<br />
nuca con una mano, cullandola.<br />
«Ti ricordi cosa si prova?», gli domandò<br />
lei.<br />
«No, direi di no».<br />
«Confortante».<br />
«Non posso darti torto e se lo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri<br />
posso fare di te la mia creatura <strong>de</strong>l sangue<br />
anche a<strong>de</strong>sso, così almeno saprai per certo<br />
che tra quattrocento anni vedrai le cose sotto<br />
un’altra prospettiva».<br />
Pian piano si acquietò contro la sua<br />
spalla, gli posò la guancia contro il braccio e<br />
lasciò che le sue carezze ipnotiche sui capelli<br />
le sciogliessero la tensione.<br />
«Non voglio sopravvivere a tutti quelli<br />
che amo».<br />
«Lo so, Eloise».<br />
Lei sospirò. «Sono così stanca, Ashton».
631/960<br />
«So anche questo».<br />
Ashton si alzò in piedi con una mossa<br />
fluida, sollevandola tra le braccia come se<br />
fosse una bambina piccola e si spostò davanti<br />
alla vetrata.<br />
Rimase a guardare la Vecchia Capitale<br />
sotto il cielo stellato poi, quando si accorse<br />
che Eloise si era addormentata, la posò con<br />
<strong>de</strong>licatezza sul letto e le stese addosso una<br />
coperta.<br />
«Non lasciarla sola», ordinò, sottovoce,<br />
all’ombra <strong>de</strong>l gattino. «Se si sveglia corri a<br />
cercarmi, intesi?».<br />
Terminò di vestirsi nel suo spogliatoio e<br />
discese ai piani inferiori. Una parte <strong>de</strong>lla sua<br />
percezione individuò Cain che, da poco sveglio<br />
e molto affamato, terminava di vestirsi<br />
per andare a caccia.<br />
Adrian era rientrato forse da qualche<br />
minuto, così lo trovò in biblioteca, davanti al<br />
pianoforte, che traeva qualche accordo
632/960<br />
distratto per poi trascriverlo, quando la cosa<br />
lo convinceva, su uno spartito nel leggio.<br />
«Adrian, <strong>de</strong>vo convocare Alexis per parlargli,<br />
siccome sei stato tu ad assumerlo, vorrei<br />
che fossi presente».<br />
Adrian sollevò le mani dal pianoforte.<br />
«Immaginavo che lo avresti <strong>de</strong>tto. Lascia che<br />
ti dica che è spaventato, una parola sbagliata<br />
e fuggirà senza lasciare tracce».<br />
«Non ho intenzione di minacciarlo, ma<br />
non siamo soltanto noi ad aver bisogno di<br />
risposte».<br />
Ashton guardò le fiamme <strong>de</strong>l camino e<br />
aggiunse: «Un vero peccato quando avevo<br />
sperato che non avremmo mai nemmeno<br />
dovuto porci <strong>de</strong>terminate doman<strong>de</strong>».
29.<br />
Sepolta nel tempo<br />
«Cipressi».<br />
«Mi sembra un’ottima scelta signore»,<br />
disse Morton.<br />
Bryce annuì. «Sembra anche a me, fanno<br />
ombra e sono eleganti. Morton, dobbiamo<br />
andare a fare un sopralluogo al Mausoleo,<br />
forse è il caso di rimo<strong>de</strong>rnarlo: se infine opterò<br />
per una sepoltura fuori città dovrò trascorrervi<br />
parecchio tempo».<br />
«L’eternità, signore».<br />
Sophia si fermò sulla porta con una bracciata<br />
di fiori freschi che aveva raccolto dalle<br />
serre.<br />
«Molto belli», si complimentò Bryce.<br />
«A<strong>de</strong>sso disponili in un vaso».
634/960<br />
Un valletto, trafelato e preoccupato, si<br />
materializzò sulla porta e fece un inchino<br />
frettoloso. «Altezza», disse, «vi chiedo scusa,<br />
ma è giunto un ospite inatteso e vostro fratello<br />
non sembra contento».<br />
Bryce inarcò un sopracciglio. «Di chi si<br />
tratta?».<br />
«Il segretario <strong>de</strong>i Blackmore, Altezza, ha<br />
portato un messaggio da parte di Lord<br />
Ashton».<br />
«Alexis?», Bryce fece un gesto costernato.<br />
«Penso che Axel non sia semplicemente<br />
scontento, con ogni probabilità in<br />
questo momento sta tentando di ucci<strong>de</strong>rlo.<br />
Fate accomodare il signor Alexis nello studio»,<br />
aggiunse poi, rivolto al valletto. «Non<br />
mi interessa cosa dice mio fratello, riceverò<br />
io il messaggio di Lord Blackmore se lui lo<br />
rifiuta».<br />
Il valletto si inchinò e si dileguò per<br />
obbedire.
635/960<br />
«Sophia, tu continua con quei fiori, io<br />
torno appena le circostanze me lo consentiranno:<br />
un ere<strong>de</strong> al trono accusato di omicidio<br />
può essere qualcosa di veramente<br />
imbarazzante».<br />
Reprimendo un sospiro, Bryce si affrettò<br />
verso lo studio dove il secondo maggiordomo,<br />
pochi minuti dopo, introdusse l’ospite.<br />
«Sono davvero spiacente per l’accaduto,<br />
Altezza», esordì Alexis, dopo un inchino educato.<br />
«Ma mi aspettavo qualche resistenza».<br />
Lo disse in tono mite, privo di sarcasmo<br />
e Bryce gli fece cenno di accomodarsi senza<br />
alcun commento.<br />
«Ho l’incarico di consegnare questo, personalmente,<br />
al Principe Axel», disse Alexis<br />
traendo dalla giacca scura una lettera ripiegata.<br />
«Suppongo però di poter fare<br />
un’eccezione».<br />
«Vogliate essere così gentile», disse<br />
Bryce, in tono distaccato.
636/960<br />
Ruppe il sigillo e lesse la lettera che recava<br />
un’unica parola: «Ascoltatelo».<br />
«Vogliate atten<strong>de</strong>rmi, per favore».<br />
Bryce lasciò la lettera sul tavolo e si allontanò<br />
a grandi passi verso la porta.<br />
Al piano di sopra, un cameriere stava<br />
servendo il tè ad Axel che, finalmente sbarbato<br />
e <strong>de</strong>centemente vestito, sembrava intenzionato<br />
a lavorare alla sua tesi di laurea<br />
ignorando tutto il resto.<br />
«Bryce, se non ti dispiace sono<br />
occupato».<br />
«Non mi dispiace affatto disturbarti»,<br />
replicò Bryce. «Quindi non darti alcun pensiero<br />
per il mio stato d’animo».<br />
Axel spinse da parte il libro che stava<br />
consultando e congedò il servitore senza<br />
staccare gli occhi dal fratello.<br />
«Immagino che mi darai il tormento fino<br />
a che non avrai <strong>de</strong>tto ciò per cui sei venuto.<br />
In questo caso sii rapido».
637/960<br />
Bryce sorrise con gran<strong>de</strong> cortesia. «Axel,<br />
un pugno è il modo più rapido per comunicarti<br />
ciò che penso in questo momento. Non<br />
tentarmi».<br />
Axel gli fece cenno di proseguire.<br />
«Al<strong>de</strong>nor ha bisogno di un successore al<br />
trono, nel malaugurato caso che a Fabian accada<br />
qualcosa, quindi non vorrei doverti ammazzare<br />
e, di conseguenza, assumermi personalmente<br />
questa seccatura».<br />
«Va’ avanti».<br />
«Solitamente sei un uomo anche troppo<br />
razionale, ma quando si tratta di Belladore<br />
non sei in grado di pensare con la dovuta<br />
fred<strong>de</strong>zza», continuò Bryce, calmo.<br />
Vi<strong>de</strong> l’altro trasalire leggermente sentendo<br />
pronunciare quel nome.<br />
«Per questo motivo sii così cortese da<br />
voler scen<strong>de</strong>re ad ascoltare quello che Alexis<br />
ha da dirti dietro ordine di Ashton Blackmore.<br />
Dal momento che non puoi fidarti di<br />
te stesso, ti prego di avere almeno il buon
senso di fidarti <strong>de</strong>i tuoi amici, se li ritieni<br />
tali».<br />
Axel stava per aggiungere qualcosa ma<br />
l’altro lo prevenne con uno svolazzo <strong>de</strong>lla<br />
mano, vagamente impaziente.<br />
«Ho <strong>de</strong>tto ciò che dovevo, a<strong>de</strong>sso fa’<br />
quello che ti pare».<br />
Se ne andò senza curarsi di atten<strong>de</strong>re<br />
un’eventuale replica: nemmeno suo fratello<br />
era così sconsi<strong>de</strong>rato da mandarlo davvero in<br />
collera.<br />
* * *<br />
638/960<br />
Alexis si alzò non appena lo vi<strong>de</strong> entrare,<br />
fece un inchino e attese che fosse lui a rivolgergli<br />
per primo la parola.<br />
Non era cambiato dalla prima volta che<br />
lo aveva visto e, sapeva per certo, difficilmente<br />
lo avrebbe fatto.
639/960<br />
Alexis aveva origini sconosciute, nemmeno<br />
l’accento più lieve tradiva la sua<br />
provenienza.<br />
Di lui sapeva soltanto che era stato nutrito<br />
con sangue di vampiro e altre strane<br />
soluzioni da quando era molto piccolo, così<br />
la sua crescita fisica si era arrestata alla fine<br />
<strong>de</strong>ll’adolescenza, conferendogli quel suo aspetto<br />
così peculiare, sottile e androgino.<br />
Era stato per oltre trent’anni il segretario<br />
personale di Belladore <strong>de</strong> Lanchale, aveva<br />
visto sprazzi di perversione davanti a cui<br />
Satana in persona si sarebbe ritratto con<br />
disgusto.<br />
«Vogliate compren<strong>de</strong>re le mie maniere<br />
poco ospitali», disse Axel, dopo un<br />
momento.<br />
Non era un saluto, tantomeno si trattava<br />
di scuse. Nulla al mondo lo avrebbe indotto<br />
ad ammettere che quella creatura poteva di<br />
nuovo affacciarsi alle soglie <strong>de</strong>lla sua vita.
640/960<br />
«L’ultima volta che sono entrato in<br />
questa casa», la voce di Alexis aveva una ca<strong>de</strong>nza<br />
misurata, «giuraste che se mi fossi<br />
presentato ancora al vostro cospetto mi<br />
avreste ucciso. Sono qui a rischio che<br />
manteniate quella promessa».<br />
«Siete alle dirette dipen<strong>de</strong>nze <strong>de</strong>i Blackmore<br />
che sono amici e alleati <strong>de</strong>lla casa di<br />
Van<strong>de</strong>mberg», replicò Axel. «Come salvacondotto<br />
direi che è sufficiente».<br />
Gli fece cenno di accomodarsi, non si era<br />
aspettato che Alexis nutrisse una qualche<br />
forma di timore nei suoi confronti.<br />
«Vi ascolto», disse Axel. «Ma vi avverto<br />
anche che non ho alcuna intenzione di tollerare<br />
la vostra presenza in casa mia oltre lo<br />
stretto necessario».<br />
«Sono qui dietro espressa richiesta di<br />
Lord Ashton», rispose Alexis. «Avevo sperato<br />
di poter lasciare che il tempo cancellasse<br />
alcune cose, magari arrivare a fare finta che
641/960<br />
non fossero mai esistite. Non mi è consentito,<br />
a quanto sembra».<br />
Axel riportò lo sguardo gelido su di lui.<br />
«Se avete terminato con i preamboli».<br />
«Ancora una cosa, Altezza», il tono di<br />
Alexis sebbene pacato era <strong>de</strong>ciso. «Sono<br />
abituato al fatto che mi si faccia una colpa<br />
solo per ciò che sono anche se non sono stato<br />
io a scegliere quel che fecero di me. Ma non<br />
sono qui per voi, lo faccio perché Lord Adrian<br />
ha avuto la gentilezza d’animo di conce<strong>de</strong>rmi<br />
una possibilità quando nessuno lo<br />
avrebbe fatto e io voglio dimostrarmi <strong>de</strong>gno<br />
di questa fiducia. Non lo faccio per voi», ripeté.<br />
«Bensì per lui e per me stesso».<br />
L’altro incassò, questa volta senza<br />
battere ciglio.<br />
«Ho seguito Belladore per cinquant’anni.<br />
Per trenta sono stato suo segretario personale,<br />
ho badato alla sua corrispon<strong>de</strong>nza;<br />
ho svolto le mansioni più <strong>de</strong>licate e riservate<br />
per suo conto. Non posso dire per questo che
642/960<br />
lei mi abbia messo al corrente <strong>de</strong>l suo pensiero<br />
o <strong>de</strong>i suoi affari, ma naturalmente qualcosa<br />
ho intuito nel corso <strong>de</strong>gli anni anche se<br />
lei era brava, molto brava a mantenere i suoi<br />
segreti. Il giorno che ne avessi conosciuti<br />
troppi, mi avrebbe eliminato senza alcun<br />
pensiero e di questo ero consapevole. Non<br />
avevo scampo. La prima cosa che <strong>de</strong>vo dirvi<br />
di lei», aggiunse, dopo una pausa, «è che era<br />
più antica di quanto non lasciasse inten<strong>de</strong>re.<br />
All’inizio non lo avevo compreso, poi ho<br />
cominciato a notare alcune anomalie. Di<br />
tanto in tanto si lasciava sfuggire riferimenti<br />
a tempi in cui non avrebbe dovuto essere<br />
neppure una mortale; alcuni stralci di lettere<br />
trovate tra i rifiuti mi die<strong>de</strong>ro la conferma.<br />
Ho sempre fatto finta di nulla: ero troppo<br />
terrorizzato. Nel corso <strong>de</strong>gli anni avevo visto<br />
troppi <strong>de</strong>l suo seguito subire cose orribili. Io<br />
stesso sono stato torturato, senza motivo. Le<br />
prime volte ritenevo che lo facesse perché mi<br />
aveva trovato manchevole in qualche mia
643/960<br />
mansione. Crescendo mi resi conto che lo<br />
faceva per mantenere intorno a sé uno stato<br />
di paura costante. Non le piaceva la nostra<br />
sofferenza, non le interessava nemmeno, il<br />
suo scopo era piegarci perché nessuno di noi<br />
concepisse, anche solo per un momento,<br />
l’i<strong>de</strong>a di tradirla. Nives Webber subì ciò che<br />
sappiamo, Elenoire Sinclair fu costretta a<br />
fare cose indicibili, io stesso…».<br />
Si passò una mano sugli occhi, molto<br />
rapidamente. Fu l’unico gesto che potesse<br />
rivelare la sua tensione, perché la voce era<br />
ferma, il volto impassibile.<br />
Axel si alzò e senza una parola si avvicinò<br />
a un vassoio dove si trovavano bottiglie e<br />
grossi bicchieri di vetro molato.<br />
Versò da bere per due e lasciò un bicchiere<br />
sul tavolo basso davanti alle gambe di<br />
Alexis il quale lo guardò, stupefatto.<br />
Axel alzò il bicchiere. «Che possa bruciare<br />
all’inferno».
644/960<br />
«Non so quale possa essere la sua<br />
provenienza», continuò Alexis, in tono leggermente<br />
più rilassato. «Nessuno lo sapeva.<br />
Nessuno sapeva chi l’avesse trasformata in<br />
modo da risalire a quale linea di sangue appartenesse.<br />
Una volta mi disse che, in ogni<br />
caso, lei era l’ultima <strong>de</strong>lla sua famiglia e che<br />
questa era già quasi estinta quando aveva<br />
ricevuto la sua Seconda Nascita».<br />
«Per questo nessuno è mai riuscito a individuare<br />
con esattezza quali fossero i suoi<br />
poteri», disse Axel, inaspettatamente. «Io<br />
stesso ho cercato, e studiato e domandato,<br />
ma non c’era nulla che potesse dire quali<br />
fossero i suoi punti di forza e quelli <strong>de</strong>boli».<br />
«Aveva ascen<strong>de</strong>nte sulle creature <strong>de</strong>l<br />
Presidio», disse Alexis. «So che quando attingeva<br />
potere da esse ne acquisiva, in un<br />
certo senso, anche la vulnerabilità. Per<br />
questo motivo era molto attenta agli<br />
Evocatores».
645/960<br />
Axel annuì, cupo. «Tranne a quelli suoi<br />
alleati».<br />
«Esattamente», disse Alexis. «Ne conosceva<br />
alla perfezione i poteri, tanto da spingermi<br />
a chie<strong>de</strong>rmi se, in vita, non fosse stata<br />
uno di loro».<br />
«È possibile?», domandò Axel, in tono<br />
aspro.<br />
«Sì, è possibile, ma non posso dirlo con<br />
certezza. So che contava molti di loro tra i<br />
suoi amici e li teneva in gran<strong>de</strong><br />
consi<strong>de</strong>razione».<br />
«Nassar Stuart», disse Axel. «Il Cardinale<br />
<strong>de</strong> Plessy. Tutta gente di irreprensibile<br />
reputazione»<br />
«C’era anche una ragazza», aggiunse<br />
Alexis. «Una ragazzina <strong>de</strong>llo Studium <strong>de</strong>lla<br />
Vecchia Capitale».<br />
L’altro lo interruppe con un gesto. «La<br />
mia Eloise», disse, secco. «L’ha tenuta in<br />
così gran<strong>de</strong> consi<strong>de</strong>razione da attentare alla<br />
sua vita per ricattarmi e da sospen<strong>de</strong>re sulla
sua testa un’ascia che sarebbe potuta ca<strong>de</strong>re<br />
in qualsiasi momento».<br />
Si interruppe, consapevole di aver parlato<br />
troppo.<br />
«Non si tratta di Lady Eloise, Altezza»,<br />
disse Alexis, calmo. «È qualcosa che risale a<br />
molti anni prima. Il nome di quella ragazza<br />
era Clarisse Granville».<br />
* * *<br />
646/960<br />
«Lord Ashton è al corrente di questo?».<br />
«Lo è da ieri sera», disse Alexis.<br />
«È questa la vostra lealtà?», proruppe<br />
Axel, amaro. «Avete taciuto tutto questo a<br />
chi vi ha offerto una casa?».<br />
«È morta e la loro frequentazione si era<br />
interrotta prima che Lady Clarisse diventasse<br />
regina». Alexis per la prima volta parve per<strong>de</strong>re<br />
la propria calma. «Migliaia di persone
647/960<br />
hanno incrociato la vita <strong>de</strong>lla Signora di Lanchale.<br />
Ero appena un bambino quando acca<strong>de</strong>va,<br />
come potevo sapere che fosse<br />
importante?».<br />
«Un vampiro di quattrocento anni non si<br />
interessa a una <strong>de</strong>lle dozzine di insignificanti<br />
nipoti <strong>de</strong>lla Reggenza di Valdyer», commentò<br />
Axel. «Almeno non fino a che l’ere<strong>de</strong><br />
al trono di Altieres non <strong>de</strong>ci<strong>de</strong> di corteggiarla,<br />
immagino».<br />
«Deve essere Lord Ashton a dirvi che<br />
cosa sa e pensa di questa faccenda», disse<br />
Alexis.<br />
«Allora continuate da dove vi ho interrotto»,<br />
Axel allontanò il bicchiere, trattenendosi<br />
a stento dallo scagliarlo contro un muro<br />
per la cupa soddisfazione di ve<strong>de</strong>re qualcosa<br />
andare in pezzi insieme alla sua serenità.<br />
«Negli ultimi anni in cui sono stato al<br />
suo servizio, ho capito che custodiva qualcosa.<br />
Non mi è stato dato di sapere cosa<br />
fosse, con ogni probabilità è per questo che
648/960<br />
sono ancora vivo. Non teneva appunti, non<br />
ha mai tenuto un diario, so per certo che<br />
c’erano <strong>de</strong>i riferimenti infinitesimali nella<br />
sua corrispon<strong>de</strong>nza, ma era pru<strong>de</strong>nte, non si<br />
fidava neppure di se stessa».<br />
«Le lettere in questione a chi erano<br />
indirizzate?».<br />
Alexis scosse la testa. «Come vi dicevo,<br />
gente morta da tempo. Solo due persone<br />
sono ancora in vita: Lord Ma<strong>de</strong>rian, il Reggente<br />
Nassar Stuart; e Sua Eminenza il Cardinale<br />
<strong>de</strong> Plessy».<br />
«Tra coloro che sono morti, immagino<br />
possiamo annoverare anche Clarisse<br />
Blackmore».<br />
«Clarisse Granville», corresse Alexis in<br />
tono mite. «Era ancora Clarisse Granville».<br />
«Lo è rimasta fino alla fine, a quanto<br />
pare».
30.<br />
Il male in boccio<br />
«Ciò che la signora di Lanchale cercava<br />
si trova qui, nella Vecchia Capitale», continuò<br />
Alexis. «Almeno so per certo che lo era<br />
la notte in cui lei uscì per non tornare mai<br />
più».<br />
I loro sguardi si incrociarono e Axel lesse<br />
qualcosa che non aveva previsto: rispetto,<br />
gratitudine, timore.<br />
«La signora aveva perduto qualcosa e ne<br />
era molto contrariata. Pensava le fosse stato<br />
rubato da una <strong>de</strong>lle cameriere e giurava di<br />
torturare a morte chiunque fosse stato. Non<br />
avevo dato molto peso alla cosa, ma qualche<br />
tempo fa qualcuno fece girare nei bassifondi<br />
<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale la voce che chiunque<br />
avesse riportato gli oggetti provenienti da
650/960<br />
Palazzo Belmont sarebbe stato ricompensato<br />
in modo principesco, e ho cominciato a essere<br />
spaventato».<br />
«Di chi si tratta?».<br />
«Non si sa: dopo che è stato ritrovato il<br />
cadavere di uno di coloro che si erano vantati<br />
di aver rivenduto a caro prezzo qualcosa<br />
rubato a Palazzo Belmont, nessuno ha più<br />
osato tentare la transazione. Corre voce che<br />
quella persona sia morta in modo orribile»,<br />
precisò Alexis. «Nessuno si è fatto avanti a<br />
reclamare il corpo, per paura».<br />
Axel pensò al cadavere nel quale lui e<br />
Ross si erano imbattuti quando avevano visitato<br />
la chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte.<br />
Uno <strong>de</strong>i confratelli aveva parlato di una<br />
morte orribile, nonostante il corpo sembrasse<br />
intatto.<br />
Una morte che era servita a propiziare<br />
l’ingresso in città a qualcuno che serviva il<br />
Signore di Cimiteri.
651/960<br />
«Ho sperato fosse una coinci<strong>de</strong>nza, l’insana<br />
passione di un collezionista malato di<br />
cimeli male<strong>de</strong>tti», disse Alexis. «In questi<br />
anni la paura non mi ha mai abbandonato.<br />
Sono rimasto nascosto per tanto tempo dopo<br />
che lei era scomparsa, guardandomi le<br />
spalle, certo che qualcuno sarebbe venuto da<br />
me a vendicarsi per qualcosa che aveva fatto<br />
o che mi aveva costretto a fare. Soltanto<br />
quando Lord Adrian mi ha permesso di entrare<br />
al suo servizio ho cominciato a sentirmi<br />
di nuovo al sicuro».<br />
Prese fiato. «Poi, come in fondo mi aspettavo,<br />
fui contattato a mia volta».<br />
«Da chi?».<br />
Axel gli piantò gli occhi in volto, risoluto.<br />
«Uno spettro, milord. Si trattava di un<br />
fantasma».<br />
«Di chi?».<br />
«Uno sconosciuto, milord, posso supporre<br />
che fosse l’uomo ucciso di cui vi
652/960<br />
parlavo prima, ma non posso confermarlo<br />
perché non l’ho mai conosciuto».<br />
«Che cosa vi ha chiesto?».<br />
«Se sapevo qualcosa, se da Palazzo Belmont<br />
avevo portato via qualcosa».<br />
«Voi naturalmente avete risposto che<br />
non sapevate nulla».<br />
«È corretto, milord. Ho risposto così, ho<br />
incassato la minaccia di essere ucciso, ma<br />
per niente al mondo avrei voluto di nuovo<br />
essere coinvolto in qualcosa che avesse a che<br />
fare con lei».<br />
Alexis lo guardò e un lampo in<strong>de</strong>finibile<br />
gli attraversò lo sguardo.<br />
«Ma ho mentito, so di cosa si tratta perché<br />
l’ho sentita parlarne una volta, a voce<br />
alta, quando cre<strong>de</strong>va che nessuno ci avrebbe<br />
fatto caso», disse. «È un mazzo di carte. Un<br />
banalissimo mazzo di carte <strong>de</strong>corato di stupi<strong>de</strong><br />
margherite al quale però, chissà per<br />
quale motivo, teneva moltissimo».
653/960<br />
Axel finalmente <strong>de</strong>cise che quel bicchiere<br />
valeva la pena scagliarlo in terra.<br />
«Un mazzo di carte perduto da quasi<br />
sette anni. Come si può ritrovare? Dove…».<br />
S’interruppe e guardò i frantumi sul pavimento,<br />
le minuscole fiamme racchiuse nei<br />
pezzi di cristallo.<br />
Dal corridoio giunse una voce contrariata.<br />
«Maledizione, l’ha ammazzato sul serio,<br />
a<strong>de</strong>sso mi toccherà essere l’ere<strong>de</strong> al trono al<br />
posto suo e indossare quel ridicolo mantello<br />
da cerimonia».<br />
Bryce fece irruzione nello studio e consi<strong>de</strong>rò<br />
con un breve sguardo Alexis sulla poltrona<br />
e Axel fermo al centro <strong>de</strong>lla stanza con<br />
un bicchiere in pezzi ai piedi.<br />
In faccia gli si leggeva chiaramente che<br />
se fosse stato Alexis a tirarglielo dietro,<br />
avrebbe avuto tutta la sua comprensione.<br />
«Arrivi a proposito», disse Axel, calmissimo.<br />
«Ti spiacerebbe mandare qualcuno a<br />
chiamare Stephen Eldrige?».
«L’unica persona che man<strong>de</strong>rò a<br />
chiamare è un esorcista», disse Bryce, esasperato.<br />
«Sperando che almeno lui possa<br />
fare qualcosa per te».<br />
* * *<br />
654/960<br />
«Lord Ashton sarà qui tra qualche<br />
minuto».<br />
Una giovane donna in abito da sera nero<br />
scortò Axel Van<strong>de</strong>mberg e Ross Granville<br />
all’interno di uno <strong>de</strong>i salottini privati <strong>de</strong>l<br />
Clarimon<strong>de</strong> e si ritirò con un inchino.<br />
Il colore <strong>de</strong>ll’abito indicava che era una<br />
cortigiana <strong>de</strong>l sangue, che offriva altri servizi<br />
oltre al suo corpo e alla sua compagnia.<br />
Axel sapeva che Ashton Blackmore aveva<br />
frotte di donne che si gettavano ai suoi piedi,<br />
ma a volte, come Bryce, sembrava preferire<br />
l’assenza di complicazioni che soltanto una
655/960<br />
cordiale e affettuosa transazione d’affari poteva<br />
garantire.<br />
Quando si presentò, Ashton era tranquillo<br />
e in ordine come se li stesse ricevendo<br />
nel salotto <strong>de</strong>lla sua casa.<br />
Soltanto i capelli mollemente scompigliati<br />
lasciavano intuire un congedo appassionato<br />
sulla soglia di uno <strong>de</strong>gli appartamenti<br />
ai piani superiori.<br />
Le reazioni maschili, pensò Axel, il modo<br />
di elaborare qualcosa di troppo difficile per<br />
poterlo sopportare, variavano poco tra le<br />
razze.<br />
«Mi sono permesso di ordinare da bere»,<br />
disse Ashton, se<strong>de</strong>ndosi di fronte agli altri<br />
due.<br />
«Spero abbiate compreso il motivo <strong>de</strong>i<br />
miei metodi poco ortodossi», esordì, rivolto<br />
ad Axel, quando il personale ebbe servito le<br />
caraffe di pregiato chiaretto e quella d’argento<br />
che conteneva un liquido più <strong>de</strong>nso e
656/960<br />
rosso, per poi ritirarsi con la discrezione di<br />
cui il Clarimon<strong>de</strong> si pregiava.<br />
Fiori di lavanda in un vaso dissipavano<br />
l’odore <strong>de</strong>l sangue, Axel fece un gesto con la<br />
mano che voleva significare che accettava sia<br />
il vino che gli stava versando che le sue<br />
scuse.<br />
«Credo fosse necessario», disse Axel. «In<br />
fondo erano cose che dovevo sentire dalla<br />
viva voce di Alexis».<br />
«Mi dispiace anche che la vostra famiglia<br />
si sia sentita coinvolta», aggiunse Ashton<br />
rivolto a Ross.<br />
«Se la nonna dovesse venire a saperlo<br />
non si ripren<strong>de</strong>rebbe mai più».<br />
Ross Granville si alzò e si avvicinò a una<br />
vetrata, guardava la pioggia battere contro di<br />
essa e rivolgeva le spalle alla stanza, nel riflesso<br />
il suo volto era tranquillo.<br />
«La donna che ho conosciuto io», intervenne<br />
Ashton con dolcezza, «era gentile, altruista,<br />
piena di attenzioni. Ha aiutato tutti
657/960<br />
coloro che hanno domandato il suo intervento,<br />
senza curarsi <strong>de</strong>l fatto che il popolino<br />
mormorasse alle sue spalle chiamandola<br />
strega».<br />
Ross Granville annuì e si avvicinò a un<br />
tavolo dove in una scatola laccata c’erano i<br />
sottili sigari a disposizione <strong>de</strong>gli ospiti.<br />
Fumare era inconsueto per lui, solo quel<br />
gesto tradì la sua tensione.<br />
«La mia famiglia ha dovuto sopportare<br />
una grave tragedia», disse. «Abbiamo perso<br />
Clarisse in quell’eccidio innominabile, insieme<br />
a suo marito e ai figli. La nonna ebbe<br />
un attacco di cuore, cre<strong>de</strong>vamo che sarebbe<br />
morta».<br />
«Senza contare le voci», aggiunse Axel.<br />
«Immagino che in famiglia fossero al<br />
corrente <strong>de</strong>l potere di Clarisse», rispose<br />
Ross. «Non ne parlavano certo con me: io<br />
ero soltanto un bambino, ma come sappiamo<br />
bene in seguito è stato <strong>de</strong>tto di tutto riguardo<br />
a chi attribuire la responsabilità: i
658/960<br />
Blackmore, i Frati Neri… non è stato facile<br />
per il nonno fare i conti con un’ombra simile<br />
sul nome <strong>de</strong>lla Reggenza di Valdyer, quando<br />
Clarisse faceva parte proprio di quella<br />
famiglia».<br />
Spostò lo sguardo su Ashton e aggiunse:<br />
«Domando scusa, signore, perché non è<br />
certo mia intenzione essere offensivo. Ma la<br />
reputazione <strong>de</strong>i Blackmore non è un mistero<br />
per nessuno».<br />
Ashton con un cenno gli fece capire che<br />
la cosa non aveva importanza.<br />
«Brian aveva sempre avuto una mezza<br />
infatuazione per Clarisse», disse invece.<br />
«Alimentata dal fatto che lei mostrava a malapena<br />
di accorgersi <strong>de</strong>lla sua presenza. Aveva<br />
molto successo con le donne e quando era<br />
stu<strong>de</strong>nte ci siamo cacciati in ogni sorta di<br />
guai, assieme».<br />
Un sorriso gli sfiorò le labbra, insieme a<br />
una punta di malinconia.
659/960<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg sapeva che Ashton e<br />
Brian Blackmore erano straordinariamente<br />
somiglianti, quando andavano in giro insieme<br />
dovevano essere una presenza<br />
notevole.<br />
«Io lo pren<strong>de</strong>vo in giro», disse Ashton.<br />
«Avrei quasi creduto che Clarisse avesse usato<br />
i suoi poteri per attirarlo, ma mostrava di<br />
tollerare a malapena la sua presenza».<br />
Rise di cuore al ricordo. Axel si ritrovò a<br />
ricordare ciò che gli aveva <strong>de</strong>tto Eloise, una<br />
volta, a proposito di Ashton: che aveva accettato<br />
di percorrere l’eternità sapendo che<br />
sarebbe sopravvissuto a tutti quelli che<br />
amava e, nonostante questo, continuava a<br />
legarsi agli esseri umani.<br />
«A quei tempi Brian era giovane, non<br />
pensava a sposarsi. Sapeva che la sua<br />
famiglia gli avrebbe presto o tardi preparato<br />
un matrimonio politico ma non se ne dava<br />
pensiero. Si divertiva, ci divertivamo, il periodo<br />
fino alla laurea era una zona franca. Di
660/960<br />
tanto in tanto la sbandata per Clarisse tornava<br />
a riacutizzarsi e allora andava a cercarla<br />
e tentava di attirare la sua attenzione, ma lei<br />
era sempre troppo assorbita dalla sua vita:<br />
gli studi di medicina, gli ordini stu<strong>de</strong>nteschi,<br />
il tirocinio all’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia.<br />
Clarisse Granville era molto popolare, Magistra<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna e una <strong>de</strong>lle<br />
migliori <strong>de</strong>l suo corso di studi, non sembrava<br />
avere tempo da <strong>de</strong>dicare a un ragazzo che<br />
saltava le lezioni perché la notte prece<strong>de</strong>nte<br />
aveva fatto tardi a una festa, nonostante<br />
fosse il principe ereditario di Altieres. Senza<br />
contare», proseguì Ashton, «che da quanto<br />
raccontava Brian, a quei tempi Clarisse era<br />
piuttosto amica di Nassar Stuart e, allora<br />
come ora, tra Blackmore e Stuart non correva<br />
buon sangue. Nassar e Brian non si piacevano<br />
e tante volte mi sono chiesto se lei<br />
non fosse l’ennesimo terreno di scontro tra<br />
loro».
661/960<br />
«Ha mai accennato a Belladore?»,<br />
domandò Axel e subito ebbe in risposta un<br />
<strong>de</strong>ciso cenno di diniego.<br />
«Mai», disse Ashton. «Nemmeno una<br />
volta. Tutti avevano sentito parlare di Belladore,<br />
anche se all’epoca conduceva una vita<br />
ritirata, ma non mi ha mai sfiorato l’i<strong>de</strong>a che<br />
una cortigiana centenaria e influente potesse<br />
interessarsi a una scholara».<br />
«Il padre di Clarisse era un figlio ultimogenito»,<br />
intervenne Ross. «Voglio dire: se il<br />
motivo di questa vicinanza fosse stata la parentela<br />
che Clarisse ha con la Reggenza di<br />
Valdyer, c’erano dozzine di suoi cugini e cugine<br />
molto più vicini in linea di successione<br />
al trono».<br />
«Comunque sia», soggiunse Ashton,<br />
«Clarisse non aveva mai mostrato un particolare<br />
attaccamento a Brian. Tutto però sembrò<br />
cambiare l’estate prece<strong>de</strong>nte al loro fidanzamento<br />
quando legarono al punto che lei,<br />
finalmente, accettò il suo corteggiamento. Fu
662/960<br />
in quell’occasione che la conobbi più a fondo,<br />
parecchi anni dopo, e quella che ho conosciuto<br />
era una buona amica e la migliore <strong>de</strong>lle<br />
donne».<br />
«Sì», disse Ross. «Ma prima di allora?».<br />
«Prima di allora non ricordo quasi che<br />
aspetto avesse né che stile di vita conducesse»,<br />
Ashton scosse il capo. «Perché avrei<br />
dovuto preoccuparmene? Il suo mondo e<br />
quello mio e di Brian si toccavano appena».<br />
Ross Granville annuì, tranne i rapidi<br />
tratti con cui fumava, nulla rivelava il suo<br />
reale stato d’animo.<br />
«Forse però qualcuno può illuminarci,<br />
anche se questo significa dare un dispiacere<br />
alla nonna».<br />
«Anche Domina Heraclis la conosceva<br />
abbastanza bene», disse Axel.<br />
Ross scosse il capo. «A questo punto<br />
posso dire di dubitare che qualcuno conoscesse<br />
Clarisse veramente. A<strong>de</strong>sso, se volete
663/960<br />
scusarmi, è meglio che vada a casa per<br />
chie<strong>de</strong>re udienza al nonno».<br />
Anche il Gran<strong>de</strong> Vecchio, il Reggente di<br />
Valdyer, avrebbe avuto una brutta serata.<br />
Non era gra<strong>de</strong>vole scoprire che la <strong>de</strong>funta<br />
nipote, già in odore di scandalo per essersi<br />
sposata con un’appartenente a una<br />
famiglia controversa, aveva <strong>de</strong>lle frequentazioni<br />
che gettavano luci ancora peggiori<br />
sul suo passato.<br />
«Sarà difficile dirlo a Eloise», intervenne<br />
Ashton, sottovoce, dopo che Ross ebbe lasciato<br />
il salotto.<br />
«Se c’è qualcosa che teme – e tutti gli dèi<br />
siano ringraziati per questo – è il suo potere.<br />
Ha trascorso moltissimo tempo a pensare a<br />
Clarisse, ne era ossessionata. Tracciava <strong>de</strong>i<br />
paralleli ed era inevitabile. Non le piace<br />
pensare che in questo momento le uniche<br />
persone di cui si sa per certo che possiedono<br />
le sue stesse facoltà sono <strong>de</strong> Plessy e Nassar
664/960<br />
Stuart, e non le piacerà sapere di questi<br />
risvolti».<br />
Axel gli rivolse uno sguardo nel quale<br />
brillava un’improvvisa scintilla di collera.<br />
«Blackmore», disse, in un tono che non<br />
ammetteva repliche. «Ogni <strong>de</strong>cisione che<br />
coinvolga la mia fidanzata <strong>de</strong>ve passare attraverso<br />
me».<br />
L’altro sorrise. «Ogni <strong>de</strong>cisione che passi<br />
attraverso voi, la vostra fidanzata la osteggerà.<br />
Non siete uno sciocco, Van<strong>de</strong>mberg, so<br />
che state cercando di proteggere la sua vita,<br />
ma lei non lo sa e ve<strong>de</strong> soltanto che la<br />
allontanate».<br />
Axel fece un gesto carico di stizza. «Io<br />
l’allontano e lei corre da voi, lo so benissimo.<br />
Le ho messo qualcuno alle calcagna che badi<br />
alla sua sicurezza».<br />
Ricevette in risposta una risata di cuore.<br />
«Allora avrà fatto amicizia con l’uomo con<br />
cui io ho fatto altrettanto, si faranno compagnia,<br />
immagino».
665/960<br />
Suo malgrado anche Axel sorrise. «Vi ho<br />
<strong>de</strong>tto che nel momento in cui la mia gelosia<br />
avrebbe travalicato le soglie di guardia vi<br />
avrei ucciso, Blackmore», disse, con voce<br />
morbida. «Sono un uomo possessivo e non<br />
ho alcuna intenzione di correggere questo<br />
difetto».<br />
«Come già ho avuto occasione di rispon<strong>de</strong>rvi»,<br />
replicò Ashton, «non avete nulla da<br />
temere. A<strong>de</strong>sso dobbiamo <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re che cosa<br />
fare. A conti fatti, ci sono informazioni che<br />
credo sia meglio scoprire prima che finiscano<br />
in mani altrui. C’è in questione la<br />
reputazione di due reggenze, al momento».<br />
Axel annuì. «Ross è il mio migliore<br />
amico e i Granville sono una famiglia molto<br />
perbene. Non meritano uno scandalo».<br />
«I Blackmore ci sono abituati», Ashton<br />
sollevò il calice d’argento in un brindisi silenzioso.<br />
«Da dove conviene cominciare?».<br />
«Voi occupatevi <strong>de</strong>i fantasmi», disse<br />
Axel. «Mi pare appropriato», aggiunse
666/960<br />
mentre l’altro ri<strong>de</strong>va ancora. «Io invece<br />
comincerò da qualcosa a cui avrei dovuto<br />
pensare prima», continuò. «Ero così assorbito<br />
da altro, da non avervi prestato la<br />
dovuta attenzione fino a che voi, questa sera,<br />
non mi avete ricordato qualcosa che Christabel<br />
Von Sayn mi fece notare tempo fa».<br />
«Di cosa parlate?».<br />
«Clarisse è stata Magistra», disse Axel.<br />
«Dobbiamo capire che cosa abbia a che fare<br />
tutto questo con l’Ordine <strong>de</strong>lla Penna».
31.<br />
L’impronta <strong>de</strong>lla croce<br />
Ca<strong>de</strong>va da giorni una pioggia senza<br />
sosta, quasi il cielo avesse mosso guerra al<br />
mondo.<br />
Il Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave aveva<br />
in<strong>de</strong>tto le Feriae Matricularum per la<br />
seconda settimana di dicembre e tutti<br />
speravano che il tempo si ristabilisse abbastanza<br />
da permettere agli scholares di<br />
go<strong>de</strong>rsi la loro festa.<br />
Fay le aveva raccontato che in Altieres<br />
faceva sempre caldo e c’era umidità, quindi<br />
pioveva di sovente, però le giornate erano<br />
per la maggior parte <strong>de</strong>ll’anno piene di sole e<br />
<strong>de</strong>l profumo <strong>de</strong>l mare.
668/960<br />
Stava fantasticando con i gomiti puntati<br />
sul davanzale quando un sommesso bussare<br />
alla porta le comunicò che aveva compagnia.<br />
Si passò una mano tra i capelli, gettando<br />
un’occhiata inconsapevole allo specchio, poi<br />
corse ad aprire.<br />
Si trattava di Caroline con una bracciata<br />
di biancheria. «Da parte <strong>de</strong>lle zie», disse.<br />
«Quali zie?», domandò Sophia, perplessa,<br />
lasciandola entrare.<br />
«Le tue zie, le nostre zie Sinclair», disse<br />
Caroline. «Non appena abbiamo scritto loro<br />
che ti abbiamo conosciuta sono impazzite di<br />
gioia e ti stanno ricamando un intero<br />
corredo».<br />
Probabilmente si erano astenute dal raccontare<br />
loro che avevano tentato di farla cacciare<br />
dal collegio e che lei, per completare<br />
l’opera, aveva quasi ammazzato Fay.<br />
Sophia pensò che, dopotutto, c’erano<br />
cose che era meglio gli adulti non sapessero.
669/960<br />
Carol scaricò sul letto una dozzina tra<br />
lenzuola e fe<strong>de</strong>re, Sophia intravi<strong>de</strong> il suo<br />
monogramma ricamato su tessuti immacolati<br />
tra gale di pizzo e nastri intonati.<br />
«Ti farò sapere a chi scrivere per<br />
ringraziare», disse Carol. «È arrivato poco fa<br />
Gabriel, questa roba e un sacco di dolci sono<br />
arrivati insieme ai dispacci militari di Altieres.<br />
Hai due scatole di pasticcini di sotto,<br />
non ce la facevo a portarle».<br />
«C’è anche Gabriel?», domandò precipitosamente<br />
Sophia. «Penso che dovrò<br />
ringraziarlo per il disturbo», aggiunse, davanti<br />
allo stupore <strong>de</strong>lla cugina.<br />
«È appena andato via», disse Carol.<br />
La <strong>de</strong>lusione che provò fu talmente cocente<br />
da spaventarla, così Sophia disse,<br />
senza pensarci: «Mi sono dimenticata di una<br />
cosa che <strong>de</strong>vo fare. Puoi scusarmi? Chiudi tu<br />
la porta, per piacere».
670/960<br />
Si precipitò verso le scale sperando di<br />
non essere arrossita troppo e si gettò sotto la<br />
pioggia oltre il portone.<br />
Non aveva pensato nemmeno a portare<br />
un mantello e pensò che almeno avrebbe<br />
dovuto prepararsi una scusa.<br />
Forse poteva essere una buona i<strong>de</strong>a<br />
fingere di incontrarlo per caso, ma cosa c’era<br />
di casuale da fare per le stra<strong>de</strong> <strong>de</strong>l Borgo di<br />
Altieres spazzate dalla pioggia?<br />
L’acqua gocciolava dalle foglie <strong>de</strong>i<br />
rampicanti che ricoprivano il porticato a<br />
colonne sotto il quale si era rifugiata, le<br />
radici <strong>de</strong>gli alberi che sollevavano il selciato<br />
erano immerse nell’acqua fangosa.<br />
Sophia si guardò intorno dandosi mille<br />
volte <strong>de</strong>lla stupida: la notte era buia, un<br />
muro di acqua impenetrabile e nera, interrotta<br />
solo dalle luci dietro le finestre <strong>de</strong>i<br />
palazzi.<br />
L’unica cosa sensata da fare era tornare<br />
in collegio e asciugarsi, ma anche solo
trovarsi per strada significava avere un briciolo<br />
di speranza di ve<strong>de</strong>re lui e per un momento<br />
folle pensò che si sarebbe sentita<br />
meno sola restando a camminare sotto la<br />
pioggia, invece di rientrare nella sua camera<br />
a fissare il soffitto.<br />
«Perché sei fuori con questa pioggia?».<br />
Sophia sobbalzò e si voltò, indietreggiando<br />
di qualche passo si ritrovò fuori dal portico,<br />
sotto la pioggia.<br />
Un braccio si tese, impaziente, per tirarla<br />
di nuovo al riparo.<br />
«Che stai facendo, Sophia?».<br />
* * *<br />
671/960<br />
Sofia.<br />
Un lampo illuminò il cielo e gli occhi<br />
grigi <strong>de</strong>l ragazzo, limpidi come pioggia.<br />
«Stavo tornando in collegio».
