09.12.2012 Views

Virginia de Winter - nonsolofantasy

Virginia de Winter - nonsolofantasy

Virginia de Winter - nonsolofantasy

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

104


I edizione digitale: giugno 2012<br />

© 2012 <strong>Virginia</strong> <strong>de</strong> <strong>Winter</strong> by agreement<br />

with Trentin e Zante<strong>de</strong>schi Literary Agency<br />

© 2012 Fazi Editore srl<br />

Via Isonzo 42, Roma<br />

Tutti i diritti riservati<br />

ISBN: 978-88-6411-720-1<br />

www.virginia<strong>de</strong>winter.net<br />

www.fazieditore.it


<strong>Virginia</strong> <strong>de</strong> <strong>Winter</strong><br />

Black Friars<br />

L’ORDINE DELLA PENNA


5/960


A Pamy:<br />

miracolo numero tre.<br />

Alla mia famiglia,<br />

i <strong>de</strong> <strong>Winter</strong> di toga e quelli di spada.<br />

Maybe


PRIMA PARTE


Vostra Eccellenza,<br />

PROLOGO<br />

Presenze<br />

È nel momento di più gran<strong>de</strong> sofferenza<br />

che confido nella Vostra comprensione.<br />

Ciò che abbiamo fatto, forse, non è<br />

ancora irreparabile.<br />

Quando concepimmo il nostro disegno,<br />

prestammo giuramento di portarlo a termine<br />

quali che fossero le conseguenze, sacrificando<br />

a esso anche il sangue <strong>de</strong>i nostri<br />

figli.<br />

Ora che l’istante si avvicina, invece, i<br />

dubbi offuscano la mia anima, e la serena<br />

<strong>de</strong>terminazione che conduceva le mie azioni<br />

non è che un lontano ricordo.


9/960<br />

La cameriera non riuscì a leggere oltre<br />

perché una folata di aria gelida le investì le<br />

mani, pungente come il vento che giunge<br />

dalle montagne dove la neve è ancora<br />

fresca. Colta alla sprovvista, lasciò ca<strong>de</strong>re<br />

la lettera che si <strong>de</strong>positò ai suoi piedi.<br />

Vi era inciampata giusto un attimo<br />

prima, sul pavimento di una <strong>de</strong>lle stanze che<br />

le avevano ordinato di pulire. Era un foglio<br />

di carta ingiallita di cui avrebbe giurato<br />

che, fino a un momento prima, non ci fosse<br />

traccia, e lei non aveva resistito alla<br />

tentazione di leggerne il contenuto.<br />

Le altre cameriere l’avevano lasciata<br />

sola con le ultime cose da spolverare prima<br />

di ritirarsi nelle cucine dove di lì a poco<br />

sarebbe stata servita la cena, quindi non<br />

aveva paura di essere scoperta. Inoltre, l’intera<br />

ala occi<strong>de</strong>ntale <strong>de</strong>lla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla<br />

Reggenza di Altieres, nella Vecchia Capitale,


10/960<br />

era disabitata da anni e non c’era motivo di<br />

incontrarvi qualcuno.<br />

Con la ferma intenzione di consegnarla<br />

a Lord Adrian Blackmore – Lord Ashton le<br />

incuteva ancora troppa soggezione – la<br />

ragazza si chinò per raccoglierla, quando<br />

una folata di vento gliela tolse nuovamente<br />

dalle mani.<br />

Si mosse per inseguire il foglio, senza<br />

riuscire a compren<strong>de</strong>re la sensazione<br />

sgra<strong>de</strong>vole che provava.<br />

Si accorse che tutte le finestre <strong>de</strong>lla<br />

stanza erano sbarrate, la porta chiusa. Non<br />

vi era quindi alcuna apparente spiegazione<br />

per una corrente così forte.<br />

Si irrigidì all’istante: le imposte erano<br />

serrate e, cosa peggiore, le ten<strong>de</strong> erano immobili,<br />

mentre a meno di tre passi la lettera<br />

si muoveva come sospinta da una brezza di<br />

cui lei poteva avvertire il sentore gelido intorno<br />

alle caviglie.


11/960<br />

«Che succe<strong>de</strong>? C’è qualcuno? È uno<br />

scherzo?», chiese in tono di supplica, gli occhi<br />

colmi di orrore, fissi sulla lettera che<br />

strisciava verso di lei, con un fruscio lieve<br />

ma inconfondibile.<br />

Arretrò di un passo, poi di un altro.<br />

Paralizzata dal panico e senza nemmeno<br />

riuscire a respirare, si guardò freneticamente<br />

intorno con la sensazione che qualcosa<br />

si stesse muovendo nella stanza.<br />

Un’ombra percorse le pareti provocandole<br />

un violento sussulto, così rapida che percepì<br />

appena una macchia scura che prima c’era<br />

e l’istante successivo era scomparsa.<br />

La ragazza si lanciò verso la porta con<br />

la mano già tesa verso la maniglia, che però<br />

si abbassò a vuoto. La porta era bloccata.<br />

Cominciò a chiamare a gran voce i soccorsi,<br />

fuori di sé per il terrore, scrollando<br />

convulsamente la maniglia.<br />

«Aiuto!», urlò, sperando che dall’altra<br />

parte <strong>de</strong>lla casa qualcuno riuscisse a


12/960<br />

sentirla. «Qualcuno mi aiuti!». Sbatté i<br />

pugni e le mani aperte contro i battenti, ma<br />

quelli erano sprangati anche se lei era assolutamente<br />

certa che le serrature di quelle<br />

vecchie stanze non avessero nemmeno più le<br />

chiavi. Vi si gettò contro con tutto il suo peso<br />

ma non ottenne nulla. Poi la maniglia si<br />

mosse, opponendo resistenza sotto le sue<br />

dita, e lei subito si ritrasse, inorridita.<br />

Allontanandosi la guardò abbassarsi<br />

con una lentezza agghiacciante come se<br />

<strong>de</strong>ll’altro lato qualcuno stesse aprendo con<br />

estrema cautela. Uno spicchio di buio si socchiuse<br />

sul corridoio e la giovane cameriera<br />

sentì lacrime di terrore scen<strong>de</strong>rle sul viso e<br />

cominciò a singhiozzare istericamente. Si<br />

premette le mani sugli occhi e poi cad<strong>de</strong> in<br />

ginocchio emettendo con tutto il fiato che<br />

aveva in corpo urla laceranti che le ferirono<br />

la gola e risuonarono in tutta la casa.


1.<br />

Figli di re<br />

«È troppo alto».<br />

Julian Lord si sporse oltre il davanzale e<br />

gettò uno sguardo critico al lastricato macchiato<br />

di muschio che si esten<strong>de</strong>va oltre i<br />

rigogliosi rampicanti che ricoprivano le mura<br />

<strong>de</strong>l Collegio di Altieres.<br />

«Se tu sei salito, io posso scen<strong>de</strong>re»,<br />

disse Sophia Blackmore in tono <strong>de</strong>ciso. «Non<br />

ho alcuna voglia di restare prigioniera per<br />

tutta la sera. Se non sarai tu ad aiutarmi, lo<br />

farà mio fratello che, in ogni caso, si assicurerà<br />

che non mi sfracelli al suolo. Per<br />

quanto possa importarmene».<br />

Julian fece per replicare, ma quando<br />

Sophia era di quell’umore non c’era verso di<br />

farla ragionare.


14/960<br />

«Cain?», chiamò Sophia, sottovoce.<br />

Non c’era bisogno di urlare, l’interpellato<br />

non era umano e l’udito finissimo conferitogli<br />

dalla sua natura gli avrebbe permesso<br />

di udire il suo sussurro, anche se fosse stato<br />

appena più alto di un pensiero.<br />

Una macchia chiara guizzò nella notte e,<br />

un momento dopo, un giovane biondo e<br />

snello se ne stava fermo sotto il muro di cinta<br />

e guardava verso l’alto con un sorriso che<br />

gettava in ombra anche la luna alta nel cielo.<br />

Cain Blackmore aveva la mascolinità<br />

acerba <strong>de</strong>ll’adolescenza raggelata dalla morte<br />

in quell’istante di bellezza perfetta in cui si<br />

conserva ancora un’ombra <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>licatezza<br />

infantile.<br />

La sua pelle meravigliosa aveva la consistenza<br />

<strong>de</strong>l raso bianco, gli occhi verdi la luminosità<br />

che solo gli occhi <strong>de</strong>i redivivi posse<strong>de</strong>vano<br />

e che li ren<strong>de</strong>va simili a cristalli.<br />

Gli esperti di genealogie e gli anziani in<br />

vena di rievocazioni avrebbero osservato che


15/960<br />

il suo aspetto, seppure trasformato dalla Seconda<br />

Nascita, era distintivo <strong>de</strong>i Blackmore<br />

di Altieres, pertanto profondamente diverso<br />

da quello <strong>de</strong>lla sorella, Sophia, che invece<br />

aveva ereditato gli occhi blu e le efelidi dalla<br />

discen<strong>de</strong>nza Granville di sua madre,<br />

Clarisse.<br />

In vita Cain era stato il principe ereditario<br />

<strong>de</strong>lla Reggenza di Altieres, Haydan Lusian<br />

Blackmore, ucciso a quindici anni e nello<br />

stesso momento rinato vampiro. A<strong>de</strong>sso si<br />

trovava coetaneo <strong>de</strong>lla sorella dalla quale, se<br />

le cose fossero andate diversamente, lo separavano<br />

quasi diciassette anni.<br />

«Salta se vuoi. Ti prendo io», disse e la<br />

sua voce nella notte era una melodia che<br />

avrebbe accarezzato i sogni di chi dormiva.<br />

Julian imprecò e Sophia gi rivolse un<br />

sorriso che conteneva tutta la complicità e<br />

l’intesa di un’amicizia appena nata, quel <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio<br />

di scoprire somiglianze e affinità che<br />

possono esserci tra due fratelli che si sono


16/960<br />

ritrovati da poco. E che, pur di assecondarsi,<br />

non si fermano davanti a nessuna idiozia,<br />

pensò Julian.<br />

«Cain, si sono mobilitate le famiglie reali<br />

di mezzo continente per scovare e proteggere<br />

questa insensata creatura», disse indicando<br />

Sophia col pollice verso. «Se <strong>de</strong>ve morire, almeno<br />

fate in modo che non sia per un motivo<br />

stupido come una passeggiata nella<br />

Citta<strong>de</strong>lla».<br />

«Vuol dire che non mi accompagnerai?».<br />

Invece di affrontarlo, Sophia aveva <strong>de</strong>ciso<br />

di aggirarlo con uno <strong>de</strong>i suoi sorrisi accattivanti,<br />

perfezionato nel corso <strong>de</strong>lla loro<br />

vita in comune e che, sapeva benissimo, sortivano<br />

effetto dove le liti e i discorsi razionali<br />

non avevano speranze di funzionare. In quei<br />

momenti era la Sophia di sempre: la ragazza<br />

cresciuta con lui in un orfanotrofio di monaci<br />

vicino Sheliak, nella Nazione Sovrana di<br />

Al<strong>de</strong>nor.


17/960<br />

In nome di Nostro Signore <strong>de</strong>lle Selve, i<br />

monaci davano a tutti i loro orfani il<br />

cognome “Lord” che Sophia aveva portato<br />

fino a poco tempo prima. A<strong>de</strong>sso, invece, il<br />

suo cognome era uno <strong>de</strong>i più antichi e<br />

rispettati tra quelli <strong>de</strong>lle famiglie di Reggenza,<br />

ma aveva conservato il nome che i religiosi<br />

le avevano dato: Sophia. I suoi genitori<br />

non erano vissuti abbastanza a lungo da<br />

dargliene uno.<br />

«Ho scelta?», replicò Julian. «Dato che<br />

sei intenzionata a cacciarti nei guai, non<br />

posso fare altro che seguirti».<br />

Sophia fece un sogghigno davanti al<br />

quale era impossibile conservare un piglio<br />

severo.<br />

«Va bene», ce<strong>de</strong>tte lui. «Anche io mi annoio<br />

senza di te. Andiamo a buttare giù dal<br />

letto Jordan e inventiamoci qualcosa».<br />

A ottobre, quando erano cominciate le<br />

lezioni, Sophia, che come lui frequentava il<br />

secondo corso alla Societas <strong>de</strong>lle Arti, era


18/960<br />

stata costretta a trasferirsi al Collegio di<br />

Altieres.<br />

Ashton Blackmore, <strong>de</strong>cano <strong>de</strong>lla famiglia<br />

Blackmore e <strong>de</strong>i redivivi <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale,<br />

era stato irremovibile su quel punto:<br />

era necessario che l’ere<strong>de</strong> di Altieres si comportasse<br />

secondo i <strong>de</strong>ttami <strong>de</strong>lla tradizione<br />

familiare. Specialmente quando in tanti<br />

erano ancora riluttanti nel riconoscerle il<br />

ruolo.<br />

Sophia non era stata per niente felice di<br />

trasferirsi dal Collegio di Al<strong>de</strong>nor dove aveva<br />

trascorso il suo anno da matricula e dove si<br />

trovavano anche il fratello adottivo Julian e<br />

Jordan Van<strong>de</strong>mberg, il loro più caro amico.<br />

La volontà di Ashton Blackmore però non<br />

era tale da fermarsi davanti ai <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri di<br />

un’adolescente né, in fondo, Sophia sarebbe<br />

mai stata capace di negargli nulla. Aveva un<br />

carattere molto volitivo e indomito ma<br />

bastava un solo sguardo di Ashton per ren<strong>de</strong>rla<br />

docile come non era mai stata.


19/960<br />

Cain fece loro cenno di atten<strong>de</strong>re e, con<br />

un balzo che sfidava tutte le leggi <strong>de</strong>l movimento<br />

umano, atterrò in cima al muro di<br />

cinta ricoperto di lussureggiante passiflora<br />

cerulea.<br />

Le foglie frusciarono dolcemente<br />

quando, con un secondo salto, si issò fino al<br />

davanzale <strong>de</strong>lla sorella.<br />

«Con il tuo permesso», disse in tono gaio<br />

a Julian, pren<strong>de</strong>ndo Sophia tra le braccia.<br />

Si accovacciò e un momento dopo erano<br />

entrambi proiettati nel vuoto. Julian si precipitò<br />

verso il davanzale in tempo per ve<strong>de</strong>re<br />

Cain posare i piedi al suolo con l’eleganza e<br />

l’elasticità di un felino. Sophia, aggrappata al<br />

suo collo, si mor<strong>de</strong>va le labbra per non<br />

ri<strong>de</strong>re. Riccioli neri e capelli biondi si confusero<br />

in un abbraccio. Sophia aveva un’espressione<br />

estatica dopo il salto.<br />

Con una scrollata di spalle, Julian si<br />

sporse dal parapetto per appen<strong>de</strong>rsi con entrambe<br />

le mani a un po<strong>de</strong>roso mandorlo che


20/960<br />

proten<strong>de</strong>va i suoi rami verso la finestra. Con<br />

un colpo di reni oscillò quanto bastava per<br />

raggiungere la sommità <strong>de</strong>l muro di cinta.<br />

La passiflora era spessa e robusta come<br />

una rete sotto le sue mani e a metà <strong>de</strong>l muro<br />

non gli restò che lasciarsi andare. Piegò le<br />

ginocchia per attutire la caduta, rotolò di lato<br />

come gli avevano insegnato e si alzò agilmente<br />

mostrando agli altri due un largo<br />

sorriso.<br />

«Te ne ha insegnate di cose, il Principe<br />

Axel», disse Sophia con una nota d’invidia.<br />

Julian si limitò a sorri<strong>de</strong>re con aria misteriosa.<br />

La sua allegria però durò poco: da dietro<br />

il muro comparvero due uomini armati<br />

di tutto punto, seguiti in rapida successione<br />

da un terzo più alto con un lungo mantello<br />

sulle spalle.<br />

«Jules», disse Cain.<br />

«Sapevo che era pericoloso», disse Julian<br />

con una mezza imprecazione.


L’uomo rivolse loro un’occhiata e senza<br />

aggiungere nulla, con un semplice gesto <strong>de</strong>l<br />

capo, accennò nella loro direzione.<br />

Un momento dopo davanti ai ragazzi era<br />

schierato un drappello di guardie armate.<br />

Cain emise un sibilo basso più simile al<br />

verso di un animale che a una voce umana;<br />

Julian si spinse Sophia dietro la schiena.<br />

«Scappate», disse Cain, mentre un sorriso<br />

di sfida si faceva largo sul suo volto, «li<br />

fermo io».<br />

Julian annuì, poi prese la mano di<br />

Sophia e, tirandola a sé, cominciò a correre a<br />

perdifiato.<br />

* * *<br />

21/960<br />

Sophia inciampò nel selciato traballante<br />

e si lasciò sfuggire un’espressione che, ai


22/960<br />

tempi <strong>de</strong>ll’orfanotrofio, le sarebbe costata tre<br />

giorni in ginocchio davanti a un altare.<br />

«Una vera signora <strong>de</strong>l sud. Sbrigati»,<br />

disse Julian che, acci<strong>de</strong>nti a lui, non aveva<br />

nemmeno il fiato corto, anzi, ne aveva a sufficienza<br />

per fare <strong>de</strong>llo spirito.<br />

A lei, invece, sembrava stessero per scoppiare<br />

i polmoni e, come se non bastasse, il<br />

lastricato <strong>de</strong>l Borgo di Altieres, lungi dalla<br />

perfetta settentrionale cura <strong>de</strong>lle stra<strong>de</strong> di<br />

Al<strong>de</strong>nor, era formato da lastroni sconnessi e<br />

macchiati di muschio, tra i quali spuntavano<br />

ciuffi d’erba incolta.<br />

Del tutto insensibile alla bellezza <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nte<br />

che caratterizzava la sua patria, Sophia<br />

Blackmore tirò un calcio a un tassello di selce<br />

e disse: «Nascondiamoci, non ce la faccio<br />

più».<br />

«Ti stai rammollendo».<br />

«Piantala», rispose lei arrabbiata, e si<br />

fermò in prossimità di un cancello, premendosi<br />

le costole doloranti.


23/960<br />

Julian esaminò la serratura che, per fortuna,<br />

ce<strong>de</strong>tte dopo una sola spallata. Le vecchie<br />

ville abbandonate di Altieres erano<br />

sempre un nascondiglio affidabile.<br />

Si inoltrarono in un giardino invaso di<br />

vegetazione selvaggia dove i rampicanti<br />

formavano spesse cortine oscure e di tanto in<br />

tanto una panchina di pietra o colonne<br />

scheggiate ricordavano che quei luoghi un<br />

tempo erano stati splendidi e curati.<br />

Un intero lato <strong>de</strong>lla casa era ricoperto di<br />

una fitta e uniforme coltre di passiflora. Julian<br />

frugò a caso tra il fogliame mentre, dalla<br />

strada, risuonavano il rumore <strong>de</strong>i cavalli e i<br />

richiami <strong>de</strong>i soldati.<br />

«Fa’ presto o ci troveranno», disse<br />

Sophia.<br />

Julian immerse un braccio tra le foglie e<br />

tastò qualcosa, poi si girò di profilo e piegò<br />

un ginocchio per colpire lo stesso punto con<br />

il tacco <strong>de</strong>llo stivale. Qualcosa ce<strong>de</strong>tte sotto il<br />

colpo e, un momento dopo, Sophia vi<strong>de</strong> il


24/960<br />

fratello adottivo sparire dietro il muro di<br />

foglie. Prima che potesse protestare, una<br />

mano sbucò per afferrarla e tirarla <strong>de</strong>ntro la<br />

rigogliosa parete.<br />

Si ritrovarono in un seminterrato che,<br />

con ogni probabilità, ai tempi in cui la villa<br />

era abitata, costituiva parte <strong>de</strong>lle cucine o <strong>de</strong>i<br />

magazzini.<br />

«Fatto», disse Julian compiaciuto.<br />

«Dobbiamo solo aspettare che se ne vadano.<br />

Poi possiamo andare a buttare giù dal letto<br />

Jordan e trascinarlo alla Citta<strong>de</strong>lla. Cain ci<br />

troverà».<br />

Sophia si guardò intorno alla ricerca di<br />

un posto dove riposare e sotto una finestra<br />

scovò un blocco di pietra dove un muro era<br />

crollato. Era abbastanza stabile per se<strong>de</strong>rsi,<br />

vi si lasciò ca<strong>de</strong>re sopra con poco riguardo<br />

per la divisa che indossava.<br />

«Ho ereditato un bel posticino, non è<br />

vero?», disse guardandosi intorno. «Adrian<br />

dice che alla Corona di Reggenza spetta la


25/960<br />

custodia di ogni edificio abbandonato nel<br />

territorio di Altieres fino a che non venga il<br />

legittimo proprietario a reclamarla. La<br />

Corona di Reggenza sarei io, per la precisione»,<br />

aggiunse un momento dopo come<br />

ripensandoci.<br />

«Molto bene», disse Julian ignorando allegramente<br />

il suo tono cupo. «Vorrà dire che<br />

nessuno ci porterà dal magistrato per questa<br />

piccola infrazione».<br />

Per rimarcare la volubilità <strong>de</strong>l suo<br />

umore, le scompigliò leggermente i riccioli.<br />

Sophia sbuffò e fece per schiaffeggiargli la<br />

mano, però non fu abbastanza veloce e così<br />

colpì il vuoto.<br />

Un momento dopo Julian le posò nuovamente<br />

una mano sui capelli e Sophia scrollò<br />

la testa sbuffando. «Falla finita, Jules, non<br />

sono il tuo cane».<br />

«Non sto facendo nulla».<br />

Lei alzò gli occhi al cielo e fece per replicare<br />

qualcosa quando il rumore di una porta


26/960<br />

che sbatteva ai piani superiori le provocò una<br />

risatina.<br />

«Secondo me è una casa infestata», disse<br />

gaia. «Possiamo fingere che sia uno spettro e<br />

non la corrente che attraversa una casa<br />

<strong>de</strong>crepita?».<br />

«Non sarebbe divertente. Tu non hai mai<br />

avuto paura di queste cose», disse Julian che<br />

stava curiosando oltre una soglia, nella<br />

stanza contigua. «Lady Eloise regala molte<br />

più soddisfazioni in questi casi. È una vera<br />

fifona».<br />

Sophia puntò i gomiti sulle ginocchia e<br />

affondò il volto tra i palmi <strong>de</strong>lle mani. Anche<br />

nascon<strong>de</strong>rsi in una vecchia dimora polverosa<br />

era preferibile a un’altra serata in totale<br />

solitudine al Collegio di Altieres dove non<br />

conosceva nessuno e tutti sembravano<br />

odiarla.<br />

La ca<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>gli scholares, anche il semplice<br />

odore <strong>de</strong>l cibo e <strong>de</strong>lla cera <strong>de</strong>i mobili:<br />

tutto era completamente diverso dai suoni e


27/960<br />

dai profumi con cui era cresciuta e bastava<br />

anche solo l’odore <strong>de</strong>lle spezie che insaporivano<br />

il pane per ricordarle che era solo<br />

un’estranea tra quei misteriosi meridionali<br />

che, a dispetto <strong>de</strong>lla celebrata ospitalità <strong>de</strong>lle<br />

loro terre, serravano i ranghi lasciandola<br />

fuori.<br />

Ve<strong>de</strong>ndola troppo pensierosa, Julian le<br />

tirò gentilmente i capelli. Questa volta, invece<br />

di fingere irritazione, Sophia sorrise e<br />

balzò in piedi per abbracciarlo.<br />

Voltandosi di slancio, si accorse di essere<br />

completamente sola nella stanza. Si guardò<br />

intorno mentre sentiva il proprio sorriso irrigidirsi<br />

in una smorfia d’incertezza.<br />

«Jules?».<br />

Nessuna risposta.<br />

«Julian?».<br />

«Da questa parte! Ho trovato un vecchio<br />

magazzino pieno di cianfrusaglie».<br />

La voce <strong>de</strong>l fratello adottivo proveniva da<br />

una <strong>de</strong>lle stanze attigue. Suonava allegra,


normale, ma indiscutibilmente troppo<br />

lontana per appartenere a qualcuno che, un<br />

momento prima, le aveva toccato i capelli.<br />

* * *<br />

28/960<br />

«Secondo me ti sei immaginata tutto».<br />

«Smettila di brontolare e fa’ un po’ di<br />

luce».<br />

Julian rabbrividì visibilmente, più atterrito<br />

all’i<strong>de</strong>a di contrariare la sorella che a<br />

quella di incappare in uno spettro. «Va bene,<br />

va bene. Non farla tanto lunga».<br />

Rovistando nelle cucine avevano trovato<br />

qualche mozzicone di can<strong>de</strong>la, acceso con la<br />

pietra focaia che Julian si portava sempre dietro.<br />

Il lume improvvisato gettava lunghe<br />

ombre sulle scalinate coperte di polvere e sui<br />

drappi di ragnatele che inva<strong>de</strong>vano gli angoli<br />

nei ballatoi.


29/960<br />

«Dobbiamo portare qui Jordan», osservò<br />

Sophia pensierosa. «Così potrebbe pren<strong>de</strong>re<br />

qualche spunto per uno scherzo da fare a<br />

Lady Eloise».<br />

Julian era sbalordito. «Pensavo le volessi<br />

bene».<br />

«Ma certo che le voglio bene», si affrettò<br />

a dire Sophia. «È soltanto che, a volte…».<br />

«Qui qualcuno è geloso», commentò<br />

Julian a voce talmente bassa che lei avrebbe<br />

anche potuto scegliere di ignorarlo.<br />

«Non sono gelosa e non…», Sophia udì il<br />

suono allegro di una risata e, stizzita, esclamò<br />

a voce alta. «Non osare ri<strong>de</strong>re di me».<br />

La risata argentina che le risuonava nelle<br />

orecchie s’interruppe. Sophia sentì scottare<br />

le sue guance per l’imbarazzo e fu grata che<br />

fosse troppo buio perché Julian potesse<br />

ve<strong>de</strong>rla.<br />

«Non mi permetterei mai», disse lui in<br />

tono altezzoso.


30/960<br />

Sophia si trattenne dal tirargli un calcio<br />

soltanto perché era buio pesto e non era<br />

sicura di dove mettere i piedi senza rischiare<br />

di ammazzarsi. Stava per fare una replica<br />

pungente poi tacque, inquieta.<br />

Il suono gioioso che aveva sentito era<br />

forse troppo infantile per appartenere a Julian<br />

e lei, comunque, non aveva alcuna voglia<br />

di indagare sulla cosa.<br />

A dirla tutta, aveva solo voglia di esplorare<br />

la finta casa infestata.<br />

«Andiamo via».<br />

Julian inciampò sull’asse sconnessa di<br />

un gradino. L’imprecazione che emise era in<br />

grado, da sola, di disinfestare l’intera villa.<br />

«Ma se sei stata tu a insistere per andare a<br />

guardare di sopra».<br />

«E a<strong>de</strong>sso ho cambiato i<strong>de</strong>a», disse lei<br />

cercando di nascon<strong>de</strong>re dietro il tono bizzoso<br />

un’inquietudine che proprio non riusciva a<br />

contenere.


31/960<br />

Era pronta a una replica furiosa da parte<br />

di Julian, ma quello si limitò a piazzarle la<br />

can<strong>de</strong>la sotto il viso e la guardò fisso. Uno<br />

sbuffo di fumo di sego le fece lacrimare gli<br />

occhi e venire la tosse.<br />

«Va bene, andiamo», disse Julian,<br />

mostrando un’arren<strong>de</strong>volezza insolita.<br />

Sophia non ebbe nemmeno il tempo di<br />

provare sollievo: un’ombra scura piombò<br />

dall’alto e l’abbrancò per la vita; i piedi si<br />

staccarono da terra e prima che riuscisse ad<br />

aggrapparsi alla balaustra, stava volando.<br />

Urlò e le rispose una risata dolce e familiare,<br />

mentre braccia soli<strong>de</strong> come acciaio e morbi<strong>de</strong><br />

come seta la tenevano al sicuro.<br />

Cain atterrò sul pianerottolo immediatamente<br />

superiore e frenò con il proprio abbraccio<br />

il pugno <strong>de</strong>lla sorella che cercava di<br />

colpirlo.<br />

«Mi hai fatto impazzire per il terrore», lo<br />

rimproverò. «Me la pagherai, fosse l’ultima<br />

cosa che faccio».


32/960<br />

Sporgendosi dal ballatoio sottostante,<br />

Julian ri<strong>de</strong>va. «Cain, hai scelto un brutto<br />

momento: Sophia era già convinta che<br />

questa casa fosse infestata».<br />

«La vecchia casa <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Mornay?», disse<br />

Cain. «È talmente <strong>de</strong>crepita che nessun fantasma<br />

di buon senso la abiterebbe. Con ogni<br />

probabilità rischierebbe di morire nuovamente<br />

schiacciato da una trave».<br />

Così dicendo il redivivo strinse ancora<br />

Sophia tra le braccia e si lanciò oltre la<br />

rampa.<br />

«Mi è venuta fame», disse Julian. «Possiamo<br />

andare a mangiare o c’è ancora qualcuno<br />

che inten<strong>de</strong> catturare questo strazio di<br />

donna?».<br />

«Via libera».<br />

Troppo stanca per rispon<strong>de</strong>re per le<br />

rime, Sophia si limitò a circondare con le<br />

braccia il collo <strong>de</strong>l fratello e gli appoggiò il<br />

mento sulla spalla.


Avere un fratello vampiro significava, tra<br />

le altre cose, smettere di fare le scale in modo<br />

convenzionale, pensò guardando lo strato di<br />

polvere che ricopriva il legno.<br />

Alla luce di ciò che restava <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le<br />

però, qualcosa attirò la sua attenzione: sugli<br />

scalini che, era certa, nessuno di loro aveva<br />

toccato, spiccavano <strong>de</strong>lle piccole orme, che<br />

potevano appartenere solo ai piedi di un<br />

bambino. Un’eco <strong>de</strong>lla risata infantile che<br />

aveva udito poco prima le risuonò nelle orecchie,<br />

e lei rimase con gli occhi inchiodati a<br />

quelle tracce nella polvere fino a che le can<strong>de</strong>le<br />

di Julian non si allontanarono al punto<br />

che le fu impossibile distinguere qualsiasi<br />

cosa.<br />

* * *<br />

33/960


34/960<br />

La Sottana <strong>de</strong>l Vescovo era una taverna<br />

<strong>de</strong>l Borgo di Ravyel famosa per due motivi: i<br />

suoi pasticcini salati e una recente disavventura<br />

di Gareth Eldrige <strong>de</strong>lla Nazione di Salimarr,<br />

il quale si era messo in testa di sedurre<br />

una cugina nubile <strong>de</strong>ll’oste che, si diceva, facesse<br />

vita da reclusa per espiare la sua natura<br />

licenziosa.<br />

A onor <strong>de</strong>l vero, la donna posse<strong>de</strong>va effettivamente<br />

una natura licenziosa, peccato<br />

che fosse ottuagenaria, cosa che aveva<br />

costretto Eldrige, molto traumatizzato dalla<br />

scoperta, a una fuga rocambolesca con l’anziana<br />

seduttrice alle calcagna, fermamente <strong>de</strong>cisa,<br />

dopo cinquant’anni, a rompere per lui il<br />

suo voto di castità.<br />

«Hai rischiato di trovarti con una<br />

cognata niente male», commentò Gilbert<br />

Morgan avvicinandosi al tavolo dove Stephen<br />

Eldrige, al solito, stava cercando di barare<br />

contro <strong>de</strong>i truffatori a un gioco di carte.


35/960<br />

«Eccola in tutto il suo splendore», aggiunse<br />

Morgan accennando con il bicchiere di<br />

birra alla vegliarda languidamente appoggiata<br />

al bancone e intenta a frugare con lo<br />

sguardo sotto i mantelli <strong>de</strong>gli scholares.<br />

Stephen Eldrige, naturalmente, non lo<br />

<strong>de</strong>gnò nemmeno di un grugnito. Un suono<br />

simile però scaturì poco dopo dalle narici<br />

dilatate <strong>de</strong>l tizio seduto di fronte a lui che si<br />

alzò e cominciò a urlare.<br />

«Questo è un imbroglio bello e buono!».<br />

Chissà perché i metodi di Eldrige<br />

avevano sempre il potere di suscitare la profonda<br />

indignazione di tutti gli onesti professionisti<br />

<strong>de</strong>l raggiro.<br />

«State contando le carte!», urlò l’uomo.<br />

Stephen ebbe un mezzo gesto esasperato.<br />

«Sì, ma sono comunque carte truccate, significa<br />

semplicemente rimettere le cose in<br />

pari».


36/960<br />

«Ahia», disse Ross Granville rivolto ad<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg. «Ha reso piena confessione<br />

e guarda un po’ lì…».<br />

Con un’alzata di sopracciglia indicò il tavolo<br />

dove, sotto il ripiano, quattro o cinque<br />

lunghi coltelli stavano conficcati nel legno,<br />

pronti all’uso.<br />

«Eldrige sta di nuovo fraternizzando con<br />

l’alta nobiltà <strong>de</strong>lla malavita?», intervenne<br />

annoiato Bryce Van<strong>de</strong>mberg. «Sta diventando<br />

classista, non trovate?».<br />

In quella, il tizio che prima aveva inveito<br />

contro Stephen estrasse il pugnale da sotto il<br />

tavolo che mandò a gambe per aria con una<br />

pedata.<br />

Carte, bicchieri in pezzi, spruzzi di birra<br />

volarono dappertutto. L’oste <strong>de</strong>lla Sottana<br />

<strong>de</strong>l Vescovo avrebbe nascosto le mani nei<br />

capelli se non li avesse persi tutti diversi anni<br />

prima.<br />

Stephen rimase con il suo ordinato<br />

ventaglio di carte in mano, in apparenza per


37/960<br />

nulla turbato dal trovarsi cinque coltelli<br />

puntati alla gola.<br />

«Avete rovesciato tutto. Per fortuna ho<br />

una buona memoria e posso ricostruire la<br />

partita».<br />

Una lama pericolosamente accostata al<br />

suo volto gli rese noto che la controparte era<br />

di parere contrario.<br />

«Signori, per favore», intervenne Axel<br />

Van<strong>de</strong>mberg. «Non è il caso di terminare<br />

così la serata. Raccogliete le puntate e<br />

cominciate la partita da capo. Punterò qualcosa<br />

anch’io, stasera mi sento fortunato».<br />

La prospettiva di ve<strong>de</strong>re un mucchio di<br />

reali d’oro di Al<strong>de</strong>nor finire nelle loro tasche<br />

addolcì notevolmente i compagni di gioco di<br />

Eldrige.<br />

«Questa volta però giochiamo con un<br />

mazzo di carte pulito», esclamò il tizio che<br />

prima aveva accusato Stephen di barare.<br />

Gettò sul ripiano <strong>de</strong>l tavolo appena rialzato<br />

e ripulito un mazzo di carte molto


38/960<br />

usate, con il dorso <strong>de</strong>corato di margherite<br />

dorate.<br />

Stephen Eldrige le guardò e tra le<br />

sopracciglia gli si scavò una profonda ruga di<br />

concentrazione.<br />

«Non sono segnate, quindi questa volta<br />

vi trufferò onestamente», disse l’uomo.<br />

Rovesciò le carte mostrando il re di fiori,<br />

la cui corona era <strong>de</strong>corata di margherite<br />

d’oro.<br />

«Con queste vincerò di sicuro», disse il<br />

truffatore, accarezzandone una con la punta<br />

<strong>de</strong>l dito. «Mi portano fortuna».<br />

Dopo due mani fu chiaro che non c’era<br />

buona sorte bastevole contro la memoria<br />

prodigiosa di Stephen Eldrige.<br />

«Dovresti ven<strong>de</strong>rle se ti fanno una buona<br />

offerta», rise a quel punto uno <strong>de</strong>i compari<br />

<strong>de</strong>ll’uomo. «Almeno ci ricaveresti qualcosa».<br />

«Sono le mie carte fortunate», ringhiò<br />

l’altro. «Che il diavolo mi porti se le ven<strong>de</strong>rò<br />

anche per cento monete d’oro».


«Potrebbero valere anche di più», intervenne<br />

un altro <strong>de</strong>i suoi amici che aveva l’accento<br />

<strong>de</strong>i bassi <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla. «Quelle non<br />

te le aveva regalate tua moglie quando faceva<br />

la serva a Palazzo Belmont? C’è un riccone<br />

che sta pagando una fortuna per tutta la roba<br />

rubata alla strega che viveva lì».<br />

* * *<br />

39/960<br />

«Spero che Cain riesca a convincere<br />

Jordan a mettere il naso lontano dai suoi<br />

libri», disse Julian. «Quel ragazzo è troppo<br />

serio».<br />

Era una sera di ottobre, tiepida per chi<br />

era abituato alle rigi<strong>de</strong> temperature <strong>de</strong>lle Nationes<br />

settentrionali, e i due ragazzi slacciarono<br />

gli anonimi mantelli neri che<br />

avevano indossato al posto di quelli listati di<br />

rosso imposti alle matricole.


40/960<br />

«Siamo noi a non esserlo abbastanza»,<br />

replicò lei in procinto di entrare.<br />

Subito fu costretta a indietreggiare per<br />

via di una mano che, sbucata dal nulla, si<br />

posò sullo stipite <strong>de</strong>lla porta sbarrandole il<br />

cammino.<br />

Perplessa, guardò in alto e incontrò due<br />

occhi grigi e taglienti come l’acciaio.<br />

«Ma guarda», proferì una voce fredda.<br />

«Due matricole che hanno violato il<br />

coprifuoco».<br />

Gabriel Stuart, l’anno prece<strong>de</strong>nte,<br />

nell’esatto momento in cui aveva smesso il<br />

mantello da matricola, aveva approfittato<br />

<strong>de</strong>lla sua anzianità per ren<strong>de</strong>re loro la vita<br />

impossibile.<br />

«Fatti da parte, Stuart», disse Sophia<br />

sollevando il mento per ricambiare lo<br />

sguardo con uguale ostilità. «Siamo al<br />

secondo anno e tu non hai più il diritto di<br />

intrometterti».


41/960<br />

L’ultima volta che si erano incontrati, lei<br />

era un’orfana qualunque con lo status più<br />

basso nella gerarchia <strong>de</strong>gli scholares e lui il<br />

figlio più giovane <strong>de</strong>l monarca di Ma<strong>de</strong>rian;<br />

anche se molte cose erano cambiate, non<br />

c’era alcuna speranza che Stuart le si rivolgesse<br />

con un minimo di rispetto in più.<br />

«Non ufficialmente», precisò lui. «Almeno<br />

non fino alla data <strong>de</strong>lle Feriae<br />

Matricularum».<br />

C’era vecchia ruggine tra le casate di Altieres<br />

e di Ma<strong>de</strong>rian e i figli più giovani non<br />

sembravano rappresentare un’eccezione.<br />

«Lasciaci passare», Julian aveva il tono<br />

incolore che assumeva quando era veramente<br />

arrabbiato. «Non andare in cerca di<br />

guai».<br />

Gabriel lo <strong>de</strong>gnò di un rapido sguardo.<br />

Teneva il braccio appoggiato alla cornice<br />

<strong>de</strong>lla porta senza curarsi di impedire l’entrata<br />

e fissava Sophia come se avesse a disposizione<br />

tutto il tempo <strong>de</strong>l mondo.


42/960<br />

«Altrimenti che cosa mi accadrà?»,<br />

domandò calmo. «Questa creatura di Sangue<br />

Nero userà di nuovo i suoi poteri per cercare<br />

di ucci<strong>de</strong>rmi?».<br />

Inaspettatamente, protese la mano<br />

<strong>de</strong>stra verso il viso di Sophia. Lei rimase così<br />

sorpresa da restare immobile. Gabriel le toccò<br />

leggermente la guancia, con la punta di un<br />

dito, un contatto talmente lieve che avrebbe<br />

anche potuto non accorgersene. Eppure il<br />

dolore che la investì, irradiandosi da quel<br />

punto, fu talmente lacerante che la ragazza si<br />

ritrovò a terra all’istante, senza nemmeno il<br />

fiato per gridare.<br />

In preda alla nausea e sconvolta, con il<br />

riverbero di sofferenza bruciante che le<br />

scuoteva il corpo, si accorse appena di Julian<br />

che si inginocchiava accanto a lei, gridando.<br />

La voce di Gabriel Stuart, invece,<br />

sebbene sommessa, le giunse perfettamente<br />

nitida.


43/960<br />

«Un aiuto per la tua memoria, piccolo<br />

<strong>de</strong>mone. Consi<strong>de</strong>ralo soltanto l’inizio».


2.<br />

Sangue Nero<br />

Lady Eloise Weiss stava per terminare il<br />

suo turno all’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia<br />

quando Valerie Granville, una stu<strong>de</strong>ntessa<br />

<strong>de</strong>l primo anno che le era stata assegnata<br />

come assistente, irruppe nella stanza <strong>de</strong>lle<br />

suture, dove lei stava ricucendo un malcapitato<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna che si era quasi<br />

tranciato due dita in un meccanismo a scomparsa<br />

rimettendo ordine nella biblioteca<br />

<strong>de</strong>lla sua confraternita.<br />

A differenza di quasi tutte le ragazze<br />

Granville – ed erano tante, quindi la stima<br />

aveva un suo valore – Valerie era posata e<br />

riflessiva; per questo motivo, ve<strong>de</strong>rla precipitarsi<br />

<strong>de</strong>ntro con un’espressione estatica e le<br />

guance rosse di eccitazione indusse Eloise a


45/960<br />

sollevare entrambe le sopracciglia<br />

domandandosi chi esattamente si fosse<br />

presentato all’ingresso <strong>de</strong>l Primo Soccorso.<br />

«Onorabile Eloise, Lord Blackmore<br />

chie<strong>de</strong> di voi».<br />

Ecco, appunto.<br />

«Quale <strong>de</strong>i tre?».<br />

La domanda era puramente oziosa, si<br />

disse Eloise alzandosi: i tre Lord Blackmore<br />

erano tutti redivivi e avevano la bellezza insostenibile<br />

<strong>de</strong>lle creature <strong>de</strong>lla notte.<br />

«Lord Ashton Blackmore».<br />

Dei tre, però, Ashton Blackmore era uscito<br />

da una leggenda. Il vampiro più antico e<br />

autorevole <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale – per ben<br />

sedici anni creduto morto in un incendio<br />

nelle catacombe sotto la Cattedrale <strong>de</strong>i Frati<br />

Neri – era ricomparso, meno di un anno<br />

prima, illeso e più potente che mai.<br />

Il suo compito era stato quello di ritrovare<br />

l’ultimo ere<strong>de</strong> Blackmore. A<strong>de</strong>sso,<br />

pensò Eloise gettando uno sguardo alla


46/960<br />

cravatta allentata e alle macchie di belletto<br />

sullo sparato <strong>de</strong>lla camicia, sembrava che la<br />

sua unica vocazione fosse riempire i letti e le<br />

tasche di tutte le cortigiane <strong>de</strong>lla città le<br />

quali, di sicuro, gli avrebbero offerto le vene<br />

e molto altro anche a titolo gratuito.<br />

«Buona sera, ragazzina umana. Perdonami<br />

l’intrusione, ma ho bisogno <strong>de</strong>i tuoi<br />

servigi di medico», disse. La sua voce armoniosa<br />

aveva la ca<strong>de</strong>nza di un altro secolo.<br />

Le fece un cenno ed Eloise chiuse la<br />

porta alle proprie spalle.<br />

«Qualche amante tradito ha tentato di<br />

nuovo di farti fuori?».<br />

Quella domanda suscitò una risata che si<br />

riversò su di lei con la stessa consistenza<br />

<strong>de</strong>ll’acqua cristallina. Le fiammelle nelle<br />

lampa<strong>de</strong> si piegarono, le ombre guizzarono<br />

danzando alla me<strong>de</strong>sima allegria di chi le<br />

animava.<br />

I vampiri <strong>de</strong>lla famiglia Blackmore<br />

avevano il potere di usare le ombre a loro


47/960<br />

piacimento, non era la prima volta che Eloise<br />

le ve<strong>de</strong>va muoversi all’unisono con le loro<br />

emozioni.<br />

«Non si tratta di me, questa volta».<br />

Ashton si fece da parte scoprendo una<br />

figurina snella su uno <strong>de</strong>i letti. L’intenso profumo<br />

che Eloise aveva avvertito quando era<br />

entrato si accentuò, confermandole ciò che<br />

avrebbe già dovuto sapere: soltanto i componenti<br />

mortali <strong>de</strong>lla famiglia Blackmore<br />

emanavano quell’intenso sentore di fiori e,<br />

stando a quanto tutti sapevano, al momento,<br />

esisteva un solo Blackmore ancora in vita.<br />

«Che cosa le è successo?», domandò avvicinandosi<br />

a Sophia che, con gli occhi sbarrati<br />

e l’espressione atterrita, fissava il soffitto<br />

in silenzio.<br />

«Non lo so o, per meglio dire, non ne<br />

sono <strong>de</strong>l tutto certo. Prima voglio sentire il<br />

tuo parere».


48/960<br />

Il volto di Ashton si oscurò, la sua contrarietà<br />

fu come una nuvola sul sole: anche<br />

quella gareggiava in bellezza con un sogno.<br />

Mentre lei esaminava con scrupolo le<br />

funzioni vitali di Sophia – battito <strong>de</strong>l polso,<br />

respiro, reattività <strong>de</strong>lle pupille – Ashton si<br />

chinò attento su di loro assumendo l’immobilità,<br />

la perfetta assenza, che soltanto un non<br />

morto può avere.<br />

«Di cosa si tratta?», Eloise si piegò<br />

ancora per esaminare un segno nero sulla<br />

guancia sinistra di Sophia, non più gran<strong>de</strong><br />

<strong>de</strong>lla punta di un dito. Era, inequivocabilmente,<br />

carne bruciata. «Un’ustione?», disse<br />

sottovoce. «La pelle è completamente bruciata<br />

ma soltanto in questo punto. Che cosa<br />

l’ha provocata?».<br />

«Tu cosa pensi?».<br />

«Sembra che un oggetto rovente sia entrato<br />

a contatto con il suo viso. Sophia, come<br />

ti senti?», le domandò con dolcezza.


49/960<br />

Di riflesso Sophia si irrigidì, e la sua espressione<br />

divenne quella di una bestiola<br />

braccata: i Blackmore posse<strong>de</strong>vano, in varia<br />

misura, sangue <strong>de</strong>l Presidio, le cui creature<br />

erano obbligate a rispon<strong>de</strong>re ai comandi di<br />

chi era fornito <strong>de</strong>l me<strong>de</strong>simo potere di<br />

Eloise. La situazione non mancava di creare<br />

tensioni perché Sophia con lei era sempre<br />

sulla difensiva. Il suo potere non era l’unico<br />

motivo, pensò Eloise cogliendo lo sguardo<br />

pieno di sofferenza che la ragazza rivolse ad<br />

Ashton. Una lacrima corse lungo la guancia<br />

di Sophia.<br />

«Sophia, non vorresti rispon<strong>de</strong>re<br />

all’Onorabile Eloise?», disse Ashton, con<br />

quell’impersonale, adorabile tono che si usa<br />

con un cucciolo.<br />

Eloise gli rivolse un’occhiata esasperata.<br />

«Fuori», disse secca.<br />

Lui la guardò meravigliato. «Ma cosa ho<br />

<strong>de</strong>tto?».<br />

«Niente appunto. Esci per cortesia».


50/960<br />

Lo afferrò per il braccio e lo accompagnò<br />

alla porta, anche se il significato <strong>de</strong>l gesto era<br />

puramente simbolico: se Ashton non avesse<br />

voluto muoversi, non lo avrebbe smosso<br />

nemmeno un tiro da dodici buoi.<br />

Uomini, pensò… vivi, morti o non esattamente<br />

tali, era sempre la stessa storia: davanti<br />

alle emozioni di una signora, posse<strong>de</strong>vano<br />

la me<strong>de</strong>sima pericolosità di un<br />

cavallo imbizzarrito in una vetreria.<br />

Quando poi la signora era adolescente e<br />

disperatamente innamorata, i danni potevano<br />

essere monumentali.<br />

«In quattrocento anni non ha maturato<br />

molta sensibilità», disse se<strong>de</strong>ndosi sulla<br />

sponda <strong>de</strong>l letto di Sophia – la sentì alitare<br />

una risatina – «ma si preoccupa molto per<br />

te».<br />

«Non c’è bisogno di blandirmi, Onorabile<br />

Eloise», replicò l’altra. «Lord Ashton è<br />

padrone di rivolgere le sue attenzioni dove<br />

meglio cre<strong>de</strong>».


51/960<br />

Eloise alzò gli occhi al soffitto reprimendo<br />

a stento un sospiro.<br />

«Allora, cosa ti ha <strong>de</strong>tto?».<br />

Non appena Eloise chiuse la porta dietro<br />

la quale Sophia si era assopita, Ashton si<br />

spostò al suo fianco con una rapidità tale che<br />

lei ebbe la percezione che fosse comparso dal<br />

nulla. A differenza di molti redivivi che si<br />

ren<strong>de</strong>vano simili agli umani, Ashton Blackmore<br />

mostrava la sua natura con la massima<br />

spontaneità.<br />

«È stato Gabriel Stuart».<br />

Ashton inarcò un sopracciglio quasi quel<br />

nome non avesse abbastanza importanza per<br />

essere ricordato.<br />

«Uno stu<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>l terzo anno alla Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti», disse Eloise in tono impaziente.<br />

«Il figlio minore di…».<br />

«So di chi si tratta, ragazzina umana. I<br />

poteri <strong>de</strong>lla piccola Sophia lo hanno già mandato<br />

alla Misericordia una volta», disse


Ashton con voce soffice. «Che cosa le ha<br />

fatto?».<br />

«Si è limitato a toccarla, a quanto sembra»,<br />

rispose Eloise.<br />

Il volto di Ashton perse il sorriso e mutò,<br />

all’istante, nell’impersonale cortesia di una<br />

statua.<br />

«Sophia ha provato un dolore talmente<br />

forte che pensava avrebbe perso i sensi. Ha<br />

<strong>de</strong>tto che è stato come ingoiare olio bollente.<br />

Tutto è finito nel momento in cui il contatto<br />

si è interrotto. Dovrò fare <strong>de</strong>lle ricerche, non<br />

ho i<strong>de</strong>a di cosa significhi».<br />

«Ti risparmio il disturbo, Eloise», rispose<br />

Ashton. «Significa che l’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Croce ha <strong>de</strong>signato il suo Primo Cavaliere».<br />

* * *<br />

52/960


53/960<br />

Dartmont, comandante <strong>de</strong>lla guardia di<br />

Sophia, aveva ricevuto il preciso ordine di<br />

controllare che, oltre a ingressi non consentiti,<br />

non ci fossero uscite non autorizzate;<br />

così sembrava meno contento <strong>de</strong>l solito<br />

quando la riaccompagnò davanti alla porta<br />

<strong>de</strong>lla sua stanza al Collegio di Altieres.<br />

Salutò con un rigido inchino e attese fino<br />

a che lei non fu entrata poi, insieme a un altro<br />

soldato, si dispose personalmente a<br />

guardia <strong>de</strong>l sonno <strong>de</strong>lla sua signora.<br />

Imprecando sommessamente, Sophia accese<br />

alcune can<strong>de</strong>le e si piazzò davanti allo<br />

specchio per esaminare i danni. Era pallida e<br />

spettinata, la manciata di lentiggini dorate<br />

che aveva sul naso spiccava come una costellazione<br />

di lividi, sullo zigomo sinistro una<br />

traccia nera simile a un neo mostrava dove<br />

Gabriel Stuart l’aveva toccata.<br />

Al solo ricordo il corpo si tese e lo<br />

stomaco si contrasse. La ragazza respirò a<br />

fondo un paio di volte tentando di


54/960<br />

controllare il panico. Lo specchio le restituì<br />

uno sguardo ugualmente atterrito. Il dolore<br />

era stato orribile, come se le avessero versato<br />

sulla pelle <strong>de</strong>ll’olio bollente, e per un attimo<br />

aveva avuto la certezza assoluta che sarebbe<br />

morta. Intorno a lei tutto era diventato bianco<br />

e senza contorni, e si era ritrovata stesa<br />

a terra, tramortita e in preda alla nausea.<br />

Gabriel Stuart le aveva <strong>de</strong>tto che era<br />

soltanto l’inizio.<br />

Inquieta, andò a se<strong>de</strong>rsi sulla sponda <strong>de</strong>l<br />

letto ma subito saltò di nuovo in piedi.<br />

«Cosa diavolo…».<br />

Gettò di lato le coperte e scoprì uno<br />

strano oggetto irto di spine e intrecciato di<br />

nastri neri e ciondoli.<br />

Sophia chiuse gli occhi piena di rabbia e<br />

cominciò a imprecare a voce alta, traendone<br />

una certa, cupa soddisfazione, pensando allo<br />

sconcerto <strong>de</strong>lle guardie che ascoltavano<br />

fuori. Non contenta, spalancò la porta e con


55/960<br />

quella strana cosa in mano si precipitò<br />

all’esterno.<br />

Il comandante Dartmont avanzò di un<br />

passo, poi le gettò una rapida occhiata e si<br />

fermò; Sophia vi<strong>de</strong> di sfuggita l’altra guardia<br />

segnarsi velocemente.<br />

Il Collegio di Altieres, con le stanze che si<br />

aprivano su ariose gallerie a colonne, go<strong>de</strong>va<br />

di un regime meno rigido rispetto agli altri<br />

Collegi <strong>de</strong>lle Nationes, e una piccola folla di<br />

scholares che si intratteneva nei corridoi<br />

nonostante l’ora tarda si aprì per lasciar passare<br />

una furia che si fermò davanti alla porta<br />

di Caroline e Fayette Mayfield.<br />

Le Mayfield, due sorelle e una cugina,<br />

appartenevano a un’antica e onorata famiglia<br />

di Altieres, avevano circa la sua età e dal<br />

primo momento in cui lei aveva messo pie<strong>de</strong><br />

al Collegio di Altieres avevano <strong>de</strong>ciso di farglielo<br />

rimpiangere amaramente.<br />

Sophia cominciò a tempestare la porta di<br />

pugni e, dall’altro lato, il chiacchiericcio


56/960<br />

s’interruppe. La serratura scattò e lei si trovò<br />

davanti un paio d’occhi scuri e pieni di sorpresa<br />

che subito assunsero un’espressione<br />

fredda.<br />

Alexandria Mayfield, cugina <strong>de</strong>lle altre<br />

due, dall’ovale <strong>de</strong>licato circondato da morbidi<br />

boccoli scuri, sollevò il mento con un’alterigia<br />

che da sola le avrebbe fatto guadagnare<br />

un paio di schiaffi. Dietro di lei, Fay e<br />

Caroline le scoccarono un’occhiata torva.<br />

«Che cosa vuoi?», domandò Alexandria<br />

gelida e aggiunse, a dispetto <strong>de</strong>lla tanto <strong>de</strong>cantata<br />

ospitalità <strong>de</strong>l sud: «Qui non puoi entrare».<br />

Strascicava le parole fino a metterci<br />

un’eternità per pronunciarle. La sua ca<strong>de</strong>nza<br />

di Altieres era incredibilmente marcata.<br />

«Devo restituirvi la vostra roba», disse<br />

Sophia e la schivò abilmente per lanciare il<br />

grumo di nastri e spine all’interno <strong>de</strong>lla<br />

stanza. Fay emise un grido e ritrasse i piedi<br />

sul letto <strong>de</strong>lla cugina mentre lo guardava atterrare<br />

sul tappeto.


57/960<br />

«Caroline», disse alla sorella e quella si<br />

alzò in fretta per pren<strong>de</strong>re un pezzo di stoffa<br />

e gettarlo sul tappeto. Alexandria si premeva<br />

una mano sul petto e a Sophia parve che<br />

stesse trattenendo il respiro. Soltanto<br />

quando quella cosa fu coperta, parve ripren<strong>de</strong>rsi<br />

e disse tagliente: «Come ti è saltato in<br />

mente di fare una cosa <strong>de</strong>l genere? Non sai<br />

che non bisogna mai e dico mai lasciare<br />

scoperto un talismano di Erzelle?».<br />

«Scusami tanto», rispose Sophia imitando<br />

involontariamente l’atteggiamento<br />

<strong>de</strong>ll’altra e puntando i pugni sui fianchi. «Ma<br />

non ho davvero i<strong>de</strong>a di cosa tu stia dicendo<br />

né tantomeno mi interessa».<br />

«Non conosce nemmeno i vecchi dèi, né<br />

le usanze», disse Alexandria, stupefatta. «E<br />

pretendono pure che la riconosciamo come<br />

nostra principessa, una straniera cresciuta a<br />

nord…».<br />

«Sentitela», proferì Sophia con gli occhi<br />

socchiusi. «Sono in lacrime. A<strong>de</strong>sso mi sono


58/960<br />

stancata <strong>de</strong>lle vostre assurdità. Vi prego di<br />

non buttare più la vostra spazzatura in camera<br />

mia. Giocate lontano da me o ve ne farò<br />

pentire».<br />

«Ha funzionato!», esclamò Alexandria<br />

trionfante. «Scommetto che ha funzionato!<br />

Ti è accaduto qualcosa di molto brutto e a<strong>de</strong>sso<br />

hai paura di noi, giusto?».<br />

Sophia stava per replicare, poi pensò a<br />

Gabriel Stuart e tacque. «Non ho tempo da<br />

per<strong>de</strong>re con un branco di ragazzine convinte<br />

di essere <strong>de</strong>lle grandi streghe», disse poi.<br />

«Come osi darci <strong>de</strong>lle streghe?», esclamò<br />

Fay saltando giù dal letto per dare man forte<br />

alla cugina. Era piccola e rotonda, molto<br />

femminile. Sophia notò che girava intorno al<br />

talismano senza osare neppure guardarlo.<br />

«Tua madre era una strega e si dice che abbia<br />

stretto un patto con i diavoli. Altieres è<br />

perseguitata dalla sfortuna per colpa sua».<br />

«Proprio così», intervenne Caroline. «Il<br />

giorno che avrai il coraggio di ascoltarle te ne


potremo raccontare <strong>de</strong>lle belle sulla strega<br />

Granville».<br />

«Così ti passerà la voglia di insultarci»,<br />

terminò Alexandria spingendola fuori dalla<br />

stanza. Le chiuse la porta in faccia e a Sophia<br />

non rimase altro che tornarsene di sopra, fumante<br />

di rabbia e seguita dagli sguardi di<br />

tutti coloro che avevano assistito alla scena.<br />

* * *<br />

59/960<br />

«Odiose galline», borbottò Sophia il<br />

giorno dopo in una <strong>de</strong>lle biblioteche<br />

<strong>de</strong>ll’Archiginnasio, dove aveva se<strong>de</strong> la Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

«Bellezze <strong>de</strong>l sud», disse Julian. Tese il<br />

pugno verso quello di Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />

che fece cozzare le nocche contro le sue. I<br />

due ragazzi si scambiarono un sorriso.<br />

«Puoi dirlo, amico».