672/960<br />
Non era nemmeno una bugia, sperò di<br />
sembrare credibile.<br />
Bagnati, i capelli di Gabriel sembravano<br />
ancora più neri. Indossava la divisa da ufficiale<br />
e il mantello di feltro era imperlato<br />
d’acqua.<br />
Lo scrosciare <strong>de</strong>lla pioggia era fortissimo,<br />
dovette quasi gridare per farsi sentire.<br />
«Stavo rientrando», ripeté.<br />
Lui non rispose, i lampi disegnavano<br />
macchie di luce sul selciato allagato, si limitò<br />
a guardarla in silenzio.<br />
«Vieni», disse finalmente. «Ti<br />
accompagno».<br />
Il suo cuore fece un salto per la dolorosa<br />
felicità e quando lui sollevò una falda <strong>de</strong>l<br />
mantello per coprirle la testa, si avvicinò,<br />
confusa, al calore <strong>de</strong>l suo corpo accorgendosi<br />
di non sentire nemmeno più il freddo <strong>de</strong>ll’acqua<br />
che le inzuppava i vestiti.
673/960<br />
A metà <strong>de</strong>l tragitto, mentre correvano<br />
verso il collegio, comparve una carrozza con<br />
le lanterne al vento e i cavalli al galoppo.<br />
Gabriel le passò un braccio intorno alla<br />
vita e l’attirò con sé nella nicchia di un portone,<br />
tenendola al sicuro.<br />
Sophia gli appoggiò la testa alla spalla<br />
lasciandosi andare a quella sensazione in<strong>de</strong>scrivibile,<br />
senza riuscire a controllare le mani<br />
che corsero ad aggrapparsi alle sue spalle.<br />
La carrozza passò a tutta velocità, sollevando<br />
spruzzi d’acqua che infradiciarono le<br />
loro gambe.<br />
«Pensavo di non poter essere più bagnata<br />
di così», disse Sophia e rise, grata di poter<br />
esprimere un poco quell’emozione felice e<br />
dolorosa che la lasciava quasi incapace di<br />
respirare.<br />
«Sembra che la cosa non ti dispiaccia,<br />
principessa trovatella. Come ti sarà venuto in<br />
mente di uscire con questo tempo da lupi,<br />
solo gli dèi possono saperlo», disse lui.
674/960<br />
Sophia non rispose, si limitò ad ascoltare<br />
la sua voce fredda risuonarle vicino all’orecchio<br />
e si avvicinò ancora un poco, adagio,<br />
quasi di nascosto.<br />
L’abbraccio improvviso le strappò un<br />
sospiro, il dolore lievissimo che le corse<br />
lungo le ossa le regalò un momento di assoluta<br />
<strong>de</strong>lizia.<br />
«Io sono vittima di un legamento, principessa,<br />
ma a te cosa succe<strong>de</strong>?».<br />
Fioca, ironica, la sua domanda le accarezzò<br />
le labbra, e poi vi spense le sue parole<br />
con un bacio.<br />
Sophia serrò gli occhi e socchiuse piano<br />
le labbra, stava baciando la pioggia sulla<br />
bocca di lui e aveva un sapore che non<br />
sarebbe mai riuscita a dimenticare.<br />
«Andiamo», disse lui, staccandosi quel<br />
tanto che bastava per parlare senza che i loro<br />
volti smettessero di toccarsi. «Resterei<br />
volentieri qui a pren<strong>de</strong>rmi una polmonite,
ma possiamo stare insieme anche senza ammazzarci,<br />
immagino».<br />
* * *<br />
675/960<br />
«Le zie si stanno dando da fare per te»,<br />
commentò lui, passando un dito su una fe<strong>de</strong>ra.<br />
«Hai una famiglia vastissima e tantissimi<br />
parenti, lo sai?».<br />
Sophia esitò. «Non è un concetto facile<br />
da assimilare, per me», disse. «Sono orfana<br />
da tutta la vita. A parte Julian non ho mai<br />
avuto nessuno».<br />
Era una cosa molto personale, da confidare:<br />
il modo in cui era cresciuta non era un<br />
mistero per nessuno, che cosa provava in<br />
proposito era qualcosa che avrebbe dovuto<br />
riguardare soltanto lei.<br />
«Dopo la morte di mia madre ho vissuto<br />
al castello di Ma<strong>de</strong>rian per molto tempo.
676/960<br />
Eravamo mio padre, i miei fratellastri e io.<br />
Solo trovandomi per la prima volta a Saint<br />
Claire, la tenuta <strong>de</strong>i genitori di Caroline e<br />
Fay, ho capito che cosa fosse una famiglia.<br />
Dio, c’era talmente tanta gente in giro per<br />
quella casa che all’inizio non lo sopportavo».<br />
Sophia si tamponò i capelli bagnati con<br />
un panno di lino, quasi trattenendo il respiro<br />
per non distoglierlo dai propri ricordi.<br />
«Altieres era così diversa da ciò a cui ero<br />
abituato. Ma<strong>de</strong>rian è campagne e brughiere,<br />
sempre i<strong>de</strong>ntiche a se stesse, invece Altieres<br />
aveva una natura selvaggia, la vegetazione<br />
che inva<strong>de</strong>va qualsiasi spazio e fiumi e paludi<br />
e mare ovunque. Non avevo mai visto nulla<br />
di simile».<br />
Le sue parole vibravano di passione e<br />
Sophia si trovò a <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rare di ve<strong>de</strong>re Altieres<br />
vicino a lui, attraverso i suoi occhi.<br />
«Parlamene ancora», gli chiese,<br />
timidamente.
677/960<br />
Gabriel annuì, aveva posato il mantello<br />
ad asciugare davanti alla stufa e la giacca<br />
sulla spalliera di una sedia.<br />
La camicia bagnata gli a<strong>de</strong>riva alle braccia<br />
e al petto, quando si voltò, il tessuto bianco<br />
lasciò intrave<strong>de</strong>re sotto la spalla sinistra<br />
una traccia nera gran<strong>de</strong> quanto una<br />
mano.<br />
Sophia distolse lo sguardo un momento<br />
troppo tardi e la risata soffice e beffarda di<br />
lui le provocò una leggera stretta allo<br />
stomaco.<br />
«Colta sul fatto, principessa. C’è qualche<br />
curiosità che <strong>de</strong>vo soddisfare?».<br />
Lei gli rivolse uno sguardo altezzoso o,<br />
almeno, sperò che fosse tale. «Ti ho chiesto<br />
di Altieres».<br />
Gabriel le tolse dalle mani l’asciugamano<br />
di lino e se lo gettò intorno al collo. Le loro<br />
dita si sfiorarono.<br />
«Da ormai quasi vent’anni Altieres versa<br />
in uno stato di abbandono che però,
678/960<br />
stranamente, le conferisce uno splendore di<br />
cui quasi non riesco a capacitarmi», disse<br />
Gabriel.<br />
«Quei muri screpolati, gli stucchi, le<br />
colonne sepolte sotto strati di piante e<br />
fiori…», le parve trattenere un sospiro, che<br />
mascherò con un sorriso. «Quando non riesco<br />
a dormire cerco di immaginare di essere<br />
in Altieres, in una notte d’estate, con le<br />
raganelle e i grilli che fanno un baccano d’inferno<br />
e l’aria che ha un profumo così dolce e<br />
caldo che sembra una torta appena<br />
tagliata…».<br />
Amava davvero quei luoghi. Sophia si<br />
domandò, con una punta di senso di colpa,<br />
se sarebbe stata in grado di fare altrettanto.<br />
Voleva dire qualcosa poi si portò le dita<br />
al naso e starnutì.<br />
«Asciugati prima di pren<strong>de</strong>rti un raffreddore»,<br />
disse Gabriel. «Non vorrei che ai miei<br />
crimini aggiungessi anche quello di lesa<br />
maestà».
679/960<br />
Sophia scivolò dietro il paravento. «Faccio<br />
in un attimo», disse. «Nell’ultimo cassetto<br />
in basso ci sono <strong>de</strong>i vestiti da uomo,<br />
forse puoi trovare qualcosa che ti stia».<br />
«Vestiti da uomo?», disse lui, e nel tono<br />
incredulo c’era una nota di apprezzamento.<br />
«Dimmi che sei quel genere di sfacciata che<br />
se ne va in giro di notte mascherata da<br />
ragazzo e…».<br />
Un rapido rumore di passi, poi la sua<br />
ombra si <strong>de</strong>lineò dall’altra parte <strong>de</strong>l paravento.<br />
Sophia si strinse sul seno il vestito che<br />
aveva raccolto a caso da una sedia.<br />
«Eri tu quella notte, al Clarimon<strong>de</strong>»,<br />
disse lui. «Avrei dovuto capirlo: mi era parso<br />
di ve<strong>de</strong>re Cain Blackmore e voi due siete<br />
sempre assieme. Non posso cre<strong>de</strong>rci, principessa,<br />
non hai davvero ritegno».<br />
Sophia indossò rapidamente l’abito, una<br />
semplice veste bianca, e uscì da dietro il<br />
paravento.
680/960<br />
Lui era a torso nudo ma non sembrava<br />
curarsene, era intento a fissarla.<br />
«Mi mancava tanto così per pren<strong>de</strong>rti,<br />
quella notte», commentò, mostrando lo<br />
spazio tra il pollice e l’indice. «Poi sei<br />
scomparsa».<br />
Il suo torace nudo era appena dorato dal<br />
sole, la pelle chiara e liscia, senza<br />
imperfezioni.<br />
Di nuovo Sophia distolse lo sguardo,<br />
turbata, ma questa volta lui non fece alcun<br />
commento.<br />
Le voltò le spalle per pren<strong>de</strong>re una vecchia<br />
camicia di Julian dal cassetto che gli<br />
aveva indicato, e lei avrebbe voluto aggiungere<br />
qualcosa ma riusciva soltanto a fissare<br />
la croce nera, <strong>de</strong>corata di <strong>de</strong>licati fregi<br />
rossi, che gli copriva interamente la scapola<br />
sinistra.<br />
«Quella», disse lui, senza girarsi, intuendo<br />
con sicurezza la causa <strong>de</strong>l suo silenzio,<br />
«è ciò che mi permetterebbe di distruggerti,
se solo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rassi ancora farlo. È una beffa,<br />
a pensarci, se ricordo tutta la fatica che ho<br />
fatto per ottenerla».<br />
* * *<br />
681/960<br />
«Hai assorbito tutto il mio tempo e la<br />
mia attenzione dal momento stesso in cui ho<br />
saputo <strong>de</strong>lla tua esistenza».<br />
Gabriel non si die<strong>de</strong> la pena di abbottonare<br />
la camicia, continuava a fissarla.<br />
«Non riuscirei nemmeno a <strong>de</strong>scriverti<br />
che cosa ho provato quando mi hanno <strong>de</strong>tto<br />
che eri proprio tu l’ultima <strong>de</strong>i Blackmore,<br />
quella ragazzina odiosa e piena di spocchia<br />
sempre insieme a quegli intriganti <strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg<br />
che pensano ancora di essere i<br />
padroni <strong>de</strong>l Continente».
682/960<br />
L’odio controllato che trapelava dalla sua<br />
voce la fece rabbrividire, era quasi un contatto<br />
fisico.<br />
«Un’orfanella senza passato cresciuta dai<br />
monaci di Al<strong>de</strong>nor, al nord, che non parlava<br />
nemmeno la nostra lingua e che sarebbe<br />
stata un fantoccio <strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg. Una<br />
creaturina malvagia che mi aveva costretto a<br />
letto tra la vita e la morte per giorni a respirare<br />
il mio stesso sangue».<br />
«Io…».<br />
«Lasciami terminare, per favore», la interruppe,<br />
brusco. «Ho fatto tutto il necessario<br />
per essere un valido antagonista per te. Tu<br />
sei in parte <strong>de</strong>mone e, allo stesso tempo, hai<br />
<strong>de</strong>ntro di te un seme di divinità».<br />
Socchiuse gli occhi, la sua voce si fece<br />
rauca e bassa. «Una doppia natura che non<br />
mi permetti un attimo di dimenticare,<br />
quando sono con te».<br />
L’impulso di ten<strong>de</strong>re una mano per pren<strong>de</strong>re<br />
la sua era così forte che lei dovette
683/960<br />
serrare le dita dietro la schiena per<br />
impedirselo.<br />
«Il mio fratellastro è molto vicino al<br />
Decano <strong>de</strong>lla Croce, così quando ho chiesto<br />
l’investitura mi è stata rifiutata. Non frainten<strong>de</strong>re,<br />
Maxim mi vuole bene, ma pensa che<br />
la mia ossessione per Altieres non sia qualcosa<br />
da incoraggiare».<br />
«Che cosa hai fatto, allora?», domandò<br />
lei, nel timore che smettesse di parlare.<br />
«Ho <strong>de</strong>tto al Decano che mi sarei ritirato<br />
in digiuno e preghiera e avrei vegliato fino a<br />
che non avesse acconsentito. Ho trascorso<br />
tre mesi interi a pregare e allenarmi con la<br />
spada, anche se il mio corpo era ancora <strong>de</strong>bilitato<br />
per ciò che era stato necessario fare<br />
per entrare nell’esercito di Altieres».<br />
La sua testardaggine aveva avuto ragione<br />
di chiunque.<br />
«Mi ha fatto un male tremendo», disse,<br />
flettendo il gomito sopra la spalla per toccarsi<br />
il tatuaggio. A quel movimento fletté i
684/960<br />
muscoli <strong>de</strong>l petto e <strong>de</strong>l braccio e Sophia, di<br />
nuovo, si trovò a volgere gli occhi altrove per<br />
non mostrare l’effetto che aveva su di lei.<br />
«In compenso questa croce mi permette<br />
di essere meno vulnerabile ai giochetti di un<br />
piccolo <strong>de</strong>mone come te».<br />
La sua voce era fredda, ma la ruvidità<br />
nascon<strong>de</strong>va a malapena qualcosa che le accelerò<br />
il cuore.<br />
«Ho sperato fino all’ultimo che in me si<br />
manifestasse il potere di un Evocatore»,<br />
spiegò lui. «Non sai quanto tempo ho trascorso<br />
a fantasticare su cosa avrei potuto farti<br />
fare se tu fossi stata ai miei ordini».<br />
Le lanciò uno sguardo che ebbe il potere<br />
di fugare ogni dubbio in proposito e accen<strong>de</strong>re<br />
mille, <strong>de</strong>liziose doman<strong>de</strong> nella sua testa.<br />
Sophia gli rispose con un sorriso impu<strong>de</strong>nte.<br />
«Mi dispiace. Per quanto l’altro tuo<br />
potere di coercizione possa spaventarmi non<br />
è abbastanza per costringermi a obbedirti».<br />
Lui smise di sorri<strong>de</strong>re.
685/960<br />
«Spaventarti? Non mi sembra che la cosa<br />
abbia comunque sortito alcun effetto. Per<br />
quanto tu avessi paura <strong>de</strong>l dolore che avrei<br />
potuto provocarti non ti sei mai tirata indietro,<br />
mai. Questa cosa mi faceva impazzire.<br />
Mi fa impazzire ancora a<strong>de</strong>sso».<br />
Allungò una mano e le sfiorò la guancia<br />
sinistra nel punto in cui l’aveva toccata<br />
tempo prima, lasciandola priva di sensi davanti<br />
alla Sottana <strong>de</strong>l Vescovo.<br />
«Era la prima volta che lo facevo», disse,<br />
in tono piatto. «Tutta la rabbia e l’odio che<br />
provavo per te sono emersi in quel momento.<br />
Per un attimo ho creduto di averti uccisa».<br />
Era impossibile distinguere il significato<br />
<strong>de</strong>lle sue parole, ma ciò che aveva nello<br />
sguardo non lasciava dubbi.<br />
«Siamo pari», disse Sophia, con voce alterata.<br />
«In fondo sono stata io a tentare di<br />
ucci<strong>de</strong>re te, la prima volta».
«Non ci sei riuscita. Per questo<br />
686/960<br />
hai<br />
tentato di spezzare la mia volontà con un<br />
legamento, principessa trovatella?».
32.<br />
L’altra parte <strong>de</strong>l dolore<br />
Sophia se<strong>de</strong>tte sulla sponda <strong>de</strong>l letto, i<br />
capelli arricciati dall’umidità le ca<strong>de</strong>vano<br />
sulle braccia nu<strong>de</strong> e, infastidita, li ravviò dietro<br />
un orecchio.<br />
«Non mi hai ancora <strong>de</strong>tto come te ne sei<br />
accorto», disse.<br />
Lui gettò il panno di lino sul tavolo e<br />
senza staccare gli occhi da lei avvicinò una<br />
sedia al letto.<br />
«Mi ero accorto che qualcuno mi stava<br />
pedinando. Ho individuato quel povero imbecille,<br />
l’ho seguito a mia volta e l’ho convinto<br />
a confessare perché lo stesse facendo».<br />
Il sogghigno sulla faccia di Gabriel indicava<br />
chiaramente quali metodi di persuasione<br />
avesse usato.
688/960<br />
«Di quante ossa <strong>de</strong>vo risarcirlo?».<br />
«Ho risparmiato le mani», disse Gabriel.<br />
«Disegna piuttosto bene».<br />
Sophia sperò che non gli avesse fatto<br />
male come lasciava intuire.<br />
«In quel momento ho cominciato a<br />
sospettare», il tono di Gabriel si fece gelido.<br />
«Ve<strong>de</strong>re la tua faccia quella mattina<br />
all’Archiginnasio, quando ti ho accusata, mi<br />
ha dato la conferma. Poteva essere solo uno<br />
il dannato motivo per cui da giorni e giorni il<br />
tuo pensiero non mi abbandonava un<br />
momento».<br />
Lei gli rivolse un’occhiata lampeggiante e<br />
per tutta risposta il ragazzo sorrise.<br />
«Ho ferito la tua vanità, principessa?».<br />
Distese un braccio e con le nocche <strong>de</strong>lla<br />
mano <strong>de</strong>stra le sfiorò il braccio, lei<br />
rabbrividì.<br />
«Non hai bisogno <strong>de</strong>i miei complimenti<br />
per sapere di essere bella, forse il fatto che
689/960<br />
non mi fossi mostrato affascinato da te ti ha<br />
punta sul vivo?».<br />
Lei incrociò le braccia e distolse lo<br />
sguardo dal suo.<br />
«Si tratta di ven<strong>de</strong>tta, piuttosto», mormorò.<br />
«È l’unico motivo».<br />
«Davvero?».<br />
Il suo sussurro era simile alle fusa di un<br />
gatto, le dita di lui corsero di nuovo a solleticarle<br />
il braccio e Sophia non fu capace di<br />
nascon<strong>de</strong>re un brivido.<br />
Ricordò che cosa dicevano di lui le sue<br />
cugine: era esperto, anche troppo per un<br />
ragazzo <strong>de</strong>lla sua età.<br />
«Dovrei dire che mi dispiace?», gli<br />
rivolse un’occhiata sprezzante. «Non lo farò.<br />
Non mi dispiace affatto, è ciò che meritavi. Ti<br />
andrà bene se prima o poi <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>rò di<br />
sciogliere il legamento, e non sono affatto<br />
sicura di volerlo fare».<br />
Pronunciare quelle parole ad alta voce la<br />
mise per la prima volta di fronte al fatto che
690/960<br />
ciò avrebbe messo fine alla fragile complicità<br />
che si era creata tra loro.<br />
L’accordo tacito di non dire nulla a nessuno<br />
li aveva spinti verso momenti che erano<br />
appartenuti a loro soltanto. C’erano state<br />
emozioni che avevano potuto comunicarsi<br />
l’un l’altra solo in silenzio, litigi che si erano<br />
consumati con un gesto e riconciliazioni sancite<br />
con uno sguardo.<br />
Il silenzio impietrito che le imprigionò il<br />
petto le comunicò l’esatta misura in cui<br />
avrebbe sofferto nel momento in cui tutto<br />
sarebbe svanito. Non era previsto.<br />
«Che ti succe<strong>de</strong>?».<br />
La mano di Gabriel si posò sotto il suo<br />
mento e le girò a forza il viso per poterla<br />
guardare negli occhi.<br />
«Che cosa accadrà quando scioglierò il<br />
legamento?», disse, senza riuscire a<br />
trattenersi.<br />
«Non vorrò rive<strong>de</strong>rti mai più», rispose<br />
lui, senza esitare. «La tua sola presenza mi
691/960<br />
sarà insopportabile, la tua vista mi susciterà<br />
odio, e finalmente il mondo riacquisterà la<br />
prospettiva che avrebbe sempre dovuto<br />
avere».<br />
Il suo fu quasi un ringhio di rabbia e le<br />
provocò una sofferenza improvvisa e troppo<br />
forte per poterla gestire.<br />
Sophia si alzò di scatto e si avvicinò alla<br />
finestra, girandogli le spalle.<br />
Era meglio rifare l’abitudine a quel suo<br />
modo di rivolgersi a lei. Corazzarsi quando<br />
per un po’ di tempo non aveva dovuto più<br />
farlo perché l’aveva reso incapace di farle <strong>de</strong>l<br />
male.<br />
Non posso sopportarlo, pensò, in un momento<br />
di lucidità accecante.<br />
Non posso farcela, questa cosa mi<br />
spezzerà.<br />
Poteva rimproverare soltanto se stessa, si<br />
disse, premendosi il dorso <strong>de</strong>lla mano sulle<br />
labbra, con forza, per cercare di controllarsi<br />
come poteva, gemiti, lacrime, tremore –
tutto ciò che non avrebbe mai pensato di<br />
dover fronteggiare quando si era messa in<br />
quella situazione.<br />
Mani <strong>de</strong>cise le afferrarono le braccia,<br />
cercando di indurla a voltarsi.<br />
«Gabriel», disse lei. «Dammi un momento,<br />
per favore».<br />
«Non vedo perché dovrei».<br />
La obbligò a girarsi, la fissò per un lungo<br />
istante e sembrò quasi smettere di respirare.<br />
La sua espressione cambiò, Sophia non<br />
gli aveva mai visto negli occhi nulla che<br />
somigliasse a ciò che stava guardando.<br />
Non aveva mai visto nulla di simile in<br />
tutta la sua vita, una luminosità che solo a<br />
pensarla le faceva dolere anche l’anima.<br />
«Mi ricambi», disse lui, pianissimo. «È<br />
vero allora. Ti sei rinchiusa nella tua stessa<br />
trappola, principessa».<br />
* * *<br />
692/960
693/960<br />
«Puoi lasciarmi andare?», gli chiese, con<br />
una calma che era l’ultima cosa di cui si<br />
riteneva capace. «Non è niente di quello che<br />
pensi, ho soltanto avuto un capogiro».<br />
«Chi ti ha insegnato a mentire? Non sei<br />
affatto convincente».<br />
La trattenne contro di sé con un braccio<br />
mentre socchiu<strong>de</strong>va la finestra.<br />
Sophia prese qualche respiro profondo,<br />
accogliendo l’aria umida <strong>de</strong>lla pioggia che<br />
continuava a infuriare sulla città.<br />
Un tuono spezzò il cielo e le parve che<br />
avesse dato voce a qualcosa che si era schiantato<br />
<strong>de</strong>ntro il suo petto.<br />
«Va meglio?».<br />
La ru<strong>de</strong> cortesia nella sua voce, le sue<br />
mani sulle braccia furono semplicemente<br />
troppo.<br />
Crollò il capo in avanti appoggiandolo<br />
alla sua spalla, si aggrappò con le mani ai
694/960<br />
baveri <strong>de</strong>lla camicia, lottando per non<br />
piangere.<br />
Subito le braccia di lui si chiusero intorno<br />
alle sue spalle.<br />
«A<strong>de</strong>sso hai capito con che cosa ti è venuto<br />
in mente di giocare?».<br />
«Mi dispiace», balbettò lei.<br />
«Ti dispiace soltanto perché sei stata<br />
scoperta e perché ti sei accorta che pagherai<br />
le conseguenze di quello che hai fatto. Sai<br />
come diciamo in Altieres? Che piangi come i<br />
coccodrilli dopo aver divorato una preda».<br />
Nelle sue parole riuscì a sentire un sorriso,<br />
così alzò gli occhi su di lui, infelice e incapace<br />
di dire qualsiasi cosa.<br />
«È stato quasi un sollievo per me», disse<br />
lui, la voce calda, le parole incomprensibili<br />
per il dolore in cui la stava lasciando a dibattersi.<br />
«Almeno a<strong>de</strong>sso ho un pretesto per<br />
dare corso a questo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio».<br />
Le sue mani risalirono a racchiu<strong>de</strong>rle il<br />
viso in una stretta <strong>de</strong>licata, poi chinò il volto
e baciò le lacrime sulle sue ciglia, prima di<br />
posare le labbra sulle sue.<br />
Un fulmine disegnò una ferita di luce<br />
nella notte, subito seguito dal fragore di un<br />
tuono.<br />
Era caduto vicino a loro, pensò Sophia,<br />
confusa, mentre gli lasciava scivolare le mani<br />
tra i capelli ancora umidi e ricambiava il<br />
bacio.<br />
Quel fulmine le era caduto addosso, e a<strong>de</strong>sso<br />
non poteva fare altro che lasciarsi<br />
bruciare.<br />
* * *<br />
695/960<br />
Sophia pensò che non avrebbe mai più<br />
potuto ascoltare il rumore <strong>de</strong>lla pioggia che<br />
tamburellava sui tetti senza ricordare la<br />
sensazione <strong>de</strong>lle braccia di Gabriel Stuart intorno<br />
a lei.
696/960<br />
Raggomitolata contro di lui, con la testa<br />
sul suo petto e il braccio intorno alla sua vita,<br />
si disse che forse non sarebbe nemmeno più<br />
riuscita a infilarsi nel proprio letto, senza<br />
sentire l’impronta che lui aveva lasciato sulle<br />
lenzuola.<br />
Il suo respiro sotto l’orecchio era profondo<br />
e regolare, il palpito <strong>de</strong>l suo cuore le<br />
dava un nodo alla gola che nulla sarebbe più<br />
riuscito a sciogliere.<br />
Pensava che si fosse assopito, quando la<br />
sua mano le accarezzò lentamente i capelli.<br />
Il sospiro involontario che le causò lo<br />
fece sorri<strong>de</strong>re.<br />
«Come puoi ve<strong>de</strong>re», le sussurrò, «non<br />
riesco a provocarti solo dolore».<br />
«Posso farti una domanda?».<br />
«Non posso assicurarti che rispon<strong>de</strong>rò.<br />
Sono molto geloso <strong>de</strong>i miei segreti».<br />
Sentirlo scherzare le dava lo stesso senso<br />
di struggente tenerezza <strong>de</strong>i suoi baci più<br />
<strong>de</strong>licati.
697/960<br />
Cercando di scacciare quella sensazione,<br />
domandò: «Tu puoi… dosare il dolore che<br />
crei a quelli come me, vero?».<br />
Gabriel rimase in silenzio per un lungo<br />
momento, tanto da farle cre<strong>de</strong>re che non le<br />
avrebbe risposto.<br />
«Sì, è qualcosa che si impara con l’esercizio.<br />
Combattere una creatura <strong>de</strong>l Presidio<br />
di sangue puro significa poter commisurare<br />
la mia forza a chi ho davanti senza sprecarne<br />
per esseri relativamente <strong>de</strong>boli. L’Ordine<br />
<strong>de</strong>lla Croce è nato come sostegno spirituale e<br />
creatore di armi per i suoi cavalieri, lo<br />
sapevi?».<br />
Sophia fece cenno di no col capo.<br />
«Come molti ordini stu<strong>de</strong>nteschi nasce<br />
dalle vestigia di qualcosa di molto più antico,<br />
di cui però si è quasi persa memoria dal momento<br />
che le guerre tra le razze sono cessate<br />
e non è stato più necessario farvi ricorso».<br />
«Quindi l’Ordine <strong>de</strong>lla Croce esisteva da<br />
molto tempo prima <strong>de</strong>llo Studium?».
698/960<br />
«Sì», disse. «L’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave è la<br />
più antica Fraternitas nata in seguito alla<br />
creazione <strong>de</strong>llo Studium, ma altre, come la<br />
Croce, esistevano ancora prima, solo con una<br />
funzione che nulla aveva a che ve<strong>de</strong>re con la<br />
vita tranquilla e protetta <strong>de</strong>gli scholares. I<br />
cavalieri <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Croce erano ordinati<br />
tali per proteggere gli umani dai <strong>de</strong>moni,<br />
per questo furono gli unici a ricevere il<br />
potere di distruggerli».<br />
«La mia antenata immortale», mormorò<br />
Sophia, «aveva sancito la pace tra le razze».<br />
«Questo accad<strong>de</strong> dopo», disse Gabriel.<br />
«Prima ancora che la Rosa di Blackmore facesse<br />
ciò che i miti narrano, tra le razze e le<br />
Nationes era guerra aperta. È a quel periodo<br />
che l’Ordine <strong>de</strong>lla Croce risale. La Fraternitas<br />
nella quale si è convertito ne ha tramandato<br />
la memoria e le funzioni, è il motivo per cui<br />
entrano a farne parte principalmente gli<br />
scholares <strong>de</strong>lla Societas di Teologia, anche se<br />
l’accesso è permesso a tutti».
699/960<br />
«Perché la Chiesa si è eletta da secoli<br />
come forza uguale e contraria alle razze diverse<br />
da quella umana», disse Sophia.<br />
«Solo l’Ordine <strong>de</strong>lla Spada mantiene il<br />
crisma <strong>de</strong>lla neutralità per controllare e bandire<br />
e non per distruggere», continuò Gabriel.<br />
«Perché come la famiglia Blackmore esiste<br />
per garantire l’equilibrio».<br />
«Quando si tratta di creature che hanno<br />
solo in parte la natura <strong>de</strong>l Presidio, la cosa<br />
cambia».<br />
Gabriel si alzò a se<strong>de</strong>re. «I <strong>de</strong>moni non<br />
sentono dolore, è anche questo a ren<strong>de</strong>rli invincibili<br />
in battaglia, ma per chi condivi<strong>de</strong><br />
anche di poco la natura <strong>de</strong>gli umani la faccenda<br />
è diversa. L’ho saputo quando ho<br />
capito quanto male ti avessi fatto quella<br />
sera».<br />
Si voltò a guardarla, Sophia era ancora<br />
sdraiata e lo fissava con occhi tranquilli in<br />
cui lui frugò alla ricerca di rimprovero o rancore,<br />
senza trovarveli.
700/960<br />
«Non lo avevo previsto», allungò una<br />
mano verso il suo volto, di nuovo le toccò la<br />
guancia sinistra, sembrava farlo senza quasi<br />
accorgersene. «Tu eri qualcosa che non<br />
avevo previsto».<br />
Ritrasse la mano, all’improvviso sembrava<br />
senza parole.<br />
Sophia la cercò con la propria e guardare<br />
le loro dita intrecciarsi con naturalezza le<br />
die<strong>de</strong> una fitta.<br />
«Questo era qualcosa che non avevo<br />
previsto», aggiunse lei, pianissimo.<br />
«Ben ti sta».<br />
Gabriel si sdraiò di nuovo, appoggiandosi<br />
su un gomito, e la studiò in volto.<br />
«Ti mostro una cosa», le disse.<br />
Le prese di nuovo la mano e se l’avvicinò<br />
alle labbra. Senza distogliere lo sguardo dal<br />
suo, catturò tra i <strong>de</strong>nti la pelle tenera al lato<br />
<strong>de</strong>ll’indice e premette piano.<br />
Lei dischiuse le labbra e prese un respiro<br />
brusco che poi trattenne, in attesa.
701/960<br />
«È gra<strong>de</strong>vole, vero?», domandò lui, la<br />
voce arrochita. «E questo?».<br />
La circondò con le braccia e la tirò a<br />
se<strong>de</strong>re sulle proprie gambe, la strinse forte<br />
facendole assaggiare sulla pelle e nelle ossa<br />
quel sentiero sottile tra passione e violenza.<br />
Lei gemette, ma quando Gabriel fece per<br />
allentare l’abbraccio, gli afferrò le spalle cercando<br />
di trattenerlo.<br />
«Ancora?», mormorò lui e abbassò il<br />
volto, all’ordine tacito <strong>de</strong>lle dita che gli strattonavano<br />
i capelli, per baciarla come<br />
<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava.<br />
Le affondò con dolcezza i <strong>de</strong>nti nel labbro<br />
inferiore, di nuovo la sentì trattenere il<br />
respiro e sorrise sulla sua bocca, prima di<br />
pren<strong>de</strong>rla in un altro bacio tenero e <strong>de</strong>liberatamente<br />
ru<strong>de</strong>.<br />
Con le labbra socchiuse le accarezzò la<br />
mandibola, l’orecchio e poi scese verso il<br />
collo.
702/960<br />
Una staffilata squisita la fece trasalire di<br />
piacere e allora lui soffiò sulla pelle ancora<br />
umida <strong>de</strong>lla sua bocca e disse: «Vuoi che<br />
continui?».<br />
Lei annuì e allora Gabriel la spinse contro<br />
il letto, le mani le risalirono lungo le<br />
braccia e si intrecciarono alle sue.<br />
Quando si chinò a baciarla lei avvertì il<br />
suo tocco irradiarle nel corpo la sensazione<br />
<strong>de</strong>i suoi <strong>de</strong>nti sulle dita e <strong>de</strong>lle labbra sul<br />
collo, il suo abbraccio implacabile, mille<br />
scintille di <strong>de</strong>lizioso dolore che la fecero inarcare<br />
contro di lui alla ricerca di qualcosa che,<br />
fino a quel momento, non aveva saputo neppure<br />
di bramare così tanto.<br />
Gabriel si sollevò appena e la guardò, i<br />
suoi occhi chiari avevano un’intensità che le<br />
strappò un altro spasmo dal petto.<br />
Lei aveva le mani sotto la sua camicia e,<br />
lentamente, in una muta domanda, lasciò<br />
che una scivolasse verso il suo stomaco e poi<br />
verso il ventre.
703/960<br />
«Non so come fare», gli disse, sottovoce,<br />
sfiorandolo con la punta <strong>de</strong>lle dita.<br />
Lo vi<strong>de</strong> chiu<strong>de</strong>re gli occhi e trattenere il<br />
respiro, poi serrare i <strong>de</strong>nti e afferrarle il<br />
polso per allontanare la sua mano da sé.<br />
«Per quanto sia allettante l’i<strong>de</strong>a di avere<br />
finalmente te e il regno di Altieres tra queste<br />
lenzuola, non farò nulla di così sconsi<strong>de</strong>rato»,<br />
disse Gabriel, con la voce rotta. «Sono<br />
nato da una seduzione calcolata, l’amore fisico<br />
usato come un’arma. E non voglio essere<br />
quel genere di uomo».<br />
Sophia annuì e gli passò le mani intorno<br />
al collo, trattenendolo contro di sé.<br />
«Rimani, questa notte», disse. «Ho l’impressione<br />
che non sarò mai più capace di<br />
dormire, senza di te».<br />
Lui le sfiorò la punta <strong>de</strong>l naso con un<br />
dito, poi la baciò.<br />
«Ti starebbe bene se fosse così», disse,<br />
prima di pren<strong>de</strong>rla ancora tra le braccia. «Ti
704/960<br />
starebbe bene provare sulla tua pelle che<br />
cosa hai inflitto a me».<br />
Quella recriminazione aveva il suono<br />
sommesso e dolce di un sospiro, poi non parlarono<br />
più, ci fu soltanto il rumore <strong>de</strong>lla<br />
pioggia che batteva sui tetti <strong>de</strong>l collegio di<br />
Altieres.
33.<br />
Regina di fiori<br />
Stephen Eldrige dispose le carte sul tavolo<br />
di fronte a sé, poi invertì l’ordine <strong>de</strong>lle<br />
ultime due e annuì un paio di volte.<br />
«Pensi che ne verrai a capo?», domandò<br />
Axel.<br />
«Naturalmente».<br />
La risposta di Stephen non era risentita<br />
né compiaciuta, ma aveva il tono <strong>de</strong>lla semplice<br />
constatazione.<br />
«Ero certo di aver già visto un mazzo di<br />
carte con quella particolare <strong>de</strong>corazione»,<br />
aggiunse, pensieroso. «Poi mi sono ricordato<br />
di quella taverna <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla dove ho<br />
vinto al gioco <strong>de</strong>lle tre carte, appena arrivato<br />
in città».
706/960<br />
«Io ricordo solo che dopo hanno cercato<br />
di ammazzarci», disse Ross.<br />
Axel avrebbe voluto aggiungere qualcosa,<br />
ma i ricordi di quel periodo <strong>de</strong>lla sua vita<br />
non erano tali da indurlo a scherzarci sopra.<br />
«Questa volta sono stati più amichevoli»,<br />
disse Stephen. «Forse perché portavamo<br />
<strong>de</strong>naro invece di sottrarlo».<br />
Ross sorrise. «Anche a me hanno dato<br />
questa impressione. Per inciso, il proprietario<br />
non ha voluto ven<strong>de</strong>re», aggiunse,<br />
rivolto ad Axel. «Ci siamo accordati per un<br />
lauto canone di affitto. Gli ho promesso che<br />
gli avremmo restituito le carte, una volta<br />
finito».<br />
«Può tenersele», rispose Axel. «Non ho<br />
alcun <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di tenere qualcosa che apparteneva<br />
a Belladore».<br />
Stephen si alzò e fece mezzo giro intorno<br />
al tavolo per guardare la disposizione <strong>de</strong>lle<br />
carte da un’altra angolazione.
707/960<br />
Infine, un lento sorriso si disegnò sul suo<br />
volto.<br />
«Sorri<strong>de</strong> così soltanto quando ha risolto<br />
un dilemma o quando sta guardando Lady<br />
Von Sayn e pensa che nessuno se ne accorga»,<br />
disse Ross a voce bassissima.<br />
Stephen pescò dal mazzo la regina di<br />
fiori e la rovesciò sul dorso osservando la<br />
disposizione <strong>de</strong>lle margherite d’oro che <strong>de</strong>coravano<br />
il blu profondo.<br />
«Questa è la chiave <strong>de</strong>l codice», disse.<br />
«Non dovrei impiegare molto a <strong>de</strong>cifrarlo».<br />
Qualcuno bussò alla porta <strong>de</strong>l piccolo<br />
laboratorio che Stephen si era ricavato nei<br />
sotterranei <strong>de</strong>lla Misericordia, era una <strong>de</strong>lle<br />
cugine di Ross, Valerie.<br />
«Domina Heraclis ha un’ora da <strong>de</strong>dicarvi,<br />
ma vi prega di fare in fretta perché più<br />
tardi dovrà presenziare a un intervento<br />
chirurgico».
Stephen agitò una mano. «Perfetto<br />
tempismo. A<strong>de</strong>sso andatevene e lasciatemi<br />
lavorare».<br />
* * *<br />
708/960<br />
Domina Heraclis li aspettava nel suo studio<br />
presso il dipartimento di Primo Soccorso.<br />
Quando Axel e Ross chiesero il permesso<br />
di entrare, accennò loro di accomodarsi con<br />
uno <strong>de</strong>i suoi gesti sbrigativi, poi li guardò attentamente<br />
con i suoi occhi piccoli e acuti.<br />
«Inutile girarci intorno», disse. «Sono<br />
anni che mi aspetto questa visita».<br />
«Noi no, Chiarissima Domina», disse<br />
Axel, in tono rispettoso.<br />
«Questo è uno <strong>de</strong>i motivi per cui l’insegnante<br />
sono io e voi gli scholares», rispose la<br />
donna, poi si rivolse a Ross Granville. «Sono<br />
passati diciassette anni dalla Rivolta, molte
709/960<br />
ferite sono state medicate, altre non si potranno<br />
più rimarginare, ma penso che la<br />
vostra generazione abbia il dovuto distacco<br />
per rimettere a posto tutti i tasselli».<br />
«Siamo qui per questo», rispose Ross.<br />
«Ci sono morti che purtroppo non possono<br />
ancora riposare in pace».<br />
«Come la tua nonna ormai conto quasi<br />
cento anni», disse Domina Heraclis. «Senza<br />
la giovinezza eterna che può vantare un redivivo.<br />
Nemmeno io riesco a riposare, anche<br />
a distanza di molto tempo».<br />
Aveva gli occhi lucidi di una commozione<br />
che però riuscì a domare nell’istante<br />
successivo.<br />
«Non è ancora chiara quale sia stata la<br />
parte giocata da tua cugina Clarisse in questa<br />
vicenda», riprese, dopo una pausa. «L’ombra<br />
che è ricaduta sulle famiglie di Blackmore e<br />
di Granville dopo quanto è accaduto merita<br />
una spiegazione, qualsiasi essa sia». Girò lo<br />
sguardo su Axel e aggiunse: «Qualunque
710/960<br />
cosa ascolterai in questa se<strong>de</strong>, sappi che sono<br />
stata attenta a vigilare su Eloise Weiss. Non<br />
appena mi sono accorta <strong>de</strong>l suo potere,<br />
prima ancora che lei ne fosse consapevole,<br />
l’ho tenuta d’occhio. Con mio gran<strong>de</strong> sollievo<br />
ha <strong>de</strong>ciso spontaneamente di iscriversi alla<br />
Societas di Medicina, se posso aggiungere la<br />
mia opinione personale, la sua scelta è stata<br />
molto diversa da quella di Clarisse».<br />
Ross sembrava già sopraffatto. «Vi prego<br />
di cominciare dall’inizio, mea Domina».<br />
L’altra annuì. «Ho conosciuto Clarisse<br />
Granville quando ha chiesto l’iscrizione alla<br />
Societas di Medicina: era la mente più brillante<br />
<strong>de</strong>l suo corso, una ragazza dolce, piena<br />
di vita e di curiosità, le ho voluto bene dal<br />
primo momento. Mi stava sempre alle calcagna<br />
come a<strong>de</strong>sso le tue piccole cugine fanno<br />
con Eloise o con Megan Linnett. Era<br />
adorabile».
711/960<br />
«Ricambiava il vostro affetto», disse<br />
Ross, con gentilezza. «Vi rispettava<br />
immensamente».<br />
Un altro gesto di assenso. «La sua opera<br />
in questo posto era inestimabile. Nonostante<br />
a quel tempo l’equilibrio fosse solidamente<br />
in mano ai Blackmore e le creature <strong>de</strong>l Presidio<br />
uscivano dalla loro se<strong>de</strong> esclusivamente<br />
la notte in cui era loro permesso, c’era<br />
sempre qualche caso di possessione a cui<br />
soltanto lei poteva porre rimedio».<br />
Guardò Ross Granville. «Tua cugina era<br />
una gran<strong>de</strong> studiosa e un gran<strong>de</strong> medico. Ha<br />
aiutato centinaia di persone, con tutti i talenti<br />
che posse<strong>de</strong>va. Questo ti prego di non<br />
dimenticarlo mai, qualsiasi cosa dovesse<br />
emergere dalle vostre indagini».<br />
Ross aveva perso ancora un poco di<br />
colore in viso. «Non lo farò».<br />
«Badate bene: si tratta soltanto di mie<br />
consi<strong>de</strong>razioni personali, lei non si confidò
mai con me. In quel periodo <strong>de</strong>lla sua vita i<br />
suoi migliori amici erano altri».<br />
«Nassar Stuart», disse Axel.<br />
«E Johann Richton», aggiunse Domina<br />
Heraclis. «Che a quel tempo era Decano<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Croce e in seguito sarebbe<br />
diventato Gran<strong>de</strong> Esorcista e poi Principe<br />
<strong>de</strong>lla Chiesa».<br />
Ross Granville cercò lo sguardo <strong>de</strong>l suo<br />
migliore amico, a<strong>de</strong>sso erano entrambi<br />
impalliditi.<br />
«Avete capito bene: stiamo parlando di<br />
Sua Eminenza il Cardinale <strong>de</strong> Plessy», confermò<br />
Domina Heraclis.<br />
* * *<br />
712/960<br />
«Non meravigliatevi», disse Domina<br />
Heraclis. «Sapete quanto possano essere<br />
profon<strong>de</strong> le amicizie che nascono durante gli
713/960<br />
studi. Loro tre, da ragazzi, erano sempre<br />
insieme».<br />
«Esattamente come acca<strong>de</strong> a voi due e a<br />
vostro fratello, Principe Axel, al signor<br />
Eldrige, al giovane Morgan, immagino che il<br />
loro progetto fosse di restare amici per il<br />
resto <strong>de</strong>lla vita. Poi accad<strong>de</strong> qualcosa. Non so<br />
per quale motivo, e immagino che soltanto i<br />
diretti interessati possano rispon<strong>de</strong>re a<br />
questo interrogativo, però il loro legame si<br />
spezzò. Clarisse sposò Brian Blackmore, ebbe<br />
i suoi figli e divenne regina di Altieres».<br />
Fece ancora una pausa e all’improvviso<br />
sembrò davvero molto stanca.<br />
Axel pensò che nessuno di loro si soffermava<br />
mai a pensare a quanto fosse anziana:<br />
erano tutti troppo occupati a fuggire terrorizzati<br />
davanti al suo cipiglio.<br />
«Possiamo tralasciare ancora quel periodo<br />
per tornare a quando Clarisse era ancora<br />
una scholara», disse ancora lei. «La cosa singolare<br />
fu che a un tratto prese perfetta
714/960<br />
padronanza <strong>de</strong>l suo potere, quando all’inizio<br />
sembrava ignorarne le potenzialità e il modo<br />
di usarlo».<br />
«Può avere incontrato qualcuno che ne<br />
sapesse abbastanza da darle spiegazioni»,<br />
disse Axel. «Forse qualcuno di molto antico,<br />
abbastanza da avere conoscenze che erano<br />
andate perdute».<br />
«È un’eventualità, Van<strong>de</strong>mberg», rispose<br />
Domina Heraclis. «Anche io sono giunta alla<br />
stessa conclusione. L’altra singolarità è che<br />
anche i più cari amici di Clarisse erano dotati<br />
<strong>de</strong>l suo stesso potere».<br />
«Tre Evocatores», Ross scosse leggermente<br />
il capo. «Troppo potere tutto insieme,<br />
oppure è soltanto una mia impressione?».<br />
«Non sbagli, Princeps Granville», Domina<br />
Heraclis alzò un dito ossuto.<br />
Le sue mani erano agili e nervose, seppure<br />
con la pelle fragile e macchiata dall’età<br />
restavano le mani di uno <strong>de</strong>i chirurghi più illustri<br />
<strong>de</strong>ll’intero continente.
715/960<br />
«Soprattutto perché tutti e tre facevano<br />
un uso molto disinvolto <strong>de</strong>l loro potere. Non<br />
frainten<strong>de</strong>rmi: ho già <strong>de</strong>tto che Clarisse<br />
metteva il suo al servizio <strong>de</strong>lla gente. Anche<br />
Stuart e Richton coltivavano il loro talento,<br />
ma ne facevano ricorso ogni qual volta ne<br />
avessero <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio senza curarsi <strong>de</strong>lle conseguenze,<br />
senza pensare a cosa permettessero<br />
l’accesso al loro corpo e alla loro<br />
mente».<br />
«Demoni», disse Axel, <strong>de</strong>ciso.<br />
«Siamo precisi, Principe Van<strong>de</strong>mberg»,<br />
replicò Domina Heraclis. «Non ho insegnato<br />
per tanti anni in uno Studium Generale,<br />
nella scuola di Medicina, per sentire uno <strong>de</strong>i<br />
migliori stu<strong>de</strong>nti utilizzare un termine che si<br />
addice più al popolino superstizioso».<br />
Axel incassò con un sorriso e chinò il<br />
capo con un’umiltà molto inusuale per lui.<br />
«Domando scusa, mea Domina, non era<br />
mia intenzione contrariarti, te lo assicuro».
716/960<br />
«Per la loro resistenza, violenza e attitudine<br />
alla malvagità, il popolo chiama “<strong>de</strong>moni”<br />
le creature <strong>de</strong>l Presidio, ma in realtà<br />
sappiamo molto poco di loro oltre al fatto<br />
che possono sopraffare gli umani con estrema<br />
facilità. Sono oggetto di studio, naturalmente,<br />
ma troppe cose lo sono senza che<br />
riusciamo a trovare una spiegazione».<br />
Domina Heraclis pronunciò quelle parole<br />
in tono brusco, quasi rassegnato.<br />
«Ad ogni modo a quei tempi Nassar e<br />
Clarisse erano inseparabili», continuò. «Nessuno<br />
dubitava che si sarebbero sposati, un<br />
giorno, e Johann Richton gridava tra una<br />
bottiglia di vino e un’avemaria che avrebbe<br />
celebrato lui, il loro matrimonio».<br />
«Ma le cose andarono diversamente»,<br />
disse Ross. «E Clarisse sposò Brian Blackmore<br />
che la corteggiava da tempo. Almeno<br />
Nanà si vanta sempre dicendo che la sua<br />
Clarisse ha dovuto scegliere di quale Nazione<br />
diventare regina».
717/960<br />
«Tua nonna, che Dio la conservi sempre<br />
com’è», sospirò Domina Heraclis, «ha<br />
sempre visto nelle persone soltanto ciò che<br />
voleva ve<strong>de</strong>re. In fondo, forse è quello che<br />
facciamo tutti, se vogliamo vivere».<br />
«Clarisse a un certo punto divenne anche<br />
Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna», intervenne<br />
Axel. «Ricordi qualcosa di quel<br />
periodo?».<br />
«Che lei era sempre indaffarata. Era raro<br />
che la Magistra <strong>de</strong>lla Penna non fosse qualcuno<br />
appartenente alla Societas superiore<br />
<strong>de</strong>lle Arti, proprio in virtù <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> retaggio<br />
storico che quella confraternita porta con<br />
sé, così lei era impegnata da mattina a sera<br />
tra il suo tirocinio qui alla Misericordia, i<br />
suoi amici e il tentativo di essere la migliore<br />
Magistra che la Penna potesse ricordare».<br />
«Inoltre Nassar Stuart durante la carica<br />
di Clarisse divenne Guardiano <strong>de</strong>lla Penna»,<br />
aggiunse Axel guadagnandosi da parte <strong>de</strong>gli<br />
altri due uno sguardo stupito. «Selina
718/960<br />
Kristian è una mia buona amica», disse,<br />
tranquillo. «Le ho chiesto di fare qualche<br />
controllo sulla vecchia documentazione. Il<br />
Guardiano <strong>de</strong>lla Penna è direttamente responsabile<br />
<strong>de</strong>lla biblioteca e <strong>de</strong>gli archivi<br />
<strong>de</strong>lla confraternita, <strong>de</strong>l Palazzo dove ha se<strong>de</strong><br />
e di tutti i cimeli e i reperti che vi sono<br />
conservati».<br />
«È corretto, Principe Van<strong>de</strong>mberg»,<br />
Domina Heraclis annuì con solennità. «La<br />
coinci<strong>de</strong>nza che mi è rimasta più impressa,<br />
ma, ripeto, è solo una mia impressione, fu<br />
che i poteri <strong>de</strong>i tre Evocatores in quel periodo<br />
sembrarono raggiungere il loro apice».<br />
A<strong>de</strong>sso il suo sguardo si era fatto assente,<br />
sembrava concentrata a mettere a<br />
fuoco qualcosa che risaliva a troppo tempo<br />
prima.<br />
«Clarisse principalmente li utilizzava<br />
all’interno <strong>de</strong>ll’Ospedale, credo, ma non<br />
posso esserne sicura. So per certo invece che<br />
l’uso disinvolto che ne faceva Nassar Stuart
era motivo di scontro con Brian Blackmore<br />
ogni qual volta le loro stra<strong>de</strong> si<br />
incrociavano».<br />
«Stupisce che lei lo abbia sposato», mormorò<br />
Ross.<br />
«Accad<strong>de</strong> qualche anno dopo la laurea»,<br />
disse Domina Heraclis. «Forse, crescendo,<br />
Clarisse aveva capito che Nassar Stuart non<br />
era ciò che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava, forse si era innamorata<br />
di Brian. Non ci è dato saperlo, immagino<br />
che si sia portata i suoi segreti nella tomba e<br />
che sia stata sorpren<strong>de</strong>ntemente brava a<br />
farlo».<br />
* * *<br />
719/960<br />
L’imminenza <strong>de</strong>lle Feriae Matricularum<br />
aveva scatenato il solito fervore politico e festaiolo<br />
tra gli scholares <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.
720/960<br />
Intorno ai tavoli <strong>de</strong>lle taverne e alle cene<br />
eleganti si discutevano con gran<strong>de</strong> sbattere<br />
di pugni e conseguente sobbalzare di cristalleria<br />
i problemi di successione alle cariche<br />
maggiori <strong>de</strong>lle Fraternitates stu<strong>de</strong>ntesche.<br />
«Axel, spero che tu sappia cosa stai facendo»,<br />
sospirò Selina Kristian, seguendo<br />
con occhio di falco uno <strong>de</strong>i camerieri che<br />
girava con un vassoio di calici colmi in equilibrio<br />
precario sopra una spalla. «Se trovo<br />
chi ha assunto il personale stasera, giuro che<br />
morirà in modo lento e doloroso».<br />
«Gareth sarà un ottimo Duca», disse<br />
Axel, senza lasciarsi turbare da quella minaccia<br />
di morte. «Tu invece stai attenta: ti ricordo<br />
che come capo <strong>de</strong>l tuo Ordine sei una<br />
<strong>de</strong>i pochi a non indossare la maschera, e non<br />
è l’i<strong>de</strong>ale per un <strong>de</strong>litto perfetto».<br />
In quella un fragore assordante giunse<br />
dal lato <strong>de</strong>lle vetrate che davano sul patio.<br />
«Se elimino Gareth Eldrige prima che mi<br />
distrugga il salone il Magistrato capirà che si
721/960<br />
è trattato di legittima difesa», esclamò<br />
Selina, terrorizzata, e raccolse le gonne per<br />
correre in direzione <strong>de</strong>l disastro.<br />
«Potremmo usare mio fratello come diversivo»,<br />
disse Stephen Eldrige comparendo<br />
al fianco <strong>de</strong>ll’amico. «Lui distrae l’intero<br />
Ordine <strong>de</strong>lla Penna facendolo crollare e noi<br />
penetriamo nei sotterranei <strong>de</strong>lla biblioteca<br />
che lui ha già provveduto a far crollare in<br />
prece<strong>de</strong>nza».<br />
Axel alleggerì un vassoio di un bicchiere.<br />
«Spero che non sarà necessario», disse. «Le<br />
biblioteche non sono comprese nel perimetro<br />
<strong>de</strong>lla festa. Selina ci tiene in modo maniacale<br />
e non permetterebbe mai a gente ubriaca di<br />
mettere il naso tra i suoi preziosi libri.<br />
Questo però potrebbe tornare a nostro<br />
vantaggio».<br />
«Hai un’i<strong>de</strong>a?».<br />
«Diciamo che intendo chie<strong>de</strong>re la complicità<br />
di una persona e ho già reclamato un
722/960<br />
favore personale quale Duca <strong>de</strong>lla Chiave<br />
uscente».<br />
Stephen annuì. «Da quando siamo entrati<br />
l’ultima volta Selina fa pattugliare gli accessi<br />
a questo posto come se fosse la Zecca<br />
Centrale e ho paura di cosa possa succe<strong>de</strong>re,<br />
se gli studiosi <strong>de</strong>lle Arti riescono a mettere le<br />
mani su quegli intarsi prima che ci lavoriamo<br />
noi».<br />
«Ti lascio a<strong>de</strong>sso, è appena arrivato il<br />
mio complice. In nobile ritardo, come al<br />
solito».<br />
Il ballo in maschera annuale organizzato<br />
dall’Ordine <strong>de</strong>lla Penna per celebrare la storica<br />
alleanza con l’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave era<br />
iniziato da qualche ora e Lady Eloise Weiss<br />
aveva fatto il suo ingresso al braccio di<br />
Ashton Blackmore causando una salva di<br />
mormorii stupiti.<br />
«Bellissima, in tenuta da battaglia», le<br />
disse Axel, inchinandosi.
723/960<br />
Quando riportò lo sguardo nel suo, la<br />
scintilla che lo animava comunicò a Eloise<br />
che aveva conservato la rapida panoramica<br />
<strong>de</strong>ll’abissale scollatura <strong>de</strong>ll’abito rosso scuro<br />
che indossava.<br />
«L’avete persa», disse lei, toccandosi <strong>de</strong>licatamente<br />
la striscia di pizzo che le fasciava<br />
il volto all’altezza <strong>de</strong>gli occhi. «Insieme<br />
all’intera guerra. A<strong>de</strong>sso se volete scusarmi,<br />
ho di meglio da fare».<br />
L’occhiata ilare di Ashton Blackmore dietro<br />
la maschera di seta nera gli fece rimpiangere<br />
di non averlo ucciso quando ne aveva<br />
avuto l’occasione.<br />
«Blackmore», mormorò, la voce così<br />
bassa che solo un redivivo avrebbe potuto<br />
captarla nel frastuono di voci e musica. «Ho<br />
bisogno di restare da solo con lei».<br />
Passandogli a fianco, Ashton annuì e<br />
posando una mano dietro la schiena di Eloise<br />
disse: «Ragazzina umana, vieni a ballare.
724/960<br />
Sono proprio curioso di ve<strong>de</strong>re se i tuoi passi<br />
sono migliorati dall’ultima volta».<br />
Lei sorrise e mormorò a fior di labbra un<br />
insulto <strong>de</strong>stinato solo alle sue orecchie.<br />
Quando qualche battuta musicale dopo<br />
Ashton gli fece un cenno, si fece largo tra la<br />
folla <strong>de</strong>i ballerini e si inchinò per chie<strong>de</strong>rgli<br />
di ce<strong>de</strong>re la dama.<br />
«Sono stanca», annunciò Eloise. «Penso<br />
che preferirei se<strong>de</strong>rmi un momento».<br />
Ashton si <strong>de</strong>filò e a lui restava solo un<br />
momento per rimediare a troppe cose.<br />
«Eloise, per favore, resta».<br />
«Dammi un solo buon motivo per farlo».<br />
La guardò e rispose, con semplicità: «Ho<br />
bisogno <strong>de</strong>l tuo aiuto».<br />
Nemmeno un battito di ciglia, poi lei rispose:<br />
«Dimmi cosa <strong>de</strong>vo fare».
34.<br />
Inciso nelle ossa<br />
Rispon<strong>de</strong>re ai suoi ordini era semplice,<br />
di rispon<strong>de</strong>re ai suoi baci non avrebbe potuto<br />
fare a meno.<br />
In quel momento significava compiere il<br />
me<strong>de</strong>simo gesto e allora chiuse gli occhi e si<br />
lasciò guidare dalle sue braccia verso i margini<br />
<strong>de</strong>l salone.<br />
Una coppia che si baciava a un ballo, il<br />
Duca <strong>de</strong>lla Chiave che abbracciava una dama<br />
bruna.<br />
Tutti sapevano di loro ed era ciò su cui<br />
Axel faceva affidamento. Per una volta si<br />
sarebbe lasciata sedurre da una trappola che<br />
non stava ten<strong>de</strong>ndo a lei.<br />
«Selina mi ha accordato l’uso <strong>de</strong>lla sua<br />
biblioteca, stanotte», le mormorò sulle
726/960<br />
labbra, «per permettermi di chie<strong>de</strong>rti di<br />
nuovo di sposarmi».<br />
Eloise rise e gli prese la testa tra le mani,<br />
avvicinò le labbra alle sue e quando lui fece<br />
per baciarla si ritrasse, poi rise di nuovo.<br />
«Perché?».<br />
«Te l’ho appena spiegato».<br />
Lei indietreggiò trovandosi con la schiena<br />
contro una parete. Axel posò una mano<br />
accanto alla sua testa.<br />
«Ritenta, puoi fare di meglio», gli sussurrò,<br />
sgusciandogli via da sotto l’altro<br />
braccio.<br />
Non le bastava: era lui a<strong>de</strong>sso a trovarsi<br />
con le spalle al muro.<br />
La guardò fuggire verso i corridoi, sparendo<br />
tra gli abiti da sera e i volti mascherati.<br />
Anche gli altri l’avevano vista: stava giocando<br />
con lui e contro di lui.<br />
La raggiunse dietro una <strong>de</strong>lle colonne<br />
fuori dalla sala da ballo.<br />
«Stiamo cercando qualcosa».
727/960<br />
Eloise piegò l’indice per fargli segno di<br />
avvicinarsi e socchiuse le labbra, ma quando<br />
lui si chinò per baciarla gli posò entrambe le<br />
mani sul petto e lo spinse via.<br />
«Cosa?», gli domandò.<br />
Lui fece eco alla sua risata. «Vuoi<br />
giocare, Eloise? Ti avverto che non è il momento<br />
opportuno».<br />
«Non voglio giocare, non più».<br />
Entrambi avvertirono l’improvviso cambiamento<br />
nella sua voce, la nota fragile che<br />
ne spezzò il brio.<br />
Axel fece un passo in avanti e le prese<br />
entrambe le mani.<br />
«Siamo sul punto di scoprire qualcosa di<br />
importante. Nell’ultimo periodo qualcuno sta<br />
mettendo in atto qualcosa di strano facendo<br />
uso <strong>de</strong>gli oggetti che appartenevano a Belladore<br />
<strong>de</strong> Lanchale».<br />
Era la prima volta che quel nome veniva<br />
pronunciato apertamente tra loro ed Eloise
728/960<br />
trasalì con una tale violenza che per un momento<br />
le sembrò di vacillare.<br />
Le mani di Axel tenevano le sue in una<br />
stretta d’acciaio che le ordinava di guardarlo<br />
negli occhi nonostante il suo unico <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio<br />
fosse fuggire e piangere da qualche parte, da<br />
sola e di nascosto.<br />
«Eloise», scandì lui, con lentezza, sottolineando<br />
ogni singola parola. «Tutto questo<br />
non ha niente a che ve<strong>de</strong>re con te se non<br />
nella misura in cui voglio proteggere te e<br />
quello che c’è tra noi da ogni cosa. Ti prego<br />
di cre<strong>de</strong>rmi».<br />
Per un lungo istante di silenziosa agonia<br />
lei lottò contro se stessa e tutte le immagini<br />
dolorose che si affollavano nel recesso più<br />
buio <strong>de</strong>lla sua anima.<br />
La cortigiana più famosa di tutti i<br />
tempi, le avevano <strong>de</strong>tto, l’amante <strong>de</strong>l fratello<br />
<strong>de</strong>l suo re.<br />
«Ho accettato di cre<strong>de</strong>re anche a quello<br />
che non mi dici», gli rispose ricambiando la
729/960<br />
sua stretta. «Si chiama “fiducia”, Vostra Altezza,<br />
soltanto non metterla a dura prova».<br />
Axel si piegò su un ginocchio, tenendo<br />
ancora le mani tra le sue.<br />
La gente che entrava e usciva dal salone<br />
si voltava a guardarli, curiosa, forse un po’<br />
invidiosa. Visi conosciuti dietro il riparo di<br />
una maschera, labbra che sorri<strong>de</strong>vano e che<br />
un momento dopo avrebbero raccontato di<br />
aver visto il Principe Axel in ginocchio davanti<br />
al Lady Weiss, distruggendo ancora una<br />
volta ogni diceria intorno a una loro rottura.<br />
«Grazie, Eloise», disse lui, <strong>de</strong>ponendo un<br />
bacio colmo di rispetto su entrambe le sue<br />
mani inguantate.<br />
Lei lo guardò alzarsi. «Dove andiamo?»,<br />
gli domandò.<br />
«Nella biblioteca principale, gli altri ci<br />
raggiungeranno».<br />
Eloise gli tese semplicemente la mano e<br />
finse di non accorgersi di quando lui
730/960<br />
intercettò lo sguardo di Selina Kristian per<br />
rivolgerle un cenno di ringraziamento.<br />
Un cordone di seta rossa e due valletti di<br />
guardia <strong>de</strong>limitavano la zona chiusa al pubblico<br />
per la durata <strong>de</strong>lla festa.<br />
Al di là <strong>de</strong>lle silenziose sentinelle, le biblioteche<br />
e gli archivi erano immersi nella<br />
pace <strong>de</strong>lla notte, illuminati soltanto dalla<br />
luce fioca di alcune lampa<strong>de</strong>.<br />
Non appena vi<strong>de</strong>ro Axel ed Eloise, i valletti<br />
si fecero da parte con un gesto<br />
simultaneo.<br />
«Duca Van<strong>de</strong>mberg», disse uno <strong>de</strong>i due.<br />
«L’Onorabile Magistra ci ha <strong>de</strong>tto di consi<strong>de</strong>rarvi<br />
a casa vostra».<br />
Si allontanarono lasciandoli nel regno<br />
<strong>de</strong>lle biblioteche, un intimo cerchio di luce<br />
<strong>de</strong>limitato da mucchi di can<strong>de</strong>le accostate e<br />
una bottiglia di vino in ghiaccio ad<br />
atten<strong>de</strong>rli.<br />
Eloise abbassò lo sguardo su piccole can<strong>de</strong>le<br />
bianche che si riflettevano su un vassoio
731/960<br />
d’argento, lui sopraggiunse alle sue spalle,<br />
cingendola con un braccio, la testa appoggiata<br />
alla sua.<br />
«Vorrei dirti molte cose, ma ti avviso che<br />
non tutte possono essere pronunciate ad alta<br />
voce, quindi ne dirò una soltanto».<br />
Le lasciò scivolare quelle parole sulla<br />
gola e lei rabbrividì e chiuse gli occhi.<br />
«Sposami», le disse.<br />
La sua voce le tolse il fiato, Eloise spalancò<br />
gli occhi. «Pensavo fosse solo un<br />
trucco, invece inten<strong>de</strong>vi chie<strong>de</strong>rmelo sul<br />
serio».<br />
«Non lo faccio ogni giorno da tutta la<br />
mia vita?».<br />
Lei rimase in silenzio e allora la sua<br />
stretta si fece più avvolgente e le sfiorò<br />
l’orecchio con le labbra.<br />
«Hai finalmente intenzione di dirmi di sì<br />
proprio nel momento in cui poi non potrò dimostrarti<br />
tutto il mio amore?», le domandò<br />
mentre la sua mano discen<strong>de</strong>va dalla spalla
732/960<br />
alle trine nere che coprivano appena la curva<br />
<strong>de</strong>l seno.<br />
Una carezza leggera sotto il bordo di<br />
stoffa e lei sospirò.<br />
«Che cosa ti ha chiesto mio padre?».<br />
All’istante, il braccio che le cingeva la<br />
vita si irrigidì, la mano che le accarezzava la<br />
pelle si bloccò.<br />
«Eloise», la sua voce, questa volta di ghiaccio,<br />
era seducente come un momento<br />
prima quando la scioglieva al suo calore.<br />
Lei sollevò una mano e fermò la sua contro<br />
il proprio seno, poi gli appoggiò la nuca<br />
sulla spalla e aprì gli occhi per incontrare i<br />
suoi.<br />
«Rispondimi», disse, con dolcezza. «E fa’<br />
che sia una risposta soddisfacente perché altrimenti<br />
mi metterò a gridare e tu non vuoi<br />
che io attiri l’attenzione in questo posto,<br />
vero?».<br />
«Mi state ricattando, signora?».
733/960<br />
Il suo tono era micidiale, le sue braccia<br />
dure ma accoglienti, lei annuì. «Fa’ presto,<br />
non abbiamo tutta la notte».<br />
La fissò per un lungo momento ed Eloise<br />
pensò che se ne sarebbe andato lasciandola a<br />
scaldarsi con un rimpianto e la luce <strong>de</strong>lle<br />
can<strong>de</strong>le.<br />
«Mi ha chiesto di scegliere tra il trono di<br />
Al<strong>de</strong>nor e te. È stata una scelta molto facile»,<br />
disse, avvertendo che lei smetteva di respirare.<br />
«Ho perfettamente chiaro senza cosa io<br />
non potrei sopravvivere, lo so dalla prima<br />
volta che ti ho vista».<br />
Eloise gli accarezzò il braccio e rimase in<br />
silenzio. Dopo un momento lui interpretò la<br />
risposta nel suo sguardo e l’espressione <strong>de</strong>l<br />
suo viso divenne stupita, poi colma di una<br />
gioia trepidante.<br />
«Eloise…».<br />
Rapida, lei sollevò una mano e gli premette<br />
le dita sulle labbra.
«Ti sposerò», disse, con tenerezza. «Nel<br />
momento in cui mio padre ti scioglierà da<br />
questa promessa».<br />
Ve<strong>de</strong>ndo che lui faceva per parlare lo fermò<br />
di nuovo.<br />
«Non permetterò a nessuno di toglierti<br />
altro, quando so che già ti è stato sottratto<br />
così tanto. Soprattutto, non lo permetterò a<br />
me stessa».<br />
Ritrasse la mano. Axel non sembrava<br />
avere parole per replicare, forse per la prima<br />
volta nella sua vita.<br />
Eloise chiuse gli occhi e una lacrima le<br />
rigò la guancia.<br />
«A<strong>de</strong>sso vai a chiamare gli altri in modo<br />
che io possa avere un momento per ricompormi.<br />
Se <strong>de</strong>vo piangere per te voglio che tu<br />
sia l’unico a ve<strong>de</strong>rmi».<br />
* * *<br />
734/960
735/960<br />
Quando entrarono Eloise si stava ripren<strong>de</strong>ndo<br />
con un bicchiere di vino.<br />
Li esaminò tutti da capo a piedi con uno<br />
sguardo a dir poco ironico.<br />
«State bene mascherati», li apostrofò.<br />
«Peccato che sia soltanto un ballo. Avete mai<br />
pensato di affiliarvi a una società segreta? Gli<br />
eroi in incognito sono il sogno segreto di<br />
ogni ragazza».<br />
Solo Gilbert Morgan parve meditare seriamente<br />
su quella proposta, gli altri le<br />
rivolsero un’occhiata per metà irritata e per<br />
metà allarmata a cui lei rispose con un dolce<br />
sorriso.<br />
«Sorella carissima», disse Bryce chinandosi,<br />
galante, sulla sua mano. «Grazie per il<br />
tuo aiuto».<br />
«Forse merito una maschera anche io».<br />
«Lascerete che prima vi tolga le altre che<br />
indossate, mia signora», rispose Axel.
736/960<br />
Gli altri la ignorarono anche questa<br />
volta, salvo scambiarsi qualche sguardo di<br />
cauto terrore e lei, trattenendo una risata,<br />
aggiunse: «Axel, provvedi a rovinare <strong>de</strong>finitivamente<br />
la mia reputazione chie<strong>de</strong>ndo che<br />
nessuno ci disturbi. Dovesse avvicinarsi<br />
qualcuno mi inventerò una scusa per<br />
distrarlo».<br />
Lui si inchinò senza lasciare i suoi occhi<br />
e rispose: «Faccio in un momento».<br />
Bryce spostò lo sguardo da lei al fratello<br />
che si allontanava verso la porta e corrugò la<br />
fronte.<br />
«Che cosa è cambiato?», disse, pensieroso,<br />
poi si immobilizzò e subito i suoi occhi<br />
sagaci corsero al volto acceso di Eloise.<br />
«Finalmente», disse, rischiarandosi in<br />
un sorriso. «Pensavo che lo avresti tormentato<br />
per sempre. Vieni qua, fatti abbracciare»,<br />
aggiunse, con la voce improvvisamente<br />
rauca.
Fischi sommessi e sorrisi esultanti salutarono<br />
quell’abbraccio, Ross le die<strong>de</strong> una<br />
stretta gentile. «Congratulazioni».<br />
Stephen la guardava ammutolito, con<br />
un’aria talmente confusa che fu lei ad avvicinarsi<br />
e a fargli una carezza sul braccio. Gilbert<br />
Morgan non aveva di questi problemi: le<br />
fece fare un mezzo giro e le stampò un bacio<br />
in fronte, poi alzò lo sguardo su Axel che li<br />
aspettava alla porta, sorri<strong>de</strong>ndo.<br />
«Via libera?», chiese.<br />
«Sì», disse Axel. «Stephen, hai tutto<br />
l’occorrente?».<br />
«Sono pronto», rispose lui, di nuovo<br />
sicuro di sé.<br />
* * *<br />
737/960
738/960<br />
Dalla voragine che si apriva sul pavimento<br />
<strong>de</strong>lla biblioteca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Penna proveniva una voce inquieta.<br />
«Sto cominciando a odiare questa storia.<br />
Sento qualcuno che mi osserva. Sarà Selina<br />
pronta a balzarmi alla gola».<br />
«Falla finita, Bryce, Gareth Eldrige è<br />
ancora vivo nonostante abbia quasi <strong>de</strong>molito<br />
questo posto. Selina non è terribile come<br />
sembra», disse Ross.<br />
«Allora se dovesse scoprire qualcosa gli<br />
dirò che è tutta colpa tua», replicò Bryce e<br />
l’altro fece una faccia terrorizzata.<br />
«Genio, a che punto siamo?», domandò<br />
Morgan. «Devo chie<strong>de</strong>re all’Onorabile Lara<br />
di sposarmi, magari è la sera fortunata anche<br />
per me».<br />
«Ne dubito, quindi non mettermi fretta»,<br />
disse Stephen.<br />
Salva di sogghigni e qualche borbottio<br />
risentito di Morgan. Poi tutto ricominciò.<br />
«Sento la voce di Selina».
739/960<br />
«Bryce, ma la tua balia quando voleva<br />
spaventarti ti raccontava di Selina Kristian?»,<br />
esclamò Ross, quasi esasperato.<br />
«Proprio così, e <strong>de</strong>lle donne come lei,<br />
solo che le chiamava “streghe”».<br />
«Se stesse arrivando qualcuno Eloise<br />
avrebbe dato l’allarme», disse Axel. «Non ti<br />
preoccupare».<br />
«Fratello, non sono affatto preoccupato:<br />
non sono io quello che si sposa».<br />
«Fatemi luce», disse Stephen, laconico.<br />
«Ho trascritto lo schema e <strong>de</strong>vo seguirlo con<br />
precisione, ma qui non si ve<strong>de</strong> un<br />
acci<strong>de</strong>nte».<br />
Quattro can<strong>de</strong>lieri si avvicinarono alla<br />
sua faccia.<br />
«Ho <strong>de</strong>tto di farmi luce, non di incendiarmi<br />
i capelli, maledizione».<br />
Dalla zona <strong>de</strong>lla biblioteca sopra la voragine<br />
si udì una risata molto sprezzante.
740/960<br />
Stephen consultò i suoi appunti, tirò<br />
fuori gli occhiali dalla tasca <strong>de</strong>lla giacca e li<br />
inforcò.<br />
Studiò la parete che aveva di fronte, che<br />
come la cripta <strong>de</strong>ll’Orazione e Morte era <strong>de</strong>corata<br />
di mosaici d’osso: un angelo dalle ali di<br />
falco e il volto di un teschio spargeva il suo<br />
piumaggio intorno a sé in un artistico disordine<br />
che si fermava al livello <strong>de</strong>l<br />
pavimento.<br />
«Io ho fame», disse Gil Morgan, annoiato.<br />
«Quando abbiamo finito qui, possiamo<br />
andare a mangiare?».<br />
«Cre<strong>de</strong>vo volessi chie<strong>de</strong>re a Lara di<br />
sposarti», disse Axel.<br />
«Non a stomaco vuoto».<br />
Un’altra risata di commiserazione<br />
provenne dalla zona sovrastante.<br />
«Fate silenzio», esclamò Stephen.<br />
Ottenuto un minimo di rispetto, riprese a<br />
sfogliare i propri fogli ai quali ne erano fissati<br />
altri più piccoli incollati su un lato.
741/960<br />
Infine, con molta precisione, esercitò<br />
una <strong>de</strong>cisa pressione su una <strong>de</strong>lle piume, scegliendola<br />
con cura e fermandosi a confrontarla<br />
con le proprie annotazioni.<br />
Era quasi impossibile distinguerla dalle<br />
altre, ma quando ritrasse la mano quella rimase<br />
leggermente incavata nel muro come a<br />
confermare, in silenzio, la correttezza di ciò<br />
che stava facendo.<br />
Eseguì la me<strong>de</strong>sima operazione con altre<br />
piume, secondo l’ordine scrupoloso che<br />
aveva tracciato sui suoi appunti.<br />
Davanti all’ultima esitò, poi, con un’esclamazione,<br />
vi spinse le dita contro e la piuma<br />
rientrò completamente nel muro.<br />
In contemporanea si udì uno scatto secco<br />
e la parete tremò. Una leggera nuvola di<br />
polvere si sollevò dal suolo e dal livello superiore<br />
giunse la voce preoccupata di Eloise.<br />
«Tutto bene?».<br />
«Tutto a posto», rispose Axel, guardando<br />
verso il basso dove Stephen Eldrige si era
742/960<br />
inginocchiato, incurante <strong>de</strong>lla polvere, e<br />
stava estraendo a mani nu<strong>de</strong> un cassetto di<br />
pietra che era comparso ai piedi <strong>de</strong>ll’angelo.<br />
«Fate luce», disse, in tono febbrile. «C’è<br />
qualcosa qui».<br />
Le sue dita capaci e <strong>de</strong>licate estrassero<br />
un fascio di fogli di vecchia pergamena fittamente<br />
vergata e <strong>de</strong>corata di disegni.<br />
«Manoscritta, naturalmente», l’espressione<br />
di Stephen era estatica. «Ho già visto<br />
questi caratteri ma sono talmente antichi che<br />
non sono in grado di interpretarli», a<strong>de</strong>sso<br />
dalla sua voce trapelava una <strong>de</strong>cisa frustrazione.<br />
«Ma so chi può farlo».<br />
Con gran<strong>de</strong> attenzione sfogliò una pagina<br />
e da sopra la sua testa Gilbert Morgan<br />
commentò. «Quella è Delamàr».<br />
«Non mi sembra il Continente», commentò<br />
Bryce, dubbioso. «Ha una forma<br />
diversa».<br />
«Van<strong>de</strong>mberg, saprò riconoscere casa<br />
mia, no?», fece Morgan, stizzito.
743/960<br />
«Ha ragione», disse Ross. «Guardate,<br />
quella dovrebbe essere la zona di Valdyer e a<br />
sud c’è Salimarr, anche se i confini sono<br />
diversi».<br />
Le dita di Stephen esitarono su un punto<br />
preciso <strong>de</strong>lla mappa e poi disse. «C’era qualcosa,<br />
una volta, a sud di Altieres».<br />
«Una <strong>de</strong>cima Nazione», disse Axel, «che<br />
a<strong>de</strong>sso non esiste più. Stephen, portiamo<br />
tutto al sicuro. È quasi giorno e la pazienza<br />
di Selina non è infinita, anche quando si<br />
tratta <strong>de</strong>lla felicità di uno <strong>de</strong>i suoi migliori<br />
amici».<br />
Uscirono all’alba, nell’esodo <strong>de</strong>gli ultimi<br />
ospiti, cinque ragazzi alti in abito da sera e<br />
una giovane donna minuta, e percorsero<br />
lentamente la strada principale <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla,<br />
attirando l’attenzione <strong>de</strong>lla gente che<br />
iniziava la giornata di lavoro.<br />
Dietro di loro il primo sole <strong>de</strong>l mattino<br />
profilava d’oro il palazzo <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Penna dove la servitù chiu<strong>de</strong>va finalmente le
744/960<br />
finestre e sbarrava i portoni al termine di un<br />
ballo in maschera.
QUARTA PARTE
TERZO INTERMEZZO<br />
Prima di un risveglio<br />
Acca<strong>de</strong>va ultimamente che, osservandosi<br />
le mani, riuscisse a distinguere il <strong>de</strong>licato<br />
disegno <strong>de</strong>lle ossa e <strong>de</strong>lle vene sotto i<br />
contorni diafani <strong>de</strong>lle dita.<br />
A volte, girandosi tra i veli <strong>de</strong>lla morte,<br />
le sembrava di scostarli con una consistenza<br />
quasi corporea.<br />
La forza <strong>de</strong>ll’attrazione verso il mondo<br />
si stava rafforzando, ma lui le mancava più<br />
di quanto non le fosse mancato il respiro nel<br />
suo ultimo istante di vita.<br />
Uscire dal perimetro <strong>de</strong>lle sue prigioni –<br />
cimiteri, mausolei, cripte –, i luoghi creati<br />
per confinare i morti perché poco interferissero<br />
con la vita, era diventato più semplice.
747/960<br />
Raggiungerlo era un imperativo <strong>de</strong>lla<br />
sua anima che, libera dalle catene <strong>de</strong>lla vita,<br />
poteva tornare a quel momento <strong>de</strong>lla sua esistenza<br />
in cui era esistito soltanto lui.<br />
C’erano stati legami altrettanto forti<br />
dopo che si erano separati, il sangue e il<br />
nido avevano chiesto la protezione feroce da<br />
cui non si era risparmiata.<br />
Però risvegliarsi nella morte aveva significato<br />
tornare al momento in cui era stata<br />
solo se stessa, insieme a lui.<br />
Il suo viso era scavato dalle ombre, bello<br />
e amato come un tempo. Neppure i tratti<br />
che aveva lasciato impressi nella giovinezza<br />
<strong>de</strong>i suoi figli potevano eguagliare la forza e<br />
la grazia che l’avevano rapita oltre ogni<br />
ragione.<br />
Dopo tanti anni di morte non riusciva<br />
nemmeno a ricordare più perché si fosse<br />
separata da lui.<br />
Lo guardò disteso tra le coltri <strong>de</strong>l letto, i<br />
capelli d’argento, gli occhi chiusi che sapeva
748/960<br />
<strong>de</strong>l me<strong>de</strong>simo colore, quella mano sfregiata<br />
e la piega <strong>de</strong>lle labbra che le avevano <strong>de</strong>tto<br />
tutto ciò che bramava di più al mondo.<br />
Gli sfiorò piano la fronte e il confine tra<br />
i loro mondi si assottigliò di nuovo tanto da<br />
permetterle di sentire il tepore <strong>de</strong>lla sua<br />
pelle.<br />
Ritrasse la mano, stupita, e allora lui<br />
voltò la testa <strong>de</strong>standosi nella notte e i loro<br />
occhi si incontrarono.<br />
Il sorriso che le rivolse le mostrava che<br />
qualcosa di lui si era fermato nel momento<br />
in cui erano stati insieme per perpetuarlo<br />
all’infinito.<br />
Il varco si stava aprendo abbastanza<br />
per permettere loro di toccarsi di nuovo.<br />
Lui le prese la mano, i suoi occhi brillavano<br />
e, insieme al fuoco che l’aveva bruciata<br />
da quando li aveva scorti su di sé la<br />
prima volta, lei vi<strong>de</strong> una consapevolezza che<br />
solo la maturità aveva potuto portargli:<br />
l’esatta conoscenza di ciò che si vuole.
749/960<br />
Voleva lei.<br />
«Clarisse», le sussurrò, con la stessa<br />
voce con cui lo aveva fatto mille volte, troppi<br />
anni prima.
35.<br />
La Battaglia <strong>de</strong>lle Ortaglie<br />
Quando la campana di San Petronio batté<br />
il mezzogiorno, il Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Chiave, Axel Van<strong>de</strong>mberg, prese in consegna<br />
dal Borgomastro e dal Decano <strong>de</strong>lle Corporazioni<br />
le chiavi <strong>de</strong>lla città che il suo successore<br />
avrebbe riconsegnato a conclusione<br />
<strong>de</strong>lle Feriae.<br />
Siccome il suo successore sarebbe stato<br />
Gareth Eldrige, tutti speravano che non se le<br />
per<strong>de</strong>sse in qualche avventura galante prima<br />
di riuscire ad assolvere il suo primo dovere<br />
cerimoniale.<br />
Con l’Universitas <strong>de</strong>gli stu<strong>de</strong>nti riunita<br />
nella piazza sottostante, dalla balconata <strong>de</strong>lla<br />
Societas <strong>de</strong>lle Arti le cariche maggiori <strong>de</strong>lle
751/960<br />
Fraternitates dichiararono l’inizio ufficiale<br />
<strong>de</strong>lle Feriae Matricularum.<br />
Ross Granville, quale Tribuno <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti,<br />
non aveva nemmeno finito con gli avvertimenti<br />
di prammatica che la prima arancia<br />
volò per aria, e lui riuscì a schivarla appena<br />
in tempo prima che colpisse in pieno<br />
petto Marelise Strake, la Somma Baronessa<br />
<strong>de</strong>lla Baronia <strong>de</strong>lle Lunatiche.<br />
«Emily, lo hai mancato! Qualcuno le<br />
porti <strong>de</strong>lle munizioni».<br />
Fu il segnale d’inizio <strong>de</strong>lla Battaglia <strong>de</strong>lle<br />
Ortaglie, la tradizionale apertura <strong>de</strong>lle Feriae<br />
che quell’anno si annunciava particolarmente<br />
cruenta.<br />
La prima batteria di fuoco solitamente<br />
era <strong>de</strong>stinata alla balconata <strong>de</strong>lla Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti, dove i Principi <strong>de</strong>ll’Università<br />
erano tenuti a farsi bersagliare da tutti gli<br />
avanzi di frutta e verdura che provenivano<br />
dai mercati cittadini e che una squadra di
752/960<br />
matricole, alla sera, avrebbe provveduto a<br />
ripulire dalle stra<strong>de</strong>.<br />
«Ehi, guarda un po’ qui».<br />
Dray<strong>de</strong>n Sinclair si voltò giusto in tempo<br />
per pren<strong>de</strong>rsi una manciata di frutta troppo<br />
matura in faccia.<br />
«Ma quanto sei scemo», disse, afferrando<br />
il fratello per il collo e mandandolo<br />
con la testa in una cesta di pezzi di cavolo e<br />
foglie di broccoli.<br />
Poco dopo se le stavano dando di santa<br />
ragione su un tappeto di bucce di mela e<br />
d’arance.<br />
«Almeno avranno un buon profumo»,<br />
disse Caroline Mayfield raccogliendo pezzi di<br />
buccia di limone e strofinandoli tra le mani.<br />
«Arriva un gruppo di Faldras e un mare<br />
di guai», disse Alexandria, indicando la zona<br />
<strong>de</strong>i vicoli dietro la piazza. «Quello non è il<br />
tipo con cui Gabriel ha fatto a pugni alla Sedia<br />
<strong>de</strong>l Diavolo?».
753/960<br />
«Sembra proprio lui», Fay sollevo l’orlo<br />
<strong>de</strong>lla gonna e scavalcò con leggiadria un cumulo<br />
di rifiuti di cavolo. «Gabriel si era intrattenuto<br />
con la sua sorella minore ed è finita<br />
come solitamente finiscono le relazioni<br />
di Gabriel: una ragazza in lacrime e qualche<br />
osso spezzato».<br />
Sophia non rispose, si sforzò di simulare<br />
un sorriso indifferente.<br />
«Nell’ultimo periodo però è stranamente<br />
morigerato», disse Fay.<br />
«L’ho notato anch’io», ribadì Caroline<br />
schivando con grazia una pera pesta che<br />
volava nella sua direzione.<br />
Un limone schiacciato prese in pieno<br />
Sophia che era troppo occupata ad ascoltare<br />
senza avere l’aria di farlo per difen<strong>de</strong>rsi da<br />
quella battaglia all’ultima buccia.<br />
«In compenso è talmente nervoso e arrabbiato<br />
che le risse a cui partecipa sono<br />
aumentate in maniera tragica», disse Alexandria.<br />
«Sembra che abbia il diavolo in
754/960<br />
corpo. Non l’ho mai visto in queste<br />
condizioni».<br />
Lei invece erano quasi cinque giorni che<br />
non riusciva a ve<strong>de</strong>rlo, pensò e una fitta di<br />
nostalgia quasi le tolse il respiro.<br />
Alzò lo sguardo verso il cielo terso di<br />
metà dicembre, tra l’oro freddo <strong>de</strong>l sole sui<br />
volti accaldati <strong>de</strong>gli scholares e il profumo<br />
fresco <strong>de</strong>lla verdura schiacciata nell’aria.<br />
Lui da qualche giorno sembrava non uscire<br />
nemmeno dagli alloggi <strong>de</strong>gli ufficiali,<br />
aveva appreso dalle chiacchiere <strong>de</strong>lle cugine,<br />
le notti sporadiche che trascorreva alle Quattro<br />
Coronate – la resi<strong>de</strong>nza cittadina <strong>de</strong>lla<br />
Reggenza di Ma<strong>de</strong>rian – si erano fatte più<br />
ra<strong>de</strong> e ormai Gabriel viveva insieme ai suoi<br />
soldati e usciva solo per andare a lezione e,<br />
nelle sere di permesso, per bere e fare a<br />
pugni con qualcuno.<br />
Per questo la preoccupazione e<br />
un’ondata di gioia dolorosa si combinarono<br />
paralizzandola quando, finalmente, scorse il
755/960<br />
suo volto. Lo vi<strong>de</strong> oltre un gruppo di braccianti<br />
con l’abito <strong>de</strong>ll’Arte <strong>de</strong>gli Ortolani, che<br />
scaricavano da un carro casse di ortaglie<br />
malandate da adibire a munizioni. Era insieme<br />
a suo cugino Jerome Sinclair, la cui<br />
testa bionda spiccava sul nero <strong>de</strong>lle divise, e<br />
aveva una tumefazione sul labbro e lo<br />
sguardo che non prometteva niente di<br />
buono.<br />
«Andiamo a ve<strong>de</strong>re cosa succe<strong>de</strong>», disse<br />
Fay, allegra. «I ragazzi che si picchiano sono<br />
attraenti».<br />
«I ragazzi che si picchiano sanguinano»,<br />
disse Caroline. «Il che è abbastanza<br />
disgustoso».<br />
Qualche mente illuminata aveva<br />
costruito una specie di trincea trasportando i<br />
tavoli da un’osteria vicina al centro <strong>de</strong>lla<br />
piazza e qualche altro genio aveva rovesciato<br />
secchiate d’acqua, forse per creare un’i<strong>de</strong>a di<br />
fossato, con la conseguenza che le bucce<br />
scivolavano sul lastricato fradicio e due o tre
756/960<br />
persone si erano già ritrovate sulla strada per<br />
l’Ospedale.<br />
Così, quando Gabriel Stuart prese per il<br />
colletto un ragazzo con i colori di Faldras sul<br />
mantello e lo spintonò, non stupì ve<strong>de</strong>re che<br />
travolgeva nella sua caduta altre tre persone,<br />
prima di andare a cozzare con la schiena<br />
contro il tavolo.<br />
«Ecco che la faccenda si fa interessante»,<br />
disse Dray<strong>de</strong>n, mollando all’istante il collo<br />
<strong>de</strong>l fratello e attratto dall’i<strong>de</strong>a di avere tra le<br />
mani qualcosa di meglio.<br />
«Va bene, è uno sventato», disse Alexandria,<br />
alzando gli occhi al cielo. «Ma non l’ho<br />
mai visto provocare una rissa in questo<br />
modo. Dovesse scoprirlo il suo ufficiale superiore<br />
sarebbero nei guai».<br />
«Si può sempre contare su Gabriel per<br />
vivacizzare una mattina noiosa», disse<br />
Justin, con un sorriso che arrivava da un<br />
orecchio all’altro.