60/960<br />

«Stupidi», disse Sophia s<strong>de</strong>gnosa.<br />

«Se tu fossi più socievole con le tue compagne<br />

di collegio potresti presentarcele»,<br />

disse Julian.<br />

«Più socievole, io?». Sophia sembrava<br />

sul punto di strangolarlo. «Mi odiano dal<br />

momento in cui si sono <strong>de</strong>gnate di notare la<br />

mia esistenza!».<br />

«Posso farlo io», disse Jordan assorto,<br />

tornando alla montagna di compiti di grammatica<br />

che aveva davanti. «Avevano tentato<br />

di combinare un matrimonio qualche anno<br />

fa, non se ne è fatto nulla alla fine».<br />

«Con quale <strong>de</strong>lle tre?».<br />

«Nemmeno io me ne ricordo».<br />

«Come se avesse importanza», Julian<br />

mostrò un largo sorriso e una matricola, passando<br />

lì vicino, lo contemplò tutta<br />

emozionata.<br />

«Villano», lo apostrofò invece Sophia.


61/960<br />

«Le fortune che capitano a un principe<br />

<strong>de</strong>l sangue», continuò Julian senza<br />

curarsene.<br />

Jordan aggirò il pennino in un vago<br />

segno di risposta, schizzando un po’ di inchiostro<br />

intorno a sé. «Non la <strong>de</strong>finirei fortuna.<br />

Non hanno cercato di farti sposare da<br />

quando eri nella culla e a<strong>de</strong>sso che Axel ha<br />

manifestato di nuovo l’intenzione di sposare<br />

Eloise, le cose si mettono male per me».<br />

Si grattò la guancia con la penna, aveva<br />

tutte le mani macchiate d’inchiostro. Sophia<br />

pensò fosse adorabile.<br />

«Voglio dire: sono l’unico Van<strong>de</strong>mberg<br />

ancora disponibile: Fabian è sposato; Eloise<br />

prima o poi metterà fine ai tormenti di Axel,<br />

spero; quanto a Bryce, be’…», scrollò le<br />

spalle. «È impegnato in una complicata<br />

relazione a tre con il becchino e il sarto,<br />

quindi la sua vita sentimentale è già abbastanza<br />

affollata».


62/960<br />

«Comunque sia, hanno infilato in camera<br />

mia un talismano <strong>de</strong>l malaugurio», riprese<br />

Sophia.<br />

«Potrei suggerire loro cosa infilare nella<br />

mia… », disse Julian a voce bassa, guadagnandosi<br />

una risata di Jordan e uno sguardo<br />

colmo di disprezzo da parte <strong>de</strong>lla ragazza.<br />

«Davvero?», disse Jordan interessato.<br />

«Gli Altierenses seguono i loro vecchi dèi più<br />

di chiunque nel Continente e si dice che i<br />

loro incantesimi funzionino. Sophia, stai attenta<br />

a non farti rubare i capelli dalle<br />

spazzole o li useranno per un maleficio».<br />

«Non credo a queste sciocchezze. Stephen<br />

Eldrige <strong>de</strong>lla Societas di Medicina,<br />

proprio l’altro giorno, diceva che si tratta<br />

soltanto di trucchi per ingannare i creduloni»,<br />

replicò Sophia, altezzosa. «In questo le<br />

signore Mayfield non sono migliori <strong>de</strong>lla<br />

Gilda <strong>de</strong>i Fattucchieri, giù al Canale <strong>de</strong>i<br />

Fraticelli».


63/960<br />

Il Canale <strong>de</strong>i Fraticelli era la zona più<br />

malfamata <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale, una<br />

striscia di terreno che giungeva fino al fiume,<br />

abitata in maggioranza da proletari, cenciose<br />

e fanatiche confraternite religiose e regno<br />

<strong>de</strong>lle Gil<strong>de</strong> Oscure, le corporazioni di criminali<br />

che parodiavano nei nomi quelle che ordinavano<br />

i commerci <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.<br />

«Non credo sia questo il caso», rispose<br />

Jordan, la sua voce emanava una gentile <strong>de</strong>cisione<br />

che persua<strong>de</strong>va senza ricorrere ad alcuna<br />

aggressività. «Il sud è un po’ più, ecco…<br />

selvaggio», disse, privando però il termine di<br />

ogni significato dispregiativo. «La vecchia religione<br />

è ancora molto sentita e gli incantesimi<br />

fanno parte <strong>de</strong>lla sua ritualità, sono esercizi<br />

spirituali per mettersi in comunicazione<br />

con gli dèi e, quando questi rispondono<br />

all’appello, allora hanno efficacia».<br />

«Scommetto che questo non l’hai sentito<br />

dal tuo confessore», commentò Julian, serio.


64/960<br />

Jordan scrollò le spalle. «Lord Domenic<br />

Weiss, il mio padre adottivo, ci ha incoraggiati<br />

fin da piccoli a letture che il clero consi<strong>de</strong>ra<br />

persino disdicevoli», rispose. «La Chiesa<br />

ha tentato di schiacciare in ogni modo le<br />

vecchie religioni per guadagnarsi il privilegio<br />

esclusivo di gestire le anime, ma nelle Nationes<br />

meridionali non c’è mai riuscita <strong>de</strong>l<br />

tutto».<br />

Rivolse a Sophia uno sguardo gentile e<br />

continuò. «Non parlare con disprezzo di<br />

queste cose. Si tratta <strong>de</strong>l tuo popolo e tu <strong>de</strong>vi<br />

imparare a compren<strong>de</strong>re le loro tradizioni.<br />

Allo stesso modo in cui Altieres <strong>de</strong>ve imparare<br />

ad accettare te».<br />

Aveva ragione, così lei chinò il capo. Da<br />

principe a principessa, Jordan le aveva dato<br />

un consiglio che non poteva permettersi di<br />

ignorare. L’i<strong>de</strong>a di regnare su Altieres era<br />

ancora così lontana da assumere i contorni<br />

<strong>de</strong>ll’irrealtà, così ten<strong>de</strong>va a dimenticare che


65/960<br />

ormai doveva adattarsi a consi<strong>de</strong>rarla la sua<br />

patria.<br />

«È questo il motivo per cui Ashton ha<br />

voluto che ti trasferissi al Collegio di Altieres,<br />

probabilmente, quindi non avercela troppo<br />

con lui», il sorriso di Jordan si fece ironico.<br />

«Benvenuta tra coloro che non sono padroni<br />

<strong>de</strong>lle loro vite».<br />

Sophia avrebbe voluto sforzarsi e ricambiare<br />

il sorriso ma non ci riuscì. La sola menzione<br />

di Ashton Blackmore bastava a riempirla<br />

di esaltazione e malinconia.<br />

Quando le aveva teso la mano la prima<br />

volta, guardando lei come se al mondo, in<br />

quel momento, non esistesse altro, Sophia<br />

aveva provato un dolore improvviso e sconosciuto.<br />

Il suo viso, il modo in cui i capelli<br />

nerissimi si sposavano con il candore <strong>de</strong>lla<br />

pelle, l’aveva tormentata al punto che per<br />

notti intere non era riuscita a pren<strong>de</strong>re<br />

sonno.


66/960<br />

I giorni in cui aveva creduto che<br />

quell’uomo magnifico dagli occhi viola e il<br />

volto di un dio l’avrebbe presa con sé, però,<br />

erano spirati da tempo. Per un luminoso momento<br />

aveva pensato che avrebbe potuto<br />

vivere con Cain in una vera casa, poi era<br />

stata sommariamente sistemata al Collegio<br />

di Altieres senza nemmeno la possibilità di<br />

stare con Jordan e Julian.<br />

L’infittirsi <strong>de</strong>i bisbigli intorno a lei la distrasse<br />

dai suoi cupi pensieri. Seguendo la<br />

traiettoria <strong>de</strong>gli sguardi e <strong>de</strong>i sussurri, raggiunse<br />

una figura alta che si dirigeva verso uno<br />

<strong>de</strong>i tavoli vicino alle finestre. La luce gli pioveva<br />

addosso dai vetri piombati creando rifrazioni<br />

sui capelli neri e ombre sulle mani e<br />

sul viso.<br />

«Ha l’aspetto di un angelo», sussurrò<br />

qualcuno alle spalle di Sophia. «Ma è cattivo<br />

come il diavolo».<br />

Gabriel Stuart di Ma<strong>de</strong>rian, il figlio più<br />

giovane <strong>de</strong>ll’uomo che si sarebbe messo tra


67/960<br />

lei e il trono di Altieres, scelse proprio quel<br />

momento per guardarla con quegli occhi che<br />

bruciavano come il ghiaccio e lei riuscì a<br />

stento a controllare l’impulso di alzarsi e fuggire<br />

via.


3.<br />

Storie di fantasmi<br />

«Mio padre tornerà in città il mese venturo<br />

e penso che vorrà incontrarti di nuovo.<br />

In Al<strong>de</strong>nor si è discusso parecchio <strong>de</strong>lla<br />

situazione di Sophia. Quando avrà l’età, sono<br />

tutti propensi ad appoggiare la sua ascesa al<br />

trono di Altieres».<br />

«Sapevo che il modo migliore di<br />

scioglierti la lingua è metterti davanti un piatto<br />

quando Axel Van<strong>de</strong>mberg non è nei<br />

paraggi».<br />

«Queste uscite le progetti in un centinaio<br />

d’anni oppure le improvvisi?».<br />

«Le colleziono per secoli e le ripropongo<br />

quando chi le ha già ascoltate è morto, così<br />

sono sempre una novità».


69/960<br />

Eloise scoppiò a ri<strong>de</strong>re. Alla fine <strong>de</strong>l suo<br />

turno era mezzanotte e lei aveva fame e nessuna<br />

intenzione di aspettare che le cucine <strong>de</strong>l<br />

Collegio di Al<strong>de</strong>nor accen<strong>de</strong>ssero i forni.<br />

«Mangia, ragazzina umana, ti sei meritata<br />

la cena».<br />

«Mi spiace solo di aver stretto tanto i<br />

lacci <strong>de</strong>l corsetto».<br />

«Così impari a costringerti in quelle gabbie<br />

insalubri».<br />

Eloise rise ancora, per nulla toccata.<br />

«Non cercare di avere mai ragione <strong>de</strong>lla vanità<br />

di una donna Blackmore, potresti avere<br />

<strong>de</strong>lle brutte sorprese».<br />

«A proposito di vanità, abbiamo<br />

compagnia».<br />

Così lei lo aveva <strong>de</strong>finito una volta: il suo<br />

peccato di vanità, e scorgere a<strong>de</strong>sso il<br />

bagliore <strong>de</strong>lla sua presenza, oltre una massa<br />

di volti ancora impastati di sonno prima<br />

<strong>de</strong>ll’inizio <strong>de</strong>l giorno, era un incendio che divampava,<br />

inatteso, nella quiete <strong>de</strong>lla notte.


70/960<br />

Era così da sempre, come se qualcosa in<br />

lui bruciasse e, nonostante questo, lei non<br />

riuscisse a impedirsi di toccarlo a costo di essere<br />

avvolta dalle fiamme.<br />

Il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio irresistibile di avvicinarsi a<br />

lui e lasciarsi semplicemente consumare da<br />

quel fuoco…<br />

All’improvviso la cena aveva perso ogni<br />

attrattiva ed Eloise si sorprese ad allontanare<br />

il piatto con un gesto inconsapevole. Dando<br />

sfoggio di un tatto veramente insolito per lui,<br />

Ashton Blackmore non fece alcun<br />

commento.<br />

Il brusio nella sala si accentuò, l’ingresso<br />

di un Principe <strong>de</strong>lla Corona di Al<strong>de</strong>nor che<br />

era anche Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave – la<br />

più antica associazione di scholares<br />

<strong>de</strong>ll’Università – era sufficiente per fugare<br />

ogni traccia di torpore nell’intera taverna.<br />

Eloise nascose un sorriso ironico e<br />

scandagliò con discrezione la facce intorno,<br />

domandandosi dietro quale aspetto anonimo


71/960<br />

si celasse la spia che gli aveva comunicato la<br />

loro presenza.<br />

Il suo arrivo non era una coinci<strong>de</strong>nza, né<br />

Axel si curava di simularlo; la tranquilla<br />

padronanza con cui si avvicinava, lo sguardo<br />

fisso su di lei, non lasciavano spazio ad alcun<br />

equivoco.<br />

«Lady Eloise», disse lui a voce bassa, con<br />

l’inchino formale dovuto a una nobile. «Vi ho<br />

attesa alla fine <strong>de</strong>l vostro turno. Mi hanno<br />

riferito che avevate già lasciato la<br />

Misericordia».<br />

Ti ho trovata, non puoi fuggire.<br />

«Blackmore», salutò lei in tono più<br />

disteso.<br />

«Ci avete trovati in fretta», commentò<br />

Ashton affabile.<br />

Si sorrisero e tra loro corse quello<br />

sguardo al tempo stesso complice e competitivo<br />

che <strong>de</strong>finiva ciò che era diventato il loro<br />

rapporto dopo l’iniziale ostilità: la gara silenziosa<br />

tra un redivivo centenario e un mortale


72/960<br />

di soli ventiquattro anni, il monito costante<br />

che, se si fosse trasformata in un autentico<br />

scontro, l’esito non sarebbe stato così<br />

scontato.<br />

«Semplice fortuna», disse Axel noncurante,<br />

mentre pren<strong>de</strong>va posto al fianco di<br />

Eloise. «Per caso un conoscente vi ha<br />

intravisti».<br />

«Potrei anche cre<strong>de</strong>rvi, se non sapessi<br />

che nemmeno la sorte sfugge al vostro controllo»,<br />

commentò lei. «Che cosa vi porta<br />

fuori dalla vostra casa a quest’ora, Axel?».<br />

«Selina ha chiesto il mio intervento per<br />

una questione relativa all’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Penna», disse lui.<br />

Selina Kristian, Magistra a capo<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna, era un’amica di vecchia<br />

data di Axel. Eloise non gli avrebbe chiesto<br />

altre informazioni per nulla al mondo.<br />

«Ragazzina umana, ti lascio in mani<br />

sicure», disse Ashton, alzandosi. Quando lei<br />

fece per ribellarsi le comparve


73/960<br />

improvvisamente accanto, quasi un attimo<br />

prima non si fosse trovato dall’altro lato <strong>de</strong>l<br />

tavolo. Si chinò per tacitare le sue proteste<br />

posandole sulle labbra dita che avevano la<br />

<strong>de</strong>licatezza <strong>de</strong>lla seta e il gelo <strong>de</strong>lla morte.<br />

«Non è cortese da parte tua lasciarmi<br />

così», disse lei a voce bassissima.<br />

«Non lo è neppure usarmi per <strong>de</strong>limitare<br />

i tuoi spazi», Ashton sorrise. Era divertito<br />

dai suoi stratagemmi come dai primi passi di<br />

un infante.<br />

Eloise gli rivolse un sorriso impu<strong>de</strong>nte,<br />

affatto turbata per essere stata colta in fallo.<br />

«Me la pagherai, Blackmore».<br />

Ashton <strong>de</strong>dicò un ultimo cenno di saluto<br />

ad Axel Van<strong>de</strong>mberg e si dileguò verso<br />

l’uscita.<br />

Li lasciò a fissarsi in silenzio. L’amore di<br />

Eloise non era terreno di caccia per altri che<br />

non fosse lui, lo sapevano entrambi, ma gli<br />

anni e i segreti avevano scavato tra loro un


74/960<br />

solco che si era attenuato soltanto negli ultimi<br />

tempi.<br />

«Principe Axel», la cura con cui usava<br />

l’espressione formale avrebbe dovuto metterlo<br />

in allarme. «Sembra che io non sia libera<br />

di recarmi a colazione con un amico<br />

senza che i vostri informatori si affrettino a<br />

fare rapporto».<br />

«Non potrebbe semplicemente essere il<br />

caso che io sentissi la vostra mancanza?», il<br />

tono morbido di lui nascon<strong>de</strong>va un fondo<br />

d’acciaio. Da quando erano tornati insieme le<br />

lasciava parecchie vittorie, ma quella sera<br />

doveva essere successo qualcosa perché le<br />

sue labbra erano contratte in una leggera<br />

morsa di tensione.<br />

Eloise piegò la testa verso una spalla.<br />

«La vostra nostalgia coinci<strong>de</strong> troppo spesso<br />

col <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di controllarmi, sbaglio?».<br />

Lui socchiuse gli occhi – erano blu come<br />

il cielo un momento prima <strong>de</strong>lla notte – poi<br />

sospirò e di colpo parve ren<strong>de</strong>re le armi.


«È stata una brutta nottata. Avevo<br />

bisogno di ve<strong>de</strong>rti. Se accettassi di trasferirti<br />

alla Resi<strong>de</strong>nza di Al<strong>de</strong>nor non dovrei uscire a<br />

cercarti per le taverne <strong>de</strong>lla città».<br />

«Trasferirmi alla Resi<strong>de</strong>nza di Al<strong>de</strong>nor<br />

comporterebbe una notevole limitazione<br />

<strong>de</strong>lla mia libertà e un gra<strong>de</strong>vole motivo di<br />

svago per le malelingue».<br />

«Sai bene che le mie intenzioni sono <strong>de</strong>l<br />

tutto onorevoli».<br />

Si guardarono e tra loro corse il <strong>de</strong>lizioso<br />

sottinteso di quelle che, invece, non lo erano.<br />

«Ti ho chiesto di sposarmi, Eloise».<br />

* * *<br />

75/960<br />

Circa un mese prima, il passante che si<br />

fosse trovato ad attraversare per caso la<br />

piazza prospiciente la resi<strong>de</strong>nza cittadina<br />

<strong>de</strong>lla Reggenza di Altieres, avrebbe potuto


76/960<br />

avere la singolare percezione di trovarsi in<br />

un altro tempo, ai giorni prece<strong>de</strong>nti la<br />

Rivolta.<br />

Da quasi diciassette anni la Resi<strong>de</strong>nza di<br />

Altieres mostrava soltanto portoni sbarrati e<br />

finestre buie, rivestite di rampicanti che si<br />

inerpicavano selvaggi lungo le mura e le<br />

balaustre, accentuando l’impressione totale<br />

di abbandono.<br />

In quella sera di ottobre, tiepida e appena<br />

velata dal vento, torce e luminarie rischiaravano<br />

la corte centrale e il gruppo marmoreo<br />

nel mezzo <strong>de</strong>lla fontana assisteva, placido,<br />

alla sfilata <strong>de</strong>gli ospiti in abito da sera<br />

che salivano la scalinata verso il piano nobile.<br />

Un centinaio di servitori in livrea nera e<br />

argento formava due ali d’onore all’ingresso<br />

e, in cima alla scalinata, Ashton Blackmore,<br />

imponente e splendido in abito da sera, accoglieva<br />

gli ospiti al fianco di Lady Sophia.<br />

«Mi stanno guardando come un cavallo<br />

al mercato», disse Sophia, a voce bassissima.


77/960<br />

«Un cavallo di razza eccellente, però», la<br />

gioviale irriverenza era intesa a farla sorri<strong>de</strong>re<br />

e, invece, la feriva soltanto. «Sophia,<br />

sono tutti qui per te».<br />

Era vero solo in parte: nessuno avrebbe<br />

resistito alla tentazione di entrare nel<br />

palazzo per ve<strong>de</strong>re una trovatella <strong>de</strong>i monaci<br />

che sosteneva di essere l’ultima figlia di<br />

Blackmore, insieme a un vampiro che tutti<br />

avevano creduto scomparso in un furioso<br />

incendio.<br />

Quanto a Eloise, avrebbe dovuto intuire<br />

che stavano cercando di incastrarla quando<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg, con il quale stava ballando,<br />

a un certo punto le aveva <strong>de</strong>tto in tono<br />

innocente: «Temo di avere un problema con<br />

il nodo dalla cravatta. Mi sanguina il cuore,<br />

ma sono costretto a interrompere il nostro<br />

ballo».<br />

Ecco, Bryce Van<strong>de</strong>mberg e l’innocenza<br />

erano due concetti che non potevano assolutamente<br />

coesistere; inoltre a Bryce non


78/960<br />

sanguinava mai il cuore in quanto qualsivoglia<br />

fluido umano avrebbe potuto mettere<br />

a repentaglio l’integrità <strong>de</strong>i vestiti per cui<br />

spen<strong>de</strong>va un patrimonio.<br />

Girandosi per tornare verso i genitori,<br />

Eloise andò quasi a sbattere contro Axel<br />

Van<strong>de</strong>mberg.<br />

«Altezza», disse e con un inchino tentò<br />

di sgusciare via, riuscendo senza molto successo<br />

a nascon<strong>de</strong>re la risata che le affiorava<br />

alle labbra.<br />

Lui si voltò e con una mossa abile le<br />

tagliò la ritirata pren<strong>de</strong>ndola tra le braccia.<br />

«Ho come l’impressione che da qualche<br />

tempo tu stia cercando di evitarmi».<br />

Eloise fece un’espressione ferita. «Non<br />

oserei, Altezza».<br />

Axel tacque per un lungo momento e<br />

questo la costrinse ad alzare lo sguardo su di<br />

lui. Nei suoi occhi blu scintillava qualcosa<br />

che la mise in allarme.


79/960<br />

«Dimmi, che cosa oseresti con me?», le<br />

domandò.<br />

Il fascino <strong>de</strong>l suo timbro sommesso e intimo<br />

le costò un attimo di disattenzione, così<br />

quando girò lo sguardo per cercare una via di<br />

fuga era già troppo tardi.<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg e gli altri perdigiorno<br />

di cui Axel aveva la pessima abitudine di circondarsi<br />

– Ross Granville, Stephen e Gareth<br />

Eldrige e Gilbert Morgan – si erano piazzati<br />

intorno a loro, al centro <strong>de</strong>l salone da ballo,<br />

formando una barriera invalicabile.<br />

Ciascuno portava stampato in faccia che,<br />

se avesse tentato di scappare, l’avrebbe fermata<br />

a costo di rimetterci qualche osso.<br />

Eloise pensò che li avrebbe trucidati alla<br />

prima occasione utile.<br />

E lui, quell’intrigante senza pudore, il<br />

burattinaio che ordiva tutti i fili, le stava davanti<br />

con un sorriso splendido da farle male al<br />

cuore.


80/960<br />

Si misurarono con il me<strong>de</strong>simo sguardo<br />

che si sarebbero rivolti dalla distanza <strong>de</strong>i<br />

venti passi consueti su un campo da duello,<br />

un momento prima che qualcuno ordinasse<br />

di sparare.<br />

Axel, senza staccare gli occhi dai suoi, indietreggiò<br />

di tre passi, posò un ginocchio per<br />

terra e la mano <strong>de</strong>stra sul cuore.<br />

Tutto intorno corse un mormorio che<br />

salì, simile a un’ondata di piena, e subito <strong>de</strong>fluì<br />

in un silenzio carico di attesa.<br />

«Ti prego», il suo sussurro era solo per<br />

lei, così basso da crearle l’illusione che<br />

fossero completamente soli.<br />

«Eloise, vuoi sposarmi?».<br />

Era accaduto esattamente come aveva<br />

immaginato da ragazzina, solo che, al tempo,<br />

non avrebbe mai supposto che la dichiarazione<br />

pubblica avesse potuto avere il<br />

solo scopo di impedirle una ritirata<br />

strategica.


81/960<br />

Axel atten<strong>de</strong>va la sua risposta, immobile,<br />

con lo sguardo rivolto con rispetto verso il<br />

basso.<br />

Eloise invece, senza neppure ren<strong>de</strong>rsene<br />

conto, alzò il volto e cercò tra la folla quello<br />

di suo padre: Domenic Weiss, duca di Langenburg<br />

e Lord Cancelliere <strong>de</strong>l regno di<br />

Al<strong>de</strong>nor, osservava la scena con un’espressione<br />

impassibile.<br />

Padre e figlia si scrutarono per un interminabile<br />

momento. In sala nessuno si arrischiava<br />

nemmeno a fiatare per paura di per<strong>de</strong>rsi<br />

qualcosa. L’uomo fece un lievissimo<br />

cenno col capo.<br />

Intorno a loro si <strong>de</strong>starono mormorii eccitati<br />

e qualche applauso in anticipo da parte<br />

di chi preve<strong>de</strong>va già l’esito.<br />

Eloise invece distolse lo sguardo per riportarlo<br />

sul ragazzo ai suoi piedi e sorrise,<br />

poi rispose con dolcezza.<br />

«Forse».


* * *<br />

82/960<br />

«Vieni a casa con me».<br />

Axel non le die<strong>de</strong> modo di rispon<strong>de</strong>re, la<br />

baciò preten<strong>de</strong>ndo un assenso.<br />

Lei serrò le mani sulle sue braccia, raccogliendo<br />

nei pugni la stoffa fredda <strong>de</strong>l mantello.<br />

Con gli occhi chiusi, lasciò che le sue<br />

braccia la sostenessero contro una <strong>de</strong>lle<br />

colonne <strong>de</strong>l giardino <strong>de</strong>lla villa abbandonata<br />

dove si erano rifugiati.<br />

«Non mi lasci alcuna scelta».<br />

Il Borgo di Altieres durante la notte<br />

aveva la magia sospesa <strong>de</strong>i luoghi che esistono<br />

solo fuori dal tempo. La vegetazione<br />

rigogliosa che inva<strong>de</strong>va i giardini, i tabernacoli<br />

di strani santi agli angoli <strong>de</strong>lle vie e le<br />

colonne opulente <strong>de</strong>lle dimore posse<strong>de</strong>vano<br />

una bellezza <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nte che cristallizzava le<br />

immagini in un sogno strano e affascinante.


83/960<br />

Eloise piegò le dita sulla nuca <strong>de</strong>l<br />

ragazzo, assecondando il movimento con cui<br />

le accarezzava il collo con le labbra.<br />

«Vuoi una scelta?», le sussurrò prima di<br />

pren<strong>de</strong>rle il viso in una mano e premere il<br />

pollice contro il suo labbro inferiore. Il bacio<br />

che le die<strong>de</strong> era profondo e possessivo, il suo<br />

braccio sinistro la strinse intorno alla vita<br />

obbligandola a sollevarsi sulle punte <strong>de</strong>i<br />

piedi e ad aggrapparsi ancora più forte a lui.<br />

«Axel».<br />

Affondò le dita nei muscoli duri <strong>de</strong>lle sue<br />

braccia. La colonna gelida alle sue spalle e il<br />

corpo caldo <strong>de</strong>l ragazzo premuto contro il<br />

suo la imprigionavano in una gabbia di<br />

sensazioni antitetiche. Era talmente assorta<br />

nell’abbraccio che, a tratti, dimenticava il<br />

contatto scomodo con il marmo intagliato<br />

che le premeva contro la pelle.<br />

«Vuoi una scelta?». Le sussurrò quella<br />

domanda sulle labbra prima di spingerle con<br />

forza con le proprie. Allentò quella tensione


84/960<br />

squisita soltanto quando la sentì scuotere il<br />

capo in segno di diniego, allora rise, piano,<br />

facendole scorrere una mano tra i capelli.<br />

«Non sarebbe stato giusto conce<strong>de</strong>rtela»,<br />

le rispose. La sua voce soffice le solleticò la<br />

pelle arrossata <strong>de</strong>l collo. «Io non ne ho mai<br />

avuta alcuna, dal momento in cui ti ho tenuta<br />

tra le braccia la prima volta».<br />

Quando era successo, lei era nata da<br />

poco e lui aveva soltanto tre anni. Dopo oltre<br />

vent’anni, nulla aveva potuto contro l’attrazione<br />

che li spingeva, inesorabile, l’uno<br />

verso l’altro: né cinque anni di separazione,<br />

né la trappola <strong>de</strong>i segreti.<br />

«Sì», disse lei. «Verrò con te».<br />

Le mani di lui si spostarono sulla sua<br />

gola, sciolsero la sciarpa bianca che chiu<strong>de</strong>va<br />

sul collo il corpetto <strong>de</strong>lla divisa e lei sentì una<br />

folata <strong>de</strong>lla fresca aria novembrina accarezzarle<br />

la pelle nuda.<br />

Per loro che erano cresciuti dove le nevi<br />

regnavano per la maggior parte <strong>de</strong>ll’anno,


85/960<br />

era solo un contrappunto gra<strong>de</strong>vole alle<br />

mani troppo cal<strong>de</strong> e impazienti.<br />

Dita leggere ed esperte le aprirono i bottoni<br />

e accarezzarono la trina <strong>de</strong>l corsetto<br />

sopra il seno.<br />

«Axel, siamo…».<br />

«Fermami, se vuoi».<br />

Lei sentì ciò che aveva inteso davvero<br />

dirle.<br />

Se puoi.<br />

«Dimmi di smettere, Eloise, e io lo farò».<br />

Avrebbe dovuto rispon<strong>de</strong>re qualcosa, ma<br />

<strong>de</strong>cise di rimandare di un momento, presa<br />

dal sollievo che soltanto le sue carezze potevano<br />

darle. Chiuse gli occhi e reclinò la<br />

testa di lato, posando la guancia bollente<br />

contro il marmo freddo; le mani di Axel vagavano,<br />

libere, sotto i suoi vestiti. Poi dimenticò<br />

semplicemente di poter parlare<br />

ancora.<br />

La voce di Axel le sussurrava nell’orecchio,<br />

anticipando i suoi gesti, facendole


immaginare oltre che sentire ciò che le stava<br />

facendo.<br />

Era per<strong>de</strong>re la testa, affondare lentamente<br />

in acque troppo <strong>de</strong>nse per poterle<br />

controllare.<br />

Le sue dita risalirono lungo il ginocchio e<br />

affondarono nelle sottogonne.<br />

«Mi ami?».<br />

La sua mano l’accarezzò, togliendole il fiato<br />

per rispon<strong>de</strong>re.<br />

«Mi ami, Eloise?».<br />

* * *<br />

86/960<br />

Stavano tornando, tenendosi per mano,<br />

verso il Borgo di Al<strong>de</strong>nor, quando udirono le<br />

grida di una donna e il pianto disperato di un<br />

bambino.<br />

La casa da cui provenivano le urla si<br />

trovava in una via tranquilla, non lontano da


87/960<br />

una strada di botteghe e laboratori <strong>de</strong>lle famose<br />

ceramiche di Altieres.<br />

«Rimani dietro di me», disse Axel<br />

sten<strong>de</strong>ndo un braccio per impedire alla<br />

ragazza di avanzare.<br />

Eloise represse un verso risentito e si<br />

gettò una rapida occhiata intorno. Da<br />

quando, mesi prima, aveva scoperto di essere<br />

in grado di dominare gli esseri <strong>de</strong>l Presidio,<br />

creature di natura <strong>de</strong>moniaca, i suoi poteri si<br />

erano affinati permettendole di percepirne la<br />

presenza anche dietro un’apparenza innocua.<br />

«Vedi qualcosa di strano?», domandò<br />

Axel.<br />

Un bambino di circa sette anni piangeva<br />

seduto su un gradino davanti casa, la madre<br />

cercava di acquietarlo, preoccupata e irritata<br />

insieme. Avevano un aspetto <strong>de</strong>l tutto<br />

ordinario.<br />

Eloise scosse il capo, la presenza <strong>de</strong>l<br />

Presidio le si manifestava sotto forma di insetti.<br />

Il Gran<strong>de</strong> Esorcista una volta le aveva


88/960<br />

rivelato che ciò acca<strong>de</strong>va perché il potere <strong>de</strong>l<br />

Presidio la disgustava e, per questo, era più<br />

difficile che se ne lasciasse corrompere.<br />

Difficile, ma non impossibile.<br />

«Signora, possiamo soccorrervi in<br />

qualcosa?».<br />

La donna die<strong>de</strong> qualche colpetto affettuoso<br />

sulle spalle <strong>de</strong>l figlio e guardò verso di<br />

loro. Axel si era espresso nel dialetto <strong>de</strong>gli<br />

stu<strong>de</strong>nti, la lingua che si parlava nello Studium<br />

e che tutti parlavano nella Vecchia Capitale,<br />

dove l’Università era sicuramente<br />

l’istituzione più importante.<br />

«Onorabili scholares», rispose la donna,<br />

un po’ rigida, «Niente per cui dobbiate disturbarvi,<br />

si tratta soltanto <strong>de</strong>i capricci di un<br />

bambino».<br />

Sembrava qualcosa di più: il bambino piangeva<br />

terrorizzato con le piccole mani premute<br />

sopra gli occhi e il volto nascosto nel<br />

grembo <strong>de</strong>lla madre.


89/960<br />

«Signora, sono una scholara <strong>de</strong>lla Societas<br />

di Medicina», intervenne Eloise. «Lasciate<br />

che mi assicuri <strong>de</strong>lle condizioni <strong>de</strong>l vostro<br />

bambino».<br />

L’espressione <strong>de</strong>lla donna era ancora diffi<strong>de</strong>nte:<br />

il rapporto <strong>de</strong>i cittadini <strong>de</strong>lla Vecchia<br />

Capitale con gli stu<strong>de</strong>nti era ambivalente: da<br />

un lato erano la maggiore fonte di sostentamento<br />

e arricchivano i traffici e i commerci,<br />

dall’altro, si sapeva, non erano tutti brave<br />

persone, molti erano giovani perdigiorno<br />

privi di rispetto, interessati più a bere e sedurre<br />

ragazze che a seguire le lezioni.<br />

Le bastò però un’occhiata alla chiave<br />

d’oro al collo di Axel e al suo mantello da<br />

Principe <strong>de</strong>ll’Università per compren<strong>de</strong>re di<br />

non essere di fronte a uno scapestrato qualunque.<br />

Del resto, chi in città non aveva sentito<br />

parlare <strong>de</strong>l Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Chiave?<br />

Approfittando <strong>de</strong>ll’esitazione <strong>de</strong>lla<br />

donna, Eloise si inginocchiò al suo fianco e


90/960<br />

con gran<strong>de</strong> gentilezza prese a esaminare il<br />

piccolo. C’erano di frequente casi di violenze<br />

domestiche in cui i genitori erano riluttanti a<br />

che qualcuno esaminasse i loro figli, ma non<br />

le sembrava questo il caso. Il bambino,<br />

comunque, a parte gli occhi gonfi di pianto e<br />

il volto congestionato, sembrava go<strong>de</strong>re di<br />

ottima salute.<br />

«Qualcuno vi ha infastidito?», domandò<br />

Axel con la consueta gentilezza. Eloise<br />

restituì il bambino alle braccia <strong>de</strong>lla mamma.<br />

«No, Princeps», disse la donna. «Non riesco<br />

davvero a capire cosa sia successo. Il<br />

piccolo stava dormendo e io mi ero messa a<br />

cucire quando a un certo punto l’ho sentito<br />

gridare. È corso fuori dalla porta e a<strong>de</strong>sso si<br />

rifiuta di entrare in casa».<br />

«Il ragazzo <strong>de</strong>lla fornace», singhiozzò il<br />

bambino. «Era vicino al mio letto e mi guardava.<br />

Mamma, non voglio più dormire».<br />

«Gli avete raccontato di qualche spauracchio<br />

per tenerlo buono?», il tono affabile


91/960<br />

di Axel aveva assunto un riflesso d’acciaio ed<br />

Eloise lo guardò stupefatta. Sapeva che era<br />

contrario a usare la paura per educare i<br />

bambini, tanto da vietare anche ai servi <strong>de</strong>i<br />

suoi palazzi di ricorrere a quei metodi coi<br />

loro figli fintanto che vivevano sotto il tetto<br />

<strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg, e questo le ricordava, come<br />

mille altre cose, che c’erano lati <strong>de</strong>l suo carattere<br />

che non conosceva per niente.<br />

La donna scosse il capo. «Niente <strong>de</strong>l<br />

genere, si tratta solo di una diceria di queste<br />

parti», spiegò. «Una volta, in fondo alla<br />

strada, c’era una vecchia bottega di<br />

ceramiche che a<strong>de</strong>sso è chiusa. Si dice che un<br />

ragazzo sia morto gettandosi <strong>de</strong>ntro uno <strong>de</strong>i<br />

forni e che qualcuno, di tanto in tanto, lo incontri<br />

percorrendo questa via».<br />

Axel parve sconcertato e lei continuò: «I<br />

bambini non percorrono volentieri questo<br />

tratto di strada per questo motivo, la sera».<br />

La donna assunse un’espressione divertita e<br />

abbracciò il bambino che aveva smesso di


92/960<br />

piangere ma era ancora scosso da lunghi ansiti.<br />

Eloise non riuscì a trattenere un brivido.<br />

All’improvviso la strada le parve fredda e<br />

troppo silenziosa.<br />

«Onorabili scholares», disse la donna nel<br />

tono consolatorio, un po’ impaziente di una<br />

mamma, forse accorgendosi di averli colpiti.<br />

«Non c’è nulla di vero, sono soltanto vecchie<br />

storie di fantasmi».


4.<br />

Il trono <strong>de</strong>l diavolo<br />

Un gruppo di ragazzi aspettava Gabriel<br />

Stuart in uno <strong>de</strong>i vicoli adiacenti la Sedia <strong>de</strong>l<br />

Diavolo, una vecchia tomba diroccata che<br />

aveva dato il nome alla taverna sulla piazza<br />

dove sorgeva.<br />

Erano in cinque, tutti col blasone <strong>de</strong>lla<br />

Societas di Diritto, ma solo quattro lo attaccarono,<br />

il quinto rimase di guardia per controllare<br />

che nessuno sopraggiungesse a<br />

interromperli.<br />

«Vorrei dire che è un piacere ve<strong>de</strong>rti»,<br />

esordì quello che sembrava il capo, un tipo<br />

alto e bruno con l’accento di Mistran.<br />

«Saltiamo i convenevoli, Freys, oppure<br />

ho l’impressione che riuscirò a bere una birra<br />

soltanto la settimana prossima». Stuart


94/960<br />

aveva l’aria anche troppo annoiata per sembrare<br />

semplicemente tranquillo. Teneva le<br />

braccia rilassate lungo i fianchi e le mani tra<br />

le pieghe <strong>de</strong>l mantello nero <strong>de</strong>lla divisa. In<br />

apparenza non sentiva la necessità di<br />

mostrare i pugni come stavano facendo gli<br />

altri.<br />

«L’Onorabile Deline su cui ti sei azzardato<br />

a mettere le mani ieri, dietro alla Luna<br />

Piena, è mia sorella», disse Freys.<br />

Stuart non cambiò espressione e, nel silenzio<br />

che seguì, si distinsero chiaramente le<br />

imprecazioni di Freys che, rosso in faccia,<br />

sembrava sul punto di esplo<strong>de</strong>re.<br />

«Tu, bastardo, lo sapevi».<br />

Gabriel socchiuse gli occhi come se ci<br />

stesse davvero riflettendo.<br />

«Era buio, ma proprio alla fine l’ho<br />

riconosciuta».<br />

Il sottinteso era palese e, chi non avesse<br />

conosciuto il tipo, avrebbe <strong>de</strong>tto che Gabriel<br />

Stuart si era scavato la fossa senza


95/960<br />

intenzione; chi invece lo conosceva, poteva<br />

cre<strong>de</strong>re a ragione che lo avesse fatto di<br />

proposito.<br />

Il primo pugno partì così rapido che nessuno<br />

se lo aspettava. Stuart si limitò a<br />

spostare la testa di lato senza pren<strong>de</strong>rsi la<br />

briga nemmeno di sollevare le mani.<br />

Quando un altro ragazzo lo aggredì di<br />

lato, invece, si mosse con una rapidità tale<br />

che nemmeno vi<strong>de</strong>ro il suo aggressore andare<br />

a terra. Aveva ricevuto un calcio in<br />

pieno petto e si ritrovò ad annaspare in cerca<br />

d’aria con entrambe le mani premute sullo<br />

sterno.<br />

Un secondo attaccò Gabriel alle spalle<br />

ancorandogli entrambe le braccia con le proprie,<br />

mentre un altro si dava da fare per<br />

colpirgli il volto.<br />

Gabriel piegò all’indietro la testa di<br />

scatto e subito si ritrovò libero, con il ragazzo<br />

che prima lo tratteneva a per<strong>de</strong>re sangue a fiotti<br />

dal naso. Quello che gli stava di fronte,


96/960<br />

invece, si trovò a ripiegare sotto una<br />

gragnola di colpi corti e diretti al petto,<br />

prima di soccombere a sua volta.<br />

Visto l’andazzo, quello che era rimasto di<br />

ve<strong>de</strong>tta si affrettò ad accorrere in aiuto di<br />

Freys che, incredulo davanti alla disfatta <strong>de</strong>l<br />

suo piccolo esercito, guardava il suo avversario<br />

senza riuscire a pren<strong>de</strong>re una<br />

<strong>de</strong>cisione.<br />

«Che succe<strong>de</strong> qui fuori?», esclamò qualcuno<br />

uscendo dalla Sedia <strong>de</strong>l Diavolo proprio<br />

nel bel mezzo di quel trambusto.<br />

Sophia Blackmore li riconobbe dall’accento<br />

di Altieres e il sorriso scanzonato: i<br />

gemelli Dray<strong>de</strong>n e Justin Sinclair.<br />

Trattandosi di loro non c’era da sperare<br />

che fossero intervenuti per sedare gli animi.<br />

«Cugino Gabriel, che razza di comportamento»,<br />

disse Dray in tono vagamente contrariato.<br />

«Stai tenendo tutto il divertimento<br />

per te?».


97/960<br />

Inoltre erano anche piuttosto celebri per<br />

scommettere le cose più inopportune e riuscire<br />

regolarmente a per<strong>de</strong>re.<br />

«Scommetto i miei codici che riesco a<br />

colpirne uno a occhi chiusi!», gridò Justin<br />

lanciandosi allegramente nella mischia.<br />

Dieci minuti dopo si era scatenato il putiferio<br />

e almeno una ventina di ragazzi se le<br />

davano di santa ragione per il semplice gusto<br />

di farlo, visto che non erano presenti all’aggressione<br />

iniziale né avevano mostrato di<br />

pren<strong>de</strong>re partito con Freys o con Stuart.<br />

Mentre qualcuno andava a chiamare la<br />

guardia cittadina e l’oste <strong>de</strong>lla Sedia <strong>de</strong>l<br />

Diavolo improvvisava in strada un banchetto<br />

per ven<strong>de</strong>re rinfreschi a chi si fermava per<br />

assistere allo spettacolo estemporaneo,<br />

Jordan Van<strong>de</strong>mberg si frappose tra Sophia<br />

Lord e un tizio <strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle Arti che,<br />

dopo aver oltrepassato al volo una botte<br />

rovesciata, si fermò contro il muro immediatamente<br />

accanto a loro.


98/960<br />

«Attenta», disse Jordan con la consueta<br />

calma. «Justin Sinclair sta cercando sul serio<br />

di combattere a occhi chiusi e questo potrebbe<br />

rivelarsi un problema per chi gli capita<br />

intorno».<br />

A mo’ di conferma Sinclair tirò un diretto<br />

a qualcuno alla sua sinistra che strillò in tono<br />

di protesta. «Sono io, idiota!».<br />

«Scusa, Dray, non ti avevo visto…».<br />

«Certo che non mi hai visto: hai gli occhi<br />

chiusi, razza di scemo».<br />

Finì che anche i due gemelli Sinclair<br />

cominciarono a litigare aumentando il<br />

clamore generale. A un certo punto un tipo<br />

di Faldras, che già aveva preso e dato la sua<br />

buona dose di pugni, fece per scagliarsi addosso<br />

ai gemelli che si picchiavano indisturbati<br />

in un angolo.<br />

Dray<strong>de</strong>n, che in quel momento era impegnato<br />

a strangolare il fratello, levò le mani<br />

dal collo di Justin e urlò, indignato. «Non osare<br />

toccare mio fratello, se qualcuno <strong>de</strong>ve


99/960<br />

ammazzarlo sarò io», e lanciatosi addosso al<br />

ragazzo di Faldras lo mandò a sbattere contro<br />

un carro che qualcuno aveva lasciato lì<br />

vicino.<br />

Sophia sentì Jordan trattenere un<br />

sospiro di pura commiserazione e fece per<br />

commentare qualcosa, poi un movimento ai<br />

margini <strong>de</strong>lla mischia la distrasse.<br />

Un ragazzo stava lentamente abbandonando<br />

il campo di battaglia, era senza mantello<br />

e aveva la manica <strong>de</strong>lla divisa strappata. Si<br />

passò una mano sul viso, lasciando una striatura<br />

di sangue sopra la pelle chiara e le labbra<br />

ben disegnate. Si lasciò ca<strong>de</strong>re a se<strong>de</strong>re<br />

per terra, incurante <strong>de</strong>lla polvere e <strong>de</strong>l<br />

rumore secco <strong>de</strong>i colpi proveniente dalla<br />

rissa che continuava a pochi passi da lui.<br />

Fletté le dita <strong>de</strong>lla mano <strong>de</strong>stra con<br />

un’espressione assorta, quasi ciò che gli acca<strong>de</strong>va<br />

intorno non lo riguardasse in alcun<br />

modo, si tastò le nocche e le ossa <strong>de</strong>l dorso.<br />

La durezza era scomparsa dal suo volto e


100/960<br />

a<strong>de</strong>sso sembrava stranamente placato, quasi<br />

sereno.<br />

Gabriel Stuart sollevò lo sguardo senza<br />

preavviso, sorpren<strong>de</strong>ndola a fissarlo. Le sue<br />

ciglia erano talmente lunghe da conferirgli<br />

l’aspetto di un dipinto, l’impatto <strong>de</strong>i suoi occhi<br />

grigi simile a una scossa.<br />

Sophia si trovò incapace di muoversi<br />

tanto che, in un momento di panico, si<br />

domandò se lui avesse il potere di paralizzarla<br />

oltre che di bruciarle la pelle con il<br />

semplice tocco. Poi quel pensiero folle passò<br />

e lei distolse lo sguardo, dicendo a Jordan<br />

qualcosa a caso.<br />

«Ho sete, se pren<strong>de</strong>ssimo qualcosa da<br />

bere?».<br />

Jordan la guardò, stupefatto. «Intendi<br />

dire proprio qui?».<br />

«Hai ragione, è un’i<strong>de</strong>a stupida», si affrettò<br />

a dire Sophia. Con un’occhiata di<br />

nascosto vi<strong>de</strong> che Gabriel a<strong>de</strong>sso guardava


da un’altra parte. «Andiamo all’Osteria <strong>de</strong>lla<br />

Luna Piena, ti va?».<br />

* * *<br />

101/960<br />

Le ombre danzavano lievi tra le rose nel<br />

mausoleo sotterraneo che raccoglieva le<br />

spoglie <strong>de</strong>i Blackmore.<br />

Sophia aveva preso l’abitudine di recarsi<br />

di tanto in tanto a visitare le sepolture <strong>de</strong>lla<br />

sua famiglia nelle catacombe sotto i Frati<br />

Neri e rimaneva lì seduta su un catafalco, per<br />

ore, cercando di <strong>de</strong>cifrare, alla luce <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le,<br />

iscrizioni vecchie di secoli e i tratti <strong>de</strong>i<br />

bassorilievi che ornavano le pareti.<br />

Non la disturbava la compagnia <strong>de</strong>i morti<br />

e l’i<strong>de</strong>a che intorno a lei ci fosse la sua<br />

famiglia era ancora talmente irreale che la<br />

tristezza l’assaliva solo ogni tanto, senza<br />

preavviso, come una stretta allo stomaco che


102/960<br />

la lasciava senza fiato per un istante. Quella<br />

sensazione sembrava sempre appartenere a<br />

qualcun altro.<br />

Una madre, un padre, due sorelle<br />

maggiori.<br />

«Principessa».<br />

C’era una sola persona che la chiamava<br />

in quel modo e la <strong>de</strong>ferenza nella sua voce le<br />

faceva capire che si rivolgeva a lei sempre un<br />

momento in ritardo.<br />

«Comandante Lasaire».<br />

London Lasaire, comandante <strong>de</strong>ll’Ordine<br />

<strong>de</strong>lla Spada, consi<strong>de</strong>rò con un lieve levare di<br />

sopracciglia il fatto che si fosse accoccolata<br />

come un gatto sul catafalco di Lady Lillian<br />

Blackmore, ma non fece alcun commento.<br />

Alla luce <strong>de</strong>lle fiamme i suoi lineamenti<br />

apparivano ancora più spigolosi, ma restava<br />

sempre un uomo troppo attraente per essere<br />

un sacerdote, con i suoi occhi chiari che sembravano<br />

ve<strong>de</strong>re sempre qualcosa oltre il<br />

presente, i capelli d’argento nonostante la


103/960<br />

giovane età e l’aspetto snello e solido di uno<br />

spadaccino. Indossava un semplice saio nero<br />

stretto in vita e, la Fi<strong>de</strong>s Armata, la croce a<br />

forma di spada rovesciata simbolo <strong>de</strong>i Frati<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Spada, catturava riflessi di<br />

luce sul suo petto.<br />

«Comandante, stavo riflettendo su una<br />

cosa», disse Sophia, sperando che la sua riflessione<br />

non sembrasse troppo morbosa.<br />

L’uomo fece un passo in avanti e alzò lo<br />

sguardo, invitando la ragazza a parlare liberamente<br />

di ciò che la preoccupava.<br />

«Mi chie<strong>de</strong>vo…», disse lei in tono esitante.<br />

«Se è vero che i corpi <strong>de</strong>i Blackmore<br />

sono incorruttibili, allora potrei ancora<br />

ve<strong>de</strong>re i volti <strong>de</strong>i miei genitori e <strong>de</strong>lle mie<br />

sorelle?».<br />

Guardare Lasaire dopo aver fatto quella<br />

domanda le richiese molto coraggio. Temeva<br />

di ve<strong>de</strong>re disgusto o collera nei suoi occhi<br />

che invece le risposero con uno sguardo<br />

limpido e fermo.


104/960<br />

«Naturalmente se tu lo ordini sarai accontentata,<br />

principessa», la sua voce era gentile,<br />

senza traccia di commiserazione.<br />

«Quando la tua capostipite die<strong>de</strong> inizio alla<br />

gloriosa stirpe umana di Blackmore le conferì<br />

il dono <strong>de</strong>ll’incorruttibilità <strong>de</strong>i corpi<br />

anche dopo la morte. Tuo padre, Brian, e le<br />

tue sorelle, Vivien e Syriana, sono intatte e<br />

altrettanto posso dire di tua madre, anche se<br />

non era Blackmore di nascita. Posso supporre<br />

che l’avere condiviso il sangue di figli<br />

Blackmore mentre li teneva in grembo le abbia<br />

permesso di affrontare, intatta, il sonno<br />

<strong>de</strong>lla morte».<br />

Il tono era neutro e rispettoso ma,<br />

quando, per qualche motivo, si trovava a<br />

parlare di Clarisse Granville, l’ultima Reggente<br />

di Altieres, Sophia avvertiva con<br />

chiarezza che non aveva mai riposto fiducia<br />

né stima nei suoi confronti.<br />

I monaci <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Spada<br />

avevano una fama sinistra: <strong>de</strong>putati da secoli


105/960<br />

a proteggere gli umani dalle creature <strong>de</strong>l<br />

Presidio, quando, diciassette anni prima,<br />

quelle avevano <strong>de</strong>vastato la Vecchia Capitale,<br />

erano stati poi accusati di averlo volontariamente<br />

permesso.<br />

Il mistero non era mai stato chiarito;<br />

Sophia sapeva soltanto che, alla fine, la sua<br />

famiglia era stata interamente sterminata e<br />

soltanto lei era stata tratta in salvo dall’uomo<br />

che a<strong>de</strong>sso le stava a fianco e che al tempo<br />

aveva appena sedici anni.<br />

«Ma non pensi, principessa, che meritino<br />

di riposare in pace?», le domandò con<br />

una dolcezza che sembrava molto inconsueta<br />

per lui.<br />

«Certamente», si affrettò a dire lei. «La<br />

mia era soltanto una domanda».<br />

«Un tempo, molti secoli fa, i Blackmore<br />

riposavano in bare di cristallo», esordì Lasaire.<br />

«Ma la Chiesa fece pressioni e alla fine<br />

riuscì a impedire che questa usanza<br />

continuasse».


106/960<br />

Sophia sapeva che la Chiesa ufficiale,<br />

governata dal Cardinale Principe <strong>de</strong> Plessy,<br />

era da sempre oppositrice di ogni forma di<br />

vita che non fosse completamente umana e<br />

non aveva mai accettato il ruolo <strong>de</strong>i Blackmore<br />

come garanti <strong>de</strong>lla Tregua che permetteva<br />

la convivenza, nello stesso mondo,<br />

<strong>de</strong>gli umani e <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni che abitavano il<br />

Presidio. Questo perché nemmeno i Blackmore<br />

erano completamente umani.<br />

Lei era in parte un <strong>de</strong>mone, si disse<br />

Sophia, senza riuscire a trattenere un<br />

brivido, e in parte condivi<strong>de</strong>va la natura<br />

<strong>de</strong>lla Divina Rosa <strong>de</strong>i Blackmore, la capostipite<br />

<strong>de</strong>lla sua famiglia che dormiva un sonno<br />

eterno in una tomba di cristallo nelle viscere<br />

<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.<br />

«La Chiesa trovava impensabile ren<strong>de</strong>re<br />

noto che le donne che partorivano figli di<br />

sangue Blackmore lo facessero senza dolore,<br />

al contrario di quanto sostenevano i loro testi<br />

sacri; inimmaginabile mostrare che i corpi


107/960<br />

<strong>de</strong>i Blackmore restassero incorrotti anche<br />

dopo la morte, caratteristica che per la Chiesa<br />

spetta soltanto ai suoi santi. Sarebbe<br />

stato troppo pericoloso per la sua<br />

egemonia».<br />

Tutto ciò aveva contribuito ad alimentare<br />

le dicerie sui Blackmore che, nel corso <strong>de</strong>i<br />

secoli, avevano acquisito una fama terribile.<br />

Sapeva anche che Nassar Stuart, Reggente di<br />

Ma<strong>de</strong>rian, era il Campione <strong>de</strong>lla Chiesa e<br />

colui che più fermamente si opponeva alla<br />

sua ascesa al trono. In breve, solo la vita di<br />

Sophia si frapponeva tra lui e la sua espansione<br />

a sud con l’acquisizione <strong>de</strong>finitiva <strong>de</strong>l<br />

regno di Altieres.<br />

Il padre di Gabriel Stuart la voleva<br />

morta.<br />

Inquieta, Sophia saltò dal catafalco e, atterrando<br />

con entrambi i piedi per terra, urtò<br />

qualcosa che si rovesciò con un tintinnio.<br />

Si piegò, incuriosita, e vi<strong>de</strong> una macchia<br />

scura span<strong>de</strong>rsi sul pavimento vicino a


108/960<br />

quella che sembrava una coppa di vetro e al<br />

residuo di qualcosa di nero.<br />

«Principessa, per favore, spostati dietro<br />

di me».<br />

La voce di Lasaire era quieta, ma aveva<br />

qualcosa di pericoloso che la costrinse a<br />

obbedire senza fiatare.<br />

«Erin», disse ancora lui a voce bassa.<br />

Ci fu un lieve spostamento d’aria e una<br />

donna bionda, dalla bellezza quasi irreale,<br />

comparve, in ginocchio, ai piedi di Lasaire.<br />

Indossava una divisa nera dal taglio militare<br />

e non sorri<strong>de</strong>va.<br />

«Hai chiamato, mio signore?».<br />

«Porta la Principessa Sophia al sicuro al<br />

Collegio di Altieres».<br />

Sophia spalancò lievemente gli occhi e si<br />

astenne da qualsiasi protesta, tanto sarebbe<br />

stata <strong>de</strong>l tutto inutile: Erin Shezare era un<br />

<strong>de</strong>mone ed era stata generale <strong>de</strong>l Principato<br />

di Benedict nelle terre appartenenti al Presidio.<br />

Il comandante Lasaire l’aveva sconfitta


109/960<br />

in battaglia e da allora lei era ai suoi ordini e<br />

li avrebbe eseguiti senza discutere, a qualsiasi<br />

costo.<br />

La mano che le porse era gelida e potente,<br />

Sophia vi posò la propria con fiducia:<br />

Erin l’avrebbe protetta fino all’ultima scintilla<br />

di vita che posse<strong>de</strong>va.<br />

«Poi recati da Lady Eloise Weiss e<br />

chiedile se può conce<strong>de</strong>rci un poco <strong>de</strong>l suo<br />

tempo», aggiunse Lasaire.<br />

A<strong>de</strong>sso Sophia era davvero contrariata:<br />

se richie<strong>de</strong>vano la presenza di Eloise si trattava<br />

di affari che coinvolgevano il Presidio e<br />

allora anche Ashton sarebbe accorso per controllare.<br />

A quel pensiero ebbe una fitta di<br />

dolore.<br />

Ashton ed Eloise avrebbero condiviso<br />

così tante cose… a lei non sarebbe stato permesso<br />

altro che macerarsi di curiosità rinchiusa<br />

nella sua stanza, mentre gli altri si<br />

sarebbero tenuti tutto il divertimento.