757/960<br />
«Scommetto dieci reali che ne stendo tre<br />
prima che riesca a farlo tu», disse Dray scattando<br />
in avanti.<br />
I ragazzi di Altieres, era evi<strong>de</strong>nte, pensò<br />
Sophia, non avevano altri interessi che scommettere<br />
e fare a botte. Aveva cercato di intercettare<br />
lo sguardo di Gabriel ma le sembrava<br />
che lui l’avesse <strong>de</strong>liberatamente evitata.<br />
«Pensi che riusciremmo a fermarli?»,<br />
disse, pren<strong>de</strong>ndo Alexandria per un braccio.<br />
«Stanno arrivando Ross Granville e Allen<br />
Lochraine, il Tribuno <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti non ama<br />
questo genere di cose».<br />
Gabriel affondò il gomito nello stomaco<br />
<strong>de</strong>l ragazzo che lo aveva assalito alle spalle e<br />
colpì con una testata quello che aveva di<br />
fronte.<br />
Imprecando nel dialetto di Faldras il<br />
ragazzo si piegò in avanti premendosi la<br />
mano sulla faccia. Uno schizzo di sangue si<br />
aggiunse all’acqua e alla verdura pesta sul<br />
pavimento.
758/960<br />
«Razza di idiota», urlò Sophia. «Stanno<br />
arrivando. Perché <strong>de</strong>vi sempre fare così?».<br />
Fu un momento, Gabriel rivolse lo<br />
sguardo su di lei e quella distrazione gli costò<br />
un pugno sulla mascella che gli fece scattare<br />
la testa all’indietro.<br />
Sophia si portò le mani alla bocca e gli<br />
rivolse uno sguardo colmo d’orrore.<br />
Lui sorrise. In mezzo a quel caos di pugni<br />
e acqua e sangue, sorrise come se non ci<br />
fosse altro che il buffo rammarico <strong>de</strong>lla<br />
ragazza.<br />
Schivò un pezzo di mela diretto verso la<br />
sua testa, corse in avanti e la prese per un<br />
polso.<br />
«Vieni», disse. «Scappiamo. Non ho<br />
preso tutte queste botte per sprecare<br />
un’occasione».<br />
Lei aprì la bocca per replicare, ma qualcuno<br />
cominciò a gridare che arrivavano i<br />
Tribuni e il servizio d’ordine, così si lasciò<br />
trascinare verso uno <strong>de</strong>i vicoli lasciandosi
alle spalle tutto: le amiche, la sua scorta, le<br />
Feriae e la Battaglia <strong>de</strong>lle Ortaglie.<br />
Aveva la risata di Gabriel in testa e la<br />
mano nella sua, il resto aveva appena perso<br />
ogni importanza.<br />
* * *<br />
759/960<br />
Si rifugiarono sui gradini di una chiesa<br />
nel Borgo di Delamàr, l’azzurro <strong>de</strong>l cielo era<br />
una distesa uniforme e luminosa e il porticato<br />
gettava un’ombra leggera, appena fredda<br />
<strong>de</strong>l primo inverno.<br />
«Hai fatto tutto questo per fare per<strong>de</strong>re<br />
le nostre tracce?», domandò Sophia, studiando<br />
attentamente le lesioni sul volto di lui.<br />
Gabriel si strinse nelle spalle. «Avevo<br />
rabbia da scaricare», disse, in tono freddo.<br />
Lei esitò poi disse. «Aspettami un<br />
momento».
760/960<br />
Corse verso una fontanella di pietra<br />
all’angolo <strong>de</strong>lla strada, bagnò la sciarpa bianca<br />
che aveva al collo, poi tornò a se<strong>de</strong>rsi a<br />
fianco a lui.<br />
Protese una mano, chie<strong>de</strong>ndo in silenzio<br />
il suo permesso, e le rispose uno sguardo grigio<br />
e pensieroso come il mare in un giorno di<br />
burrasca.<br />
Gli premette piano la stoffa bagnata sullo<br />
zigomo, ripulendolo dal sangue e dalla<br />
polvere. Gabriel aveva lineamenti <strong>de</strong>licati,<br />
che sembravano scolpiti con il cesello, e i lividi<br />
e le piccole ferite apparivano offese intollerabili<br />
su un dipinto di gran<strong>de</strong> pregio.<br />
«Ti riduci spesso in questo stato?», gli<br />
domandò.<br />
«Solo quando sono di cattivo umore»,<br />
rispose lui. A<strong>de</strong>sso i suoi occhi avevano una<br />
sfumatura tranquilla, sembrava che il contatto<br />
<strong>de</strong>lla sua mano ne avesse calmato un<br />
poco la tempesta.
761/960<br />
«E non succe<strong>de</strong> di rado», ammise, facendola<br />
ri<strong>de</strong>re.<br />
Lui accennò a rispon<strong>de</strong>re alla sua risata,<br />
ma subito si interruppe per portarsi le dita al<br />
labbro spaccato con una smorfia di dolore.<br />
«Non ti ho visto spesso in questi giorni»,<br />
disse lei, piano, evitando di guardarlo negli<br />
occhi.<br />
«Dovevo riflettere», rispose Gabriel,<br />
brusco.<br />
«Queste riflessioni hanno portato a qualche<br />
conclusione?».<br />
Alzò lo sguardo nel suo e di nuovo vi<strong>de</strong><br />
quella rabbia silenziosa, una battaglia senza<br />
quartiere di pensieri e parole non <strong>de</strong>tte.<br />
Gabriel voltò il capo distogliendolo dalla<br />
sua mano.<br />
«Te la farò pagare per aver tentato di<br />
fare di me il tuo burattino», disse, passando,<br />
con uno <strong>de</strong>i suoi bruschi cambiamenti, dalla<br />
quiete alla collera appena trattenuta.
762/960<br />
Sophia si ritrasse, trattenendosi dal<br />
mostrargli con un’espressione di dolore la<br />
staffilata che aveva avvertito <strong>de</strong>ntro di sé.<br />
«Io…», disse, scegliendo con cura le parole,<br />
«mi rivolgerò a qualcuno per…».<br />
«Non occorre», fu la risposta secca. «Ci<br />
ho già pensato io. Madrina Lala mi rispon<strong>de</strong>rà<br />
con il prossimo dispaccio in arrivo da<br />
Altieres. È una maga esperta e sicuramente<br />
saprà come sciogliere un legamento una<br />
volta per tutte e senza lasciare alcuna<br />
conseguenza».<br />
Stava per aggiungere qualcosa ma si interruppe<br />
e lei seppe che il proprio viso aveva<br />
tradito il turbamento e la sofferenza che<br />
provava. Girò la testa e dissimulò la propria<br />
reazione alzandosi per sciacquare la sciarpa<br />
sotto l’acqua pulita.<br />
«Alexandria mi ha parlato di Madrina<br />
Lala», disse, calma. «Sono sicura che lei saprà<br />
che cosa fare».
763/960<br />
Lui non si lasciò ingannare, le afferrò il<br />
mento e la obbligò a guardarlo negli occhi,<br />
quando lei chinò i propri sorrise, ma senza<br />
mostrare soddisfazione.<br />
Si aspettava una <strong>de</strong>lle sue frasi taglienti,<br />
invece avvicinò il viso al suo e la baciò, piano,<br />
con molta cautela.<br />
Le sue labbra erano bollenti, sapevano di<br />
sangue. Sophia socchiuse le proprie per<br />
ricambiare il bacio e lo sentì trasalire. Per un<br />
momento pensò che si sarebbe scostato, invece<br />
lui le posò una mano sulla guancia e la<br />
baciò di nuovo, con <strong>de</strong>licatezza.<br />
Sophia avrebbe voluto premere le labbra<br />
contro le sue con forza, ma gli avrebbe provocato<br />
dolore, così gli affondò le dita nel<br />
braccio e gli sfiorò il labbro inferiore con la<br />
punta <strong>de</strong>lla lingua, pianissimo, per non fargli<br />
male.<br />
Lui soffocò un gemito e le fece scivolare<br />
la mano sulla nuca. Le bloccò il volto contro
il proprio, piegò la testa per riuscire a penetrare<br />
più a fondo nella sua bocca.<br />
Sophia rilasciò la mano con cui gli<br />
stringeva il braccio e chiuse gli occhi, quando<br />
sentì il sapore <strong>de</strong>l sangue si ritrasse e lo<br />
guardò aprire lentamente i suoi. Lo sguardo<br />
che vi scorse le fece mancare le ginocchia.<br />
La ferita sul labbro si era riaperta, Gabriel<br />
si terse il sangue con il dorso <strong>de</strong>lla mano,<br />
poi si alzò.<br />
«Fa male, ma non riesco a farne a<br />
meno».<br />
Il tono di quelle parole, il significato che<br />
avrebbero potuto avere li avrebbe sognati per<br />
giorni.<br />
Senza aggiungere altro lui si voltò e si allontanò<br />
lasciandola da sola a rigirarsi nelle<br />
sue frasi sibilline come nella tela di un ragno.<br />
* * *<br />
764/960
765/960<br />
Emily Granville aveva chiesto in segreto<br />
l’ammissione alla Baronia <strong>de</strong>lle Lunatiche,<br />
sicura che tanto non l’avrebbero mai<br />
ammessa.<br />
La sera <strong>de</strong>l primo giorno <strong>de</strong>lle Feriae,<br />
con suo sommo stupore vi<strong>de</strong> presentarsi una<br />
<strong>de</strong>legazione alla porta <strong>de</strong>lla sua casa, per<br />
darle l’investitura ufficiale di Baronessa Lunatica<br />
Bianca.<br />
Approfittando così <strong>de</strong>ll’occasione nonché<br />
<strong>de</strong>i numerosi bicchieri di chiaretto che le<br />
avevano fornito un’ora di coraggio molto a<br />
buon mercato, Emily <strong>de</strong>cise di rivendicare le<br />
proprie prerogative di novella ammessa alla<br />
gerarchia di un ordine e si presentò al tavolo<br />
dove Ross Granville stava bevendo insieme<br />
ai suoi migliori amici.<br />
Tutti sfoggiavano una faccia male<strong>de</strong>ttamente<br />
seria, nemmeno dovessero <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re<br />
come salvare il mondo.<br />
«Ross, ti <strong>de</strong>vo parlare».
766/960<br />
Accompagnò la frase con una risoluta<br />
tirata al mantello <strong>de</strong>l cugino.<br />
Si alzarono tutti e cinque, segno che<br />
qualcuno, dopotutto, una <strong>de</strong>cente educazione<br />
aveva tentato di fornirgliela.<br />
Poi rimasero a guardarla, con un<br />
barlume di interesse nelle espressioni misteriose<br />
di chi sta tramando qualcosa di losco,<br />
come se avessero <strong>de</strong>ciso di fondare una setta<br />
segreta e andarsene in giro mascherati a raddrizzare<br />
i torti, pensò Emily, vagamente<br />
irritata.<br />
«Emily», disse Ross. «Perché sei conciata<br />
così? Sei ubriaca?».<br />
Emily indicò con un gesto risoluto la<br />
tiara di pietre bianche dalla quale pen<strong>de</strong>va<br />
un velo traslucido.<br />
«Sono una Lunatica», disse.<br />
Nel nobile consesso nessuno sembrò trovare<br />
abbastanza spirito cavalleresco da<br />
smentire quell’affermazione.
767/960<br />
Lungi dal risentirsi di tanta assenza di<br />
buona creanza, ma con lo sguardo saldamente<br />
ancorato al suo obiettivo, Emily aggiunse:<br />
«Sto per fare una cosa che non farei se<br />
non fossi ubriaca e Lunatica. Voglio dire, immagino<br />
che lo farei anche se fossi sobria e<br />
non Lunatica ma non è questo il caso».<br />
Annuì un paio di volte davanti all’espressione<br />
sconcertata di Ross poi si avvicinò e<br />
disse, con solennità: «Ti prego di scusarmi».<br />
Si alzò sulla punta <strong>de</strong>i piedi e posò le labbra<br />
sulle sue con la lenta precisione <strong>de</strong>gli<br />
ubriachi, però vacillò e gli cad<strong>de</strong> addosso.<br />
Lui la sostenne prontamente e la guardò<br />
con un sorriso.<br />
«Quanto hai bevuto?».<br />
«Sono appena stata investita <strong>de</strong>lla carica<br />
di un ordine», disse lei, in tono di protesta.<br />
«Secondo la tradizione posso andare in giro<br />
a baciare chi voglio».<br />
Ross le fece una carezza gentile sui<br />
capelli e la strinse tra le braccia, poi al di
768/960<br />
sopra <strong>de</strong>lla sua testolina bionda disse: «La<br />
riporto a casa prima che si cacci in qualche<br />
guaio, ci vediamo domani».<br />
Uscirono dal Coppelius salutati da applausi<br />
e fischi. Al bancone l’oste, un ex<br />
avvocato radiato dall’ordine cittadino, asciugava<br />
i bicchieri con una cocca <strong>de</strong>l grembiule<br />
discutendo di legge con Domina Novella<br />
che insegnava alla Societas di Legge e con il<br />
magistrato David Westbrook <strong>de</strong>lla corte<br />
criminale.<br />
Un gruppo di scholares restava ad ascoltare<br />
in silenzio le loro disquisizioni e, tra<br />
loro, si fece largo Justin Sinclair con una<br />
caraffa di birra in ogni mano.<br />
«Indovinate un po’», disse. «Stanno parlando<br />
<strong>de</strong>lla Villa <strong>de</strong>i Gatti giù al fiume».<br />
«Avevo una paura matta di quel posto»,<br />
disse Dray<strong>de</strong>n comparendo dietro di lui con<br />
un cesto di frutta secca pescata dall’enorme<br />
barile all’entrata <strong>de</strong>l locale.
769/960<br />
«Ce l’hai anche a<strong>de</strong>sso», disse Justin,<br />
pronto. «Stanno discutendo se sia ina<strong>de</strong>mpienza<br />
non comunicare che la casa è<br />
infestata».<br />
«La casa <strong>de</strong>lla vecchia zia Gray», aggiunse<br />
Caroline. «Qualcuno le aveva <strong>de</strong>tto che<br />
per sfuggire agli spiriti maligni doveva ingannarli<br />
cambiando sempre l’aspetto <strong>de</strong>lla<br />
casa, così costruiva sempre nuove stanze.<br />
Penso che i lavori si siano fermati solo<br />
quando è morta».<br />
«Perché la chiamate Villa <strong>de</strong>i Gatti?»,<br />
domandò Sophia.<br />
«Zia Gray aveva una passione per i<br />
gatti», spiegò Caroline. «Ne aveva a dozzine<br />
e dava da mangiare a tutti i randagi <strong>de</strong>lla città.<br />
Quando ne moriva qualcuno lo seppelliva<br />
in un apposito cimitero dietro la casa».<br />
«Altroché», Justin rise. «Era matta da<br />
legare: il cimitero <strong>de</strong>lle bestiole è completo di<br />
lapidi in miniatura, piccoli mausolei e anche<br />
un ossario».
770/960<br />
Riempì il bicchiere di Sophia e cominciò,<br />
cortesemente, a romperle <strong>de</strong>lle noci. Era<br />
molto premuroso con lei nell’ultimo periodo,<br />
quindi lo ringraziò.<br />
«Di niente, mogliettina», disse lui, tutto<br />
allegro, e allungò una mano per darle un colpetto<br />
sul dorso.<br />
Fermò la mano a un passo dal toccare la<br />
sua, lo sguardo sconcertato fisso al di sopra<br />
<strong>de</strong>lla testa di Sophia, la quale si girò a sua<br />
volta e vi<strong>de</strong> Gabriel Stuart che li osservava<br />
con un’espressione in<strong>de</strong>finibile.<br />
Bastò una sola occhiata di Gabriel a inchiodare<br />
Justin al proprio posto e quello allontanò<br />
il braccio da Sophia, rivolgendo al<br />
cugino una domanda silenziosa con un<br />
levare di sopracciglia.<br />
Non era l’unico a essere entrato al Coppelius:<br />
dalla soglia <strong>de</strong>lla locanda Fay stava<br />
facendo un cenno di saluto facendo il suo ingresso<br />
con aria trionfante e due trofei: Julian<br />
Lord e Jordan Van<strong>de</strong>mberg.
771/960<br />
Sophia notò lo sguardo con cui si misurarono<br />
Julian e Gabriel e soffocò un sospiro<br />
sperando in cuor suo che non trovassero nessuna<br />
scusa per picchiarsi.<br />
«Coppelius sta parlando <strong>de</strong>lla Villa <strong>de</strong>i<br />
Gatti», disse Fay, a mo’ di saluto. «Ho<br />
pensato che potremmo farla visitare a Sophia<br />
che non c’è mai stata».<br />
Disse così ma spostava lo sguardo da<br />
Julian a Jordan come se non riuscisse assolutamente<br />
a <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re quale le piacesse di più.<br />
La manovra non sfuggì a Caroline che<br />
ridacchiò. «Al collo di chi salterai, se dovesse<br />
manifestarsi un fantasma?».<br />
«È più probabile che si manifesti un<br />
gatto spelacchiato in cerca di cibo», disse<br />
Justin. «Gabriel, hai ancora le chiavi?».<br />
Gabriel fece un gesto che avrebbe potuto<br />
significare qualsiasi cosa.<br />
Stava evitando il suo sguardo, così<br />
Sophia disse. «Mi piacerebbe davvero<br />
ve<strong>de</strong>rla. Justin, mi ci porteresti?».
772/960<br />
L’occhiata di astio incan<strong>de</strong>scente che<br />
Gabriel le rivolse avrebbe fuso una pietra.<br />
«Per te qualsiasi cosa, mogliettina»,<br />
disse Justin, con il consueto sorriso spensierato<br />
che però si spese all’istante quando vi<strong>de</strong><br />
l’espressione <strong>de</strong>l cugino.<br />
«Gabriel», disse, in tono aggressivo.<br />
«Qualcosa non va?».<br />
Sophia pensò che l’altro non avrebbe risposto,<br />
invece, dopo un momento, disse a<br />
voce bassa ma perfettamente nitida: «Non<br />
chiamarla così».<br />
«Pensavo che tu e Sophia aveste dichiarato<br />
una tregua», disse Caroline, conciliante.<br />
«Perché?», domandò Justin fissando<br />
Gabriel, il quale si alzò e spinse con un calcio<br />
la sedia verso il tavolo.<br />
«Ti ho <strong>de</strong>tto di non farlo», disse.<br />
«A<strong>de</strong>sso se volete andare alla Villa qui ci<br />
sono le chiavi, prima che cambi i<strong>de</strong>a e <strong>de</strong>cida<br />
che ho di meglio da fare».
36.<br />
La Villa <strong>de</strong>i Gatti<br />
Il posto aveva un’aria ca<strong>de</strong>nte e strampalata,<br />
molto più di quanto Sophia avesse<br />
previsto.<br />
I ragazzi Sinclair e le ragazze Mayfield<br />
sembravano avervi gran<strong>de</strong> familiarità, superarono<br />
con disinvoltura uno strano cancelletto<br />
a ghigliottina che Sophia non avrebbe<br />
nemmeno saputo come aprire, poi Gabriel<br />
immerse il braccio fino al gomito in una fitta<br />
parete di passiflora cercando tentoni un<br />
chiavistello.<br />
«È aperto», disse. «Ma le piante hanno<br />
sigillato tutto».<br />
«Fatti da parte», disse Julian Lord con<br />
un cipiglio <strong>de</strong>ciso che strappò un sospiro a<br />
Fay.
774/960<br />
Estrasse da dietro la schiena il pugnale e<br />
cominciò a tagliare le spesse cor<strong>de</strong> vegetali<br />
che si intrecciavano al cancello.<br />
Gabriel sembrò sul punto di replicare,<br />
poi si fece da parte con un inchino ironico e<br />
Sophia emise un sospiro di sollievo.<br />
«Poi mi spiegherai che cosa sta succe<strong>de</strong>ndo»,<br />
disse Jordan.<br />
Sophia gli die<strong>de</strong> una stretta affettuosa al<br />
braccio. «Quando dovrai raccogliere i miei<br />
pezzi immagino che te ne accorgerai», disse<br />
con una certa, amara allegria.<br />
Per evitare altre doman<strong>de</strong> andò a raggiungere<br />
Caroline sul vialetto principale.<br />
«Zia Gray è morta quando eravamo<br />
molto piccole», raccontò Caroline. «Eravamo<br />
tutti allo stesso tempo attratti e terrorizzati<br />
da questa casa».<br />
Le mostrò il profilo <strong>de</strong>i piani superiori,<br />
graziose loggette senza alcun accesso né<br />
senso, ban<strong>de</strong>ruole segnavento dai profili<br />
mostruosi.
775/960<br />
«La zia era fermamente convinta che<br />
continuando a modificare la casa e<br />
riempiendola di oggetti bizzarri avrebbe ingannato<br />
gli spiriti <strong>de</strong>l male impe<strong>de</strong>ndo loro<br />
di trovarla».<br />
Si guardò intorno, il giardino sul retro<br />
era invaso dalle erbacce, l’e<strong>de</strong>ra aveva<br />
coperto un’intera parete arrivando a lambire<br />
l’attico.<br />
«Guardate un po’ che ho trovato», disse<br />
Dray<strong>de</strong>n, tutto contento, cominciando a<br />
strappare lunghi filari d’erba poco distante<br />
da loro.<br />
«Il cimitero <strong>de</strong>i gatti», disse Justin,<br />
guadando una macchia d’erba che gli arrivava<br />
alla cintola.<br />
«C’è anche il mausoleo!», esultò Fay,<br />
trascinandosi dietro Jordan per un polso.<br />
«Avevamo tutti paura di questo posto,<br />
quando eravamo piccoli», disse Gabriel,<br />
rivolto a nessuno in particolare. «La nostra<br />
scommessa ricorrente era a chi riusciva a
776/960<br />
trascorrervi più tempo dopo il calar <strong>de</strong>l<br />
sole».<br />
«Vinceva sempre Dray», disse Caroline e<br />
il cugino fece un sorriso da un orecchio all’altro,<br />
tutto orgoglioso.<br />
«Perché era così tonto che si addormentava<br />
sempre», disse Justin. «Così<br />
non vale».<br />
Il campo era cosparso di piccole lapidi di<br />
pietra, ognuna con un nome e una data<br />
sopra. Sul lato ovest <strong>de</strong>l giardino c’era un<br />
mausoleo rotondo in miniatura e, poco distante,<br />
quella che sembrava una grossa urna e<br />
che Sophia suppose essere l’ossario.<br />
L’umidità che saliva dal fiume penetrava<br />
nelle ossa, dall’erba saliva una nebbia leggera<br />
e viscosa che si appiccicava alla pelle.<br />
«Andiamo a dare un’occhiata <strong>de</strong>ntro?»,<br />
disse Julian. «Sempre che non abbiate<br />
paura».<br />
I cespugli alla loro sinistra di mossero e<br />
Fay, con un piccolo grido, si aggrappò al
accio di Jordan il quale le sorrise,<br />
rassicurante.<br />
«È solo un gatto, guarda».<br />
Era un piccolo animale spelacchiato, che<br />
zampettò placido alla luce <strong>de</strong>lla luna e si avvicinò<br />
a una <strong>de</strong>lle lapidi dove si fermò a leccarsi<br />
una zampina.<br />
Poi però fece qualcosa di anomalo: semplicemente<br />
spiccò un piccolo balzo e scomparve<br />
sotto terra, come se vi si fosse tuffato.<br />
Jordan aveva smesso di sorri<strong>de</strong>re.<br />
«Avete visto?».<br />
«Sì», disse Julian. «E non credo mi piaccia<br />
per niente».<br />
* * *<br />
777/960<br />
«Penso sia una buona i<strong>de</strong>a andarsene»,<br />
disse Gabriel. «Julian, accompagna tua<br />
sorella e le mie cugine al cancello. Trovate
778/960<br />
una carrozza e andate via. Van<strong>de</strong>mberg è il<br />
caso che venga con te. Io vorrei dare un’altra<br />
occhiata invece».<br />
Era la prima volta che si rivolgeva a Julian<br />
in tono quantomeno civile e fu questo ad<br />
allarmare Sophia.<br />
«Gabriel», disse, brusca. «Che cosa sta<br />
succe<strong>de</strong>ndo?».<br />
Dapprima sembrò che lui non volesse<br />
rispon<strong>de</strong>re poi disse: «Il Presidio ha sconfinato.<br />
Preferirei che vi allontanaste da qui il<br />
più in fretta possibile. Soprattutto tu».<br />
Lei lo guardò, senza capire, e Gabriel aggiunse:<br />
«Sei l’ultima Blackmore, Sophia, l’ultimo<br />
eventuale ostacolo a rompere il patto<br />
che tiene legato il Presidio. Devi andartene,<br />
a<strong>de</strong>sso».<br />
Il suo tono era così serio e pressante che<br />
lei non si soffermò neppure a pensare che<br />
stava riconoscendo apertamente il suo status<br />
davanti a tutti.<br />
«Non ti lascio».
779/960<br />
Quelle parole le fuoriuscirono dalle labbra,<br />
<strong>de</strong>l tutto inaspettate, e rimasero sospese<br />
nell’improvviso silenzio che dilagò intorno a<br />
loro.<br />
Gabriel la guardò. «Sono stato ad<strong>de</strong>strato<br />
per questo», disse. «Ma se tu rimani<br />
qui io non posso pensare solo a combattere.<br />
Va’ via con loro, Sophia, te lo chiedo per<br />
favore».<br />
Sofia.<br />
«Ha ragione», disse Justin. «Anche mio<br />
fratello e io siamo in parte ad<strong>de</strong>strati dalla<br />
Croce, noi restiamo qui».<br />
Julian guardò Gabriel, poi annuì. «Noi<br />
portiamo via le ragazze».<br />
Risoluto, si avvicinò a Jordan che aveva<br />
già radunato intorno a sé Caroline e Fay le<br />
quali, palli<strong>de</strong> e silenziose, avevano lasciato<br />
da parte tutte le loro leziosità e restavano<br />
all’erta e in attesa di ordini.<br />
Sophia si gettò indietro uno sguardo ansioso<br />
ma Gabriel non la stava guardando, si
780/960<br />
portò una mano dietro la scapola, dove<br />
portava il tatuaggio <strong>de</strong>lla Croce, e un momento<br />
dopo stringeva l’elsa di una lunga<br />
spada ricurva che catturava la luce <strong>de</strong>lla<br />
luna.<br />
Justin e Dray<strong>de</strong>n gli erano a fianco e<br />
brandivano a loro volta <strong>de</strong>i lunghi pugnali<br />
dalla lama sottile.<br />
«Sophia, sbrigati», disse Julian.<br />
«Da questa parte», aggiunse Jordan, sollevando<br />
per la vita Fay che era inciampata in<br />
una radice.<br />
«Troppo tardi», sussurrò Caroline, con<br />
apprensione. «Non vedo il cancello che invece<br />
dovrebbe essere qui».<br />
Si trovavano al centro <strong>de</strong>l vialetto principale<br />
e la nebbia era salita in breve tempo al<br />
punto che alle loro spalle si intuiva la mole<br />
<strong>de</strong>lla villa ma dove avrebbe dovuto esserci il<br />
cancello c’era solo una <strong>de</strong>nsa cortina fumosa.<br />
Rapi<strong>de</strong>, si profilarono di fronte a loro<br />
<strong>de</strong>lle sagome umane, senza fare un rumore.
781/960<br />
«Chi va là?», disse Jordan, muovendosi<br />
in avanti per fare da scudo alle ragazze.<br />
«Questa è un’abitazione privata, siete pregati<br />
di uscire».<br />
Erano quattro uomini e una donna, almeno<br />
in apparenza, si disse Sophia.<br />
Emergevano dalla nebbia e questa si diradava<br />
intorno come se quelle figure la<br />
stessero assorbendo per pren<strong>de</strong>re<br />
consistenza.<br />
«Dobbiamo cercare <strong>de</strong>l fuoco», disse<br />
Julian, a voce bassissima, e Jordan annuì.<br />
«Siamo qui per portare un messaggio».<br />
A parlare era stata una voce femminile<br />
sebbene la donna davanti a loro non avesse<br />
nemmeno mosso le labbra.<br />
Aveva gli occhi sbarrati in una muta espressione<br />
di terrore e dalla pelle si irradiavano<br />
refoli di nebbia che ren<strong>de</strong>vano<br />
sfocati i contorni <strong>de</strong>l corpo.<br />
Sophia prese un respiro profondo e parlò:<br />
«Che cosa volete? Ditecelo e andatevene».
782/960<br />
Era lei che volevano, lo sapeva, dopotutto<br />
era stata sempre certa che prima o poi<br />
avrebbe dovuto fare i conti con qualcosa che<br />
riguardava un’altra parte <strong>de</strong>lla sua natura.<br />
Si sforzò di pensare che condivi<strong>de</strong>va<br />
qualcosa con quelle creature, ma riusciva a<br />
malapena a trattenere l’orrore.<br />
«Sono posseduti», sussurrò Fay. «I <strong>de</strong>moni<br />
hanno preso i loro corpi e li stanno<br />
usando come fantocci».<br />
«Tu sei una Blackmore», disse ancora la<br />
donna. «Siamo qui per dire che non ci<br />
piegheremo a una nuova segregazione. Noi<br />
tratteremo soltanto con chi ci offrirà le condizioni<br />
più favorevoli e lui ci ha promesso la<br />
libertà».<br />
«Chi?», urlò Sophia. «Nessuno ha diritto<br />
a negoziare i termini <strong>de</strong>lla tregua con il<br />
Presidio se non i Blackmore».<br />
«Non più», disse la donna. «È arrivato il<br />
momento che i Blackmore si facciano da<br />
parte».
783/960<br />
Qualcosa di luminoso sibilò accanto<br />
all’orecchio di Sophia e andò a conficcarsi<br />
nel corpo <strong>de</strong>lla donna, che cad<strong>de</strong> al suolo<br />
senza emettere suono.<br />
«Sophia stai giù», a quell’ordine perentorio<br />
avvertì una spinta alle spalle e cad<strong>de</strong><br />
a terra. Sentì accanto a sé la presenza di Gabriel,<br />
la sua mano sul volto, per un momento.<br />
«Stai bene?», le domandò.<br />
Lei rispose con un cenno di assenso<br />
prima di ve<strong>de</strong>rlo lanciarsi in avanti, tenendo<br />
la spada alta sopra la testa con entrambe le<br />
mani.<br />
Il fen<strong>de</strong>nte si abbatté su uno <strong>de</strong>gli<br />
uomini che cad<strong>de</strong> accanto alla donna ma, al<br />
contrario di questa che giaceva priva di sensi<br />
in una pozza di sangue, evaporò.<br />
Gabriel estrasse la punta <strong>de</strong>lla spada che<br />
era rimasta conficcata a terra e si voltò ad affrontare<br />
un’altra creatura. Questa era alta<br />
quasi il doppio di un uomo normale e lo
784/960<br />
attaccò cercando di colpirlo alla testa e contemporaneamente<br />
alla mano <strong>de</strong>stra.<br />
Gli sbalzò la spada dalla mano e Gabriel<br />
riuscì a evitare un colpo po<strong>de</strong>roso spiccando<br />
un balzo all’indietro, dal quale ricad<strong>de</strong> con<br />
agilità, piegando le ginocchia, ai piedi di un<br />
albero.<br />
Trasse qualcosa da una tasca, un piccolo<br />
pugnale che volò nella notte e si piantò nella<br />
gola <strong>de</strong>lla creatura, la quale si portò entrambe<br />
le mani alla parte offesa e barcollò.<br />
Gabriel guardò verso l’alto e saltò di<br />
nuovo afferrandosi a un ramo sporgente, oscillò<br />
e poi si lasciò andare in avanti sferrando<br />
un calcio po<strong>de</strong>roso con entrambi i piedi.<br />
Sophia vi<strong>de</strong> che stringeva entrambe le<br />
mani al collo <strong>de</strong>lla creatura stando in ginocchio<br />
sul suo petto, vi<strong>de</strong> quella cosa dibattersi<br />
e poi spegnersi rapidamente sotto la sua<br />
presa.<br />
Gabriel si alzò per andare in soccorso di<br />
Jordan che aveva ingaggiato battaglia
usando un bastone al quale, in qualche<br />
modo, era riuscito ad appiccare il fuoco.<br />
«Ben fatto», gli disse, lasciandogli ca<strong>de</strong>re<br />
vicino un pugnale. «Prova con questo, è più<br />
efficace».<br />
In quel momento Fay urlò.<br />
Fu un urlo lacerante di terrore puro che<br />
ruppe la notte per poi spegnersi di colpo.<br />
* * *<br />
785/960<br />
«Fay!».<br />
Caroline si lanciò verso la sorella, ma<br />
Dray<strong>de</strong>n le fu subito addosso per fermarla e<br />
quella scoppiò in lacrime ve<strong>de</strong>ndo Fay scomparire<br />
sotto due possenti figure nere.<br />
Subito sia Justin che Gabriel corsero<br />
verso di lei, ma erano troppo lontani. Il grido<br />
di Fay morì in un silenzio ancora più
786/960<br />
raccapricciante e Sophia sentì due grosse lacrime<br />
scen<strong>de</strong>rle lungo le guance.<br />
Poi qualcosa scintillò nella notte, tracciando<br />
una linea chiara nella nebbia sempre<br />
più fitta. Era Julian, che stringeva con entrambe<br />
le mani la spada di Gabriel.<br />
«Lasciala», gridò Gabriel. «Getta via la<br />
spada immediatamente o ti brucerà le mani<br />
fino all’osso».<br />
Julian non gli rispose: era concentrato<br />
sul suo bersaglio verso il quale si lanciò con<br />
un grido.<br />
La prima creatura che colpì scomparve<br />
nella nebbia, ma davanti alla seconda Julian<br />
parve esitare, allora Gabriel corse in avanti<br />
con il pugnale stretto nella <strong>de</strong>stra, scostò<br />
Julian e affondò la lama nella spalla <strong>de</strong>ll’altro<br />
che cad<strong>de</strong> in ginocchio gridando e subito<br />
perse i sensi.<br />
«È umano», disse Julian, scosso. «L’altro<br />
non lo era».
787/960<br />
Gabriel si rialzò. «Queste armi sono forgiate<br />
dall’Ordine <strong>de</strong>lla Croce. L’unico modo<br />
di tramortire il <strong>de</strong>mone che pren<strong>de</strong> possesso<br />
<strong>de</strong>ll’umano è colpirlo con una di queste armi.<br />
Noi non siamo esorcisti né Evocatores, non<br />
possiamo fare altro».<br />
Fay piangeva in silenzio lì accanto, era<br />
spaventata a morte ma sembrava illesa. Julian<br />
restituì la spada a Gabriel che la prese con<br />
una mano e con l’altra gli afferrò il polso rigirandogli<br />
il palmo verso l’alto.<br />
«Pru<strong>de</strong> un poco», ammise Julian. «Ma<br />
non brucia. Ho agito d’istinto».<br />
Il palmo e le dita erano solo arrossati<br />
dove avevano stretto l’elsa <strong>de</strong>lla spada.<br />
Gabriel annuì. «Vuol dire che anche tu<br />
sei <strong>de</strong>stinato alla Croce. Ma ora andiamo, ci<br />
sarà tempo per questo».<br />
Justin si stava precipitando verso di loro<br />
con Sophia alle calcagna.<br />
«Ne arrivano altri», disse. «Sono tutti intorno<br />
alla villa. Jordan e Carol hanno trovato
788/960<br />
<strong>de</strong>lla legna da bruciare e il fuoco li tiene a<br />
distanza, ma non c’è molto che possiamo<br />
fare».<br />
«Vado avanti», disse Gabriel. «Cercherò<br />
di aprirvi un varco».<br />
«No!», Sophia si gettò in avanti e gli afferrò<br />
una mano. «Non puoi dire sul serio. Ti<br />
ucci<strong>de</strong>ranno».<br />
Lui la guardò e, inaspettatamente, sorrise.<br />
Si liberò con <strong>de</strong>licatezza <strong>de</strong>lla sua<br />
stretta.<br />
«Non mi accadrà nulla», disse. «Ho<br />
questa a proteggermi», e si toccò la spalla<br />
poco sopra il tatuaggio, poi corse via.<br />
Gli altri lo seguirono, Julian che teneva<br />
Fay per la vita e Justin che lanciava a Sophia<br />
<strong>de</strong>lle occhiate strane senza però dire nulla.<br />
All’altezza <strong>de</strong>l viale d’ingresso udirono<br />
un nitrire di cavalli e vi<strong>de</strong>ro <strong>de</strong>lle luci baluginare<br />
nella nebbia.<br />
Per un momento Sophia sentì il cuore<br />
fermarsi per il terrore, poi sentì una voce.
789/960<br />
«Siamo salvi», esclamò Caroline. «Sono i<br />
Frati Neri».
37.<br />
Alle soglie <strong>de</strong>lla nebbia<br />
I monaci <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Spada<br />
smontarono dai cavalli, la Fi<strong>de</strong>s Armata scintillava<br />
sugli sparati <strong>de</strong>lle divise militari, accesa<br />
dalla presenza <strong>de</strong>lle creature <strong>de</strong>l<br />
Presidio.<br />
Senza scambiarsi una parola si disposero<br />
a semicerchio, fen<strong>de</strong>ndo le nebbie senza che i<br />
nemici osassero avvicinarsi alla loro luce.<br />
Un cavaliere dai lunghi capelli biondi si<br />
staccò dal gruppo e, più veloce di un pensiero,<br />
fu subito al fianco di Sophia.<br />
«Principessa», disse Erin Shezare. «Il<br />
comandante Lasaire mi ha mandato per tenerti<br />
al sicuro».
791/960<br />
Esausta, Sophia avrebbe voluto appoggiarsi<br />
al braccio di Erin e lasciarsi sostenere,<br />
ma era troppo in ansia per riuscirci.<br />
Si divincolò dal suo braccio e raggiunse il<br />
cancello, oltre il quale i Frati Neri stavano<br />
sollevando le loro insegne che, ricolme di<br />
luce divina, diradavano le nebbie.<br />
Vi<strong>de</strong> la schiera di creature <strong>de</strong>l Presidio,<br />
una massa informe e solo vagamente antropomorfa,<br />
gettarsi contro i confini di luce<br />
tracciati dalle armi <strong>de</strong>i Frati Neri.<br />
Li vi<strong>de</strong> muoversi senza poterli varcare,<br />
udì il loro ringhio di protesta simile a quello<br />
<strong>de</strong>lle fiere in gabbia, poi la foschia si ritirò<br />
con la stessa rapidità con cui era salita.<br />
Stava per abbandonarsi al sollievo<br />
quando vi<strong>de</strong> un movimento fulmineo alla<br />
propria sinistra: Gabriel, con la spada<br />
sguainata e lo sguardo <strong>de</strong>terminato, si gettò<br />
oltre la zona di sicurezza tracciata dai Frati<br />
Neri dritto nelle nebbie.
792/960<br />
Gridò, disperata, e fece per seguirlo, ma<br />
Erin Shezare la trattenne risolutamente per<br />
le braccia.<br />
«Erin», urlò, in preda all’isteria. «Vai da<br />
lui, non lasciare che gli facciano <strong>de</strong>l male».<br />
«Erin», la voce di London Lasaire si<br />
distinse, nitida, sopra il pianto di Sophia.<br />
«Vai».<br />
Sophia allontanò da sé Jordan che cercava<br />
di pren<strong>de</strong>rla per un braccio e si gettò<br />
contro le sbarre <strong>de</strong>l cancello, aggrappata a<br />
esse, in trappola.<br />
Attraverso le sbarre vi<strong>de</strong> Gabriel ingaggiare<br />
battaglia con una figura che aveva<br />
forma umana e artigli di lupo.<br />
Il ragazzo cercò di schivare una zampata<br />
che però gli sfiorò il petto, lacerandogli la<br />
camicia sul davanti, poi spiccò un salto e atterrò<br />
con entrambe le ginocchia sul torace<br />
<strong>de</strong>l suo avversario. Sollevò in alto la spada e<br />
gliela puntò alla gola, poi urlò: «Chi ti
793/960<br />
manda? Dammi un nome e io ti lascerò andare<br />
con un messaggio da riferirgli».<br />
Accad<strong>de</strong> tutto molto rapidamente:<br />
un’ombra si staccò dalla zona indistinta dove<br />
si erano rifugiate le nebbie e piombò alle<br />
spalle di Gabriel.<br />
Artigli di metallo scintillarono nel buio a<br />
un soffio dalla schiena <strong>de</strong>l ragazzo, ma con<br />
un fen<strong>de</strong>nte così rapido da essere a stento<br />
percettibile Erin Shezare intervenne<br />
mandando la creatura ululante di dolore a<br />
rintanarsi di nuovo nel buio.<br />
Gabriel affondò la spada nel corpo<br />
<strong>de</strong>ll’avversario e si rialzò lasciandolo ad agonizzare<br />
in silenzio prima di dissolversi.<br />
Le nebbie si ritrassero alla luce bene<strong>de</strong>tta<br />
<strong>de</strong>lla Fi<strong>de</strong>s Armata, lasciando solo<br />
l’erba scintillante di umidità e una dozzina di<br />
corpi riversi.<br />
Gabriel ritornò lentamente verso i cancelli<br />
<strong>de</strong>lla villa, aveva la camicia strappata e
794/960<br />
una traccia di sangue sulla guancia, ma non<br />
sembrava ferito.<br />
Sophia gli corse incontro, incurante di<br />
tutta la gente che avevano intorno, aveva lacrime<br />
secche sul viso e batteva gli occhi per<br />
disper<strong>de</strong>re quelle che le offuscavano la vista.<br />
«Stavo per morire di paura», gli disse,<br />
con voce tremante.<br />
Allora lui le sorrise, un sorriso lento e arrogante<br />
rivolto a lei sola, e rispose: «Non<br />
<strong>de</strong>vi, non quando si tratta di me».<br />
Forse le lesse nello sguardo il bisogno<br />
straziante di toccarlo, forse semplicemente lo<br />
condivi<strong>de</strong>va: le tese un braccio e lei si gettò<br />
contro il suo petto, cingendogli la vita con<br />
tutta la forza che aveva.<br />
Gabriel piantò al suolo la spada che rimase<br />
lì a oscillare mentre la stringeva a sé,<br />
chiu<strong>de</strong>ndola tra i confini sicuri <strong>de</strong>l suo<br />
abbraccio.
* * *<br />
795/960<br />
«Sophia, sembri un animale in gabbia»,<br />
disse Cain osservando la sorella fare su e giù<br />
per la stanza senza pace.<br />
«È quello che sono in fondo», disse lei.<br />
«Ho l’ordine di non lasciare nemmeno<br />
questa stanza, come se tutto quello che è successo<br />
fosse stata colpa mia».<br />
«Nessuno pensa che sia colpa tua».<br />
«In ogni caso sono in prigione».<br />
Cain ebbe il buon senso di non replicare.<br />
Rimase a osservarla per un minuto buono,<br />
poi appoggiò il mento sulle braccia conserte<br />
e nei suoi occhi felini si accese una scintilla<br />
di malizia.<br />
«Tu e Gabriel Stuart?», domandò. «Sono<br />
offeso. Perché non sono stato il primo a<br />
saperlo?».<br />
Sophia si fermò e alzò le spalle. «Non c’è<br />
niente da sapere. Non doveva nemmeno<br />
iniziare».