* * *<br />

110/960<br />

La prima volta che Eloise Weiss vi era<br />

entrata, la cripta <strong>de</strong>i Blackmore era completamente<br />

al buio e un vampiro che conosceva<br />

appena la stava sballottando per la città<br />

con il riguardo concesso a un sacco di patate;<br />

ma il terrore e l’indignazione non le<br />

avevano impedito di avvertire subito un fortissimo<br />

profumo di fiori, tanto da pensare di<br />

trovarsi in un roseto.<br />

Poi Ashton Blackmore aveva fatto luce e<br />

lei si era resa conto di trovarsi in una tomba.<br />

La scoperta non le aveva fatto particolarmente<br />

piacere ed era solo la prima di parecchie<br />

cose di cui Ashton Blackmore l’avrebbe<br />

messa al corrente sebbene lei ne avrebbe<br />

fatto volentieri a meno.<br />

Al momento, il vampiro in questione<br />

percorreva su e giù la cripta con un’espressione<br />

rannuvolata che faceva fremere di disappunto<br />

le ombre tutte intorno. Certe volte


111/960<br />

Eloise si domandava se le ombre non fossero<br />

stufe di rispon<strong>de</strong>re agli umori <strong>de</strong>i vampiri<br />

Blackmore invece che alle normali leggi <strong>de</strong>lla<br />

scienza.<br />

«Niente a che ve<strong>de</strong>re col Presidio», disse<br />

lei. «Almeno per quanto mi riguarda».<br />

«Niente insetti?».<br />

«Escluse grosse zanzare in abito da sera<br />

con la cravatta piena di belletto», commentò<br />

lei a mezza voce.<br />

Ashton Blackmore la guardò, colto alla<br />

sprovvista. Non era facile ve<strong>de</strong>re un redivivo<br />

di oltre quattrocento anni con quell’espressione<br />

ed Eloise gli restituì un sorriso<br />

angelico.<br />

«Ragazzina umana, sono davvero felice<br />

di essere fonte di tanto divertimento. Stai<br />

esprimendo un’opinione sul mio stile di<br />

vita?».<br />

Ashton le si materializzò al fianco e tese<br />

distrattamente una mano per posargliela<br />

sulla testa, poi quel braccio le scivolò intorno


112/960<br />

alle spalle e, con una leggera pressione, lui<br />

l’allontanò dai cocci di vetro sul pavimento.<br />

La sua tenerezza era quella che avrebbe<br />

riservato a una creatura troppo soffice e fragile<br />

per sopravvivere a un tocco più <strong>de</strong>ciso.<br />

La consi<strong>de</strong>rava così mal<strong>de</strong>stra che aveva nei<br />

suoi riguardi <strong>de</strong>lle attenzioni irritanti.<br />

«Stile di “vita” mi pare un termine<br />

inappropriato».<br />

La risata di Ashton era musica per le<br />

ombre che danzavano intorno a loro, finalmente<br />

più allegre, a<strong>de</strong>sso che il cipiglio <strong>de</strong>l<br />

loro padrone si era disteso.<br />

«Per quanto mi riguarda qui non c’è<br />

nulla che abbia a che fare con i poteri <strong>de</strong>l<br />

Presidio», disse Eloise di nuovo seria.<br />

Esaminò ancora una volta il liquido che<br />

andava asciugandosi sul pavimento di pietra:<br />

ne aveva raccolto un campione, ma era abbastanza<br />

certa che si trattasse di semplice acqua<br />

contenuta nella coppa di vetro in pezzi lì<br />

vicino. Cosa fossero invece le tracce nere in


113/960<br />

mezzo ai frammenti non avrebbe saputo<br />

dirlo. Con un paio di pinzette ne raccolse<br />

qualche frammento che inserì in un pezzo di<br />

pergamena: l’avrebbe consegnata a Stephen<br />

Eldrige, probabilmente la mente più brillante<br />

<strong>de</strong>lla Facoltà di Medicina e <strong>de</strong>ll’intera<br />

Università, perché si divertisse a scoprire di<br />

cosa si trattava.<br />

Impegnata in quell’operazione, non si accorse<br />

in un primo momento che Ashton<br />

stava passando le dita sulle giunture di una<br />

<strong>de</strong>lle lastre tombali.<br />

«Qualcosa non va?».<br />

«Non ne sono <strong>de</strong>l tutto certo».<br />

Dalla sfumatura <strong>de</strong>lla voce di Ashton, inespressiva<br />

e cortese, Eloise ebbe la completa<br />

sicurezza che, al contrario, lui sapesse benissimo<br />

cosa stesse succe<strong>de</strong>ndo e che non gli piacesse<br />

per niente.<br />

Sollevò lo sguardo e lesse la semplice<br />

iscrizione incisa sulla lapi<strong>de</strong> posta sulla<br />

parete di fronte e provò una sensazione di


114/960<br />

freddo: era soltanto un nome, ma quel nome<br />

veniva pronunciato il meno possibile nella<br />

Vecchia Capitale.<br />

«Sembra che qualcuno abbia forzato la<br />

tomba di Clarisse», disse Ashton con una<br />

calma che, con ogni probabilità, era ben<br />

lungi dal provare. «Ho l’impressione che ci<br />

attenda una lunga nottata, mia piccola<br />

Eloise».


5.<br />

La tomba <strong>de</strong>l buio<br />

Ciò che era accaduto doveva rimanere<br />

segreto e, poiché Eloise aveva bisogno di un<br />

altro paio d’occhi e di mani, chiamarono<br />

Stephen Eldrige, un tipo talmente riservato<br />

che, a confronto, c’era più speranza di conversare<br />

con un muro.<br />

Stephen, un ragazzo snello di un anno<br />

più giovane di lei, a una prima occhiata sembrava<br />

un tipo alquanto ordinario, impressione<br />

smentita non appena si notava il suo<br />

sguardo astuto e sin troppo attento. Era la<br />

mente più brillante <strong>de</strong>ll’intera Societas di<br />

Medicina e, probabilmente, di tutta<br />

l’Università, infatti era stato ammesso con<br />

un anno di anticipo rispetto alle normali


116/960<br />

matricole che iniziavano al compimento <strong>de</strong>i<br />

sedici anni.<br />

Era solito spiegare la cosa dicendo che il<br />

fratello maggiore non si era preoccupato di<br />

reclamare nemmeno un briciolo <strong>de</strong>ll’intelligenza<br />

di famiglia che, pertanto, era andata<br />

tutta a lui.<br />

Il fratello in questione era Gareth<br />

Eldrige, Marchese <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave e<br />

preten<strong>de</strong>nte alla virtù <strong>de</strong>lla vegliarda sorella<br />

<strong>de</strong>ll’oste <strong>de</strong>lla Sottana <strong>de</strong>l Vescovo. Erano<br />

entrambi nipoti <strong>de</strong>l Reggente di Salimarr –<br />

lo Stato più a meridione e assolato <strong>de</strong>l continente<br />

– che, per tradizione, era chiamato<br />

con l’appellativo di Viceré.<br />

Nonostante la sua nobile discen<strong>de</strong>nza,<br />

Stephen non dis<strong>de</strong>gnava di accompagnarsi a<br />

ladri e truffatori o a eroi <strong>de</strong>l popolo di bassa<br />

lega che amavano girare mascherati per fare<br />

colpo sulle dame e sbrigare i loro affari al di<br />

fuori <strong>de</strong>lle soglie <strong>de</strong>lla legge. Naturalmente,<br />

trattandosi di una fratellanza segreta, Eloise


117/960<br />

avrebbe dovuto ignorare che lui ne facesse<br />

parte; nella pratica, però, non resisteva mai<br />

alla tentazione di tenere sulle spine lui e i<br />

suoi <strong>de</strong>gni compari che annoveravano anche<br />

il suo regale fidanzato.<br />

«Hanno forzato la lapi<strong>de</strong> qui», stava<br />

dicendo Ashton mentre Eldrige gli stava a<br />

fianco con una lanterna in mano e il cipiglio<br />

molto serio.<br />

«Vedo», disse Stephen facendo passare<br />

un dito sulla giuntura tra la tomba e la lastra<br />

che la chiu<strong>de</strong>va. «Un lavoro grossolano».<br />

Il sottinteso era che lui avrebbe fatto<br />

molto meglio. Eloise rivolse uno sguardo insofferente<br />

al soffitto <strong>de</strong>lla cripta, sul punto di<br />

domandargli che cre<strong>de</strong>nziali avesse come<br />

profanatore di tombe.<br />

Gettò un’occhiata al suo profilo impenetrabile<br />

e poi scosse il capo: meglio non fare<br />

doman<strong>de</strong> di cui, in fondo, non voleva sapere<br />

la risposta.


118/960<br />

«Dobbiamo aprirla», disse Stephen in un<br />

tono nemmeno troppo rammaricato.<br />

Eloise lo incenerì con uno sguardo: probabilmente<br />

lui non ve<strong>de</strong>va l’ora di cominciare,<br />

ma non le sembrava gentile mostrare un<br />

entusiasmo così in<strong>de</strong>coroso.<br />

Rivolse un’espressione di scuse ad<br />

Ashton che le rispose con un sorriso talmente<br />

bello che anche la cripta intorno a loro<br />

le parve più accogliente.<br />

«Nessuno ha mai pensato di verificare se<br />

ci siano <strong>de</strong>lle anomalie fisiche nelle persone<br />

dotate di poteri soprannaturali», disse<br />

Stephen, pensieroso. «Ho portato l’occorrente<br />

per pren<strong>de</strong>re appunti e conservare <strong>de</strong>i<br />

campioni. Col vostro consenso, naturalmente»,<br />

aggiunse rivolto ad Ashton.<br />

Il redivivo chinò la testa in segno di assenso.<br />

«Clarisse faceva parte <strong>de</strong>lla Corporazione<br />

<strong>de</strong>i Medici e aveva un gran<strong>de</strong><br />

amore per la ricerca».


119/960<br />

«Prometto di non recarle alcuna offesa»,<br />

disse Stephen con un tono insolitamente<br />

gentile e sincero.<br />

Stephen aveva per carattere una naturale<br />

diffi<strong>de</strong>nza che a confronto un gatto di strada<br />

era socievole, tuttavia, nonostante la circospezione<br />

con cui ancora trattava Ashton,<br />

era chiaro che gli era grato e moriva dalla<br />

voglia di mettere le mani su quanto restava<br />

di una donna dotata di un potere oscuro<br />

come quello che aveva posseduto Clarisse di<br />

Altieres.<br />

Lo stesso potere che aveva lei, Eloise, e<br />

forse in quantità anche maggiore.<br />

Stephen doveva avere avuto lo stesso<br />

pensiero perché lo scoprì a osservarla, con<br />

quegli occhi ambrati da gatto, insondabili, e<br />

pensò che in un altro uomo quello avrebbe<br />

potuto essere interpretato come <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio.<br />

Da parte di Stephen Eldrige mostrava solo<br />

quanto gli sarebbe piaciuto smontarla per<br />

ve<strong>de</strong>re come funzionava.


Tuttavia, rimase stupita quando il<br />

ragazzo, a malincuore, aggiunse: «Temo che<br />

però dovremo rimandare, ho un impegno<br />

che non può atten<strong>de</strong>re».<br />

* * *<br />

120/960<br />

Il primo trucco quando ci si doveva misurare<br />

con una creatura <strong>de</strong>l Presidio era<br />

tenere a mente che un <strong>de</strong>mone eseguiva alla<br />

lettera un ordine che gli era stato impartito,<br />

senza consi<strong>de</strong>rare in alcun modo le eventuali<br />

conseguenze.<br />

Quando Sophia aveva ascoltato il<br />

comandante Lasaire dire a Erin Shezare di<br />

accompagnarla in collegio, aveva esultato in<br />

segreto perché non le aveva ordinato di assicurarsi<br />

che ci restasse.<br />

Così quando la vi<strong>de</strong> dissolversi in un<br />

banco di foschia Sophia si allontanò dalla


121/960<br />

finestra, si liberò con un calcio <strong>de</strong>lle scarpe e<br />

abbandonò sul pavimento la divisa e le<br />

sottogonne.<br />

In fondo all’armadio, dove era difficile<br />

che la servitù li trovasse per caso, conservava<br />

<strong>de</strong>i vestiti di Cain adattati alle sue misure. Da<br />

quando era arrivata nella Vecchia Capitale,<br />

era solita uscire travestita da ragazzo insieme<br />

a Julian e a Jordan. A quel pensiero seguì<br />

una fitta di nostalgia.<br />

Il Collegio di Altieres aveva briglie lente e<br />

una disciplina molto blanda in confronto a<br />

quello di Al<strong>de</strong>nor, ma a cosa serviva quella<br />

libertà se lì lei era completamente sola?<br />

La presenza di Cain, accoccolato come<br />

uno splendido felino nel vano <strong>de</strong>lla finestra,<br />

la distolse da quel pensiero e le spalancò un<br />

sorriso.<br />

«Ho visto il generale Shezare andare<br />

via», disse Cain allegro. «E ho pensato che ti<br />

sarebbe piaciuto andare a una festa alla Citta<strong>de</strong>lla,<br />

cosa ne dici?».


122/960<br />

«Come sto?», Sophia, felice, fece un giro<br />

su se stessa per farsi ammirare nell’abito da<br />

sera nero. Il panciotto e la camicia<br />

risaltavano di un candore assoluto e Cain,<br />

con un sorriso orgoglioso, si chinò per infilarle<br />

velocemente qualcosa tra le pieghe <strong>de</strong>lla<br />

cravatta.<br />

«A<strong>de</strong>sso sei perfetta», disse, mentre lei<br />

rimirava in uno specchio il fermacravatta di<br />

zaffiri.<br />

Raccolse i capelli con una reticella e li<br />

nascose sotto un cappello piumato, poi, dopo<br />

essersi infilata il mantello, se<strong>de</strong>tte sul davanzale<br />

accanto al fratello.<br />

L’aria <strong>de</strong>lla notte era talmente tersa da<br />

sembrare di cristallo. La sua freschezza pungeva<br />

il respiro e faceva formicolare la pelle.<br />

Cain le cinse la vita con un braccio.<br />

«Pronta?».<br />

Lei annuì e gli passò le braccia intorno al<br />

collo, go<strong>de</strong>ndosi il vento che le tirava il


123/960<br />

mantello e la sensazione di essere sospesa in<br />

cielo, anche solo per una manciata di istanti.<br />

Ogni volta si sorpren<strong>de</strong>va a domandarsi<br />

che cosa avrebbe provato se, sollevando gli<br />

occhi, avesse incontrato lo sguardo profondo<br />

e beffardo di Ashton Blackmore invece <strong>de</strong>gli<br />

occhi ri<strong>de</strong>nti di suo fratello.<br />

«Dove stiamo andando?», gli chiese una<br />

volta atterrati.<br />

«Al Clarimon<strong>de</strong>», rispose lui. «C’è una<br />

festa in maschera».<br />

Cain estrasse da una tasca <strong>de</strong>lla giacca<br />

una mascherina di raso nero. «Per te», disse.<br />

«Ti aiuto a indossarla».<br />

La carrozza <strong>de</strong>i Blackmore, che li atten<strong>de</strong>va<br />

a qualche isolato di distanza dal Collegio<br />

di Altieres, li condusse fino alla Citta<strong>de</strong>lla<br />

dove, dopo il tramonto, si concentrava<br />

tutta la vita mondana <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.<br />

Le sale da ballo, le taverne e le locan<strong>de</strong> si<br />

riempivano di stu<strong>de</strong>nti e membri <strong>de</strong>lla buona<br />

società cittadina, mentre nelle vie più


124/960<br />

<strong>de</strong>filate e nei locali più malfamati si riunivano<br />

personaggi di dubbia provenienza intenti<br />

nelle loro attività.<br />

Non era il caso <strong>de</strong>l Clarimon<strong>de</strong>, uno <strong>de</strong>i<br />

luoghi di ritrovo più raffinati ed esclusivi<br />

<strong>de</strong>lla città. La semplice insegna dorata era affissa<br />

sulla parete di un antico palazzo patrizio<br />

in una <strong>de</strong>lle piazza più belle <strong>de</strong>l quartiere<br />

<strong>de</strong>i piaceri. Torce aromatiche e bracieri<br />

spargevano volute di fumo nella notte. Due<br />

servitori in livrea si inchinarono aprendo le<br />

porte ai visitatori.<br />

Sophia, che entrava al Clarimon<strong>de</strong> per la<br />

prima volta, faticava a contenere l’eccitazione<br />

e cercava di simulare una certa<br />

noncuranza che le evitasse di apparire una<br />

campagnola. Aggrappata al braccio <strong>de</strong>l fratello,<br />

però, non riusciva a trattenersi dal<br />

frugare ovunque con lo sguardo.<br />

Il lusso era quasi opprimente: mobili<br />

scuri, tendaggi di seta porpora, dorature e<br />

specchi, vasi di cristallo colmi di rose in


125/960<br />

boccio dal profumo dolce e pesante; can<strong>de</strong>le<br />

in massicci can<strong>de</strong>lieri d’argento.<br />

Gli avventori erano in tono con l’ambiente,<br />

i vestiti sontuosi, le maschere elaborate<br />

e i volti dietro di esse misteriosi e vagamente<br />

inquietanti.<br />

«Ti piace?», Cain si chinò a sfiorarle<br />

l’orecchio con un sussurro complice e lei<br />

strinse inconsapevolmente il suo braccio<br />

ancora più forte e sospirò di contentezza.<br />

«Follemente», disse strappandogli una<br />

risata che fece cantare le ombre intorno a lui.<br />

«Aspettami qui», le disse. «Vado a pren<strong>de</strong>rti<br />

qualcosa da bere».<br />

Spostandosi Cain le scoprì la vista su una<br />

vetrata dove, tra gruppetti di persone<br />

mascherate, risaltava un volto nudo: un<br />

ragazzo alto che guardava, assorto, nella<br />

notte.<br />

Il suo profilo aveva una purezza incredibile,<br />

l’espressione seria e gli occhi freddi


126/960<br />

proiettavano la sua presenza in un momento<br />

lontano dal fervore <strong>de</strong>lla festa intorno a lui.<br />

Sophia pensò che improvvisamente ci<br />

fosse un caldo soffocante e si premette una<br />

mano sul petto. Aveva il respiro corto.<br />

Ha l’aspetto di un angelo, ed è cattivo<br />

come il diavolo.<br />

In quel momento Gabriel Stuart si voltò,<br />

quasi il suo sguardo fisso lo avesse toccato, e<br />

al di sopra <strong>de</strong>lla folla individuò gli occhi di<br />

Sophia, come se avesse saputo esattamente<br />

dove cercarla.<br />

Lei si sentì gelare ma l’istante successivo,<br />

quando la sua mente riprese a funzionare, si<br />

ricordò di avere addosso una maschera e di<br />

essere vestita da uomo.<br />

Le bastò guardare di nuovo Gabriel per<br />

capire che ciò era servito solo in parte: la<br />

camicia e la giacca da sera erano abbastanza<br />

morbi<strong>de</strong> da non disegnarle le forme, la cascata<br />

di trine <strong>de</strong>lla cravatta avrebbe dovuto<br />

dissimulare la curva <strong>de</strong>l seno. Eppure lui


percorse con uno sguardo <strong>de</strong>ciso il davanti<br />

<strong>de</strong>l suo vestito e Sophia per poco non serrò<br />

entrambe le mani sul petto dandogli conferma<br />

di ogni cosa.<br />

Una strana espressione gli attraversò il<br />

viso e assottigliò gli occhi in maniera ostile.<br />

Erano grigi e gelidi, sembravano non aver<br />

mai conosciuto una scintilla di sole.<br />

Gabriel cominciò a farsi largo tra la folla,<br />

gli occhi puntati su di lei, sfidandola a<br />

muoversi prima che la raggiungesse. I suoi<br />

capelli nerissimi risaltavano tra le pettinature<br />

elaborate, il volto scoperto era più<br />

enigmatico <strong>de</strong>lle maschere che lo<br />

circondavano.<br />

Sophia intuì da qualche parte <strong>de</strong>ntro di<br />

sé che era la cosa più sbagliata da fare, ma<br />

non riuscì a frenarsi: gli voltò le spalle e<br />

fuggì.<br />

* * *<br />

127/960


128/960<br />

Nel salone attiguo un quartetto d’archi<br />

suonava musica per le coppie che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ravano<br />

ballare. La voce <strong>de</strong>i violini l’accompagnò<br />

mentre si mescolava ai ballerini senza<br />

avere il coraggio di guardarsi alle spalle per<br />

ve<strong>de</strong>re se Gabriel la stesse seguendo.<br />

Oltre il salone c’era un ballatoio riparato<br />

da una serie di tendaggi in successione che<br />

ne nascon<strong>de</strong>vano il fondo. Sophia vi si inoltrò<br />

scostando la stoffa pesante che si richiu<strong>de</strong>va<br />

dietro di lei come un morbido uscio.<br />

Alla fine si ritrovò ai piedi di una scala e<br />

cominciò a imprecare tra i <strong>de</strong>nti: il Clarimon<strong>de</strong><br />

oltre a essere un salone molto alla<br />

moda era anche un discreto, lussuoso postribolo<br />

per clienti umani e redivivi che potevano,<br />

a loro piacimento, trovare sangue o<br />

compagnia oppure entrambi.<br />

La scala era <strong>de</strong>serta e dai piani superiori<br />

non giungeva alcun suono. Sentendo il fruscio<br />

<strong>de</strong>lle ten<strong>de</strong> alle sue spalle, salì per mezza


129/960<br />

rampa; il rumore <strong>de</strong>ciso di passi la indusse a<br />

sporgersi oltre la balaustra e a guardare<br />

verso il basso.<br />

Gabriel Stuart era lì, con una mano<br />

posata sulla ringhiera e il viso rivolto verso di<br />

lei.<br />

«Perché stai scappando?», la sua voce,<br />

seppure bassa, era nitida e aveva l’effetto <strong>de</strong>l<br />

vento sulla pelle. «Ti conosco? Fermati e<br />

dimmi chi sei».<br />

Sophia rabbrividì e mor<strong>de</strong>ndosi le labbra<br />

ricominciò a salire le scale ma lui era più veloce<br />

e in breve l’avrebbe raggiunta. Al primo<br />

piano, una fila di porte tutte i<strong>de</strong>ntiche e chiuse<br />

la scoraggiò dal cercare riparo in qualche<br />

stanza, ma al secondo piano una <strong>de</strong>lle porte<br />

era socchiusa e così, sperando di avere fortuna,<br />

Sophia ci si infilò <strong>de</strong>ntro e la chiuse appoggiandovi<br />

le spalle.<br />

L’interno era fiocamente illuminato.<br />

Quattro paia d’occhi si posarono immediatamente<br />

su di lei.


130/960<br />

Appartenevano a un gruppo di tizi<br />

dall’aria losca, stipati nella stanza e in apparenza<br />

<strong>de</strong>diti solo ad ammazzare il tempo<br />

mentre un quinto, inginocchiato davanti a<br />

uno scrittoio intarsiato, si dava da fare con la<br />

serratura di un cassetto.<br />

Uno di loro era sdraiato su un gigantesco<br />

letto ad alcova che sembrava i<strong>de</strong>ato per ospitare<br />

almeno mezza dozzina di persone; un<br />

secondo stava osservando i libri ammucchiati<br />

in un grazioso scaffale, un terzo era piegato<br />

verso lo specchio e stava rimirandosi il<br />

profilo, mentre il quarto era curvo sullo scrittoio<br />

a osservare da vicino il lavoro <strong>de</strong>llo<br />

scassinatore.<br />

Erano tutti vestiti di nero, con un cappuccio<br />

che copriva la testa e a<strong>de</strong>renti<br />

maschere sul viso.<br />

Sophia spalancò la bocca ma il ragazzo<br />

alto vicino allo scrittoio, quello con l’interno<br />

<strong>de</strong>l mantello fo<strong>de</strong>rato in argento, le sorrise e<br />

si posò l’indice sulle labbra.


131/960<br />

«Che succe<strong>de</strong>?», domandò il ragazzo sul<br />

letto, tirandosi a se<strong>de</strong>re. «Il genio ha finito?».<br />

Aveva un forte accento di Delamàr e<br />

la voce assonnata.<br />

«Sta’ zitto, stupido, torna a dormire»,<br />

disse il ragazzo vicino allo specchio, rimestando<br />

distrattamente con un dito in un’ampolla<br />

di belletto per donna. «Non hai visto che è<br />

entrata una persona? Un giorno ti ammazzeranno<br />

nel sonno e tu ti sveglierai senza<br />

accorgerti di essere morto!».<br />

«Non è successo nulla», disse calmo<br />

l’uomo col mantello argentato. «Questo<br />

giovane signore non darà l’allarme, vero?».<br />

Sophia, sbalordita, richiuse la bocca e<br />

annuì un paio di volte.<br />

«Sarà meglio», disse con voce annoiata il<br />

tipo che stava frugando tra i cosmetici. «Altrimenti<br />

saremo costretti a farlo fuori», aggiunse<br />

ruotando di scatto due dita vicino al<br />

collo a mo’ di lama.


132/960<br />

«Così lo spaventi, se si mette a urlare<br />

sarà tutta colpa tua», il ragazzo che prima<br />

stava esaminando i libri si avvicinò a Sophia<br />

e piegò il capo verso di lei.<br />

«Nessuno vi farà <strong>de</strong>l male», disse con<br />

gran<strong>de</strong> gentilezza. «Vi prego solo di tacere<br />

fino a quando non saremo andati via».<br />

Il ragazzo vicino allo specchio abbandonò<br />

i cosmetici e si avvicinò a sua volta.<br />

«Non sarebbe meglio tagliargli la gola? No,<br />

le macchie di sangue non vanno via. Qualcuno<br />

ha <strong>de</strong>l veleno?».<br />

«Se <strong>de</strong>vo sbarazzarmi di un cadavere<br />

ditemelo con un minimo di anticipo », intervenne,<br />

gelido, il tizio che stava forzando il<br />

cassetto senza distogliere gli occhi dal suo lavoro,<br />

quasi la distruzione di un corpo fosse<br />

cosa di tutti i giorni per lui. «Mi serve tempo<br />

per preparare gli acidi».<br />

Quello che era sul letto si rimise in piedi<br />

e si stiracchiò, era alto e massiccio e<br />

somigliava a un grosso gatto domestico. Si


133/960<br />

avvicinò agli altri due e disse. «Che mi venga<br />

un colpo. Ma è una ragazza!».<br />

«Stai ancora sognando».<br />

«A me sembra un ragazzino».<br />

«Si ve<strong>de</strong> che non vi inten<strong>de</strong>te di donne»,<br />

li rimbeccò quello con l’accento di Delamàr,<br />

con aria di importanza. «Non ve<strong>de</strong>te che…».<br />

Non terminò la frase, ma con le dita fece un<br />

gesto <strong>de</strong>licato per disegnare in aria la forma<br />

di fianchi, vita e seno.<br />

«Sarà solo una stupida matricola che ha<br />

violato il coprifuoco».<br />

«Ti dico che è una donna».<br />

«Tu vedi donne dappertutto».<br />

«E tu ti ostini a non ve<strong>de</strong>rne da nessuna<br />

parte».<br />

Il ragazzo gentile disse: «Domando<br />

scusa», e prima che Sophia potesse compren<strong>de</strong>re<br />

le sue intenzioni le tolse, con garbo,<br />

la maschera.<br />

Gli altri due, che stavano ancora discutendo<br />

animatamente se lei fosse una


134/960<br />

donna o una stupida matricola, ammutolirono<br />

e la guardarono con occhi colmi di<br />

orrore, compren<strong>de</strong>ndo che era entrambe le<br />

cose.<br />

Invece l’altro le restituì la maschera e,<br />

con calma, gettò uno sguardo al di sopra<br />

<strong>de</strong>lla propria spalla sinistra, verso il capo.<br />

«Abbiamo un problema», disse, ma dal<br />

tono non sembrava.<br />

Il capo si avvicinò. Era serio eppure lei<br />

avrebbe giurato che gli venisse da ri<strong>de</strong>re. «La<br />

riaccompagneremo in collegio quando<br />

avremo finito qui. Fino ad allora fai silenzio,<br />

milady, va bene? Nessuno ti farà <strong>de</strong>l male.<br />

Qualcuno ti ha seguito?».<br />

Sophia annuì. «Gabriel Stuart», disse<br />

sottovoce.<br />

Il tizio <strong>de</strong>l belletto cominciò a ri<strong>de</strong>re. «Si<br />

è tirata dietro il cucciolo di Ma<strong>de</strong>rian? Fantastico,<br />

non vedo l’ora di dargli un calcio nelle<br />

sue regali terga».


135/960<br />

«Fatto», annunciò in quel momento lo<br />

scassinatore, preceduto dal suono nitido di<br />

una serratura che scattava.<br />

Il capo gli fu subito a fianco e sollevò<br />

dalle sue mani un cofanetto che scintillò di<br />

intarsi alla fioca luce <strong>de</strong>lle lampa<strong>de</strong> cieche.<br />

Sophia allungò il collo per sbirciare e vi<strong>de</strong><br />

che sul coperchio c’era un motivo a forma di<br />

chiave dorata. Il tizio <strong>de</strong>l belletto si schiarì la<br />

voce e le gettò un’occhiata carica di disapprovazione.<br />

«La curiosità non si addice a una<br />

giovane sovrana».<br />

Lei avrebbe voluto domandargli come<br />

mai era al corrente di tutte le sue questioni,<br />

ma poi lo scassinatore disse: «È ora di filare,<br />

ho pagato quel ragazzino per fare la guardia<br />

solo per due ore e sarebbe capace di lasciarci<br />

qui senza farsi scrupoli».<br />

Dopodiché fece qualcosa che riempì<br />

Sophia di panico: saltò con una mossa agile<br />

sul davanzale <strong>de</strong>lla finestra e si gettò nel<br />

vuoto.


136/960<br />

«Non potremmo usare le scale?»,<br />

domandò a voce bassa e timidissima.<br />

Il tipo <strong>de</strong>l belletto le rivolse un sorriso<br />

mozzafiato e lei si domandò quanto affascinante<br />

potesse essere l’uomo dietro quella<br />

maschera.<br />

«Non aver paura», le disse porgendole<br />

una mano inguantata di nero. «Non ti succe<strong>de</strong>rà<br />

nulla. Forse è meglio se chiudi gli occhi<br />

però».<br />

«Non ho paura!», protestò lei e ricevette<br />

in risposta un altro sorriso luminoso.<br />

Il ragazzo se<strong>de</strong>tte sul davanzale con le<br />

spalle rivolte all’esterno e la invitò a fare altrettanto,<br />

poi le passò un braccio intorno alla<br />

vita. Sophia pensò che ultimamente usava<br />

più le finestre <strong>de</strong>lle porte, ma che gettarsi<br />

oltre un davanzale con qualcuno che non<br />

fosse un redivivo necessitava di una dose di<br />

coraggio maggiore.<br />

Lasciarsi ca<strong>de</strong>re all’indietro le die<strong>de</strong> uno<br />

spasmo di terrore e l’impressione di essersi


137/960<br />

lasciata indietro lo stomaco, poi braccia protettive<br />

si strinsero intorno a lei e cad<strong>de</strong>, abbracciata<br />

al suo compagno, infine affondò su<br />

qualcosa di gran<strong>de</strong> e soffice.<br />

Col fiato corto si alzò a se<strong>de</strong>re, leggermente<br />

ammaccata ma tutta intera, e si accorse<br />

di essere su una specie di materasso<br />

enorme e rigonfio che occupava un intero<br />

carro.<br />

«Sapevo che avrebbe funzionato. Le mie<br />

invenzioni funzionano sempre», lo scassinatore<br />

salì a cassetta e partì di gran carriera,<br />

allontanandosi dal Clarimon<strong>de</strong>.


6.<br />

L’orazione <strong>de</strong>lla morte<br />

La notte scolorava in un’alba tenue e gelida<br />

quando Eloise Weiss rientrò al Collegio<br />

di Al<strong>de</strong>nor in una carrozza con le insegne <strong>de</strong>i<br />

Blackmore.<br />

Da qualche camera <strong>de</strong>ll’ultimo piano uscivano<br />

<strong>de</strong>lle stanche note e l’eco di risate soffocate<br />

risuonava nella corte, accompagnando<br />

lo scrosciare <strong>de</strong>lla fontana centrale.<br />

I Collegi <strong>de</strong>lle Nationes erano pubblici e<br />

accoglievano gli stu<strong>de</strong>nti a seconda <strong>de</strong>l luogo<br />

di provenienza, da quando, a sedici anni, entravano<br />

come matriculae al triennio obbligatorio<br />

presso la Societas <strong>de</strong>lle Arti, al termine<br />

<strong>de</strong>l quale avrebbero scelto il campo in<br />

cui continuare gli studi.


139/960<br />

Aggirare le regole non era difficile; quasi<br />

nessuno rispettava l’ordine di chiu<strong>de</strong>rsi nelle<br />

camere entro Compieta. C’era sempre un ritrovo<br />

da qualche parte o una festa improvvisata<br />

nelle camere <strong>de</strong>gli stu<strong>de</strong>nti anziani,<br />

che go<strong>de</strong>vano di più libertà e di una camera<br />

interamente per sé, ai piani superiori.<br />

Eloise gettò la borsa da medico accanto<br />

alla porta. Avrebbe voluto salire verso le<br />

stanze <strong>de</strong>i fratelli Belford – che, probabilmente,<br />

avevano festeggiato qualcosa per<br />

tutta la notte – e reclamare un dolce e un<br />

bicchiere di vino, ma non ne aveva la forza<br />

fisica.<br />

La vita di uno stu<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>lla Societas di<br />

Medicina era piuttosto faticosa, allo studio e<br />

alle lezioni si affiancava il tirocinio presso<br />

l’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia e, a<strong>de</strong>sso che<br />

stava per entrare al terzo anno, Eloise aveva<br />

molte responsabilità, compreso il controllo<br />

di sei stu<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>l primo anno che<br />

l’avrebbero probabilmente portata alla


140/960<br />

tomba prima <strong>de</strong>lla fine <strong>de</strong>ll’anno<br />

acca<strong>de</strong>mico.<br />

Dalla finestra socchiusa entrava una<br />

striscia di cielo color lavanda e un rivolo<br />

<strong>de</strong>lla fredda aria novembrina; nelle stanze al<br />

seminterrato le cucine pren<strong>de</strong>vano vita e il<br />

<strong>de</strong>lizioso profumo <strong>de</strong>l pane caldo si univa a<br />

quello <strong>de</strong>l fumo di legna e foglie secche.<br />

Eloise chiuse i battenti e tirò il catenaccio.<br />

Stava appunto ricordando come avesse<br />

sbarrato la finestra prima di uscire quando<br />

un braccio le circondò la vita e una mano si<br />

posò sulla sua bocca impe<strong>de</strong>ndole di urlare.<br />

«Sono io», il sussurro profondo che le<br />

scivolò nell’orecchio le die<strong>de</strong> un brivido involontario.<br />

«Non respingermi».<br />

All’improvviso si ritrovò libera, ma fu<br />

soltanto per un momento, poi lui le mise una<br />

mano sulla schiena e l’attrasse a sé. Si alzò in<br />

punta di piedi verso il volto di lui che cercava<br />

il suo, le mani affondate nei muscoli duri


141/960<br />

<strong>de</strong>lle braccia che a<strong>de</strong>sso la tenevano in una<br />

stretta implacabile.<br />

«Axel, che succe<strong>de</strong>?».<br />

Lui aveva le spalle rigi<strong>de</strong> e quando gli<br />

passò una mano al lato <strong>de</strong>l viso sentì che<br />

aveva gli occhi chiusi. Gli sfiorò le ciglia,<br />

ricambiò i suoi baci in silenzio, a lungo, fino<br />

a che lui non la lasciò andare <strong>de</strong>licatamente.<br />

«Che succe<strong>de</strong>?».<br />

«Cosa ti fa pensare che stia succe<strong>de</strong>ndo<br />

qualcosa?». La voce di lui era soffice e tranquilla.<br />

Se non avesse imparato a orientarsi<br />

da tempo tra le acque dolci e infi<strong>de</strong> <strong>de</strong>i suoi<br />

sotterfugi, avrebbe quasi potuto cre<strong>de</strong>rgli.<br />

Lei incrociò le braccia e lo guardò fisso.<br />

Era buio, ma anche se ci fosse stata luce non<br />

avrebbe sortito alcuna differenza; conosceva<br />

quel tono di voce, quell’atteggiamento: lui le<br />

avrebbe mostrato solo una maschera affabile<br />

e rassicurante.


142/960<br />

«So giocare a questo gioco meglio di te,<br />

quindi è inutile che tu risponda con un’altra<br />

domanda».<br />

«Allora possiamo giocare in due, ma non<br />

in questo momento. Te ne prego».<br />

Axel si allontanò e lei lo sentì armeggiare<br />

nell’oscurità. Poco dopo una can<strong>de</strong>la gli rischiarò<br />

il volto evi<strong>de</strong>nziandone gli spigoli; gli<br />

occhi blu avevano una scintilla ironica che<br />

non la sorprese. Avrebbe sempre tentato di<br />

raggirarla, ma lo avrebbe fatto da pari a pari.<br />

«Parla», disse Eloise, seccamente.<br />

Lui sorrise. «Siete da sempre il mio<br />

punto <strong>de</strong>bole, signora. Riuscirei anche a nascon<strong>de</strong>rvi<br />

qualcosa se potessi resistere alla<br />

tentazione di ve<strong>de</strong>rvi».<br />

Il sottinteso era chiaro: cercarla quando<br />

si sentiva vulnerabile significava per lui esporsi<br />

alle sue doman<strong>de</strong>. Avrebbe voluto imprecare<br />

e pren<strong>de</strong>rlo a calci. La sua contorta<br />

sincerità era una prova d’intuito e pazienza<br />

non indifferenti.


«Lord Axel domanda fiducia come si<br />

doman<strong>de</strong>rebbe una lettera di credito a un<br />

banchiere», replicò a <strong>de</strong>nti stretti.<br />

Axel rimase semplicemente a guardarla,<br />

poi sospirò e le tese le braccia.<br />

C’era qualcosa sul suo viso che la indusse<br />

a <strong>de</strong>sistere dal fare altre doman<strong>de</strong>. «Vieni<br />

qua», disse lui, rauco.<br />

* * *<br />

143/960<br />

Ore dopo, quando era già mattino inoltrato,<br />

Eloise si districò gentilmente dalle sue<br />

braccia e si appoggiò su un gomito per<br />

guardarlo dormire alla luce che filtrava dagli<br />

scuri.<br />

Lui aveva respinto le coperte che a<strong>de</strong>sso<br />

si ammucchiavano, disordinate, intorno alla<br />

vita. Eloise gli percorse il torace con la punta<br />

di un dito, sfiorandolo appena, muscoli caldi


144/960<br />

e peluria dorata e, sopra il cuore, una cicatrice<br />

da taglio.<br />

Sulle costole, vicino a vecchi segni che<br />

somigliavano a frustate e che lei non avrebbe<br />

mai potuto sapere come si era procurati,<br />

c’era un livido che fino alla notte prece<strong>de</strong>nte<br />

non esisteva.<br />

Reprimendo un sospiro e un mucchio di<br />

doman<strong>de</strong> che avrebbero potuto solo metterla<br />

in agitazione, si alzò e si avvolse in un lenzuolo<br />

raccogliendolo in un nodo sul seno.<br />

Non c’era alcun pericolo che qualcuno<br />

entrasse perché il personale aveva l’ordine di<br />

non disturbare il riposo <strong>de</strong>i medici che rientravano<br />

dal turno di notte, salvo espressa<br />

richiesta, tuttavia controllò nuovamente la<br />

porta, poi si mosse, irrequieta e silenziosa,<br />

per la stanza.<br />

Axel aveva abbandonato su una sedia il<br />

mantello e una lama di luce proveniente<br />

dagli scuri socchiusi scintillò su uno spicchio<br />

di tessuto argenteo tra le pieghe nere.


145/960<br />

Eloise inarcò un sopracciglio: conosceva<br />

quel mantello, anche se era qualcosa di cui<br />

Axel non poteva parlarle espressamente – le<br />

società segrete erano vietate da secoli e, per<br />

di più, per un editto <strong>de</strong>lla famiglia Van<strong>de</strong>mberg<br />

– le aveva lasciato capire quanto<br />

bastava.<br />

In più, Stephen Eldrige aveva <strong>de</strong>tto che<br />

un impegno urgente lo atten<strong>de</strong>va nonostante<br />

avesse una voglia matta di aprire la tomba di<br />

Clarisse Granville.<br />

Non era difficile fare la somma <strong>de</strong>lle<br />

parti: anche Stephen faceva parte di quella<br />

combriccola di improbabili eroi mascherati<br />

che si servivano <strong>de</strong>ll’incognito e <strong>de</strong>lle leggen<strong>de</strong><br />

riguardanti l’antichissima Confraternita<br />

<strong>de</strong>lle Cinque Lune per badare ai fatti loro<br />

e riuscire anche a pavoneggiarsi con la faccenda<br />

<strong>de</strong>ll’eroe mascherato.<br />

Strano invece che Axel si fosse precipitato<br />

da lei senza prima cambiarsi, consi<strong>de</strong>rando<br />

la sua circospezione.


146/960<br />

Eloise afferrò un lembo <strong>de</strong>l mantello per<br />

ve<strong>de</strong>re se ci fosse qualcosa nascosto tra le<br />

pieghe. La fo<strong>de</strong>ra grigia e le sue dita incontrarono<br />

uno spigolo solido e freddo.<br />

Il piccolo scrigno rettangolare aveva una<br />

foggia antiquata e cerniere con impresso un<br />

fiore stilizzato. Il legno e il metallo erano<br />

opachi, nonostante ciò risaltava la fattura<br />

squisita e singolare.<br />

Sul dorso un intarsio ritraeva una <strong>de</strong>licata<br />

pioggia di piume color avorio; la patina<br />

di lucidatura era scomparsa, mettendo a<br />

nudo l’elemento con cui era realizzato. Eloise<br />

socchiuse gli occhi e, con un gesto solo in<br />

parte consapevole, avvicinò il can<strong>de</strong>liere<br />

dove un moccolo ormai inutile stava spegnendosi<br />

in una polla di cera sciolta.<br />

La sfumatura <strong>de</strong>ll’intarsio era comprensibile,<br />

si disse, passandovi sopra le dita per<br />

saggiare il materiale con cui era realizzato e<br />

trovare una successiva conferma. Era osso e


147/960<br />

qualcosa le suggeriva che si trattava di ossa<br />

umane.<br />

«Eloise».<br />

Il tono di Axel era aspro, al punto che lei<br />

pensò fosse arrabbiato perché aveva trovato<br />

il cofanetto. Lo guardò in maniera interrogativa<br />

poi si accorse <strong>de</strong>ll’immensa angoscia<br />

che il ragazzo portava impressa in volto. Si<br />

era alzato dal letto senza curarsi di indossare<br />

qualcosa, il sole <strong>de</strong>l mattino disegnava lame<br />

di luce sul suo corpo e gli circondava d’oro i<br />

capelli.<br />

Un dipinto splendido e <strong>de</strong>vastato che si<br />

inginocchiò ai suoi piedi e la guardò senza<br />

aggiungere altro, negli occhi aveva interi<br />

mondi di cui non poteva parlarle – doveva<br />

imparare ad accettarlo – ed erano tutti immersi<br />

nel buio.<br />

«È questo che ti preoccupa tanto?».<br />

Un infinitesimale cenno di assenso che<br />

avrebbe potuto anche essersi immaginata.<br />

«Naturalmente non mi dirai il perché».


148/960<br />

«Milady dovete cre<strong>de</strong>rmi quando giuro<br />

che non si tratta di sfiducia da parte mia».<br />

L’uso <strong>de</strong>l tono formale, il filo d’acciaio che<br />

animava la sua voce morbida non erano arroganza<br />

ma inquietudine.<br />

«Sono ossa umane», disse lei, paziente.<br />

«Se è stato commesso un omicidio sicuramente<br />

è successo molto tempo fa».<br />

L’espressione di Axel si fece attenta. «Tu<br />

credi?».<br />

«Mi sembra evi<strong>de</strong>nte, trattandosi di un<br />

oggetto tanto vecchio. Anche la consistenza e<br />

il colore <strong>de</strong>ll’osso lasciano pochi dubbi.<br />

Comunque è possibile che si tratti solo di<br />

arte funeraria, ho visto una lavorazione<br />

simile in una chiesa <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla, spesso<br />

ci capita di dovervi portare i cadaveri senza<br />

nome perché l’Arciconfraternita <strong>de</strong>l Buon Sepolcro<br />

si occupi di dare loro a<strong>de</strong>guata sepoltura.<br />

Non è difficile trovarla, posso indicarti<br />

come arrivarci».<br />

Lui ebbe uno sguardo circospetto.


«Siete troppo accondiscen<strong>de</strong>nte, signora,<br />

mi aspettavo piuttosto una rappresaglia».<br />

Eloise rise e gli posò le dita sulla guancia.<br />

«Mi vendicherò tenendovi segreto qualcosa a<br />

mia volta».<br />

Si aspettava una riposta a tono, ma lui la<br />

sorprese coprendole la mano con la sua e<br />

stringendosela contro la guancia. Girò il<br />

volto e le baciò il palmo, poi le afferrò entrambe<br />

le mani e posò le labbra sulle nocche,<br />

in un gesto colmo di reverenza.<br />

Infine si alzò e tese le braccia sollevandola<br />

dalla sedia senza aggiungere altro. Si<br />

voltò e la portò verso il letto.<br />

* * *<br />

149/960<br />

L’alba <strong>de</strong>l primo di novembre coinci<strong>de</strong>va<br />

con il momento in cui le creature <strong>de</strong>l Presidio<br />

rientravano negli argini <strong>de</strong>l luogo dove


150/960<br />

erano confinate – l’isola al centro <strong>de</strong>lla città<br />

– dopo aver imperversato dallo scoccare<br />

<strong>de</strong>lla mezzanotte. Le luci <strong>de</strong>l mattino rischiaravano<br />

uno scenario di morte e <strong>de</strong>solazione,<br />

arginato come possibile dalle autorità<br />

cittadine e dall’Ordine <strong>de</strong>gli Esorcisti; e dalla<br />

Corporazione <strong>de</strong>i Medici che trascorreva una<br />

notte di guerra in trincea.<br />

Era l’inizio fatale di un mese <strong>de</strong>dicato al<br />

culto <strong>de</strong>i <strong>de</strong>funti e alla celebrazione <strong>de</strong>lla<br />

morte.<br />

Paramenti da lutto neri e viola adornavano<br />

le navate <strong>de</strong>lle chiese, le edicole nelle<br />

stra<strong>de</strong> erano circondate di fiori e can<strong>de</strong>le,<br />

tetre processioni sfilavano per le vie inalberando<br />

croci e teschi; cori di scholares<br />

facevano eco agli inni sacri con ironiche ballate<br />

in cui si facevano beffe <strong>de</strong>lle vanità <strong>de</strong>l<br />

mondo terreno.<br />

Sotto i portici <strong>de</strong>lla chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione<br />

<strong>de</strong>lla Morte, era disposta una scenografia di<br />

statue di cera che ritraeva le anime purganti


151/960<br />

in effigie, accanto un monaco vestito di un<br />

saccone nero scuoteva una campana<br />

chie<strong>de</strong>ndo offerte per le messe in suffragio.<br />

«Almeno qui non c’è l’abitudine di allestire<br />

i quadri con <strong>de</strong>i corpi autentici», commentò<br />

Ross Granville. «Il vecchio legato di<br />

mio nonno nel Granducato di Nalvalle diceva<br />

proprio l’altra sera che lì la negromanzia è<br />

ancora molto praticata e di aver visto un<br />

negromante all’opera una volta, Dio solo sa<br />

come abbia potuto sopportarlo. Ancora ricorda<br />

che appena assunto il suo incarico nel<br />

granducato gli capitò di assistere a una rappresentazione<br />

simile, in un cimitero».<br />

«Il poveretto si impressionò parecchio,<br />

immagino», commentò Axel Van<strong>de</strong>mberg.<br />

«Solo all’ultimo si accorse che quelli esposti<br />

erano cadaveri e non statue, gli prese<br />

quasi un colpo».<br />

«Dubito che sia successo davvero. Voglio<br />

dire, consi<strong>de</strong>rando che parli <strong>de</strong>l Barone di<br />

Lafferton ho le mie perplessità sul fatto che


152/960<br />

fosse abbastanza sobrio da distinguere un cadavere<br />

da una zucca».<br />

Axel abbassò lo sguardo sorpreso sulla<br />

testolina bionda <strong>de</strong>lla cugina di Ross, una<br />

<strong>de</strong>lle assistenti di Medicina che Eloise aveva<br />

inviato per accompagnarli.<br />

«Emily», l’ammonì Ross.<br />

Lei sollevò lo sguardo al cielo, per niente<br />

turbata dal suo cipiglio. Aveva occhi ver<strong>de</strong><br />

mare e una voce gra<strong>de</strong>volmente rauca, e<br />

come tutto il nutrito schieramento <strong>de</strong>lle fanciulle<br />

Granville, un carattere per niente uso a<br />

fare prigionieri.<br />

«Non essere bigotto, cugino», disse infatti,<br />

senza molti complimenti. «Sai benissimo<br />

che ha scambiato un cavallo per sua<br />

moglie. Certo, se consi<strong>de</strong>riamo l’aspetto <strong>de</strong>lla<br />

Baronessa Lafferton…».<br />

Ross si massaggiò la fronte con due dita.<br />

«Abbassa la voce almeno, se qualcuno<br />

dovesse sentirti ce n’è abbastanza da provocare<br />

un inci<strong>de</strong>nte diplomatico».


153/960<br />

«…Il fatto non dovrebbe stupire più di<br />

tanto. È già un miracolo che gli stallieri non<br />

cerchino di attaccarla alle staffe di una carrozza»,<br />

terminò Emily come se l’altro non<br />

avesse parlato.<br />

Ross attirò a sé la cugina per toglierla da<br />

un flusso di donne che si riversarono fuori<br />

dalla porta <strong>de</strong>lla chiesa. «Vuoi tacere, per<br />

favore?», le sibilò. «Tra le dame di carità potrebbero<br />

esserci <strong>de</strong>lle amiche <strong>de</strong>lla nonna».<br />

Emily gli scoccò un’occhiata ironica e<br />

l’altro, con sommo divertimento di Axel,<br />

emise un sospiro sconfitto. «Va bene, suppongo<br />

che per indurti a smetterla posso ammettere<br />

che il Barone Lafferton ha un problema<br />

con il vino».<br />

«È il vino ad avere un problema con Lafferton»,<br />

replicò la ragazza. «Se solo si trova<br />

nei paraggi non c’è una sola botte che possa<br />

sopravvivere».<br />

Ross finalmente scoppiò a ri<strong>de</strong>re e le appoggiò<br />

affettuosamente il mento sulla


154/960<br />

sommità <strong>de</strong>l capo. Emily si fece improvvisamente<br />

silenziosa, il flusso ininterrotto di<br />

chiacchiere che li aveva accompagnati sin<br />

dall’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia si era arrestato<br />

contro il gesto innocente che si<br />

sarebbe potuto <strong>de</strong>dicare a una bambina.<br />

«Grazie per averci accompagnati». Axel<br />

si inchinò fingendo con tatto di non essersi<br />

accorto <strong>de</strong>lla sua confusione. Ross invece<br />

sembrava <strong>de</strong>l tutto ignaro.<br />

«Sei stata davvero gentile», disse con un<br />

sorriso. Fece un cenno a un ragazzino che<br />

oziava lì vicino e gli lanciò una moneta che<br />

quello prese al volo. «Riaccompagna la bambina<br />

all’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia».<br />

«Sicuro, Onorabile Tribuno».<br />

Ross Granville era capo <strong>de</strong>ll’ufficio <strong>de</strong>l<br />

Tribunato <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti e si avviava a una<br />

riconferma <strong>de</strong>ll’incarico, così era un volto<br />

noto in città dove la Corporazione <strong>de</strong>gli<br />

Scholares era una <strong>de</strong>lle più potenti.


Ignorando l’espressione adirata <strong>de</strong>lla cugina,<br />

Ross la salutò e fece cenno ad Axel di<br />

prece<strong>de</strong>rlo nella chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione e<br />

Morte.<br />

* * *<br />

155/960<br />

«La chiesa ha circa trecento anni ed è<br />

stata costruita sulla cripta originaria che invece<br />

risale all’incirca al quarto secolo».<br />

Il giovane affiliato all’Arciconfraternita<br />

<strong>de</strong>l Buon Sepolcro indicò loro sul basamento<br />

in fondo alla cripta un altare di pietra intarsiata<br />

cui faceva da sfondo l’absi<strong>de</strong> riccamente<br />

<strong>de</strong>corata di mosaici che ne ricoprivano interamente<br />

le pareti e il soffitto a conca.<br />

Semplici can<strong>de</strong>le votive bruciavano in<br />

ogni angolo, le lingue d’ombra si allungavano<br />

creando un’impressione di movimento nei


156/960<br />

due scheletri imprigionati nelle colonne ai<br />

lati <strong>de</strong>ll’altare e che sembravano vegliarlo.<br />

«Sono tutte ossa umane», disse Axel a<br />

bassa voce.<br />

Il confratello annuì. «Nei secoli antichi il<br />

culto <strong>de</strong>i morti era differente. Si riteneva di<br />

onorare coloro che erano morti senza un<br />

nome e una famiglia che potesse piangerli<br />

utilizzando le loro ossa per <strong>de</strong>corare in perpetuo<br />

questo luogo».<br />

«Questi non sono recenti».<br />

«No. Naturalmente si tratta di un’usanza<br />

abbandonata. I mosaici sono opera di vari<br />

artigiani, il più importante è quello centrale<br />

che si dice appartenga a un famoso artista di<br />

Ravyel. Tutte le tessere sono di osso lavorato<br />

e sono disposte sfruttandone il colore<br />

naturale».<br />

«Hanno una loro bellezza, anche se<br />

molto triste», disse Ross Granville che era<br />

<strong>de</strong>l tutto incapace di non dire qualcosa di<br />

gentile.


157/960<br />

Il confratello annuì. «Lo penso anche io.<br />

Questa chiesa è il luogo in cui ci occupiamo<br />

<strong>de</strong>i corpi che nessuno reclama, dopo aver<br />

cercato per tre giorni qualcuno che li riconosca.<br />

A<strong>de</strong>sso torno al mio lavoro, chiamatemi<br />

se avete bisogno di me».<br />

I passi <strong>de</strong>l confratello risuonavano sulle<br />

scale, dal coro giungevano voci gravi che intonavano<br />

un arcaico inno al sonno eterno.<br />

Axel si segnò con rispetto, poi si avvicinò<br />

per esaminare le pareti <strong>de</strong>ll’absi<strong>de</strong>.<br />

C’erano figure in saio e scheletri, un tappeto<br />

di fiori e un angelo sorpren<strong>de</strong>ntemente<br />

curato che dispiegava le ali e proten<strong>de</strong>va le<br />

mani verso l’alto. Il piumaggio che ca<strong>de</strong>va<br />

dalle ali <strong>de</strong>ll’angelo, perfetti disegni d’osso<br />

sbiancato, era i<strong>de</strong>ntico al motivo ornamentale<br />

sul dorso <strong>de</strong>l cofanetto, proprio<br />

come aveva notato Eloise.<br />

Axel afferrò un can<strong>de</strong>liere e girò intorno<br />

all’altare per osservare meglio la <strong>de</strong>corazione<br />

<strong>de</strong>ll’absi<strong>de</strong>. Aveva già visto raffigurazioni


158/960<br />

<strong>de</strong>lla morte nell’ossario di Delamàr e per<br />

quanto il pensiero gli rimandasse un’immagine<br />

macabra e inquietante, non era questo a<br />

stringergli la gola con un sapore acre di<br />

nausea. Una goccia di cera bollente gli cad<strong>de</strong><br />

sulle nocche e lo costrinse a controllare il<br />

tremito <strong>de</strong>lla mano.<br />

La can<strong>de</strong>la proiettò un’aureola dorata sui<br />

fiori che l’angelo calpestava.<br />

Si trattava di camelie, un fiore che non<br />

aveva nulla a che ve<strong>de</strong>re con la Vecchia Capitale<br />

e che invece proveniva dalle lontane<br />

terre meridionali e da un passato troppo recente<br />

che lui aveva sperato di seppellire in<br />

una tomba senza nome, per visitarlo solo di<br />

tanto in tanto.<br />

«Non trarre conclusioni affrettate. Non<br />

sappiamo ancora cosa stia succe<strong>de</strong>ndo con<br />

esattezza». Il tono calmo di Ross Granville<br />

gli restituì la fred<strong>de</strong>zza che gli serviva.<br />

Annuì, il gesto brusco con cui posò il<br />

can<strong>de</strong>liere però tradì tutto il suo nervosismo.


159/960<br />

«Ucci<strong>de</strong>rla non è stato abbastanza? Quando<br />

Palazzo Belmont è bruciato fino alle fondamenta<br />

speravo che il fuoco avesse purificato<br />

il mondo da ogni cosa che la riguardasse».<br />

«Axel, è morta. Sei stato tu a distruggerla,<br />

ci hai quasi rimesso la vita per farlo».<br />

«E allora perché qualcuno sta raccogliendo<br />

tutti gli oggetti che le sono appartenuti?»,<br />

esclamò Axel a voce bassa, furioso.<br />

«È plausibile e normale che i servitori abbiano<br />

recuperato e venduto ciò che potevano<br />

dopo la sua scomparsa, però perché all’improvviso<br />

sta acca<strong>de</strong>ndo tutto questo?».<br />

«Hai poi scoperto chi volesse comprare il<br />

cofanetto da quella cortigiana <strong>de</strong>l<br />

Clarimon<strong>de</strong>?».<br />

Axel scosse la testa. «Non lo sapeva neppure<br />

lei, l’offerta era anonima, ma per qualche<br />

motivo aveva paura di rifiutarla. Non ha<br />

accettato nessuna somma per quanto esorbitante.<br />

Se non lo avessimo rubato non<br />

avremmo nemmeno saputo di questo posto».