796/960<br />
Cain fece un sorriso misterioso. «C’era<br />
un solo ragazzo che non era saggio guardare<br />
e ancora meno saggio era che lui guardasse<br />
te».<br />
«È stata tutta colpa mia, lui non ha fatto<br />
nulla».<br />
Ammetterlo le procurava una stretta di<br />
angoscia allo stomaco. Inquieta riprese a<br />
camminare per la stanza come se non avesse<br />
abbastanza spazio da percorrere per sfogare<br />
la propria frustrazione.<br />
«Sei innamorata?».<br />
Sophia lo guardò. «Tu sei innamorato di<br />
Adrian?».<br />
Lo sguardo di Cain si fece più pensoso e<br />
profondo, un sorriso lieve come un sogno gli<br />
sfiorò le labbra.<br />
Rimase immobile, ma intorno a loro le<br />
ombre palpitarono di riflesso alle emozioni<br />
<strong>de</strong>l loro padrone.<br />
«Il volto di Adrian è il mio primo ricordo.<br />
La mia morte e la mia vita iniziano e
797/960<br />
terminano con lui», disse, quando Sophia era<br />
certa che non avrebbe risposto. «Sarà così<br />
per sempre».<br />
Lei annuì: se aveva imparato qualcosa,<br />
era il sentirsi morire guardando negli occhi<br />
una persona.<br />
Un breve e <strong>de</strong>ciso bussare alla porta <strong>de</strong>l<br />
salotto annunciò l’ingresso di Ashton.<br />
«Sophia», disse, senza per<strong>de</strong>rsi in preamboli,<br />
«abbiamo <strong>de</strong>ciso che per te è troppo<br />
pericoloso restare in città. Domani all’alba<br />
partirai, Jordan Van<strong>de</strong>mberg ti<br />
accompagnerà».<br />
Sophia rimase senza parole per un momento,<br />
cercando di orientarsi, poi sbottò.<br />
«No».<br />
«No?».<br />
Non avrebbe potuto giurarlo ma dietro il<br />
sorriso indulgente di Ashton Blackmore poteva<br />
nascon<strong>de</strong>rsi abilmente una certa<br />
irritazione.
798/960<br />
Tornò con la mente a quando avrebbe<br />
fatto qualsiasi cosa pur di compiacerlo e<br />
qualsiasi bravata pur di attirare anche se per<br />
poco la sua attenzione su di sé.<br />
«No», ribadì. «Ma, ammesso che io<br />
possa avere questa curiosità, dove inten<strong>de</strong>resti<br />
mandarmi come un banale bagaglio<br />
ingombrante?».<br />
Cain emise una risatina stupefatta.<br />
«Guai», sospirò, piano, tra sé.<br />
«Andrai ad Al<strong>de</strong>nor, a stare con i genitori<br />
di Lady Eloise fino a che le cose non si<br />
saranno appianate», disse Ashton, calmo.<br />
«Sophia, ti chiedo di essere ragionevole.<br />
Bryce sta arrivando, ma ne abbiamo parlato<br />
tempo fa e so che anche lui è d’accordo che,<br />
nell’eventualità di un serio pericolo per la tua<br />
persona, la <strong>de</strong>cisione migliore sarebbe stata<br />
rimandarti a casa».<br />
«Quella non è casa mia!».<br />
Ashton sollevò un sopracciglio, niente affatto<br />
turbato dalla sua esplosione emotiva.
799/960<br />
«Ciò che intendo dire», spiegò Sophia,<br />
ritrovando il controllo, «è che sarò sempre<br />
grata ai Van<strong>de</strong>mberg e ad Al<strong>de</strong>nor per<br />
avermi dato il loro sostegno e un luogo in cui<br />
crescere al sicuro, ma a<strong>de</strong>sso le cose sono<br />
cambiate. Anche se non ho avuto un’investitura<br />
ufficiale, io non credo sarebbe una<br />
mossa politica accorta inviarmi in un paese<br />
straniero al primo accenno di pericolo».<br />
«Non ha tutti i torti», disse Cain,<br />
sottovoce.<br />
«Sophia», la voce di Ashton si addolcì.<br />
«Preferisci andare dai Granville? Nanà<br />
sarebbe felice di trascorrere <strong>de</strong>l tempo con te<br />
in Valdyer».<br />
«Ancora una volta, no», rispose Sophia.<br />
«Se dovrò muovermi da qui sarà solo per andare<br />
ad Altieres, in caso contrario, dovrete<br />
portarmi via con la forza».<br />
Sollevò il mento e gli rivolse un’occhiata<br />
di sfida.
800/960<br />
«Come preferisci», disse Ashton. «Permettimi<br />
solo di organizzare le cose con la tua<br />
scorta».<br />
Quando fu uscito, Cain guardò la sorella.<br />
«Cedi così? In fondo non hai ottenuto quasi<br />
niente».<br />
Sophia chiuse gli occhi per un momento,<br />
quando li riaprì erano pieni di tristezza.<br />
«Non posso vincere contro di loro, ma ho<br />
guadagnato tempo. C’è una cosa che <strong>de</strong>vo<br />
fare prima che mi mandino in qualche posto<br />
dove sarò sorvegliata a vista. Devi aiutarmi».<br />
Cain si alzò, pronto. «Molto volentieri,<br />
sorellina. Scommetto che vuoi ve<strong>de</strong>re Gabriel<br />
Stuart».<br />
A sentire pronunciare quel nome, una<br />
fitta di dolore le tolse la capacità di respirare.<br />
La sofferenza le dilagava <strong>de</strong>ntro e lei, con un<br />
gesto inconsapevole, si passò una mano sul<br />
petto per tentare di lenirla.<br />
«No», disse, con la voce arrochita dal<br />
dispiacere. «Ma ha a che fare con lui. Devo
liberarlo, visto che non so se e quando potrò<br />
più rive<strong>de</strong>rlo».<br />
* * *<br />
801/960<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> si tolse gli occhiali e<br />
li mise da parte.<br />
«Non avrei mai pensato, in tutta la mia<br />
vita, di poter tenere tra le mani una simile<br />
meraviglia, per questo vi ringrazio».<br />
Ashton Blackmore protese una mano per<br />
pren<strong>de</strong>re quella sottile e fragile <strong>de</strong>ll’anziana<br />
insegnante e la sfiorò con un bacio<br />
rispettoso.<br />
«Siamo noi a ringraziarvi per averci concesso<br />
l’aiuto <strong>de</strong>lla vostra immensa<br />
conoscenza».<br />
Il sorriso di Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> sembrava<br />
quello di una ragazzina.
802/960<br />
Era la Decana <strong>de</strong>llo Studium, l’insegnante<br />
più anziana ed eminente, e da oltre<br />
cinquant’anni dirigeva la sezione di studi<br />
storici.<br />
Parlava una dozzina di lingue e altrettanti<br />
dialetti ed era l’unica studiosa rimasta a<br />
poter interpretare una pergamena vergata in<br />
una lingua ormai perduta.<br />
Stephen Eldrige la guardava con<br />
quell’aria intensa, leggermente frustrata di<br />
quando osservava un meccanismo perfetto e<br />
<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava solo scoprire come funzionasse.<br />
«Signor Eldrige», disse lei, accorgendosi<br />
<strong>de</strong>l suo sguardo. «Sarò lieta di continuare<br />
personalmente le nostre lezioni di lingue antiche.<br />
I vostri progressi sono stupefacenti e<br />
presto non basteranno soltanto i miei assistenti<br />
per insegnarvi».<br />
Stephen annuì come sempre faceva: nessuna<br />
presunzione, solo una mera constatazione<br />
<strong>de</strong>lle proprie capacità.
803/960<br />
«Avete stabilito con esattezza di cosa si<br />
tratta?», domandò Axel Van<strong>de</strong>mberg, riportando<br />
con tatto la conversazione all’argomento<br />
che premeva loro.<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> annuì e avvicinò una<br />
lente d’ingrandimento montata in oro alle<br />
pergamene di fronte a lei, vergate in caratteri<br />
riccioluti e <strong>de</strong>licati, più simili a fregi che a<br />
parole.<br />
«Si tratta di un antichissimo poema<br />
epico di cui fino al momento si posse<strong>de</strong>vano<br />
soltanto <strong>de</strong>i frammenti che avevano permesso<br />
di intuirne solo in parte il contenuto e,<br />
mi rendo conto in questo momento, siamo<br />
stati per secoli ben lungi dal capirne il valore<br />
e la portata».<br />
Alzò gli occhi su Ashton Blackmore. «La<br />
storia <strong>de</strong>lla vostra stirpe umana e di sangue,<br />
di come la vostra antenata divina abbia diviso<br />
le terre <strong>de</strong>gli umani da quelle <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni,<br />
permettendo a due razze di vivere<br />
senza distruggersi, è contenuta in un
804/960<br />
documento simile. Sono avvenimenti così<br />
lontani che è quasi impossibile stabilire dove<br />
inizi la storia e finisca il mito, ma la simbologia<br />
affascinante <strong>de</strong>i documenti a cui sono affidati<br />
ci ha permesso di ricostruire sprazzi<br />
<strong>de</strong>lla nostra storia antichi di millenni, che altrimenti<br />
sarebbero andati perduti».<br />
Abbassò lo sguardo sulle pergamene. Il<br />
gesto con cui toccò il bordo finemente miniato<br />
di una di esse rasentava la venerazione.<br />
«Quanto voi avete ritrovato è doppiamente<br />
stupefacente perché si tratta di una<br />
copia completa al punto da contenere anche<br />
illustrazioni».<br />
Indicò un motivo <strong>de</strong>lla miniatura, un<br />
falco il cui piumaggio formava una preziosa<br />
cornice d’oro autentico, poi le sue dita si<br />
mossero con leggerezza fino alla mappa su<br />
cui era caduta la loro attenzione la notte <strong>de</strong>l<br />
ritrovamento.<br />
«Tutto questo ci permette di annodare<br />
<strong>de</strong>i fili di storia che fino a questo momento
805/960<br />
consi<strong>de</strong>ravamo separati o dal legame troppo<br />
esile per essere attendibile», disse Domina<br />
Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Voi sapete che molte <strong>de</strong>lle Fraternitates<br />
stu<strong>de</strong>ntesche, di cui ancora oggi<br />
persone come il Principe Axel conservano le<br />
tradizioni, hanno un’origine talmente antica<br />
da essere a stento documentata».<br />
«L’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave, almeno che io<br />
sappia, è la più antica, risale agli albori <strong>de</strong>llo<br />
Studium», disse Axel.<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> annuì. «Il vostro<br />
primato non è in pericolo, Princeps, ma alcune<br />
<strong>de</strong>lle confraternite erano preesistenti<br />
allo Studium, per il semplice fatto che non<br />
avevano ancora a che fare con esso ma si<br />
trattava piuttosto di ordini cavallereschi».<br />
Tacque un momento, poi riprese, scegliendo<br />
le parole con cura. «Abbiamo una<br />
storia lunga e complicata, che in gran parte<br />
si intreccia con quella di razze ormai estinte<br />
e terre perdute. C’è stato un tempo in cui gli<br />
ordini cavallereschi erano un vero e proprio
inquadramento militare e non un titolo<br />
onorifico, come può succe<strong>de</strong>re a<strong>de</strong>sso in<br />
tempi di pace. È accaduto inoltre che questi<br />
ordini abbiano mutato scopo e si siano integrati,<br />
nel corso <strong>de</strong>gli anni, alla società che è<br />
nata intorno allo Studium cittadino, e siano<br />
così divenuti confraternite stu<strong>de</strong>ntesche. È il<br />
caso <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Croce, per esempio o,<br />
in questo caso, <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna».<br />
* * *<br />
806/960<br />
«Quando tutti noi pensiamo alla Fraternitas<br />
che porta questo nome, abbiamo<br />
come immagine una penna d’oro che alcuni<br />
pensano essere un emblema <strong>de</strong>lla scrittura<br />
ma, dagli studi condotti e ora da queste<br />
meravigliose pergamene, posso <strong>de</strong>durre che<br />
la simbologia stia piuttosto a indicare un<br />
potere antichissimo che gli umani hanno
807/960<br />
acquisito su una razza di origini sconosciute<br />
che al momento è confinata in una sola zona<br />
<strong>de</strong>lla città».<br />
«Il potere che gli Evocatores hanno sul<br />
Presidio», mormorò Ashton. «Si è sempre<br />
trattato di questo».<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> fece un cenno di assenso.<br />
«Parte di quanto vi dirò più essere mito<br />
e parte può dirsi storia. Ribadisco che non<br />
sapremo mai, allo stato attuale <strong>de</strong>i documenti,<br />
quale sia l’uno e quale sia l’altra.<br />
Questo poema è ambientato in una <strong>de</strong>lle<br />
epoche in cui il continente era <strong>de</strong>vastato<br />
dalle guerre e in cui i riferimenti geografici<br />
che conosciamo a<strong>de</strong>sso non erano neppure<br />
un’i<strong>de</strong>a nella mente <strong>de</strong>gli statisti. Valdyer,<br />
Ravyel, Al<strong>de</strong>nor erano soltanto nomi di<br />
luoghi che cambiavano estensione e ordinamento,<br />
da Stato a provincia a impero nel giro<br />
di un <strong>de</strong>cennio, senza che nessuno schieramento<br />
riuscisse a pren<strong>de</strong>re il sopravvento<br />
sugli altri. Anche voi siete troppo giovane per
808/960<br />
avere visto tutto questo», aggiunse, rivolta<br />
ad Ashton, con un’ombra di civetteria nella<br />
voce.<br />
«Si tratta di avvenimenti prece<strong>de</strong>nti<br />
anche alla storica divisione <strong>de</strong>ll’Impero in<br />
province a opera di Re Fergus», disse poi,<br />
volgendosi verso Axel. «Divisione che Jordan<br />
III avrebbe reso <strong>de</strong>finitiva affidando le Nove<br />
Nazioni ai suoi vassalli e creando <strong>de</strong>i regni<br />
indipen<strong>de</strong>nti».<br />
Axel annuì. «In altre parole, qui comincia<br />
il mito, vero?».<br />
Lo sguardo di Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> scintillò<br />
di pura <strong>de</strong>lizia. «Esatto. Accad<strong>de</strong> infatti<br />
che il rampollo di una nobile famiglia riuscisse<br />
in un’impresa che sarebbe divenuta leggenda<br />
e avrebbe fornito materiale per la poetica<br />
di interi secoli: strappò una penna d’oro<br />
al leggendario falco aureo, una creatura mitologica<br />
di cui si ravve<strong>de</strong> la somiglianza in<br />
un’antichissima specie ormai estinta da<br />
secoli».
809/960<br />
«Questo lo avevo capito», disse Stephen,<br />
per metà compiaciuto e per metà impaziente.<br />
«Ho trovato vecchi calchi di quel particolare<br />
tipo di penna e sono riuscito a risalire alla<br />
specie».<br />
«Molto bene, signor Eldrige» disse Domina<br />
Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Il falco aureo sembra fosse<br />
originario di questa zona», proseguì indicando<br />
un punto sulla mappa.<br />
«Mea Domina, credo di non compren<strong>de</strong>re»,<br />
disse Axel, cortese. «Questa, anticamente,<br />
non era Altieres?».<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> scosse il capo. «Sì e<br />
no», rispose. «Il territorio odierno corrispon<strong>de</strong><br />
senza dubbio alla mo<strong>de</strong>rna Altieres,<br />
ma a quel tempo sembra che avesse un’estensione<br />
diversa e che, in altre parole, compren<strong>de</strong>sse<br />
luoghi che a<strong>de</strong>sso non esistono<br />
più».<br />
L’immobilità di Ashton Blackmore era<br />
assoluta, era la particolare assenza di movimento<br />
che solo la morte poteva conferire.
810/960<br />
Axel aveva imparato che quello era il suo<br />
modo di nascon<strong>de</strong>re i sentimenti più<br />
violenti.<br />
«Questo significa», disse Ashton, «che è<br />
esistita davvero una Decima Nazione».
38.<br />
L’Ordine <strong>de</strong>lla Penna<br />
«È esistita», rispose Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>.<br />
«Si trovava a sud di Altieres e al momento<br />
posso ipotizzare che l’ultima testimonianza<br />
rimasta di quello che un tempo era uno Stato<br />
siano le Piccole e le Grandi Isole al largo<br />
<strong>de</strong>lla costa di Altieres».<br />
«Il reame sommerso <strong>de</strong>lle ballate <strong>de</strong>i<br />
pescatori», mormorò Ashton. «La città che<br />
ha come cielo la superficie <strong>de</strong>l mare».<br />
«Le leggen<strong>de</strong> popolari ancora una volta<br />
hanno più senso di quanto possiamo immaginare»,<br />
l’anziana insegnante sorrise.<br />
«Avreste mai <strong>de</strong>tto che qualcosa di così fantastico<br />
come una terra sommersa fosse esistita<br />
davvero? Secondo queste», picchiettò<br />
un dito sul foglio dove era tracciata la
812/960<br />
mappa, «è esistita e la famiglia reale aveva<br />
un figlio, Laurys, che riuscì a staccare una<br />
penna al leggendario falco d’oro, e con<br />
questa si conquistò il diritto di comandare<br />
un esercito di creature così potenti e malvagie<br />
che il popolo le <strong>de</strong>finiva semplicemente<br />
“<strong>de</strong>moni”».<br />
«Le creature <strong>de</strong>l Presidio».<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> fece un altro cenno<br />
di assenso. «I Presidiales, coloro che abitano<br />
il Praesidium Libertatis».<br />
«Il Presidio <strong>de</strong>lla Libertà?», disse<br />
Ashton. «La mia divina antenata liberò gli<br />
uomini dalla loro forza distruttiva, non il<br />
contrario».<br />
«Ma la nostra», rispose pronta Domina<br />
Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>, «dopotutto è la storia scritta<br />
dalla parte <strong>de</strong>i vincitori. In ogni caso il nome<br />
<strong>de</strong>l Presidio <strong>de</strong>riva da questo, ma ci arriveremo<br />
più avanti, quando questo mito andrà<br />
a intrecciarsi con quello <strong>de</strong>lla Rosa di<br />
Blackmore».
813/960<br />
«Vi prego, signora, di proce<strong>de</strong>re secondo<br />
uno schema che possiamo seguire anche noi<br />
che non abbiamo un briciolo <strong>de</strong>lla vostra<br />
conoscenza», disse Axel. «Questa storia è essenziale<br />
per compren<strong>de</strong>re qualcosa di più<br />
gran<strong>de</strong> che si sta svolgendo nel segreto».<br />
«Il Principe Laurys Duplessis divenne un<br />
comandante supremo <strong>de</strong>ll’esercito più<br />
temibile di cui si avesse memoria: creature<br />
forti come dieci uomini, capaci di rapire<br />
un’anima e sottrarle il corpo, indifferenti al<br />
dolore e alla stanchezza. La penna d’oro gli<br />
conferiva questo immenso potere, per questo<br />
motivo fondò l’Ordine <strong>de</strong>i Cavalieri <strong>de</strong>lla<br />
Penna d’Oro che riuniva sotto il suo stendardo<br />
i generali investiti da lui <strong>de</strong>l me<strong>de</strong>simo<br />
potere».<br />
«Il potere di governare le creature <strong>de</strong>l<br />
Presidio», disse Ashton. «Di evocarle e scacciarle,<br />
di piegarle ai suoi ordini».<br />
«Il potere <strong>de</strong>gli Evocatores», disse<br />
Stephen Eldrige.
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> sollevò un dito.<br />
«Certamente. L’unica facoltà che era loro<br />
preclusa era quella di distruggerle, ma i<br />
Presidiales erano interamente ai loro<br />
ordini».<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg era pallido.<br />
«Duplessis, avete <strong>de</strong>tto?».<br />
Il suo tono era talmente agitato che<br />
Stephen e Ashton si voltarono a guardarlo,<br />
Axel invece non staccava lo sguardo febbrile<br />
dal volto placido di Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> che<br />
annuì.<br />
«Era il suo nome. Duplessis, <strong>de</strong>l principato<br />
di Lanchale».<br />
* * *<br />
814/960<br />
«Desi<strong>de</strong>rate fare una pausa?», disse<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>, interpretando l’evi<strong>de</strong>nte
815/960<br />
turbamento di Axel come un segno di<br />
stanchezza.<br />
Fece un cenno a uno <strong>de</strong>gli scrivani che<br />
stavano a fianco in silenzio, il quale si<br />
dileguò e fece ritorno poco dopo con un vassoio<br />
di calici di vino.<br />
«Vi prego di scusarmi, signora», disse<br />
Axel rigirandosi un bicchiere tra le dita.<br />
«Non vi interromperò più».<br />
«Il blasone <strong>de</strong>i Lanchale portava <strong>de</strong>lla<br />
margherite d’oro in campo blu», continuò<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Da quando il Principe<br />
Laurys conquistò la penna d’oro, Lanchale<br />
acquisì il diritto di avere sulle sue insegne<br />
anche il falco d’oro».<br />
Le dita <strong>de</strong>lla donna si mossero, sicure, da<br />
un semplice scudo su cui spiccava una margherita<br />
stilizzata a una sontuosa incisione<br />
dove un falco d’oro dalle ali spiegate teneva<br />
tra gli artigli una margherita d’oro.
816/960<br />
Lo sguardo di Axel si spostò su un altro<br />
disegno, uno scettro lungo e molto elaborato<br />
che sembrava di oro massiccio.<br />
«Lo scettro di Lanchale», disse Domina<br />
Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Secondo il mito e il poema contenuto<br />
nelle pergamene contiene la piuma<br />
d’oro che conferisce il potere sui <strong>de</strong>moni.<br />
Non è il solo oggetto leggendario con cui ci<br />
troviamo a che fare».<br />
Il suo sguardo intercettò per un momento<br />
quello di Ashton Blackmore e sorrise,<br />
abbassandolo subito: non era pru<strong>de</strong>nte nemmeno<br />
per un’insegnante di quasi cento anni<br />
incrociare gli occhi di un redivivo.<br />
«La Fi<strong>de</strong>s Armata, la leggendaria spada<br />
custodita dalla vostra famiglia, con cui la<br />
Rosa di Blackmore divise le terre <strong>de</strong>gli umani<br />
dalle terre <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni».<br />
Ashton annuì. «La tradizione <strong>de</strong>l suo<br />
potere è sempre viva nell’Ordine <strong>de</strong>lla Spada,<br />
che ora come allora ha il compito di salvaguardare<br />
la tregua».
817/960<br />
«Il poema narra», proseguì Domina<br />
Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>, «che una volta acquisita la signoria<br />
su quel formidabile esercito, Lanchale<br />
mosse guerra al resto <strong>de</strong>l continente che rispose<br />
con altrettanta violenza e spiegamento<br />
di forze umane e sovrannaturali, tali da provocare<br />
severi cataclismi che scossero la terra<br />
e rischiarono di portare alla distruzione il<br />
nostro mondo. Uno di essi fece sprofondare<br />
nel mare la parte <strong>de</strong>l Continente corrispon<strong>de</strong>nte<br />
a Lanchale, lasciando soltanto bran<strong>de</strong>lli<br />
di terra che ora formano un arcipelago. Il<br />
resto è ciò che oggi chiamiamo Altieres».<br />
«Quindi possiamo ipotizzare che gli<br />
Evocatores sono ciò che rimane <strong>de</strong>lla discen<strong>de</strong>nza<br />
<strong>de</strong>i Cavalieri <strong>de</strong>lla Penna d’Oro?»,<br />
domandò Stephen. «Ho condotto alcune<br />
ricerche partendo dagli scritti che Dominus<br />
Avicemnius ha lasciato nel suo dipartimento<br />
alla Societas di Medicina. Dalle genealogie<br />
che aveva tracciato ho <strong>de</strong>dotto che molti<br />
Evocatores avessero remotissimi legami
818/960<br />
familiari con stirpi ormai estinte provenienti<br />
dal sud <strong>de</strong>l Continente».<br />
«Questa pergamena», disse Domina<br />
Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>, «spiega come avviene l’investitura:<br />
lo scettro tocca il candidato per risvegliare<br />
<strong>de</strong>ntro di lui il potere, perché soltanto<br />
un discen<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>i Duplessis lo possie<strong>de</strong> per<br />
diritto di nascita. Ma ciò che rimane <strong>de</strong>l<br />
sangue <strong>de</strong>i Duplessis può essere ovunque, gli<br />
Evocatores hanno avuto una storia<br />
travagliata, sono stati perseguitati e messi al<br />
rogo, rinchiusi nei conventi e, per questo,<br />
sono quasi estinti. Se ne conta al massimo<br />
uno ogni generazione e non si sa mai in<br />
quale punto <strong>de</strong>l Continente potrebbe fare la<br />
sua comparsa».<br />
«Tranne nella scorsa generazione», disse<br />
Ashton sottovoce. «Quando se ne manifestarono<br />
addirittura tre, che erano, per coinci<strong>de</strong>nza,<br />
molto amici tra loro».<br />
«Vorrei terminare il mio racconto, poi<br />
potrete trarne le vostre conclusioni», disse
819/960<br />
Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Tra poco sorgerà il<br />
sole e ho la prima lezione <strong>de</strong>l mattino. Anche<br />
voi, Lord Blackmore, dovete mettervi al riparo<br />
dal sole».<br />
«Vi abbiamo sottratto l’intera notte»,<br />
disse Ashton, con dolcezza. «Ma ciò che<br />
avete fatto per noi è inestimabile».<br />
La donna scosse il capo. «Alla mia età la<br />
necessità di dormire diminuisce, quella di<br />
vivere invece aumenta. È a questo punto che<br />
la storia <strong>de</strong>i Duplessis di Lanchale si incrocia<br />
con quella <strong>de</strong>l Blackmore», proseguì.<br />
«Quando Lanchale sprofondò nel mare era<br />
ormai chiaro il rischio che la razza umana e i<br />
<strong>de</strong>moni si annientassero a vicenda. Il pericolo<br />
era tale che una <strong>de</strong>a misericordiosa <strong>de</strong>cise<br />
di intervenire.<br />
Ciò che restava <strong>de</strong>ll’esercito sovrannaturale<br />
di Lanchale si ritirò nella zona centrale<br />
<strong>de</strong>l continente dove sorgeva quella che<br />
sarebbe diventata la Vecchia Capitale che, a<br />
quel tempo, erano solo gruppi di case sorte
820/960<br />
intorno ad accampamenti militari ostili gli<br />
uni agli altri. La zona che a<strong>de</strong>sso chiamiamo<br />
la “Citta<strong>de</strong>lla” era quella dove si erano<br />
acquartierati i soldati di Lanchale.<br />
La Rosa di Blackmore avanzò sulla terra<br />
intrisa di sangue su cui il sole stava per tramontare<br />
per sempre», il tono di Domina<br />
prese la ca<strong>de</strong>nza arcaica di un’antica ballata.<br />
«La Spada di Blackmore era nella sua <strong>de</strong>stra<br />
e i suoi morti pronti a incarnarsi nella vita<br />
eterna», il suo sguardo si spostò su Ashton.<br />
«Allora l’esercito <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni si asserragliò<br />
sulle spon<strong>de</strong> <strong>de</strong>l fiume, nel luogo che si<br />
chiamò Praesidium Libertatis perché era l’ultimo<br />
avamposto da cui combattere per non<br />
essere rinchiusi. Ma la Rosa di Blackmore<br />
separò quel pezzo di terra isolandola al<br />
centro <strong>de</strong>l fiume e lasciando solo uno stretto<br />
accesso che avrebbero potuto varcare solo<br />
una volta ogni anno».<br />
«Il Presidio», disse Stephen.
821/960<br />
«Esattamente, signor Eldrige. La Rosa di<br />
Blackmore ristabilì la pace divi<strong>de</strong>ndo le terre<br />
<strong>de</strong>gli umani da quelle <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni e istituendo<br />
una tregua che avrebbe avuto a<br />
garantirla la vita <strong>de</strong>ll’ultimo di ogni generazione<br />
di Blackmore, i Frati <strong>de</strong>ll’Ordine<br />
<strong>de</strong>lla Spada e la stirpe di sangue <strong>de</strong>i vampiri<br />
di Blackmore, che avrebbero vigilato sui<br />
componenti <strong>de</strong>lla loro famiglia», terminò<br />
Ashton.<br />
Un altro lieve cenno di assenso da parte<br />
di Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Questo è ciò che<br />
narrano i miti tramandati da quei tempi oscuri.<br />
I Blackmore hanno in sé parte <strong>de</strong>lla<br />
razza <strong>de</strong>l Presidio e in parte quella umana<br />
perché sono nati per essere il ponte tra due<br />
mondi e, allo stesso tempo, portano in sé il<br />
principio divino <strong>de</strong>lla loro antenata, che permette<br />
alla natura <strong>de</strong>l Presidio di non pren<strong>de</strong>re<br />
il sopravvento su quella umana».<br />
Il suo sorriso a<strong>de</strong>sso si era fatto luminoso.<br />
«Vi sono grata per avermi permesso,
alla mia età, di essere parte di una scoperta<br />
così gran<strong>de</strong>. A<strong>de</strong>sso andate, <strong>de</strong>vo prepararmi<br />
per tenere lezione ai miei scholares».<br />
* * *<br />
822/960<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg appoggiò il can<strong>de</strong>liere<br />
accanto al letto e cominciò a spogliarsi.<br />
L’alba era vicina ed Eloise stava ancora<br />
dormendo, i lunghi capelli sparsi sui cuscini<br />
e la camicia da notte leggerissima <strong>de</strong>i tiepidi<br />
inverni cittadini che le lasciava scoperte le<br />
spalle e le braccia.<br />
Lui si chinò e le posò le labbra su un<br />
braccio, aspettando che si svegliasse a quel<br />
contatto, senza spaventarla.<br />
Una mano calda di sonno corse al suo<br />
petto e alla sua nuca, labbra dolci cercarono<br />
le sue.<br />
«Sei tornato a<strong>de</strong>sso?».
823/960<br />
«Sì, mi spiace svegliarti, ma ti <strong>de</strong>vo<br />
parlare».<br />
Eloise aprì gli occhi. La sua riluttanza lo<br />
fece sorri<strong>de</strong>re: lei non aveva l’amore per la<br />
prima mattina tipica <strong>de</strong>i paesi <strong>de</strong>l nord, al<br />
contrario, la sua attitudine a protrarre il<br />
sonno fino a tardi e al riposo pomeridiano si<br />
avvicinava alle usanze <strong>de</strong>i paesi più caldi.<br />
Quando vi<strong>de</strong> la sua espressione però fu<br />
immediatamente lucida. «Che succe<strong>de</strong>,<br />
Axel?».<br />
«Nulla per cui tu <strong>de</strong>bba allarmarti, <strong>de</strong>vo<br />
raccontarti qualcosa».<br />
Scivolò tra le lenzuola accanto a lei e la<br />
prese tra le braccia poi, con calma e precisione,<br />
le raccontò tutto quanto aveva appreso<br />
da Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>.<br />
Il gesto con cui Eloise raccolse uno<br />
scialle dal tappeto, quando lui terminò di<br />
parlare, fu meccanico. Si coprì le spalle e in<br />
silenzio si mosse per la stanza senza fare<br />
nulla di particolare, spostò una can<strong>de</strong>la,
824/960<br />
chiuse il libro che stava leggendo prima di<br />
ce<strong>de</strong>re al sonno.<br />
«Preferirei che tu dicessi qualcosa»,<br />
disse Axel. «Mi farebbe piacere anche un insulto,<br />
davvero».<br />
Lei si voltò a guardarlo. «Se è ciò che<br />
vuoi posso accontentarti», rispose. «Penso tu<br />
possa immaginare il mio piacere al pensiero<br />
di avere un qualsiasi legame con…».<br />
Fece un gesto vago con la mano, odiava<br />
pronunciare il nome di Belladore.<br />
«Non è così», disse lui, calmo. «Con<br />
Ashton abbiamo solo potuto supporre che<br />
fosse così antica che qualcuno abbia potuto<br />
trasmetterle memoria <strong>de</strong>lla sua provenienza<br />
dalle terre perdute di Lanchale, e che lei abbia<br />
raccontato a Clarisse Granville l’intera<br />
storia <strong>de</strong>i suoi poteri».<br />
«Ha senso», disse Eloise. «Mi ricordo<br />
che Christabel ha parlato di un crollo <strong>de</strong>i sotterranei<br />
avvenuto proprio nel periodo in cui<br />
Clarisse era Magistra <strong>de</strong>lla Penna. La cosa
825/960<br />
più verosimile è che abbia ritrovato i documenti<br />
e abbia capito come conferire il<br />
proprio potere ai suoi amici. In Clarisse,<br />
esattamente come è accaduto a me, la capacità<br />
era innata. Pensi che abbiano ritrovato<br />
quello scettro e che lo abbiano usato per <strong>de</strong>starla<br />
in Nassar Stuart e nel Cardinale <strong>de</strong><br />
Plessy?».<br />
«Con ogni probabilità è quello che è accaduto,<br />
ma per esserne <strong>de</strong>l tutto certi bisognerebbe<br />
avere <strong>de</strong>lle prove che né l’uno né l’altro<br />
lo posse<strong>de</strong>vano alla nascita come è stato<br />
per te».<br />
Eloise scosse il capo. «La Spada di Blackmore<br />
e a<strong>de</strong>sso uno Scettro di Lanchale. Per<br />
caso sulle pergamene avete trovato indicazioni<br />
riguardo a dove può trovarsi?».<br />
Axel scosse il capo. «No, ma andremo<br />
quanto prima a esaminare la cripta <strong>de</strong>lla Chiesa<br />
<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte. Domina<br />
Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> ha una teoria sul fatto che sia i<br />
sotterranei <strong>de</strong>lla Penna che la cripta
826/960<br />
risalgano allo stesso periodo, e che siano<br />
stati costruiti dalla stessa mano».<br />
«E hanno le stesse <strong>de</strong>corazioni di quel<br />
celebre cofanetto».<br />
«Che nessuno riesce ad aprire», disse<br />
Axel, cupo. «Stephen ci sta lavorando ma per<br />
il momento non ha raggiunto grandi<br />
risultati».<br />
«Scommetto che la cosa lo sta facendo<br />
arrabbiare parecchio».<br />
Si guardarono e si scambiarono un<br />
sorriso.<br />
«Diciamo che non ama qualcosa che<br />
sfida il suo genio e riesce anche a vincere»,<br />
disse Axel.<br />
«C’è un’altra cosa», disse Eloise, tornando<br />
di colpo seria. «Tutto questo si ricollega<br />
in qualche modo anche alla Rivolta,<br />
vero?».<br />
«Sì», rispose Axel, dopo un momento.<br />
«Anche se ho l’impressione che né a noi né ai
Blackmore<br />
vicenda».<br />
piacerà fare luce su<br />
827/960<br />
questa
39.<br />
Perire di spada<br />
«Principessa?».<br />
Mastro Lavolier si tolse il cappello e<br />
piegò la schiena per studiare la figuretta raggomitolata<br />
nel mantello e seduta sul gradino<br />
<strong>de</strong>lla sua bottega.<br />
«Possiamo entrare?», disse lei, esausta.<br />
«Aspetto dall’alba e se qualcuno si accorge<br />
che sono uscita di casa mi riporteranno<br />
subito indietro e io ho davvero bisogno di<br />
parlare con voi».<br />
L’anziano uomo annuì come se quel discorso<br />
precipitoso gli fosse <strong>de</strong>l tutto chiaro.<br />
«Ti prego di voler onorare la mia umile<br />
bottega», disse, aprendo il chiavistello.<br />
«Siedi pure, io tornerò subito con qualcosa<br />
da mangiare».
829/960<br />
La accompagnò in una stanza sul retro<br />
che aveva tutto l’aspetto di un laboratorio erboristico<br />
con mazzi di fiori appesi a essiccare<br />
ed erbe nel maceratoio.<br />
La fece se<strong>de</strong>re su una <strong>de</strong>lle seggiole di<br />
legno intorno a un tavolo vecchio e solido e<br />
fu di ritorno, nel giro di pochi minuti, con un<br />
vassoio su cui c’era <strong>de</strong>l tè, <strong>de</strong>l pane fresco e<br />
un barattolo di miele.<br />
«Mangia qualcosa e fa’ contento un<br />
povero vecchio. Hai l’aria stremata e un po’<br />
di tè al miele ti rimetterà in forze».<br />
«Grazie».<br />
«Cosa posso fare per te, principessa?<br />
Desi<strong>de</strong>ri ancora colonia all’arancia o un’altra<br />
bambola?».<br />
«Sapreste consigliarmi in merito a un<br />
legamento?».<br />
Mastro Lavolier sollevò entrambe le<br />
sopracciglia cespugliose e si appoggiò allo<br />
schienale <strong>de</strong>lla seggiola.
830/960<br />
«Principessa, queste sono faccen<strong>de</strong> impegnative<br />
e pericolose. L’unico consiglio che<br />
mi sento di darti è di non lasciarti tentare da<br />
riti di questo genere: sarebbe inutile e, nel<br />
migliore <strong>de</strong>i casi, le conseguenze potrebbero<br />
essere imprevedibili».<br />
Sophia arrossì. «Non… non si tratta di<br />
me. È qualcosa che ha fatto mia cugina Fay e<br />
io voglio aiutarla».<br />
Chiese mentalmente perdono a Fay e<br />
cercò abbastanza coraggio per guardare di<br />
nuovo il suo interlocutore.<br />
«Fay ha fatto un legamento. Il legamento<br />
di Santa Elienne, e a<strong>de</strong>sso vorrebbe scioglierlo<br />
ma non sa come fare».<br />
«I tre chiodi d’argento?».<br />
L’altra annuì. «Sì, si tratta di quello. Il<br />
giovane si è innamorato, solo che a<strong>de</strong>sso lei è<br />
pentita per aver forzato la sua volontà e si è<br />
anche accorta che non riesce più a vivere<br />
pensando che si tratta soltanto di un sentimento<br />
indotto».
831/960<br />
Si portò una mano alle labbra nel tentativo<br />
di arginare quel flusso di parole<br />
impulsive.<br />
«Ha capito di aver fatto un errore»,<br />
disse, sforzandosi di fingere che tutto quanto<br />
riguardasse un’altra persona. «Vuole<br />
rimediare».<br />
Mastro Lavolier la studiò per un lungo<br />
momento, poi disse: «Principessa, sei assolutamente<br />
certa che tutto questo sia accaduto<br />
a tua cugina e non a te?».<br />
Lei lo guardò dritto in faccia. «Si tratta di<br />
Fay e a<strong>de</strong>sso ha bisogno <strong>de</strong>l vostro aiuto».<br />
«È una brutta situazione. Lei è rimasta<br />
coinvolta?».<br />
Il nodo alla gola, così doloroso da toglierle<br />
la voce, la costrinse a mascherare la sua<br />
<strong>de</strong>bolezza bevendo un sorso di tè.<br />
«È stato solo uno stupido scherzo»,<br />
disse. «Lo ha fatto soltanto per dispetto».<br />
«Meglio così, principessa. Vedi, queste<br />
cose tendono a funzionare se tutti i crismi
<strong>de</strong>l rito vengono rispettati. Il legamento di<br />
Santa Elienne non è uno <strong>de</strong>i più violenti. Per<br />
fortuna tua cugina non si è rivolta a Santa<br />
Marthene Dominatrice…».<br />
Il solo pensiero parve angustiare Mastro<br />
Lavolier che aggiunse: «Ciò significa che nel<br />
momento in cui si scioglierà il legamento, lui<br />
non vorrà più rive<strong>de</strong>re tua cugina».<br />
Sophia si morse il labbro con forza.<br />
«Capisco».<br />
«Non credo tu possa compren<strong>de</strong>re fino<br />
in fondo, principessa», osservò Mastro Lavolier,<br />
dopo una pausa. «Lui non sopporterà né<br />
la sua vista né il suo pensiero. È qualcosa di<br />
peggiore anche <strong>de</strong>ll’odio».<br />
Lei chiuse gli occhi come se avesse accusato<br />
un colpo fisico, molto forte e inaspettato.<br />
«Ditemi che cosa bisogna fare».<br />
* * *<br />
832/960
833/960<br />
Estrarre i chiodi significò conficcarseli<br />
nell’anima, cosciente che non avrebbe potuto<br />
mai più guarire dalle cicatrici che le stavano<br />
infliggendo.<br />
Non riuscì a impedire alle lacrime di ca<strong>de</strong>re<br />
sul ritratto di Gabriel quando, con infinita<br />
tenerezza, staccò l’ultimo chiodo<br />
d’argento.<br />
Cercò di dominarsi, con la consapevolezza<br />
che se avesse dato corso all’angoscia che<br />
provava, sarebbe rimasta raggomitolata a piangere<br />
come una bestiola ferita fino a che<br />
qualcuno non l’avesse ritrovata, lì nella sua<br />
stanza <strong>de</strong>l Collegio di Altieres, per trascinarla<br />
da qualche parte <strong>de</strong>l Continente dove non le<br />
importava più di andare.<br />
Raccolse tutti gli elementi <strong>de</strong>l legamento,<br />
li rinchiuse in una scatola e li ricoprì di sale<br />
esorcizzato come le era stato <strong>de</strong>tto di fare.<br />
Compì ogni gesto cercando di non<br />
pensare alle conseguenze che avrebbe avuto,
834/960<br />
altrimenti avrebbe ceduto alla <strong>de</strong>bolezza e<br />
non sarebbe stata capace di continuare.<br />
Guardò i bauli che il personale <strong>de</strong>l collegio<br />
aveva cominciato a riempire con le sue<br />
cose e non si preoccupò neppure di ve<strong>de</strong>re<br />
che cosa contenessero.<br />
Al momento nulla aveva più importanza:<br />
tutte le sue energie le servivano per concentrarsi<br />
e trovare la forza di vivere un<br />
minuto per volta.<br />
C’era un’ultima cosa che doveva fare, e<br />
sarebbe stata la più dolorosa.<br />
La sua scorta l’aspettava in strada, il capitano<br />
Dartmont non ebbe nulla da obiettare<br />
quando chiese di dirigersi verso gli acquartieramenti<br />
<strong>de</strong>ll’esercito di Altieres.<br />
Quasi l’intero reparto distaccato nella<br />
Vecchia Capitale era riunito nella piazza<br />
d’armi dove due ufficiali si stavano affrontando<br />
a singolar tenzone.
835/960<br />
Sophia scorse l’orgoglio sul volto di Dartmont<br />
quando si accorse che uno <strong>de</strong>i due era<br />
Gabriel.<br />
Le grida e gli incitamenti <strong>de</strong>i soldati indicavano<br />
che però il suo avversario fino a<br />
quel momento aveva avuto la meglio. La<br />
smorfia di collera, appena imbrigliata dalla<br />
concentrazione, sul volto di Gabriel dava<br />
conferma <strong>de</strong>lle situazione e Sophia fece un<br />
sorriso triste: lui non sarebbe mai stato<br />
bravo a per<strong>de</strong>re, questo lo aveva capito da<br />
tanto tempo.<br />
Lo vi<strong>de</strong> allontanarsi dall’avversario dopo<br />
aver incassato un forte dritto alle costole: le<br />
spa<strong>de</strong> da esercitazione erano di legno e<br />
cuoio, non potevano ferire ma provocavano<br />
molto dolore, eppure nemmeno un cenno involontario<br />
tradì la sua reazione.<br />
Mentre si rimetteva in posizione, Gabriel<br />
lasciò scorrere uno sguardo indifferente sugli<br />
spettatori, la scorse tra di essi e all’istante<br />
tornò indietro per fissarla. Gli occhi grigi si
836/960<br />
assottigliarono: non sembrava contento e lei<br />
abbassò i suoi.<br />
Non aveva avuto molto tempo per prepararsi<br />
all’i<strong>de</strong>a che da parte di lui tutto<br />
sarebbe tornato come una volta o peggio e<br />
a<strong>de</strong>sso il pensiero la riempiva di un’angoscia<br />
simile al panico.<br />
Forse partire era davvero la soluzione<br />
migliore: avrebbe avuto bisogno di tempo<br />
per rimediare a un disastro di cui poteva<br />
ringraziare solo se stessa.<br />
Un coro di grida la riportò alla realtà,<br />
Gabriel aveva messo a segno una stoccata<br />
all’addome <strong>de</strong>ll’avversario e, in rapida successione,<br />
stava attaccando costringendolo ad<br />
arretrare con la guardia alta per riuscire a<br />
parare i suoi colpi. Invano: la difesa crollò e<br />
l’imbroccata di Gabriel superò la sua lama e<br />
solo un balzo all’indietro impedì alla punta<br />
<strong>de</strong>lla spada di raggiungergli il volto.
837/960<br />
L’avversario incespicò e cad<strong>de</strong> all’indietro,<br />
Gabriel gli fu sopra in un attimo e gli<br />
sbalzò la spada di mano.<br />
Mentre il pubblico applaudiva, Gabriel<br />
tese la mano per aiutare l’altro ad alzarsi da<br />
terra. Si scambiarono una stretta al braccio e<br />
l’uomo gli die<strong>de</strong> una pacca di apprezzamento<br />
sulla spalla.<br />
Sophia notò che era più anziano e aveva<br />
l’aria <strong>de</strong>l veterano.<br />
Gabriel si avvicinò e le rivolse un inchino<br />
gelido, poi fece un sorriso e un cenno di saluto<br />
per il capitano Dartmont.<br />
«Capitano Stuart», disse Sophia, tenendo<br />
la voce bassa perché non tremasse.<br />
«Spero vorrai <strong>de</strong>dicarmi qualche minuto <strong>de</strong>l<br />
tuo tempo».<br />
«Devo lavarmi prima», rispose Gabriel e,<br />
davanti all’occhiata ammonitrice di Dartmont,<br />
aggiunse, calmo: «Sono impresentabile<br />
per una signora, al momento. Se volete<br />
scusarmi sarò di ritorno il prima possibile».
838/960<br />
«Attendo vicino alla carrozza», disse<br />
Dartmont quando poco dopo lo vi<strong>de</strong>ro tornare,<br />
con una divisa pulita e i capelli ancora<br />
umidi.<br />
«So che non vuoi più avere a che fare con<br />
me», disse Sophia, in fretta, non appena furono<br />
soli. «Ti prego solo di ascoltarmi per un<br />
momento».<br />
Lui le rivolse uno sguardo impenetrabile<br />
e rimase in silenzio.<br />
«Ormai avrai capito che ho sciolto il<br />
legamento», continuò, con gli occhi bassi, incapace<br />
di sostenere il disprezzo che avrebbe<br />
visto nei suoi. «Per quel che vale, mi dispiace.<br />
Sono in procinto di lasciare la città ma<br />
sono riuscita a sfuggire per qualche ora alla<br />
mia famiglia per andare a chie<strong>de</strong>re a Mastro<br />
Lavolier il modo di rimediare a ciò che ti ho<br />
fatto. Non mi aspetto il tuo perdono, non mi<br />
aspetto nulla. Volevo soltanto dirti questo».<br />
«Avresti potuto anche risparmiare il tuo<br />
tempo e il mio», dura e tagliente, la voce di
839/960<br />
Gabriel faceva ancora più male di quanto<br />
non avesse previsto.<br />
Lei trasalì ma non rispose, ogni fibra <strong>de</strong>l<br />
suo essere soffriva al punto che avrebbe solo<br />
voluto correre via, lontano dal suo astio, ma<br />
sapeva che quegli ultimi istanti di dolore lacerante<br />
sarebbero stati l’unica cosa che<br />
avrebbe avuto da lui e, forse, ascoltarlo<br />
l’avrebbe aiutata a farsi una ragione di averlo<br />
perduto per sempre.<br />
«Non mi servono le tue scuse, non mi<br />
importa nulla di quello che pensi», continuò<br />
lui, con gelida furia. «Hai giocato con me<br />
come se fossi un burattino di cui tirare i fili,<br />
utilizzato un metodo scorretto e meschino<br />
per vendicati <strong>de</strong>l fatto che ero l’unico a<br />
ve<strong>de</strong>re come tu fossi in realtà senza farmi illusioni<br />
sul tuo conto».<br />
«Gabriel, per favore».<br />
«Non osate chiamarmi per nome, signora»,<br />
disse lui, a <strong>de</strong>nti stretti, passando al<br />
tono formale. «Da questo momento, quando
sarà strettamente necessario che vi rivolgiate<br />
alla mia persona, lo farete chiamandomi capitano<br />
Stuart. Vi prego inoltre di non rivelare<br />
mai a nessuno gli sciagurati momenti che abbiamo<br />
condiviso, altrimenti ve ne farò<br />
pentire».<br />
Una lacrima si staccò dalla mascella di<br />
Sophia e cad<strong>de</strong> sul davanti <strong>de</strong>l suo mantello.<br />
Lei si portò il dorso <strong>de</strong>lla mano alle labbra<br />
per impedire loro di tremare, presto però<br />
non fu più in grado di trattenersi e cominciò<br />
a piangere, lunghi singulti dolorosi che le<br />
aprivano il petto come percosse.<br />
Poi si girò, correndo via da lui come<br />
avrebbe dovuto fare dal primo istante.<br />
* * *<br />
840/960<br />
Uscì in strada dal primo cancello che<br />
trovò e rischiò di finire sotto un carro. Il
841/960<br />
conducente le urlò <strong>de</strong>gli improperi e lei si<br />
curvò ancor di più nelle spalle e raccolse le<br />
gonne per potersi allontanare con rapidità.<br />
Non sapeva dove fosse diretta, avere una<br />
<strong>de</strong>stinazione era il suo ultimo pensiero, voleva<br />
soltanto mettere la maggior distanza<br />
possibile tra sé e il dolore che la stava<br />
distruggendo.<br />
Si trovava in una strada isolata fiancheggiata<br />
di ville silenziose al di là di giardini e<br />
recinzioni di marmo e colonne.<br />
Pensò di nascon<strong>de</strong>rsi in uno di quei<br />
giardini perché nessuno la ve<strong>de</strong>sse così stravolta<br />
e allora spinse un cancello semiaperto<br />
su una radura di piante inselvatichite.<br />
Poi qualcuno sopraggiunse alle sue<br />
spalle, braccia dure circondarono le sue<br />
trattenendola. Si trovò con la schiena premuta<br />
contro un torace ansimante, chiusa in<br />
un abbraccio implacabile.<br />
«È abbastanza», disse la voce di Gabriel,<br />
lasciandola paralizzata per la sorpresa.
842/960<br />
«Vuoi farmi <strong>de</strong>l male?», domandò lei,<br />
non sapendo che altro dire.<br />
Solo con un momento di ritardo ricordò<br />
che, se lui lo avesse <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rato, il contatto<br />
fisico sarebbe stato sufficiente a tramortirla.<br />
«Sarebbe ciò che meriti».<br />
La voce di lui era carica di rabbia, il<br />
modo con cui la rigirò tra le proprie braccia<br />
per guardarla in viso era ru<strong>de</strong>, ma aveva una<br />
gentilezza insospettata che la lasciò ancora<br />
più confusa.<br />
Lo guardò negli occhi e vi<strong>de</strong> una collera<br />
<strong>de</strong>vastante, combinata a qualcosa che, per un<br />
momento, la sua mente si rifiutò di<br />
riconoscere.<br />
«Mai più», esclamò lui e la sua voce era<br />
simile a un ringhio. «Non dovrai mai più<br />
tentare di manipolarmi. Hai capito,<br />
Sophia?».<br />
Sofia.<br />
Lei spalancò gli occhi e smise di<br />
respirare.
843/960<br />
«Le persone non sono marionette, io non<br />
sarò mai la tua dannata marionetta!», continuò<br />
Gabriel. «Questo ti serva da lezione<br />
una volta per tutte, sono stato chiaro?».<br />
Lo fissò senza rispon<strong>de</strong>re, senza nemmeno<br />
osare fiatare. Lo stupore aveva arrestato<br />
le lacrime, ma lei non riusciva a neppure<br />
a pensare, aveva la mente completamente<br />
vuota.<br />
«Sono stato chiaro?», ripeté. La scrollò<br />
tenendola per le spalle. «Sophia, mi stai<br />
ascoltando?».<br />
«Sì», riuscì a dire lei, a voce appena<br />
percettibile.<br />
Il suo sguardo confuso ammorbidì leggermente<br />
il cipiglio di Gabriel che smise di<br />
scuoterla ma tenne una stretta ferma sulle<br />
sue spalle.<br />
«Chiedimi scusa».<br />
«Ma io… ma tu hai <strong>de</strong>tto… ».<br />
«Chiedimi scusa».
Sophia chinò il capo ma senza abbandonare<br />
i suoi occhi. «Scusa», disse, piano.<br />
«Scuse accettate, principessa trovatella».<br />
Gabriel sorrise, la sua stretta si ammorbidì<br />
e a<strong>de</strong>sso l’avvolgeva senza tentare di<br />
schiacciarla.<br />
Lei, frastornata, guardò il suo sorriso<br />
senza sapere come reagire, allora lui chinò il<br />
capo e la baciò.<br />
* * *<br />
844/960<br />
Il trauma, il sapore <strong>de</strong>l ragazzo che la<br />
stava baciando, i raggi di sole che filtravano<br />
tra le foglie fitte <strong>de</strong>ll’albero sopra di loro.<br />
Sophia, immobile, con gli occhi sbarrati, assorbiva<br />
tutte quelle sensazioni cercando di<br />
orientarsi.<br />
Infine, semplicemente, sentì le palpebre<br />
farsi pesanti e il proprio corpo rispon<strong>de</strong>re a
845/960<br />
quel bacio. Socchiuse le labbra, si alzò in<br />
punta di piedi e lo strinse a sé con tutta la<br />
forza che aveva.<br />
Le sue ciglia le sfiorarono il viso, suscitandole<br />
una tenerezza così intensa che di<br />
nuovo sentì gli occhi riempirsi di lacrime.<br />
«Che cosa significa?», domandò, con un<br />
filo di voce, quando lui si scostò con tanta<br />
<strong>de</strong>licatezza da non farla sentire abbandonata.<br />
«Ho sciolto il legamento. Tu a<strong>de</strong>sso mi odi».<br />
«Non ti odio. Sono arrabbiato. Così arrabbiato<br />
che potrei <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re di strozzarti da<br />
un momento all’altro. Lo sono da giorni e<br />
non so più che cosa fare».<br />
Sophia riaprì gli occhi, a<strong>de</strong>sso nel suo<br />
sguardo leggeva frustrazione e un autocontrollo<br />
ritrovato a fatica.<br />
«Sophia, quel dannato legamento non ha<br />
mai avuto alcun effetto».<br />
«Non capisco».<br />
Lui la allontanò da sé per guardarla<br />
meglio, senza però lasciarla andare.
846/960<br />
«Mi avevano garantito che queste cose<br />
hanno efficacia», disse Sophia.<br />
«Per gli esseri umani, principessa, e non<br />
mi stancherò mai di ripeterti che tu non lo<br />
sei, se non in minima parte».<br />
Sophia scosse il capo. «Ho parlato questa<br />
mattina con Mastro Lavolier», disse, mentre<br />
un’eco <strong>de</strong>l dolore sordo tornava a pulsarle<br />
nelle vene.<br />
«Mastro Lavolier è troppo esperto per<br />
non averti <strong>de</strong>tto che tu non puoi semplicemente<br />
invocare una <strong>de</strong>a come farebbe un essere<br />
umano perché sei in parte <strong>de</strong>a anche<br />
tu».<br />
Lei stava per aggiungere qualcosa, poi ricordò<br />
di avere assicurato a Mastro Lavolier<br />
che a fare il legamento era stata Fay, anche<br />
quando lui le aveva <strong>de</strong>tto che le sconsigliava<br />
di tentare lei stessa perché non avrebbe<br />
avuto effetto oppure le conseguenze<br />
sarebbero state imprevedibili.
847/960<br />
«Il giorno <strong>de</strong>lla Battaglia <strong>de</strong>lle Ortaglie ti<br />
ho mentito», continuò Gabriel. «Avevo già<br />
avuto la risposta di Madrina Lala con l’ultimo<br />
dispaccio postale. Le avevo scritto il<br />
giorno stesso in cui avevo creduto che tu mi<br />
avessi fatto un legamento. Sai che cosa mi ha<br />
risposto?».<br />
Sophia scosse lentamente il capo, in un<br />
silenzioso interrogativo.<br />
«Che una semi<strong>de</strong>a non può rivolgersi a<br />
una sua pari con un’orazione concepita per<br />
realizzare <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri umani e che la mia investitura<br />
nell’Ordine <strong>de</strong>lla Croce mi mette al riparo<br />
da gran parte <strong>de</strong>i vincoli sovrannaturali.<br />
Pensaci bene: le mie cugine, non appena sei<br />
giunta al collegio di Altieres, hanno tentato<br />
di tutto contro di te, non è vero?».<br />
«Tutte sciocchezze», disse Sophia. «Erbe<br />
e nastri che al massimo potevano avere un<br />
odore sgra<strong>de</strong>vole, ma non è mai accaduto<br />
nulla».
848/960<br />
«Esatto», rispose Gabriel, con forza.<br />
«Ma i metodi che hanno usato, gli dèi che<br />
hanno invocato, hanno la me<strong>de</strong>sima potenza<br />
di ciò che tu hai invocato e che io ho<br />
creduto…».<br />
Si interruppe, a<strong>de</strong>sso la sua espressione<br />
era di nuovo offuscata dall’ira.<br />
«L’unica volta in cui hanno avuto qualche<br />
risultato», riprese Gabriel, «gli si è<br />
ritorto contro e Fay è stata sul punto di<br />
morire».<br />
Ma qualcosa è andato storto, le aveva<br />
<strong>de</strong>tto Alexandria, e tu hai quasi ucciso Fay.<br />
«Il giorno che ho acciuffato quell’imbrattacarte<br />
e l’ho obbligato a confessare perché<br />
mi era stato intorno per giorni, ho ricordato<br />
che quella scervellata di Fay si era vantata di<br />
averti insegnato i legamenti d’amore. Non<br />
volevo cre<strong>de</strong>rci, ma a che altro poteva servirti<br />
un mio ritratto? Così quando ho visto la tua<br />
faccia colpevole, quando ho visto quell’altare
849/960<br />
nella tua camera da letto, mi sono <strong>de</strong>tto che<br />
quella era l’unica spiegazione possibile».<br />
Le posò una mano sulla guancia, sorrise<br />
alla sua espressione sconcertata, ma fu un<br />
sorriso breve e pericoloso.<br />
«Ho voluto cre<strong>de</strong>re che fosse a causa di<br />
un incantesimo quando eri sempre nei miei<br />
pensieri e mi scoprivo a cercarti tra la gente.<br />
Non avrei dovuto nemmeno guardarti e invece<br />
volevo ce<strong>de</strong>re a ciò che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ravo,<br />
dopotutto chi ero io per oppormi a una forza<br />
più gran<strong>de</strong> di me?».<br />
Sophia lo guardò senza muoversi, aveva<br />
troppa paura che anche solo un respiro<br />
potesse interrompere quel momento trasparente<br />
come vetro e altrettanto fragile.<br />
«Non so se mi ha mandato più in collera<br />
l’i<strong>de</strong>a di ciò che avevi fatto oppure scoprire<br />
che in realtà non aveva mai funzionato e che<br />
tutto questo è reale».<br />
Non avrebbe dovuto arrischiarsi, ma non<br />
riuscì a evitarlo. Il suo volto si rischiarò, un
850/960<br />
cauto sorriso di gioia le spuntò sulle labbra e<br />
subito vi<strong>de</strong> lo sguardo farsi di nuovo di<br />
ghiaccio.<br />
«Osi essere compiaciuta?».<br />
Il suo tono era una minaccia aperta e le<br />
die<strong>de</strong> un brivido. Sophia scosse piano il capo.<br />
«Sono felice».<br />
«Mi fa piacere perché invece io sono<br />
ancora furibondo e non credo che mi passerà<br />
facilmente», replicò lui. «Principessa trovatella,<br />
me la pagherai, te lo prometto».<br />
La sua voce era furiosa, le sue mani non<br />
le permettevano di allontanarsi, Sophia<br />
piegò la testa e gli appoggiò la fronte contro<br />
il petto.<br />
«Stavo per<strong>de</strong>ndo il duello quando sei arrivata»,<br />
disse poi lui, cambiando bruscamente<br />
discorso. «Ma ti ho vista e ho pensato<br />
che davanti a te non poteva succe<strong>de</strong>re».<br />
Lei gli cinse la vita con le braccia e annuì<br />
sforzandosi di seguire il corso <strong>de</strong>i suoi pensieri<br />
senza interromperli.
851/960<br />
«Quando ho letto la lettera di Madrina<br />
Lala e ho capito che cosa era successo, avrei<br />
voluto distruggere tutto, credo di non aver<br />
mai bevuto tanto né preso o dato tante botte<br />
in tutta la mia vita. Volevo punirti ma tu me<br />
lo hai reso impossibile: sfidi le creature <strong>de</strong>l<br />
Presidio, mi guardi terrorizzata se pensi che<br />
possano farmi <strong>de</strong>l male».<br />
«Per me è stato reale», disse lei. «Da<br />
sempre. Non so neppure quando sia cominciata,<br />
non sono nemmeno sicura che la ven<strong>de</strong>tta<br />
sia stato il vero motivo che mi ha<br />
spinto a tentare quel legamento».<br />
Gabriel le prese il mento tra due dita e la<br />
costrinse a guardarlo.<br />
«Oh», disse, con uno <strong>de</strong>i suoi sussurri<br />
perfidi e dolci. «Ma io l’ho sempre saputo.<br />
Per questo quando prima mi hai <strong>de</strong>tto di<br />
averlo sciolto ho pensato che fosse arrivato<br />
finalmente il momento di darti una lezione».
852/960<br />
Sophia si distolse dalla sua mano e rispose,<br />
risentita. «Sei stato bravo, i miei<br />
complimenti».<br />
Lui le posò una mano sulla guancia e con<br />
il pollice le accarezzò le lacrime secche sugli<br />
zigomi.<br />
«Non sono stato capace di resistere<br />
molto quando ti ho vista stare male», disse.<br />
«A<strong>de</strong>sso però dimmi perché stavi partendo e<br />
dove eri diretta».<br />
«Dovrei già essere in viaggio», rispose<br />
Sophia, senza badare al fatto che lui avesse<br />
parlato al passato. «Mi mandano in<br />
Altieres».<br />
«Sbagliato», disse Gabriel, calmo. «Tu<br />
non andrai da nessuna parte, almeno non<br />
senza di me».
40.<br />
Complotto a mezzanotte<br />
«Signore», disse Morton. «Il primo chiodo<br />
<strong>de</strong>lla vostra bara».<br />
«Spero sia di oro massiccio, l’ultima<br />
volta che li ho ordinati me li hanno consegnati<br />
in un’assurda lega a cui non voglio nemmeno<br />
pensare».<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg, che stava esaminando<br />
un certo numero di elaborati vasi di<br />
marmo, si voltò verso la soglia dove Sophia,<br />
poco dietro Morton, gli rivolse un inchino<br />
compito.<br />
«Oh, ma si riferisce a te», Bryce inarcò<br />
un sopracciglio. «Deve essere arrivata la fine<br />
<strong>de</strong>l mondo se Morton si è messo a fare<br />
<strong>de</strong>ll’umorismo», commentò poi, mentre il<br />
fe<strong>de</strong>le maggiordomo si ritirava.
854/960<br />
Incrociò le braccia sulle squisite<br />
piegoline che <strong>de</strong>coravano la sua giacca da<br />
mattina ed esaminò la sua pupilla. «La mia<br />
intera guardia e metà <strong>de</strong>lla scorta di mio fratello<br />
ti stanno cercando. Intendiamoci, con<br />
ogni probabilità ti sono profondamente grati<br />
per aver dato loro l’occasione di fare qualcosa<br />
di diverso che montare di guardia<br />
mentre litiga e si riappacifica con Eloise, ma<br />
resta il fatto che sei sparita in un momento<br />
davvero poco opportuno».<br />
«Mi dispiace, signore».<br />
«No, non ti dispiace affatto», replicò<br />
quello, imperturbabile. «Ma apprezzo il<br />
tentativo».<br />
Sophia gli rivolse un sorriso contrito.<br />
«Sophia, all’alba è arrivato un messaggio<br />
da parte <strong>de</strong>i tuoi parenti immortali i quali mi<br />
avvisavano che eri scomparsa. La prossima<br />
volta vorresti mandare qualcuno ad avvertirmi<br />
che stai bene in modo da non farmi<br />
finire precocemente in una di quelle?», fece
855/960<br />
Bryce, indicando l’esposizione di marmi disposta<br />
su un tavolo.<br />
Sophia spostò lo sguardo dal tavolo al<br />
suo tutore senza capire. «Inten<strong>de</strong>te dire, in<br />
un vaso di fiori?».<br />
«Quelli non sono vasi di fiori», precisò<br />
Bryce in tono di sussiego. «Sono urne<br />
funerarie».<br />
Ebbe in risposta uno sguardo vacuo al<br />
quale replicò con un’alzata di spalle. «Non riesco<br />
a trovare una bara che mi cada come si<br />
<strong>de</strong>ve all’altezza <strong>de</strong>lle spalle, quindi sto consi<strong>de</strong>rando<br />
<strong>de</strong>lle alternative… Tornando a<br />
quanto stavamo dicendo», riprese. «Non mi<br />
serve ricordarti che abbiamo raggiunto la<br />
rispettabile cifra di ben due attentati ai tuoi<br />
danni».<br />
Sospirò facendosi serio e le si avvicinò.<br />
La studiò in viso, poi le ravviò i capelli dietro<br />
un orecchio con una carezza gentile.<br />
«Sei in disordine, ma per fortuna sembri<br />
stare bene. Quando ieri sera è arrivato uno
856/960<br />
<strong>de</strong>i soldati <strong>de</strong>lla tua scorta per avvisarmi che<br />
ti avevano persa di vista tra i banchi di<br />
nebbia vicino al fiume mi sono spaventato a<br />
morte. Servirebbe a qualcosa chie<strong>de</strong>rti di essere<br />
più pru<strong>de</strong>nte?».<br />
Lei rifletté un momento, poi rispose, sincera:<br />
«Non lo so, ma non è mia intenzione<br />
crearvi altre preoccupazioni».<br />
«Molto onesto da parte tua. Sei qui per<br />
dirmi qualcosa di importante?».<br />
Sophia annuì. «Che scapperò di nuovo se<br />
mi obbligherete a lasciare la città».<br />
Bryce sospirò. «Non mi lasci molta<br />
scelta, Sophia, né io sono incline a rinchiu<strong>de</strong>re<br />
le persone come animali. Lascia però<br />
che ti dica una cosa: le indagini sugli attentati<br />
alla tua vita non hanno condotto a<br />
nessun risultato utile. Al momento non sappiamo<br />
chi voglia ucci<strong>de</strong>rti né perché. C’è la<br />
fondata possibilità che si tratti <strong>de</strong>lla successione<br />
di Altieres: se tu morissi ti succe<strong>de</strong>rebbero,<br />
nell’ordine, Gabriel Stuart e
857/960<br />
Justin Sinclair. So che hai molto legato con i<br />
ragazzi di Altieres, ma in questo momento la<br />
tua vita ha la priorità».<br />
Sophia rabbrividì, né il fuoco nel camino<br />
avrebbe potuto scacciare il senso improvviso<br />
di freddo che sentiva <strong>de</strong>ntro le ossa.<br />
La famiglia di Gabriel la voleva morta.<br />
Anche lui sapeva che c’era un complotto contro<br />
di lei per permettergli di ascen<strong>de</strong>re al<br />
trono? Le sue mani innamorate nascon<strong>de</strong>vano<br />
una lama <strong>de</strong>stinata al suo cuore? E<br />
dietro la gentilezza di Justin, c’era abbastanza<br />
falsità da consi<strong>de</strong>rare la sua uccisione<br />
un male necessario?<br />
«Se vuoi espormi le tue motivazioni»,<br />
continuò Bryce. «Sono qui per ascoltarle e<br />
consi<strong>de</strong>rarle. Tempo fa avevo preso accordi<br />
con Ashton affinché ti fosse consentito di lasciare<br />
la Vecchia Capitale il più celermente<br />
possibile, nel caso si fossero profilati <strong>de</strong>i rischi<br />
per la tua sicurezza. In ogni caso, l’ultima<br />
parola spetta a me».
858/960<br />
«Se voglio davvero aspirare a regnare su<br />
Altieres», disse Sophia, <strong>de</strong>cisa, «non posso<br />
essere nella posizione di una regina fantoccio<br />
di Al<strong>de</strong>nor. Voi sapete, signore, quanto vi<br />
sono grata e affezionata», si affrettò ad aggiungere,<br />
nonostante Bryce non avesse<br />
mostrato di frainten<strong>de</strong>re il significato <strong>de</strong>lle<br />
sue parole. «Al<strong>de</strong>nor mi ha dato una casa<br />
dove crescere al sicuro, tutta la vostra<br />
famiglia, Lady Eloise e suo padre si sono<br />
presi a cuore la mia persona e la mia<br />
situazione, tuttavia io mi trovo a fronteggiare<br />
<strong>de</strong>i rivali che sono cresciuti come Altierenses<br />
e coi quali non ho possibilità di competere se<br />
non mostro che la mia lealtà è una e una<br />
sola».<br />
«Ha senso, continua».<br />
«Gabriel… il capitano Stuart <strong>de</strong>ll’esercito<br />
di Altieres è concor<strong>de</strong> con me su questo<br />
punto».
859/960<br />
Le sopracciglia bronzee di Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
scattarono verso l’alto. «Ma che coinci<strong>de</strong>nza»,<br />
mormorò.<br />
Sophia riuscì a non arrossire. «In ogni<br />
caso non andrei in Al<strong>de</strong>nor, tornerei ad Altieres<br />
e con la scorta <strong>de</strong>l mio esercito».<br />
«Anche questo ha senso», disse Bryce.<br />
«Ma dimentichi un piccolo particolare: il tuo<br />
esercito non ti ha ancora giurato fe<strong>de</strong>ltà e invece<br />
è leale a Gabriel Stuart in modo quasi<br />
fanatico. Inoltre ad Altieres c’è ancora parecchia<br />
gente fe<strong>de</strong>le agli Stuart, una volta varcato<br />
il confine la tua vita potrebbe non avere<br />
più alcun valore».<br />
«C’è <strong>de</strong>ll’altro, signore. Ieri notte,<br />
quando le creature <strong>de</strong>l Presidio ci hanno attaccati,<br />
hanno riferito di avere un messaggio:<br />
che non avrebbero più riconosciuto il ruolo<br />
<strong>de</strong>i Blackmore ma avrebbero negoziato con<br />
qualcuno che sta offrendo loro <strong>de</strong>lle condizioni<br />
migliori».
860/960<br />
L’espressione di Bryce non mutò e lei<br />
seppe che qualcuno lo aveva già messo al<br />
corrente.<br />
«Non posso lasciare la Vecchia Capitale<br />
in questo momento», affermò Sophia. «Devo<br />
rimanere qui e tenere la mia posizione».<br />
«Il capitano Stuart concorda anche su<br />
questo?».<br />
Sophia abbassò lo sguardo e non replicò.<br />
«Sei sicura <strong>de</strong>lla persona di cui ti stai fidando<br />
e di rifiutare, invece, l’aiuto <strong>de</strong>i tuoi<br />
amici di sempre?».<br />
«Non lo rifiuto, signore, sono qui a<br />
chie<strong>de</strong>re il vostro consiglio».<br />
Bryce incrociò le braccia e rivolse uno<br />
sguardo pensoso alle urne, uniche testimoni<br />
silenziose <strong>de</strong>i suoi dilemmi paterni.<br />
«Torna al tuo collegio e prepara i bagagli»,<br />
le disse infine e, quando lei fece per<br />
replicare, sollevò una mano per chie<strong>de</strong>rle<br />
silenzio.
«La tua carrozza sarà pronta questa sera<br />
stessa e un distaccamento <strong>de</strong>ll’esercito di<br />
Altieres costituirà la scorta».<br />
Sophia abbassò il capo, avvilita, e subito<br />
una mano affettuosa si posò sui suoi capelli.<br />
«È un vecchio stratagemma e un ragionevole<br />
compromesso. Ci darà un poco di tempo per<br />
fare luce su questa storia».<br />
* * *<br />
861/960<br />
I bagagli furono caricati sulle carrozze da<br />
uno stuolo di servitù che mise a soqquadro<br />
tutto il Collegio di Altieres.<br />
Biglietti di congedo da parte <strong>de</strong>lla Principessa<br />
Sophia di Altieres furono recapitati<br />
alla famiglia Granville e ai Domini <strong>de</strong>llo Studium<br />
coi quali si scusava di dover interrompere<br />
le lezioni così all’improvviso.
862/960<br />
Alla caserma di Altieres giunse l’ordine<br />
di preparare una scorta armata che avrebbe<br />
garantito la sicurezza durante il viaggio alla<br />
volta <strong>de</strong>l sud.<br />
Sophia abbracciò le cugine e salutò i cugini,<br />
promise di scrivere e di salutare i parenti<br />
che avrebbe trovato in Altieres.<br />
Terminate le formalità la colonna di carrozze<br />
si diresse verso la Regia Strada<br />
meridionale.<br />
I servi sbarrarono la stanza di Sophia in<br />
collegio e altrettanto fece la servitù <strong>de</strong>lla<br />
Resi<strong>de</strong>nza di Altieres.<br />
Intorno all’una di notte, Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />
stava annotando alcune sue consi<strong>de</strong>razioni<br />
in merito alla fioritura tardiva di alcune<br />
specie di ciclamini quando Axel bussò<br />
alla porta <strong>de</strong>l suo studio ed entrò senza atten<strong>de</strong>re<br />
risposta.<br />
«Che succe<strong>de</strong>?».<br />
Axel teneva tra le mani, con <strong>de</strong>licatezza,<br />
un piccione viaggiatore. La bestiola non
863/960<br />
portava con sé alcun messaggio, ma i due<br />
fratelli si scambiarono un’occhiata, poi Axel<br />
si avvicinò a una finestra e lo lasciò libero di<br />
volare nella notte.<br />
«È quello nero», commentò.<br />
«Hanno attaccato la carrozza di Sophia».<br />
«Come ci aspettavamo», rispose Axel.<br />
«Con un po’ di fortuna qualcuno ci porterà<br />
un prigioniero».<br />
Bryce posò la penna. «Possiamo andare a<br />
dormire, questa giornata è durata abbastanza.<br />
Mandiamo qualcuno dai Blackmore<br />
con un messaggio per riferire che il diversivo<br />
ha avuto successo».<br />
«Non sarà una sorpresa gra<strong>de</strong>vole trovare<br />
nella carrozza Cain e Adrian Blackmore<br />
invece di una ragazzina indifesa», disse Axel.<br />
«Hai avuto una buona i<strong>de</strong>a».<br />
«Come sempre, spero solo che lascino<br />
qualcuno vivo abbastanza a lungo da poterci<br />
dare <strong>de</strong>lle informazioni».
864/960<br />
Axel rise. «Posso raggiungere la mia fidanzata<br />
e go<strong>de</strong>rmi la sua compagnia?».<br />
«Fa’ pure, hai il mio permesso», Bryce<br />
agitò una mano in un gesto blando e regale<br />
facendo ri<strong>de</strong>re il fratello. «A<strong>de</strong>sso però<br />
vattene così posso terminare qui».<br />
«La mia presenza ti crea qualche<br />
problema?».<br />
«No, per fortuna il fidanzamento non è<br />
una malattia contagiosa».<br />
Axel scoppiò a ri<strong>de</strong>re ma, un momento<br />
dopo, qualcuno si schiarì la voce con discrezione,<br />
interrompendo le loro facezie.<br />
Era il secondo maggiordomo che, con un<br />
can<strong>de</strong>liere in mano, sopraggiungeva dal corridoio<br />
buio.<br />
«È successo qualcosa?», domandò Axel.<br />
«Altezza, c’è un ospite».<br />
«A quest’ora?», Axel era sinceramente<br />
stupito, si voltò verso il fratello e disse: «Aspetti<br />
una <strong>de</strong>lle tue amiche?».
«Sai che non le invito mai a casa: andarsene<br />
è più facile che mandare via qualcuno»,<br />
Bryce girò lo sguardo verso il maggiordomo.<br />
«Ebbene?».<br />
«Le loro altezze dovrebbero riceverlo»,<br />
disse questi, molto serio. «Si tratta <strong>de</strong>l figlio<br />
<strong>de</strong>l Reggente di Ma<strong>de</strong>rian, signore, Lord<br />
Gabriel Stuart. Porta notizie di Lady<br />
Sophia».<br />
* * *<br />
865/960<br />
«Principe Gabriel», disse Axel con<br />
fredda cortesia. «Vi prego di perdonare la<br />
nostra rudimentale ospitalità, ma non atten<strong>de</strong>vamo<br />
visite di riguardo».<br />
Gabriel Stuart ricambiò il suo sguardo<br />
con calma, gli occhi grigi erano insondabili.<br />
Indossava la divisa da ufficiale e un mantello<br />
da viaggio, le guardie all’ingresso
866/960<br />
avevano riferito che era giunto al galoppo per<br />
bussare ai portoni di Al<strong>de</strong>nor nel cuore <strong>de</strong>lla<br />
notte con l’aspetto di chi è inseguito da tutte<br />
le legioni infernali.<br />
«A cosa dobbiamo questa visita?», lo incalzò<br />
Axel.<br />
Non correva buon sangue tra i Van<strong>de</strong>mberg<br />
e gli Stuart, uno <strong>de</strong>i fratellastri di Gabriel,<br />
l’anno prece<strong>de</strong>nte, si era fermamente opposto<br />
a un’elezione di Axel come Duca <strong>de</strong>lla<br />
Chiave; né erano noti per essere cordiali i<br />
rapporti tra l’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave e l’Ordine<br />
<strong>de</strong>lla Croce cui gli Stuart davano notoriamente<br />
il loro appoggio e favore.<br />
«Axel, non a<strong>de</strong>sso», Bryce guardò fisso il<br />
ragazzo e disse: «È successo qualcosa?».<br />
«Signore, la Principessa Sophia è scomparsa<br />
e sono sicuro che si trovi in pericolo».<br />
I due fratelli si scambiarono uno sguardo<br />
dubbioso.<br />
«Vi prego di non dire qualcosa che possa<br />
offen<strong>de</strong>re la mia intelligenza», intervenne
867/960<br />
Gabriel, gelido. «So che Sophia non è partita<br />
al tramonto come ha fatto cre<strong>de</strong>re a tutti e<br />
che, al momento, dovrebbe trovarsi in una<br />
locanda poco fuori città».<br />
«Interessante», disse Axel, in tono<br />
tagliente. «Se anche questa notizia fosse corretta,<br />
e non posso confermarlo, ci sarebbe da<br />
chie<strong>de</strong>rsi chi ve l’ha trasmessa».<br />
«Non è evi<strong>de</strong>nte?», disse Bryce, inaspettatamente.<br />
«È stata lei, Sophia, non è<br />
vero?».<br />
Gabriel Stuart fece un secco cenno<br />
d’assenso.<br />
«Ho organizzato io la scorta che è in<br />
viaggio per Altieres insieme al suo seguito.<br />
Se fosse partita sarei andato insieme a lei,<br />
ma mi ha avvisato che i piani erano diversi e<br />
che avrei potuto trovarla alla Malanotte dove<br />
era alloggiata sotto falso nome insieme a un<br />
drappello di veterani di Al<strong>de</strong>nor camuffati da<br />
gente <strong>de</strong>l popolo».
868/960<br />
«Perché Sophia avrebbe dovuto fare una<br />
cosa <strong>de</strong>l genere?», domandò Axel.<br />
«Perché è innamorata di lui», disse<br />
Bryce, con un leggero brivido di raccapriccio.<br />
«Questa faccenda non era già abbastanza<br />
complicata senza che le venisse in mente di<br />
fare una cosa così inopportuna?».<br />
«Il fatto è che lei non si trova alla Malanotte»,<br />
disse Gabriel. «Mi aveva <strong>de</strong>tto come<br />
trovarla perché potessi raggiungerla, ma<br />
quando sono arrivato alla finestra <strong>de</strong>lla sua<br />
stanza lei non c’era. Ho tentato di allertare il<br />
capo <strong>de</strong>lla sua scorta, ma mi ha riconosciuto<br />
e ha pensato bene di ritenermi responsabile<br />
<strong>de</strong>ll’accaduto».<br />
«Datemi una sola buona ragione per cui<br />
non avrebbe dovuto», disse una voce<br />
inaspettata.<br />
Tutti si voltarono verso la soglia dove era<br />
improvvisamente comparso Ashton Blackmore.<br />
«Perdonate l’intrusione, signori, ma<br />
mi è appena giunta notizia <strong>de</strong>lla scomparsa
869/960<br />
di Sophia. Lord Gabriel ha da dire la sua in<br />
proposito, vedo».<br />
Gabriel alzò lo sguardo sul redivivo, si<br />
fissarono in silenzio per un lungo momento,<br />
poi Gabriel distolse il proprio in un modo<br />
che riuscì anche a sembrare arrogante.<br />
«Ci è giunta da poco notizia che la spedizione<br />
diretta in Altieres è stata attaccata»,<br />
disse Axel. «Stavamo mandandone notizia a<br />
Palazzo Blackmore».<br />
«Ciò che inten<strong>de</strong>te dire», proferì Ashton<br />
lentamente, «è che se il ragazzo era a conoscenza<br />
che si trattava di uno stratagemma allora<br />
non può essere responsabile<br />
<strong>de</strong>ll’attacco».<br />
«Resta da capire se anche la sua famiglia<br />
è estranea a tutto questo», mormorò Axel.<br />
Gabriel scosse il capo. «Lo escludo», affermò.<br />
«Non siamo responsabili <strong>de</strong>ll’attacco<br />
di questa notte, né <strong>de</strong>ll’attentato al ballo<br />
<strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla o <strong>de</strong>ll’altra notte a Villa Gray,
870/960<br />
anche se credo che lorsignori siano persuasi<br />
<strong>de</strong>l contrario».<br />
«È un’i<strong>de</strong>a che ci aveva sfiorato», disse<br />
Bryce, in tono troppo misurato per sembrare<br />
ironico. «Dovete ammettere che è coerente<br />
con la politica tenuta da Ma<strong>de</strong>rian».<br />
«Non ho bisogno di fare ucci<strong>de</strong>re Sophia<br />
per avere Altieres», disse Gabriel. «Ho lottato<br />
per essere un candidato accettabile al<br />
trono e tutti voi sapete bene quanto io sia vicino<br />
a ottenerlo senza bisogno di spargere<br />
<strong>de</strong>l sangue».<br />
Ashton fece un lieve cenno che avrebbe<br />
potuto passare per un assenso. «Non potete<br />
affermare la stessa cosa riguardo la vostra<br />
famiglia, immagino».<br />
«Non nego che mio padre abbia sempre<br />
voluto Altieres e che avrebbe impiegato ogni<br />
mezzo per averla», disse Gabriel, dopo un<br />
momento. «Ma le cose sono cambiate».<br />
Guardò Ashton dritto negli occhi, senza<br />
curarsi <strong>de</strong>l pericolo che comportava
871/960<br />
sostenere per più di qualche istante lo<br />
sguardo di un redivivo di tale potenza e<br />
anzianità.<br />
«Mio padre sta morendo e da quando ne<br />
ha avuto la conferma, pochi mesi or sono, la<br />
politica è stato l’ultimo <strong>de</strong>i suoi pensieri. Si è<br />
ritirato in se stesso e trascorre più tempo con<br />
gli spiritisti che con i suoi consiglieri. La sua<br />
vita è alla fine, non avrebbe alcun senso per<br />
lui attentare a quella di Sophia Blackmore<br />
quando sa che non voglio un trono sporco di<br />
sangue».<br />
«Immagino che sia la verità, almeno da<br />
parte vostra», disse infine Ashton. «Voi avete<br />
difeso Sophia l’altra notte e altrettanto hanno<br />
fatto i Sinclair, non c’è una sola voce discor<strong>de</strong><br />
su questo punto».<br />
«Non so dove sia», disse Gabriel,<br />
spostando lo sguardo su Bryce Van<strong>de</strong>mberg.<br />
«Ma vi prego di cre<strong>de</strong>rmi e di aiutarmi a trovarla.<br />
C’è qualcosa di strano questa notte: nel<br />
Borgo di Altieres tutti si sono rinchiusi in
872/960<br />
casa e hanno sbarrato le porte, le maghe<br />
<strong>de</strong>lle anime spargono sale e incantesimi di<br />
protezione. Non sarò tranquillo fino a che<br />
non saprò che Sophia sta bene».<br />
«Questo vale per tutti noi», rispose Axel,<br />
in tono molto più gentile.<br />
«La guardia di palazzo sta già setacciando<br />
i dintorni <strong>de</strong>lla città», disse Ashton.<br />
«Allerto la guardia di Al<strong>de</strong>nor», disse<br />
Bryce.<br />
«Mando qualcuno a buttare i miei amici<br />
giù dal loro letto o da quello <strong>de</strong>lle loro<br />
amanti», concluse Axel. «Saremo pronti a<br />
partire nel giro di mezz’ora».
41.<br />
Il rosario <strong>de</strong>lla morte<br />
La <strong>de</strong>stò la consapevolezza di uno<br />
sguardo intenso fisso su di lei e la prima cosa<br />
che riuscì a mettere a fuoco furono occhi grigio<br />
scuro che la osservavano senza fretta<br />
alcuna.<br />
La sua prima impressione fu di gioia e<br />
familiarità tanto erano simili a quelli di Gabriel,<br />
ma subito si accorse che appartenevano<br />
a un uomo <strong>de</strong>cisamente più anziano che,<br />
però, gli somigliava moltissimo.<br />
I lineamenti <strong>de</strong>l viso erano molto simili;<br />
l’insieme di virilità e forza che nel volto di<br />
Gabriel si combinavano in una <strong>de</strong>licatezza<br />
quasi poetica appariva su quello <strong>de</strong>ll’uomo in<br />
un’espressione stanca ma non ancora<br />
domata.
874/960<br />
«Siete Lord Stuart, il padre di Gabriel».<br />
Dopo un momento l’altro annuì e si allontanò<br />
di un passo, spostandosi nella piena<br />
luce <strong>de</strong>lle torce.<br />
La sua bellezza che in gioventù doveva<br />
essere stata notevole come quella <strong>de</strong>l figlio<br />
appariva segnata da rughe e cicatrici che<br />
però, in qualche modo, la accentuavano,<br />
ren<strong>de</strong>ndola più cupa e pericolosa.<br />
«In persona», disse Nassar Stuart e la<br />
sua voce non era priva di una certa gentilezza.<br />
«Le somigli molto. A Clarisse, intendo<br />
dire, tua madre», aggiunse subito<br />
dopo.<br />
«Perché mi trovo qui? Come ci sono<br />
arrivata?».<br />
Era seduta per terra su un drappo morbido<br />
e pulito, non era legata o trattenuta in<br />
alcun modo, né avvertiva alcuna <strong>de</strong>bolezza,<br />
ma sapeva di non poter scappare: le gambe<br />
non avrebbero risposto al suo ordine, aveva<br />
la perfetta consapevolezza che il suo corpo
875/960<br />
era a tutti gli effetti sotto il dominio di un’altra<br />
volontà.<br />
«Non ricordi?».<br />
Sophia si sforzò di pensare all’ultimo ricordo<br />
nitido che aveva: il fuoco <strong>de</strong>l camino<br />
nella sua stanza, il pettine con cui stava districandosi<br />
i capelli per essere bella e in ordine,<br />
al momento in cui Gabriel l’avrebbe<br />
raggiunta.<br />
«Dovevo venire qui», rispose lei.<br />
«Dovevo e basta. Sono uscita di nascosto, ho<br />
rubato un cavallo a uno <strong>de</strong>i soldati <strong>de</strong>lla mia<br />
scorta, poi sono tornata in città senza dire<br />
nulla a nessuno».<br />
La sensazione era simile a quelle rare<br />
volte in cui Eloise Weiss le aveva impartito<br />
un ordine senza esserne cosciente: il suo<br />
corpo aveva obbedito, la sua volontà era<br />
semplicemente sospesa a un livello in cui<br />
non poteva intervenire.<br />
«Siete come Lady Eloise», aggiunse,<br />
sforzandosi di ricordare quale fosse il nome
876/960<br />
di chi posse<strong>de</strong>va quel genere di potere. «Un<br />
Evocatore».<br />
«È così, ma il mio potere non è esattamente<br />
i<strong>de</strong>ntico a quello di Lady Weiss: in<br />
lei è innato, a me è stato donato da qualcuno<br />
che lo posse<strong>de</strong>va dalla nascita. Per chiamarti<br />
a me ho dovuto usare uno strumento molto<br />
potente: ormai le forze mi abbandonano e<br />
non sarei stato in grado di farlo, altrimenti».<br />
Lo sguardo di Sophia scivolò su uno<br />
scettro di oro massiccio, di una foggia molto<br />
antiquata, <strong>de</strong>corato di ali piumate che si piegavano<br />
con grazia intorno all’impugnatura.<br />
In cima portava una specie di cristallo<br />
dove era incastonato un filamento piccolo e<br />
scuro che non riuscì a capire cosa fosse.<br />
«Sto per morire?».<br />
La prospettiva appariva irreale, forse per<br />
questo riuscì a formulare la domanda in<br />
modo nitido senza farsi assalire dal panico.<br />
«Non <strong>de</strong>vi aver paura di questo, non ho<br />
alcun <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di ucci<strong>de</strong>rti e di preclu<strong>de</strong>rmi
877/960<br />
così l’unica possibilità di realizzare il mio ultimo<br />
<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio».<br />
Lei lo guardò senza capire, non osando<br />
quasi sperare che stesse dicendo la verità.<br />
Dietro di lui qualcuno cominciò a salmodiare<br />
a voce bassa e dolce in un dialetto in<br />
cui Sophia intuì, a stento, la ca<strong>de</strong>nza di<br />
Altieres.<br />
Nell’ombra qualcuno stava preparando<br />
un altare, le can<strong>de</strong>le erano bianche e nere, le<br />
statue erano vestite di scuro, una Madonna<br />
dal volto invaso di lacrime dava le sue sembianze<br />
a una divinità <strong>de</strong>ll’oltretomba con le sue<br />
mani scure di terra e il volto rigato di lacrime<br />
di sangue.<br />
«Ho perduto Clarisse», disse l’uomo.<br />
«Per mia colpa, anche se a quel tempo ho<br />
preferito attribuirla a tuo padre, Brian».<br />
La sua voce cortese si interruppe per via<br />
di un accesso di tosse convulsa.<br />
Quando staccò la mano dal viso, Sophia<br />
vi<strong>de</strong> che aveva il palmo macchiato di sangue.