160/960<br />

Da qualche parte, nella chiesa sopra di<br />

loro risuonò il rintocco tetro di una<br />

campana.<br />

«Hanno trovato un morto senza nome»,<br />

mormorò Ross a voce appena percettibile.<br />

«Riposi in pace».<br />

Axel sollevò lo sguardo sull’angelo, sulle<br />

sue mani d’osso protese verso l’alto, e si<br />

domandò se fosse possibile trovare la pace in<br />

questa vita.<br />

Non al momento, pensò, non mentre<br />

stava acca<strong>de</strong>ndo qualcosa che aveva a che<br />

fare con Belladore <strong>de</strong> Lanchale.


7.<br />

La voce <strong>de</strong>ll’odio<br />

Sotto il portico <strong>de</strong>lla chiesa vi<strong>de</strong>ro che i<br />

rintocchi a lutto salutavano l’ingresso di un<br />

triste carico da parte di alcuni portantini.<br />

Uno <strong>de</strong>i confratelli <strong>de</strong>l Buon Sepolcro si<br />

fece incontro alla rozza tavola di legno che<br />

fungeva da lettiga. Era un uomo alto e<br />

piazzato con la conformazione fisica di un<br />

fabbro, non certo di un religioso, e le insegne<br />

<strong>de</strong>l priore sul saio. Accennò ai portantini di<br />

fermarsi e tirò un lembo <strong>de</strong>l lenzuolo che ricopriva<br />

la tavola scoprendo la testa e parte<br />

<strong>de</strong>l busto <strong>de</strong>l cadavere.<br />

Il <strong>de</strong>funto era giovane ma di età in<strong>de</strong>finita,<br />

il volto e il torso scavati, le ossa bene in<br />

evi<strong>de</strong>nza e il colorito che non doveva essere<br />

stato sano nemmeno in vita.


162/960<br />

«Com’è morto?», domandò uno <strong>de</strong>i confratelli<br />

uscendo da una porta laterale. Axel<br />

vi<strong>de</strong> che aveva una tabella sulla quale annotava<br />

qualcosa con un bastoncino di grafite.<br />

«Non in pace», rispose cupo il priore.<br />

«Sembra in buone condizioni», disse uno<br />

<strong>de</strong>gli inservienti. «Forse non sarà difficile<br />

trovare qualcuno che lo riconosca».<br />

Il priore sembrava dubbioso, scoprì il cadavere<br />

fino al torace poi scosse il capo. Accorgendosi<br />

di Axel e Ross fece loro un cenno<br />

di saluto e quelli ne approfittarono per<br />

avvicinarsi.<br />

«Questo è da parte <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Chiave, in suffragio <strong>de</strong>lle anime di cui avete<br />

cura», disse Axel consegnando alcune monete<br />

a un giovane che si occupava <strong>de</strong>lla questua.<br />

«Possiamo fare qualche altra cosa per<br />

aiutarvi?».<br />

«A meno che non conosciate questo<br />

povero giovane, credo di no», disse il priore.


163/960<br />

Axel lo osservò, poi rispose negativamente.<br />

Accanto a lui Ross fece un cenno di<br />

diniego.<br />

«Come proce<strong>de</strong>te, di solito?», domandò<br />

Axel.<br />

«Lo portiamo sulla piazza <strong>de</strong>l mercato<br />

<strong>de</strong>lla Città Vecchia, per tre giorni di seguito»,<br />

disse il priore. «Se nessuno reclama il corpo<br />

o lo riconosce, siamo noi a occuparci <strong>de</strong>lla<br />

sepoltura. Credo sarà il caso di questa<br />

creatura, purtroppo».<br />

«Ha l’aria tranquilla», osservò Ross.<br />

«Semplice apparenza», disse il priore.<br />

«Non è la prima volta che vedo un caso <strong>de</strong>l<br />

genere, anche se sono poco frequenti per<br />

fortuna».<br />

Fece cenno di avvicinarsi e i due ragazzi<br />

seguirono con lo sguardo le dita <strong>de</strong>ll’uomo<br />

che si fermarono a un palmo dal fianco <strong>de</strong>l<br />

giovane morto. C’era un segno inciso sulla<br />

pelle, un teschio accennato, un fiore, alcune<br />

ossa e una croce. Sembrava tracciato da una


164/960<br />

mano infantile, sarebbe stato quasi ingenuo<br />

se non avesse avuto qualcosa di così<br />

inquietante.<br />

«Questa povera anima è un’offerta al<br />

Signore <strong>de</strong>i Cimiteri per propiziare l’ingresso<br />

di un suo seguace in città», spiegò. «Per<br />

questo penso che non sapremo mai il suo<br />

nome: solitamente queste vittime vengono<br />

scelte nella massa anonima <strong>de</strong>i poveri e <strong>de</strong>lla<br />

gente di cui nessuno si cura».<br />

I portantini sembravano atterriti, se il<br />

senso <strong>de</strong>l dovere e il pudore non li avesse<br />

fermati, si disse Axel, avrebbero volentieri<br />

scaricato il loro far<strong>de</strong>llo laddove si trovavano<br />

per andarsene in tutta fretta e non tornare<br />

mai più.<br />

«Non ha fatto una bella morte», disse<br />

ancora il priore. «Il suo corpo è intatto: è<br />

morto semplicemente nel momento in cui<br />

questo simbolo immondo gli è stato tracciato<br />

sulla pelle. Fisicamente non ha sofferto, ma


per il suo spirito è stata un’agonia infinita.<br />

Avrà bisogno di molte, molte preghiere».<br />

Fece un gesto pietoso e benedicente sulla<br />

fronte <strong>de</strong>l <strong>de</strong>funto prima di ricoprirlo con il<br />

lenzuolo.<br />

«Speravo di non dover più ve<strong>de</strong>re una<br />

cosa <strong>de</strong>l genere», gli sentirono mormorare<br />

mentre indicava ai portantini di proseguire.<br />

* * *<br />

165/960<br />

Le due guardie si fermarono ai lati <strong>de</strong>lla<br />

porta e le fecero un cenno di saluto a cui<br />

Sophia rispose con altrettanta formalità.<br />

Jordan Van<strong>de</strong>mberg, che aveva più dimestichezza<br />

con soldati e guardie <strong>de</strong>l corpo,<br />

rivolse loro un cenno rilassato.<br />

«Dartmont è un bravo tipo», commentò<br />

trasportando all’interno <strong>de</strong>lla camera di<br />

Sophia una pila monumentale di libri in


166/960<br />

prestito dalla biblioteca <strong>de</strong>ll’Archiginnasio.<br />

«Lo vedo ogni tanto giocare a carte con i<br />

soldati di Al<strong>de</strong>nor. Sei fortunata ad averlo a<br />

capo <strong>de</strong>lla tua scorta. Potrebbe insegnarti un<br />

sacco di cose interessanti».<br />

Sophia alzò gli occhi al cielo e non disse<br />

nulla.<br />

Jordan scaricò i libri sulla scrivania e aggiunse<br />

con gentilezza: «Sophia, capisco che è<br />

tutto nuovo per te. Ma loro sono i tuoi soldati<br />

e sono qui per proteggerti. A loro modo ti<br />

amano».<br />

Lei lo guardò sconcertata. «Nemmeno<br />

mi conoscono».<br />

«Sei la loro principessa», disse l’altro.<br />

«Devi essere cortese con loro. Darebbero la<br />

loro vita in cambio <strong>de</strong>lla tua».<br />

Lo disse con naturalezza, Sophia invece<br />

aveva un’espressione poco convinta. Stava<br />

per ribattere qualcosa poi parve dimenticarsene<br />

e una profonda ruga le incise la<br />

fronte.


167/960<br />

«Sento un odore strano».<br />

Jordan si fece perplesso. «Ora che me lo<br />

fai notare, anche io».<br />

Se ne rimasero ad annusare l’aria per<br />

qualche momento, poi Sophia ruotò su se<br />

stessa e sollevò le coperte che ca<strong>de</strong>vano oltre<br />

la sponda <strong>de</strong>l letto.<br />

Sotto il materasso, esattamente all’altezza<br />

<strong>de</strong>l cuscino, c’era una macchia di cera e<br />

un mucchietto bruciato che, in origine,<br />

doveva essere stato un mazzetto di erbe.<br />

Un’ondata bollente le salì alla testa.<br />

«Quelle pazze furiose», proferì con voce<br />

strozzata dalla collera. «Intendono forse<br />

mettermi al rogo?».<br />

«Ma cosa…?», esordì Jordan <strong>de</strong>bolmente.<br />

Lei senza nemmeno dare segno di ricordarsi<br />

di lui si precipitò fuori dalla porta e<br />

poi sulle scale.<br />

Sophia trovò ciò che cercava in una <strong>de</strong>lle<br />

sale studio <strong>de</strong>l piano terra: le tre Mayfield


168/960<br />

che si acconciavano i capelli sopra i libri di<br />

astronomia.<br />

Non appena la vi<strong>de</strong> entrare, Alexandria<br />

si alzò con aria bellicosa e le andò incontro.<br />

«Che cosa vuoi?», le domandò nella sua<br />

classica posa coi pugni contro i fianchi. «Stai<br />

lontana, non voglio che una come te si avvicini<br />

alle mie cugine».<br />

Dietro di lei Fay e Caroline annuirono.<br />

«Io non ho alcun <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di avvicinarmi<br />

a te. Non più di quanto <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri avvicinarmi<br />

a una stalla», disse Sophia e l’altra<br />

spalancò la bocca, oltraggiata. «Ma ti avevo<br />

avvertita di stare lontana dalla mia stanza e<br />

dalle mie cose. La porta era chiusa a chiave,<br />

come hai fatto a entrare?».<br />

Alexandria fece un verso sprezzante. «Il<br />

Patrono <strong>de</strong>lle Soglie ha ascoltato la mia<br />

invocazione».<br />

«Tu sei pazza e dovrebbero rinchiu<strong>de</strong>rti»,<br />

disse Sophia. «Dovrei soltanto avere<br />

compassione di te, ma stai esagerando. Non


169/960<br />

me ne importa niente <strong>de</strong>l Padrone <strong>de</strong>lle<br />

Porte e <strong>de</strong>i suoi augusti colleghi. La prossima<br />

volta che ti avvicinerai a meno di venti passi<br />

da me o da qualcosa che mi appartiene te ne<br />

farò pentire».<br />

«Non puoi parlare in questo modo irrispettoso<br />

<strong>de</strong>i vecchi dèi», disse Fay. «Se<br />

davvero sei una Blackmore, dovresti sapere<br />

che è stata una di loro a creare la tua<br />

famiglia. Tu invece non sai nulla <strong>de</strong>lle tue<br />

origini, né <strong>de</strong>lle nostre usanze. Se Ashton<br />

Blackmore non si ostinasse a dire che il successore<br />

sei tu, sarebbe il cugino Gabriel a<br />

ereditare Altieres, e tutti sanno quanto<br />

sarebbe più adatto a regnare».<br />

Sophia la guardò come se fosse<br />

impazzita.<br />

«Gabriel?», ripeté, sicura di non aver<br />

capito bene.<br />

«Gabriel Stuart-Sinclair», disse Caroline.<br />

«Sua madre era Ma<strong>de</strong>leine Sinclair, prima<br />

cugina di Brian Blackmore. Se non ti


170/960<br />

avessero raccolta dalla strada a<strong>de</strong>sso lui<br />

sarebbe proclamato ere<strong>de</strong> al trono e, a differenza<br />

di te, ama Altieres come se fosse casa<br />

sua. Si è battuto per averla».<br />

«Carol», disse a bassa voce Fay in tono<br />

di avvertimento e l’altra tacque.<br />

«Né fa parte di una famiglia che si è fatta<br />

trascinare alla rovina da una strega», aggiunse<br />

Alexandria, velenosa.<br />

Era davvero troppo. C’era un termine per<br />

quello che stavano dicendo, pensò Sophia, e<br />

da quel poco che ne sapeva era tradimento.<br />

Gli Stuart di Ma<strong>de</strong>rian erano senza scrupoli,<br />

tramavano da anni per avere Altieres,<br />

erano coinvolti in talmente tanti complotti ai<br />

danni <strong>de</strong>lle altre Nationes che nessuno si fidava<br />

più di loro; e Gabriel era un ragazzo<br />

cru<strong>de</strong>le che l’aveva tormentata dal primo<br />

istante in cui le loro stra<strong>de</strong> si erano<br />

incrociate.<br />

La cosa buffa fu che, appena finito di formulare<br />

questo pensiero, aveva già tra le dita i


171/960<br />

lunghi capelli di Alexandria che ricambiava<br />

con trasporto, strattonandole le ciocche sulle<br />

tempie.<br />

All’inizio nessuno reagì, forse per l’assurdità<br />

<strong>de</strong>lla scena, ma quando Sophia e Alexandria<br />

finirono sul pavimento in un coro<br />

di strilli e Fay e Caroline <strong>de</strong>cisero di unirsi<br />

alla zuffa, qualcuno pensò che era il caso di<br />

intervenire.<br />

Jordan Van<strong>de</strong>mberg chiamò soccorsi,<br />

poi si lanciò in avanti cercando di staccare<br />

una <strong>de</strong>lle fanciulle dal mucchio, con il solo<br />

risultato di trovarsi piegato in avanti, con<br />

una guancia graffiata e il naso sanguinante in<br />

meno di un secondo.<br />

«Ho visto una cosa simile qualche tempo<br />

fa alla Citta<strong>de</strong>lla», disse uno <strong>de</strong>i soldati <strong>de</strong>lla<br />

scorta di Sophia ri<strong>de</strong>ndo.<br />

«Quello era un bor<strong>de</strong>llo, idiota. Le<br />

ragazze erano in una vasca di fango».


172/960<br />

«Forza principessa», incitò qualcun altro.<br />

«Falle rimangiare quello che ti ha<br />

<strong>de</strong>tto».<br />

Jordan non si aspettava esattamente<br />

questa reazione quando li aveva chiamati per<br />

ristabilire la calma.<br />

Sophia, invece, che non si atten<strong>de</strong>va un<br />

incitamento simile, voltò il capo per capire<br />

da dove provenisse e il gomito di Fay la<br />

centrò con violenza sulle labbra.<br />

Uno spruzzo di sangue raggiunse il pavimento<br />

e Sophia lo fissò inorridita, poi un<br />

grido di dolore e collera le uscì dalla gola,<br />

quasi all’istante Fay si accasciò al suolo<br />

prima di sensi.<br />

Nel silenzio incredulo qualcuno si mosse<br />

con rapidità, prese una caraffa d’acqua da<br />

uno <strong>de</strong>i tavoli e la rovesciò addosso a Sophia<br />

che, senza fiato per l’impatto <strong>de</strong>ll’acqua gelida,<br />

si zittì di colpo.<br />

Si accorse di cosa era successo nel momento<br />

in cui Gabriel Stuart la superò per


173/960<br />

andare a inginocchiarsi vicino alla ragazza<br />

priva di sensi.<br />

Alexandria e Caroline si avvicinarono a<br />

loro volta, la prima era bianca in volto e l’altra<br />

piangeva senza ritegno.<br />

«Vi avevo <strong>de</strong>tto di lasciare che se la<br />

cavasse da sola, non che si azzuffassero come<br />

gatte», urlò Dartmont. Gli bastò un’occhiata<br />

per assicurarsi che la ferita di Sophia non<br />

fosse nulla di serio.<br />

Jordan si tolse il mantello e lo avvolse<br />

con calma intorno alle spalle di Sophia che<br />

tremava talmente forte da non riuscire nemmeno<br />

a rialzarsi.<br />

«Come sta?», domandò con un filo di<br />

voce.<br />

«È soltanto svenuta», disse Dartmont.<br />

«Mi dispiace così tanto».<br />

Sophia si premette una mano sulla<br />

bocca, un rivolo d’acqua le scese lungo la<br />

guancia. Si alzò e con passo malfermo fece<br />

per avvicinarsi.


174/960<br />

«Ferma», la voce di Gabriel era fredda e<br />

lei si ritrasse come se l’avesse schiaffeggiata.<br />

«Non avvicinarti. Impara a controllare la tua<br />

voce o la prossima volta invece di buttarti<br />

<strong>de</strong>ll’acqua ti taglierò la gola».<br />

«Questo è inaudito», esclamò Jordan.<br />

«Stai attento a come parli, Stuart. Sophia<br />

non aveva intenzione di farle <strong>de</strong>l male e non<br />

è stata lei a cominciare».<br />

Gabriel Stuart girò lo sguardo su di lui.<br />

«Van<strong>de</strong>mberg», disse, e sembrava che si<br />

riferisse a tutta la categoria e non a quello in<br />

particolare. «Mai una volta che badino ai<br />

fatti loro».<br />

«Gabriel», intervenne con calma il capitano<br />

Dartmont.<br />

Quell’unica parola parve avere finalmente<br />

ragione di lui, Gabriel annuì e si rialzò<br />

tenendo Fay in braccio. «La porto di sopra»,<br />

disse. «Mandate a chiamare un medico».<br />

Sophia respirò a fondo un paio di volte e<br />

per fortuna riuscì a trattenere le lacrime.


175/960<br />

Non voleva scoppiare a piangere davanti alle<br />

Mayfield che ogni giorno le riversavano addosso<br />

tutto il loro disprezzo, né davanti al<br />

comandante <strong>de</strong>lla sua scorta che trattava<br />

come un figlio il ragazzo che più la odiava al<br />

mondo.


8.<br />

I fantasmi di Altieres<br />

«Mancano due dita <strong>de</strong>lla mano <strong>de</strong>stra».<br />

«Ne sei certa?».<br />

«A prescin<strong>de</strong>re dalla specializzazione in<br />

medicina, so contare», disse lei secca.<br />

«Non era mia intenzione irritarti,<br />

ragazzina umana».<br />

Eloise sorrise. «Io scommetto di sì».<br />

Ashton Blackmore, invece di replicare,<br />

scomparve e subito dopo si materializzò sulla<br />

porta e, con silenziosa galanteria, tenne<br />

aperto il battente per Domina Heraclis.<br />

L’anziana professoressa e responsabile<br />

<strong>de</strong>l reparto di Primo Soccorso era una donna<br />

minuscola di ben oltre novant’anni, tutta<br />

ossa e forza di volontà, che non fece una


177/960<br />

piega davanti all’inchino <strong>de</strong>ferente <strong>de</strong>lla<br />

splendida creatura che le lasciava il passo.<br />

«Che cosa abbiamo qui?», domandò avvicinandosi<br />

al tavolo operatorio situato al<br />

centro <strong>de</strong>lla sala.<br />

Eloise impiegò un momento a rispon<strong>de</strong>re<br />

e anche Stephen Eldrige, dando sfoggio di<br />

una <strong>de</strong>licatezza davvero inconsueta per lui,<br />

lasciò all’anziana Domina un momento per<br />

affrontare una risposta che conosceva<br />

benissimo.<br />

Con le mani strette dietro la schiena<br />

dritta come un fuso, l’insegnante che aveva<br />

terrorizzato tre generazioni di stu<strong>de</strong>nti osservò<br />

in silenzio lo scheletro composto sul tavolo,<br />

poi consi<strong>de</strong>rò i vestiti femminili, alla<br />

moda di quasi vent’anni prima, ripiegati su<br />

un altro tavolo. Erano strappati e macchiati<br />

di polvere e sangue. Quanto ne fosse scaturito<br />

dalla ferita che l’aveva uccisa, quanto<br />

dal parto che aveva avuto negli ultimi istanti<br />

di vita, era impossibile saperlo.


178/960<br />

«L’hanno sepolta coi vestiti che indossava»,<br />

disse Domina Heraclis. «Immagino<br />

che i Frati Neri abbiano dovuto agire in<br />

fretta. Era questione di tempo prima che<br />

qualcuno distruggesse il suo corpo».<br />

Solo gli occhi lievemente lucidi tradivano<br />

una certa reazione emotiva davanti a ciò che<br />

restava di quella che era stata una sua allieva.<br />

Domina Heraclis si segnò e poi chinò il<br />

capo in una silenziosa e rapida preghiera.<br />

Era la prima volta che Eloise ve<strong>de</strong>va fare<br />

qualcosa di simile a quella donna pragmatica<br />

che non dava alcun peso all’opinione di<br />

uomini o dèi.<br />

«Riposa in pace, Clarisse», la sentì mormorare.<br />

«Fosse anche vera la <strong>de</strong>cima parte di<br />

ciò di cui ti hanno accusata, hai pagato per<br />

ogni cosa».<br />

Anche Stephen, solitamente parco di parole,<br />

era più taciturno <strong>de</strong>l solito. Eloise si<br />

morse il labbro, ma se avesse anche solo<br />

mostrato un minimo di compassione, la


179/960<br />

vecchia Domina l’avrebbe strapazzata fino a<br />

farle passare la voglia di attribuirle qualche<br />

fragilità.<br />

«Poteva chiamare a sé un’armata di <strong>de</strong>moni»,<br />

disse Ashton. «Ma l’unica che non<br />

avrebbe mai osato contrariare siete voi».<br />

Domina Heraclis gli rivolse un impercettibile<br />

sorriso. «Mi sembrano passati cento<br />

anni da quando Brian l’aspettava fuori<br />

dall’Ospedale per poterla ve<strong>de</strong>re un momento.<br />

Lei a quei tempi non lo <strong>de</strong>gnava di<br />

uno sguardo e aveva occhi soltanto per Nassar<br />

Stuart».<br />

Eloise si accorse di avere la bocca spalancata<br />

e subito mascherò lo stupore con un colpetto<br />

di tosse così naturale che nessuno si<br />

sognò di cre<strong>de</strong>rlo vero. Ashton sfoggiava<br />

un’espressione accuratamente neutra: una<br />

statua serena e indifferente allo scorrere<br />

<strong>de</strong>lle vicen<strong>de</strong> umane. Eloise non dubitò nemmeno<br />

per un momento che fosse turbato.


180/960<br />

«Vecchie storie, mea Domina», la sua<br />

voce aveva la <strong>de</strong>ferenza che avrebbe usato<br />

uno <strong>de</strong>i suoi scholares e la consistenza vellutata<br />

<strong>de</strong>lla seduzione.<br />

La professoressa gli lanciò un’occhiata<br />

penetrante e rispose in tono di blanda concessione.<br />

«Non abbastanza se vi pren<strong>de</strong>te la<br />

briga di civettare con un ru<strong>de</strong>re come me».<br />

«Sono più anziano di voi, per me la<br />

gioventù non ha alcun fascino».<br />

Eloise alzò gli occhi al cielo e si trattenne<br />

dallo sbuffare forte: quel dannato vampiro<br />

dalla faccia di bronzo, pensò.<br />

«I vostri allievi hanno notato che mancano<br />

due dita», riprese Ashton, con garbo.<br />

Le narici di Domina Heraclis vibrarono.<br />

«Voglio ben sperare che sappiano almeno<br />

contare».<br />

Stephen Eldrige, che non nutriva alcun<br />

interesse al di fuori di quanto giaceva sul tavolo<br />

operatorio, continuò a pren<strong>de</strong>re misure<br />

con scrupolosa <strong>de</strong>licatezza.


181/960<br />

«Eldrige?», domandò Domina Heraclis.<br />

«Parametri perfettamente umani», rispose<br />

lui, laconico. Sembrava in qualche<br />

modo contrariato. «Anche i campioni di pelle<br />

e di capelli. Tutto nella norma».<br />

Il tono era piatto, ma pronunciò quell’ultima<br />

parola con una sorta di frustrazione, poi<br />

gettò un’occhiata e Eloise che si ritrovò ad<br />

arretrare di un passo.<br />

«Dovrai aspettare un bel pezzo prima di<br />

controllare i miei di parametri», disse,<br />

arrabbiata.<br />

«Non troveresti qualcosa di differente»,<br />

disse Domina Heraclis. «Questo genere di<br />

potere non è un fattore fisico. Nei sotterranei<br />

di Dominus Fenaretes sono conservati altri<br />

corpi se vuoi esaminarli, di alcuni sono rimaste<br />

solo ossa; altri sono stati mummificati<br />

e sono ben conservati».<br />

Gli occhi di Stephen si accesero, Eloise<br />

invece si mosse, a disagio: c’erano cose a cui<br />

non le piaceva pensare troppo spesso e una


182/960<br />

di queste era il fatto di poter finire sugli appunti<br />

di uno come Stephen Eldrige.<br />

«Sono perfettamente umani», intervenne<br />

Ashton. «Nel corso <strong>de</strong>lla mia vita ne<br />

ho incontrati parecchi. Ne nasce uno ogni<br />

generazione».<br />

Uno <strong>de</strong>i suoi compiti, Eloise lo sapeva,<br />

era impedire che i Blackmore diventassero<br />

marionette di cui persone con il suo stesso<br />

potere potevano manovrare i fili a piacimento.<br />

Si chiese se fosse mai accaduto e<br />

come Ashton fosse intervenuto.<br />

Gli rivolse un’occhiata e non riuscì a reprimere<br />

un brivido. Era gentile e compassionevole.<br />

L’anima ferita <strong>de</strong>l soldato<br />

emergeva di tanto in tanto dando ragione di<br />

una sensibilità che lui amava nascon<strong>de</strong>re dietro<br />

al suo fascino.<br />

L’aveva anche visto incarnare la morte<br />

con terribile bellezza. Le sue mani <strong>de</strong>licate<br />

avevano ucciso, le sue labbra assaporato il<br />

sangue <strong>de</strong>lle sue vittime.


183/960<br />

Lo aveva fatto per lei, per difen<strong>de</strong>rla e<br />

vendicarla.<br />

Non avrebbe mai potuto dimenticarlo.<br />

«Che si sappia, Eloise è l’unica <strong>de</strong>lla sua<br />

generazione, ma lo stesso non può dirsi <strong>de</strong>lla<br />

prece<strong>de</strong>nte».<br />

Sentire pronunciare il proprio nome la<br />

distolse dai suoi pensieri. Si voltò verso<br />

Domina Heraclis tentando di restare impassibile<br />

sotto il suo sguardo da falco.<br />

«Si è trattato senza dubbio di qualcosa<br />

fuori dal comune», la voce di Ashton era<br />

gentile ma aveva un distacco inconsueto per<br />

lui.<br />

Domina Heraclis girò intorno al tavolo e<br />

appoggiò con <strong>de</strong>licatezza due dita sulla mano<br />

scheletrita <strong>de</strong>lla sua antica allieva.<br />

«Tre Evocatores nella stessa generazione<br />

e che sono stati, almeno per un certo periodo,<br />

molto amici».<br />

Eloise era impietrita, Ashton e Stephen<br />

Eldrige non le toglievano gli occhi di dosso.


184/960<br />

«Evocatori?», disse.<br />

Domina Heraclis scoccò un’occhiata in<strong>de</strong>cifrabile<br />

ad Ashton Blackmore.<br />

«Non le avete mai rivelato che le persone<br />

come lei vengono chiamate così?».<br />

«Nemmeno voi, a quanto ne so, mea<br />

Domina», rispose Ashton. «In verità non ci<br />

avevo pensato. Ho il tuo perdono, ragazzina<br />

umana? È un termine che usa il popolo: che<br />

io sappia non esiste alcuna <strong>de</strong>finizione scientifica».<br />

Con un’occhiata chiese conferma alla<br />

Domina e a Eldrige, i quali risposero con un<br />

cenno di diniego.<br />

«C’è qualche vecchio scritto di Dominus<br />

Avicemnius», disse Domina Heraclis, «a<br />

pren<strong>de</strong>re polvere nel suo studio. Non ha mai<br />

completato le sue ricerche fino a scrivere un<br />

vero e proprio trattato sull’argomento».<br />

Dominus Avicemnius era stato il maestro<br />

<strong>de</strong>i maestri e si era occupato praticamente di<br />

ogni ramo <strong>de</strong>lla medicina, in particolare,<br />

pensò Eloise con un po’ di apprensione, si


185/960<br />

era <strong>de</strong>dicato a esplorare il campo <strong>de</strong>lle malattie<br />

mentali.<br />

Stephen Eldrige annuì. «L’avevo sentito<br />

dire e <strong>de</strong>vo trovare il modo di metterci sopra<br />

le mani».<br />

Eloise pensò che Stephen utilizzava nei<br />

confronti <strong>de</strong>i libri lo stesso tono libidinoso<br />

che suo fratello Gareth avrebbe riservato a<br />

una cortigiana particolarmente sensuale.<br />

«Devi chie<strong>de</strong>rlo a Dominus Fenaretes»,<br />

disse Domina Heraclis. «Quella sezione di<br />

studi è sotto la sua responsabilità».<br />

Dominus Fenaretes era a capo <strong>de</strong>l dipartimento<br />

di Tanatologia, il suo regno erano le<br />

sale per la necroscopia e le camere mortuarie<br />

nei sotterranei <strong>de</strong>lla Misericordia, dove lui<br />

accudiva i suoi protetti con tutto l’affetto che<br />

i vivi potevano solo sognarsi. Di solito i suoi<br />

assistenti, come primo compito, ricevevano<br />

l’incarico di stare con i cadaveri perché non<br />

soffrissero la solitudine.


I cadaveri, naturalmente, non gli<br />

assistenti.<br />

Eloise scosse il capo. «Dominus Fenaretes?»,<br />

domandò. «Pensavo che questo<br />

ramo di studi riguardasse qualcun altro».<br />

«In effetti Dominus Avicemnius prese<br />

spunto per il suo studio da una coinci<strong>de</strong>nza<br />

che trovò interessante», Domina Heraclis<br />

sfoggiò il suo tono più clinico e cortese, per<br />

inciso quello con cui comunicava le pessime<br />

notizie.<br />

«Aveva constatato alcuni <strong>de</strong>cessi dovuti<br />

a inspiegabili attacchi di follia, sembra che in<br />

tutti i casi esaminati le vittime avessero il talento<br />

di Evocatore».<br />

* * *<br />

186/960<br />

«Weiss, se <strong>de</strong>vi per<strong>de</strong>re i sensi trova<br />

prima qualcuno che ti sostituisca».


187/960<br />

Il senso pratico di Domina Heraclis<br />

avrebbe fatto passare il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di esternare<br />

una qualunque emozione anche a un’attrice<br />

il giorno <strong>de</strong>l <strong>de</strong>butto. Nemmeno Stephen<br />

sembrava particolarmente propenso a<br />

sorbirsi una crisi di nervi soltanto perché lei<br />

aveva appena scoperto che c’era la possibilità<br />

che morisse completamente pazza. Ashton<br />

invece le rivolse uno <strong>de</strong>i suoi sorrisi rassicuranti<br />

e un tantino condiscen<strong>de</strong>nti che la<br />

facevano sentire al tempo stesso grata e<br />

irritata.<br />

«Ne ho conosciuti molti che sono morti<br />

tranquillamente nel loro letto e in tarda età»,<br />

disse. «Tuttavia rispon<strong>de</strong> al vero. Molti sono<br />

soggetti ad attacchi di follia incontenibile.<br />

Non mi stupisce però: gli Evocatores sono<br />

<strong>de</strong>i portali viventi».<br />

Passando accanto a Eloise che si sforzava<br />

di lavorare con calma allineando correttamente<br />

le ossa di un braccio, le sfiorò


188/960<br />

una spalla con fare confortante e lei<br />

sobbalzò.<br />

«Sei diventato loquace», gli disse<br />

stizzita. «Quando ero io a farti <strong>de</strong>lle<br />

doman<strong>de</strong> rispon<strong>de</strong>vi con grandissima<br />

parsimonia».<br />

Suonava piuttosto chiaro che l’ultima parola<br />

avrebbe potuto essere sostituita con<br />

qualcosa di vagamente offensivo.<br />

«Non volevo che fossi costretta ad assimilare<br />

troppe informazioni che avrebbero potuto<br />

turbarti».<br />

«Le tue premure sono inestimabili: hanno<br />

sempre il potere di farmi sentire<br />

un’idiota».<br />

«Mi spiace nuocere alla tua autostima,<br />

mia piccola Eloise».<br />

Dal tono ilare si sarebbe potuto benissimo<br />

dire il contrario e lei continuò a lavorare<br />

in silenzio, accigliata.


189/960<br />

«Sei imparentata con la regina<br />

Clarisse?», domandò Stephen. «Forse un<br />

legame familiare spiegherebbe qualcosa».<br />

«Non che io sappia», rispose Eloise.<br />

«In un certo qual modo tutte le vecchie<br />

famiglie <strong>de</strong>l Continente sono imparentate,<br />

anche se la cosa può risalire a generazioni indietro»,<br />

disse Domina Heraclis. «Le famiglie<br />

di tua madre e di tuo padre sono troppo importanti<br />

per non avere stretto, nel corso <strong>de</strong>i<br />

secoli, alleanze matrimoniali».<br />

«Nessuna parentela recente con i Granville»,<br />

intervenne Ashton.<br />

«Una comunanza di sangue potrebbe<br />

significare un legame», mormorò Stephen.<br />

«Ma non spiega nulla riguardo l’origine <strong>de</strong>l<br />

potere».<br />

«Eldrige», rispose Ashton con la consueta<br />

serenità, «sono oltre quattro secoli che<br />

calpesto la terra di questo mondo e non mi<br />

sono mai imbattuto in una spiegazione convincente.<br />

Ci sono cose relative alla nostra


190/960<br />

storia talmente antiche da non essere nemmeno<br />

documentate. Qualcosa sopravvive<br />

soltanto nei miti e nelle ballate».<br />

«Come la leggenda che i Blackmore discendano<br />

da una <strong>de</strong>a», disse Stephen.<br />

«Questo rispon<strong>de</strong> a verità».<br />

«Non frainten<strong>de</strong>temi», disse Stephen.<br />

«Nonostante io non sia seguace di alcun<br />

culto, credo nell’esistenza <strong>de</strong>gli dèi come<br />

forma di vita diversa dagli umani».<br />

Eloise era sbalordita: mai sentito Stephen<br />

pronunciare tante parole tutte insieme.<br />

L’argomento doveva interessarlo davvero.<br />

«I Blackmore possiedono caratteristiche<br />

soprannaturali perché si narra fu uno <strong>de</strong>i tre<br />

elementi che la nostra Capostipite pose a salvaguardia<br />

<strong>de</strong>lla tregua tra gli umani e le genti<br />

<strong>de</strong>l Presidio», spiegò Ashton. «La stirpe<br />

umana <strong>de</strong>i Blackmore, la stirpe <strong>de</strong>i vampiri<br />

di Blackmore e i Frati <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Spada. In forma umana», continuò, «i Blackmore<br />

possiedono una longevità insolita, la


191/960<br />

parziale immunità ai veleni e il parto indolore.<br />

A volte hanno il potere di ucci<strong>de</strong>re o di<br />

curare con la voce, altre quello di governare<br />

il vento. Entrambe le caratteristiche si conservano<br />

anche dopo la Seconda Nascita. Il<br />

potere che appartiene alla sola linea di<br />

sangue <strong>de</strong>i redivivi Blackmore invece è<br />

quello di comandare e usare le ombre».<br />

Stephen annuì. «Ho letto qualcosa <strong>de</strong>l<br />

genere in vecchissimi libri <strong>de</strong>l dipartimento<br />

di Anatomia non appena entrato allo Studium,<br />

ma all’epoca non gli diedi troppo credito<br />

perché apparivano più vicini alla favola che<br />

alla scienza».<br />

Eloise trattenne un sospiro: sapevano<br />

tutti che Stephen era entrato all’università a<br />

quindici anni, con un anno di anticipo<br />

rispetto alle normali matricole, perché i genitori<br />

non avevano i<strong>de</strong>a di come gestire il suo<br />

intelletto vivace.


192/960<br />

«In parte i Blackmore condividono il<br />

sangue <strong>de</strong>l Presidio», disse ancora Stephen<br />

e, dopo un momento, Ashton annuì.<br />

Non era un argomento semplice da affrontare:<br />

parte <strong>de</strong>lla pessima fama <strong>de</strong>i Blackmore<br />

era dovuta a quello. Nessuno si fidava<br />

di una famiglia che condivi<strong>de</strong>va in parte la<br />

natura di uno <strong>de</strong>i peggiori nemici <strong>de</strong>lla razza<br />

umana.<br />

«Non sappiamo cosa siano le creature<br />

<strong>de</strong>l Presidio, il popolino le chiama <strong>de</strong>moni<br />

perché sono malvagie e inclini alla violenza»,<br />

disse Domina Heraclis. «Si tratta di una<br />

forma di vita che ha peculiarità diverse da<br />

quella umana, ma chi ha il potere di comandarli<br />

possie<strong>de</strong> un’arma potente».<br />

«Puoi richiamare le creature <strong>de</strong>l Presidio<br />

e dirigerne le azioni, dico bene, Eloise?»,<br />

disse Stephen Eldrige e lei fece un verso che<br />

avrebbe potuto significare qualsiasi cosa.<br />

«Weiss, rispondi come si <strong>de</strong>ve».


193/960<br />

«Sì, mea Domina, ma solo quando sono<br />

abbastanza forte. Sto ancora imparando».<br />

«Come fai?», domandò Stephen.<br />

Consi<strong>de</strong>rata l’importanza che le dava di<br />

solito avrebbe dovuto sentirsi lusingata.<br />

«Tento di concentrarmi e poi impartisco<br />

un ordine. Di solito mi concentro su questa».<br />

Un po’ a fatica Eloise raccolse la manica<br />

sotto il gomito e mostrò la croce tatuata<br />

all’interno <strong>de</strong>ll’avambraccio. «Padre Raynard<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine Maggiore <strong>de</strong>gli Esorcisti ha <strong>de</strong>tto<br />

che mi avrebbe protetta».<br />

Stephen sembrava dubbioso, Domina<br />

Heraclis invece annuì bruscamente. «A prescin<strong>de</strong>re<br />

dalle personali cre<strong>de</strong>nze, è il semplice<br />

atto di avere fe<strong>de</strong> in qualcosa che possa<br />

contrastare una forza uguale e opposta che<br />

conferisce potere a un simbolo».<br />

Eloise continuò a esaminare diligentemente<br />

le ossa. Non riusciva a togliersi dalla<br />

mente che nei sotterranei <strong>de</strong>ll’Ospedale esistevano<br />

corpi di altre persone come lei,


194/960<br />

morte in modo abbastanza atroce da diventare<br />

oggetto di studio.<br />

«La Chiesa si è assunta, sin dai suoi albori,<br />

il compito di opporsi a creature che<br />

riteneva sue nemiche e ha creato gli strumenti<br />

necessari per combatterle. Tuttavia le<br />

croci bene<strong>de</strong>tte, l’acqua consacrata, le armi<br />

sacre non hanno alcun potere se non sono<br />

usate con fe<strong>de</strong> e pura volontà di combattere.<br />

Anche in mano a un alto prelato sono semplici<br />

oggetti».<br />

«E in mano a un ateo sono strumenti<br />

mortali, se almeno in battaglia riconosce il<br />

loro valore», disse Stephen. «Funziona così<br />

anche l’investitura <strong>de</strong>i cavalieri <strong>de</strong>ll’Ordine<br />

<strong>de</strong>lla Croce».<br />

Questo risvegliò nella mente di Eloise<br />

un’altra domanda che avrebbe voluto fare ad<br />

Ashton, poi qualcosa attirò la sua attenzione.<br />

«Domina Heraclis…», Eloise indicò qualcosa<br />

tra le ossa di Clarisse di Altieres: una


195/960<br />

profonda scalfittura che le attraversava una<br />

costola.<br />

«È stata accoltellata», sentenziò Domina<br />

Heraclis. «Dio solo sa che cosa accad<strong>de</strong> quel<br />

giorno».<br />

«Improbabile», Ashton Blackmore le si<br />

rivolse con la consueta cortesia, «sono<br />

pronto a giurare che solo il diavolo può<br />

dirlo».


9.<br />

Leggen<strong>de</strong> di stu<strong>de</strong>nti<br />

Eloise stava rimuginando su tutto ciò<br />

mentre, qualche ora dopo, se ne andava in<br />

giro con Bryce Van<strong>de</strong>mberg che, come acca<strong>de</strong>va<br />

circa una volta a settimana, stava<br />

elencando tutti i suoi malanni.<br />

«Ho l’affanno, le palpitazioni, l’insonnia<br />

e sto per<strong>de</strong>ndo l’appetito».<br />

«Ti sarai innamorato?».<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg si fermò di colpo e la<br />

guardò con una luce di autentico terrore<br />

negli occhi.<br />

«Non potrei essere semplicemente in<br />

punto di morte?», domandò con voce<br />

spaurita.<br />

«Probabilmente».


197/960<br />

Bryce fece un sospiro di sollievo. «Che<br />

bella notizia. Vieni, ti offro da bere».<br />

Tutto allegro la prece<strong>de</strong>tte galante all’interno<br />

<strong>de</strong>ll’Osteria <strong>de</strong>lla Luna Piena. Lì, come<br />

al solito, s’era riunita metà <strong>de</strong>lla Vecchia<br />

Capitale a mangiare, bere e ascoltare i<br />

pettegolezzi che arrivavano da fuori città,<br />

come i prodotti che i mercanti trafficavano<br />

per tutto il Continente.<br />

La sala bassa era presa d’assalto dagli<br />

stu<strong>de</strong>nti, in fondo alle scale si esten<strong>de</strong>va un<br />

mare di mantelli neri; feluche e libri ricoprivano<br />

ogni superficie disponibile. Il vino<br />

<strong>de</strong>lla Luna Piena era ottimo e a buon mercato<br />

e veniva servito con cesti enormi di<br />

frutta secca i cui gusci andavano ad alimentare<br />

il fuoco nei grandi focolari dove si arrostiva<br />

sempre qualcosa.<br />

«Ecco», Bryce scostò la sedia per aiutare<br />

Eloise a se<strong>de</strong>rsi.<br />

Il tavolino che erano riusciti ad accaparrarsi<br />

era vecchio e traballante, appoggiato a


198/960<br />

una parete in prossimità di un pilastro accanto<br />

al quale un giovane dai capelli scuri<br />

con un’aria molto abbattuta beveva in<br />

solitudine.<br />

«Stanno organizzando una riunione segreta<br />

a cui parteciperanno i legati di tutte le<br />

Reggenze», annunciò Bryce a bassa voce,<br />

dopo che la cameriera li ebbe serviti con una<br />

caraffa di vino rosso e un cesto di noci e<br />

nocciole.<br />

«Dove?».<br />

«In una locanda poco fuori città. Il mio<br />

augusto fratello si trova lì al momento come<br />

il tuo signor padre».<br />

«Naturalmente nessuno si è sognato di<br />

avvisarmi, vero?».<br />

Bryce annuì senza badare al fatto che<br />

Eloise stesse fumando di rabbia né tantomeno<br />

al tono retorico <strong>de</strong>lla domanda.<br />

«Naturalmente», rispose. «Altrimenti ti<br />

saresti precipitata lì per abbracciarlo e


199/960<br />

assicurarti che non strangolasse Axel a causa<br />

tua».<br />

Eloise cercò di ricordarsi che aveva giurato<br />

di salvare vite, non di toglierle nella<br />

maniera più rapida compatibile con una accettabile<br />

agonia.<br />

«E che cosa ti fa pensare che io non convocherò<br />

il mio carissimo amico Ashton<br />

Blackmore per farmi accompagnare proprio<br />

lì?».<br />

«Il fatto che si trovi insieme a loro».<br />

Eloise sollevò il bicchiere e lo vuotò di<br />

colpo: i termini “carissimo” e “amico” erano<br />

<strong>de</strong>cisamente da riconsi<strong>de</strong>rare.<br />

«Uomini», sibilò. «Quindi tu per questa<br />

sera saresti il mio cane da guardia?».<br />

«Non porrei la faccenda in modo così<br />

drastico», disse Bryce pru<strong>de</strong>nte. «Diciamo<br />

che tutti tengono alla tua salute».<br />

«Hai i<strong>de</strong>a di quanto tu stia rischiando la<br />

tua di salute?».


200/960<br />

Bryce si posò una mano sul cuore. «Sono<br />

cagionevole», <strong>de</strong>clamò in tono basso e virile,<br />

«ma coraggioso».<br />

Lei gli tirò una nocciola e lui si scansò<br />

prontamente, così il proiettile volò in<br />

direzione <strong>de</strong>l ragazzo che beveva da solo nel<br />

tavolo accanto.<br />

Eloise era quasi certa che il colpo fosse<br />

andato a vuoto, ma il giovane si posò una<br />

mano sulla nuca e si voltò stupefatto.<br />

«Mi dispiace moltissimo, Onorabile<br />

scholarus», disse Eloise nel suo tono più<br />

gentile, accorgendosi che il ragazzo aveva sul<br />

mantello il blasone <strong>de</strong>lla Societas di Medicina.<br />

«Non volevo darti incomodo».<br />

«Reazioni di donne», disse Bryce<br />

guadagnandosi quasi l’intero cesto in testa.<br />

«Sono Bryce Van<strong>de</strong>mberg, <strong>de</strong>lla Societas di<br />

Filosofia Naturale. Per farci perdonare possiamo<br />

invitarti a bere con noi?».<br />

Il giovane esitò un momento, poi scosse<br />

la testa.


201/960<br />

«Ewan Hasting. Mi dispiace ma <strong>de</strong>vo <strong>de</strong>clinare.<br />

Temo che non sarei di compagnia»,<br />

si scusò.<br />

Sembrava così abbattuto che Eloise intervenne.<br />

«Possiamo ren<strong>de</strong>rci utili in qualche<br />

modo?».<br />

«Purtroppo non c’è molto da fare. I genitori<br />

<strong>de</strong>lla mia fidanzata scen<strong>de</strong>ranno a momenti<br />

dalle loro stanze», rispose il giovane.<br />

Per un momento Hasting sembrò profondamente<br />

turbato. Bryce sorrise.<br />

«Ti sei fatto incastrare, amico? Brindo al<br />

tuo coraggio», aggiunse sollevando il bicchiere<br />

nella sua direzione.<br />

Hasting si limitò a chinare il capo, al che<br />

Eloise tirò un calcio sotto il tavolo per impedire<br />

a Bryce di esibirsi con il suo repertorio<br />

di massime sul matrimonio.<br />

«Ricordati che fino a che morte non ci<br />

separi può essere un intervallo di tempo terribilmente<br />

lungo».


202/960<br />

Era evi<strong>de</strong>nte che invece <strong>de</strong>llo stinco di<br />

Bryce doveva aver centrato una <strong>de</strong>lle gambe<br />

<strong>de</strong>l tavolo: il risultato fu un pie<strong>de</strong> dolorante e<br />

un interlocutore sempre più tetro.<br />

«Quel momento è già arrivato per noi. I<br />

genitori <strong>de</strong>lla mia Aileen tra poco mi accompagneranno<br />

alle camere mortuarie <strong>de</strong>lla<br />

Misericordia per darle una <strong>de</strong>gna sepoltura»,<br />

disse Hasting ucci<strong>de</strong>ndo in un sol colpo il<br />

sorriso sornione di Bryce e la pazienza di<br />

Eloise.<br />

Ewan Hasting si congedò con un inchino<br />

e scomparve tra la folla.<br />

«Sei un imbecille».<br />

«Ricordati che stai parlando con il<br />

secondo in linea di successione al trono <strong>de</strong>l<br />

tuo regno», rispose Bryce <strong>de</strong>bolmente.<br />

Eloise si alzò arrabbiata. «Che cosa fai, le<br />

tue regali terga hanno messo le radici sulla<br />

sedia? Raggiungiamolo, su, così potrai scusarti<br />

come si <strong>de</strong>ve».


Bryce annuì. «Spero che due caraffe <strong>de</strong>l<br />

mio sangue gli bastino».<br />

* * *<br />

203/960<br />

Quando uscirono in strada, nel rigurgito<br />

continuo di gente in entrata e in uscita<br />

dall’Osteria <strong>de</strong>lla Luna Piena, di Hasting non<br />

c’era traccia.<br />

«Riaccompagnami alla Misericordia»,<br />

disse Eloise. «Tra un’ora comincia il mio<br />

turno e tu avrai l’occasione per esprimere<br />

tutto il tuo rammarico».<br />

Lo disse con un tono che suggeriva anche<br />

con troppa esattezza cosa sarebbe seguito in<br />

caso contrario, così Bryce fermò una carrozza<br />

di piazza, le tenne la portiera aperta<br />

con un inchino poi, durante il viaggio, continuò<br />

a lamentarsi.


204/960<br />

«Domenica scorsa sentivo un fastidioso<br />

dolore alla schiena…».<br />

«Prima o dopo esserti caricato in spalla<br />

Gil Morgan svenuto a forza di bere?»,<br />

domandò Eloise.<br />

«Dopo. Ma non credo che le due cose siano<br />

collegate: probabilmente ho qualcosa di<br />

grave. L’ho <strong>de</strong>tto anche a Stephen e lui ha<br />

confermato che effettivamente stavo per<br />

morire».<br />

«Con ogni probabilità si riferiva<br />

all’ipotesi di ammazzarti».<br />

Finì che battibeccarono per l’intero tragitto<br />

e anche mentre scen<strong>de</strong>vano verso le<br />

camere mortuarie nel seminterrato, tanto<br />

che, a un certo punto, una porta si spalancò e<br />

sulla soglia comparve un uomo anziano e rubicondo<br />

con la veste bianca <strong>de</strong>i medici e<br />

l’aria esasperata.<br />

«Quanto chiasso, signori! Qui c’è gente<br />

che ha bisogno di concentrarsi!».


205/960<br />

Era Dominus Fenaretes, il primario <strong>de</strong>l<br />

dipartimento di Tanatologia, un luminare<br />

che aveva l’abitudine di trattare i morti come<br />

vivi e alla stregua di bambini tutti i viventi<br />

che non dimostrassero almeno ottant’anni.<br />

«Stiamo cercando di capire un <strong>de</strong>licato<br />

processo che ha arrestato una Seconda Nascita,<br />

se non volete partecipare vi prego di<br />

controllare il tono <strong>de</strong>lla voce».<br />

Eloise e Bryce allungarono la testa per<br />

sbirciare oltre la soglia dove Fenaretes stava<br />

lavorando. Come c’era da aspettarsi era<br />

vuota, a parte un corpo disteso sul tavolo<br />

smaltato al centro <strong>de</strong>lla stanza: l’interlocutore<br />

<strong>de</strong>l vecchio Dominus.<br />

«Domando scusa, signore», disse Eloise<br />

nel suo tono più dolce che le valse un’occhiata<br />

ironica da parte di Bryce. «Possiamo<br />

domandarle se ha visto Ewan Hasting?<br />

Doveva accompagnare i genitori <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>funta<br />

fidanzata a prelevarne le spoglie».


206/960<br />

Fenaretes assunse un’espressione interrogativa<br />

così che Eloise aggiunse subito: «Il<br />

nome <strong>de</strong>lla ragazza morta è Aileen».<br />

Come c’era da aspettarsi, solo al sentir<br />

nominare qualcuno giunto nel regno <strong>de</strong>i più,<br />

la luce <strong>de</strong>lla comprensione spuntò sul volto<br />

<strong>de</strong>ll’anziano Dominus che esordì:<br />

«Aileen Vain Gester. Era fidanzata con<br />

un giovane <strong>de</strong>lla Societas di Medicina e<br />

scomparve senza lasciare traccia. Qualche<br />

giorno dopo, il futuro sposo se la ritrovò davanti<br />

su un tavolo da necroscopia. Fu straziante.<br />

La poveretta con ogni probabilità era<br />

stata vittima di gente senza scrupoli che procurava<br />

cadaveri per scopi di studio».<br />

Eloise e Bryce lo fissarono, vacui.<br />

«Questa l’ho già sentita», disse lei.<br />

«Ma non è una di quelle leggen<strong>de</strong> che<br />

girano per lo Studium da secoli?», domandò<br />

Bryce in un soffio.<br />

Eloise annuì. «Cose sempre accadute al<br />

fratello <strong>de</strong>ll’amico <strong>de</strong>l cugino di qualcuno».


207/960<br />

«Per fortuna quei tempi barbari sono finiti<br />

e ora la sperimentazione è perfettamente<br />

legale».<br />

Fenaretes lanciò un’occhiata amorevole<br />

al suo muto assistente sul tavolo operatorio.<br />

«Un momento», disse Eloise. «Da<br />

quanto è successo?».<br />

Dominus Fenaretes ci pensò su un<br />

momento.<br />

«Circa settant’anni or sono. Ancora qualcuno<br />

ne parla».<br />

«Settanta», ripeté Bryce atono.<br />

«Si tratta sicuramente di uno scherzo»,<br />

disse Eloise con un filo di voce.<br />

«Di recente è arrivato il corpo di una<br />

ragazza, Clarissimus Dominus?», chiese<br />

Bryce scegliendo il più rispettoso tra i titoli<br />

riservati a un professore.<br />

Fenaretes scosse il capo. «Lo saprei se<br />

così fosse».


208/960<br />

«Ricorda per caso che cosa ne fu di quel<br />

ragazzo?», chiese Eloise. «Il promesso sposo<br />

di Aileen Vain Gester».<br />

Fenaretes fece un altro cenno di diniego.<br />

«Nessuno lo sa, andò per accompagnare i<br />

genitori <strong>de</strong>lla ragazza a porgerle l’estremo<br />

saluto e nessuno lo vi<strong>de</strong> più. Dissero che per<br />

il dolore si era buttato nel fiume. L’ultima<br />

volta lo vi<strong>de</strong>ro presso l’Osteria <strong>de</strong>lla Luna Piena<br />

e poi più nulla. Sapete», aggiunse con un<br />

sorriso allegro, «ogni tanto qualcuno<br />

sostiene di ve<strong>de</strong>re il suo fantasma che beve<br />

in solitudine seduto a un tavolo, proprio nel<br />

giorno <strong>de</strong>lla sua scomparsa che ca<strong>de</strong>,<br />

dunque…».<br />

«Oggi?», domandò Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

che per una volta pareva aver perso ogni<br />

voglia di scherzare.<br />

Fenaretes annuì tutto contento, quasi<br />

l’anniversario di morte fosse una specie di<br />

compleanno.


«Esattamente. A<strong>de</strong>sso andate», fece un<br />

gesto con le mani come per scacciare <strong>de</strong>lle<br />

galline. «Noi qui abbiamo da fare».<br />

* * *<br />

209/960<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg, rientrando poco dopo<br />

l’alba alla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla Nazione Sovrana<br />

di Al<strong>de</strong>nor, trovò il fratello minore e la sua<br />

fidanzata in uno <strong>de</strong>i saloni di rappresentanza<br />

a bere tè ormai freddo in tazze d’argento e a<br />

mangiare dolci che non si erano nemmeno<br />

presi la briga di togliere dal pacchetto.<br />

«Anna vi ucci<strong>de</strong>rà se scopre che avete usato<br />

quel servizio», disse porgendo il mantello<br />

a un valletto.<br />

Eloise, rannicchiata su un divano, con i<br />

piedi scalzi affondati tra i cuscini e le ginocchia<br />

contro il petto, si voltò di scatto in<br />

direzione <strong>de</strong>lla sua voce.


210/960<br />

Fino a un momento prima aveva la guancia<br />

premuta contro lo schienale e lo sguardo<br />

pieno di sonno fisso oltre le vetrate, mentre<br />

piluccava una crostata di frutta. La presenza<br />

di Axel aveva spazzato via ogni cenno di<br />

languore.<br />

Scostò i capelli dal braccio e distese le<br />

gambe cercando di ricomporsi; Bryce non si<br />

prese lo stesso disturbo e continuò a staccare<br />

grossi morsi da un dolce ricoperto di glassa.<br />

«Ciò che Anna non sa non può fare <strong>de</strong>l<br />

male ai suoi cognati, fisicamente parlando»,<br />

rispose. «Vuoi qualcosa di dolce?».<br />

Axel guardò i nastri macchiati di crema<br />

che portavano ricamato il marchio di una<br />

pasticceria di Salimarr, la più famosa <strong>de</strong>lla<br />

città, poi si avvicinò a Eloise.<br />

«Oh sì che lo voglio», sussurrò.<br />

Lo sguardo che le rivolse bastò a chiu<strong>de</strong>rle<br />

lo stomaco. Eloise posò su un piattino<br />

il dolce che all’improvviso aveva perso ogni<br />

sapore e sollevò il volto, assecondando


211/960<br />

l’ordine tenero e perentorio <strong>de</strong>lla mano<br />

maschile posata sulla sua guancia.<br />

Lui si arrestò a un soffio dalle labbra che<br />

già formicolavano nell’attesa, poi le posò un<br />

bacio sulla gota. Il suo respiro le toccò la<br />

bocca e lei chiuse gli occhi, posandogli una<br />

mano sul petto e conce<strong>de</strong>ndosi per un attimo<br />

proibito di abbandonarsi contro di lui.<br />

Quando sollevò le palpebre aveva nello<br />

sguardo lo stesso estatico batticuore<br />

<strong>de</strong>ll’amore appena consumato. Il modo in cui<br />

Axel la guardava prometteva cose oscure e<br />

meravigliose che non avrebbe mai potuto<br />

confidare a nessuno.<br />

«Me ne vado a controllare i miei innesti<br />

e a fare un bagno», disse Bryce alzandosi.<br />

«Fate attenzione, Mamma Isobel sarà in<br />

piedi tra poco».<br />

Un barlume d’ira attraversò lo sguardo<br />

di Axel, ma il giovane non fece alcun commento.<br />

Mentre Bryce lasciava il salone, si se<strong>de</strong>tte<br />

accanto a Eloise e posò una mano sul


212/960<br />

bracciolo e l’altra sulla spalliera, imprigionandola<br />

contro il divano.<br />

Nel silenzio che seguì la luce fredda <strong>de</strong>l<br />

primo sole dilagò per la stanza ed Eloise<br />

pensò che quelle mani su di lei prima o poi le<br />

avrebbero fermato il cuore. Il suo respiro si<br />

fece rapido e corto, Axel si staccò leggermente<br />

e affondò le dita nella stoffa <strong>de</strong>i cuscini<br />

per ritrovare il controllo. Lei vi<strong>de</strong> il sole<br />

far risplen<strong>de</strong>re le ciglia <strong>de</strong>i suoi occhi fermamente<br />

chiusi.<br />

Gli accarezzò il viso, la mascella contratta<br />

e un muscolo che guizzava contro il<br />

palmo <strong>de</strong>lla sua mano.<br />

«Andiamo di sopra. Per quanto mi riguarda<br />

ti sono stato lontano anche troppo».<br />

«Ma Mamma Isobel…».<br />

Isobel McRae era stata la nutrice di<br />

Jordan (che aveva perso la mamma quando<br />

era ancora in fasce) e aveva aiutato a crescere<br />

tutti i ragazzi Van<strong>de</strong>mberg. Nella sua<br />

posizione di governante <strong>de</strong>lla casa di città, si


213/960<br />

pren<strong>de</strong>va <strong>de</strong>lle licenze che il resto <strong>de</strong>lla servitù<br />

non si sarebbe mai concesso: tra queste<br />

dire chiaro e tondo al suo Principe che non<br />

aveva intenzione di ve<strong>de</strong>rlo trattare Eloise<br />

come la sua concubina. Aveva minacciato di<br />

parlarne con Lord Langenburg, il padre di<br />

Eloise, e Axel, per la prima volta, aveva reagito<br />

facendo pesare la sua autorità per metterla<br />

a tacere.<br />

«Non permetterò a nessuno di mettersi<br />

tra noi». La voce di Axel era tagliente come<br />

acciaio, la sua espressione aveva qualcosa di<br />

freddo e <strong>de</strong>terminato. Da quando erano tornati<br />

insieme, sembrava che ogni cosa si interponesse<br />

tra loro riuscisse a scatenare in<br />

lui un’ira gelida e violenta.<br />

«Se tu non fossi così ostinata», le disse<br />

con un sospiro, «entreresti in questa casa da<br />

signora e futura regina, nessuno potrebbe<br />

separarti da me nemmeno per un<br />

momento».