* * *<br />
878/960<br />
«Nessuna notizia, nemmeno nella zona<br />
<strong>de</strong>l Canale?».<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg tirò le redini <strong>de</strong>l<br />
cavallo mentre Gil Morgan rispon<strong>de</strong>va con<br />
un cenno negativo.<br />
«No», disse. «Ma c’era un gran disordine<br />
quando siamo arrivati per perlustrare la<br />
zona».<br />
Gil Morgan die<strong>de</strong> qualche colpetto affettuoso<br />
sul collo <strong>de</strong>l cavallo e Axel si accorse<br />
che l’animale scalpitava, nervoso.<br />
«Che succe<strong>de</strong>?».<br />
«Che mi prenda un colpo se lo so, ma era<br />
raccapricciante».<br />
«Sai da cosa <strong>de</strong>riva il nome Canale <strong>de</strong>i<br />
Fraticelli?», domandò Ross Granville, che<br />
fino a quel momento era rimasto in silenzio.<br />
Axel scosse il capo.<br />
«Dalla prassi <strong>de</strong>l popolo minuto di vestire<br />
i bambini gravemente ammalati con il
879/960<br />
saio <strong>de</strong>i frati perché ricevessero la grazia», il<br />
tono di voce di Ross era sordo e scosso.<br />
«Quando morivano, i Fraticelli venivano<br />
sepolti con quel saio. Il Canale si chiama così<br />
perché ha sempre avuto un’altissima mortalità<br />
infantile».<br />
Morgan sembrava inorridito. «Dio», esclamò.<br />
«Allora era di questo che si trattava.<br />
Quando siamo giunti al Canale moltissima<br />
gente era in strada, le confraternite di Penitenti<br />
avevano tirato fuori le loro croci e i loro<br />
orpelli e tutti gridavano che i Fraticelli erano<br />
usciti dalle loro tombe».<br />
«La cosa più orribile», commentò Ross,<br />
a bassa voce, «era il pianto <strong>de</strong>lle madri. In<br />
quelle figurine bianche che correvano impazzite<br />
per la strada c’era sempre qualcuna<br />
che cre<strong>de</strong>va di ravvisare il figlio oppure piangeva<br />
perché non riusciva a ve<strong>de</strong>rne nemmeno<br />
il fantasma».<br />
«Il cavallo stava diventando matto»,<br />
disse Gil. «Pensavo stesse per disarcionarmi.
880/960<br />
Buono, bello, buono», aggiunse, accarezzando<br />
la bestia che sbuffava nuvole di<br />
vapore dalle froge dilatate.<br />
Il campanile <strong>de</strong>i Gesuiti batté la seconda<br />
vigilia dopo mezzanotte. Il rumore <strong>de</strong>gli zoccoli<br />
sul selciato ruppe di nuovo la quiete<br />
<strong>de</strong>lla notte.<br />
Erano Bryce e Stephen Eldrige, che si arrestarono<br />
davanti agli altri comunicando con<br />
un secco cenno <strong>de</strong>l capo che anche le loro<br />
ricerche non avevano avuto alcun esito.<br />
«Alla Citta<strong>de</strong>lla niente di rilevante»,<br />
disse Stephen. «Ma in città c’è un’atmosfera<br />
mai vista».<br />
«Parola mia», disse Gil Morgan, «sto per<br />
rimetterci un purosangue di crepacuore».<br />
«Il Convento <strong>de</strong>lle Melisse è stato<br />
sgomberato», spiegò Bryce. «Le brave sorelle<br />
erano tutte in strada quando siamo passati.<br />
Sembra che alcune <strong>de</strong>lle novizie abbiano<br />
visto la Passeggiata <strong>de</strong>lle Suore e tutte si siano<br />
riversate fuori in preda all’isteria».
881/960<br />
Morgan sogghignò. «Che avrei dato per<br />
esserci, erano in veste da notte?».<br />
«Perché la chiamano Passeggiata <strong>de</strong>lle<br />
Suore?», domandò Stephen con il tono impaziente<br />
e inquisitore che usava quando<br />
chie<strong>de</strong>va informazioni su qualcosa.<br />
«Si dice che durante una guerra, circa<br />
centocinquanta anni fa, un manipolo di soldati<br />
fece irruzione per saccheggiare il convento<br />
e trucidò tutte le suore», raccontò<br />
Axel. «Ogni tanto qualcuno giura di ve<strong>de</strong>rle<br />
sfilare in processione sotto il porticato <strong>de</strong>lla<br />
chiesa, così un centinaio d’anni fa una<br />
ba<strong>de</strong>ssa fece murare la finestra <strong>de</strong>lla cappella<br />
che vi si affacciava perché i fantasmi non distraessero<br />
le suore in preghiera».<br />
«Numero ventuno da puntare sulle borse<br />
di ventura», disse Gil Morgan. «Suora e<br />
fantasma».<br />
Gabriel Stuart e i gemelli Sinclair arrivarono<br />
dopo qualche minuto.
882/960<br />
Per una volta Dray<strong>de</strong>n e Justin non sembravano<br />
inclini a litigare e Gabriel, nonostante<br />
ostentasse controllo, sembrava quasi<br />
fuori di sé.<br />
«Nel Borgo di Altieres non si sente<br />
neanche un respiro», disse Dray.<br />
«È inquietante, mai visto niente di<br />
simile».<br />
«Non mi piace», disse Gabriel rivolto ad<br />
Axel. «Si sentono solo bambini piangere dietro<br />
le porte, nessuno sta dormendo anche se<br />
per strada non c’è anima viva».<br />
«Anime vive», commentò Gil Morgan.<br />
«Il problema sembra proprio questo».<br />
Un altro cavaliere si stava avvicinando<br />
rapidamente, un ragazzo biondo con la divisa<br />
da ufficiale di Altieres.<br />
«È Jerome», disse Justin. «Hai chiamato<br />
anche lui?».<br />
Gabriel annuì senza guardarlo, e Justin<br />
consi<strong>de</strong>rò: «Posso dimenticarmi un fidanzamento<br />
con Sophia Blackmore, vero?».
883/960<br />
Bastò un solo sguardo <strong>de</strong>l cugino per inchiodarlo<br />
sul posto e Justin alzò entrambe le<br />
mani in segno di resa. «Scherzavo, solo un<br />
cieco non noterebbe come vi guardate».<br />
«Gabriel», esordì Jerome, tirando le<br />
redini. «Sono passato alla Reggenza di Ma<strong>de</strong>rian,<br />
tuo padre manca da ore».<br />
«Che cosa?», lo sconcerto negli occhi di<br />
Gabriel assunse una sfumatura di panico.<br />
Per la prima volta in parecchie ore sembrò<br />
ciò che era in realtà: un ragazzo di appena<br />
diciannove anni che si trovava ad affrontare<br />
circostanze più grandi di lui.<br />
«C’è di più», continuò Jerome. «Il suo<br />
cameriere personale dice che il vecchio<br />
scettro d’oro è scomparso dal suo studio».<br />
Bryce e Axel Van<strong>de</strong>mberg si scambiarono<br />
uno sguardo ma fu Gil Morgan a parlare:<br />
«Che mi venga un colpo, hai <strong>de</strong>tto<br />
“scettro”?».
* * *<br />
884/960<br />
Nassar Stuart era prossimo alla morte.<br />
Gabriel non gliene aveva mai parlato e<br />
Sophia si chiese quanto ne stesse soffrendo.<br />
Le era parso di capire che non fossero<br />
molto vicini, ma, pensò, dopotutto era suo<br />
padre e lei non ne aveva mai avuto uno.<br />
«Vi sentite bene, signore?».<br />
L’uomo parve stupito da quella domanda<br />
e lei pensò che forse avrebbe potuto guadagnare<br />
tempo.<br />
«No, ma ti ringrazio per averlo chiesto»,<br />
disse Nassar. «In questo non somigli a tua<br />
madre, lei si sarebbe limitata a rimproverarmi<br />
per non aver avuto cura <strong>de</strong>lla mia salute<br />
e mi avrebbe propinato il rimedio più amaro<br />
che fosse riuscita a distillare».<br />
La sua risata fu dolce e aspra, così simile<br />
a quella <strong>de</strong>l figlio che Sophia provò una fitta.<br />
Gabriel ormai doveva essersi accorto<br />
<strong>de</strong>lla sua assenza e aver dato l’allarme, ma
885/960<br />
forse non avrebbe mai pensato che fosse<br />
stato suo padre a rapirla.<br />
«Voi… conoscevate bene mia madre?»,<br />
disse.<br />
La dolce cantilena nei pressi <strong>de</strong>ll’altare si<br />
interruppe, Sophia alzando lo sguardo<br />
nell’oscurità vi<strong>de</strong> qualcosa che la lasciò impietrita<br />
dalla paura.<br />
Era la donna che aveva visto la notte<br />
<strong>de</strong>lla fiera, nel Borgo di Altieres, quella davanti<br />
a cui tutti si scostavano e che una donna<br />
aveva accusato di aver imprigionato in una<br />
bambola l’anima di un bambino.<br />
Madrina Marta, quello era il suo nome,<br />
indossava la veste bianca cerimoniale e aveva<br />
in vita la cintura d’oro con nove nodi e altrettanti<br />
anelli.<br />
Le sue cugine l’avevano <strong>de</strong>finita qualcuno<br />
che si era fatto strada per nove livelli<br />
<strong>de</strong>ll’inferno e che era tornata indietro portando<br />
con sé uno spirito che rispon<strong>de</strong>sse ai<br />
suoi ordini.
886/960<br />
Madrina Marta, la prediletta <strong>de</strong>l Signore<br />
<strong>de</strong>i Cimiteri, aveva accanto a sé una bambola<br />
dai capelli scuri e un vestito bianco molto<br />
elaborato. Una <strong>de</strong>lle bambole che, secondo<br />
quanto le avevano raccontato, poteva<br />
contenere l’anima di una persona morta.<br />
Sophia provò un conato di nausea e si<br />
portò una mano allo stomaco. Aveva la schiena<br />
fradicia di sudore freddo e la graziosa<br />
veste bianca che aveva indossato per Gabriel<br />
si appiccicava alla pelle in modo sgra<strong>de</strong>vole.<br />
Madrina Marta riprese a preparare il suo<br />
altare: la statua di un uomo vestito di un<br />
nero elegante e adorno di gioielli, fiori bianchi<br />
screziati di nero.<br />
«Clarisse è stata la cosa più importante<br />
<strong>de</strong>lla mia vita».<br />
La voce calma di Nassar Stuart la indusse,<br />
con uno sforzo, a distogliere lo<br />
sguardo dal rituale per riportarlo su di lui.<br />
«Quando ero un ragazzo pensavo che<br />
sarebbe stata con me per sempre. Il disegno
887/960<br />
che avevamo concepito noi tre, Clarisse, Johann<br />
e io, era talmente gran<strong>de</strong> e ambizioso<br />
che ci sarebbero voluti anni per realizzarsi, e<br />
cre<strong>de</strong>vo lo avremmo portato a termine<br />
insieme».<br />
Il suo sguardo si velò di rabbia e<br />
tristezza. «Poi accad<strong>de</strong> un inci<strong>de</strong>nte e lei <strong>de</strong>cise<br />
che ci eravamo spinti troppo oltre e di<br />
non voler più continuare».<br />
«Capisco».<br />
Sophia pensò che non capiva affatto, ma<br />
aveva la netta impressione che se lui avesse<br />
smesso di parlare sarebbe accaduto qualcosa<br />
di orribile.<br />
Nassar scosse il capo. «Dubito che tu<br />
possa farlo. Penserai che sono soltanto i<br />
vaneggiamenti di un povero vecchio, ma è<br />
stata Clarisse a fare di me ciò che sono. Grazie<br />
alla Signora di Lanchale, lei ha scoperto<br />
la verità sulla natura <strong>de</strong>lle sue capacità<br />
mentre era Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine, e io che ero<br />
Guardiano <strong>de</strong>lla Penna fui il primo a ricevere
888/960<br />
in dono il potere che solo chi lo posse<strong>de</strong>va<br />
dalla nascita poteva conferire attraverso<br />
questo».<br />
Con un cenno indicò lo scettro. «L’ultima<br />
cosa che mi è rimasta di tua madre, uno strumento<br />
di cui non posso dispiegare tutta la<br />
potenza perché soltanto lei sarebbe stata in<br />
grado di farlo».<br />
Riportò lo sguardo su Sophia. «Ma a<strong>de</strong>sso<br />
tutto questo non ha più importanza. Un<br />
impero, il potere, la gloria, niente di questo<br />
ha scaldato le mie notti dopo che lei mi ha<br />
abbandonato per Brian Blackmore».<br />
«Mia madre amava mio padre», replicò<br />
Sophia. «E amava la sua famiglia».<br />
«Questo è certo», rispose Nassar.<br />
«L’istinto di proteggere il nido è il sentimento<br />
più potente che possa esistere.<br />
Clarisse ha combattuto fino alla fine per proteggere<br />
i suoi figli. Non nego che abbia amato<br />
tuo padre», aggiunse, con un sorriso<br />
mesto. «Ma ha amato molto di più me».
889/960<br />
Si alzò e si avvicinò a Madrina Marta che<br />
stava disponendo ciotole di latte e pezzi di<br />
zucchero a forma di ossa ai piedi <strong>de</strong>lle statue<br />
<strong>de</strong>i suoi dèi.<br />
Lei gli consegnò qualcosa e Nassar tornò<br />
a inginocchiarsi vicino a Sophia.<br />
«Bevi», le disse, porgendole una coppa<br />
colma di qualcosa che le sembrò il succo di<br />
un frutto aspro e dolce, appiccicoso contro i<br />
<strong>de</strong>nti.<br />
Con quella volontà che non era la sua<br />
bevve fino all’ultima goccia.<br />
«Che cos’è?», chiese, con la voce rotta<br />
dall’ansia.<br />
«Soltanto qualcosa che non ti faccia sentire<br />
dolore».<br />
Il terrore improvviso le attanagliò le viscere<br />
ma poté soltanto dibattersi senza alzarsi<br />
né muoversi, una lacrima le scese lungo la<br />
guancia e guardò l’uomo con occhi colmi di<br />
angoscia.
890/960<br />
«Non morirai, non aver paura. Te l’ho<br />
già <strong>de</strong>tto».<br />
L’uomo allungò una mano e per un momento<br />
parve volerla consolare.<br />
Sophia si accorse che aveva il dorso sfregiato<br />
e che gli mancava l’anulare <strong>de</strong>lla<br />
sinistra.<br />
Lui intuì la direzione <strong>de</strong>l suo sguardo e le<br />
fece un sorriso storto e arrogante. Quando<br />
sorri<strong>de</strong>va così la sua somiglianza con Gabriel<br />
era incredibile.<br />
«È stato tuo padre», disse. «Mi ha<br />
tagliato dal dito l’anello che tua madre mi<br />
aveva regalato quando mi aveva promesso di<br />
sposarmi».<br />
«Ma non lo ha fatto».<br />
I contorni <strong>de</strong>gli oggetti, e <strong>de</strong>ll’uomo davanti<br />
a lei, si stavano facendo sfuocati e la realtà<br />
stava per<strong>de</strong>ndo consistenza.<br />
Ciò che aveva bevuto era sicuramente un<br />
narcotico molto potente e lei sapeva che non<br />
sarebbe stata in grado di conservare la
891/960<br />
lucidità a lungo. Le membra e gli occhi si<br />
stavano facendo pesanti, una pace e una<br />
stanchezza infinite l’avvolsero insieme a una<br />
sensazione di calore.<br />
Se quella era la morte non era affatto<br />
sgra<strong>de</strong>vole, pensò, confusa, era come addormentarsi<br />
al caldo mentre fuori infuriava<br />
una tempesta.<br />
Soltanto che al suo risveglio non avrebbe<br />
più ritrovato lui addormentato accanto a sé.<br />
Gabriel.<br />
Aveva avuto così poco tempo per stargli<br />
accanto.<br />
Un’altra lacrima le rigò il viso.<br />
«Alla fine <strong>de</strong>lla mia esistenza sono certo<br />
soltanto di una cosa», disse Nassar Stuart.<br />
«Ciò che abbiamo condiviso lei e io, quel tipo<br />
di amore, quella passione che annienta ogni<br />
cosa, si può provare per una sola persona.<br />
Voglio soltanto morire potendola guardare in<br />
viso ancora per l’ultima volta».
Madrina Marta si avvicinò, aveva la bambola<br />
in mano e la sua espressione era concentrata,<br />
il gesto con cui sollevò il braccio di<br />
Sophia era gentile o, almeno, non aveva nulla<br />
di cru<strong>de</strong>le.<br />
«Ho le sue ossa», la voce di Nassar<br />
proveniva da un punto lontano alla fine di<br />
una lunga galleria. «Ma mi servono sangue e<br />
carne che siano in parte anche suoi».<br />
Il significato di quelle parole tardò un<br />
momento a penetrare nella mente annebbiata<br />
di Sophia e giunse insieme al contatto<br />
freddo di un coltello contro la pelle.<br />
Allora la paura vinse anche lo stordimento<br />
<strong>de</strong>l narcotico e lei urlò, urlò con tutta<br />
la forza che aveva, fino a per<strong>de</strong>re la voce.<br />
* * *<br />
892/960
893/960<br />
«È un vecchio cimelio a cui mio padre è<br />
molto affezionato», disse Gabriel. «Il fatto<br />
che sia sparito insieme a lui può dire molto<br />
in merito al suo stato d’animo, ma non<br />
capisco cosa possa avere a che fare con<br />
Sophia».<br />
«Non gli è semplicemente affezionato»,<br />
interloquì Justin. «Non ricordi quando schiaffeggiò<br />
tuo fratello Maxim perché aveva<br />
osato aprire l’armadio dove lo custodisce?».<br />
Gabriel alzò le spalle. «Non permette a<br />
nessuno di toccarlo, ma mio padre ormai è<br />
un uomo anziano, ha le sue abitudini e nessuno<br />
si è mai sognato di discuterle».<br />
«Descrivilo», intervenne Stephen Eldrige<br />
brusco, spronando la sua cavalcatura per affiancarla<br />
a quella di Gabriel il quale sembrò<br />
sul punto di replicare in modo tagliente a<br />
quel tono imperioso, ma si controllò.<br />
«Lungo più o meno dalla mia spalla al<br />
polso», rispose, conciso. «Di oro vecchio,<br />
molto vecchio. Ha un motivo a penne di falco
894/960<br />
intorno all’impugnatura e una grossa pietra<br />
preziosa in cui è incastonato qualcosa che<br />
non ho mai capito cosa sia. Perché stiamo<br />
per<strong>de</strong>ndo tempo con questa storia quando<br />
non abbiamo ancora trovato Sophia?».<br />
Axel e Bryce si scambiarono uno sguardo<br />
poi fu Bryce a rispon<strong>de</strong>re in tono misurato e<br />
uniforme, quasi potesse mitigare il significato<br />
di quanto stava per dire.<br />
«Ce l’ha lui, Gabriel. Sophia probabilmente<br />
si trova con tuo padre. Quello scettro<br />
serve a evocare le creature <strong>de</strong>l Presidio, e<br />
come ben sappiamo, i Blackmore viventi<br />
sono obbligati a rispon<strong>de</strong>re a quel tipo di<br />
richiamo».<br />
Il volto di Gabriel perse all’istante ogni<br />
colore, si aggrappò al pomolo <strong>de</strong>lla sella con<br />
un gesto quasi goffo. «Non è possibile», esclamò.<br />
«Quando gli ho domandato, chiaramente,<br />
se era stato lui a organizzare l’attentato<br />
a Sophia, mi ha giurato che non era<br />
così. Non mi avrebbe mai mentito, se fosse
895/960<br />
stata una sua iniziativa lo avrebbe semplicemente<br />
confermato».<br />
«Molto tipico», confermò Jerome.<br />
«Da quanto tempo tuo padre possie<strong>de</strong><br />
quell’oggetto?», domandò Axel.<br />
«Lo ha sempre avuto da che io ricordi»,<br />
rispose Gabriel, quasi assente. «Uno <strong>de</strong>i<br />
primi ordini che mi sono stati impartiti è<br />
stato di non toccarlo mai, per nessun motivo<br />
al mondo. Una sola volta, quando ero un<br />
bambino, vidi mio padre insieme a Johann<br />
<strong>de</strong> Plessy e a una vampira bruna. Stavano esaminando<br />
insieme lo scettro e discutevano<br />
tra loro, ma non ricordo…», si interruppe e<br />
una profonda ruga di concentrazione gli<br />
scavò la fronte.<br />
«Una volta, mentre era abbastanza<br />
ubriaco, disse che lo aveva trovato nella Chiesa<br />
<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte, ma non gli ho<br />
creduto, pensavo fosse un vecchio oggetto di<br />
famiglia».
896/960<br />
«Solo un essere umano avrebbe potuto<br />
pren<strong>de</strong>rlo da quel luogo», disse Axel. «Belladore<br />
era una vampira e la Chiesa<br />
<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte è bene<strong>de</strong>tta per<br />
bandire, lei non avrebbe mai potuto<br />
entrarci».<br />
«Andrò immediatamente a palazzo e interrogherò<br />
la servitù. Le guardie e gli atten<strong>de</strong>nti<br />
fino a che non avrò qualche informazione»,<br />
disse Gabriel.<br />
«Io ne ho un’altra e non ti piacerà», disse<br />
Jerome. «Il suo atten<strong>de</strong>nte lo ha visto salire<br />
in carrozza insieme a Madrina Marta».<br />
Gabriel Stuart mormorò, a bassa voce,<br />
una litania di imprecazioni nel dialetto di<br />
Altieres.<br />
«Non mi piace Madrina Marta», commentò<br />
Dray Sinclair, disgustato. «È una<br />
seguace <strong>de</strong>l Signore <strong>de</strong>i Cimiteri e si dice che<br />
compia un sacrificio umano ogni volta che<br />
giunge in una nuova città. Quando l’ho vista<br />
alla Festa <strong>de</strong>lle Anime mi sono domandato
897/960<br />
subito quale malcapitato fosse morto per<br />
propiziarle il favore <strong>de</strong>l suo padrone».<br />
«Noi forse lo sappiamo», disse Ross<br />
Granville cercando lo sguardo di Axel.<br />
«Uno sconosciuto raccolto dalla Confraternita<br />
<strong>de</strong>l Buon Sepolcro perché nessuno ne<br />
aveva reclamato il corpo».<br />
«Poi apparso ad Alexis sotto forma di<br />
fantasma per minacciarlo», aggiunse Axel.<br />
«Madrina Marta è capace di qualsiasi<br />
cosa», disse Gabriel. «Aspetto da anni di<br />
coglierla in flagranza così da poter…».<br />
Non terminò la frase, il lampo <strong>de</strong>ciso nei<br />
suoi occhi però non lasciava spazio a dubbi.<br />
«A<strong>de</strong>sso ho solo un motivo in più per<br />
volere la sua vita», terminò a <strong>de</strong>nti stretti.
42.<br />
Il Signore <strong>de</strong>lle Soglie<br />
Una litania sommessa le cullava il sonno,<br />
la ca<strong>de</strong>nza regolare le leniva la mente esausta<br />
dal terrore.<br />
Era una novena dalla potenza latente che<br />
cresceva a ogni <strong>de</strong>ca<strong>de</strong> recitata, una preghiera<br />
a una divinità <strong>de</strong>l sottosuolo perché lasciasse<br />
riemergere qualcosa che doveva restare<br />
sepolto per sempre.<br />
Le fiammelle di dozzine di can<strong>de</strong>le bianche<br />
e nere si innalzavano davanti alle<br />
statue, tetri e tolleranti testimoni di quanto<br />
acca<strong>de</strong>va sotto i loro occhi di cristallo.<br />
Madonne nerovestite, santi in sete<br />
raffinate e gioielli, sante dallo sguardo di<br />
gemme e capelli veri intrecciati in acconciature<br />
elaborate.
899/960<br />
L’odore <strong>de</strong>lla pasta di zucchero che si<br />
fon<strong>de</strong>va al calore <strong>de</strong>ll’altare avrebbe dovuto<br />
nausearla e invece era stranamente nutriente,<br />
Sophia poteva quasi avvertire le forze<br />
vivi<strong>de</strong> intorno a loro che traevano piacere da<br />
quel sapore e dal profumo <strong>de</strong>i fiori.<br />
Madrina Marta posò alcune rose rosse e<br />
una manciata di caramelle ai piedi di una<br />
statua maschile vestita in nero, rosso e bianco.<br />
San Phyatré, così lo aveva chiamato<br />
Mastro Lavolier: era il Signore <strong>de</strong>lle Soglie, il<br />
primo spirito da invocare all’inizio di un<br />
rituale.<br />
Madrina Marta gettò ai suoi piedi un liquido<br />
chiaro e subito si sprigionò un profumo<br />
<strong>de</strong>lizioso di colonia di arance. Un bicchiere<br />
di liquore scuro seguì le altre offerte.<br />
«Apri i cancelli», disse Madrina Marta.<br />
«Ti supplico di lasciarci passare».<br />
Sophia si mosse appena, qualcuno le<br />
aveva posato sotto la testa un morbido involto<br />
e le aveva fasciato il braccio da cui le
900/960<br />
avevano sottratto un bran<strong>de</strong>llo di pelle e<br />
un’ampolla di sangue.<br />
Era svenuta durante l’operazione o forse<br />
il narcotico aveva fatto effetto. A<strong>de</strong>sso avvertiva<br />
solo un leggero pulsare e non sentiva<br />
troppo dolore.<br />
Chiuse gli occhi, era così stanca.<br />
Cad<strong>de</strong> in un dormiveglia popolato di<br />
strane persone: un vecchio vestito con uno<br />
sfarzoso completo da sera e un bastone in<br />
mano, una fanciulla vestita di nero e una<br />
ragazza che le somigliava moltissimo, con la<br />
divisa <strong>de</strong>llo Studium ma di una foggia più<br />
antiquata che si inginocchiava accanto a lei a<br />
guardarla con curiosità.<br />
Madrina Marta cominciò una nuova<br />
preghiera e l’aria, pure restando immobile,<br />
parve cominciare a turbinare di energia.<br />
Stava recitando un rosario di quelli che<br />
servivano ad accompagnare i moribondi<br />
negli ultimi istanti <strong>de</strong>l loro viaggio terreno
fino alla soglia <strong>de</strong>l regno <strong>de</strong>lla morte, soltanto<br />
al contrario.<br />
Nelle sue mani dorate i grani neri<br />
viaggiavano nella direzione opposta alla<br />
regola, si accorse Sophia, socchiu<strong>de</strong>ndo gli<br />
occhi.<br />
Stavano richiamando forse qualcuno alla<br />
vita?<br />
Si rigirò sul dorso e si sforzò di aprire gli<br />
occhi. Dentro di lei due volontà lottavano<br />
mentre la sua stava a guardare, impotente.<br />
Sophia, non ce<strong>de</strong>re, cerca di resistere.<br />
* * *<br />
901/960<br />
«Non è possibile, <strong>de</strong>ve esserci qualcosa<br />
che possiamo fare».<br />
Eloise Weiss si era gettata addosso un<br />
vestito e uno scialle in tutta fretta e misurava
902/960<br />
la biblioteca <strong>de</strong>lla Reggenza di Altieres a<br />
lunghi passi nervosi.<br />
«Sophia, per favore, resisti», mormorò.<br />
«La stanno cercando dappertutto», disse<br />
Ashton. «Non c’è casa di questa città che non<br />
verrà esaminata, ma tu <strong>de</strong>vi essere pronta a<br />
partire non appena sapremo dove andare:<br />
Nassar Stuart ha lo scettro <strong>de</strong>l falco e questo<br />
significa che può tenere sotto controllo<br />
Sophia o convocare <strong>de</strong>lle creature <strong>de</strong>l Presidio<br />
con maggiore potenza di quanto non<br />
possa fare in condizioni normali».<br />
«Così, lo ha sempre avuto lui, lo hanno<br />
sempre avuto loro».<br />
«In un certo senso lo avevamo supposto,<br />
Eloise. Non avrebbero trattato uno strumento<br />
così potente alla stregua di un fascio<br />
di fogli di pergamena, per quanto preziosi<br />
possano essere. Belladore non avrebbe potuto<br />
averlo senza un complice umano perché<br />
la cripta è bene<strong>de</strong>tta per bandire. Inoltre le<br />
pergamene parlano chiaro: il cambio di
903/960<br />
condizione da umano ad altra razza estingue<br />
il potere di Evocatore e soltanto chi lo possie<strong>de</strong><br />
dalla nascita può trasmetterlo tramite<br />
lo scettro e chi lo ha ricevuto non può fare<br />
altrettanto».<br />
«Questo significa che, al momento, l’unica<br />
che può usarlo a questo scopo sono io».<br />
Eloise fece l’osservazione in un tono piatto<br />
col quale celava a stento la ripugnanza.<br />
«Quella vampira», disse. «Speravo di<br />
non dover più sentire parlare di lei».<br />
Era un tasto <strong>de</strong>licato, c’erano cose che<br />
Eloise non poteva sapere per semplice tutela<br />
<strong>de</strong>lla sua vita. L’espressione di Ashton si fece<br />
di gentile distacco.<br />
«È morta, Eloise».<br />
«Come te?». Lei gli lanciò un sorriso da<br />
sopra la spalla poi scostò una tenda e guardò<br />
nella notte mentre le campane di San Petronio<br />
suonavano la quarta vigilia dopo la<br />
mezzanotte. «L’ha uccisa lui: Axel», aggiunse.<br />
«Non ne parla mai, ma so che è così, e
904/960<br />
anche se non lo sapessi lo intuirei dal modo<br />
in cui lo guardano le creature <strong>de</strong>lla notte. È<br />
umano, eppure hanno paura di lui, anche tu<br />
non correresti mai il rischio di sottovalutarlo,<br />
vero?».<br />
«Eloise».<br />
«Mi spiace, so che ci sono doman<strong>de</strong> che<br />
non posso fare e risposte che non potrò mai<br />
avere. A questo punto penso non dipenda<br />
nemmeno da lui».<br />
Tamburellò con le dita sulla vetrata, distratta,<br />
e guardò in direzione <strong>de</strong>lla strada. Le<br />
guardie facevano la consueta ronda nel<br />
cortile e una torcia bruciava, placida, nella<br />
notte. Poi lei percepì un’ombra lanciata contro<br />
il buio, un guizzo appena più scuro unito<br />
a una sensazione inconfondibile <strong>de</strong>ntro le<br />
ossa: un Blackmore si avvicinava e le sue<br />
emozioni erano accese, in disordine.<br />
Fece appena in tempo a guardare in<br />
direzione <strong>de</strong>lla porta che questa si spalancò
905/960<br />
e, all’istante, Cain Blackmore comparve al<br />
centro <strong>de</strong>lla stanza.<br />
I suoi occhi verdi mandavano lampi, il<br />
viso acceso e le labbra rosee avevano il colore<br />
<strong>de</strong>l sangue di cui si era nutrito.<br />
Gettò qualcosa a terra, con un gesto carico<br />
di rabbia, uno straccio scarlatto in cui<br />
Eloise riconobbe una giacca <strong>de</strong>lla divisa <strong>de</strong>lla<br />
Guardia Rossa, l’esercito <strong>de</strong>lla Chiesa che<br />
rispon<strong>de</strong>va agli ordini <strong>de</strong>l Cardinale <strong>de</strong><br />
Plessy.<br />
«Si aspettavano di avere pre<strong>de</strong> facili»,<br />
disse Cain e le ombre intorno a lui fremettero<br />
in una muta eco <strong>de</strong>lla sua collera.<br />
Diventava sempre più potente, pensò<br />
Eloise, era un angelo <strong>de</strong>l buio davanti al<br />
quale anche le leggi <strong>de</strong>lla luce si piegavano.<br />
«Li abbiamo massacrati quasi tutti»,<br />
disse. «Alcuni sono riusciti a fuggire. Erano<br />
mascherati da briganti, molto opportunamente,<br />
ma io sono riuscito a strappare<br />
questa a una ve<strong>de</strong>tta».
906/960<br />
Indicò la giubba con un uno scatto secco<br />
<strong>de</strong>lla mano. Eloise non voleva nemmeno<br />
pensare che cosa fosse stato di quello sventurato.<br />
Cain, quando cacciava, era feroce<br />
quanto splendido.<br />
«Il Cardinale <strong>de</strong> Plessy per qualche<br />
motivo vuole morta mia sorella», esclamò.<br />
«Ma io avrò la sua vita prima che possa solo<br />
pensare di sfiorarla».<br />
«Cain», Adrian era entrato a passo più<br />
misurato. «Attento a come parli, soprattutto<br />
quando saremo in pubblico: il Principe <strong>de</strong>lla<br />
Chiesa è l’autorità spirituale più gran<strong>de</strong> <strong>de</strong>l<br />
continente e bisogna usare cautela quando ci<br />
si riferisce a lui».<br />
Eloise non disse nulla: quello stesso<br />
uomo, circa un anno prima, aveva tentato di<br />
ucci<strong>de</strong>re anche lei, ma l’accusa non aveva<br />
mai potuto essere neppure formulata oltre le<br />
mura <strong>de</strong>l castello di Al<strong>de</strong>nor.<br />
Eppure lei sapeva dalla prima volta che<br />
aveva visto le falene volteggiare intorno a lui:
907/960<br />
il Cardinale <strong>de</strong> Plessy era una creatura corrotta<br />
dal Presidio.<br />
«Dov’è Sophia?», disse Cain, impaziente.<br />
Ashton intercettò lo sguardo di Adrian al<br />
di sopra <strong>de</strong>lla testa bionda di Cain.<br />
Eloise vi<strong>de</strong> che Adrian aveva già compreso,<br />
ma Cain sarebbe impazzito di rabbia.<br />
Un valletto entrò in quel momento.<br />
«Signore», disse ad Ashton. «C’è un messaggio<br />
urgente per voi».<br />
Gli porse un biglietto ed Eloise vi<strong>de</strong> l’espressione<br />
di Ashton rischiararsi.<br />
La porta <strong>de</strong>lla biblioteca <strong>de</strong>i Blackmore si<br />
spalancò e Ashton fece il suo ingresso con un<br />
sorriso di cupo trionfo.<br />
«L’ho trovata», disse.<br />
«Dove sono?».<br />
«Grotte naturali nelle vicinanze <strong>de</strong>lla<br />
Citta<strong>de</strong>lla», disse Ashton. «La nostra spiritista<br />
di fiducia, Katherine Fox, è riuscita a<br />
individuare la fonte <strong>de</strong>ll’energia che sta risvegliando<br />
i morti <strong>de</strong>ll’intera città».
Tese una mano verso Eloise. «Sei<br />
pronta?».<br />
Chiuse gli occhi e pregò, con tutte le sue<br />
forze.<br />
Sophia, stiamo arrivando, cerca di restare<br />
in vita e non osare lasciarti andare.<br />
* * *<br />
908/960<br />
Era quasi certa che le avessero dato <strong>de</strong>l<br />
latte di papavero, ma l’effetto stava svanendo<br />
rapidamente. Ogni momento sentiva la<br />
mente farsi più lucida.<br />
Sophia, resisti, non osare ce<strong>de</strong>re.<br />
L’impronta di quella volontà, ansiosa e<br />
affettuosa, era diversa da quella che la teneva<br />
prigioniera, così disperata e implacabile.<br />
Portava con sé l’indole inconfondibile di<br />
Eloise Weiss e Sophia sentì una stilla di speranza<br />
riscaldarle il cuore.
909/960<br />
Si sforzò di guardarsi intorno e si accorse<br />
di riuscire a esaminare ciò che la circondava<br />
con l’i<strong>de</strong>a di cercare una via d’uscita, cosa<br />
che, fino a un momento prima, la sua mente<br />
non riusciva nemmeno a concepire.<br />
Si trovava da qualche parte in prossimità<br />
<strong>de</strong>l fiume, poteva udire il gorgoglio <strong>de</strong>ll’acqua<br />
battere contro le pareti di roccia.<br />
Madrina Marta sgranava le perle nere<br />
<strong>de</strong>lla sua novena e l’attenzione di Nassar Stuart<br />
era concentrata sull’altare e sui gesti <strong>de</strong>lla<br />
donna.<br />
«Lasciami entrare», disse ancora Madrina<br />
Marta. «Apri i cancelli per noi».<br />
A Sophia parve che gli occhi di vetro<br />
<strong>de</strong>lla statua di San Phyatré si accen<strong>de</strong>ssero di<br />
una scintilla di vita, diversa dal semplice riflesso<br />
<strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le <strong>de</strong>ll’altare.<br />
Poi, a qualche passo da Madrina Marta,<br />
vi<strong>de</strong> <strong>de</strong>linearsi in terra una linea chiara che<br />
sembrava disegnata di luce pura che si
allagò, piano, simile allo spicchio di chiarore<br />
disegnato da una porta che si apre sul buio.<br />
Al di là di quella luce c’era qualcosa e<br />
Sophia vi<strong>de</strong> l’esultanza nascere sul volto segnato<br />
dal tempo di Nassar Stuart.<br />
* * *<br />
910/960<br />
«Avrei dovuto immaginarlo», disse Gabriel<br />
Stuart quando arrestarono i cavalli nelle<br />
vicinanze <strong>de</strong>l lungofiume. «State indietro,<br />
voi non siete ad<strong>de</strong>strati per questo».<br />
La lunga spada ricurva fen<strong>de</strong>tte l’aria e<br />
due creature nere come il buio cad<strong>de</strong>ro al<br />
suolo, poi il ragazzo scese da cavallo e si<br />
gettò in un banco di nebbia che pareva ribollire<br />
di energia.<br />
La luce <strong>de</strong>lla sua spada diradò la foschia,<br />
poi qualcosa volò in aria sopra le loro teste e
911/960<br />
Axel Van<strong>de</strong>mberg gridò: «Gabriel, resta fuori<br />
dalla linea di tiro».<br />
Un lampo di chiarore azzurro esplose in<br />
mezzo alle nebbie e subito divampò il fuoco.<br />
Stephen Eldrige sogghigno. «Un piccolo<br />
trucco», disse. «Con questa formula bruciano<br />
come paglia».<br />
«Cerchiamo di non attirare troppo l’attenzione»,<br />
disse Ross Granville. «Se si avvicinano<br />
<strong>de</strong>i curiosi o la Guardia Cittadina sarà<br />
una carneficina».<br />
Gabriel si passò una mano sugli occhi e<br />
non rispose.<br />
«Non <strong>de</strong>ve essere facile per lui», aggiunse<br />
Ross a voce appena percettibile, rivolto ad<br />
Axel. «Sta combattendo qualcosa che suo<br />
padre ha chiamato per vigilare su un’azione<br />
orribile».<br />
«Vuoi che intervenga?», domandò<br />
Eloise, in sella insieme ad Ashton Blackmore.<br />
«Ashton, tra poco sarà l’alba e tu
912/960<br />
dovrai andare, inoltre ho paura di quello che<br />
potrebbe acca<strong>de</strong>re».<br />
«Stai lontana, Eloise», disse Axel, prima<br />
che l’altro potesse rispon<strong>de</strong>re. «So quanto<br />
<strong>de</strong>testi ricorrere a questo potere: te lo<br />
chie<strong>de</strong>remo soltanto se sarà necessario».<br />
Lei lo guardò, l’angoscia evi<strong>de</strong>nte sul<br />
volto, poi con la mano <strong>de</strong>stra afferrò l’interno<br />
<strong>de</strong>l braccio sinistro: Axel sapeva che in<br />
quel modo cercava conforto nella croce che<br />
gli Esorcisti le avevano tatuato sul braccio<br />
per proteggerla.<br />
Incanalare il potere <strong>de</strong>l Presidio, anche<br />
se per i fini più nobili, comportava un’inevitabile<br />
corruzione e Axel aveva imparato che<br />
lei ricorreva sempre, inconsciamente, a quel<br />
gesto prima di agire.<br />
«Blackmore», disse, perentorio, «tienila<br />
ferma e non permettere che qualcosa le faccia<br />
<strong>de</strong>l male».<br />
Ashton circondò con un braccio le spalle<br />
di Eloise seduta in arcione davanti a lui e la
913/960<br />
immobilizzò. «Abbi fiducia in lui ragazzina<br />
umana, lascia che faccia questo per te».<br />
«Allora corri ad aiutarli», disse Eloise,<br />
ve<strong>de</strong>ndo i gemelli Sinclair e Gil Morgan che<br />
si gettavano nella mischia. «Dovesse acca<strong>de</strong>re<br />
loro qualcosa, non me lo perdonerei».<br />
Lui accentuò la stretta in una tacita risposta.<br />
«Ho dato la mia parola, Eloise. Axel<br />
ha accettato che tu fossi qui soltanto se il più<br />
potente di noi fosse rimasto a proteggerti.<br />
Non può combattere se non ti sa al sicuro.<br />
Smettetela di distruggervi cercando di proteggervi<br />
a vicenda».<br />
Eloise guardò Axel abbattere un uomo<br />
posseduto da una creatura <strong>de</strong>l Presidio, vi<strong>de</strong><br />
la <strong>de</strong>terminazione e il dolore sul suo volto.<br />
Vi<strong>de</strong> la paura di ciò che avrebbero potuto<br />
trovare una volta penetrate le difese che Nassar<br />
Stuart aveva eretto intorno al suo rifugio.<br />
«Se la tregua col Presidio si rompesse<br />
<strong>de</strong>finitivamente ognuno <strong>de</strong>i nostri giorni e<br />
<strong>de</strong>lle nostre notti sarebbe così, vero?», disse
914/960<br />
Eloise. «A combattere e temere che una di<br />
quelle creature prenda possesso di qualcuno<br />
che amiamo».<br />
«Noi Blackmore esistiamo perché tutto<br />
questo non accada», disse Ashton con<br />
dolcezza.<br />
Eloise si asciugò una lacrima con il dorso<br />
<strong>de</strong>lla mano, lo stomaco stretto da una morsa<br />
di angoscia vicino alla nausea.<br />
Bryce era sotto l’attacco di due creature,<br />
Gabriel ne eliminò una e gli fu accanto appena<br />
in tempo per evitare che fosse ferito.<br />
Non erano umani, la lotta era impari,<br />
non era giusto.<br />
Il viso le bruciava, impietrita rimase a<br />
singhiozzare silenziosamente, poi chiuse gli<br />
occhi e prese un profondo respiro cercando<br />
con le dita la croce tatuata sul braccio.<br />
Tornate sulla vostra isola, per questa<br />
volta. Ci sarà tempo per combattere, ma<br />
non a<strong>de</strong>sso, non questa notte.
915/960<br />
Stava ancora mormorando quelle parole<br />
quando le nebbie presero a diradarsi e una<br />
creatura alata allentò la presa sul braccio di<br />
Stephen Eldrige; cercava di controllarsi ma<br />
nemmeno il conforto <strong>de</strong>lla mano di Ashton<br />
sul suo braccio riusciva a colmare il suo<br />
senso di sconforto.<br />
Volti stupiti si giravano a cercarla<br />
mentre le nebbie evaporavano lasciando solo<br />
l’aria scintillante di purezza. Eloise girò il<br />
capo, distogliendolo dai suoi amici.<br />
«È questo che è accaduto a Clarisse?»,<br />
domandò, con voce rotta. «Cercava di fare<br />
qualcosa di buono e questo potere male<strong>de</strong>tto<br />
si è impadronito comunque <strong>de</strong>lla sua<br />
anima?».<br />
«Non lo so, ragazzina umana», rispose<br />
Ashton. «Non posso più avere certezze».<br />
Eloise si coprì la bocca con una mano e al<br />
di sopra di quel caos di buio e morte incontrò<br />
gli occhi di Axel, il blu fermo che le impedì di<br />
andare in pezzi.