214/960<br />

«Che cosa ti ha chiesto mio padre in<br />

cambio <strong>de</strong>l suo consenso?».<br />

«Questo», rispose Axel, «è qualcosa che<br />

non ti riguarda Lady Eloise e che, pertanto,<br />

resterà tra tuo padre e me».<br />

Lei avvertì il pungolo <strong>de</strong>lla collera affiorare<br />

nella preoccupazione. C’erano cose tra un<br />

ere<strong>de</strong> al trono e il Lord Cancelliere <strong>de</strong>l regno<br />

di cui non avrebbe mai dovuto essere messa<br />

a parte, però questa volta la faccenda la riguardava<br />

da vicino e per nessun motivo<br />

avrebbe acconsentito a celebrare il matrimonio<br />

se prima non avesse saputo con precisione<br />

perché suo padre, che era sempre stato<br />

<strong>de</strong>terminato a non permettere ad Axel Van<strong>de</strong>mberg<br />

di averla, quasi un anno prima<br />

avesse improvvisamente ceduto.<br />

«Se è quello che pensi», gli disse con<br />

calma, «avresti dovuto permettere a mia<br />

madre e a mio padre di combinarti un matrimonio<br />

con una pupattola senza carattere già<br />

parecchio tempo fa».


215/960<br />

«Non litighiamo», disse lui, «non è<br />

quello che voglio».<br />

Ciò che volevano avrebbe dovuto aspettare.<br />

Eloise appoggiò la testa contro il suo<br />

petto, divisa tra l’impulso di stringerlo a sé,<br />

gettando al vento ogni proposito, e quello di<br />

tempestarlo di schiaffi.<br />

Da quando erano appena adolescenti,<br />

avevano sempre voluto tutto l’uno <strong>de</strong>ll’altra e<br />

né la minaccia <strong>de</strong>gli adulti né quella <strong>de</strong>llo<br />

scandalo erano valse a separarli.<br />

Ci sarebbe riuscita l’ombra di una<br />

creatura <strong>de</strong>lla notte, splendida e perversa,<br />

quando ormai mancava così poco per essere<br />

liberi e insieme.<br />

«Va bene», disse Eloise. Controllare la<br />

collera quando certi pensieri le sfioravano la<br />

mente era sempre difficile.<br />

C’erano cose di lui che non avrebbe mai<br />

saputo e la rabbia con cui Axel era <strong>de</strong>terminato<br />

a distruggere ogni ostacolo tra loro le<br />

suggeriva che, forse, avrebbe voluto soltanto


216/960<br />

potergliele confessare e ritrovare così una<br />

pace perduta per sempre.<br />

«Perché non mi chiedi cosa voglio invece?»,<br />

la voce bassa e ruvida di Axel era<br />

simile a pizzo sulla pelle, come la barba di un<br />

giorno sul suo volto. Si chinò per appoggiarle<br />

le labbra sopra la gola.<br />

Axel la spinse <strong>de</strong>licatamente contro i<br />

cuscini <strong>de</strong>l divano e arrotolò intorno al dito il<br />

nastro che le chiu<strong>de</strong>va il vestito sul seno, tirandolo<br />

piano.<br />

«Andiamo di sopra, Lady Eloise», mormorò.<br />

«Il fatto che non possa avere ancora la<br />

tua mano non significa che io non possa<br />

pren<strong>de</strong>re tutto ciò che riesco a ottenere».


10.<br />

Ciò che luccica<br />

Il cielo minacciava pioggia, mentre la<br />

carrozza con le insegne <strong>de</strong>i Blackmore proce<strong>de</strong>va<br />

in direzione <strong>de</strong>lla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla Reggenza<br />

di Altieres. Sophia pensava che il suo<br />

umore non sarebbe potuto peggiorare<br />

ulteriormente.<br />

«Sei riuscita a fare visita a Fay Mayfield,<br />

infine?».<br />

«Alexandria non mi permette di incontrarla»,<br />

rispose Sophia stringendo tra le dita<br />

inguantate l’elegante borsetta ricamata.<br />

«Tra qualche tempo smetterai di soffrirne<br />

così».<br />

Sophia non fece alcun commento: la voce<br />

profonda di Adrian Blackmore aveva il<br />

potere di cambiare la prospettiva <strong>de</strong>lle cose.


218/960<br />

Comunicava una serena indifferenza per<br />

i turbamenti umani che riusciva a smorzare<br />

la violenza <strong>de</strong>i sentimenti lasciando soltanto<br />

malinconia.<br />

Adrian non aveva nulla in comune con<br />

l’esuberanza fanciullesca di Cain o con la<br />

passione coinvolgente che emanava Ashton.<br />

Era, piuttosto, una di quelle ombre che ammantavano,<br />

cupe e perfette, le mura di un<br />

vicolo dove qualcuno avrebbe trovato una<br />

morte dalla dolcezza ineffabile. I suoi occhi<br />

verdi avevano la profondità <strong>de</strong>l mare nelle<br />

notti senza luna e le uniche emozioni che<br />

sembravano incresparne la superficie si<br />

manifestavano quando il suo sguardo si<br />

posava su Cain.<br />

La carrozza si arrestò e poco dopo un<br />

valletto aprì la portiera. Alexis, il segretario<br />

di casa, si inchinò quando varcarono il<br />

portone.<br />

Era un giovane snello dalle labbra incredibilmente<br />

rosse sul volto esangue e


219/960<br />

capelli scuri come l’inchiostro. Aveva un’età<br />

in<strong>de</strong>finibile e, forse, collocabile intorno ai diciotto<br />

anni, gli occhi anch’essi scuri però<br />

erano vecchi come un secolo di miserie.<br />

«I Principi di Al<strong>de</strong>nor e Lord Langenburg<br />

si stanno intrattenendo in biblioteca insieme<br />

a Lord Ashton e Lord Cain», disse a<br />

bassa voce, seguendo Adrian come<br />

un’ombra. «Ho servito <strong>de</strong>i rinfreschi e tutto<br />

sembra proce<strong>de</strong>re per il meglio».<br />

Adrian, che dava il braccio a Sophia con<br />

distaccata eleganza, annuì e a quel cenno<br />

Alexis si dileguò nel buio <strong>de</strong>l corridoio.<br />

«Spero che per te non sia una prova<br />

troppo dura», disse Adrian gentile. «Ricordati<br />

che nessuna <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>cisioni che ti verranno<br />

comunicate questa sera è <strong>de</strong>finitiva».<br />

In biblioteca, una stanza immensa che si<br />

proiettava verso l’alto, dove le pareti erano<br />

interamente composte di scaffali che<br />

salivano per tre piani fino a un lucernario<br />

circondato di preziose nervature, cinque


220/960<br />

uomini la atten<strong>de</strong>vano in un silenzio<br />

rilassato.<br />

Non appena varcò la soglia, Sophia non<br />

riuscì a impedirsi di cercare Ashton.<br />

Lui era fermo accanto a una vetrata e<br />

teneva discosta la tenda con una mano candida,<br />

le rivolgeva il profilo e guardava con attenzione<br />

nella notte, poi, lentamente, si voltò<br />

a sorri<strong>de</strong>rle.<br />

«Benvenuta a casa».<br />

C’erano state notti in cui aveva accarezzato<br />

la possibilità che lui le dicesse parole<br />

simili portandola per mano in quel<br />

palazzo dove a<strong>de</strong>sso giungeva come ospite.<br />

Dal primo momento che aveva posato lo<br />

sguardo su di lui aveva sentito sgretolarsi un<br />

pezzo di cuore e sapeva, con tutta la forza<br />

<strong>de</strong>lla sua umiliazione sapeva che ciascuno<br />

<strong>de</strong>i redivivi presenti nella stanza poteva sentire<br />

il palpito folle di ciò che ne restava. Lo<br />

ve<strong>de</strong>va nel sorriso dolce e mesto di Cain e nel


221/960<br />

contegno di Adrian che, con tatto, fingeva di<br />

non essere nemmeno al suo fianco.<br />

Sophia non riuscì a evitare che una<br />

vampa di rossore le salisse alle guance.<br />

«Principessa Sophia», Lord Domenic<br />

Weiss fece un inchino impeccabile che la<br />

costrinse a rivolgere su di lui la sua attenzione.<br />

«Sono onorato e felice di potervi finalmente<br />

incontrare di persona».<br />

Sophia si ricordò di inchinarsi soltanto<br />

con un momento di ritardo e l’anziano nobiluomo<br />

le sorrise, incoraggiante.<br />

Il tono, gentile ma privo di <strong>de</strong>ferenza con<br />

cui le si era rivolto le ricordò che il Lord Cancelliere<br />

di Al<strong>de</strong>nor aveva cresciuto il proprio<br />

re e tre principi <strong>de</strong>l sangue.<br />

Lei mormorò qualche frase di circostanza<br />

e se<strong>de</strong>tte rigidamente sul bordo <strong>de</strong>lla<br />

sedia che le indicarono. Se anche i Van<strong>de</strong>mberg<br />

per lui erano simili a cuccioli da allevare,<br />

un’orfana con il vestito <strong>de</strong>lla festa<br />

doveva apparirgli meno di niente, pensò.


222/960<br />

«I tuoi parenti, che ti conoscono da maggiore<br />

tempo, hanno un’opinione notevole<br />

<strong>de</strong>lla tua personalità», disse Lord Langenburg<br />

con gran<strong>de</strong> <strong>de</strong>licatezza. «Per questo<br />

confido che riuscirai a valutare quanto ti sto<br />

per dire con il giusto distacco. Ricordati che<br />

non sei più una comune cittadina e che dovrai<br />

presto assumerti la responsabilità di un<br />

regno. La tua situazione è stata oggetto di riflessioni<br />

approfondite da parte <strong>de</strong>lla diplomazia<br />

di tutte le Nationes, stasera siamo qui<br />

per comunicarti che cosa è stato stabilito».<br />

Cain, che stava appoggiato al pianoforte<br />

come una snella statua di marmo, altrettanto<br />

immobile e perfetta, sospirò talmente forte<br />

da far fremere di impazienza le ombre intorno<br />

a lui.<br />

«Ciò che inten<strong>de</strong> dirti, sorella, è che hai<br />

un tutore», spiegò. «E che probabilmente<br />

sarai presto fidanzata».


* * *<br />

223/960<br />

Sophia sentì l’immediato bisogno di<br />

se<strong>de</strong>rsi, poi ricordò che lo era già, rannicchiata<br />

sull’orlo di una poltrona che le sembrava<br />

una zattera nel mezzo di un mare in tempesta.<br />

Si aggrappò ai braccioli e non disse<br />

nulla.<br />

«Cain!», la voce melodiosa di Adrian<br />

Blackmore tradiva una certa esasperazione.<br />

«Quante storie», Cain, invece, sembrava<br />

arrabbiato. La piega <strong>de</strong>lle sue labbra, per una<br />

volta, non aveva nulla di fanciullesco e le<br />

ombre si ritraevano inquiete al suo passaggio<br />

mentre, col suo passo elastico e silenzioso, si<br />

avvicinava alla sorella. «Diteglielo e basta».<br />

Incrociò le braccia sopra lo schienale<br />

<strong>de</strong>lla sedia e, quando fece scorrere lo sguardo<br />

sui presenti, gli occhi ver<strong>de</strong> dorato avevano<br />

un bagliore di collera che, in un certo qual<br />

modo, rincuorarono Sophia.


224/960<br />

«Credo che stiamo effettivamente mancando<br />

di sensibilità», intervenne Axel Van<strong>de</strong>mberg<br />

con la consueta sicurezza.<br />

Era in piedi vicino al camino e le fiamme<br />

sembravano riversargli addosso fiotti di oscurità.<br />

Sophia aveva sempre provato<br />

soggezione nei suoi confronti.<br />

Era ancora il Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Chiave e, una volta lasciata la carica alla fine<br />

<strong>de</strong>lle Feriae Matricularum, avrebbe conservato<br />

il titolo onorario. Quindi oltre a essere<br />

l’ere<strong>de</strong> al trono di Al<strong>de</strong>nor, era l’uomo più<br />

potente di tutta l’Università.<br />

«Ma ormai il danno è fatto», continuò.<br />

«Ti prego di perdonarci, Sophia, forse avrei<br />

dovuto chie<strong>de</strong>re che la mia Eloise fosse<br />

presente».<br />

Il tono di quieto possesso gli valse uno<br />

sguardo ammonitore da parte di Lord Langenburg<br />

che voleva significare, chiaramente,<br />

che il suo diritto di <strong>de</strong>finire in tal modo sua<br />

figlia era ancora in discussione.


225/960<br />

Axel sorrise e chinò il capo, riuscendo a<br />

privare quel gesto di rispetto di qualsiasi<br />

sospetto di sottomissione.<br />

«Non era necessario», si sentì intervenire<br />

Sophia con voce tagliente. «Suppongo<br />

non stiate per comunicarmi che <strong>de</strong>vo andare<br />

al patibolo».<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg fino a quel momento<br />

era parso più interessato alle cuciture <strong>de</strong>i<br />

propri guanti che a quanto gli acca<strong>de</strong>va intorno<br />

ma, sentendola parlare in quel modo,<br />

alzò lo sguardo su di lei con una scintilla di<br />

interesse.<br />

«Dipen<strong>de</strong> dai punti di vista», sussurrò,<br />

divertito. «Ma non aver paura».<br />

Non aver paura.<br />

Quelle parole, il sorriso con cui le accompagnò,<br />

accesero qualcosa nei suoi pensieri e,<br />

senza esserne <strong>de</strong>l tutto consapevole, le tornò<br />

in mente la notte <strong>de</strong>l Clarimon<strong>de</strong> e quei<br />

cinque cavalieri mascherati e irriverenti.


226/960<br />

Stava ancora fissando Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

a bocca aperta, che le parole di Lord<br />

Langenburg la colsero di sorpresa.<br />

«Sei ancora molto giovane e, come ben<br />

sai, i tuoi parenti immortali non possono ricoprire<br />

cariche ufficiali. Lord Ashton pertanto<br />

ha proposto che ti fosse assegnato un<br />

tutore che si occupi di te fino al completamento<br />

regolare <strong>de</strong>i tuoi studi. La scelta è<br />

stata complicata e ostacolata dalle nazioni di<br />

Ma<strong>de</strong>rian e Faldras che si opponevano a che<br />

troppa influenza fosse concentrata nelle<br />

mani di un solo uomo. Così la scelta è<br />

ricaduta sul Principe Van<strong>de</strong>mberg e noi<br />

siamo sicuri che trarrai beneficio dalla sua<br />

influenza».<br />

Era stata una proposta di Ashton che,<br />

com’era evi<strong>de</strong>nte, non aveva altro pensiero<br />

che <strong>de</strong>signare qualcuno che potesse occuparsi<br />

di lei sollevandolo finalmente<br />

dall’incombenza.


227/960<br />

Senza riuscire a trattenersi, Sophia scoccò<br />

un’occhiata astiosa ad Axel Van<strong>de</strong>mberg:<br />

un tutore <strong>de</strong>l genere significava gettare in<br />

mare le chiavi <strong>de</strong>lla sua prigione, si disse cupa.<br />

Quello si limitò a sorri<strong>de</strong>rle, niente affatto<br />

turbato dalla sua ostilità.<br />

«La seconda cosa che dobbiamo dirti è<br />

un po’ più <strong>de</strong>licata», anche il tono di Ashton<br />

lo era, gentile e impersonale quasi fosse un<br />

medico che le comunicava quanto poco le<br />

rimaneva da vivere.<br />

«Chi <strong>de</strong>vo sposare?», disse lei a <strong>de</strong>nti<br />

stretti. «Sempre che riteniate di dovermelo<br />

dire, consi<strong>de</strong>rato che siete stati abbastanza<br />

chiari nell’asserire che non posso in alcun<br />

modo disporre <strong>de</strong>lla mia persona».<br />

La sua voce dapprima calma aveva assunto<br />

una nota stridula e Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

fece un’espressione colma di orrore come se<br />

si aspettasse di ve<strong>de</strong>rla trasformarsi in un<br />

mostro con sei teste e otto co<strong>de</strong> da un momento<br />

all’altro. Lui e Axel si scambiarono


228/960<br />

un’occhiata impotente e Sophia capì, con<br />

tetra soddisfazione, di averli messi a disagio.<br />

Ashton le rivolse uno sguardo attento e<br />

lei pensò che se avesse soltanto osato<br />

muovere anche un rimprovero silenzioso per<br />

il suo contegno si sarebbe alzata e avrebbe<br />

spaccato qualcosa.<br />

Si sentiva talmente umiliata da volersi<br />

annientare all’istante. Scomparire e non essere<br />

mai esistita, almeno non per vivere il<br />

momento in cui Ashton Blackmore in persona<br />

le avrebbe fatto capire esattamente<br />

quale valore le attribuiva.<br />

Quando per la prima volta l’aveva toccata,<br />

con il suo sguardo e la sua mano gentile,<br />

aveva creduto che finalmente potesse esistere<br />

anche per lei un posto in cui tornare.<br />

La trepidante commozione di Ashton nel<br />

momento in cui l’aveva guardata dandole il<br />

suo vero nome non aveva avuto alcun<br />

significato.


Avrebbe potuto esserci chiunque al suo<br />

posto e non sarebbe cambiato nulla, purché<br />

fosse un ere<strong>de</strong> di sangue Blackmore.<br />

L’estrema lucidità di quel pensiero le<br />

fece ritrovare la calma.<br />

«Se non c’è altro», disse in tono gelido,<br />

alzandosi, «penso che non mi tratterrò<br />

oltre».<br />

Fece un rigido inchino e si voltò,<br />

pensando soltanto a come mettere più distanza<br />

possibile tra lei e le persone che lasciava<br />

alle sue spalle.<br />

* * *<br />

229/960<br />

Scese la scalinata principale come una<br />

furia, incespicando sui tacchi <strong>de</strong>lle scarpe da<br />

sera, certa di doversi fare largo a calci tra le<br />

guardie che avrebbero cercato di sbarrarle il<br />

cammino.


230/960<br />

Con suo sommo stupore, invece, sei soldati<br />

si misero sull’attenti e fecero ala al suo<br />

passaggio.<br />

«Principessa», un lacchè anziano e<br />

dall’aria autorevole le andò incontro e si<br />

inchinò. Lei lo fissò per un momento prima<br />

di capire che stava mettendosi a sua<br />

disposizione.<br />

«La mia carrozza», disse, fingendo di<br />

sapere perfettamente cosa stava facendo.<br />

Un altro inchino e poco dopo l’elegante<br />

berlina con il blasone <strong>de</strong>i Blackmore sulla<br />

fiancata, cocchiere a cassetta e lacchè in<br />

livrea sul pre<strong>de</strong>llino posteriore, si fermò davanti<br />

a lei.<br />

«Andiamo al Collegio di Al<strong>de</strong>nor», ordinò<br />

dal finestrino, non sapendo esattamente<br />

cosa fare.<br />

La carrozza partì con un morbido<br />

schiocco di frusta e Sophia tentò di scacciare<br />

la sgra<strong>de</strong>vole sensazione che da un momento<br />

all’altro qualcuno avrebbe fermato la vettura


231/960<br />

e l’avrebbe buttata fuori dandole<br />

<strong>de</strong>ll’impostora.<br />

Era tutta presa dai suoi pensieri, così<br />

non si accorse che si erano fermati fino a che<br />

qualcuno non bussò al finestrino.<br />

«Siamo al Collegio di Al<strong>de</strong>nor,<br />

principessa».<br />

La piccola folla di curiosi che si era raccolta<br />

davanti alla piazza in cui sorgeva l’edificio<br />

la fece sentire ancora più stupida: gli<br />

scholares di Al<strong>de</strong>nor erano da sempre abituati<br />

a convivere con gli eredi <strong>de</strong>lla famiglia<br />

reale, i quali divi<strong>de</strong>vano i propri spazi<br />

nonché le loro regole senza superflue manifestazioni<br />

di prestigio e di ricchezza.<br />

Scese maledicendosi per non essersi<br />

cambiata: indossava un incubo di seta e sottogonne<br />

che, nelle intenzioni di Lady Eloise,<br />

avrebbe dovuto farla apparire regale ma che,<br />

al contrario, la faceva sentire una serva con<br />

addosso il vestito <strong>de</strong>lla padrona.


232/960<br />

«Sophia?». Kitty Waird, una stu<strong>de</strong>ntessa<br />

anziana <strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle Arti, la fissava<br />

con tanto d’occhi. Sophia si sforzò di sorri<strong>de</strong>re<br />

con naturalezza.<br />

«Sono venuta a trovare Julian e Jordan»,<br />

disse.<br />

Kitty si stava intrattenendo con i fratelli<br />

Bennett e Brandon Belford che rivolsero a<br />

Sophia un’occhiata di apprezzamento.<br />

Non si erano mai <strong>de</strong>gnati di notarla<br />

prima di quel momento, pensò lei con una<br />

punta di malinconia, quando aveva perso<br />

anche troppe notti a escogitare un modo di<br />

attirare l’attenzione di Bennett, durante l’anno<br />

prece<strong>de</strong>nte.<br />

«Al secondo piano», disse Kitty con la<br />

sua bella voce di cui tanto andava orgogliosa.<br />

Aveva un limpido timbro da soprano.<br />

Sophia ricordava con nostalgia le sere in cui<br />

si era addormentata ascoltando qualcuno accompagnare<br />

il suo canto al pianoforte o con<br />

il violino.


233/960<br />

La stanza che Julian e Jordan divi<strong>de</strong>vano<br />

si trovava al secondo piano. Come tutti gli<br />

stu<strong>de</strong>nti che riuscivano a smettere l’infimo<br />

grado di matricola senza perire nel percorso,<br />

a<strong>de</strong>sso avevano diritto a una stanza doppia.<br />

Sophia bussò e spalancò la porta senza<br />

atten<strong>de</strong>re risposta. Al centro <strong>de</strong>lla stanza,<br />

Jordan si richiuse la camicia sul petto e<br />

arrossì.<br />

«Non dovresti essere qui», protestò<br />

<strong>de</strong>bolmente.<br />

«Rilassati, Jordie», disse lei. «Tu non hai<br />

nulla che non abbia già visto addosso a Julian,<br />

o meglio quando Julian non aveva niente<br />

addosso».<br />

Jordan spalancò la bocca oltraggiato e<br />

per niente <strong>de</strong>si<strong>de</strong>roso di approfondire il discorso.<br />

«Che ci fai qui?».<br />

«Anche io sono felice di ve<strong>de</strong>rti», rispose<br />

andando dritta a piazzarsi sul letto accanto a<br />

quello in cui Julian si era addormentato<br />

ancora vestito. «Jules, svegliati», aggiunse


234/960<br />

poi buttando un qua<strong>de</strong>rno addosso al fratello<br />

adottivo che si rigirò borbottando.<br />

«Sul serio», intervenne Jordan esasperato.<br />

«Se non sei qui per una buona ragione,<br />

voglio almeno sapere perché tra poco mi ritroverò<br />

addosso quello strazio <strong>de</strong>i miei fratelli<br />

insieme ai tuoi parenti vampiri».<br />

Sophia, senza pren<strong>de</strong>rsi la pena di<br />

rispon<strong>de</strong>re, gettò su un tavolino il fermaglio<br />

che aveva sulla nuca, un’elegante assurdità di<br />

merletto nero e pietre semipreziose, poi andò<br />

a scuotere Julian per una spalla.<br />

«Alzati», gli disse brusca. «Usciamo».<br />

«E per andare dove?», disse Jordan sbalordito<br />

mentre Julian si alzava a se<strong>de</strong>re,<br />

imprecando.<br />

«Non lo so ma qualcosa mi verrà in<br />

mente».<br />

Sophia s’inginocchiò ai piedi <strong>de</strong>l letto e<br />

allontanò con una gomitata le sue gambe, poi<br />

tirò fuori da sotto il materasso uno stivale. Ci


cacciò <strong>de</strong>ntro la mano e, tutta soddisfatta,<br />

trasse una piccola fiasca.<br />

«Acquavite», affermò soddisfatta. «Julian,<br />

per favore, resta sempre così<br />

prevedibile».<br />

* * *<br />

235/960<br />

«Axel lo scoprirà e io implorerò una<br />

morte rapida e pietosa», dichiarò Jordan<br />

mentre la carrozza <strong>de</strong>i Blackmore correva<br />

lungo le vie <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale verso il<br />

Borgo di Altieres.<br />

«Non l’avremo», commentò Julian gettando<br />

un’occhiata ilare e stupita alla sorella<br />

adottiva che, sul sedile a fianco, si allentava il<br />

mantello. Aveva le gote accese per via <strong>de</strong>l liquore<br />

che era riuscita a ingurgitare prima<br />

che le togliessero la bottiglia dalle mani e lo<br />

sguardo svagato.


236/960<br />

«Prima di andare alla Citta<strong>de</strong>lla dobbiamo<br />

fare una cosa», disse Sophia. «Fa<br />

caldo qui <strong>de</strong>ntro, non trovate?».<br />

«È ubriaca?», sibilò Jordan all’orecchio<br />

di Julian che si limitò ad annuire vigorosamente<br />

un paio di volte e a ri<strong>de</strong>re.<br />

La carrozza si arrestò davanti alle mura<br />

di cinta ricoperte di rampicanti <strong>de</strong>l Collegio<br />

di Altieres, e senza atten<strong>de</strong>re che qualcuno lo<br />

facesse per lei, Sophia spalancò la portiera.<br />

«Torno subito, aspettatemi qui».<br />

Gli altri due non si sognarono nemmeno<br />

di darle retta e le corsero dietro lungo i corridoi<br />

<strong>de</strong>l pianterreno.<br />

«I Collegi <strong>de</strong>lle Nationes meridionali<br />

sembrano più confortevoli», disse Jordan<br />

guardando i soffici divani disposti lungo i<br />

corridoi e i quadri che <strong>de</strong>coravano le pareti.<br />

«Al sud si vantano di essere più progrediti<br />

di noi», disse Julian. «È risaputo, no?».<br />

Ritrovarono Sophia che colpiva una<br />

porta con il pugno <strong>de</strong>stro.


237/960<br />

«Fayette Mayfield, apri questa porta. Lo<br />

so che sei lì <strong>de</strong>ntro».<br />

Jordan doveva ammettere che, per essere<br />

discretamente ubriaca, Sophia sembrava<br />

molto <strong>de</strong>cisa o forse lo era proprio per quel<br />

motivo.<br />

Dopo qualche minuto in cui minacciò di<br />

buttare giù la porta, un visetto ovale e <strong>de</strong>licato<br />

circondato di riccioli scuri fece capolino<br />

da uno spiraglio.<br />

«Che cosa vuoi?», Fay Mayfield sembrava<br />

nascon<strong>de</strong>re la paura dietro la rabbia e<br />

non appariva troppo convincente.<br />

Sophia infilò una mano oltre il battente e<br />

le afferrò il polso.<br />

«Andiamo a bere», disse esasperata. «Ti<br />

<strong>de</strong>vo <strong>de</strong>lle scuse».<br />

Più che <strong>de</strong>lle scuse sembrava che fosse in<br />

<strong>de</strong>bito di un rapimento: senza lasciarle il<br />

polso cominciò a trascinarla lungo il<br />

corridoio.


238/960<br />

«Puoi piantarla, per favore?», disse Fay.<br />

«Non appena Alexandria e Caroline se ne accorgeranno,<br />

come minimo ti bruceranno i<br />

capelli».<br />

Com’era normale che acca<strong>de</strong>sse, avevano<br />

attirato l’attenzione di parecchi scholares<br />

nonché <strong>de</strong>l personale <strong>de</strong>l collegio, così,<br />

quando in fondo al corridoio principale comparve<br />

il portone d’ingresso, alle loro spalle si<br />

udì un trambusto.<br />

Gettandosi uno sguardo indietro Sophia<br />

vi<strong>de</strong> due o tre soldati <strong>de</strong>lla scorta correre<br />

nella sua direzione insieme a un paio di<br />

camerieri e al responsabile <strong>de</strong>l terzo piano.<br />

«Acci<strong>de</strong>nti», imprecò, tenendosi le ingombranti<br />

gonne con una mano.<br />

«Lasciami andare!», esclamò Fay, la<br />

voce acuta per il disappunto. Stava per aggiungere<br />

qualche altra cosa, quando Julian e<br />

Jordan gli si pararono davanti.<br />

«Ma cosa diavolo state facendo?», esclamò<br />

Julian.


239/960<br />

Fay gli lanciò un’occhiata poi, inspiegabilmente,<br />

tacque.<br />

«Dentro, presto!», urlò Sophia spingendo<br />

Fay all’interno <strong>de</strong>lla carrozza. Il cocchiere<br />

dal suo posto a cassetta la guardò sbalordito.<br />

La ragazza ricad<strong>de</strong> sul sedile e il suo<br />

urlo suonò più di eccitazione che di protesta.<br />

Sophia incespicò nelle gonne e allora Jordan<br />

la sollevò per la vita e la <strong>de</strong>pose sull’altro<br />

sedile come un sacco di patate.<br />

«Alla Citta<strong>de</strong>lla, subito!», gridò Julian<br />

prima di chiu<strong>de</strong>re la portiera con forza<br />

mentre già le ruote si muovevano e un tuono<br />

squarciava il cielo. Il buio si illuminò di<br />

lampi e poi un’acqua torrenziale si riversò<br />

sul tetto <strong>de</strong>lla vettura, producendo un<br />

rumore sordo e violento.


11.<br />

Il tocco <strong>de</strong>l tuono<br />

«Meglio andare nel Borgo di Mistran»,<br />

disse Julian dopo aver cambiato le disposizioni<br />

al cocchiere. «La Citta<strong>de</strong>lla sarà il primo<br />

posto dove verranno a cercarci. Per fortuna<br />

la pioggia dovrebbe rallentarli».<br />

«Odio avere una scorta», disse Sophia.<br />

«Benvenuta tra noi», rispose Jordan.<br />

«La tua, di scorta, non ti corre dietro<br />

ogni momento», protestò lei.<br />

Jordan alzò gli occhi al soffitto. «Perché<br />

io non ho l’abitudine di rapire le mie compagne<br />

di collegio o di scappare dalle finestre<br />

in braccio a un redivivo?».<br />

Sophia fece per protestare, poi vi<strong>de</strong> Fay<br />

Mayfield rivolgerle uno sguardo quasi di<br />

ammirazione.


241/960<br />

«Allora sei davvero scappata dal collegio<br />

saltando da una finestra con un vampiro<br />

biondo».<br />

«Già», disse Sophia, spiazzata perché interpellata<br />

per la prima volta in tono civile.<br />

«C’ero anch’io», disse Julian e Fay gli<br />

rivolse un sorriso civettuolo con il quale<br />

mostrò di apprezzare l’informazione.<br />

La taverna in cui si rintanarono, mentre<br />

fuori il cielo riversava acqua come durante<br />

un’apocalisse, era uno <strong>de</strong>i tipici sotterranei<br />

di Mistran, impregnati <strong>de</strong>ll’odore di tè e<br />

distillati.<br />

Una cameriera dall’aria scontrosa, con<br />

una corona di trecce bianche e occhi gelidi,<br />

servì loro bicchieri di tè forte e liquore<br />

trasparente come l’acqua in una caraffa ghiacciata<br />

insieme a ciotole di verdure in<br />

salamoia.<br />

Sophia ingollò un bicchierino di liquore e<br />

sentì una vampata scen<strong>de</strong>rle nello stomaco e<br />

gli occhi lacrimare. Boccheggiò e guardò


242/960<br />

Julian buttare giù il suo con una mossa esperta<br />

e posare il suo bicchiere rovesciato<br />

sulla tavola.<br />

Se lo stava facendo per Fay, la sua esibizione<br />

stava riscuotendo un certo successo, infatti<br />

la ragazza sorri<strong>de</strong>va e aveva un’espressione<br />

dolcissima.<br />

Sophia sentì un morso di gelosia allo<br />

stomaco ve<strong>de</strong>ndo Julian ricambiare quel sorriso.<br />

Forse portarsi dietro Fay non era stata<br />

un’i<strong>de</strong>a grandiosa se le sottraeva il poco<br />

tempo che ormai poteva trascorrere con i<br />

suoi migliori amici. Allungò la mano verso la<br />

caraffa e i blocchetti di ghiaccio tintinnarono<br />

quando si versò ancora da bere.<br />

«Mi sembra tu stia esagerando», disse<br />

Julian togliendole la caraffa di mano e spingendo<br />

verso di lei uno <strong>de</strong>i bicchieri di vetro e<br />

argento colmi di tè scuro fumante.<br />

«Lasciala fare», intervenne inaspettatamente<br />

Jordan guardandola con attenzione.<br />

«È andata tanto male, Soph?».


243/960<br />

Sophia fece un sorriso amaro. «Peggio».<br />

Cincischiò con il bicchiere e bevve qualche<br />

sorso, questa volta con più cautela.<br />

Aveva la testa leggera e lo stomaco piacevolmente<br />

caldo.<br />

«Ho un tutore», annunciò. «Tuo fratello<br />

per la precisione».<br />

«Quale?», disse Jordan con sincero rammarico.<br />

«In ciascuno <strong>de</strong>i tre casi sono davvero<br />

spiacente per te».<br />

«Axel, a quanto mi è parso di capire».<br />

«Il Duca <strong>de</strong>lla Chiave?», Fay sembrava<br />

colpita. «Non so se mi piacerebbe, mi incute<br />

molta soggezione».<br />

Sophia annuì. «Speravo di potermi stabilire<br />

alla Resi<strong>de</strong>nza di Altieres e stare almeno<br />

con Cain, ma a quanto pare resterò in<br />

collegio».<br />

«Sophia, saresti tutto il giorno da sola in<br />

ogni caso», disse Jordan con molto buon<br />

senso. «Cain non è ancora abbastanza forte<br />

per potersi risvegliare prima che sia calato il


244/960<br />

buio e Adrian non è di molte parole. Inoltre,<br />

sai quanto sia sempre impegnato Ashton».<br />

«Ashton Blackmore?», il sospiro di ar<strong>de</strong>nte<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio nella voce di Fay le fece di<br />

nuovo sognare di poterle torcere il collo. «Ho<br />

visto un suo ritratto una volta. Era la cosa<br />

più bella su cui avessi mai posato gli occhi.<br />

Non riesco nemmeno a immaginare che sia<br />

reale, ho sentito tante leggen<strong>de</strong> su di lui e per<br />

molto tempo si è creduto che fosse scomparso.<br />

È davvero come dicono?».<br />

Sophia notò la sua espressione curiosa e<br />

la voglia di strozzarla scomparve. «Ti porterò<br />

a conoscerlo una volta o l’altra», si sentì dire<br />

prima di riuscire a impedirselo.<br />

«Lo faresti sul serio?», Fay le rivolse un<br />

sorriso radioso e Sophia ebbe la netta impressione<br />

che avesse smesso di odiarla.<br />

«Certo».<br />

«Posso farti una domanda?».


245/960<br />

Sophia annuì e Fay si strinse nelle spalle<br />

con aria esperta, poi le scoccò un sorriso<br />

complice.<br />

«Ti stanno negoziando un fidanzamento<br />

con uno <strong>de</strong>i miei cugini, vero?».<br />

Sophia la guardò a bocca aperta. «E tu<br />

come lo sai?».<br />

«Perché io non ne so niente?», ruggì<br />

Julian.<br />

«Scommetto che è colpa <strong>de</strong>i miei fratelli»,<br />

sospirò Jordan. «Passione insana per i<br />

segreti. Dio solo sa perché: sono così<br />

complicati».<br />

Gli altri lo ignorarono.<br />

«Per quale motivo proprio uno <strong>de</strong>i tuoi<br />

cugini?», disse Sophia riavendosi.<br />

«Già», fece Julian arrabbiato. «Perché<br />

uno <strong>de</strong>i suoi cugini?».<br />

«Con ogni probabilità è stata un’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>i<br />

miei fratelli», spiegò Jordan. «Vocazione alla<br />

manipolazione… Che persone estenuanti».


246/960<br />

Sophia si ritrovò ad annuire e si immaginò<br />

sposata con Justin Sinclair che era l’anima<br />

gemella <strong>de</strong>l suo gemello e che si faceva<br />

riempire di botte per aver scommesso di essere<br />

in grado di combattere a occhi chiusi.<br />

«Per l’amor <strong>de</strong>l Cielo», disse Jordan disgustato.<br />

«Spero non si tratti di Justin».<br />

Fay avvicinò alla bocca il tè e lo sorseggiò<br />

con grazia.<br />

«Mi sembra ovvio», disse puntando un<br />

dito addosso a Sophia. «I Blackmore <strong>de</strong>l<br />

ramo principale sono praticamente estinti a<br />

parte te, quindi è conveniente cercare un’alleanza<br />

con i rami collaterali, soprattutto i<br />

Sinclair che sono la famiglia più strettamente<br />

legata ai Blackmore. Il trono sarebbe stato<br />

loro se tu non fossi saltata fuori<br />

all’improvviso».<br />

Jordan la guardava pieno di meraviglia e<br />

quella gli fece un sorriso tutto innocenza e<br />

malizia.


247/960<br />

«Avrebbero consegnato il trono alla<br />

Nazione di Ma<strong>de</strong>rian, vuoi dire», replicò<br />

Sophia.<br />

«Come puoi dire così? La famiglia è la<br />

cosa più importante», disse Fay con una<br />

certa severità. «Consolidare i legami in<br />

questo momento è fondamentale per il<br />

regno».<br />

Sophia stava per zittirla quando qualcosa<br />

che non avrebbe saputo <strong>de</strong>finire la fermò.<br />

Lottò per qualche istante con se stessa, poi<br />

disse. «Continua».<br />

Fay, che forse non si aspettava una reazione<br />

così composta, si appoggiò all’indietro<br />

contro lo schienale <strong>de</strong>lla panca e la guardò.<br />

«Davvero ti importa?».<br />

L’altra annuì.<br />

«Dal periodo successivo alla Rivolta»,<br />

disse Fay, «Altieres è stata quasi abbandonata<br />

a se stessa. C’è voluto oltre un anno<br />

prima che qualcuno pensasse di affidare la<br />

Reggenza provvisoria agli Stuart».


248/960<br />

L’espressione di Sophia fece per<strong>de</strong>re un<br />

poco di colore all’altra ragazza. «So che cosa<br />

stai pensando, ma ti prego di ascoltarmi<br />

prima di arrivare a una conclusione. I Blackmore<br />

non c’erano più: tutti sterminati in un<br />

solo giorno, la Nazione era allo sbaraglio. Per<br />

qualche tempo le grandi famiglie, che da<br />

sempre sono l’ossatura <strong>de</strong>lla società meridionale,<br />

hanno tenuto insieme le cose come<br />

hanno potuto, ma Altieres è una monarchia e<br />

un re era necessario. Subito dopo i Blackmore<br />

la dinastia più vicina al trono sono i<br />

Sinclair che ne rappresentano un ramo ca<strong>de</strong>tto<br />

e sono legati a loro da stretti vincoli di<br />

parentela. Al momento, te esclusa, c’è più<br />

sangue Blackmore in quella famiglia che in<br />

qualsiasi altra <strong>de</strong>l Continente».<br />

«Sfortunatamente i Sinclair sono ugualmente<br />

vicini agli Stuart», disse bruscamente<br />

Sophia.<br />

«Le ambizioni <strong>de</strong>gli Stuart sul regno di<br />

Altieres sono troppo antiche anche per


capire esattamente quando siano cominciate»,<br />

disse Fay a bassa voce. «Nessuno di noi<br />

è felice di questo, ma la cosa necessaria è<br />

restituire ad Altieres un re».<br />

«Tu vuoi dire», esclamò Sophia cercando<br />

di contenere la rabbia, «che bisogna dare<br />

Altieres a Gabriel Stuart».<br />

* * *<br />

249/960<br />

«Ma è assurdo!», disse Julian allontanando<br />

il piatto, come se la sola vista <strong>de</strong>l<br />

cibo lo disgustasse. «Gli Stuart sono avidi di<br />

potere. L’anno scorso, durante le Feriae Matricularum,<br />

ho avuto modo di ren<strong>de</strong>rmi conto<br />

di che tipo di persona sia Gabriel e non mi<br />

piace per niente».<br />

«Julian ha ragione, ma non consi<strong>de</strong>ra il<br />

peso politico che uno come lui può avere in<br />

questa situazione», aggiunse Jordan. «Che ci


250/960<br />

piaccia o no, se non avessero ritrovato<br />

Sophia, il legittimo preten<strong>de</strong>nte al trono di<br />

Altieres sarebbe stato Gabriel Stuart».<br />

Fay si accorse di avere addosso gli<br />

sguardi ostili di tutti e arrossì leggermente.<br />

«È così», disse. «Gabriel è figlio di<br />

Ma<strong>de</strong>leine Sinclair di Altieres, che Nassar<br />

Stuart ha sposato in secon<strong>de</strong> nozze. In effetti<br />

Nassar Stuart ha sposato due donne <strong>de</strong>lla<br />

famiglia Sinclair: la prima è morta dopo<br />

avergli dato il secondo figlio e a quel punto<br />

lui è stato libero di sposare quella che era la<br />

parente più stretta di Brian Blackmore e<br />

legare a sé a doppio filo le sorti <strong>de</strong>l trono.<br />

Gabriel è loro figlio e, nonostante quello che<br />

potete pensare di lui, ha davvero a cuore la<br />

sorte di Altieres».<br />

Jordan allungò una mano attraverso il<br />

tavolo e la posò su quella di Sophia. «Non<br />

vorremmo averti dato l’impressione di rimproverarti<br />

per colpe non tue», disse senza<br />

staccare gli occhi da Fay.


251/960<br />

La ragazza fece un sorriso un po’ triste.<br />

«Ci sono abituata. Voglio bene a Gabriel: i<br />

suoi difetti sono evi<strong>de</strong>nti, i pregi no. Tutti<br />

dicono di lui che sia arrogante e viziato, gli<br />

rinfacciano quanto si approfitti <strong>de</strong>l suo<br />

status sociale», enumerò sulle dita <strong>de</strong>lla<br />

<strong>de</strong>stra. «È un donnaiolo e non esiste rissa in<br />

città che non abbia iniziato lui. Però è anche<br />

tante cose che la gente preferisce ignorare».<br />

Abbassò lo sguardo, ma quando li fissò<br />

di nuovo, uno per uno, Sophia dovette ammettere<br />

di apprezzare la sua lealtà.<br />

«Nessuno a parte noi può sapere quanto<br />

abbia combattuto per essere consi<strong>de</strong>rato un<br />

preten<strong>de</strong>nte al trono, anche contro i suoi fratellastri.<br />

Non va molto d’accordo con il<br />

padre, in effetti quando non si trova nella<br />

Vecchia Capitale non trascorre mai <strong>de</strong>l<br />

tempo nella Nazione di Ma<strong>de</strong>rian, è sempre<br />

da noi in Altieres, nella patria di sua madre,<br />

ma Nassar è stato comunque colui che lo ha


252/960<br />

allevato e, qualsiasi cosa si possa dire di lui, è<br />

stato un padre amorevole».<br />

Pronunciò il discorso tutto d’un fiato, poi<br />

per nascon<strong>de</strong>re il disagio dovuto forse all’impressione<br />

di avere parlato troppo, sorseggiò<br />

un po’ di tè, ma la bevanda era bollente e si<br />

scottò le labbra.<br />

Julian, che ritrovava sempre il suo<br />

spirito cavalleresco davanti a una damigella<br />

in difficoltà, anche se a minacciarla era il tè<br />

di Mistran, le allungò un bicchierino di liquore<br />

ghiacciato, e la <strong>de</strong>licata Fay Mayfield<br />

sollevò il gomito e gettò indietro la testa<br />

vuotandolo con una mossa esperta.<br />

«Salute», disse Jordan.<br />

«Ci voleva», disse Fay rabbrivi<strong>de</strong>ndo con<br />

grazia.<br />

L’occhiata ammirata di Julian fu davvero<br />

troppo: Sophia riempì un bicchiere con un<br />

gesto <strong>de</strong>ciso.<br />

«Basta, Sophia», disse Julian. «Hai<br />

bevuto abbastanza».


253/960<br />

«Pensa ai fatti tuoi», rispose Sophia<br />

versandosi un altro bicchiere.<br />

L’acquavite era come fuoco liquido e per<br />

un momento la lasciò senza fiato. Per<br />

mascherare la reazione mangiucchiò un<br />

pezzetto di quelle verdure in salamoia con<br />

cui gli abitanti di Mistran accompagnavano<br />

le loro leggendarie bevute. Il volto preoccupato<br />

di Jordan cominciò a farsi sfuocato,<br />

Sophia raddrizzò la testa di scatto accorgendosi<br />

che le palpebre si erano fatte stranamente<br />

pesanti.<br />

«Sto bene», dichiarò inespressiva, poi<br />

crollò in avanti e chiuse gli occhi.


SECONDA PARTE


INTERMEZZO<br />

Storie da un altro luogo<br />

Il chiaro di luna aveva il sapore <strong>de</strong>ll’argento<br />

e <strong>de</strong>l gelo. Poteva abbracciarlo con lo<br />

sguardo, ma la sensibilità al calore e al<br />

gusto era qualcosa che aveva perduto da<br />

tempo.<br />

Tornare nei luoghi in cui aveva sparso<br />

passi e gioia e lacrime era simile alla visita<br />

<strong>de</strong>ll’estate: un momento di luce da gustare<br />

anche nei ricordi. Un viaggio raro in un<br />

posto che poteva raggiungere solo di tanto<br />

in tanto, ma la forza d’attrazione <strong>de</strong>l mondo<br />

era diventata irresistibile.<br />

Scivolare tra le tombe, sfiorare le croci<br />

di pietra con le trine <strong>de</strong>i suoi vestiti, piegare<br />

le fiammelle <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le con dita di fumo<br />

non le bastava più.


256/960<br />

Il malinconico orizzonte <strong>de</strong>i cimiteri<br />

sembrava una prigione, le croci bene<strong>de</strong>tte si<br />

ergevano come sbarre al di là <strong>de</strong>lle quali si<br />

esten<strong>de</strong>va una terra proibita.<br />

La compagnia <strong>de</strong>i corpi morti che<br />

dormivano nella terra e dietro le lapidi era<br />

dolce, ma il regno <strong>de</strong>i vivi aveva una musica<br />

che non poteva ignorare. La chiamava a sé,<br />

come gli strumenti magici <strong>de</strong>lle fiabe che le<br />

raccontavano da bambina, quando un sogno<br />

sarebbe durato soltanto una notte.<br />

Le case che aveva abitato erano rimaste<br />

uguali, soltanto, negli anni, le aveva viste<br />

cambiare impercettibilmente: qualche mobile,<br />

i fiori sulle mensole, il suono <strong>de</strong>lle voci<br />

che si alternavano, i bambini, gli adulti, tutte<br />

persone che un giorno avrebbe avuto con sé.<br />

Ogni tanto qualcuno era capace di avvertire<br />

la sua presenza, soprattutto i gatti<br />

fen<strong>de</strong>vano il buio coi loro occhi di cristallo e i<br />

cani diventavano irrequieti quando entrava<br />

in una stanza.


257/960<br />

La seguivano con lo sguardo e poi<br />

ringhiavano piano, con quel suono di gola,<br />

cupo, così diverso da quando pensavano che<br />

la minaccia fosse rappresentata da qualcosa<br />

che ancora apparteneva al regno <strong>de</strong>i vivi.<br />

Anche le persone reagivano, senza accorgersene:<br />

seguivano con lo sguardo il nulla<br />

che un gatto fissava con il pelo ritto o le<br />

ombre contro cui il cane brontolava, e si<br />

facevano silenziose, tese, attente a ogni<br />

guizzo ai margini <strong>de</strong>l loro campo visivo.<br />

Poteva ve<strong>de</strong>re il loro nervosismo, quando<br />

erano sole e il buio regnava oltre le finestre,<br />

come si sforzavano di compiere gesti normali<br />

con le membra rigi<strong>de</strong> per la tensione, resistendo<br />

all’impulso di guardarsi dietro, forse<br />

spaventate da quello che avrebbero potuto<br />

sorpren<strong>de</strong>re. Era divertente il modo in cui il<br />

cuore balzava loro in gola non appena le<br />

sfiorava con dita di ghiaccio; il loro trovare<br />

spiegazioni razionali ai rumori che lei produceva<br />

muovendosi per le stanze.


258/960<br />

Per non ammettere che lei era ancora lì.<br />

Il suono di passi, ai piani superiori dove<br />

non c’era nessuno e il fruscio di stoffe in<br />

camere disabitate da tempo; un cigolio<br />

nell’assito al suo passo leggero di spirito e il<br />

colpo <strong>de</strong>ciso di qualcosa che rovesciava sul<br />

pavimento per dispetto.<br />

Gli abitanti <strong>de</strong>lla casa parlavano di imposte<br />

sconnesse da riparare e vuoti di memoria<br />

spiegavano gli oggetti che lei aveva<br />

spostato per scherzo; un animale notturno, il<br />

rumore <strong>de</strong>lle fron<strong>de</strong> che qualcuno avvertiva<br />

passeggiando a tarda sera nei giardini.<br />

In cuor loro però sapevano. Con quel lato<br />

<strong>de</strong>ll’anima che combatte con la paura ma<br />

riconosce ciò che vive ai confini <strong>de</strong>l mondo,<br />

sapevano che lei c’era ancora.<br />

A<strong>de</strong>sso, per esempio, avrebbe spostato<br />

una bambola nella stanza <strong>de</strong>lle bambine.


12.<br />

Apparizione<br />

Qualcuno le aveva scaraventato un<br />

macigno in testa. Sophia Blackmore era certa<br />

fosse stato questo a svegliarla: un carico di<br />

pietre rovesciato sulla sua faccia senza molti<br />

complimenti.<br />

Ancora semicosciente mosse la testa e<br />

una staffilata lancinante dietro le palpebre la<br />

costrinse a rimanere immobile. Respirò con<br />

la bocca e molto lentamente perché il contenuto<br />

<strong>de</strong>llo stomaco sembrava ansioso di<br />

ricongiungersi con la terra.<br />

Tentare di aprire un occhio richiese uno<br />

sforzo sovrumano e venne ricompensata con<br />

un raggio di luce dolorosamente sparato in<br />

viso che la indusse a chiu<strong>de</strong>rlo di nuovo lamentandosi<br />

<strong>de</strong>bolmente.


260/960<br />

In quello stato pietoso cominciò a raccogliere<br />

frammenti di risveglio. Aveva la<br />

testa per metà sprofondata in un cuscino<br />

enorme, che nelle intenzioni <strong>de</strong>ll’artigiano<br />

probabilmente doveva essere imbottito di piume<br />

ma che ora sembrava solo pieno di<br />

sassi.<br />

La breve immagine <strong>de</strong>lla stanza, che<br />

aveva colto un momento prima di rintanarsi<br />

di nuovo nel buio, non aveva nulla di familiare.<br />

Di fatto non aveva la minima i<strong>de</strong>a di<br />

dove si trovasse.<br />

Il rumore <strong>de</strong>lla porta che si chiu<strong>de</strong>va con<br />

un tonfo – senza alcun riguardo per il fatto<br />

che lei fosse in punto di morte – le annunciò<br />

che qualcuno era entrato.<br />

Sophia si impose di nuovo la sofferenza<br />

di aprire gli occhi. Vi<strong>de</strong> una donna di mezza<br />

età con i capelli raccolti in una morbida crocchia<br />

e un abito grigio.<br />

«Hai un aspetto orribile, Principessa<br />

Sophia», le disse con una franchezza


261/960<br />

sconcertante. «Ma immagino sia quello che<br />

ti meriti per aver bevuto come un marinaio<br />

appena sbarcato».<br />

Sophia la guardò sconcertata, quasi dimenticando<br />

le fitte lancinanti alla testa: la<br />

conosceva bene, era Isobel McRae, la nutrice<br />

di Jordan e governante <strong>de</strong>lla casa di città <strong>de</strong>i<br />

Van<strong>de</strong>mberg.<br />

«Dove mi trovo?».<br />

Isobel McRae fece un verso sprezzante.<br />

«Davvero studiare all’università non significa<br />

essere intelligenti. Nella resi<strong>de</strong>nza cittadina<br />

<strong>de</strong>lla Nazione Sovrana di Al<strong>de</strong>nor, e<br />

dove altrimenti? Hai forse dimenticato che il<br />

mio ragazzo è stato nominato tuo tutore? A<br />

giudicare da quello che vedo, avrà il suo bel<br />

daffare con te, signorina. Non che gli possa<br />

nuocere imparare a badare a qualcosa che sia<br />

vivo».<br />

L’allusione era <strong>de</strong>l tutto incomprensibile<br />

e <strong>de</strong>cifrarla avrebbe richiesto uno sforzo che<br />

non aveva speranza di sostenere, così Sophia


262/960<br />

la ignorò e guardò la donna versarle una<br />

tazza di tè.<br />

«Bevi questo, ti rimetterà un poco in<br />

sesto. Man<strong>de</strong>rò qualcuno per aiutarti a fare il<br />

bagno e a vestirti, poi scendi a ren<strong>de</strong>re<br />

omaggio al tuo tutore, ammesso che sia abbastanza<br />

sobrio da riconoscerti».<br />

Il tè era bollente e le scottò la lingua, ma<br />

dovevano averci aggiunto qualcosa che dopo<br />

un paio di sorsi le calmò lo stomaco e attenuò<br />

il dolore alla testa.<br />

«Come sono finita qui?», domandò.<br />

«Ti ci hanno portata a braccia, principessa.<br />

Stavi dando spettacolo nel Borgo di<br />

Mistran quando qualcuno per fortuna ha<br />

riconosciuto Jordan ed è venuto ad avvisarci.<br />

È passato il mezzodì e tu dovrai correre il<br />

prima possibile dal tuo Dominus a scusarti<br />

per non essere a lezione».<br />

Detto questo se ne andò lasciandola sola<br />

a rimuginare. La sua memoria non sembrava<br />

arrivare di molto oltre il momento in cui si


263/960<br />

era sentita talmente spossata e aveva <strong>de</strong>ciso<br />

di riposarsi un poco sul tavolo <strong>de</strong>lla taverna.<br />

Aveva l’impressione confusa di essere<br />

caduta e, a conferma di ciò, il ginocchio le<br />

pulsava in maniera dolorosa. Le sembrava<br />

anche di essere stata parecchio in alto – si<br />

era forse arrampicata da qualche parte? – e<br />

di aver cantato.<br />

L’ultima sensazione che ricordava era il<br />

confortevole calore di un abbraccio, qualcuno<br />

che la sollevava come se non avesse<br />

peso e fosse ancora una bambina piccola da<br />

mettere a dormire con tutta la <strong>de</strong>licatezza.<br />

Questa sensazione aveva un profumo,<br />

rose unite a qualcosa di aspro e profondamente<br />

maschile.<br />

Una cameriera bussò interrompendola<br />

dalle sue riflessioni, così si alzò a se<strong>de</strong>re<br />

sperando che quella semplice operazione<br />

non le staccasse la testa dal collo.


* * *<br />

264/960<br />

Dopo colazione, uno <strong>de</strong>i servitori la indirizzò<br />

verso le serre e Sophia attraversò la<br />

polla di luce <strong>de</strong>l patio per ad<strong>de</strong>ntrarsi nelle<br />

stanze di cristallo sature <strong>de</strong>ll’odore <strong>de</strong>lla<br />

terra e <strong>de</strong>l profumo <strong>de</strong>i fiori.<br />

Jordan le aveva spiegato che ospitavano<br />

anche una specie di giardino d’inverno, così<br />

si aspettava di trovare il Principe Axel che<br />

sorseggiava tè con eleganza, magari pren<strong>de</strong>ndosi<br />

qualche insulto da Lady Eloise. Invece<br />

vi<strong>de</strong> un ragazzo snello inginocchiato accanto<br />

a un’aiuola, con il sole che gli batteva<br />

sui capelli donando loro una calda tonalità<br />

bronzea e le mani affondate in una rigogliosa<br />

macchia di ciclamini.<br />

«Oh, sei qui», l’apostrofò girandosi a<br />

lanciarle un’occhiata distratta. «Passami<br />

quel vaso, per favore».