Aveva già visto quello sguardo, sapeva<br />
che significato aveva.<br />
Lui l’avrebbe amata anche se fosse stata<br />
un mostro.<br />
* * *<br />
916/960<br />
La soglia di luce si allargava e all’interno<br />
si <strong>de</strong>lineava un profilo femminile con lunghi<br />
capelli, e una mano dalla pelle chiara e<br />
perfetta.<br />
Era un’immagine talmente nitida e reale<br />
che Sophia riuscì a intuire le efelidi dorate<br />
che le punteggiavano il dorso.<br />
«Clarisse».<br />
Nassar Stuart lasciò ca<strong>de</strong>re lo scettro<br />
d’oro sulla fredda pietra <strong>de</strong>lla grotta e corse<br />
verso l’altare e lo specchio di luce.<br />
Avrebbe potuto anche essere un gioco<br />
<strong>de</strong>l calore e <strong>de</strong>lle fiammelle ma a Sophia
917/960<br />
parve che la statua di San Phyatré muovesse<br />
un braccio, sollevandolo lentamente verso<br />
l’alto.<br />
L’orrore la invase come un’onda, lasciandola<br />
nauseata e tremante, e allo stesso tempo<br />
una nostalgia colpevole la indusse a<br />
strisciare un poco in avanti.<br />
Se era davvero sua madre, avrebbe potuto<br />
rive<strong>de</strong>rla almeno una volta.<br />
Il sudore scen<strong>de</strong>va, copioso, dalla fronte<br />
di Madrina Marta che però tremava come se<br />
fosse immersa nella neve. Lasciò ca<strong>de</strong>re una<br />
perla nera <strong>de</strong>l rosario e le fiamme si<br />
alzarono.<br />
Sophia si sollevò sulle ginocchia accorgendosi<br />
di avere di nuovo la capacità di <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re.<br />
Nassar l’aveva completamente dimenticata<br />
e a<strong>de</strong>sso fissava, estatico, le dita<br />
sottili che fuoriuscivano dalla gola luminosa<br />
davanti all’altare.<br />
Dietro la parete di can<strong>de</strong>le San Phyatré,<br />
il Signore <strong>de</strong>lle Soglie, sembrò crescere in
918/960<br />
altezza e la sua espressione cambiò. Sophia<br />
batté le palpebre per scacciare la sensazione<br />
che la statua <strong>de</strong>l dio stesse sollevando il bastone<br />
d’argento che aveva nella mano<br />
sinistra.<br />
Guardò il volto rapito di Nassar Stuart e<br />
la sua mano, tremante, sfregiata, avvicinarsi<br />
alle dita che si disten<strong>de</strong>vano oltre la soglia di<br />
luce mostrando il polso e poi la linea armoniosa<br />
di un braccio.<br />
Madrina Marta aveva gli occhi chiusi e<br />
mormorava febbrilmente il suo rosario di<br />
morte. Sophia si alzò in piedi e pregò di riuscire<br />
a muoversi senza vacillare.<br />
In quel momento un fragore di voci<br />
riecheggiò sulle pareti <strong>de</strong>lle caverne, creando<br />
una dissonanza con il mistico mormorio <strong>de</strong>gli<br />
dèi sull’altare e la musica <strong>de</strong>lle litanie.<br />
Gabriel la cercò con lo sguardo e quando<br />
la vi<strong>de</strong> illesa urlò. «Padre! Che cosa stai<br />
facendo?».
919/960<br />
La sua voce sconvolta, il raccapriccio sul<br />
suo viso pallido la aiutarono a raccogliere le<br />
forze per fare ciò che doveva: si lanciò verso<br />
l’altare spazzando via con le braccia le can<strong>de</strong>le<br />
accese, la cera le colò sulla pelle provocandole<br />
un dolore atroce che lei avvertì<br />
soltanto con una parte <strong>de</strong>lla mente.<br />
I fiori bruciarono, la colonia e il liquore<br />
si riversarono sull’altare provocando una<br />
fiammata che le tolse il respiro, ma le sue<br />
mani riuscirono a raggiungere ciò che<br />
cercava.<br />
Spinse la statua <strong>de</strong>l Signore <strong>de</strong>lle Soglie<br />
che on<strong>de</strong>ggiò e si piegò lentamente.<br />
«Io ti prego… no, io ti chiedo da pari a<br />
pari: chiudi i cancelli, chiudili a<strong>de</strong>sso», esclamò,<br />
spingendo con un ultimo colpo <strong>de</strong>lle<br />
spalle.<br />
La statua crollò dall’altare sul pavimento<br />
di nuda roccia e andò in mille pezzi. Le<br />
fiamme divamparono come un muro
920/960<br />
invalicabile di calore soffocante che le investì<br />
il volto, un orlo <strong>de</strong>lla sua gonna prese fuoco.<br />
Madrina Marta si alzò e quando si accorse<br />
<strong>de</strong>gli intrusi che facevano irruzione<br />
nella caverna abbandonò il rosario nero e<br />
scartò di lato per allontanarsi.<br />
Sophia si sollevò sui gomiti e riuscì a<br />
ve<strong>de</strong>re Nassar Stuart che urlava in preda alla<br />
disperazione mentre la soglia di luce si riduceva<br />
rapida, inghiottendo la mano protesa<br />
verso la sua.<br />
L’uomo gridò tutta la sua costernazione e<br />
si lanciò in avanti per afferrarla: una mano<br />
vecchia e sfregiata incontrò quella fresca e<br />
giovane <strong>de</strong>lla persona al di là <strong>de</strong>lla soglia e la<br />
strinse.<br />
Il volto di Nassar Stuart si trasfigurò di<br />
felicità e, all’improvviso, si spalancò in un<br />
sorriso commosso e reverente. «Sei tu»,<br />
mormorò, poi crollò in avanti e non mi<br />
mosse più.
921/960<br />
Gabriel si precipitò verso di lui, mentre<br />
Bryce Van<strong>de</strong>mberg afferrava Sophia per un<br />
braccio e spegneva con qualche colpo <strong>de</strong>ciso<br />
il lembo di stoffa bruciacchiato.<br />
«Stai bene?», le domandò, affannato,<br />
tenendola per le spalle.<br />
Sophia annuì e cercò di divincolarsi dalla<br />
sua stretta per raggiungere Gabriel.<br />
Il ragazzo, pallidissimo e sconvolto, rigirò<br />
il padre sulla schiena e guardò la mano<br />
sfregiata rica<strong>de</strong>re lungo il fianco, di peso, allora<br />
si prese la testa tra le mani e rimase immobile<br />
a tremare in silenzio.<br />
Lei si lasciò ca<strong>de</strong>re al suo fianco e gli<br />
posò una mano sul braccio.<br />
«Gabriel», disse, con un sussurro.<br />
Lui tolse le mani dal viso e la guardò.<br />
«Grazie al cielo», disse, in un sussurro appassionato<br />
che però non dissipava l’angoscia<br />
dal suo volto.<br />
Sophia si appoggiò alla sua spalla e gli<br />
cercò la mano.
922/960<br />
«A<strong>de</strong>sso si trova con chi <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava essere»,<br />
gli disse.
EPILOGO<br />
Assenze<br />
«Ecco. Toccando le piume d’osso come<br />
fossero una combinazione di tasti si apre la<br />
calotta inferiore ma è vuoto», disse Stephen<br />
Eldrige.<br />
«Lo hai mai visto?», domandò Axel<br />
Van<strong>de</strong>mberg.<br />
Il cofanetto era sulla sua scrivania, di<br />
nuovo chiuso e muto con tutti i suoi segreti.<br />
Gabriel Stuart scosse il capo. «No, ma<br />
avrebbe potuto benissimo appartenere a mio<br />
padre: aveva numerosi oggetti con questa<br />
particolare <strong>de</strong>corazione, alcuni avevano l’aria<br />
di essere molto antichi, altri li fece costruire<br />
da un artigiano per regalarli a Belladore a cui<br />
era legato da una vecchia amicizia».
924/960<br />
«Le penne di falco sono la <strong>de</strong>corazione<br />
tipica <strong>de</strong>l principato di Lanchale», spiegò<br />
Stephen. «Come lo scettro che aveva tuo<br />
padre e gli intarsi murali sotto la Chiesa<br />
<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte e nei sotterranei<br />
<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna».<br />
«Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> <strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle<br />
Arti sta studiando a fondo la questione»,<br />
disse Axel. «Sostiene che quel motivo <strong>de</strong>corativo<br />
ha una tradizione antichissima e si ritrova<br />
in molti manufatti <strong>de</strong>l periodo prece<strong>de</strong>nte<br />
alle Nationes e, addirittura, all’unificazione<br />
<strong>de</strong>l Continente. Quindi è coerente<br />
con il periodo a cui risalgono lo scettro e i<br />
mosaici».<br />
«Del resto», disse Stephen, «se davvero<br />
la Citta<strong>de</strong>lla in origine si è sviluppata sugli<br />
acquartieramenti <strong>de</strong>l principato di Lanchale<br />
è coerente con ciò che abbiamo ritrovato».<br />
«Questa bellezza ha fatto il suo dovere e<br />
ci ha portato fino a qui», disse Stephen con<br />
un colpetto quasi affettuoso al cofanetto e
925/960<br />
con un’espressione che, piuttosto, Gil Morgan<br />
avrebbe usato per una <strong>de</strong>lle sue navi o<br />
per un cavallo.<br />
«Mio padre frequentava Palazzo Belmont»,<br />
disse Gabriel. «Insieme a Johann <strong>de</strong><br />
Plessy, la loro amicizia risaliva ai tempi<br />
<strong>de</strong>ll’Università. Non ricordo molto di quella<br />
vampira, l’ho vista pochissime volte e all’epoca<br />
<strong>de</strong>lla sua scomparsa avevo appena dodici<br />
anni».<br />
Gabriel studiò i volti <strong>de</strong>gli altri due, l’impenetrabile<br />
cortesia con cui ascoltavano il<br />
suo racconto. Socchiuse gli occhi grigi, che<br />
presero l’aspetto di schegge d’acciaio. «Presumo<br />
di trovarmi di fronte a chi ha causato<br />
quella scomparsa».<br />
Nessuno confermò, solo Axel Van<strong>de</strong>mberg<br />
si concesse un sorriso amaro che<br />
somigliava più a una smorfia.<br />
«Johann Richton, il Cardinale <strong>de</strong> Plessy,<br />
invece era un assiduo frequentatore <strong>de</strong>lla<br />
nostra casa», disse Gabriel.
926/960<br />
«Parli al passato?».<br />
«Nell’ultimo periodo si era creata una<br />
frattura tra loro e non si ve<strong>de</strong>vano più molto<br />
spesso».<br />
«Il che spiega come mai l’uno ten<strong>de</strong>va<br />
un’imboscata alla spedizione dove presumeva<br />
si trovasse Sophia mentre l’altro, più<br />
semplicemente, utilizzava lo scettro <strong>de</strong>i <strong>de</strong><br />
Lanchale per costringerla a raggiungerlo<br />
ovunque fosse».<br />
«Sembra che l’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>lla morte abbia risvegliato<br />
in mio padre altre priorità che non<br />
fossero la politica», disse Gabriel. «E, in ultima<br />
analisi, se aveva bisogno <strong>de</strong>l sangue e<br />
<strong>de</strong>lla carne di Sophia in quanto unica figlia<br />
vivente di Clarisse, non avrebbe attentato<br />
alla sua vita rischiando di compromettere il<br />
rito».<br />
«Voleva riavere con sé almeno per un’ultima<br />
volta il suo primo amore», disse Axel.<br />
«È terribile, e straziante».
927/960<br />
«È ancora completamente oscuro come<br />
agiscano questi Dottori <strong>de</strong>lle Anime e quale<br />
sia la correlazione scientifica con i mo<strong>de</strong>rni<br />
concetti di vita e di morte», disse Stephen<br />
Eldrige nel tono impaziente che sempre<br />
usava quando c’era qualcosa di cui non<br />
riteneva di avere a<strong>de</strong>guate cognizioni. «Devo<br />
studiare seriamente la cosa», terminò riportando<br />
la conversazione su un terreno meno<br />
emotivo.<br />
«Madrina Lala, il Dottore <strong>de</strong>gli Spiriti<br />
che vive a Saint Claire, la tenuta <strong>de</strong>i Mayfield,<br />
sarà felice di mettervi a parte di tutto il<br />
suo sapere», offrì Gabriel con il consueto<br />
garbo.<br />
«Questo mi fa pensare a Madrina Marta<br />
e alla scomparsa <strong>de</strong>llo scettro», intervenne<br />
Axel. «Abbiamo i<strong>de</strong>a di dove possa trovarsi».<br />
Lo sguardo di Gabriel ebbe un lampo<br />
minaccioso. «Madrina Marta non è semplicemente<br />
un Dottore <strong>de</strong>gli Spiriti: è una<br />
seguace <strong>de</strong>l Signore di Cimiteri, che si è
928/960<br />
dimostrata talmente potente da riuscire<br />
quasi a riportare Clarisse Granville dal regno<br />
<strong>de</strong>i morti», disse. «Ma se ho capito come<br />
stanno le cose, lei non ha la possibilità di<br />
utilizzare quello scettro. Non è un Evocatore<br />
per nascita né le è stato conferito il potere da<br />
uno di essi».<br />
«Lo ha lei, non c’è altra spiegazione»,<br />
rispose Axel. «Se ca<strong>de</strong> nelle mani <strong>de</strong>l Cardinale<br />
<strong>de</strong> Plessy non voglio nemmeno<br />
pensare a cosa potrà succe<strong>de</strong>re».<br />
«La guerra», replicò Gabriel. «Ciò per<br />
cui l’Ordine <strong>de</strong>lla Croce ci ha ad<strong>de</strong>strato, la<br />
guerra contro i Presidiales, le creature <strong>de</strong>l<br />
Presidio. La Croce sta richiamando il<br />
migliore maestro di spada che ci sia, padre<br />
Edward Thorne».<br />
Sul volto di Axel comparve un sorriso di<br />
sincero piacere. «Sarei felice di rive<strong>de</strong>rlo».<br />
«Sono pronto a scommettere la corona di<br />
Altieres che l’uomo che sta trattando con il
929/960<br />
Presidio è il Cardinale <strong>de</strong> Plessy. Chi, altrimenti?»,<br />
continuò Gabriel.<br />
«L’ultima persona rimasta <strong>de</strong>l terzetto»,<br />
disse Axel. «Forse l’unico che può chiarirci<br />
che cosa è successo durante la Rivolta».<br />
«Al momento», disse Stephen, «mi sembra<br />
che abbiamo elementi a sufficienza per<br />
stabilire che c’erano più persone nelle condizioni<br />
di scatenare il Presidio. Le potenzialità<br />
<strong>de</strong>llo scettro di Lanchale indicano che<br />
Clarisse Granville o i Frati Neri non erano gli<br />
unici ad avere il potere di farlo».<br />
«Certe volte mi domando se sapremo<br />
mai che cosa è accaduto veramente», disse<br />
Axel, con un sospiro. «L’avvenimento più atroce<br />
che ha segnato le ultime generazioni<br />
ancora non ha una chiara spiegazione».<br />
«Ormai mio padre e Clarisse Granville<br />
sono morti», disse Gabriel. «Che possano riposare<br />
in pace, ma non tornare mai più».<br />
Si alzò. «Ora se volete scusarmi ho un incontro<br />
con il Principe Bryce».
* * *<br />
930/960<br />
Sophia Blackmore stava sistemando <strong>de</strong>i<br />
fiori in un capace vaso d’argento così lucido<br />
da risplen<strong>de</strong>re.<br />
«Che stai facendo?», esclamò Bryce Van<strong>de</strong>mberg,<br />
giungendo in quel momento dalle<br />
serre con un cesto di quelle che sembravano<br />
patate piccole.<br />
«Metto i fiori nel vaso come voi mi avete<br />
ordinato», rispose lei, indicando, perplessa,<br />
il risultato <strong>de</strong>i suoi sforzi.<br />
«Quello non è un vaso», replicò l’altro,<br />
esasperato. «È un’urna d’argento, dovrebbe<br />
servire a ospitare le mie ceneri, non <strong>de</strong>lle<br />
peonie».<br />
«Oh», Sophia gli rivolse uno sguardo<br />
vacuo. «È uno di quei posti in cui io vi farò<br />
finire precocemente?».<br />
«Esatto», disse Bryce. «A proposito, ho<br />
una cosa da darti».
931/960<br />
Si avvicinò alla scrivania sulla quale posò<br />
il cesto di tuberi, poi da un disordine di semi<br />
secchi, bulbi e ampolle di balsamo per le<br />
mani trasse un foglio ripiegato che le porse.<br />
«I tuoi parenti Blackmore erano <strong>de</strong>ll’i<strong>de</strong>a<br />
che tu fossi ancora troppo scossa per ve<strong>de</strong>rlo,<br />
consi<strong>de</strong>rando il significato che potrebbe<br />
avere. Ma penso che tu sia abbastanza forte,<br />
inoltre la politica <strong>de</strong>i segreti è noiosa e prevedibile:<br />
vengono sempre fuori al momento<br />
meno opportuno».<br />
Sophia dispiegò il biglietto.<br />
Vostra Eccellenza,<br />
È nel momento di più gran<strong>de</strong> sofferenza<br />
che confido nella Vostra comprensione.<br />
Ciò che abbiamo fatto, forse, non è<br />
ancora irreparabile.<br />
Quando concepimmo il nostro disegno,<br />
prestammo giuramento di portarlo a termine<br />
quali che fossero le conseguenze,
932/960<br />
sacrificando a esso anche il sangue <strong>de</strong>i nostri<br />
figli.<br />
Ora che l’istante si avvicina, invece, i<br />
dubbi offuscano la mia anima e la serena<br />
<strong>de</strong>terminazione che conduceva le mie azioni<br />
non è che un lontano ricordo.<br />
«È stato ritrovato da una cameriera <strong>de</strong>i<br />
Blackmore nelle stanze di tua madre qualche<br />
tempo fa», disse Bryce. «Ashton e Adrian<br />
hanno confermato che la grafia è la sua. Per<br />
scrupolo l’hanno confrontata con alcune<br />
lettere conservate tra gli oggetti di tua madre<br />
e l’esito è stato positivo».<br />
«A che disegno si riferisce?», domandò<br />
Sophia, pianissimo. «Si tratta forse <strong>de</strong>lla<br />
Rivolta?».<br />
«È una possibilità», rispose Bryce con<br />
<strong>de</strong>licatezza. «Spero che tu non <strong>de</strong>bba mai<br />
fronteggiare una simile notizia, ma è meglio<br />
essere preparati».
933/960<br />
«Il ragazzo che più <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava annientarmi<br />
tra poco sarà qui per domandarvi di<br />
portarmi con sé alle esequie di suo padre,<br />
colui che mi ha rapita, ferita, e che ha voluto<br />
fino alla fine il regno e la moglie di mio<br />
padre», disse Sophia, calma. «Le cose possono<br />
pren<strong>de</strong>re una piega imprevedibile, vi<br />
pare?».<br />
Bryce annuì. «Senza contare che io sto<br />
per accordargli il permesso, anche se suo<br />
padre forse è implicato nell’assassinio <strong>de</strong>l<br />
mio». Tacque un momento. «La nostra infanzia<br />
ha avuto origine in tempi molto cupi,<br />
Sophia, se dovessimo cominciare a rimproverare<br />
le colpe <strong>de</strong>i padri a figli che erano<br />
ancora troppo piccoli per concepirle, rischieremmo<br />
di farci sfuggire il quadro generale<br />
e, con ciò che si profila nel prossimo futuro,<br />
non è il caso».<br />
«Credo di compren<strong>de</strong>re ciò che inten<strong>de</strong>te<br />
dire».
934/960<br />
«Non ho mai avuto simpatia per la<br />
famiglia Stuart e per Gabriel in particolare,<br />
ma sembra che il ragazzo abbia dimostrato il<br />
suo valore e anche molte altre cose», nello<br />
sguardo di Bryce Van<strong>de</strong>mberg si accese una<br />
scintilla di ironia. «Penso che un contratto di<br />
fidanzamento con Justin Sinclair sia fuori<br />
discussione per il momento».<br />
Sophia sorrise. «A meno che non <strong>de</strong>si<strong>de</strong>riamo<br />
che Gabriel lo uccida, e mi pare che<br />
abbiamo appena sottolineato quanto siano<br />
importanti le alleanze in tempi incerti».<br />
L’altro incrociò le braccia, divertito, poi<br />
consi<strong>de</strong>rò con aria pensosa i piccoli e sgraziati<br />
tuberi nel cesto.<br />
Sophia era completamente certa che da<br />
questi lui sarebbe riuscito a far crescere<br />
colori, profumo e meraviglia.<br />
«Ho il vostro permesso?».<br />
Lui parve accorgersi di nuovo <strong>de</strong>lla sua<br />
presenza. «In caso contrario immagino che<br />
scapperesti».
935/960<br />
«È corretto, signore».<br />
Bryce sospirò. «Non avrò mai <strong>de</strong>i figli in<br />
vita mia. Intendo dire, non c’è verso di farli<br />
ragionare quando hanno l’età per frequentare<br />
l’Università, figuriamoci quando sono più<br />
piccoli».<br />
Si staccò dalla scrivania con uno di quei<br />
gesti eleganti e solo in apparenza pigri che lo<br />
caratterizzavano.<br />
«Hai il mio permesso. Immagino che<br />
Gabriel e i suoi cugini Sinclair abbiano<br />
mostrato a<strong>de</strong>guata capacità di proteggerti,<br />
nel caso ce ne fosse bisogno. Inoltre anche<br />
qui in città non faresti altro che cacciarti nei<br />
guai». Mosse la mano in un gesto di vaga<br />
condiscen<strong>de</strong>nza. «A<strong>de</strong>sso vai, lui dovrebbe<br />
arrivare tra poco. Anzi, aspetta, che ne dici di<br />
questa?».<br />
Indicò un’urna panciuta con eleganti<br />
manici <strong>de</strong>corati di gigli.<br />
«Posso essere sincera?».
936/960<br />
Bryce assunse un’aria allarmata. «Sia<br />
mai. Non credo nella sincerità: è fuorviante».<br />
«Davvero, signore?».<br />
«Naturalmente: il tuo interlocutore trascorre<br />
tutto il tempo a pensare quanto tu sia<br />
privo di tatto invece di ascoltare ciò che dici.<br />
La sincerità è la sciagura <strong>de</strong>lle buone<br />
maniere, il primo segno <strong>de</strong>l <strong>de</strong>cadimento <strong>de</strong>i<br />
costumi».<br />
Sophia sorrise e replicò: «L’urna è molto<br />
bella, ma l’argento vi farebbe apparire pallido,<br />
signore».<br />
Mentre Bryce ri<strong>de</strong>va, gli fece un’impeccabile<br />
riverenza e se ne andò.<br />
Morton le tenne aperta la porta <strong>de</strong>llo studio<br />
poi si avvicinò al suo padrone.<br />
«Altezza, Lord Gabriel atten<strong>de</strong> di essere<br />
ricevuto».<br />
«Avrebbero dovuto dirmelo che uno Stuart<br />
sarebbe entrato in questa casa da ospite e<br />
non da prigioniero di guerra», commentò<br />
Bryce scuotendo la testa. «Che tempi».
Consi<strong>de</strong>rò di nuovo le urne d’argento. «Immagino<br />
che le infestazioni diminuiranno, finalmente.<br />
Morton, pensi che sarò un bel<br />
fantasma?».<br />
«Sì, signore», rispose, in tono lugubre.<br />
«Con gran<strong>de</strong> invidia di chi dichiara di non<br />
volervi rive<strong>de</strong>re nemmeno da morto».<br />
Bryce si voltò a guardarlo, meravigliato.<br />
«Morton, questo è umorismo. Di nuovo?».<br />
«Sono spiacente, signore», replicò<br />
l’altro, contrito. «Non mi sento in forma,<br />
ultimamente».<br />
* * *<br />
937/960<br />
Eloise Weiss se<strong>de</strong>va sul parapetto <strong>de</strong>l<br />
ponte <strong>de</strong>i Frati Neri e guardava il fiume scorrere<br />
placidamente sotto i suoi piedi.<br />
Il marmo era liscio e usurato, sdrucciolevole,<br />
ma lei non aveva paura. Ashton
938/960<br />
Blackmore era comparso al suo fianco al<br />
morire <strong>de</strong>l giorno quando ancora un barlume<br />
di crepuscolo illuminava il cielo a occi<strong>de</strong>nte.<br />
Privilegi <strong>de</strong>i secoli: svegliarsi quando il<br />
sole era ancora alto, pur non potendone sostenere<br />
la luce, go<strong>de</strong>rsi gli ultimi bagliori <strong>de</strong>l<br />
giorno dopo una notte eterna.<br />
«Mi è venuta in mente una cosa», disse.<br />
Il redivivo aveva le braccia appoggiate<br />
accanto a lei, le mani bianchissime intrecciate<br />
mollemente, ma pronte a scattare se solo<br />
lei avesse accennato a scivolare.<br />
«Che cosa, ragazzina umana?».<br />
«Di tanto in tanto, quando mi trovavo a<br />
passare in prossimità <strong>de</strong>i Frati Neri, avvertivo<br />
la sensazione di non essere sola. Solo<br />
tempo dopo ho saputo che tu riposavi qui, da<br />
qualche parte nelle viscere di questa zona<br />
<strong>de</strong>lla città».<br />
«Ho sentito il tuo richiamo, Eloise. Non<br />
ricordo molto, forse mi hai fatto compagnia<br />
anche mentre ero incosciente».
939/960<br />
«Mi <strong>de</strong>vi promettere una cosa».<br />
Ashton la fissò, gli occhi viola erano laghi<br />
tranquilli, al punto che avrebbe potuto dire<br />
qualsiasi cosa senza soffrirne.<br />
«Se dovessi diventare un pericolo per gli<br />
altri, fa’ ciò che è giusto», disse, piano per<br />
riuscire a tenere ferma la voce.<br />
Dita fresche le sfiorarono la guancia.<br />
«Sapevo che prima o poi me lo avresti<br />
chiesto».<br />
Eloise si sforzò di sorri<strong>de</strong>re. «Non posso<br />
dire una cosa simile ad Axel, lui mi rispon<strong>de</strong>rebbe<br />
di distruggere il mondo intero, purché<br />
alla fine ritorni da lui».<br />
«Lo sposerai?».<br />
La luce sul volto di Eloise fu genuina.<br />
«Non appena avremo risolto alcune questioni»,<br />
disse. «Questa vicenda mi ha fatto<br />
pensare molto. Amare è anche fuggire e poi<br />
interrompere a metà la corsa e se<strong>de</strong>rsi sul<br />
ciglio <strong>de</strong>lla strada per aspettare che chi ti ha<br />
ferito così tanto venga a pren<strong>de</strong>rti. Per Axel e
me è stato così, e io non voglio arrivare alla<br />
fine <strong>de</strong>lla mia vita e accorgermi di aver lasciato<br />
indietro ciò che volevo veramente».<br />
«Sta arrivando, sento i suoi passi», disse<br />
Ashton. «A<strong>de</strong>sso va’ con lui e lasciati indietro<br />
i pensieri tristi. È l’ora <strong>de</strong>i canti nelle taverne<br />
e <strong>de</strong>lle rose sulle lenzuola. Tutti i fantasmi<br />
<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale dovrebbero finalmente<br />
lasciarci in pace».<br />
Eloise guardò verso il crepuscolo e annuì.<br />
«Inizia la notte», disse. «Non è<br />
meraviglioso?».<br />
* * *<br />
940/960<br />
Forse uno <strong>de</strong>i custodi <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> cimitero<br />
fuori le mura l’avrebbe pensata diversamente<br />
a partire dal quel giorno.<br />
Ancora non lo sapeva, però, quando si<br />
apprestò a fare l’ultimo giro per controllare
941/960<br />
che nessun visitatore fosse rimasto all’interno<br />
all’ora di chiu<strong>de</strong>re i cancelli <strong>de</strong>ll’area di<br />
sua competenza.<br />
Stava percorrendo il viale principale<br />
<strong>de</strong>lla zona in cui si radunavano le sepolture<br />
<strong>de</strong>l borgo cittadino di Ma<strong>de</strong>rian quando vi<strong>de</strong><br />
una coppia con la divisa <strong>de</strong>gli scholares camminare<br />
a un centinaio di passi da lui.<br />
Represse un sospiro impaziente: scholares,<br />
la solita seccatura. A<strong>de</strong>sso avrebbe<br />
dovuto raggiungerli e avvisarli che il cimitero<br />
stava per chiu<strong>de</strong>re e che avrebbero rischiato<br />
di rimanere all’interno se non si fossero approssimati,<br />
in breve, all’uscita.<br />
Il buio scen<strong>de</strong>va rapido, presto le uniche<br />
luci sarebbero state le can<strong>de</strong>le che bruciavano<br />
sulle tombe e, più tardi, il chiarore<br />
azzurro <strong>de</strong>i fuochi fatui. Tuttavia il<br />
crepuscolo era limpido e una striscia bianca<br />
scolorava nel blu incipiente permettendo una<br />
vista ancora nitida.
942/960<br />
Il ragazzo aveva un braccio intorno alla<br />
giovane donna dai capelli lunghi, tenendola<br />
vicina forse in modo troppo intimo per essere<br />
conveniente in pubblico, soprattutto in<br />
un cimitero. Le sussurrava qualcosa all’orecchio<br />
e lei ri<strong>de</strong>va.<br />
Il guardiano non era abbastanza vicino<br />
per udirla, ma ve<strong>de</strong>va le sue spalle sottili<br />
scosse dall’ilarità. Notò invece che la mano<br />
sinistra di lui, posata sulla spalla <strong>de</strong>lla<br />
ragazza, era priva <strong>de</strong>ll’anulare.<br />
Accelerò il passo perché aveva la netta<br />
impressione di non riuscire a raggiungerli,<br />
arrivò quasi a correre ma quelli restavano<br />
sempre alla me<strong>de</strong>sima distanza.<br />
Affannato, vi<strong>de</strong> che finalmente stavano<br />
dirigendosi verso un sentiero senza uscita,<br />
così <strong>de</strong>cise di fare un ultimo sacrificio e, imprecando<br />
contro gli scholares che <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>vano<br />
di andare ad amoreggiare nei cimiteri, imboccò<br />
il vialetto.
943/960<br />
Si ritrovò davanti soltanto un muro di<br />
pietra chiuso tra due cappelle vegliate da angeli<br />
di pietra.<br />
Guardò alla propria <strong>de</strong>stra, poi alla propria<br />
sinistra ma non vi<strong>de</strong> nessuno, i cancelli<br />
<strong>de</strong>lle cappelle erano sbarrati, non c’era via<br />
d’uscita né modo di scavalcare il muro senza<br />
una scala.<br />
La brezza mosse le chiome <strong>de</strong>gli alberi<br />
sopra di lui, molto in lontananza risuonò la<br />
risata di una ragazza, un suono gioioso che,<br />
però, per qualche motivo gli fece accapponare<br />
la pelle.<br />
Fantasmi, pensò.<br />
Il sole moriva, la notte spalancava un intero<br />
regno alle sue creature e, per la prima<br />
volta nella sua vita, il guardiano <strong>de</strong>l cimitero<br />
di Ma<strong>de</strong>rian si trovò a fuggire da un luogo<br />
che non aveva mai temuto.<br />
Giunto ai cancelli li sbarrò evitando con<br />
cura di guardarsi indietro.
944/960<br />
C’erano cose che dovevano restare confinate<br />
nel perimetro <strong>de</strong>i cimiteri. La vita segreta<br />
<strong>de</strong>i morti era qualcosa che non avrebbe<br />
mai dovuto riguardare i vivi.
Personaggi<br />
(in ordine alfabetico)<br />
Scholares<br />
ALEXANDRIA MAYFIELD, Nazione di Altieres, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
ALLEN LOCHRAINE, Nazione di Faldras, Societas<br />
di Diritto, Ufficio <strong>de</strong>l Tribunato <strong>de</strong>gli<br />
Stu<strong>de</strong>nti.<br />
AMELIA GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />
di Medicina.<br />
ANTHONY ROSS GRANVILLE, Nazione di Valdyer,<br />
Societas di Diritto.<br />
AXEL FREDERICH VANDEMBERG, Nazione di<br />
Al<strong>de</strong>nor, Societas di Diritto.
946/960<br />
BRYCE JASON VANDEMBERG, Nazione di Al<strong>de</strong>nor,<br />
Societas di Filosofia Naturale.<br />
CAROLINE MAYFIELD, Nazione di Altieres, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
CHARLOTTE GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />
di Medicina.<br />
DEANNE GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />
di Medicina.<br />
DREYDEN SINCLAIR, Nazione di Altieres, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
ELOISE LARISSA WEISS, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />
di Medicina.<br />
EMILY GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />
di Medicina.<br />
FAYETTE MAYFIELD, Nazione di Altieres, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
GABRIEL STUART SINCLAIR, Nazione di Ma<strong>de</strong>rian,<br />
Societas <strong>de</strong>lle Arti.<br />
GARETH PHOEBUS ELDRIGE, Nazione di Salimarr,<br />
Societas <strong>de</strong>lle Arti.<br />
GILBERT CAZENOVE MORGAN, Nazione di<br />
Delamàr, Societas <strong>de</strong>lle Arti.
947/960<br />
JEROME SINCLAIR, Nazione di Altieres, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
JORDAN VANDEMBERG, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
JULIAN LORD, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
JUSTIN MAYFIELD, Nazione di Altieres, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
KITTY WEIRD, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
LARA DELHIA DEGRET, Distretto <strong>de</strong>lla Vecchia<br />
Capitale, Societas di Medicina.<br />
MEGAN MARIAN LINNETT, Nazione di Ma<strong>de</strong>rian,<br />
Societas di Medicina.<br />
SALLY ADDISON, Nazione di Valdyer, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
SELINA EMMA KRISTIAN, Nazione di Faldras, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti, Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />
Penna.<br />
SOPHIA BLACKMORE, Nazione di Altieres, Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.
948/960<br />
STEPHEN DALTON ELDRIGE, Nazione di Salimarr,<br />
Societas di Medicina.<br />
VALERIE GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />
di Medicina.<br />
Domini e Lectores<br />
DOMINUS FENARETES, Responsabile <strong>de</strong>l dipartimento<br />
di Tanatologia, Corporazione <strong>de</strong>i<br />
Medici.<br />
DOMINA HERACLIS, Responsabile <strong>de</strong>l Primo<br />
Soccorso, Corporazione <strong>de</strong>i Medici.<br />
DOMINA HILDEGARDE, Decana <strong>de</strong>llo Studium,<br />
Responsabile <strong>de</strong>lle Biblioteche <strong>de</strong>lla Societas<br />
<strong>de</strong>lle Arti.<br />
DOMINUS DEMETRIUS, Titolare <strong>de</strong>l dipartimento<br />
di Grammatica.<br />
COLIN NANCOURT, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />
di Medicina, Dottore.
Stirpi di Sangue<br />
949/960<br />
HAYDAN LUSIAN “CAIN” BLACKMORE DI<br />
BLACKMORE, famiglia di Reggenza di Altieres,<br />
vampiro di linea di sangue Blackmore.<br />
ADRIAN DAMON MAYFIELD BLACKMORE DI<br />
BLACKMORE, famiglia di Reggenza di Altieres,<br />
vampiro di linea di sangue Blackmore.<br />
ASHTON MIKHAIL BLACKMORE DI BLACKMORE,<br />
famiglia di Reggenza di Altieres, vampiro<br />
<strong>de</strong>cano di linea di sangue Blackmore.<br />
CHRISTABEL VON SAYN, NAZIONE DI RAVYEL, vampiro<br />
di linea di sangue Von Karnstein.<br />
Nazione Sovrana di Al<strong>de</strong>nor<br />
FABIAN DOMENIC VANDEMBERG, Re <strong>de</strong>lla<br />
Nazione Sovrana di Al<strong>de</strong>nor.<br />
ANNA STHRAL VANDEMBERG, Regina <strong>de</strong>lla<br />
Nazione Sovrana, sua moglie.<br />
DOMENIC WEISS, Duca di Langemburg, Lord<br />
Cancelliere <strong>de</strong>l Regno.<br />
MARGARETH CARLTON WEISS, sua moglie.
L’Ordine <strong>de</strong>lla Spada<br />
LONDON LASAIRE, Comandante <strong>de</strong>ll’Ordine<br />
<strong>de</strong>lla Spada.<br />
NEVEN, Capitano <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Spada.<br />
ERIN SHZARE, Atten<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>l Comandante<br />
Lasaire.<br />
Stato <strong>de</strong>lla Chiesa<br />
JOHANNUS RICHTON, Duca <strong>de</strong> Plessy, Cardinal<br />
principe <strong>de</strong>lla Chiesa.<br />
CAPITANO VARGAS, Comandante <strong>de</strong>lla Guardia<br />
Rossa.<br />
Altri<br />
950/960<br />
ALFRED MORTIMER MORTON, Maggiordomo<br />
<strong>de</strong>lla Resi<strong>de</strong>nza di Al<strong>de</strong>nor <strong>de</strong>lla Vecchia<br />
Capitale.<br />
COPPELIUS, ex avvocato, oste.
951/960<br />
DAMA SABELLE GRANVILLE, Reggente Anziana di<br />
Valdyer.<br />
DARTMONT, comandante <strong>de</strong>lla scorta <strong>de</strong>lla<br />
principessa di Altieres presso la Vecchia<br />
Capitale.<br />
KATHERINE FOX, spiritista.<br />
MASTRO LAVOLIER, Nazione di Altieres,<br />
erborista.<br />
NASSAR STUART DI STUART, Reggente <strong>de</strong>lla<br />
Nazione di Ma<strong>de</strong>rian.<br />
VISSARION, comandante <strong>de</strong>lla scorta reale<br />
presso la Resi<strong>de</strong>nza di Al<strong>de</strong>nor <strong>de</strong>lla Vecchia<br />
Capitale.<br />
ALEXIS, segretario <strong>de</strong>i Blackmore.
Ringraziamenti<br />
L’autentico epilogo di un romanzo è il<br />
capitolo <strong>de</strong>i ringraziamenti, quello in cui si<br />
ripercorre la lista <strong>de</strong>lla gente che avrebbe<br />
dovuto ammazzarti durante la stesura ma<br />
che, misericordiosamente, ti ha risparmiato<br />
la vita e ti ha anche aiutato.<br />
In primis gli eroici genitori di questa<br />
figlia che non cresce mai e la mia stoica,<br />
splendida sorellina Esther; e il mio esercito<br />
di amatissimi parenti.<br />
Grazie a Pamela, Nemesi di ogni Metafora,<br />
per circa cinquemila cose che a elencarle<br />
richie<strong>de</strong>rebbero un altro mattone e, in<br />
particolare, per aver falciato: un pulcino, uno<br />
stiletto, qualche sfumatura di nuvole e analoghe<br />
uscite ugualmente trash; alle Fazi’s Angels<br />
in carica e onorarie, a Chiara Ferrero,
953/960<br />
Paola “Splendore” Turco, Martina “Molla”<br />
Suozzo e Giulia “Giulifei” Fea, i grafici tutti e<br />
la redazione che mi avrà odiata solo il minimo<br />
sindacale per aver consegnato i<br />
ringraziamenti in ritardo.<br />
Menzion d’onore ai miei Paladini, i miei<br />
agenti: Rossano Trentin e Massimiliano<br />
Zante<strong>de</strong>schi, specialmente al povero Rossano<br />
che si è ormai rassegnato al fatto che non so<br />
mai dove sia il cellulare.<br />
Grazie alla mia figliolanza “diseredata” e<br />
non: Phsarcastic e Americane dalla valigia di<br />
cartone, per esserci sempre ed essere<br />
inestimabili.<br />
Grazie alla dolcissima Leila Awad e a<br />
quel genio di sua sorella Martina; a Santa<br />
Roberta da Seoul che ha un pezzo <strong>de</strong>l mio<br />
cuore e capeggia la banda <strong>de</strong>lle Agasshi, con<br />
Carly Schezzini e Charlie Rodia: in fondo<br />
siamo F4 anche noi.<br />
In particolare Santa Carlotta Schezzini<br />
dall’Isola di Jeju che si è riletta sia L’Ordine
954/960<br />
<strong>de</strong>lla Spada che L’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave per<br />
controllare che non mi fossi persa qualche<br />
personaggio o che non avessi cambiato arbitrariamente<br />
il colore <strong>de</strong>gli occhi di qualcuno<br />
(la solita metafora trash per commentare la<br />
sfumatura ne avrebbe risentito, se Pamela<br />
non avesse provveduto a stroncarla…).<br />
Alla mia ex Cover Girl, Aurora Ruffo, la<br />
copertina di Linus che ci segue sempre.<br />
La Profia Francesca Baraldi che si sorbisce<br />
l’autrice e il suo Regno <strong>de</strong>l Refuso in<br />
fase di stesura senza spedirmi nell’Inferno<br />
<strong>de</strong>lle Virgole e il Patato perché è un seduttore<br />
già alla sua tenera età.<br />
La bambina adorabile Emily Granville<br />
Sottoponte dal Pagliaio che con le sue geniali<br />
uscite mi risparmia la fatica di dover sviluppare<br />
il personaggio a lei ispirato perché tanto<br />
provve<strong>de</strong> da sola; e Zia Valeria che ci<br />
sopporta.<br />
Tutti i miei ringraziamenti e i miei abbracci<br />
vanno anche ai ragazzi <strong>de</strong>l GdR di
955/960<br />
Black Friars: Megan/Monica, Fabian/<br />
Rossana/Reoccio, Lara/Antonella, Maria/<br />
Ross e FiglioDiPeluche/Cain, non credo che<br />
potrò mai dimenticare anche solo per un momento<br />
tutto il lavoro che voi e gli altri vi siete<br />
sobbarcati per far vivere e ri<strong>de</strong>re i miei<br />
personaggi.<br />
Grazie alla nipotinah, Maria Chiara<br />
Amante, che dalla sua casa di riposo regna su<br />
di me e che mi conta tutti i giorni le rotelle<br />
fuori posto; a Sara dal Sangueblu per essere<br />
stata una sorpresa di energia e tenerezza; ad<br />
Annalisa “Hanna” Messa e alla mia sorellina<br />
bionda Annalisa Medici, patronesse <strong>de</strong>l<br />
PLLiars fan club. A VickyFra a cui è <strong>de</strong>dicata<br />
ogni parola scritta sul suo amato Stephen<br />
Eldrige.<br />
E in rigoroso ordine sparso di follia:<br />
Neuronah, Valentina di Cascina Orani, CocoNat<br />
di Fe<strong>de</strong>, Lady Notorius Tata e Regina<br />
<strong>de</strong>l Ban; il sindacato autrici: Elisabetta<br />
Bricca, Stefania Auci e Desy Giuffrè e
Francesco Falconi che dispensa fascino<br />
(l’aperitivo, caro!).<br />
Sicuramente ho dimenticato qualcuno<br />
ma se chiedo di integrare i ringraziamenti a<br />
questo stadio <strong>de</strong>lla lavorazione davvero ritroveranno<br />
– forse! – il mio cadavere.<br />
Molti di voi sanno che non posso menzionarli<br />
perché sono così vicini alla mia vita<br />
che per il momento preferisco tenerli ancora<br />
soltanto per me, così mi limito a dire che<br />
ogni riga scritta porta con sé un pensiero e<br />
un momento <strong>de</strong>dicato a ognuno di voi.<br />
Roma 28 maggio 2012<br />
956/960
Sommario<br />
Prima parte<br />
Prologo<br />
1. Figli di re<br />
2. Sangue Nero<br />
3. Storie di fantasmi<br />
4. Il trono <strong>de</strong>l diavolo<br />
5. La tomba <strong>de</strong>l buio<br />
6. L’orazione <strong>de</strong>lla morte<br />
7. La voce <strong>de</strong>ll’odio<br />
8. I fantasmi di Altieres<br />
9. Leggen<strong>de</strong> di stu<strong>de</strong>nti<br />
10. Ciò che luccica<br />
11. Il tocco <strong>de</strong>l tuono<br />
Seconda parte<br />
Intermezzo<br />
12. Apparizione<br />
13. Il pane <strong>de</strong>i morti
14. Le prigioni <strong>de</strong>ll’anima<br />
15. Le genealogie <strong>de</strong>l male<br />
16. L’altare <strong>de</strong>gli spiriti<br />
17. La processione <strong>de</strong>lla notte<br />
18. Congiura all’alba<br />
19. Scintille di divinità<br />
Terza parte<br />
Secondo intermezzo<br />
20. L’Arsenale<br />
21. Signori di notte<br />
22. Strategie<br />
23. Tre chiodi d’argento<br />
24. Le ossa <strong>de</strong>l falco<br />
25. L’alba all’inferno<br />
26. Kate <strong>de</strong>gli spiriti<br />
27. Non riposano in pace<br />
28. Cicatrici al tramonto<br />
29. Sepolta nel tempo<br />
30. Il male in boccio<br />
31. L’impronta <strong>de</strong>lla croce<br />
32. L’altra parte <strong>de</strong>l dolore<br />
33. Regina di fiori<br />
958/960
34. Inciso nelle ossa<br />
Quarta parte<br />
Terzo intermezzo<br />
35. La Battaglia <strong>de</strong>lle Ortaglie<br />
36. La Villa <strong>de</strong>i Gatti<br />
37. Alle soglie <strong>de</strong>lla nebbia<br />
38. L’Ordine <strong>de</strong>lla Penna<br />
39. Perire di spada<br />
40. Complotto a mezzanotte<br />
41. Il rosario <strong>de</strong>lla morte<br />
42. Il Signore <strong>de</strong>lle Soglie<br />
Epilogo<br />
Personaggi<br />
Ringraziamenti<br />
959/960
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