265/960<br />

Colta alla sprovvista, Sophia obbedì e<br />

quello invece di ringraziarla la squadrò da<br />

capo a piedi. «Dove hai preso quel vestito?».<br />

Sophia abbassò lo sguardo sull’abitino<br />

rosa che indossava. «Era di Lady Eloise,<br />

credo. Me lo ha dato una <strong>de</strong>lle cameriere,<br />

non so dove sia finita la mia divisa».<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg arricciò il naso. «Ho<br />

dato ordine di bruciarla. Quando ti ho tirata<br />

giù da quella statua eri tutta sporca di liquore<br />

e di fango: mi sembrava il caso di darle<br />

una morte dignitosa».<br />

Sophia ritenne, anzi, sperò con tutto il<br />

cuore di aver capito male, in caso contrario i<br />

suoi sogni confusi riguardo l’essersi arrampicata<br />

su qualcosa potevano rivelarsi<br />

autentici.<br />

Poi lui si alzò e la superò per uscire dalla<br />

serra e un aroma sottile di rose e legno la<br />

raggiunse. Si voltò di scatto a guardarlo, con<br />

gli occhi sbarrati.<br />

Non è possibile.


266/960<br />

«Non restare lì, prendi quei gelsomini vicino<br />

a te e portali <strong>de</strong>ntro».<br />

Lo seguì in una stanza da studio, con un<br />

pianoforte in un angolo, le pareti coperte di<br />

libri e piante ovunque.<br />

Se ne rimase lì, in silenzio, a guardare<br />

ammutolita il giovane che si toglieva i guanti<br />

sporchi di terra e la guardava con piglio<br />

pensoso. Infine si avvicinò a una libreria e<br />

prese un vecchio libro che le porse con<br />

gran<strong>de</strong> solennità.<br />

Sophia lo sfogliò: erano poesie d’amore<br />

di un poeta morto almeno cento anni prima.<br />

«Devi leggere almeno un libro a settimana.<br />

Andrai regolarmente all’Opera e, che<br />

Dio ci salvi, da una sarta capace. Questa sera<br />

ti aspetta la Reggente Anziana di Valdyer che<br />

ha ritenuto opportuno lamentarsi con me<br />

perché non ha ancora avuto l’occasione di<br />

ve<strong>de</strong>re sua nipote».<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg sospirò come se<br />

tollerare tutto ciò fosse ben al di sopra <strong>de</strong>lle


sue forze. «Ci andrai da sola perché quella<br />

vecchia mi terrorizza. Non fa altro che criticare<br />

i miei vestiti e una volta ha cercato di<br />

colpire Axel con il suo bastone. Non che la<br />

biasimi per questo: è un impulso che mio<br />

fratello susciterebbe in chiunque».<br />

Sophia annuì come se quel discorso<br />

potesse avere un minimo di senso e comprese<br />

nell’ordine due cose: che quello era il<br />

suo tutore e che si prospettavano tempi duri.<br />

«Avanti, comincia a leggere ad alta<br />

voce», disse poi lui, chinandosi di nuovo<br />

verso una piantina di roselline. «Le rose<br />

crescono meglio con le poesie, quindi immagino<br />

accada lo stesso anche alle fanciulle».<br />

* * *<br />

267/960<br />

L’aria di addolorata partecipazione sulla<br />

faccia di Jordan Van<strong>de</strong>mberg era esauriente.


268/960<br />

«Che roba è quella?», domandò Julian<br />

sbirciando il foglio che Sophia stava<br />

leggendo.<br />

«Una lista di commissioni da svolgere<br />

entro domani: sarto, notaio, fioraio… impresario<br />

di pompe funebri?», terminò<br />

Sophia sbigottita.<br />

«Ti conviene farteli amici», disse Jordan,<br />

stringendosi nelle spalle. «È gente con cui<br />

trascorrerai parecchio tempo».<br />

«Tuo fratello fa confusione tra la sua pupilla<br />

e il segretario», borbottò Sophia.<br />

«Mio fratello fa confusione tra parecchie<br />

cose».<br />

«Perché <strong>de</strong>vo andare dal beccamorto?»,<br />

esclamò Sophia sconsolata. «Non bastano<br />

già tutte le lezioni, i compiti e le pretese <strong>de</strong>gli<br />

stu<strong>de</strong>nti anziani?».<br />

Jordan scosse il capo. «Bryce è in punto<br />

di morte almeno due volte al mese, solitamente<br />

a ca<strong>de</strong>nza di quindici giorni».


269/960<br />

«Ha <strong>de</strong>tto di voler controllare se ho una<br />

bella grafia», disse la ragazza. «Mi ha <strong>de</strong>ttato<br />

<strong>de</strong>lle clausole di un testamento».<br />

«È <strong>de</strong>cisamente in forma in questo periodo»,<br />

commentò Jordan e Julian, che ri<strong>de</strong>va<br />

divertito, si allungò dall’altro sedile <strong>de</strong>lla carrozza<br />

per scontrare il pugno contro il suo in<br />

segno di apprezzamento.<br />

Sophia lanciò loro uno sguardo di invidia<br />

e incrociò le braccia sul seno: il vestito di<br />

Lady Eloise, l’unica cosa <strong>de</strong>cente che posse<strong>de</strong>va<br />

al momento, era troppo corto per lei ed<br />

era stato sistemato con una balza. C’era poco<br />

da fare con il corsetto che restava vuoto laddove<br />

l’altra ragazza era <strong>de</strong>cisamente più<br />

formosa.<br />

«Ti penseremo mentre saremo alla Citta<strong>de</strong>lla»,<br />

disse Julian. «Se riesci a scappare<br />

mandaci un messaggio con una matricola: ti<br />

veniamo a pren<strong>de</strong>re».<br />

«Non infierire», disse lei, a <strong>de</strong>nti stretti.


270/960<br />

«Attenta a non fare arrabbiare la Reggente<br />

Anziana di Valdyer. Ha sempre il bastone<br />

con sé e una volta credo lo abbia tirato<br />

addosso ad Axel, anche se mi sembra una<br />

cosa comprensibile trattandosi di lui».<br />

«Il Principe Axel è un bel tipo», intervenne<br />

placidamente Julian. «Ha carattere».<br />

«Lo dici solo perché vuoi diventare<br />

anche tu Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave»,<br />

disse Jordan.<br />

La carrozza si arrestò davanti alla resi<strong>de</strong>nza<br />

cittadina <strong>de</strong>lla Reggenza di Valdyer,<br />

mettendo fine al battibecco.<br />

Jordan ripartì poco dopo molto sollevato<br />

di non essere al posto di colei che, al momento,<br />

veniva introdotta da un paggio nei<br />

grandi e ariosi appartamenti <strong>de</strong>lla madre <strong>de</strong>l<br />

Reggente di Valdyer.<br />

All’ingresso la aspettavano tre ragazze,<br />

due brune e una bionda, che le andarono incontro<br />

impazienti, congedando il paggio.


271/960<br />

Sophia le conosceva di vista: Emily,<br />

Charlotte e Valerie Granville <strong>de</strong>lla Societas di<br />

Medicina. All’improvviso realizzò che erano<br />

sue parenti: era passata da non avere nessuno<br />

oltre a Julian a non riuscire nemmeno a<br />

fare il conto di tutti i cugini.<br />

Le ragazze le sorri<strong>de</strong>vano cortesi, ma<br />

Emily aveva l’aria agitata e si assestava le<br />

ciocche biondo chiaro intorno alle guance.<br />

«Mi guarda? Perché mi sta guardando? Il<br />

pagliaio è in disordine?».<br />

Sophia impiegò un intero minuto per capire<br />

che si stava riferendo alla sua<br />

capigliatura.<br />

Charlotte alzò gli occhi al cielo. «Portiamola<br />

da Nanà», disse. «Prima che Emily<br />

la faccia scappare».<br />

Nanà si rivelò essere, naturalmente, la<br />

Reggente Anziana di Valdyer, una dama<br />

quasi centenaria alta e sottile, incredibilmente<br />

raffinata, con un abito blu e una tiara<br />

di brillanti sistemata sui capelli candidi.


272/960<br />

Osservò Sophia con piglio regale,<br />

dall’alto <strong>de</strong>l naso lungo e sottile, poi una<br />

grossa lacrima le scivolò lungo la guancia e<br />

cad<strong>de</strong> sulla stupefacente collana di zaffiri che<br />

portava al collo. Le nipoti, costernate, le<br />

corsero intorno. Se ne aggiunsero due o tre<br />

spuntate da chissà dove. Impossibile ricordarsele<br />

tutte: sarebbe stato come contare<br />

i peli di un gatto.<br />

«Clarisse», sussurrò l’anziana donna con<br />

voce tremula.<br />

Sophia fece un passo verso di lei, in<strong>de</strong>cisa.<br />

Non sapeva nemmeno dove tenere le<br />

mani, così le intrecciò davanti a sé.<br />

«Oh, perdonami», disse la regina. «Lo<br />

scorso anno mi hanno creduta pazza quando<br />

ho <strong>de</strong>tto di averla rivista. Ma a<strong>de</strong>sso che ti<br />

guardo bene da vicino tu sei ancora più<br />

bella».<br />

Era impossibile non trovarla adorabile,<br />

pensò Sophia, molto diversa dall’attempata


273/960<br />

megera che popolava gli incubi <strong>de</strong>i fratelli<br />

Van<strong>de</strong>mberg.<br />

Il nugolo di cugine dietro il divano dove<br />

era seduta la nonna sembrava uno stormo di<br />

uccellini variopinti che la fissavano con gentile<br />

curiosità.<br />

Mentre Nanà si asciugava una lacrima<br />

dalla collana di zaffiri, Sophia vi<strong>de</strong> un gruppetto<br />

di bambini fare capolino dalla porta e<br />

poi, colti sul fatto a fissarla, correre via lasciandosi<br />

dietro uno squittio allegro.<br />

«Mi hanno <strong>de</strong>tto che a<strong>de</strong>sso hai un<br />

tutore».<br />

Charlotte spinse una sedia in direzione di<br />

Sophia e con il bordo le falciò le ginocchia da<br />

dietro. Quella cad<strong>de</strong> a se<strong>de</strong>re, stupefatta.<br />

«Altrimenti sarebbe rimasta in piedi<br />

tutto il tempo», sentì che Charlotte mormorava<br />

alle altre, raggiungendole dietro il<br />

divano. Le rivolse un gran<strong>de</strong> sorriso<br />

incoraggiante.


274/960<br />

Nanà non mostrò di recepire quella mancanza<br />

di disciplina, le sue narici fremettero.<br />

Sophia annuì. «Il Principe Van<strong>de</strong>mberg»,<br />

disse.<br />

Mormorii di <strong>de</strong>ciso apprezzamento da<br />

parte <strong>de</strong>ll’assembramento di consanguinee<br />

salirono da dietro il divano. Sophia fu praticamente<br />

certa che stessero salutando il suo<br />

ingresso in famiglia con metaforici brindisi.<br />

Nanà era di diverso avviso. «Axel Van<strong>de</strong>mberg»,<br />

disse in tono di disapprovazione.<br />

«Un caro ragazzo ma non oso immaginare<br />

una sorte peggiore».<br />

«Il Principe Bryce Van<strong>de</strong>mberg», precisò<br />

Sophia a mezza voce e dalle facce estatiche<br />

dietro il divano capì che il brindisi metaforico<br />

si stava trasformando in colpi di cannone<br />

a salve.<br />

Nanà inarcò un sottile sopracciglio d’argento.<br />

«Mi sbagliavo: posso immaginare<br />

qualcosa di peggio. Si veste ancora in modo<br />

così ricercato?», mise tanta enfasi sull’ultima


parola che il sottinteso non poteva sfuggire a<br />

nessuno.<br />

Sophia pensò al ragazzo in maniche di<br />

camicia che indossava guanti sporchi di terra<br />

mentre si pren<strong>de</strong>va cura <strong>de</strong>lle sue rose. Stava<br />

per rispon<strong>de</strong>re, quando da una stanza vicina<br />

risuonò un coro di urla e pianti.<br />

Voci terrorizzate di bambini chie<strong>de</strong>vano<br />

disperatamente aiuto, nei corridoi<br />

risuonavano passi concitati, gli adulti<br />

facevano loro eco chiamandosi da un lato<br />

all’altro <strong>de</strong>lla casa.<br />

«La stanza <strong>de</strong>i bambini», Amelia Granville<br />

intercettò sulla soglia <strong>de</strong>l salotto Valerie<br />

che stava andando a curiosare.<br />

«La stanza <strong>de</strong>i bambini», ripeté Amelia<br />

con il fiato corto. «Non so cosa stia<br />

succe<strong>de</strong>ndo».<br />

* * *<br />

275/960


276/960<br />

I quartieri <strong>de</strong>i bambini occupavano parte<br />

<strong>de</strong>lla zona orientale <strong>de</strong>lla casa, dove la luce<br />

<strong>de</strong>l sole giungeva per prima e svaniva abbastanza<br />

presto da favorire il sonno serale.<br />

Erano arredati con soffici cuscini e tappezzerie<br />

vivaci, ma l’allegria <strong>de</strong>gli acquerelli<br />

e <strong>de</strong>i disegni appesi alle pareti, <strong>de</strong>gli scaffali<br />

di libri e di giocattoli diventava una macabra<br />

caricatura che ren<strong>de</strong>va ancora più raccapricciante<br />

l’intera scena.<br />

Due bambinaie e alcune <strong>de</strong>lle ragazze più<br />

grandi cercavano di consolare quattro o<br />

cinque bambini che piangevano a dirotto con<br />

il volto affondato nei vestiti <strong>de</strong>lle cugine e le<br />

piccole mani premute sugli occhi con tanta<br />

foga da far pensare che non avrebbero più<br />

voluto ve<strong>de</strong>re nulla al mondo.<br />

«Mio Dio», disse Valerie con voce alterata.<br />

«Che cosa è successo?».<br />

Dozzine di bambole giacevano al centro<br />

<strong>de</strong>lla stanza, rotte, strappate, sventrate. Le


277/960<br />

teste staccate dai colli <strong>de</strong>licati, gli occhi di<br />

vetro fissi al soffitto, schegge di legno e piccoli<br />

coltelli da gioco piantati nei corpi. Patetiche<br />

viscere di stoppa e stracci formavano<br />

un groviglio indistinto, una damina bionda<br />

aveva il viso di porcellana spaccato da una<br />

crepa centrale che creava un orrido contrasto<br />

con la serena fissità <strong>de</strong>lla sua espressione.<br />

«Che cosa avete fatto ai giocattoli?».<br />

Deanne Granville stava con le mani sui fianchi<br />

e cercava di nascon<strong>de</strong>re il turbamento dietro<br />

un’espressione irritata.<br />

Uno <strong>de</strong>i bambini, una miniatura di angioletto<br />

bruno, scoppiò di nuovo in lacrime.<br />

«Dee, santo Cielo!», esclamò Valerie pallida,<br />

spalancando le braccia per accogliere il<br />

cuginetto.<br />

«Non siamo stati noi», disse una voce infantile<br />

ma stranamente calma.<br />

Apparteneva a una bimba di circa cinque<br />

anni, con un vestitino celeste e il nastro che<br />

si scioglieva dai capelli biondi. Fissava le


278/960<br />

bambole rotte con un’espressione in<strong>de</strong>finibile,<br />

ma quando alzò gli occhi, Sophia vi<strong>de</strong><br />

che erano colmi di una paura talmente<br />

gran<strong>de</strong> da non poter nemmeno essere manifestata<br />

con le lacrime.<br />

«Lo diciamo da tantissimi giorni e nessuno<br />

ci vuole cre<strong>de</strong>re», la sua voce era acuta<br />

e aveva un’esasperazione molto adulta. «C’è<br />

una cosa qui che ci fa paura».<br />

«Queste sono sciocchezze», disse con<br />

forza una <strong>de</strong>lle bambinaie. «Non c’è nulla di<br />

strano qui, è la vostra stanza <strong>de</strong>i giochi».<br />

L’altra bambinaia, invece, taceva limitandosi<br />

ad accarezzare una bimba sottile<br />

ancora scossa da lunghi singhiozzi e con il<br />

volto congestionato dalle lacrime.<br />

«Dico di sì invece!», gridò la bambina<br />

con il vestito celeste, picchiando il pie<strong>de</strong> per<br />

terra.<br />

«Mary!», intervenne Nanà. «Che<br />

modi!».


279/960<br />

La bambina rivolse alla bisnonna uno<br />

sguardo ferito ma fermo. «È così vi dico,<br />

Nanà», disse strappandosi il nastro dai<br />

capelli e gettandolo per terra. «C’è una<br />

ragazzina che sposta le nostre bambole e ci<br />

tira i capelli. Ieri notte ha spinto Marise fuori<br />

dal suo letto, vero Marise?», chiese girandosi<br />

verso la bambina che singhiozzava tra le<br />

braccia <strong>de</strong>lla bambinaia. «Ha dormito nel<br />

mio letto poi, ma ha pianto tutta la notte».<br />

Marise non rispose, si limitò a nascon<strong>de</strong>re<br />

il visino contro la spalla <strong>de</strong>lla sua bambinaia,<br />

tremando.<br />

«Mary», Nanà parlò in modo tranquillo,<br />

ma a Sophia parve che a sua volta fosse<br />

scossa. «Non esistono queste cose».<br />

«È una bugia!», Mary sembrava fuori di<br />

sé, stringendo i piccoli pugni si scrollò dalla<br />

spalla la mano di Valerie e senza staccare gli<br />

occhi da quelli <strong>de</strong>lla nonna gridò: «Voi fate<br />

finta di niente e noi abbiamo paura perché ci<br />

lasciate soli con lei».


280/960<br />

«Frances, cosa sai di questa storia?»,<br />

domandò Nanà a una giovane mamma dai<br />

capelli scuri che consolava il suo bambino.<br />

Lady Frances Granville scosse il capo.<br />

«Non ne so niente, madre», rispose <strong>de</strong>bolmente.<br />

«Sono storie di bambini».<br />

Mary voltò il capo di scatto, <strong>de</strong>lusa, come<br />

se non sopportasse nemmeno più di tollerare<br />

la vista <strong>de</strong>gli adulti. Strinse le labbra e non<br />

aggiunse nulla.<br />

Nanà la fissò per un lungo momento poi<br />

disse. «Portate i bambini nel mio salotto e<br />

servite tè e dolci per rifocillarli», poi si avvicinò<br />

a Frances, e Sophia la sentì dire a voce<br />

bassa: «Mandiamo a chiamare un<br />

Esorcista».<br />

Dee, che dopo essere stata redarguita era<br />

rimasta in silenzio, si avvicinò alla donna e<br />

disse: «Ho un’i<strong>de</strong>a migliore: una di noi, oppure<br />

Ross, potrebbe mandare a chiamare<br />

Lady Eloise Weiss».


281/960<br />

«Non servirà. Non c’è nulla che i padroni<br />

<strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni possano fare. C’è uno spirito che<br />

è tornato in questa casa per la Festa <strong>de</strong>lle<br />

Anime», disse sottovoce la bambinaia che<br />

fino a quel momento non aveva parlato, con<br />

un forte accento di Altieres. Sophia pensò<br />

che fortunatamente aveva aspettato che i<br />

bambini uscissero prima di parlare.<br />

«Non la scaccerete tanto facilmente», aggiunse<br />

la donna. «Non ha nessuna intenzione<br />

di andare via».


13.<br />

Il pane <strong>de</strong>i morti<br />

Sophia Blackmore trascorse quasi un’intera<br />

settimana a correre da un capo all’altro<br />

<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale per sbrigare le commissioni<br />

che il tutore le aveva assegnato. Nel<br />

giro di qualche giorno aveva visitato, senza<br />

far torto a nessuno, lussuose botteghe di<br />

cerimoniali funebri, sarti alla moda e maestri<br />

giardinieri, secondo un accostamento che<br />

poteva essere chiaro soltanto a Bryce<br />

Van<strong>de</strong>mberg.<br />

Aveva letto ad alta voce poesie ai fiori,<br />

era rimasta impalata per ore per la prova <strong>de</strong>i<br />

nuovi vestiti e posse<strong>de</strong>va un mucchio di libri<br />

da leggere sui quali, per di più, il suo tutore<br />

si aspettava di essere relazionato per iscritto.


283/960<br />

Essere la pupilla di Bryce Van<strong>de</strong>mberg si<br />

stava rivelando una faccenda estremamente<br />

faticosa e Sophia si ritrovava a fine giornata<br />

esausta, con a malapena la forza di mangiare<br />

qualcosa nel refettorio di Altieres – sempre<br />

da sola – per crollare infine a letto.<br />

Dalla sera in cui l’aveva trascinata fuori,<br />

anche se non era riuscita a scusarsi, come era<br />

inizialmente nelle sue intenzioni, Fay Mayfield<br />

la salutava ogni volta che si incontravano<br />

(pure se Sophia aveva la netta impressione<br />

che sperasse di ve<strong>de</strong>re Julian o<br />

Jordan) e anche sua sorella Caroline le lanciava<br />

qualche occhiata curiosa e non più<br />

apertamente ostile.<br />

L’unica che non mostrava in alcun modo<br />

di ammorbidirsi nei suoi confronti era Alexandria,<br />

che continuava a tirare dritto come<br />

se lei non esistesse nemmeno.<br />

Poi una sera, quando il sole era solo un<br />

ricordo pallido nella sfumatura più chiara sul<br />

tratto <strong>de</strong>ll’orizzonte, a Sophia parve di


284/960<br />

avvertire un’alterazione nelle voci fuori dalla<br />

porta che facevano sfondo alle sue serate<br />

solitarie.<br />

Poco dopo qualcuno cominciò a bussare<br />

con insistenza e Sophia si alzò, riluttante ma<br />

curiosa, dal tavolo da studio. A parte le visite<br />

di Jordan e Julian non c’era davvero nessuno<br />

che andasse a cercarla in camera. Quando<br />

aprì la porta si ritrovò con gran<strong>de</strong> stupore a<br />

fissare gli occhi scuri di Fay spalancati ed<br />

estatici.<br />

«C’è qualcuno che ti aspetta all’entrata»,<br />

le disse, faticando a contenere l’eccitazione.<br />

Accanto a lei Carol la fissava con evi<strong>de</strong>nte<br />

curiosità e, quando incrociò il suo sguardo,<br />

dopo un momento di esitazione, chinò il<br />

capo in segno di saluto.<br />

Entrambe indossavano abiti molto graziosi<br />

e sembravano pronte per una serata<br />

elegante.<br />

«Dovresti cambiarti», disse infatti<br />

Caroline, esaminando con aria critica la sua


285/960<br />

divisa nera e piuttosto gualcita. «Ashton<br />

Blackmore non può portare alla Festa <strong>de</strong>lle<br />

Anime la principessa di Altieres vestita in<br />

questo modo».<br />

«La Festa <strong>de</strong>lle Anime?», Sophia sapeva<br />

di cosa si trattava: era stata costretta a<br />

leggere montagne di libri sulle tradizioni di<br />

Altieres, ma era stata l’allusione ad Ashton a<br />

lasciarla con il fiato corto e il cuore che le<br />

batteva forte, tanto da ren<strong>de</strong>rla certa che le<br />

ragazze Mayfield potessero sentirne il<br />

rumore.<br />

«È lui che ti sta aspettando», disse Fay<br />

impaziente. «Ci ha chiesto di chiamarti».<br />

Carol sospirò. «Vi rivedremo alla Festa<br />

allora».<br />

Dal tono era chiaro che incontrare<br />

Sophia non era esattamente in cima ai suoi<br />

pensieri.<br />

«Hai qualcosa di <strong>de</strong>cente da metterti?»,<br />

domandò Fay senza molti complimenti.


286/960<br />

Sophia si aspettava di esserne irritata,<br />

invece scoprì che in un certo senso quel tono<br />

le piaceva: era lo stesso che avrebbe adoperato<br />

Julian.<br />

Si ritrovò ad annuire. «Potete dirgli di<br />

aspettarmi, per favore?». Le due ragazze<br />

ebbero un i<strong>de</strong>ntico sguardo di sufficienza.<br />

«Fallo aspettare tu», disse Fay. «Ha tutta<br />

l’eternità, in ogni caso».<br />

Corsero via ridacchiando e la lasciarono<br />

a guardarle dalla soglia con un’espressione<br />

un po’ inebetita. Un lieve schiarirsi di voce le<br />

suggerì che una <strong>de</strong>lle guardie <strong>de</strong>lla sua scorta<br />

era rimasta ad ascoltare e, a<strong>de</strong>sso, cercava di<br />

mascherare il proprio divertimento dietro<br />

una postura rigida, ma le spalle sussultavano<br />

per le risate trattenute.<br />

Con le guance in fiamme Sophia si barricò<br />

dietro la porta e si guardò intorno con la<br />

mente vuota e in preda al panico più totale.<br />

Nel baule c’erano alcuni abiti che le<br />

erano stati recapitati in attesa che quelli su


287/960<br />

misura fossero completati, ancora nelle loro<br />

confezioni di stoffa e nastro.<br />

Per un momento Sophia rimpianse di<br />

non avere nessuno che l’aiutasse a scegliere<br />

qualcosa da mettere e a divi<strong>de</strong>re l’ansia che<br />

le chiu<strong>de</strong>va lo stomaco, poi si riscosse e si<br />

inginocchiò davanti al baule.<br />

Quando scese ai piani inferiori, cercando<br />

di simulare un contegno noncurante e di non<br />

sembrare troppo affannata, vi<strong>de</strong> la carrozza<br />

con il blasone <strong>de</strong>i Blackmore ferma davanti<br />

all’entrata principale mentre gli stu<strong>de</strong>nti,<br />

vestiti a festa, uscivano dal collegio dilungandosi<br />

in prossimità <strong>de</strong>lla carrozza e di colui<br />

che atten<strong>de</strong>va con la serenità di chi ha il<br />

tempo ai propri piedi.<br />

Stava conversando con il capitano Dartmont<br />

che, sicuramente, lo stava mettendo al<br />

corrente di quale supplizio fosse occuparsi<br />

<strong>de</strong>lla sicurezza <strong>de</strong>lla loro principessa.<br />

Dartmont doveva aver <strong>de</strong>tto qualcosa di<br />

divertente perché, all’improvviso, il volto di


288/960<br />

Ashton si illuminò di una risata che fece voltare,<br />

attonite, le persone intorno a lui.<br />

Ogni volta, posare gli occhi su di lui, accorgersi<br />

che esisteva davvero, al di là <strong>de</strong>lle<br />

stanze proibite <strong>de</strong>i suoi sogni, era una fitta al<br />

petto. Significava rassegnarsi una volta di<br />

più al fatto che lui esisteva lontano dal suo<br />

sguardo e dal suo amore e, senza curarsi né<br />

<strong>de</strong>ll’uno né <strong>de</strong>ll’altro, conduceva un’esistenza<br />

che, a volte, le era doloroso anche solo<br />

immaginare.<br />

Il sorriso che gli comparve sul volto<br />

quando si voltò verso di lei avrebbe sciolto in<br />

lacrime una statua di pietra. Sophia sapeva<br />

che lui doveva aver riconosciuto il suo<br />

respiro e il suono <strong>de</strong>i suoi passi quando era<br />

ancora troppo lontana e che, per pura<br />

cortesia, si era sottoposto al suo sguardo<br />

appassionato.<br />

Forse un giorno avrebbe smesso di sentirsi<br />

così stupida, pensò Sophia scen<strong>de</strong>ndo<br />

lentamente gli ultimi gradini, attenta a non


inciampare con i tacchi nelle ampie gonne a<br />

cerchi, o in una <strong>de</strong>lle onnipresenti guardie di<br />

scorta disposte intorno a lei.<br />

* * *<br />

289/960<br />

Il suo umore migliorò notevolmente<br />

quando comprese che sarebbero stati da soli<br />

e che, almeno per una volta, avrebbe avuto la<br />

sua completa attenzione.<br />

Sophia lisciò distrattamente le balze che<br />

<strong>de</strong>coravano il vestito azzurro scuro, attillato<br />

sul petto e sui fianchi, che si apriva in una<br />

gonna ampia conferendole un aspetto molto<br />

adulto.<br />

Lo sguardo di approvazione che le aveva<br />

rivolto Ashton le aveva confermato di aver<br />

fatto la scelta giusta, anche se, doveva ammetterlo,<br />

per il motivo sbagliato.


290/960<br />

Novembre era un mese importante per<br />

Altieres, trenta giorni e trenta notti <strong>de</strong>dicate<br />

al culto <strong>de</strong>lle Anime <strong>de</strong>i Morti alle quali si<br />

ren<strong>de</strong>va onore anche vestendosi nel modo<br />

migliore per partecipare ai festeggiamenti.<br />

A differenza <strong>de</strong>lle analoghe ricorrenze<br />

nel resto <strong>de</strong>lle Nationes, in Altieres le celebrazioni<br />

erano prive di quel connotato cupo e<br />

disperato che assumevano altrove. Al contrario,<br />

era una festa vera e propria, con una<br />

fiera notturna, musica e banchetti.<br />

All’inizio <strong>de</strong>lla via principale <strong>de</strong>l Borgo di<br />

Altieres, Ashton picchiò lievemente il tetto<br />

<strong>de</strong>lla carrozza con il pomolo <strong>de</strong>l bastone e la<br />

vettura si arrestò.<br />

«Da qui proseguiamo a piedi come<br />

tutti», disse. «È consi<strong>de</strong>rato irrispettoso visitare<br />

gli altari in carrozza o a cavallo, naturalmente<br />

è prevista un’eccezione per la<br />

famiglia reale ma tranne in rarissimi casi<br />

nessuno ne approfitta».


291/960<br />

Sophia annuì, in fondo non si era aspettata<br />

nulla di diverso. Era fuori questione<br />

che lui avesse <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rato solo il piacere <strong>de</strong>lla<br />

sua compagnia: l’educazione di un ere<strong>de</strong> al<br />

trono era sistematica quanto qualsiasi corso<br />

allo Studium.<br />

Il Borgo di Altieres era illuminato da<br />

miriadi di can<strong>de</strong>le e <strong>de</strong>corato di fiori dai<br />

colori vivaci, al centro <strong>de</strong>lla piazza <strong>de</strong>l mercato<br />

la musica di artisti di strada faceva da<br />

sfondo alle passeggiate tra i banchetti <strong>de</strong>i<br />

mercanti e il vino che veniva servito nelle<br />

taverne aperte fino a notte fonda.<br />

Era talmente diverso dall’intima e disadorna<br />

tristezza <strong>de</strong>l culto <strong>de</strong>i morti nelle Nationes<br />

settentrionali dove era cresciuta che<br />

Sophia si domandò, per la millesima volta, se<br />

un giorno sarebbe riuscita a non sentirsi<br />

un’intrusa.<br />

«Ogni famiglia allestisce un altare per i<br />

suoi morti», spiegò Ashton, fermandosi davanti<br />

a una casa. «Vi si dispongono i fiori


292/960<br />

preferiti <strong>de</strong>l <strong>de</strong>funto e, naturalmente, quelli<br />

<strong>de</strong>dicati alla Santa patrona di questa<br />

festività».<br />

Santa Maya, ricordò Sophia, una <strong>de</strong>lle<br />

sante minori <strong>de</strong>l vastissimo calendario <strong>de</strong>lla<br />

Chiesa che però in Altieres era venerata<br />

come una <strong>de</strong>a.<br />

Il culto politeistico <strong>de</strong>i vecchi dèi non era<br />

mai stato estirpato dalle terre di Altieres. A<br />

dispetto <strong>de</strong>lle pressioni <strong>de</strong>lla Chiesa ufficiale<br />

si era semplicemente fuso con il culto <strong>de</strong>i<br />

santi, al punto che ormai era quasi impossibile<br />

distinguere dove l’uno lasciasse il<br />

passo all’altro.<br />

D’altra parte, si ricordò Sophia, sia lei<br />

che il redivivo che le camminava al fianco<br />

discen<strong>de</strong>vano, secondo le leggen<strong>de</strong>, da una<br />

<strong>de</strong>a che dormiva un sonno eterno nelle viscere<br />

<strong>de</strong>lla Cattedrale <strong>de</strong>lla Notte. Era vegliata<br />

dai Frati Neri e ricordata come Vergine <strong>de</strong>l<br />

Vento ma Santa Rose di Altieres era in realtà<br />

l’immortale adorata per aver diviso, secondo


293/960<br />

i miti, le terre <strong>de</strong>gli uomini dalle terre <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni<br />

garantendo la tregua perpetua prima<br />

che le due razze si distruggessero a vicenda.<br />

Santa Maya, invece, semisconosciuta nel<br />

resto <strong>de</strong>l Continente, era venerata in Altieres<br />

come la patrona <strong>de</strong>lla morte e in ogni casa le<br />

venivano <strong>de</strong>dicate preghiere e tributate<br />

offerte.<br />

La sua effigie compariva, per esempio, al<br />

centro <strong>de</strong>ll’altare che Ashton le stava<br />

mostrando, al fianco <strong>de</strong>l piccolo ritratto <strong>de</strong>l<br />

<strong>de</strong>funto a cui era <strong>de</strong>dicato. Tra le can<strong>de</strong>le e i<br />

fiori e piccoli pani rotondi, c’era una bambola<br />

di pezza.<br />

«Lo zucchero sui dolci <strong>de</strong>i morti», aggiunse<br />

Ashton, «indica che di recente in questa<br />

casa è morto un bambino, la bambola raffigura<br />

il <strong>de</strong>funto. Probabilmente all’interno<br />

sono cuciti alcuni suoi <strong>de</strong>nti o frammenti di<br />

ossa e capelli».<br />

Lo disse con la massima naturalezza;<br />

Sophia invece distolse lo sguardo dall’altare


294/960<br />

sperando che la nausea e il raccapriccio non<br />

fossero così evi<strong>de</strong>nti sul suo viso.<br />

«So che è molto diverso da ciò cui sei<br />

abituata», Ashton le prese la mano e lei serrò<br />

le dita intorno alle sue, grata di<br />

quell’occasione.<br />

«Tra qualche tempo non mi sembrerà<br />

così strano», disse Sophia. «Perdonami se alcune<br />

volte le mie reazioni ti offendono. Ho<br />

intenzione di andare al più presto a trascorrere<br />

qualche tempo in Altieres, sono sicura<br />

che lì compren<strong>de</strong>rò meglio».<br />

Giunsero in un’ampia, incantevole<br />

piazza, sulla quale si affacciava una chiesa di<br />

pietra <strong>de</strong>corata da cascate di vecchi rampicanti<br />

che piovevano dall’attico fino quasi ai<br />

gradini d’ingresso.<br />

Sul bordo <strong>de</strong>lla fontana al centro erano<br />

state disposte dozzine di can<strong>de</strong>le bianche che<br />

si scioglievano dolcemente sul marmo poroso,<br />

riflettendosi sulla superficie buia e immobile<br />

<strong>de</strong>ll’acqua.


295/960<br />

La profusione di can<strong>de</strong>le e fiori, di dolci<br />

appena sfornati e di gente ren<strong>de</strong>va l’aria<br />

calda e pesante anche in autunno inoltrato,<br />

regalando il tepore e la fragranza <strong>de</strong>i paesi<br />

<strong>de</strong>l sud anche ai suoi quartieri <strong>de</strong>lla Vecchia<br />

Capitale.<br />

Sophia si fece aria con un ventaglio <strong>de</strong>corato<br />

di pizzo e contemplò una piccola folla<br />

di esili scheletri di legno vestiti come persone,<br />

macabri giocattoli <strong>de</strong>i quali stranamente<br />

i bambini di Altieres non sembravano<br />

nutrire alcuna paura.<br />

Una piccola ten<strong>de</strong>va le braccia verso il<br />

regalo che la madre le aveva preso: uno<br />

scheletro laccato di bianco che indossava un<br />

abito da gran sera tutto balze e merletti e<br />

aveva anche un grazioso cappellino sui boccoli<br />

biondi fissati al teschio.<br />

D’impulso Sophia lasciò la mano di<br />

Ashton e si avvicinò alla bancarella. «Posso<br />

avere quella, per favore?», disse indicando<br />

una bambola vestita d’azzurro come lei.


296/960<br />

Frugando nella borsetta di perline per<br />

cercare <strong>de</strong>l <strong>de</strong>naro, non si accorse che il<br />

venditore la guardava sconvolto e sorri<strong>de</strong>nte.<br />

«Principessa», le disse con quell’accento<br />

strascicato <strong>de</strong>i meridionali che impiegavano<br />

una <strong>de</strong>liziosa infinità per completare una parola.<br />

«Ti prego, voglio avere l’onore di offrirti<br />

la mia umile merce».<br />

Sophia lasciò ca<strong>de</strong>re le monete nella<br />

borsa e tese le mani con un sorriso spontaneo.<br />

«Grazie. È bellissima e ne <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ravo<br />

tanto una».<br />

«I vestiti li cuce mia moglie», disse il<br />

venditore. «Ogni anno li a<strong>de</strong>gua all’ultima<br />

moda».<br />

«Non ho mai posseduto niente di<br />

simile», aggiunse Sophia sincera.<br />

Passò al banchetto successivo dove le<br />

furono offerti dolci caldi a forma di ossa <strong>de</strong>corati<br />

di fiori e profumati di acqua d’arance e<br />

spezie. Affondò i <strong>de</strong>nti nella pasta soffice e<br />

fragrante che, a dispetto <strong>de</strong>lla forma sinistra,


297/960<br />

aveva un sapore fantastico e si lasciò riempire<br />

le braccia di fiori e sacchetti di zucca<br />

candita e boccette di essenze.<br />

«Lascia che ti aiuti», disse Ashton,<br />

ri<strong>de</strong>ndo. Con <strong>de</strong>licatezza le prese dalle braccia<br />

i sacchetti di doni e le lasciò la bambola<br />

che teneva sotto il braccio come le bambine<br />

intorno a lei mentre curiosava tra la mercanzia<br />

esposta.<br />

«Lord Ashton», un anziano venditore di<br />

essenze fece un inchino ossequioso. «Quanto<br />

tempo».<br />

«Troppo, Mastro Lavolier», disse<br />

Ashton, con un sorriso, e dal modo il cui il<br />

vecchio sollevò le sopracciglia bianche era<br />

chiaro che non si aspettava di essere<br />

riconosciuto.<br />

«Vi ho visto la prima volta che eravate<br />

solo un bambino», aggiunse Ashton. «Non<br />

potrei mai dimenticami il vostro volto. Come<br />

stanno i vostri figli?».


298/960<br />

«Hanno anche loro <strong>de</strong>i figli», replicò<br />

l’uomo, pronto. «Alcuni stanno partecipando<br />

al restauro <strong>de</strong>lla Gran<strong>de</strong> Villa».<br />

La Gran<strong>de</strong> Villa era la resi<strong>de</strong>nza principale<br />

<strong>de</strong>i Blackmore, in Altieres, ricordò<br />

Sophia.<br />

«È un privilegio poter finalmente ve<strong>de</strong>re<br />

l’ultima figlia <strong>de</strong>lla Rosa bene<strong>de</strong>tta di Altieres»,<br />

disse. «Somigli molto alla regina<br />

Clarisse, principessa».<br />

Quel commento poteva essere un complimento<br />

o un insulto a seconda di chi lo pronunciava,<br />

ma il tono con cui l’uomo aveva<br />

parlato era molto gentile e lei lo ringraziò.<br />

«La Regina mi faceva sempre l’onore di<br />

fornirla quando aveva bisogno di essenze e<br />

doni per San Phyatrè, il patrono a cui era<br />

<strong>de</strong>vota».<br />

Le allungò una fiala di olio di palma e<br />

una manciata di caramelle rosse. «Sei anche<br />

tu una sua <strong>de</strong>vota?», domandò. «Se gli


299/960<br />

offrirai questi lo ren<strong>de</strong>rai felice ed esaudirà<br />

volentieri le tue richieste».<br />

Ashton scosse il capo e Sophia ritrasse la<br />

mano.<br />

«Dimenticavo», mormorò Mastro Lavolier,<br />

«la principessa non può essere una<br />

Signora <strong>de</strong>lle Soglie come la madre. Impossibile<br />

che la natura <strong>de</strong>l governante e <strong>de</strong>l<br />

governato convivano nella stessa persona.<br />

Vuoi regalare questi a Eloise di Al<strong>de</strong>nor?»,<br />

aggiunse allora. «Si dice sia una tua buona<br />

amica e lei è una Signora <strong>de</strong>lle Soglie».<br />

«Li pren<strong>de</strong>rò io per Lady Eloise», intervenne<br />

Ashton. «Non è <strong>de</strong>vota alla religione<br />

di Altieres, ma le farà sicuramente piacere<br />

riceverli. Come il suo patrono, anche se non<br />

lo conosce, è molto golosa e ama gli oli<br />

profumati».<br />

I due uomini risero, poi un certo trambusto,<br />

seguito da un vociare basso e insistente,<br />

li costrinse a voltarsi verso un punto


300/960<br />

<strong>de</strong>lla piazza nel quale risuonarono <strong>de</strong>lle acclamazioni<br />

e qualche battimano.<br />

«Lord Gabriel», disse Mastro Lavolier,<br />

«viene in visita ogni sera con la nobiltà di<br />

Altieres».<br />

Sophia provò una fitta di collera così violenta<br />

che sentì un’ondata di calore dietro le<br />

tempie e in gola.<br />

Se avesse urlato, in quel preciso istante,<br />

sapeva che qualcuno sarebbe caduto a terra,<br />

morto; e quel qualcuno sarebbe stato Gabriel<br />

Stuart Sinclair.<br />

«Come osa», proferì piano. «Questa è la<br />

festa <strong>de</strong>l mio popolo. Un usurpatore di Ma<strong>de</strong>rian<br />

non è bene accetto».<br />

Ashton la guardò in un modo che le fece<br />

capire come non si fosse aspettato una reazione<br />

<strong>de</strong>l genere da lei.<br />

«Sophia», le disse. «Si tratta di politica e<br />

diplomazia. Posso capire come ti senti, ma in<br />

pubblico controllati, per favore».


301/960<br />

Lei annuì e lottò per reprimere l’impeto<br />

di ribellione che le saliva al petto, e piantò gli<br />

occhi in quelli di Gabriel Stuart che avanzava<br />

verso di loro, dal lato opposto <strong>de</strong>lla piazza,<br />

insieme a Justin e Dray<strong>de</strong>n e altri giovani<br />

che lei non aveva mai visto.<br />

«I nipoti di Ma<strong>de</strong>leine Sinclair», le sussurrò<br />

Ashton. «Jerome e Laurent. Anche<br />

loro sono tuoi cugini».<br />

Tutti indossavano l’alta uniforme nera e<br />

oro <strong>de</strong>ll’esercito reale di Altieres e avevano<br />

sulla spalla sinistra i puntali di ametista <strong>de</strong>gli<br />

ufficiali. Quella vista rischiava di farle per<strong>de</strong>re<br />

la testa per la rabbia, così si spostò di<br />

lato, ponendosi volutamente sul loro cammino,<br />

e lì rimase, immobile, sfidandoli a ignorare<br />

la sua presenza.<br />

I cinque giovani si fermarono a rispettosa<br />

distanza, Gabriel Stuart aveva un’espressione<br />

impenetrabile.


302/960<br />

Poi fece un gesto con la mano inguantata<br />

di bianco e tutti si misero sull’attenti in un<br />

saluto formale e rispettoso.<br />

Cercando di non mostrare la sua sorpresa,<br />

ma di accoglierlo come un atto dovuto<br />

e <strong>de</strong>l quale non aveva mai dubitato, Sophia<br />

piegò appena il capo in un freddo cenno di<br />

saluto.<br />

«Qualcosa non va?». Dietro gli ufficiali<br />

sopraggiungevano le ragazze Mayfield insieme<br />

ad altre giovani dame che lei non conosceva<br />

ma che suppose fossero Mayfield o<br />

Sinclair. Era stata Alexandria a parlare,<br />

rivolgendosi direttamente a Gabriel e<br />

posando una mano sul suo braccio, con una<br />

confi<strong>de</strong>nza che <strong>de</strong>notava una lunga<br />

consuetudine.<br />

Sophia avvertì un’altra ondata di rabbia,<br />

ma si rifiutò anche solo di pren<strong>de</strong>re atto<br />

<strong>de</strong>lla presenza <strong>de</strong>ll’altra.<br />

«Ayen», le rispose Gabriel, a bassa voce,<br />

senza distogliere lo sguardo da Sophia.


303/960<br />

Lei conosceva il significato <strong>de</strong>lla parola,<br />

che nel dialetto di Altieres era nulla.<br />

Lo guardò furiosa, la sua importanza era<br />

davvero pari a niente?<br />

Gli sbarrò il passo con un gesto <strong>de</strong>liberato<br />

per costringerlo a cambiare direzione e<br />

non rischiare di avvicinarsi troppo alla sua<br />

persona. Invece, inaspettatamente – o forse,<br />

pensò lei in un attimo folle, era ciò che si atten<strong>de</strong>va,<br />

provocandolo? – Gabriel si fermò<br />

davanti a lei e si inchinò, poi, senza staccare<br />

gli occhi dai suoi le tese una mano.<br />

Stava sfidandola a toccarlo, realizzò lei, e<br />

sentì che il volto le per<strong>de</strong>va colore.<br />

La guancia le bruciava ancora per il ricordo<br />

di quando lui le aveva inflitto quel<br />

dolore atroce, il polso pulsava nel punto in<br />

cui lui l’aveva stretto quasi un anno prima.<br />

Gabriel Stuart l’aveva toccata solo due<br />

volte e sempre per farle <strong>de</strong>l male, pensò; e lei<br />

lo aveva combattuto una volta, arrivando<br />

quasi a ucci<strong>de</strong>rlo con il potere <strong>de</strong>lla sua voce.


304/960<br />

Davanti a tutti però non aveva nessuna<br />

scelta. Il corpo teso per sopportare l’ondata<br />

di dolore che sarebbe seguita e senza fiato<br />

per il panico, Sophia protese a sua volta la<br />

mano e posò le dita sulle sue.


14.<br />

Le prigioni <strong>de</strong>ll’anima<br />

Il mondo si sfuocò come anche l’immagine<br />

<strong>de</strong>l ragazzo di fronte a lei, i contorni<br />

netti e <strong>de</strong>licati <strong>de</strong>l suo viso, gli occhi grigi e<br />

gelidi. Le tremò la mano e lui la serrò nella<br />

propria, una stretta forte che si fermò a un<br />

soffio dal farle male.<br />

Era stata solo una reazione al panico perché<br />

non arrivò alcun dolore: <strong>de</strong>l resto erano<br />

nel mezzo di una piazza di Altieres, pensò lei,<br />

dandosi <strong>de</strong>lla sciocca, che cosa avrebbe potuto<br />

fare, Gabriel, con Ashton e cinque<br />

uomini <strong>de</strong>lla sua scorta intorno a lei?<br />

Il suo sguardo sardonico però le confermava<br />

che aveva davvero voluto spaventarla e<br />

che non la riteneva abbastanza coraggiosa da<br />

sfiorarlo. Sophia fece per ritrarre la mano ma


306/960<br />

lui la trattenne e nel suo sorriso lampeggiò<br />

qualcosa di pericoloso. La girò esponendo il<br />

dorso e si chinò per il tradizionale<br />

baciamano.<br />

L’etichetta gli imponeva di fermarsi ben<br />

al di sopra <strong>de</strong>lla sua mano, tanto più che tra<br />

loro non correva alcuna familiarità e che il<br />

rango di Sophia, almeno in teoria, avrebbe<br />

dovuto essere di molto superiore al suo. Invece,<br />

lui appoggiò le labbra sulle sue dita e il<br />

loro calore oltrepassò la seta <strong>de</strong>l guanto correndole<br />

lungo il braccio con una scossa di<br />

lievissima ma inequivocabile sofferenza.<br />

Era simile alla sensazione di un abbraccio<br />

violento o di un bacio troppo appassionato:<br />

non esattamente dolore, soltanto un<br />

altro modo per sentire.<br />

Sophia si ritrasse e dal suo sguardo ebbe<br />

conferma che quanto era successo era stato<br />

intenzionale. Poteva infliggerle dolore a piacimento,<br />

maledizione, poteva perfino<br />

dosarlo.


307/960<br />

Gabriel fece un ultimo, rigido cenno di<br />

saluto poi fece segno agli altri dietro di lui<br />

che potevano proseguire. Le passò accanto,<br />

la testa levata oltre chiunque gli si ponesse<br />

davanti, con un’arroganza che non aveva<br />

pari, e Sophia pensò che avrebbe voluto girarsi<br />

e colpirlo, poi il suono stridulo di una<br />

voce li bloccò entrambi a cercarne con lo<br />

sguardo la provenienza.<br />

L’ince<strong>de</strong>re lento di una processione in<br />

nero nascon<strong>de</strong>va in parte due persone che<br />

tenevano ferma una terza per le braccia, una<br />

donna che gridava come se le stessero strappando<br />

il cuore dal petto.<br />

In un primo momento Sophia pensò che<br />

volessero <strong>de</strong>rubarla o picchiarla e si chiese<br />

perché nessuno intervenisse. Solo un attimo<br />

dopo si accorse che la trattenevano dallo<br />

scagliarsi contro un’altra donna poco distante,<br />

la quale osservava la scena con indifferenza,<br />

in apparenza per niente turbata<br />

dall’essere oggetto di una simile furia.


308/960<br />

L’altra donna, vestita interamente di bianco,<br />

portava un abito ampio e un fazzoletto<br />

in testa, inoltre indossava vistosi gioielli<br />

d’oro ed era scalza: soltanto numerose catenelle<br />

e anelli le <strong>de</strong>coravano i piedi altrimenti<br />

nudi.<br />

«Strega! Male<strong>de</strong>tta feccia <strong>de</strong>i cimiteri,<br />

che cosa gli hai fatto?», la donna urlava fuori<br />

di sé, l’impeto con cui tentava di raggiungerla<br />

avrebbe potuto disarticolarle le braccia.<br />

«Dov’è mio figlio? Che cosa hai fatto al mio<br />

Ambrose?».<br />

La donna in bianco non disse una parola,<br />

si limitò a distogliere lo sguardo come se la<br />

faccenda non la riguardasse in alcun modo e<br />

tirò dritto per la sua strada.<br />

«Mio figlio, che ne hai fatto <strong>de</strong>lla sua anima?»,<br />

la donna aveva smesso di urlare,<br />

rompendo in un pianto disperato. Uno <strong>de</strong>i<br />

due che la tratteneva stava cercando di ammansirla<br />

parlandole sottovoce ma quella<br />

sembrava inconsolabile.


«La strega ha imprigionato l’anima <strong>de</strong>l<br />

mio bambino in una bambola e a<strong>de</strong>sso gli<br />

impedisce di lasciare la terra perché sia ai<br />

suoi ordini», singhiozzò. «Fate qualcosa, vi<br />

prego».<br />

Troppo scossa per sapere cosa pensare,<br />

Sophia si voltò verso Ashton ma il redivivo<br />

era scomparso come anche la donna vestita<br />

di bianco.<br />

* * *<br />

309/960<br />

Una volta tornata in collegio, Sophia rimase<br />

a camminare su e giù per la stanza<br />

senza <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>rsi a mettersi a letto. La visita<br />

alla Festa <strong>de</strong>lle Anime l’aveva scossa più di<br />

quanto fosse disposta ad ammettere e il fatto<br />

che Ashton l’avesse lasciata da sola, dopo<br />

aver impartito alla sua scorta l’ordine di


310/960<br />

riaccompagnarla immediatamente, era stato<br />

solo l’ultimo motivo di contrarietà.<br />

Un sommesso bussare alla porta, eco più<br />

garbata di ciò che aveva dato inizio a quella<br />

serata incredibile, la costrinse a lasciare da<br />

parte per un momento i suoi pensieri tetri e<br />

andare ad aprire.<br />

Ancora una volta era Fay, graziosa nei<br />

suoi abiti da notte come lo era stata in abito<br />

da passeggio. Sophia, per la prima volta,<br />

provò una punta d’invidia per i nastri appuntati<br />

tra i boccoli scuri e la pelle bianca<br />

che sembrava raso.<br />

«Ti informo che la nostra camera è<br />

proprio sotto la tua, così fino a che non smetterai<br />

di marciare noi non riusciremo a<br />

dormire».<br />

Lo disse in tono abbastanza mite e<br />

Sophia d’impulso rispose: «Vuoi entrare?<br />

Non riesco a pren<strong>de</strong>re sonno».<br />

Fay scosse il capo e Sophia si sentì<br />

avvampare. «Vieni tu di sotto con me», le


311/960<br />

propose invece l’altra. «La nonna ha mandato<br />

<strong>de</strong>i dolci per le festività <strong>de</strong>i morti e<br />

Caroline dice di non avere intenzione di<br />

mangiare nulla, altrimenti non entrerà più<br />

nei corsetti».<br />

Per un momento Sophia pensò di rifiutare,<br />

poi annuì sperando con tutto il cuore<br />

che la stanza di Fay non fosse piena di persone<br />

<strong>de</strong>cise a comportarsi come se lei fosse<br />

soltanto una cosa sgra<strong>de</strong>vole di cui ignorare<br />

l’esistenza.<br />

C’erano soltanto Caroline, che si passava<br />

una spessa crema sulle mani e rubacchiava<br />

qualche acino di uva passa dalla sommità di<br />

un dolce per il resto intatto, e Alexandria che<br />

stava leggendo un libro in un angolo e che<br />

quando lei entrò si limitò ad alzare il mento e<br />

a rivolgerle uno sguardo affilato. Poi, preso<br />

atto <strong>de</strong>lla sua presenza col massimo <strong>de</strong>lla<br />

civiltà che la sua indole le consentiva,<br />

ricominciò a pren<strong>de</strong>re appunti su un foglio.


312/960<br />

Carol non parve troppo stupita di ve<strong>de</strong>rla<br />

arrivare ma, come Sophia avrebbe imparato<br />

presto, Carol non si meravigliava mai di<br />

nulla. Le fece un cenno di saluto poi si mise<br />

davanti allo specchio con una scatola di<br />

nastri e cominciò ad avvolgersi i lunghi<br />

capelli scuri perché si arricciassero durante<br />

la notte.<br />

«Prendi un dolce», le disse. «Hai l’aria di<br />

una che può mangiare qualsiasi cosa senza<br />

preoccuparsi, vero?».<br />

Sophia in effetti poteva mangiare anche<br />

il doppio di Julian e i vestiti avrebbero continuato<br />

a starle sempre troppo larghi ma non<br />

lo disse perché era certa che sarebbe stato il<br />

modo migliore per farsi odiare di nuovo<br />

quando, per qualche motivo, le cugine Mayfield<br />

avevano <strong>de</strong>ciso di non consi<strong>de</strong>rarla più<br />

un insetto da schiacciare.<br />

Almeno due su tre, pensò, guardando Alexandria<br />

che continuava a ostentare di non<br />

accorgersi nemmeno di lei.


313/960<br />

«Parlaci di Ashton Blackmore», esordì<br />

Carol con voce adorante. «Quando l’ho visto<br />

stavo per morire di gioia. Pensavano tutti che<br />

fosse morto durante la Rivolta».<br />

«Carol si è cavata gli occhi a forza di lacrime<br />

davanti al suo ritratto», disse Fay andando<br />

a raggomitolarsi su una vecchia poltrona<br />

di vimini intrecciati.<br />

All’arredamento di legno intagliato <strong>de</strong>l<br />

collegio di Altieres – sontuoso, così diverso<br />

dall’austerità a cui lei era abituata – le<br />

ragazze avevano aggiunto anche alcuni pezzi<br />

che, probabilmente, provenivano dalla loro<br />

casa cittadina.<br />

«È un donnaiolo», sospirò Carol. «La<br />

tortura e la <strong>de</strong>lizia di tutte le dame <strong>de</strong>lla<br />

città».<br />

Sophia non amava molto quel discorso,<br />

quindi si limitò a mugugnare qualcosa di<br />

in<strong>de</strong>finito.<br />

«Gabriel si sta facendo valere altrettanto,<br />

nonostante i secoli di esperienza in meno»,


314/960<br />

disse Fay, con una smorfia. «Non dovremmo<br />

dirgli qualcosa?».<br />

«La settimana scorsa Ashton Blackmore<br />

ha mandato cento rose azzurre a Tarya di<br />

Ravyel», continuò Carol, senza ascoltarla,<br />

citando una <strong>de</strong>lle cortigiane più in voga <strong>de</strong>lla<br />

Vecchia Capitale. «Io ne sarei morta per<br />

l’emozione».<br />

«Lei al massimo per dissanguamento»,<br />

disse qualcuno.<br />

Sophia scoppiò a ri<strong>de</strong>re prima di accorgersi<br />

che l’autrice di quella battuta irriverente<br />

era Alexandria.<br />

Si guardarono, con un mezzo sorriso<br />

sulla faccia, poi accorgendosi di tenere un atteggiamento<br />

quasi cordiale si affrettarono a<br />

distogliere lo sguardo al colmo <strong>de</strong>ll’orrore.<br />

«Sei ancora alle prese con quel legamento?»,<br />

domandò Fay, staccando languidamente<br />

<strong>de</strong>i pezzetti di zucca candita da una<br />

tortina a forma di teschio.


315/960<br />

Alexandria gettò un’occhiata sospettosa a<br />

Sophia, poi fece un cenno infinitesimale con<br />

il capo.<br />

«Fa’ ve<strong>de</strong>re», disse Fay saltandole quasi<br />

addosso. Un certo numero di chiodi dorati e<br />

un piccolo ritratto cad<strong>de</strong>ro sul pavimento e<br />

Alexandria, strillando oltraggiata, si affrettò<br />

a mettere via la miniatura prima che qualcuno<br />

avesse il tempo di ve<strong>de</strong>rla.<br />

«Tenterai il legamento di Santa Elienne?»,<br />

domandò Fay. «È pericoloso. Secondo<br />

me dovresti tentare qualcosa di meno<br />

potente».<br />

Alexandria le rivolse un’occhiata feroce e<br />

roteò gli occhi in direzione di Sophia la<br />

quale, innervosita, si chiese se fosse il caso di<br />

andarsene e basta.<br />

«Immagino tu abbia capito di cosa parliamo»,<br />

disse Fay senza badare assolutamente<br />

alle remore <strong>de</strong>lla cugina.<br />

«È una specie di stregoneria?», Sophia<br />

era dubbiosa.


316/960<br />

Si guadagnò un’occhiata di fuoco da<br />

parte di Alexandria. «È il culto <strong>de</strong>i Vecchi<br />

Dèi», disse a <strong>de</strong>nti stretti. «Nulla di paragonabile<br />

con i trucchetti <strong>de</strong>lle Gil<strong>de</strong> <strong>de</strong>l Canale».<br />

«Scusa». Sophia non inten<strong>de</strong>va essere<br />

offensiva.<br />

Era evi<strong>de</strong>nte che Alexandria non si era<br />

aspettata una risposta simile, così per un<br />

momento parve non sapere cosa dire e il suo<br />

impeto aggressivo si afflosciò.<br />

«Che cosa voleva dire quella donna,<br />

questa sera?», domandò di colpo Sophia,<br />

prima ancora di accorgersi <strong>de</strong>lla direzione<br />

presa dai suoi pensieri. «Davvero l’anima di<br />

suo figlio è stata imprigionata in una<br />

bambola?».<br />

Formulare quel pensiero a voce alta<br />

avrebbe dovuto farlo apparire in tutta la sua<br />

assurdità, invece aveva assunto un connotato<br />

inquietante. Sophia ricordò il pianto stridulo<br />

e disperato che interrompeva le accuse di


317/960<br />

una madre disperata e si accorse di avere<br />

freddo.<br />

«Voglio dire», aggiunse a voce bassa,<br />

«una cosa <strong>de</strong>l genere è davvero possibile?».<br />

Il silenzio intorno a lei era fin troppo eloquente,<br />

pensò, e la sensazione di gelo che<br />

provava nelle ossa si accentuò.<br />

«Un Dottore <strong>de</strong>gli Spiriti può farlo».<br />

Inaspettatamente fu Carol a rispon<strong>de</strong>re,<br />

<strong>de</strong>ponendo con cura la spazzola sul tavolo da<br />

toletta. «Un Dottore <strong>de</strong>gli Spiriti se è molto<br />

potente può fare qualsiasi cosa di un’anima:<br />

estirparla da una persona, relegarla in un oggetto,<br />

trasferirla in un altro corpo. I Dottori<br />

parlano con i morti, li interpellano, chiedono<br />

loro consiglio e usano il loro potere. Se sono<br />

davvero forti gli spiriti <strong>de</strong>i morti accorrono<br />

in loro aiuto e niente può sconfiggerli».<br />

«Madrina Marta», disse Fay sottovoce.<br />

«Quella donna vestita di bianco… hai visto il<br />

modo in cui aveva annodato la cintura? Nove<br />

nodi e altrettanti anelli d’oro: vuol dire che


318/960<br />

ha attraversato tutti e nove i livelli <strong>de</strong>gli inferi<br />

e che è riuscita a tornare portando con sé<br />

un’anima che obbedisce ai suoi ordini. È una<br />

prediletta <strong>de</strong>l Signore <strong>de</strong>i Cimiteri. In Altieres<br />

non usiamo giocare molto con le bambole»,<br />

aggiunse. «Sono troppo simili alle<br />

persone e da noi la gente è superstiziosa.<br />

Voglio dire: non sai mai che cosa possa nascon<strong>de</strong>rsi<br />

in una bambola, basta un <strong>de</strong>nte o<br />

un pezzo d’osso o un pezzetto di stoffa macchiata<br />

di sangue per legarvi uno spirito».<br />

«Tu sapresti farlo?», domandò Sophia e<br />

Fay si ritrasse inorridita.<br />

«Non saprei mai! Posso fare un piccolo<br />

legamento per entrare nei sogni <strong>de</strong>ll’uomo<br />

che amo oppure fare in modo che una<br />

ragazza che mi è antipatica abbia <strong>de</strong>gli incubi<br />

o sia perseguitata dalla sfortuna».<br />

Il sorriso nervoso con cui si mordicchiò il<br />

labbro e distolse lo sguardo dal suo fece capire<br />

a Sophia che era esattamente quello che<br />

avevano fatto con lei.


319/960<br />

«Per fare una cosa simile <strong>de</strong>vi poter<br />

comunicare con i morti e io non ne sono<br />

capace».<br />

Sophia si abbracciò le ginocchia e<br />

sospirò: era piacevole avere di nuovo qualcuno<br />

con cui raccontarsi cose di cui aver<br />

paura, dopo, a letto.<br />

«Qualcosa di simile ai negromanti di<br />

Nalvalle?», domandò.<br />

Alexandria mise da parte con fermezza il<br />

libro. «No», disse. «La tradizione negromantica<br />

di Nalvalle si rivolge ai corpi, in<br />

Altieres si evocano gli spiriti. Non ho mai<br />

visto un cadavere levarsi dalla tomba come<br />

succe<strong>de</strong> nel Granducato quando hanno<br />

bisogno di uno <strong>de</strong>i loro generali <strong>de</strong>funti o di<br />

un cane da guardia che non abbia bisogno di<br />

mangiare né di bere».<br />

Tacquero tutte, poi Fay aggiunse.<br />

«Queste sono cose al di là <strong>de</strong>lla portata di<br />

chiunque, se però vuoi l’amore di un uomo o<br />

che la tua nemica perda i capelli, puoi


320/960<br />

rivolgerti a Essily e lei ti ascolterà se tu le<br />

porterai <strong>de</strong>lle rose e <strong>de</strong>lle pesche. Bisogna essere<br />

generosi con gli dèi e loro saranno generosi<br />

con noi».<br />

«Non può essere così semplice», disse<br />

Sophia, trattenendo uno sbadiglio con il<br />

dorso <strong>de</strong>lla mano.<br />

«Non è semplice», disse Alexandria, stupendola<br />

ancora una volta. «Si tratta di fe<strong>de</strong>.<br />

Quando chiedi qualcosa a un dio lo fai con la<br />

certezza di essere esaudito, per questo<br />

bisogna stare molto attenti prima di fare una<br />

richiesta».<br />

«Diglielo», disse Fay, piano. «Glielo<br />

dobbiamo».<br />

Alexandria distolse lo sguardo e non<br />

rispose.<br />

«Prometti di non arrabbiarti?»,<br />

domandò Fay guardando Sophia negli occhi.<br />

«Se me lo prometterai ti cre<strong>de</strong>rò».<br />

A quel punto aveva la certezza che,<br />

qualsiasi cosa fosse, l’avrebbe mandata su


321/960<br />

tutte le furie ma, se non avesse promesso,<br />

non le avrebbero <strong>de</strong>tto nulla.<br />

«Prometto», disse, riluttante, e subito si<br />

pentì di averlo fatto. Fay invece sorrise, completamente<br />

rassicurata.<br />

«Non ti volevamo qui, così abbiamo chiesto<br />

che succe<strong>de</strong>sse qualcosa di abbastanza<br />

grave perché tu fossi cacciata dal collegio».<br />

«Solo che abbiamo sbagliato da qualche<br />

parte», aggiunse Carol. «Ci avevamo provato<br />

dozzine di volte a vuoto, ma nessuna<br />

orazione sembrava avere effetto su di te. Poi<br />

per una volta è parso funzionare ma non è<br />

andata come avevamo previsto e tu hai quasi<br />

ucciso Fay».<br />

«Hai promesso di non arrabbiarti», le ricordò<br />

quest’ultima con una certa ferocia.<br />

Sophia chiuse gli occhi mentre una miria<strong>de</strong><br />

di lucine le esplo<strong>de</strong>va dietro le palpebre,<br />

certissima che sarebbe morta sul colpo per lo<br />

sforzo di controllarsi e non ammazzarle tutte<br />

e tre.


322/960<br />

Si lasciò ca<strong>de</strong>re all’indietro sul letto di<br />

Fay, affondando in un tripudio di gale rosa,<br />

ma non disse nulla. Alexandria invece gettò<br />

un’occhiata al libro chiuso vicino alle sue<br />

gambe.<br />

«Le Orazioni sono una cosa complicata»,<br />

disse. «Alcune sono abbastanza innocue,<br />

altre invece sono terribili, si avverano alla<br />

lettera e condannano a sofferenze atroci. Se<br />

reciti il Rosario <strong>de</strong>lla Morte, puoi essere<br />

sicura che all’ultimo grano qualcuno morirà<br />

e se chiedi a Santa Elienne che qualcuno non<br />

possa mangiare né riposare né avere pace se<br />

prima non torna da te, è plausibile che tu stia<br />

condannando qualcuno alla follia».<br />

«Però si possono ordire <strong>de</strong>lle piccole<br />

ven<strong>de</strong>tte interessanti», disse Carol <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ndosi<br />

finalmente a pren<strong>de</strong>re un pezzo di<br />

zucca candita. «E ridurre un uomo infe<strong>de</strong>le<br />

<strong>de</strong>l tutto ammansito ai tuoi piedi».<br />

«Anche queste sono cose pericolose»,<br />

disse Fay. «Ricordate quando quella ragazza


323/960<br />

chiese che Justin non potesse trovare riposo<br />

se prima non si accorgeva di lei? Il poveretto<br />

non riuscì nemmeno a se<strong>de</strong>rsi fino a che<br />

Madrina Lala non trovò il modo di sciogliere<br />

il legamento».<br />

«Altroché», disse Alexandria. «Però ricordo<br />

anche quando chiesi che Lucy Duvalle<br />

fosse privata <strong>de</strong>l suo cibo preferito perché mi<br />

aveva <strong>de</strong>tto che avevo le braccia grasse».<br />

«Si strozzò con una fragola», disse Carol.<br />

«Da allora non ne ha più toccate».<br />

«Sono cose che tornano utili», disse Alexandria<br />

con una scrollata di spalle. «Trovi<br />

la soluzione giusta per vendicarti <strong>de</strong>l tuo<br />

nemico, oppure per averlo in tuo potere».<br />

Sophia allontanò il braccio dagli occhi e<br />

la guardò. «E quale sarebbe il modo migliore<br />

di vendicarsi di qualcuno che ti odia?».<br />

«Semplice», Alexandria sorrise. «Fa’ che<br />

si innamori di te».


15.<br />

Le genealogie <strong>de</strong>l male<br />

«Eloise, c’è stato un inci<strong>de</strong>nte all’Ordine<br />

<strong>de</strong>lla Penna», Megan Linnett si precipitò<br />

nella saletta <strong>de</strong>l pianterreno adibita alle suture<br />

dove Eloise stava istruendo alcuni<br />

assistenti.<br />

Il suo arrivo provocò l’esodo istantaneo<br />

di tutti gli stu<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>l primo anno, che nutrivano<br />

nei suoi confronti il più abietto<br />

terrore.<br />

«Che succe<strong>de</strong>?», chiese Eloise.<br />

«Perché scappano tutti?», domandò di<br />

rimando Megan, accigliata.<br />

«Perché l’altro ieri hai obbligato quel<br />

tipo di Mistran a ripulire l’ingresso con il suo<br />

fazzoletto?».


325/960<br />

Megan alzò gli occhi al soffitto. «È un<br />

modo come un altro per insegnare loro a<br />

rispettare il lavoro di chi si occupa <strong>de</strong>lle<br />

pulizie. Santo cielo, una volontaria aveva appena<br />

lavato il pavimento e quello ci cammina<br />

sopra per ve<strong>de</strong>re se il sapone è scivoloso?<br />

Voglio dire: meritava in ogni caso una punizione,<br />

anche per il semplice fatto di essere un<br />

imbecille».<br />

Eloise sospirò: se tutti gli imbecilli che le<br />

stavano intorno avessero meritato una punizione<br />

per il solo fatto di essere tali, lei<br />

avrebbe trascorso la vita a contemplare<br />

espiazioni.<br />

«A proposito di imbecilli», disse infatti<br />

Megan. «Gareth Eldrige ha chiesto l’intervento<br />

di un medico all’Ordine <strong>de</strong>lla Penna.<br />

Non si sa come ma, mentre stava aiutando<br />

ad appen<strong>de</strong>re un quadro, ha <strong>de</strong>molito una<br />

parete e fatto crollare mezzo pavimento».<br />

Appunto.


326/960<br />

La se<strong>de</strong> <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna era<br />

situata in un antico e solido palazzo <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla,<br />

lascito di una famiglia nobiliare<br />

sopravvissuto a un paio di guerre prima di<br />

soccombere a Gareth Eldrige.<br />

Sorgeva nella zona nobile <strong>de</strong>l quartiere<br />

dove eleganti dimore versavano in una sorta<br />

di affascinante <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nza. Stemmi e<br />

medaglioni incrostati di muschio sormontavano<br />

portali circondati da cortine di<br />

rampicanti; palazzi fatiscenti restavano a<br />

rimandare echi di splendore passato.<br />

All’entrata <strong>de</strong>l palazzo un imponente<br />

lampadario di ferro battuto pen<strong>de</strong>va dall’architrave.<br />

Era <strong>de</strong>corato di piume d’oro che<br />

splen<strong>de</strong>vano alla luce <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le più pregiate,<br />

regalo <strong>de</strong>lla Corporazione <strong>de</strong>i Can<strong>de</strong>lai<br />

alla Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna.<br />

Quando Eloise entrò in biblioteca, Selina<br />

Kristian, una bellezza bruna di Faldras, stu<strong>de</strong>ntessa<br />

anziana <strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle Arti,


327/960<br />

assisteva al lavoro di alcuni servitori che liberavano<br />

la stanza da pietre e calcinacci.<br />

Sul pavimento, ai piedi di quello che una<br />

volta era un muro, si apriva una specie di<br />

voragine che scen<strong>de</strong>va dritta negli scantinati.<br />

Una nuvola di polvere si era <strong>de</strong>positata<br />

sui libri e sui tavoli e Selina sembrava<br />

sconsolata.<br />

«Non ho i<strong>de</strong>a di come sia potuto succe<strong>de</strong>re»,<br />

disse a mo’ di saluto non appena,<br />

voltandosi, si trovò davanti l’altra ragazza.<br />

Aveva gli occhi nerissimi e la pelle bianca<br />

come il latte; era una <strong>de</strong>lle più intime amiche<br />

di Axel, ed Eloise le aveva sempre riservato<br />

un sentimento a metà tra il rispetto e la<br />

gelosia.<br />

«Gareth Eldrige», si limitò a rispon<strong>de</strong>re<br />

e Selina rise. Anche i suoi <strong>de</strong>nti erano bellissimi.<br />

Eloise pensò che avrebbe dovuto<br />

<strong>de</strong>testarla.<br />

«Mi sembra una spiegazione più che<br />

plausibile», disse Selina. «Lo conosco da


328/960<br />

tanti di quegli anni che non avrei mai dovuto<br />

permettergli di pren<strong>de</strong>re in mano un martello.<br />

A mia discolpa posso dire che è stata<br />

un’i<strong>de</strong>a di Kitty».<br />

Kitty Waird di Al<strong>de</strong>nor, Praeceptor <strong>de</strong>lla<br />

Penna, era seduta vicino a Gareth Eldrige a<br />

un tavolo da studio adibito a infermeria per<br />

prestare i primi soccorsi a un gruppetto di<br />

stu<strong>de</strong>nti bianchi di polvere e abbastanza<br />

malconci.<br />

«Sono quasi morto», spiegò Gareth a<br />

Eloise, con una vivacità che smentiva la<br />

drammaticità <strong>de</strong>lla dichiarazione.<br />

Kitty Waird gli stava medicando un dito,<br />

con un sorriso tutto miele.<br />

«Povero Gareth», disse con tenerezza.<br />

«Hai davvero rischiato tanto per aiutarci».<br />

«Ti sei ferito nel crollo?», domandò<br />

Eloise cercando di capire le sue condizioni<br />

oltre la patina biancastra che lo ricopriva.<br />

«No», spiegò Gareth. «Mi sono dato il<br />

martello sul dito mentre appen<strong>de</strong>vo un


329/960<br />

quadro. Quando il muro è crollato ero andato<br />

a cercare qualcuno perché mi<br />

medicasse».<br />

«Si può sapere allora perché sei ricoperto<br />

di calcinacci dalla testa ai piedi?»,<br />

chiese Eloise esasperata.<br />

«Mi sono avvicinato per guardare e sono<br />

caduto nel buco».<br />

«Si è fatto tanto male», sospirò Kitty.<br />

«Gareth, ti vado a pren<strong>de</strong>re un po’ di vino. Ti<br />

farà bene».<br />

Gareth Eldrige le sorrise e quella assunse<br />

la sfumatura di una fragola matura, poi<br />

rivolse il me<strong>de</strong>simo sorriso mozzafiato a<br />

Eloise che lo mandò a quel paese e se ne andò<br />

a medicare i feriti autentici.<br />

Gareth era Marchese <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Chiave, aveva folti capelli biondo scuro e occhi<br />

verdi maliziosi e innocenti insieme. Solo<br />

Dio sapeva il perché, ma le donne gli ca<strong>de</strong>vano<br />

ai piedi come pere. Lui sosteneva di<br />

essere <strong>de</strong>l tutto incapace di gestire il proprio


330/960<br />

fascino che <strong>de</strong>bordava, vista la sua abbondanza,<br />

mietendo vittime; Eloise pensava<br />

che l’unica vittima fosse la propria pazienza<br />

quando doveva ascoltarlo per più di cinque<br />

minuti di seguito.<br />

Gli altri tre ragazzi che erano rimasti<br />

coinvolti realmente nel crollo erano un po’<br />

ammaccati ed Eloise trascorse quasi un’ora a<br />

medicare escoriazioni e a controllare che<br />

nessuno avesse respirato troppa polvere.<br />

Quando ebbe stabilito che erano in grado di<br />

camminare quelli se ne andarono a farsi un<br />

bagno e a pren<strong>de</strong>rsi una sbornia solenne per<br />

dimenticare la disavventura, non necessariamente<br />

in quest’ordine.<br />

«Siamo perseguitati dalla sfortuna»,<br />

disse Selina a Eloise, quando parte <strong>de</strong>l disastro<br />

era stato ripulito. «Certe volte penso<br />

che qualcuno si stia impegnando per farci<br />

chiu<strong>de</strong>re i battenti».<br />

«A chi verrebbe in mente di fare una<br />

cosa simile?», domandò Eloise.


331/960<br />

«Oh!», Selina fece una smorfia.<br />

«All’Ordine <strong>de</strong>lla Croce tanto per cominciare,<br />

che non ha mai digerito la nostra alleanza<br />

con l’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave; e la settimana<br />

scorsa ho avuto un piccolo alterco con<br />

l’Ammiraglio <strong>de</strong>lla Confraternita <strong>de</strong>l<br />

Vascello».<br />

Le rivalità tra Fraternitates erano il sale<br />

<strong>de</strong>lla goliardia; a volte si spingevano fino a<br />

conseguenze estreme, come quando un componente<br />

<strong>de</strong>lla Chiave era rimasto ucciso in<br />

uno scontro con l’Ordine <strong>de</strong>lla Croce, più<br />

spesso si limitavano a qualche rissa o a<br />

scherzi più o meno pesanti.<br />

«Pensi sul serio che la Penna sia vittima<br />

di qualche persecuzione?», domandò Eloise.<br />

Selina si guardò intorno, inquieta: il capo<br />

di un ordine era <strong>de</strong>putato a conservare una<br />

tradizione immensa, nel caso di Selina di una<br />

biblioteca tra le più antiche e prestigiose<br />

<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale e stanze piene di cimeli<br />

tramandati nei secoli.


332/960<br />

«Non lo so. L’edificio è stato costruito<br />

secoli fa e già allora è sorto sulle fondamenta<br />

di uno ancora più antico. Credo sia normale<br />

che si verifichi un crollo, anche se siamo<br />

sempre molto scrupolosi. Una <strong>de</strong>lle cariche<br />

di questo ordine è il Guardiano <strong>de</strong>lla Penna,<br />

il cui compito è di assicurarsi che tutto si<br />

conservi in perfetto stato, e per fare in modo<br />

che questo succeda go<strong>de</strong> praticamente di<br />

risorse illimitate da parte <strong>de</strong>lla Tesoreria. Io<br />

stessa ho autorizzato il mese scorso un intervento<br />

straordinario per restaurare l’altana».<br />

Eloise annuì con aria comprensiva, consapevole<br />

che l’altra aveva solo bisogno di sfogarsi<br />

senza alcun commento da parte sua.<br />

«Abbiamo anche subito un furto», disse<br />

Selina. «Anche se non so davvero se si possa<br />

<strong>de</strong>finire tale, visto che non è stato portato via<br />

nulla. Abbiamo trascorso settimane a controllare<br />

e ricontrollare se tra gli oggetti<br />

archiviati mancasse qualcosa, ma per fortuna<br />

i ladri <strong>de</strong>vono essere stati disturbati dai


333/960<br />

custodi e sono scappati senza avere il tempo<br />

di pren<strong>de</strong>re nulla».<br />

Selina giocherellò con la catena che<br />

portava sullo sparato <strong>de</strong>lla divisa dove era<br />

appesa la penna d’oro che simboleggiava la<br />

sua carica. Eloise ricordava di aver visto<br />

compiere il me<strong>de</strong>simo gesto ad Axel almeno<br />

un milione di volte: era solito sfiorare la<br />

chiave d’oro che portava al collo ogni volta<br />

che doveva riflettere su qualcosa di<br />

impegnativo.<br />

Axel aveva <strong>de</strong>dicato la sua vita a lasciare<br />

una traccia <strong>de</strong>lla sua esperienza nello Studium<br />

e aveva già trovato posto sulla stele di<br />

marmo dov’era inciso, anno per anno, il<br />

nome <strong>de</strong>l Duca <strong>de</strong>lla Chiave. Il suo figurava<br />

due volte.<br />

Questo era qualcosa che poteva condivi<strong>de</strong>re<br />

con Selina e che lei forse non avrebbe<br />

mai avuto speranza di compren<strong>de</strong>re fino in<br />

fondo.


334/960<br />

Strano, pensò Eloise, era un pensiero che<br />

non l’aveva mai turbata così tanto; ma<br />

c’erano tanti spazi bui, tanti silenzi che forse<br />

nemmeno l’intensità <strong>de</strong>l loro rapporto<br />

avrebbe mai potuto colmare.<br />

Stare senza lui aveva significato morire a<br />

metà, essere con lui era bruciare, sempre, a<br />

volte in un modo che poteva farle ancora <strong>de</strong>l<br />

male.<br />

La risatina nervosa di Selina la riportò<br />

alla realtà.<br />

«Scusa?».<br />

Selina interpretò quella domanda come<br />

un’educata incredulità e rispose: «Posso capire<br />

che tu non mi creda, ma le sedi <strong>de</strong>lle<br />

confraternite sono sempre infestate, se non<br />

proprio da fantasmi sicuramente da chi ne<br />

racconta le storie».<br />

«Stai dicendo che qualcuno ha visto un<br />

fantasma?».<br />

Selina annuì. «L’ho visto anche io se è<br />

per questo, almeno credo. In una notte di


luna, in questa biblioteca. Era una ragazza ed<br />

è sparita dietro quella parete», indicò la zona<br />

<strong>de</strong>l crollo.<br />

«Forse anche Gareth l’ha vista, se n’è innamorato<br />

all’istante e ha pensato di cercarla<br />

<strong>de</strong>ntro il muro», commentò Eloise. «Sai<br />

com’è fatto quando si tratta di donne: non si<br />

ferma davanti a niente».<br />

* * *<br />

335/960<br />

Di ritorno alla Misericordia, Eloise s’imbatté<br />

in uno spettacolo consueto: Gilbert<br />

Morgan in ginocchio con un fascio di rose in<br />

mano. A quello seguì un altro spettacolo altrettanto<br />

usuale: Lara Degret che pren<strong>de</strong>va le<br />

rose e poi le buttava in una grossa botte adibita<br />

alla raccolta <strong>de</strong>i rifiuti.<br />

Morgan fece una faccia tragica, Lara<br />

Degret non sprecò alcuna espressione


336/960<br />

mentre se ne andava: da anni rifiutava puntualmente<br />

le sue proposte di matrimonio con<br />

impegno tale da far vacillare la convinzione<br />

di Morgan che lo facesse soltanto per darsi<br />

un contegno.<br />

«Onorabile Gilbert», salutò laconicamente<br />

Eloise scavalcando un lembo <strong>de</strong>l mantello<br />

<strong>de</strong>l giovane disteso sul pavimento in<br />

una chiara metafora <strong>de</strong>lla sua dignità.<br />

«Onorabile Eloise», rispose lui con il suo<br />

forte accento di Delamàr. «Mi ha rifiutato di<br />

nuovo».<br />

«Mi era parso di intuirlo. Ma non<br />

pensate sia colpa vostra: credo che l’Onorabile<br />

Lara sia segretamente invaghita <strong>de</strong>l<br />

misterioso cavaliere che lo scorso anno l’ha<br />

salvata durante la battaglia al Cimitero <strong>de</strong>gli<br />

Innocenti».<br />

Gilbert Morgan le lanciò un’occhiata<br />

cauta e non fece alcun commento.


337/960<br />

«Quell’uomo le ha rubato un bacio, come<br />

ben sapete», continuò Eloise in tono<br />

confi<strong>de</strong>nziale.<br />

Gilbert fece un sorriso malizioso e annuì<br />

un paio di volte con aria assorta, poi accorgendosi<br />

di ciò che stava facendo, cominciò a<br />

scuotere furiosamente la testa.<br />

«No, non lo so», si affannò a dire. «Non<br />

vedo come potrei saperlo visto che io non<br />

sono lui e non ero lì quella notte».<br />

Eloise gli die<strong>de</strong> un bonario colpetto sulla<br />

spalla. «Certo, Gilbert, ma se ricordate sono<br />

stata io a raccontarvelo, quando è successo».<br />

Senza riuscire a trattenere una risata,<br />

Eloise prese le scale per i sotterranei diretta<br />

al dipartimento di Tanatologia.<br />

Stephen Eldrige si era ricavato un antro<br />

piuttosto tetro in un vecchio ripostiglio dove<br />

una volta Dominus Fenaretes conservava le<br />

ossa scompagnate ed era rinchiuso lì <strong>de</strong>ntro<br />

da giorni a tramare qualcosa.


338/960<br />

Eloise bussò e le rispose un grugnito,<br />

così si sentì autorizzata a entrare. Si trovò<br />

davanti un muro di libri ammucchiati al di<br />

sopra di un tavolo dietro il quale, probabilmente,<br />

c’era Stephen.<br />

In un angolo <strong>de</strong>lla stanza se<strong>de</strong>va una<br />

creatura radiosa che non appena vi<strong>de</strong> Eloise<br />

volò ad abbracciarla con un’espressione di<br />

gioia. Quando passò davanti al can<strong>de</strong>labro<br />

acceso, la sua figura snella non proiettò alcuna<br />

ombra.<br />

Christabel Von Sayn, rediviva di stirpe<br />

Von Karnstein, aveva l’eterno aspetto di una<br />

bionda bellezza poco più che adolescente e<br />

occhi di quel blu così simile al colore <strong>de</strong>lle<br />

gemme che soltanto le creature <strong>de</strong>lla notte<br />

posse<strong>de</strong>vano.<br />

«Ero all’Ordine <strong>de</strong>lla Penna», disse<br />

Eloise. «Se avessi saputo di trovarti qui ti<br />

avrei chiesto di venire con me».<br />

Christabel la strinse con circospezione.<br />

Non era molto anziana: soltanto l’innaturale


339/960<br />

distacco e la ca<strong>de</strong>nza antiquata con cui a<br />

volte si esprimeva <strong>de</strong>notavano l’avvicinarsi<br />

<strong>de</strong>l suo primo secolo, ma era perfettamente<br />

consapevole <strong>de</strong>lla sua forza.<br />

Tutto il contributo di Stephen Eldrige<br />

alle manifestazioni di affetto fu un altro<br />

grugnito, forse anche meno cordiale <strong>de</strong>l<br />

prece<strong>de</strong>nte.<br />

«Ho portato alcuni libri a Stephen»,<br />

spiegò Christabel. «Sembra si stia appassionando<br />

di genealogie. Per fortuna sull’argomento<br />

la mia biblioteca è ben fornita».<br />

Christabel abitava in un grazioso palazzetto<br />

che le aveva lasciato un amante prima di<br />

morire. L’uomo era stato uno stimato medico<br />

e Stephen, da anni, frequentava la biblioteca<br />

di Lady Von Sayn, in particolare nelle ore<br />

prece<strong>de</strong>nti al tramonto quando la rediviva si<br />

svegliava.<br />

«Ho moltissimo da leggere».<br />

Stephen pronunciò quelle parole in<br />

modo strano, il che, consi<strong>de</strong>rata la sua


340/960<br />

abituale mancanza di inflessione, era una piacevole<br />

novità.<br />

«Se vi arrechiamo disturbo possiamo andare<br />

altrove», replicò Christabel, con<br />

dolcezza.<br />

Stephen alzò lo sguardo dal libro e la fissò.<br />

La sua espressione era in<strong>de</strong>finibile.<br />

«Restate».<br />

Richiesta, ordine, concessione, Eloise<br />

non avrebbe saputo dire che cosa avesse voluto<br />

significare. Si disse soltanto che forse,<br />

un giorno, Stephen avrebbe letto, per caso,<br />

una poesia invece <strong>de</strong>i tomi carichi di concetti<br />

astrusi che la sua mente geniale e irrequieta<br />

divorava. In quel caso avrebbe forse riconosciuto,<br />

trovandovi i sintomi, la patologia che<br />

lo affliggeva quando guardava Christabel con<br />

quella sorta di indifesa malinconia, unita alla<br />

frustrazione di non arrivare a compren<strong>de</strong>re<br />

cosa provasse per lei.


341/960<br />

Incuriosita, Eloise girò intorno al tavolo<br />

e si mise al fianco <strong>de</strong>l ragazzo. «Trovato<br />

qualcosa?».<br />

Lui alzò gli occhi e dopo un istante nello<br />

sguardo assente affiorò una scintilla di riconoscimento.<br />

Per il semplice motivo che lei era<br />

uno <strong>de</strong>gli argomenti <strong>de</strong>lle sue ricerche, si<br />

disse Eloise.<br />

«Gli Evocatores sono umani. Dalle mie<br />

ricerche risultano rari perché in tempi passati<br />

si pensava che i loro poteri fossero vocazione<br />

oppure peccato, quindi chi li posse<strong>de</strong>va<br />

finiva i suoi giorni in monastero e il<br />

potere non veniva trasmesso».<br />

Eloise pensò a quando il Legato <strong>de</strong>lla Chiesa<br />

in Al<strong>de</strong>nor aveva proposto che lei fosse<br />

rinchiusa in un convento.<br />

«Nessuna parentela importante con i<br />

Granville», continuò Stephen, «né con altri<br />

Evocatores di cui è rimasta traccia. Qualche<br />

generazione fa alcuni remoti legami con gli<br />

Stuart-Sinclair, penso dovuti al fatto che la


342/960<br />

famiglia di tua madre è originaria di<br />

Altieres».<br />

«Nessun risultato apprezzabile allora?».<br />

«Non lo so, ho trovato l’elenco di alcune<br />

famiglie estinte nel ramo principale ma che,<br />

almeno in teoria, possono avere originato<br />

linee ereditarie recenti. Sono antiche di millenni<br />

ed è quasi impossibile individuare con<br />

sicurezza la loro discen<strong>de</strong>nza. Millefort,<br />

Beauchamp, De Livrey… questi nomi ti<br />

dicono qualcosa?».<br />

Eloise scosse il capo. «Mi dispiace».<br />

«Sono casati originari di Altieres, scomparsi<br />

ancora prima che i Van<strong>de</strong>mberg unissero<br />

il Continente».<br />

«Potrei chie<strong>de</strong>re a mia madre se negli<br />

archivi <strong>de</strong>lla sua famiglia è rimasto<br />

qualcosa».<br />

Si udì un lieve bussare.<br />

«Avanti», disse Stephen alzando le<br />

spalle. «Alcuni di questi nomi affondano la<br />

loro origine in tempi di cui nemmeno si


343/960<br />

conserva memoria scritta: Masserell, Derenney,<br />

Mont Lyon… vi dicono qualcosa?».<br />

Gli altri fecero cenni di diniego.<br />

«L’origine comune però sembra essere la<br />

famiglia Duplessis… Un attimo, dove ho sentito<br />

questo nome?».<br />

«Stephen».<br />

Stephen tacque. Eloise impiegò un<br />

istante per riconoscere la voce di Axel tanto<br />

era alterata. Si voltò, trovandoselo alle<br />

spalle. Senza nemmeno guardarla il giovane<br />

tolse dalle mani di Stephen il libro che stava<br />

leggendo.<br />

Stephen non disse nulla né Eloise se ne<br />

stupì: Axel era pallido e la sua espressione<br />

irriconoscibile.<br />

Impiegò qualche istante prima di realizzare<br />

di non averlo mai visto così spaventato.


16.<br />

L’altare <strong>de</strong>gli spiriti<br />

Sophia passò davanti alla porta <strong>de</strong>lle<br />

sorelle Mayfield sperando di avere l’aria di<br />

una capitata lì per caso. Una <strong>de</strong>lle cameriere<br />

impegnate a pulire le scoccò uno sguardo<br />

condiscen<strong>de</strong>nte.<br />

«La signorina Fay dovrebbe essere in<br />

camera a fare qualcosa che non dovrebbe»,<br />

disse. «È sufficiente bussare».<br />

Il personale di Altieres, pensò Sophia,<br />

era abituato a una gran<strong>de</strong> familiarità, così, in<br />

collegio non era inusuale imbattersi in qualche<br />

anziano servitore che redarguiva un nobile<br />

rampollo per essersi mostrato ubriaco o<br />

una cameriera che raccomandava a una<br />

giovane dama di non mangiare troppo in<br />

pubblico.


345/960<br />

Il rumore affrettato di tacchi annunciò a<br />

Sophia che qualcuno stava per aprirle. Infatti,<br />

in uno spiraglio <strong>de</strong>lla porta, comparve il<br />

visino di Fay la quale, senza dire niente, cacciò<br />

fuori una mano e afferrò Sophia per il<br />

polso tirandola all’interno.<br />

«Ti ha visto qualcuno?», indagò Fay.<br />

«Solo la cameriera qui fuori credo.<br />

Perché?».<br />

«Perché ho saltato le lezioni <strong>de</strong>l mattino<br />

dicendo a Carol di avere mal di testa».<br />

«A me sembra che tu stia benissimo».<br />

«Ho solo pre<strong>de</strong>tto qualcosa che sicuramente<br />

accadrà», disse Fay in tono tetro. «La<br />

testa mi farà molto male quando Carol me la<br />

staccherà dal collo per aver perduto la spilla<br />

di diamanti che mi aveva prestato».<br />

Sul tappeto dietro un paravento c’era un<br />

ordinato guazzabuglio di fiori, sottili sigari<br />

aromatici e un bicchierino di liquore alle<br />

arance che span<strong>de</strong>va il suo profumo per tutta<br />

la stanza.


346/960<br />

«Hai <strong>de</strong>ciso che ubriacarsi poteva essere<br />

una buona soluzione?», domandò Sophia.<br />

Fay alzò gli occhi al cielo. «Io sono una<br />

signora», disse con un certo sussiego. «Non<br />

mi ubriaco, al massimo mi lascio un po’ andare.<br />

In ogni caso quello non è per me ma<br />

per San Anthon», spiegò indicando il tappeto<br />

con l’aria di aver dato una spiegazione perfettamente<br />

esauriente.<br />

«Certo che sei proprio ignorante, principessa»,<br />

sospirò Fay accorgendosi che<br />

Sophia non aveva i<strong>de</strong>a di cosa stesse parlando.<br />

«San Anthon è il patrono <strong>de</strong>lle cose e<br />

<strong>de</strong>lle persone scomparse, se gli rivolgo una<br />

supplica farà in modo che io ritrovi la spilla<br />

prima che Carol se ne accorga».<br />

«L’hai presa di nascosto?».<br />

«Certo, lei non voleva darmela», rispose<br />

Fay. «Non so perché ma è convinta che io<br />

perda tutto».<br />

«Ed è vero?».


347/960<br />

Fay si irrigidì appena. «Anche se lo fosse<br />

non è gentile da parte di mia sorella rimarcarlo,<br />

non ti sembra? Dovrebbe essere carina<br />

con me», disse, con logica impeccabile.<br />

Sophia annuì. «Intendi dire che<br />

dovrebbe permetterti di pren<strong>de</strong>re le sue cose<br />

anche con il rischio che tu le perda perché è<br />

tua sorella e non dovrebbe darti un<br />

dispiacere?».<br />

«Esattamente».<br />

Lieta che l’altra avesse compreso il suo<br />

punto di vista, Fay le fece un cenno. «A<strong>de</strong>sso<br />

che sei qui potresti darmi una mano. Se<br />

uniamo le forze sarà più efficace».<br />

Sophia si inginocchiò sul tappeto accanto<br />

a lei e la guardò disporre su un piedistallo di<br />

legno posato su un mobile un piccolo dipinto<br />

e la statuina di un santo dalla pelle color<br />

miele vestito di rosso e ver<strong>de</strong>. Accanto pose<br />

un mazzo di ciclamini rossi, una manciata di<br />

caramelle e il bicchiere di liquore alle arance.


348/960<br />

Poi accese alcune can<strong>de</strong>le e un piccolo lume<br />

a olio.<br />

«A<strong>de</strong>sso dobbiamo recitare la novena»,<br />

disse Fay afferrandole le mani. «Ripeti insieme<br />

a me…».<br />

Era una preghiera ca<strong>de</strong>nzata, nel dialetto<br />

di Altieres, la lingua morbida e strascicata<br />

che a Sophia sembrava così leziosa in confronto<br />

agli accenti aspri <strong>de</strong>lle Nationes<br />

settentrionali.<br />

Ripeté senza difficoltà, anche se non era<br />

<strong>de</strong>l tutto sicura di ogni termine pronunciato;<br />

la sincera volontà di aiutare Fay doveva<br />

sicuramente contare qualcosa agli occhi <strong>de</strong>lla<br />

divinità che nella vecchia religione meridionale<br />

si era fusa con la figura <strong>de</strong>l santo.<br />

Dopo aver ripetuto l’implorazione per tre<br />

volte, Fay parve soddisfatta e le liberò<br />

dolcemente le mani.<br />

«A<strong>de</strong>sso ti va di aiutarmi a cercare la<br />

spilla?», disse. «Sono certa che sia qua da<br />

qualche parte, quando mi sono spogliata


349/960<br />

l’altra sera, di ritorno dal Clarimon<strong>de</strong>, <strong>de</strong>ve<br />

essere caduta dal vestito».<br />

Frugarono dappertutto: tra i cuscini e<br />

sotto i tappeti, nei cassetti <strong>de</strong>l tavolo da toletta<br />

e negli armadi, ma <strong>de</strong>lla spilla di<br />

Caroline nemmeno l’ombra.<br />

«Forse abbiamo sbagliato qualcosa»,<br />

sospirò Fay lanciando uno sguardo <strong>de</strong>luso al<br />

suo piccolo altare.<br />

Forse, pensava Sophia, gli dèi avevano di<br />

meglio da fare che rimediare ai pasticci di<br />

Fay Mayfield, però non le sembrava una cosa<br />

cortese da dire alla sua nuova amica, così<br />

pensò di invitarla a fare una passeggiata<br />

fuori al sole.<br />

«L’importante è che non ci avviciniamo<br />

all’Archiginnasio», disse Fay. «Io ufficialmente<br />

sono malata».<br />

Naturalmente risolsero di andare nel<br />

Borgo di Altieres: sembrava che le ragazze<br />

Mayfield soffrissero di una tale nostalgia di


350/960<br />

casa da voler trascorrere tutto il tempo possibile<br />

nei luoghi che la ricordavano.<br />

«In città fa freddo», disse Fay mentre<br />

camminavano, imbacuccata in un mantello<br />

imbottito di pelliccia. «Almeno quando sono<br />

nel Borgo di Altieres ho la sensazione che ci<br />

sia più caldo anche quando non è così».<br />

Sophia, per la quale le temperature di<br />

novembre nella Vecchia Capitale erano quasi<br />

primaverili, non osò protestare.<br />

In Altieres, spiegò Fay, l’inverno come<br />

concepito nel resto <strong>de</strong>l Continente praticamente<br />

non esisteva, per questo era conosciuta<br />

come il regno <strong>de</strong>ll’estate perenne.<br />

«È solo il periodo in cui chiudiamo le<br />

finestre prima di andare a dormire», disse.<br />

«Invece di lasciare che l’aria circoli liberamente.<br />

In Altieres le case sono costruite in<br />

modo da convogliare l’aria e creare corrente,<br />

altrimenti nei mesi estivi sarebbe impossibile<br />

vivere».


351/960<br />

Sophia scoprì di avere un <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio immenso<br />

di ve<strong>de</strong>re Altieres. Ricordava i racconti<br />

di Cain e Fay. Quello che <strong>de</strong>scrivevano<br />

era talmente diverso da tutto ciò cui era<br />

abituata che, con gli occhi <strong>de</strong>lla mente, non<br />

riusciva nemmeno a immaginare i colori violenti<br />

<strong>de</strong>i fiori e i profumi che impregnavano<br />

l’aria, le paludi e il mare, sciami di zanzare e<br />

pergolati di glicine, le notti scandite dal<br />

frinire <strong>de</strong>lle cicale e dal canto <strong>de</strong>lle raganelle.<br />

«Ti manca molto, vero?».<br />

«Per Altieres puoi struggerti di nostalgia<br />

anche senza esserci mai stato», disse Fay<br />

seria.<br />

«Capisco cosa intendi. Un momento fa<br />

ho provato qualcosa di molto simile».<br />

«È stato Gabriel a dirlo», riprese Fay<br />

pensierosa. «Che te ne pare di questa?», e<br />

misurò con lo sguardo una graziosa cintura<br />

esposta in una vetrina.<br />

Sophia rimase in silenzio, lottando per<br />

allontanare il dispetto e il turbamento di


352/960<br />

scoprire che appartenevano a Gabriel Stuart<br />

le parole che avevano dipinto con tanta precisione<br />

i suoi sentimenti.<br />

«Dovrei stringere il busto fino a soffocare<br />

ma la voglio assolutamente».<br />

«Fayette», intervenne una voce fredda e<br />

profonda alle loro spalle. Sophia trasalì.<br />

Simile a un <strong>de</strong>monio evocato<br />

dall’inferno, al semplice pronunciare il suo<br />

nome, Gabriel Stuart Sinclair era sopraggiunto<br />

alle loro spalle e la sua figura alta oscurava<br />

il sole, trasformando il suo volto in<br />

una maschera di ombra fosca dove solo gli<br />

occhi brillavano come l’acciaio appena<br />

forgiato.<br />

Sophia distolse lo sguardo di scatto, fissandolo<br />

in un punto imprecisato al di là <strong>de</strong>lla<br />

spalla di lui. Seguendo l’etichetta, Gabriel<br />

non avrebbe potuto rivolgersi a lei se prima<br />

Sophia non mostrava di riconoscere la sua<br />

presenza, cosa che dava a entrambi un ottimo<br />

pretesto per ignorarsi.


353/960<br />

«Ti ho cercata all’Archiginnasio, ma mi<br />

hanno <strong>de</strong>tto che questa mattina eri in punto<br />

di morte. Lieto di constatare che è avvenuto<br />

un miracolo», il tono di Gabriel era indifferente<br />

e Sophia guardò Fay, curiosa <strong>de</strong>lla sua<br />

reazione.<br />

In cuor suo pensò che, se fosse stata oggetto<br />

di un simile sarcasmo, avrebbe preso a<br />

schiaffi il cugino fino a inculcargli un po’ di<br />

rispetto. La frustrazione che provava in quel<br />

momento forse avrebbe potuto sfogarla soltanto<br />

picchiando qualcuno.<br />

Gabriel sollevò una mano sopra la testa<br />

di Fay e qualcosa di luminoso cad<strong>de</strong> dalle sue<br />

dita catturando una miria<strong>de</strong> di barbagli di<br />

luce. Di nuovo Sophia distolse lo sguardo,<br />

battendo le palpebre per la troppa luce.<br />

«Oh! Grazie al Cielo!», gridò Fay con la<br />

voce colma di sollievo. Sophia sbirciò sul suo<br />

palmo aperto e vi<strong>de</strong> una spilla di perle e<br />

diamanti e ammutolì. L’orazione aveva


funzionato non proprio come avevano previsto<br />

ma Fay aveva ritrovato la spilla.<br />

«L’hai perduta l’altra sera», disse Gabriel.<br />

«Jerome l’ha raccolta e l’ha data a me perché<br />

te la riportassi. Ricordati di<br />

ringraziarlo».<br />

Senza aggiungere altro voltò loro le<br />

spalle e se ne andò.<br />

Lo guardarono scomparire dietro una<br />

chiesa ricoperta di ligustro. Una fioritura<br />

fuori stagione pioveva sopra i gradini di<br />

pietra, fiori immacolati e nere bacche velenose.<br />

Sotto il sole improvvisamente più caldo,<br />

il loro profumo era dolce da star male.<br />

«Sai come ti chiama?», chiese Fay.<br />

«La principessa trovatella».<br />

* * *<br />

354/960


355/960<br />

Sophia era ancora al colmo <strong>de</strong>lla collera<br />

mentre entrava nello studio <strong>de</strong>l suo tutore<br />

per <strong>de</strong>positare sopra la scrivania, tra alcuni<br />

bulbi e un nastro ver<strong>de</strong>, le sue consi<strong>de</strong>razioni<br />

sui tre libri che le aveva assegnato da leggere.<br />

«Buona sera», la salutò Eloise Weiss entrando<br />

da una <strong>de</strong>lle porte finestre che davano<br />

sul patio. «Sei qui per ve<strong>de</strong>re Bryce?».<br />

«Devo lasciare questi».<br />

Eloise consi<strong>de</strong>rò per un momento la sua<br />

espressione tetra ma non fece alcun commento,<br />

poi sbirciò i fogli fittamente scritti.<br />

«Posso chie<strong>de</strong>rti di cosa si tratta?».<br />

Quando Sophia glielo ebbe spiegato,<br />

Eloise fece una faccia strana e poi si voltò<br />

rivolgendole il profilo. Solo dopo un momento<br />

fu chiaro che stava trattenendosi per<br />

non scoppiare a ri<strong>de</strong>re.<br />

«Non riesco davvero a cre<strong>de</strong>re che stia<br />

pren<strong>de</strong>ndo sul serio il suo ruolo fino a questo<br />

punto», disse Eloise. «Scommetto che non


356/960<br />

ha mai esaminato nessuna di queste<br />

relazioni».<br />

Sotto lo sguardo stupito di Sophia<br />

cominciò tranquillamente a frugare tra gli<br />

scaffali <strong>de</strong>lla libreria e tra i cassetti. Infine<br />

aprì un’anta <strong>de</strong>llo scrittoio e un fascio di fogli<br />

precipitò sul ripiano.<br />

«È la mia grafia», disse Sophia.<br />

«Come pensavo. Sono pronta a scommettere<br />

il mio anello di zaffiri che ti ha fatto<br />

fare tutto questo lavoro solo per costringerti<br />

a leggere. Voglio dire, si tratta di Bryce Van<strong>de</strong>mberg:<br />

è <strong>de</strong>liziato dal fatto che il suo<br />

prossimo abbia un’opinione, ma non gli interessa<br />

assolutamente sapere quale sia».<br />

Sophia l’ascoltò fumante di rabbia. «Perfetto»,<br />

brontolò. «Sono sempre più lusingata<br />

dalla consi<strong>de</strong>razione che mi riservano tutti».<br />

Eloise le rivolse un sorriso comprensivo.<br />

«Non irritarti troppo con lui. So per certo<br />

che intrattiene una fitta corrispon<strong>de</strong>nza con<br />

mio padre per chie<strong>de</strong>rgli consiglio su come


357/960<br />

fare al meglio con te. Una volta gli scriveva<br />

solo per le ricorrenze e per mandargli i<br />

conti».<br />

Sophia non sembrò per niente rabbonita.<br />

«Non ho dormito per due notti per buttare<br />

giù le mie impressioni su quei dannati libri<br />

pieni di cose sdolcinate».<br />

«Chiedigli di non farlo più», disse Eloise<br />

ragionevole.<br />

«Non mi sembra una buona i<strong>de</strong>a. Due<br />

sere fa mi sono addormentata all’Opera ma<br />

non mi è sembrato che si sentisse in colpa<br />

quando mi ha svegliata dicendomi di stare<br />

più attenta. Tu però <strong>de</strong>vi conoscere il suo<br />

punto <strong>de</strong>bole», esclamò Sophia colta da una<br />

improvvisa ispirazione. «Siete cresciuti insieme<br />

e per lui sei come una sorella!».<br />

Eloise sfo<strong>de</strong>rò un cipiglio severo. «Mi<br />

stai chie<strong>de</strong>ndo un modo per manipolare il<br />

tuo tutore?».<br />

Sophia annuì. «Esattamente. Per favore,<br />

volevo dire…».


358/960<br />

Si misurarono per qualche momento, in<br />

silenzio, poi Eloise disse: «Piangi».<br />

«Scusa?».<br />

«L’unico punto <strong>de</strong>bole di Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

sono le lacrime di una donna. Ne è terrorizzato<br />

e preferirebbe affrontare una banda<br />

di tagliagole: se impari a piangere a<br />

comando, hai risolto tutti i tuoi problemi».<br />

Sophia lanciò il pugno in aria come<br />

faceva sempre Julian quando esultava.<br />

«Onorabile Eloise, ti ringrazierò in eterno».<br />

«Che succe<strong>de</strong> qui?».<br />

Bryce entrò nella stanza con un fascio di<br />

fiori di campo sotto il braccio e le dita ancora<br />

sporche di terra.<br />

«Non le starai dicendo qualcosa di diseducativo»,<br />

disse a Eloise omaggiandola di<br />

un’occhiata ironica.<br />

«Non mi permetterei mai», fu la dignitosa<br />

risposta.


359/960<br />

«Se impara a mentire da te anziché da<br />

me, potrà presto calcare le ribalte», rispose<br />

Bryce imperturbabile.<br />

«Molto divertente, Bryce. Sai per caso<br />

dove si trova il tuo onorabile signor<br />

fratello?».<br />

Bryce fece un lento sorriso. «Si trova insieme<br />

a Selina Kristian», rispose, con dolce<br />

perfidia.<br />

Ve<strong>de</strong>ndo l’espressione di Eloise però, allarmato,<br />

si affrettò ad aggiungere: «Sembra<br />

che all’Ordine <strong>de</strong>lla Penna sia crollato uno<br />

<strong>de</strong>i seminterrati, senza il contributo di<br />

Gareth Eldrige questa volta».<br />

Eloise si congedò senza fare alcun commento<br />

e, quando udì la porta <strong>de</strong>l corridoio<br />

richiu<strong>de</strong>rsi, Bryce mimò il gesto di asciugarsi<br />

il sudore dalla fronte.<br />

«Donne», commentò, sinceramente incredulo<br />

e <strong>de</strong>l tutto incurante di averne una<br />

davanti. «Campassi cent’anni non le capirei


mai e, nel caso dovesse succe<strong>de</strong>re, andrei immediatamente<br />

a farmi esorcizzare».<br />

* * *<br />

360/960<br />

A ogni passo Eloise si ripeteva che stava<br />

commettendo un errore, eppure la cupa consapevolezza<br />

che stesse acca<strong>de</strong>ndo qualcosa<br />

non l’abbandonava dal giorno prece<strong>de</strong>nte.<br />

Le campane suonavano i Vespri mentre,<br />

per la seconda volta nel giro di una settimana<br />

e di tutta la sua vita, si inoltrava nella<br />

Citta<strong>de</strong>lla diretta alla se<strong>de</strong> <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Penna, un luogo al quale non cre<strong>de</strong>va si<br />

sarebbe mai interessata.<br />

Aveva tenuto le confraternite stu<strong>de</strong>ntesche<br />

sempre distanti dai suoi orizzonti. Era il<br />

mondo di Axel e qualcosa con cui, per tutti<br />

gli anni in cui erano stati lontani, non aveva<br />

voluto avere nulla a che fare.


361/960<br />

Allontanarsi da lui era stata un’amputazione,<br />

avere a che fare con qualcosa che<br />

le avrebbe ricordato ogni istante quanto<br />

fosse vicino ciò che aveva perduto era<br />

impensabile.<br />

Alcuni manovali si alternavano sotto il<br />

lampadario di ferro <strong>de</strong>ll’ingresso, trasportando<br />

sacchetti di terra, calcinacci e assi di<br />

legno spezzate. Il pavimento era cosparso di<br />

polvere che due servitori cercavano di raccogliere<br />

in un angolo perché non si spargesse<br />

dappertutto.<br />

In biblioteca regnava il caos, due scaffali<br />

lungo la parete orientale erano stati smantellati<br />

e qualcuno si stava occupando di trasportare<br />

i libri lontano dal disordine; un<br />

gruppo di scholares con la penna d’oro ricamata<br />

sullo sparato <strong>de</strong>l mantello si stava occupando<br />

di proteggere gli scaffali ricoprendoli<br />

di spessi teli.


362/960<br />

Selina Kristian dirigeva le operazioni, le<br />

guance chiazzate di rosso sul viso<br />

pallidissimo.<br />

«Un disastro», disse Selina, voltandosi<br />

verso di lei. «Stiamo mettendo al sicuro i<br />

manoscritti più antichi, ma ci vorrà tutta la<br />

notte probabilmente. Per fortuna l’Ordine<br />

<strong>de</strong>lla Chiave ha inviato rinforzi, altrimenti<br />

non avremmo potuto farcela».<br />

«Mando a chiamare <strong>de</strong>gli apprendisti<br />

<strong>de</strong>lla Societas di Medicina», disse Eloise, facendo<br />

un cenno a Julian Lord, l’eterna ombra<br />

di Axel, che aiutava a sollevare una cassa<br />

di libri.<br />

«Tu», gli disse, sbrigativa. «Vai alla<br />

Misericordia e porta qui una dozzina di persone<br />

che possano mettersi a disposizione<br />

<strong>de</strong>ll’Onorabile Selina».<br />

Julian fece per replicare qualcosa, ma gli<br />

bastò una rapida occhiata alla sua faccia per<br />

dileguarsi in direzione <strong>de</strong>lla porta.


363/960<br />

«Grazie», Selina sembrava colpita.<br />

«Come mai con questo carattere non sei<br />

ancora a capo di un Ordine?».<br />

La risposta a quella domanda comparve<br />

in quell’istante, il volto fosco e gli occhi che<br />

la guardarono un momento senza mostrare<br />

di conoscerla, in quel contesto che non le<br />

apparteneva.<br />

«Eloise», Axel Van<strong>de</strong>mberg aveva la voce<br />

dura, alterata da qualcosa che non arrivò a<br />

compren<strong>de</strong>re. «Che cosa fai qui?».<br />

Era la domanda che sentiva latente ogni<br />

volta che pensava di affacciarsi al suo<br />

mondo. Eloise era quasi sollevata dal fatto di<br />

udirla pronunciare ad alta voce.<br />

«Axel, sono sicura che in casa mia puoi<br />

usare <strong>de</strong>i modi più urbani», sibilò Selina<br />

Kristian.<br />

«Mi hanno riferito che si era verificato<br />

un inci<strong>de</strong>nte», Eloise rispose con calma e<br />

non aggiunse altro. Non si sarebbe giustificata<br />

per nulla al mondo e il fatto che Selina


364/960<br />

fosse intervenuta, per qualche strano motivo,<br />

la umiliava invece che confortarla.<br />

«Ti lascio alle tue attività», disse, rivolta<br />

a Selina. «Se possiamo essere di aiuto non<br />

esitare a chiamare qualcuno all’Ospedale<br />

<strong>de</strong>lla Misericordia».<br />

Le sorrise, ignorando Axel e sfoggiando<br />

una serenità che non provava; ma era brava<br />

a fingere, lo era sempre stata e con gli anni<br />

aveva raffinato la sua tecnica.<br />

«Eloise?», la voce di Axel a<strong>de</strong>sso aveva<br />

l’accento cauto e ansioso di quando si accorgeva<br />

troppo tardi di aver trattato in modo<br />

mal<strong>de</strong>stro un momento troppo fragile. Tese<br />

una mano verso di lei ma Eloise si allontanò<br />

di un passo, con una naturalezza che celò<br />

ogni intenzionalità dal gesto.<br />

«Sei qui!», l’accento argentino e musicale<br />

nella voce di Christabel invece dimostrò<br />

un autentico piacere nel ve<strong>de</strong>rla.<br />

La rediviva era comparsa dal nulla,<br />

emergendo dalla voragine che Gareth Eldrige


365/960<br />

e la sua sollecitudine avevano aperto nel<br />

pavimento.<br />

Christabel indossava un’elegante divisa<br />

da scholara e il mantello con la Penna d’Oro<br />

e il simbolo <strong>de</strong>l Praeceptor ricamato sotto la<br />

spalla sinistra. Eloise ricordava che, in vita,<br />

aveva ricoperto quella carica e che ne sentiva<br />

molta nostalgia.<br />

«Le cantine sono crollate dal lato che si<br />

affaccia sul canale sotterraneo», spiegò<br />

Christabel rivolta a Selina. «Gli operai stanno<br />

cercando di prevenire le infiltrazioni.<br />

Penso sia il caso di mandare a chiamare<br />

qualcuno <strong>de</strong>l dipartimento di Storia perché<br />

dietro una parete c’era un muro interamente<br />

ricoperto di intarsi. È stato il Principe Van<strong>de</strong>mberg<br />

a trovarlo e a rimuovere le pietre<br />

che lo nascon<strong>de</strong>vano».<br />

Axel taceva, lo sguardo era rivolto al<br />

cielo oltre una <strong>de</strong>lle alte finestre a cattedrale<br />

e soltanto in quel momento Eloise notò che<br />

aveva le dita sporche e graffiate come se si


366/960<br />

fosse accanito a lungo contro qualcosa.<br />

Quando si passò, distratto, una mano sul<br />

petto lasciò una traccia di sangue fresco sulla<br />

stoffa bianca.<br />

«Dobbiamo sicuramente invitare <strong>de</strong>gli<br />

esperti a esaminare i ritrovamenti», disse<br />

Selina. «Questa se<strong>de</strong> è antichissima e fu<br />

costruita sulle fondamenta di una ancora più<br />

antica, non mi stupisce che sia emerso qualcosa.<br />

Di che si tratta?».<br />

«Mosaici di osso», spiegò Christabel. «A<br />

giudicare dallo stile <strong>de</strong>vono avere più di<br />

mezzo millennio. Per fortuna nulla è andato<br />

perduto. I sotterranei di questo edificio sono<br />

sempre stati soggetti a crolli, ma l’ultimo così<br />

spettacolare risale a moltissimo tempo fa».<br />

Selina rifletté. «Forse ho capito di cosa<br />

parli, ne è conservata traccia negli annali<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine. Ci furono anche <strong>de</strong>i morti<br />

quando accad<strong>de</strong>. Per fortuna questa volta<br />

nessuno si è fatto male».


367/960<br />

«Le esequie si tennero nella sala d’ingresso»,<br />

Christabel si guardò intorno. «Lo ricordo<br />

benissimo».<br />

«È stato almeno quarant’anni or sono»,<br />

commentò inaspettatamente Axel, la voce innaturale<br />

come se fosse rimasto in silenzio<br />

troppo a lungo. «Ho sentito Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong><br />

<strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle Arti parlarne, una<br />

volta».<br />

Christabel annuì. «Più di cinquanta per<br />

la precisione. Accad<strong>de</strong> quando Clarisse<br />

Granville era Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Penna».


17.<br />

La processione <strong>de</strong>lla notte<br />

Lente schiere nerovestite sfilavano in silenzio<br />

per le vie <strong>de</strong>l Borgo di Altieres.<br />

Uomini in saio stretto in vita da una corda e<br />

il rosario tra le dita proce<strong>de</strong>vano tra la folla<br />

che si apriva per lasciare loro il passaggio: un<br />

oscuro controcanto ai colori <strong>de</strong>lla Festa <strong>de</strong>lle<br />

Anime.<br />

«Per tradizione nessuno sa chi si nasconda<br />

sotto il saio», spiegò Caroline a bassa<br />

voce. «Rappresentano i volti <strong>de</strong>lla Morte,<br />

quindi possono essere chiunque e presentarsi<br />

in qualunque posto. Per un’intera notte<br />

durante il mese di festa, entrano liberamente<br />

nelle case, nelle chiese, nelle taverne,<br />

ovunque vogliano».


369/960<br />

Uno di essi, passando loro accanto, sollevò<br />

la testa e Sophia vi<strong>de</strong> un teschio bianco<br />

incorniciato dal cappuccio di rozza tela.<br />

Non riuscì a trattenere un brivido. Fay le<br />

strinse il braccio.<br />

«Ci siamo tutti abituati, nemmeno i<br />

bambini si spaventano. La maschera è<br />

ricavata da un cranio, come puoi<br />

immaginare».<br />

Sophia annuì e, di nascosto, cercò la<br />

mano di Cain tra le pieghe <strong>de</strong>i mantelli.<br />

All’istante dita fred<strong>de</strong> e forti allacciarono le<br />

sue.<br />

L’i<strong>de</strong>ntità di quello che era stato l’ultimo<br />

ere<strong>de</strong> maschio <strong>de</strong>lla casata reale di Altieres<br />

era ancora coperta dal maggiore riserbo possibile<br />

e si lasciava che il cognome fosse associato<br />

alla sua appartenenza alla stirpe di<br />

sangue <strong>de</strong>i vampiri di Blackmore.<br />

Così le Mayfield non erano state esplicitamente<br />

messe al corrente di chi fosse in


370/960<br />

realtà Cain e, se lo sospettavano, evitavano<br />

con tatto di farne cenno.<br />

«Non è comunque gra<strong>de</strong>vole svegliarsi e<br />

trovare uno di loro ai piedi <strong>de</strong>l proprio<br />

letto», mormorò Cain.<br />

Sophia si voltò a guardarlo e, di riflesso,<br />

strinse più forte la sua mano.<br />

Cain aveva perduto la memoria il giorno<br />

in cui la loro famiglia era stata sterminata, il<br />

giorno in cui era nata Sophia.<br />

Adrian Blackmore che, raccogliendo il<br />

suo ultimo attimo mortale, lo aveva reso<br />

eterno con la forza <strong>de</strong>l suo sangue, aveva attribuito<br />

la cosa al doppio trauma <strong>de</strong>ll’eccidio<br />

e <strong>de</strong>lla Seconda Nascita.<br />

Era molto raro che Cain rammentasse<br />

qualcosa <strong>de</strong>lla sua vita mortale e insistere su<br />

quelle memorie fugaci sembrava servire solo<br />

ad allontanarle dalla sua consapevolezza,<br />

così Sophia non disse nulla, ma si limitò ad<br />

andargli più vicino per cercare un contatto<br />

fisico.


371/960<br />

Cain le fece scivolare un braccio intorno<br />

alla vita e la trasse lontano dal flusso <strong>de</strong>lla<br />

processione.<br />

«La festa si terrà in una sala da ballo vicino<br />

alla chiesa di Santa Elienne», disse Alexandria.<br />

«Potremmo fermarci un<br />

momento».<br />

Sophia annuì ma l’altra finse di non accorgersene;<br />

da quel giorno in cui si erano<br />

trovate insieme in camera di Fay, Alexandria<br />

aveva continuato a mostrare un certo distacco<br />

come se si fosse pentita di averle dato<br />

confi<strong>de</strong>nza.<br />

Il corteo <strong>de</strong>lla morte sfilò in silenzio e la<br />

folla si riversò a cancellare il suo percorso<br />

quasi a esorcizzare il suo passaggio.<br />

Si diressero verso il cuore <strong>de</strong>l Borgo di<br />

Altieres – vecchie dimore dalle snelle<br />

colonne e con le mura ricoperte di rampicanti<br />

– dove alberi secolari fiancheggiavano le<br />

stra<strong>de</strong> e le radici ribollivano rompendo<br />

l’impiantito di pietra.


372/960<br />

La chiesa di Santa Elienne era un edificio<br />

sontuoso e <strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nte, le pareti macchiate di<br />

muschio e il ligustro che spargeva nell’aria<br />

un profumo riservato solo a mesi più caldi.<br />

Era la chiesa dove il giorno prece<strong>de</strong>nte<br />

avevano incontrato Gabriel Stuart, pensò<br />

Sophia.<br />

«Principessa», disse una voce femminile<br />

e lei si trovò a fissare un paio di occhi dietro<br />

un teschio dipinto a colori vivaci e ornato di<br />

fiori.<br />

«Una medaglietta <strong>de</strong>lla bene<strong>de</strong>tta Elienne,<br />

principessa, per portare da te il tuo<br />

innamorato».<br />

Cercando di nascon<strong>de</strong>re un sussulto,<br />

Sophia si infilò in tasca ciò che la donna le<br />

metteva in mano, poi Fay la prese per un<br />

gomito e la tirò verso la scalinata d’ingresso.<br />

L’interno <strong>de</strong>lla chiesa era un trionfo di<br />

fiori e can<strong>de</strong>le che bruciavano a centinaia<br />

ren<strong>de</strong>ndo l’aria afosa e pervasa dai profumi<br />

grevi di corolle sfiorite e frutta matura. Sugli


373/960<br />

altari le croci si accompagnavano a offerte di<br />

pesche e mele, bottiglie di profumo e<br />

conchiglie di mare.<br />

Le ragazze Mayfield si fermarono davanti<br />

all’altare principale e si inchinarono alla<br />

santa, una fanciulla dalla pelle di porcellana<br />

dorata con grandi occhi verdi e lunghi capelli<br />

neri, troppo bella e ricca per portare testimonianza<br />

di continenza e preghiera tra i fe<strong>de</strong>li<br />

<strong>de</strong>lla Chiesa.<br />

Guardando il suo vestito fluente ricamato<br />

d’oro, i brillanti che le scintillavano ai<br />

polsi e sulla gola e il sorriso pieno di sensualità,<br />

Sophia comprese di trovarsi di fronte a<br />

una <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>e di Altieres che spargeva la sua<br />

grazia e il suo potere da un altare su cui era<br />

permesso adorarla dietro le spoglie di un<br />

culto ufficiale.<br />

«È bellissima», disse incantata.<br />

Caroline le sorrise. «È sicuramente felice<br />

che lo pensi e ti accor<strong>de</strong>rà il suo favore.<br />

Santa Elienne è la protettrice <strong>de</strong>ll’amore e


374/960<br />

<strong>de</strong>lla bellezza e bisogna sempre cercare di<br />

averla dalla nostra parte».<br />

Le parve che intorno alla statua le<br />

fiamme <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le si gonfiassero e un profumo<br />

dolcissimo di fiori si diffuse nell’aria.<br />

Non era la sola a sentirlo, pensò Sophia,<br />

la gente si fermava a guardare l’altare, a<br />

guardare lei.<br />

La mia ascen<strong>de</strong>nza è simile a questa,<br />

pensò, una creatura divina che riposa in un<br />

sonno eterno e che ha dato inizio alla mia<br />

stirpe.<br />

Cain le aspettava fuori dalla chiesa. In<br />

Santa Elienne c’erano <strong>de</strong>lle croci bene<strong>de</strong>tte<br />

per bandire i redivivi che avrebbero potuto<br />

far loro <strong>de</strong>l male e aveva preferito non avvicinarsi<br />

nemmeno al sagrato.<br />

«Ti diverti?», domandò alla sorella,<br />

pren<strong>de</strong>ndole di nuovo la mano.<br />

«Sono felice», disse Sophia, piano, accorgendosi<br />

<strong>de</strong>l suo stato d’animo. Si premette<br />

una mano sul cuore e assaporò i


profumi nell’aria: colonia, fiori e cera di can<strong>de</strong>le.<br />

Voleva con tutta se stessa fare parte di<br />

ciò che la circondava. Il Collegio di Al<strong>de</strong>nor e<br />

l’odore <strong>de</strong>lla neve erano qualcosa di lontano,<br />

soltanto il vento tiepido che aveva addosso,<br />

la musica <strong>de</strong>l dialetto <strong>de</strong>gli Altierenses e le<br />

cortine di piante selvagge che abbracciavano<br />

i palazzi le sembravano reali.<br />

«Andiamo», disse Cain con una dolcezza<br />

che fece sospirare le ombre fin nei vicoli più<br />

lontani. «Indossa la maschera, il nostro ballo<br />

ci aspetta».<br />

* * *<br />

375/960<br />

Era un ballo in nero, così quando giunsero<br />

davanti alla sala, al piano nobile di un<br />

palazzo dai muri ricamati di passiflora, vi<strong>de</strong>ro<br />

una moltitudine di persone in sontuosi<br />

abiti da lutto che danzava alla luce dorata di


376/960<br />

una miria<strong>de</strong> di can<strong>de</strong>le e grandi lampadari<br />

dorati.<br />

«Sembra un ballo clan<strong>de</strong>stino», mormorò<br />

Fay, eccitata. «Questo palazzo è abbandonato<br />

da almeno dieci anni. Spero che la<br />

Guardia Cittadina non intervenga».<br />

«Qualcuno avrà oliato un po’ gli ingranaggi»,<br />

disse Caroline con fare filosofico.<br />

«Lord Cain, si tratta davvero di un ballo<br />

segreto?».<br />

Cain annuì e il sorriso con cui accompagnò<br />

quel gesto troncò in maniera percettibile<br />

il respiro <strong>de</strong>lla ragazza.<br />

«Certamente, Lady Caroline», rispose<br />

Cain, la voce soffice e sussurrante sembrava<br />

la carezza <strong>de</strong>l raso sulla pelle. «Non è un<br />

ballo con <strong>de</strong>i patroni ufficiali e dichiarato alle<br />

autorità cittadine, se è quello che inten<strong>de</strong>te,<br />

quindi forse a un certo punto <strong>de</strong>lla notte ci<br />

toccherà fuggire più veloci <strong>de</strong>l vento».<br />

Anche la contegnosa Alexandria sembrava<br />

estasiata. «Non ci riconosceranno,


377/960<br />

vero? Sophia, la tua scorta è ben lontana,<br />

spero».<br />

Sophia annuì e, inconsapevolmente, si<br />

toccò la maschera di raso nero. «Credono<br />

che io mi trovi insieme a Cain alla Resi<strong>de</strong>nza<br />

di Altieres. Siamo usciti di nascosto da una<br />

<strong>de</strong>lle cantine».<br />

«Adrian e Ashton erano già usciti», aggiunse<br />

Cain, «così non c’era nessuno in grado<br />

di scoprirmi».<br />

«Fai ballare Alexa», disse Sophia a voce<br />

talmente bassa che solo il fratello poté sentirla<br />

sotto la corrente ammaliante <strong>de</strong>l sestetto<br />

d’archi. «Così forse si dimenticherà che<br />

mi odia».<br />

Cain si girò verso Alexandria e con un<br />

gesto squisito si inchinò porgendole la mano.<br />

«Milady, siete mia per il primo ballo?».<br />

Alexandria sbiancò, poi una vampata di<br />

rossore le salì alle gote.<br />

Cain socchiuse gli occhi, il suo sguardo si<br />

fece più affilato.


378/960<br />

Sophia conosceva bene<br />

quell’espressione: il predatore che si risvegliava<br />

sotto l’apparenza <strong>de</strong>ll’angelo fuggito<br />

da un quadro. Anche Alexandria l’aveva<br />

notato e infatti abbassò lo sguardo<br />

mor<strong>de</strong>ndosi le labbra. Se non avesse usato<br />

un minimo di attenzione, pensò Sophia, non<br />

avrebbe concesso a suo fratello soltanto un<br />

innocente ballo ma almeno un assaggio <strong>de</strong>l<br />

suo sangue.<br />

Si allontanarono insieme, seguiti da<br />

sguardi invidiosi, e poco dopo disparvero tra<br />

le danze in nero e le maschere al centro <strong>de</strong>l<br />

salone.<br />

«Non ero mai stata a un ballo clan<strong>de</strong>stino»,<br />

disse Fay, tutta allegra, archiviando<br />

con un’alzata di spalle l’incredibile colpo di<br />

fortuna <strong>de</strong>lla cugina.<br />

«Io invece sì, una volta», Caroline che<br />

non mancava mai di vantarsi di essere più<br />

gran<strong>de</strong> e più esperta <strong>de</strong>lla sorella. «Ma non è<br />

durato molto, avevamo troppa paura di


379/960<br />

essere scoperti e siamo andati via dopo un<br />

paio di danze», aggiunse, a malincuore.<br />

«Se la mamma sapesse che siamo qui ci<br />

ripudierebbe», disse Fay.<br />

«Peggio», disse Caroline allegra. «Ci<br />

rinchiu<strong>de</strong>rebbe in convento e si metterebbe a<br />

letto con uno <strong>de</strong>i suoi interminabili mal di<br />

testa».<br />

«Se Ashton si accorge che siamo fuggiti<br />

invece ci ucci<strong>de</strong>rà», disse Sophia senza celare<br />

la propria soddisfazione. «Mi ha invitata a<br />

cena e quando sono arrivata non c’era e<br />

nemmeno Adrian, in compenso c’era tutta la<br />

mia scorta e un biglietto che mi intimava di<br />

non uscire di casa», raccontò.<br />

Fay le rivolse uno sguardo ammirato che<br />

la gratificò non poco. «Sei coraggiosa. Non<br />

credo che riuscirei mai a oppormi a un ordine<br />

di Ashton Blackmore».<br />

«Non ho alcuna intenzione di farmi<br />

manovrare come un burattino», esclamò<br />

Sophia. «Non sono una bambina a cui


380/960<br />

ordinare di restare in casa senza nemmeno<br />

una spiegazione».<br />

«Il tuo tutore invece sarebbe fiero di te»,<br />

disse Fay rivolta a Sophia. «Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

è uno <strong>de</strong>i gentiluomini più brillanti e<br />

alla moda <strong>de</strong>lla città».<br />

Sophia pensò, in cuor suo, che il Principe<br />

Bryce aveva l’aria di tollerare solo le proprie,<br />

di intemperanze, e, nonostante l’indubbia<br />

fama di gau<strong>de</strong>nte, aveva la netta impressione<br />

che avrebbe tentato (con grazia, s’inten<strong>de</strong>) di<br />

staccarle la testa se un’incursione <strong>de</strong>lla<br />

Guardia Cittadina l’avesse sorpresa a una<br />

festa clan<strong>de</strong>stina.<br />

Salvo in privato farsi una risata alle sue<br />

spalle.<br />

«C’è qualcosa da bere?», domandò, invece<br />

di rispon<strong>de</strong>re, guardandosi intorno.<br />

Gli stucchi erano scrostati e le imponenti<br />

dorature che correvano lungo tutto il soffitto<br />

mostravano macchie scure. Anche i grandi<br />

specchi che sovrastavano i camini gemelli


381/960<br />

mostravano ombre di ruggine sulle superfici<br />

offuscate e le can<strong>de</strong>le bruciavano sui lampadari<br />

dando l’impressione che sarebbero<br />

succeduti loro soltanto altri anni di buio.<br />

Persa a osservare quella cupa, meravigliosa<br />

<strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nza, Sophia non si accorse che<br />

qualcuno sopraggiungeva alla sua <strong>de</strong>stra fino<br />

a che non lo urtò.<br />

«Domando scusa, signore», disse, con un<br />

rapido inchino.<br />

L’altro era un ragazzo bruno che si piegò<br />

fino a portare gli occhi scuri all’altezza <strong>de</strong>i<br />

suoi e poi allungò un dito per scostarle un<br />

poco la maschera dal viso.<br />

Sophia si ritrasse inorridita ma l’altro<br />

scosse il capo e sorrise.<br />

«Sono Justin Sinclair», disse. «Niente<br />

paura. C’è mezzo Collegio di Altieres qui,<br />

questa notte». Poi alzò due dita in aria per richiamare<br />

l’attenzione di qualcuno poco distante.<br />

«Gabriel, guarda chi mi hanno portato<br />

gli uccellini: la mia promessa sposa».


Prima che lei potesse <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re di imprecare<br />

a voce alta, si udì un mormorio teso e la<br />

folla si aprì mostrando una schiera di sai neri<br />

e maschere di osso.<br />

I processionanti <strong>de</strong>lla morte, con il privilegio<br />

che spettava loro, sfilarono lungo il<br />

salone mentre l’orchestra accennava accordi<br />

in sordina.<br />

«Non spaventatevi», disse Justin. «Solo<br />

una vecchia tradizione di Altieres».<br />

Fece appena in tempo a terminare la<br />

frase che le fiamme di un lampadario balenarono<br />

sulla lama di un pugnale mentre qualcuno<br />

con un’orribile maschera a teschio si<br />

gettava su Sophia.<br />

* * *<br />

382/960<br />

Justin Sinclair ebbe la prontezza di<br />

spingerla di lato. Sophia incespicò, troppo


383/960<br />

spaventata per gridare, e urtò con un fianco<br />

contro un tavolo rovesciando un vassoio di<br />

cristallerie incrinate. Il colpo andò a vuoto e<br />

si udì soltanto il suono sinistro <strong>de</strong>lla stoffa<br />

che si strappava.<br />

Sotto i sai neri <strong>de</strong>i processionanti apparvero<br />

spa<strong>de</strong> e pistole; l’orchestra smise di<br />

suonare e da qualche parte una donna lanciò<br />

un urlo.<br />

«Rimani dietro di me», Dray<strong>de</strong>n Sinclair<br />

comparve al fianco <strong>de</strong>l gemello e trasse dalla<br />

giacca da sera una pistola dal calcio intarsiato<br />

che lanciò a Justin.<br />

Fu in quel momento che i proiettili<br />

cominciarono a fischiare nell’aria. Colpirono<br />

una vetrata mandandola in frantumi e<br />

Sophia, alzando lo sguardo, vi<strong>de</strong> un lampadario<br />

a can<strong>de</strong>le precipitarle addosso. Le<br />

can<strong>de</strong>le accese cad<strong>de</strong>ro sui suoi vestiti e la<br />

cera sui capelli, una goccia le ustionò una<br />

mano, poi qualcosa la gettò a terra e ogni


384/960<br />

luce scomparve mentre un rumore orrendo<br />

risuonava vicinissimo al suo volto.<br />

L’impatto con il pavimento di pietra le<br />

tolse il fiato e il sangue le rombò nelle orecchie.<br />

Lentamente riconobbe il contatto di<br />

una mano fredda contro la spalla e i contorni<br />

<strong>de</strong>l volto di Cain che lentamente si sollevava<br />

da lei. Aveva una ferita sullo zigomo e la<br />

spalla bianca di cera sciolta, l’odore di bruciato<br />

era orribile e lei vi<strong>de</strong> una lingua di fumo<br />

alzarsi dalla sua giacca. Urlò e con le mani<br />

tentò di raggiungere le fiamme.<br />

«Via di qui», gridò qualcuno e lei si sentì<br />

sollevare da terra e scagliare in aria. Braccia<br />

granitiche la tennero al sicuro, muscoli po<strong>de</strong>rosi<br />

attutirono l’impatto contro il pavimento<br />

quando rotolarono lontano. Una<br />

vetrata si staccò crollando nel punto in cui si<br />

era trovata un momento prima.<br />

«Stai bene?». Riconobbe la voce di<br />

Ashton e si sforzò di annuire, stretta alla sua<br />

spalla.


385/960<br />

«Cain», disse Sophia con voce rotta.<br />

«Sta bene, Adrian si sta occupando di<br />

lui».<br />

La ragazza si voltò cercando, frenetica, il<br />

fratello con lo sguardo e lo vi<strong>de</strong> in un angolo,<br />

senza giacca, il candore <strong>de</strong>lla camicia ferito<br />

di nero dove era bruciata a contatto con la<br />

sua pelle immacolata.<br />

Il fuoco, Sophia vacillò, era abituata a<br />

pensare a Cain come se fosse indistruttibile,<br />

ma il fuoco era qualcosa di diverso.<br />

Avrebbe potuto ve<strong>de</strong>rselo bruciare tra le<br />

mani come una torcia senza poter fare nulla<br />

per impedirlo.<br />

Ashton la tirò in piedi e la guardò dritta<br />

in volto. Era furioso, Sophia non avrebbe mai<br />

creduto di poter ve<strong>de</strong>re una simile espressione<br />

sul suo volto.<br />

«Rispon<strong>de</strong>rai di tutto quello che hai<br />

causato questa sera», disse lui, la voce sferzante<br />

come una frustata, poi la spinse tra le<br />

braccia di qualcuno.


386/960<br />

Era Jordan Van<strong>de</strong>mberg e anche lui<br />

aveva l’aria cupa e contrariata.<br />

«Ti cerchiamo da ore, tutti quanti. I tuoi<br />

parenti, i miei fratelli e i loro amici. Bryce è<br />

quasi impazzito quando si è accorto che non<br />

eri più alla Reggenza di Altieres», disse esasperato.<br />

«Nessuno sapeva dove fossi. Non ti<br />

era stato forse raccomandato di restare a<br />

casa?».<br />

In quel momento la Guardia Cittadina<br />

fece irruzione nella sala e Jordan gemette.<br />

«Questo sarà uno scandalo, davvero».<br />

«Certo!», gridò lei. «Come tutte le dannate<br />

volte. Che cosa c’è di diverso?».<br />

«Che stavano preparando un attentato<br />

contro di te», disse qualcuno, gelido.<br />

Julian, con una spada insanguinata<br />

lungo il fianco, guardò la sorella adottiva con<br />

espressione truce.<br />

«Sophia, se usciamo tutti interi da<br />

questa cosa, giuro che ti farò a pezzi con le<br />

mie mani».


18.<br />

Congiura all’alba<br />

«Maledizione. Ma quanti sono?».<br />

Julian imprecò ve<strong>de</strong>ndo varie armi comparire<br />

tra gli abiti da sera di alcuni che, fino a<br />

poco prima, erano anonimi partecipanti a<br />

una festa.<br />

«Quella donna ha davvero estratto un<br />

pugnale così lungo dal suo corsetto?»,<br />

domandò Jordan.<br />

«Si ve<strong>de</strong> che c’è molto spazio lì <strong>de</strong>ntro.<br />

Se ti avanza <strong>de</strong>l tempo ti suggerirei di dare<br />

un’occhiata».<br />

Sophia si asciugò le lacrime dal viso e<br />

fece per togliere la maschera che le era finita<br />

per traverso e, nel mentre, trovò anche il<br />

tempo di alzare gli occhi al cielo.


388/960<br />

«Rimettila», disse Jordan, fermo. «Rimetti<br />

la maschera: meglio che tu sia meno<br />

riconoscibile».<br />

Loro erano entrambi a volto scoperto,<br />

con i vestiti infilati alla meglio e l’aria di chi è<br />

stato tirato giù dal letto. Sophia sentì un fiotto<br />

acido di rimorso nel petto.<br />

«Devo trovare Fay e le altre», disse,<br />

<strong>de</strong>cisa.<br />

«Tu <strong>de</strong>vi stare ferma dove possiamo proteggerti»,<br />

disse Jordan.<br />

«Le ho convinte io a uscire, sono qui a<br />

causa mia», esclamò lei.<br />

«Soph», Julian le lanciò qualcosa e lei<br />

prese al volo un piccolo coltello molto affilato.<br />

«Ricordi come si usa?».<br />

Sophia annuì, con aria <strong>de</strong>terminata.<br />

«Devi colpire gli altri, non te stessa»,<br />

commentò Julian e rise quando la sentì apostrofarlo<br />

con una parola colorita molto in<br />

voga all’orfanotrofio.


389/960<br />

Partirono verso il centro <strong>de</strong>lla sala con<br />

Jordan che chiu<strong>de</strong>va il corteo dando loro <strong>de</strong>gli<br />

idioti. Impiegarono circa mezzo minuto<br />

prima di realizzare che Jordan aveva perfettamente<br />

ragione e che la loro era stata una<br />

pessima i<strong>de</strong>a: si ritrovarono addosso una<br />

mezza dozzina di persone, si udirono <strong>de</strong>lle<br />

<strong>de</strong>tonazioni e le pallottole ricominciarono a<br />

fischiare sopra le loro teste.<br />

«Giù», gridò Sophia mentre un proiettile<br />

si conficcava nelle assi <strong>de</strong>l pavimento, accanto<br />

alla sua gonna.<br />

Poco distante vi<strong>de</strong> Ashton sollevare due<br />

uomini e scagliarli contro una parete. Un<br />

terzo lo attaccò alle spalle affondandogli un<br />

pugnale nella spalla; dallo scatto che fece il<br />

redivivo, Sophia comprese, con orrore, che<br />

l’arma era bene<strong>de</strong>tta per bandire.<br />

Ashton se lo scrollò di dosso e la lama insanguinata<br />

cad<strong>de</strong> al suolo, poi lo afferrò per<br />

le spalle e abbassò il volto sulla sua gola.<br />

Quando lo lasciò andare l’uomo si accasciò al


390/960<br />

suolo come una bambola rotta e il redivivo lo<br />

abbandonò tergendosi una goccia di sangue<br />

dalle labbra, pronto a ghermire un’altra<br />

vittima.<br />

Oltre le spalle <strong>de</strong>l redivivo, il cielo fuori<br />

<strong>de</strong>lle vetrate cominciava a scolorare. Presto<br />

sarebbe arrivata l’alba, il flagello <strong>de</strong>lle<br />

creature scacciate dalla luce.<br />

«Le ho viste», esclamò Julian. «Sono da<br />

quella parte, dietro una colonna».<br />

«Bene», disse Jordan e con un calcio<br />

rovesciò un tavolo dietro il quale trovarono<br />

un momentaneo riparo. Un attimo dopo si<br />

sentiva la lama di un coltello conficcarsi nel<br />

legno e il manico vibrare.<br />

Julian lanciò un’imprecazione. «Come ci<br />

arriviamo?».<br />

«Serve un diversivo», disse Jordan.<br />

In quella si udì un fragore assordante di<br />

zoccoli di cavallo e di vetri infranti.<br />

«Ma che diavolo sta succe<strong>de</strong>ndo?», urlò<br />

Sophia. «Sta crollando tutto?».


«No», disse Jordan tra l’irritato e l’ammirato.<br />

«A giudicare dall’ingresso plateale e<br />

dall’entità <strong>de</strong>i danni si tratta <strong>de</strong>i miei<br />

fratelli».<br />

Gilbert Morgan, entrato al galoppo attraverso<br />

una vetrata a<strong>de</strong>sso in pezzi sotto gli<br />

zoccoli <strong>de</strong>l suo cavallo, fece un galante<br />

inchino a un gruppo di dame terrorizzate che<br />

si erano raccolte in un angolo. Una alzò<br />

anche la mano per sistemarsi i capelli.<br />

«Hai combinato un disastro», disse Ross<br />

Granville.<br />

«Pagheremo i danni», disse Axel Van<strong>de</strong>mberg,<br />

poi alzò una mano per richiamare<br />

l’attenzione di Ashton. «È quasi l’alba e dobbiamo<br />

permettere ai Blackmore di andare».<br />

Morgan si guardò intorno con un sorriso<br />

euforico. «Gente», esclamò. «Erano anni che<br />

sognavo di farlo!».<br />

* * *<br />

391/960


392/960<br />

Una sedia volò da un capo all’altro <strong>de</strong>lla<br />

sala e si fracassò contro una parete.<br />

«Ma sei idiota?», urlò Justin Sinclair.<br />

«Hai rischiato di rompermi la testa!».<br />

«Impossibile, troppo dura», bofonchiò<br />

Dray<strong>de</strong>n atterrando con un pugno un poveraccio<br />

che cercava di strisciare fuori dalla sala<br />

e che protestò la propria innocenza.<br />

«Domando scusa, messere», disse Dray.<br />

«È impossibile distinguere gli amici dai nemici,<br />

così bisogna colpire tutti».<br />

L’arrivo di ulteriori rinforzi provocò la<br />

<strong>de</strong>finitiva ritirata <strong>de</strong>i congiuranti.<br />

«Da dove stanno scappando?», urlò Axel<br />

sfilando la spada dal corpo esanime di un<br />

uomo in saio.<br />

«I sotterranei», disse Stephen Eldrige.<br />

«Da lì si acce<strong>de</strong> alle gallerie sotto la città».<br />

Un gruppo si lanciò a inseguire i nemici<br />

in fuga, gli altri rimasero padroni di quello<br />

che era davvero diventato un ballo <strong>de</strong>lla


393/960<br />

morte: i cadaveri giacevano sul pavimento,<br />

occhi vuoti dietro le maschere, tra frammenti<br />

di vetro e suppellettili distrutte.<br />

«Sette anni di disgrazie», disse Gilbert<br />

Morgan tirando un calcio alla cornice di uno<br />

specchio rotto. «Non credo che oggi chie<strong>de</strong>rò<br />

all’Onorabile Lara di sposarmi».<br />

Qualcuno piangeva in un angolo con lenti<br />

singhiozzi terrorizzati. Sophia si alzò e<br />

corse in direzione di Fay che si gettò senza<br />

pensare tra le sue braccia e scoppiò in<br />

lacrime.<br />

«È tutto finito», disse Sophia, stringendola<br />

un po’ goffamente. Non era molto pratica<br />

di effusioni, così le die<strong>de</strong> qualche colpetto<br />

gentile sulla spalla.<br />

«No», disse Fay. Grosse lacrime le rotolavano<br />

sul visetto sottile. Con una mano indicò<br />

qualcosa alle sue spalle. «Se gli acca<strong>de</strong><br />

qualcosa, Gabriel impazzirà».


394/960<br />

Sophia guardò oltre le spalle <strong>de</strong>lla<br />

ragazza e vi<strong>de</strong> un capannello silenzioso<br />

radunato intorno a una figura riversa.<br />

Era il capitano Dartmont, circondato<br />

dalla guardia personale di Sophia. Giaceva<br />

supino, con la testa bruna sulle ginocchia di<br />

Gabriel Stuart che, pallido, gli teneva una<br />

mano. Le dita di entrambi erano macchiate<br />

di sangue, lo stesso che copriva il petto <strong>de</strong>l<br />

capitano.<br />

Gabriel Stuart sembrava impassibile, i<br />

gemelli Sinclair avevano i<strong>de</strong>ntiche espressioni<br />

stravolte e stavano inginocchiati accanto<br />

a loro. I soldati <strong>de</strong>lla scorta facevano<br />

da corona, in piedi e silenziosi.<br />

Era la veglia per qualcuno che stava per<br />

morire, Sophia sentì le ginocchia piegarsi<br />

mentre quella consapevolezza la colpiva<br />

come un calcio dritto nel petto.<br />

Qualcuno che stava per morire per colpa<br />

sua.


395/960<br />

Si lasciò ca<strong>de</strong>re vicino a Dartmont e si<br />

tolse la maschera, il sangue sul pavimento le<br />

bagnò la gonna e lei rabbrividì.<br />

I capelli si impigliarono nel nastro <strong>de</strong>lla<br />

maschera e quando se la strappò di dosso<br />

l’acconciatura si disfece liberandole ciocche<br />

disordinate intorno al viso.<br />

«Comandante?», si rivolse a Dartmont<br />

con dolcezza e protese una mano verso di lui.<br />

L’uomo fece per girare la testa verso di<br />

lei. Aveva lo sguardo velato ed era evi<strong>de</strong>nte<br />

che anche quel semplice gesto gli comportava<br />

uno sforzo enorme, tuttavia riuscì ad<br />

accennare un sorriso e nei suoi occhi si accese<br />

una scintilla di trionfo.<br />

«Principessa», sussurrò. «Stai bene».<br />

Gabriel parve accorgersi solo in quel momento<br />

<strong>de</strong>lla sua presenza. I suoi occhi<br />

avevano una luce inquietante, al di là <strong>de</strong>lla<br />

sofferenza; e le giuravano che la vita di<br />

quell’uomo onorevole sarebbe sempre stata<br />

tra loro.


396/960<br />

Sophia avvertì un brivido scuoterle il<br />

corpo e il senso di colpa la invase come un<br />

mare nero e amaro. Le lacrime le pungevano<br />

gli occhi, ma piangere sarebbe stato troppo<br />

facile.<br />

Protese una mano e prese con gentilezza<br />

le dita di Dartmont, geli<strong>de</strong> e umi<strong>de</strong> <strong>de</strong>l sudore<br />

<strong>de</strong>lla morte.<br />

«Sto bene», disse, con voce sommessa e<br />

tranquilla. La mano nella sua tremò. «Grazie<br />

a voi, capitano».<br />

«Presto starete bene. Vi prego, non abbiate<br />

paura, riposate e aspettate che il dolore si<br />

allontani». Sophia si sentì pronunciare<br />

quelle parole come se scaturissero da qualche<br />

riserva di pace che non sapeva di avere<br />

<strong>de</strong>ntro di sé, in un momento di panico assoluto.<br />

Le dita di Dartmont strinsero le sue.<br />

«Vi prometto che da questo momento in<br />

poi sarò più obbediente e responsabile»,<br />

continuò. «Non metterò più in pericolo me


397/960<br />

stessa, quasi la mia vita non avesse alcun<br />

valore per chi si è imposto di difen<strong>de</strong>rla».<br />

Intorno a loro i soldati cominciarono a<br />

mormorare ma lei non vi badò, continuò a<br />

parlare piano e con tenerezza, perché le sembrava<br />

che lo sguardo di Dartmont si facesse<br />

più lucido mentre tentava di concentrarsi<br />

sulle sue parole. L’uomo trasse un lungo<br />

respiro tremante, il petto che si dilatava e<br />

sollevava.<br />

Sophia aveva le mani sporche di sangue e<br />

quella dura e callosa che stringeva, a un certo<br />

punto, parve scivolare via. Fu solo un momento,<br />

prima che potesse reagire le dita forti<br />

abituate a stringere l’elsa di una spada si serrarono<br />

sal<strong>de</strong> intorno alle sue.<br />

Le voci intorno a loro divennero più<br />

forti.<br />

«Ha smesso di sanguinare!», gridò<br />

qualcuno.<br />

«Ma non è possibile!».<br />

«Fatevi da parte».


398/960<br />

Stephen Eldrige spinse via i gemelli Sinclair<br />

e Sophia senza molti riguardi, trasse un<br />

coltello dalla cintura e con gesti rapidi e <strong>de</strong>cisi<br />

tagliò la corazza di cuoio sul petto di<br />

Dartmont.<br />

L’indumento scivolò di lato, squarciato<br />

dai proiettili che lo avevano trapassato. La<br />

camicia seguì la stessa strada, scura e fradicia<br />

di sangue.<br />

«Portatemi un panno pulito e qualcosa<br />

di alcolico», ordinò Stephen, la voce fredda,<br />

senza staccare gli occhi dal suo paziente.<br />

Stagnato il sangue, il torace <strong>de</strong>ll’uomo<br />

apparve integro, segnato solo da vecchi<br />

segni, ricordo di ferite guarite da tempo. Si<br />

notavano due macchie di pelle rosea, come<br />

appena rimarginata, in corrispon<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>gli<br />

squarci di pallottola sulla corazza.<br />

«Perché non mi avete chiamato prima?»,<br />

domandò Stephen mentre passava le dita<br />

leggerissime sulle cicatrici fresche.


399/960<br />

«Perché stava morendo», rispose calmo<br />

Gabriel Stuart.<br />

Sophia si passò una mano sul viso lasciandosi<br />

una striatura di sangue sullo zigomo<br />

e lo guardò, dimenticandosi per una volta di<br />

chi avesse davanti, cercando soltanto una<br />

risposta in quegli occhi grigi piantati così<br />

dolorosamente nei suoi.<br />

«La Principessa Syriana aveva lo stesso<br />

potere. Curare con la voce», disse Gabriel,<br />

senza rivolgersi a nessuno in particolare, poi<br />

aggiunse, con voce aspra: «Non mi sarei mai<br />

aspettato che lo posse<strong>de</strong>ssi, piccolo<br />

<strong>de</strong>mone».<br />

Frastornata, Sophia si accorse con un<br />

momento di ritardo che l’ultima frase era per<br />

lei, ma non sarebbe comunque riuscita a<br />

rispon<strong>de</strong>re perché aveva la mente improvvisamente<br />

vuota.<br />

«Non morirà?», domandò, con un filo di<br />

voce.


400/960<br />

«No, principessa», intervenne uno <strong>de</strong>i<br />

suoi soldati, con ruvida gentilezza. «Lo hai<br />

salvato tu. Ti ringrazio a nome di tutti: è un<br />

brav’uomo».<br />

Bryce e Axel Van<strong>de</strong>mberg entrarono<br />

poco dopo dalla porta <strong>de</strong>l salone, ormai distrutta<br />

dagli zoccoli <strong>de</strong>i cavalli. Avevano entrambi<br />

l’aria cupa e, per una volta, si<br />

somigliavano moltissimo.<br />

«Niente», disse Axel. «I due che avevamo<br />

messo con le spalle al muro hanno ingoiato<br />

<strong>de</strong>l veleno prima che riuscissimo a farli<br />

parlare».<br />

«Gli altri si sono dileguati», gli fece eco<br />

Bryce. «E io ho rovinato un paio di stivali<br />

nuovi. Sophia, spero che non sia tuo quel<br />

sangue».<br />

Sophia scosse la testa. «No, signore. Sto<br />

bene».<br />

Qualcuno li mise al corrente <strong>de</strong>ll’accaduto.<br />

Dartmont aveva chiuso gli occhi, dal<br />

respiro lento e regolare sembrava immerso


401/960<br />

in un sonno profondo. Stephen Eldrige die<strong>de</strong><br />

disposizioni per farsi mandare una barella,<br />

<strong>de</strong>i portantini e uno <strong>de</strong>i carri dall’Ospedale<br />

<strong>de</strong>lla Misericordia e, nel mentre, lanciava a<br />

Sophia lunghe occhiate inquisitorie.<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg se ne accorse e, a<br />

lunghe falcate, raggiunse la ragazza e la<br />

trasse a sé. Indossava un lungo mantello con<br />

il colletto di pelliccia che gli incorniciava il<br />

volto avvenente.<br />

«Oh no!», disse Bryce, rivolto a Stephen.<br />

«Dopo tutto quello che abbiamo fatto per<br />

salvarla tu non la farai a pezzetti per ve<strong>de</strong>re<br />

come funziona».<br />

Stephen scrollò le spalle. «Se però<br />

dovesse acca<strong>de</strong>rle qualcosa, pretendo di essere<br />

il primo a esaminare il suo cadavere».<br />

Se <strong>de</strong>vo sbarazzarmi di un cadavere<br />

ditemelo con un minimo di anticipo, la<br />

prossima volta.<br />

Quelle parole balenarono nella mente di<br />

Sophia che lo fissò, stupefatta. Il tono


402/960<br />

dogmatico e incolore, l’accento di Salimarr.<br />

Intorno a loro Axel Van<strong>de</strong>mberg, Ross Granville<br />

e Gilbert Morgan erano una presenza<br />

solida e sicura.<br />

«Eravate voi», esclamò, senza pensarci.<br />

«Quella notte al Clarimon<strong>de</strong>».<br />

Cinque i<strong>de</strong>ntici sguardi perplessi si fissarono<br />

su di lei.<br />

«Clarimon<strong>de</strong>?», Ross Granville scosse il<br />

capo, con aria di disapprovazione. «Bryce, le<br />

permetti di frequentare posti <strong>de</strong>l genere?».<br />

«Io…», esordì Sophia ma non riuscì a<br />

continuare.<br />

«Perdonatela, vi prego», Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

le aveva coperto disinvoltamente la<br />

bocca con una mano inguantata. Anche il<br />

polsino <strong>de</strong>l guanto era di pelliccia e le solleticò<br />

il naso. «La mia povera pupilla è così<br />

provata che sta vaneggiando», disse mentre<br />

Sophia cominciava a starnutire<br />

disperatamente.


«Avete sentito? Sicuramente si tratta di<br />

polmonite, quindi è meglio che la porti via».<br />

* * *<br />

403/960<br />

«Dove stiamo andando?», domandò<br />

Sophia mentre la carrozza <strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg<br />

lasciava il Borgo di Altieres.<br />

«Lasciamo loro al Collegio di Al<strong>de</strong>nor e<br />

dopo ti portiamo a casa nostra», disse Bryce<br />

accennando a Julian e Jordan che si erano<br />

addormentati non appena la vettura era<br />

partita. «Ammesso che riusciamo a<br />

svegliarli».<br />

«Nel caso possono dormire qui <strong>de</strong>ntro»,<br />

disse Axel tranquillo, «hanno dormito in<br />

posti peggiori».<br />

«Potrei fermarmi alla Resi<strong>de</strong>nza di Altieres?»,<br />

domandò Sophia timidamente.


404/960<br />

«Vorrei essere presente quando Cain si<br />

sveglierà».<br />

Pensò allo sguardo di rimprovero che le<br />

aveva rivolto Ashton e, all’improvviso, non fu<br />

più così sicura di voler ve<strong>de</strong>re lui, invece.<br />

«Escluso», disse Bryce, in tono reciso.<br />

«Se non sei in un luogo in cui posso controllarti<br />

non chiu<strong>de</strong>rò occhio e sicuramente mi<br />

ammalerò oltre ad avere un aspetto affaticato,<br />

domani».<br />

Sophia pensò di replicare che la scorta<br />

avrebbe potuto seguirla, e giurare che non<br />

avrebbe messo pie<strong>de</strong> fuori dal palazzo se<br />

prima non ne avesse avuto il permesso, poi ci<br />

ripensò.<br />

Guardò Bryce con il suo sguardo più<br />

sperduto, mentre grosse lacrime cominciavano<br />

a rotolarle giù dalle guance. Il<br />

sangue accentuava l’aspetto <strong>de</strong>relitto e lei si<br />

coprì il viso con aria sconsolata.


405/960<br />

«Per favore», disse con un filo di voce.<br />

«Si è ferito per proteggermi e io sono così<br />

preoccupata…».<br />

Separò le dita quel tanto che bastava per<br />

sbirciare la reazione di Bryce Van<strong>de</strong>mberg: la<br />

stava guardando terrorizzato e le sue mani si<br />

muovevano a scatti come pesci senz’acqua.<br />

Un momento dopo si affacciava dal<br />

finestrino. «Cocchiere, alla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla<br />

Reggenza di Altieres. E tu», aggiunse rivolto<br />

a Sophia che si asciugava le lacrime, «non<br />

muoverti da lì senza che ti venga espressamente<br />

ordinato. La scorta ti starà alle<br />

costole».<br />

«Grazie, signore», disse Sophia con<br />

dolcezza.<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg si voltò verso il finestrino<br />

e a Sophia parve che nascon<strong>de</strong>sse<br />

un’espressione contrariata, ma stava solo<br />

ri<strong>de</strong>ndo in silenzio.


406/960<br />

Alexis, il segretario di Adrian Blackmore<br />

che dirigeva la casa cittadina, la accolse sulla<br />

porta insieme a due maggiordomi.<br />

La stanza pronta a ospitarla era quella<br />

sconfinata e confortevole che occupava le<br />

rare volte che poteva fermarsi a dormire con<br />

la sua famiglia. Aveva le pareti piene di<br />

quadri e di specchi.<br />

Non le faceva un effetto particolare<br />

pensare che da qualche parte nelle vicinanze<br />

i padroni di casa, quando il sole aveva minacciato<br />

le barriere <strong>de</strong>lla notte a oriente, si<br />

erano abbandonati al sonno <strong>de</strong>lla morte.<br />

Una cameriera l’aiutò a togliersi il vestito<br />

e a ripulirsi alla meglio con <strong>de</strong>lle pezzuole<br />

umi<strong>de</strong> che profumavano di gelsomini e che<br />

scacciarono l’odore <strong>de</strong>l sangue.<br />

Avvolta nelle lenzuola, tra i veli di una<br />

zanzariera perfettamente inutile in quel periodo<br />

<strong>de</strong>ll’anno, scivolò nel sonno non appena<br />

si rigirò sul fianco, convinta che non sarebbe<br />

riuscita a dormire.


407/960<br />

Si svegliò per la sensazione di una mano<br />

sulla spalla che la scuoteva con <strong>de</strong>cisione.<br />

Emise un lamento e si voltò sul dorso; un<br />

momento dopo fissava il morbido fiocco da<br />

cui rica<strong>de</strong>vano le zanzariere. Era completamente<br />

sola.<br />

Si tirò a se<strong>de</strong>re e si massaggiò la spalla,<br />

distratta, nel punto dove conservava ancora<br />

la sensazione di essere stata scrollata.<br />

«Cain?», disse esitante, ma le ombre<br />

<strong>de</strong>lla stanza erano immote, non guizzavano<br />

come sempre acca<strong>de</strong>va all’imperiosa<br />

presenza di suo fratello.<br />

Si lasciò ca<strong>de</strong>re contro i cuscini e chiuse<br />

gli occhi. Le sovvenne, immediatamente,<br />

l’immagine di Gabriel Stuart, il modo in cui<br />

l’aveva fissata al di sopra <strong>de</strong>l corpo esamine<br />

<strong>de</strong>l capitano Dartmont, le mani insanguinate<br />

e gli occhi pieni di odio.<br />

Piccolo <strong>de</strong>mone, principessa trovatella.<br />

Trattenne un brivido, abbracciando il<br />

cuscino, e cacciò la testa sotto le coperte.


408/960<br />

Strani sogni si affollavano nella sua<br />

mente: una bella fanciulla dai capelli neri e<br />

gli occhi viola come quelli di Ashton; mura<br />

invase di passiflora e una tomba ricoperta di<br />

can<strong>de</strong>le e bambole dagli occhi chiusi.<br />

Di nuovo la sensazione che qualcuno l’afferrasse<br />

nel sonno e la scrollasse con<br />

impazienza.<br />

Gridò e si alzò bruscamente in ginocchio,<br />

con il cuore che batteva a precipizio.<br />

«C’è qualcuno?».<br />

Un’ombra, rapidissima, attraversò uno<br />

<strong>de</strong>gli specchi in fondo alla stanza, ma lei fece<br />

appena in tempo a distinguerne il guizzo che<br />

già era scomparsa.<br />

«C’è qualcuno?», gridò di nuovo.<br />

Le rispose il silenzio. Dalle imposte filtrava<br />

la luce <strong>de</strong>lle luminarie <strong>de</strong>l patio.<br />

Doveva essersi sognata tutto.<br />

Era di nuovo notte, pensò alzandosi per<br />

andare a scostare le ten<strong>de</strong>, il cielo scuro e<br />

vellutato si esten<strong>de</strong>va sul giardino interno


409/960<br />

<strong>de</strong>l palazzo, dove piante selvagge e cortine di<br />

rampicanti creavano alcove segrete e profumate<br />

di fiori.<br />

Un movimento in prossimità di una<br />

magnolia la indusse ad aguzzare la vista.<br />

Era Cain, anche da quella distanza poteva<br />

distinguerne il sorriso mentre lasciava<br />

scorrere le mani su una distesa di gelsomini<br />

bianchi che si piegavano, docili, sotto il suo<br />

tocco.<br />

Sembrava stare bene, i capelli biondi<br />

rilucevano sotto le torce che illuminavano il<br />

giardino, e aveva gettato la giacca su una<br />

panchina macchiata di muschio, cosicché il<br />

candore <strong>de</strong>lla carnagione gareggiava con<br />

quello <strong>de</strong>lla camicia da sera e <strong>de</strong>l panciotto.<br />

Dietro di lui, Adrian lo seguiva più lentamente.<br />

Stava dicendo qualcosa che Sophia<br />

non poteva sentire, ma che indusse Cain a<br />

scuotere il capo con un sorriso misterioso.<br />

Cain si voltò a dire qualcosa al di sopra<br />

<strong>de</strong>lla spalla e Adrian ebbe un’espressione


410/960<br />

molto inconsueta per il suo volto dalla<br />

bellezza sempre distaccata.<br />

Un momento dopo, con un movimento<br />

talmente veloce che Sophia lo notò a stento –<br />

che per un redivivo doveva essere incredibilmente<br />

lento, però, quasi indugiante – Adrian<br />

posò entrambe le mani sulle spalle di Cain e<br />

lo spinse contro il tronco <strong>de</strong>lla magnolia.<br />

Cain non si oppose, gli lanciò invece uno<br />

sguardo vellutato che era l’essenza <strong>de</strong>lla<br />

provocazione.<br />

Un momento dopo la bocca di Adrian era<br />

sulla sua, gli socchiu<strong>de</strong>va le labbra<br />

mostrando il balenare <strong>de</strong>i canini e la tenera<br />

umidità <strong>de</strong>lla lingua. Si baciarono premendosi<br />

l’uno all’altro, le braccia che si intrecciavano,<br />

i volti che si cercavano; poi Adrian<br />

gli spinse un ginocchio tra le gambe, separandole,<br />

premendo in un modo che fece affluire<br />

una vampata di <strong>de</strong>lizioso rossore sulle<br />

guance <strong>de</strong>ll’altro.


411/960<br />

Cain abbandonò la testa di lato, gli occhi<br />

chiusi e le labbra semiaperte, mentre mani<br />

avi<strong>de</strong> correvano sui suoi fianchi e una bocca<br />

bramosa affondava nel suo collo in un modo<br />

che lo fece inarcare e fremere tra le braccia<br />

forti che lo tenevano.<br />

Sophia si riscosse e <strong>de</strong>cise che era il momento<br />

di smettere di guardare: se l’avessero<br />

scoperta sarebbe stato troppo imbarazzante,<br />

anche se lo giudicava poco probabile, tanto<br />

erano assorti l’uno nell’altro.<br />

All’improvviso faceva un gran caldo,<br />

pensò, facendosi aria con una mano e<br />

provando una certa invidia per il fratello.<br />

Chissà che cosa si provava, a essere<br />

preda di una passione così forte, si domandò.<br />

Non fece in tempo a immaginarsi una<br />

risposta che un rumore fragoroso di parecchi<br />

oggetti che sbattevano e vetri che andavano<br />

in frantumi la spaventò a morte.<br />

Si voltò, una mano premuta sul petto, il<br />

respiro corto e veloce, e vi<strong>de</strong> che tutti i


412/960<br />

quadri e gli specchi <strong>de</strong>lla stanza si erano<br />

staccati dalle pareti ca<strong>de</strong>ndo, simultaneamente,<br />

sul pavimento.


19.<br />

Scintille di divinità<br />

«Io non ho fatto nulla questa volta», si<br />

sentì in dovere di specificare Sophia quando<br />

Adrian entrò in biblioteca.<br />

Cain sogghignò. Era sdraiato sul divano<br />

accanto a lei, con una gamba gettata sul<br />

bracciolo e l’espressione di un gatto assonnato<br />

sul viso.<br />

Lei avrebbe voluto chiu<strong>de</strong>rlo in una<br />

stanza e farsi raccontare tutto ciò che era<br />

successo in giardino, ma per il momento<br />

avrebbe dovuto frenare la sua curiosità.<br />

Consi<strong>de</strong>rò Adrian a lungo, gli occhi ver<strong>de</strong><br />

mare, la figura alta, l’avvenenza <strong>de</strong>l viso, e<br />

non riuscì a trattenersi dal dare una gomitata<br />

complice al fratello.


414/960<br />

Il sorriso di Cain si allargò e lo sguardo<br />

prese qualcosa di sognante.<br />

«Bambini», disse Ashton in tono distaccato.<br />

«Avete finito di giocare?».<br />

Sophia gli rivolse uno sguardo ribelle,<br />

ma quando gli occhi <strong>de</strong>ll’altro si fissarono su<br />

di lei, abbassò i propri sulla punta <strong>de</strong>lle<br />

scarpette.<br />

Dopo ciò che era successo al ballo<br />

clan<strong>de</strong>stino non aveva il coraggio di<br />

guardarlo in viso, l’i<strong>de</strong>a di averlo <strong>de</strong>luso e di<br />

aver perduto la sua stima la tormentava<br />

come il morso di una tagliola al cuore.<br />

«Scusa», mormorò.<br />

«Devi sentirti davvero molto in colpa: sei<br />

insolitamente remissiva», commentò<br />

Ashton, e le parve che la sua voce avesse il<br />

sapore di un sorriso, però non alzò lo<br />

sguardo per verificare.<br />

La consi<strong>de</strong>rava una bambina e lei non<br />

aveva fatto nulla per migliorare la sua posizione,<br />

la pena che le gravava sul petto a volte


415/960<br />

era talmente pesante da ren<strong>de</strong>rle difficile<br />

respirare.<br />

«Non temere, non ho intenzione di rimproverarti»,<br />

disse Ashton, avvicinandosi.<br />

Quando le sue luci<strong>de</strong> scarpe da sera le entrarono<br />

nel campo visivo, Sophia alzò il volto<br />

per guardarlo, cercando di non mostrare il<br />

suo dispiacere.<br />

«No?», disse con una sfumatura di<br />

cortese insolenza nella voce.<br />

«Il tuo tutore rivendica il privilegio», aggiunse<br />

Ashton. «Io non ho nulla in<br />

contrario».<br />

«Una seccatura in meno», non riuscì a<br />

trattenersi dal commentare a mezza voce.<br />

«Sophia, guardami».<br />

La sua voce musicale e sua<strong>de</strong>nte avrebbe<br />

indotto una roccia a lasciare la sua se<strong>de</strong> naturale<br />

per seguirla, danzando.<br />

Lei obbedì, tentando di trattenere le proprie<br />

emozioni perché non le scivolassero via


416/960<br />

dal volto rivelando a tutti il dolore che l’accompagnava<br />

sempre.<br />

«Tu non sei una seccatura. Al contrario:<br />

sei una gioia ogni volta che penso a te», la<br />

sua dolcezza, il suo affetto distaccato erano<br />

balsamo e stiletto: sapeva che gli importava<br />

di lei, soltanto non nel modo che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava<br />

con tanto ardore.<br />

«Quando abbiamo <strong>de</strong>ciso che fosse il<br />

Principe Bryce ad assumersi la tua tutela<br />

però abbiamo <strong>de</strong>mandato a lui ogni <strong>de</strong>cisione<br />

che riguardi la tua educazione e la<br />

tua disciplina. Ti assicuro che, a dispetto<br />

<strong>de</strong>ll’atteggiamento noncurante, non è assolutamente<br />

uomo da tollerare interferenze. È<br />

uno <strong>de</strong>i motivi per cui la scelta è ricaduta su<br />

di lui».<br />

«Capisco».<br />

Sophia pensò che invece no, non capiva<br />

affatto.<br />

Ashton e Adrian erano sicuramente in<br />

grado di pren<strong>de</strong>rsi cura di lei e di


417/960<br />

proteggerla, l’unica cosa che aveva recepito<br />

era l’ennesimo rifiuto da parte <strong>de</strong>lla sua<br />

famiglia.<br />

«So che cosa stai pensando», disse<br />

Ashton e si piegò su un ginocchio per portare<br />

il volto alla sua altezza. «Ma noi non siamo<br />

esseri umani, Sophia, non abbiamo la prospettiva<br />

corretta per dare a una giovane<br />

donna ciò che le occorre. L’abbiamo perduta<br />

secoli or sono».<br />

Il discorso era logico e lei si trovò ad annuire,<br />

anche se poco convinta.<br />

«Ciò non toglie che saremo sempre al tuo<br />

fianco», terminò Ashton. «Con un po’ più di<br />

giudizio, spero», aggiunse, lanciando un’occhiata<br />

ammonitoria a Cain.<br />

«Un’altra cameriera si è licenziata», intervenne<br />

a quel punto Adrian, pratico. «Ho<br />

dovuto faticare per convincere qualcuno a<br />

ripulire la stanza di Sophia, si rifiutano di<br />

toccare i quadri e per nulla al mondo hanno<br />

intenzione di avvicinarsi agli specchi: dicono


418/960<br />

che uno spettro sta tornando attraverso i loro<br />

riflessi».<br />

«La nostra gente è sempre stata superstiziosa»,<br />

disse Ashton con un sospiro.<br />

«La servitù è terrorizzata», intervenne<br />

Cain, mettendosi a se<strong>de</strong>re in maniera più<br />

composta. «Li ho sentiti parlare: hanno allestito<br />

altari per chie<strong>de</strong>re protezione e non<br />

guardano mai <strong>de</strong>ntro gli specchi. Credo li puliscano<br />

con gli occhi chiusi».<br />

«Una vecchia cre<strong>de</strong>nza di Altieres»,<br />

spiegò Ashton, se<strong>de</strong>ndo in una poltrona vicino<br />

a loro, «vuole che gli specchi si <strong>de</strong>bbano<br />

coprire quando muore qualcuno durante i tre<br />

giorni di lutto. Altrimenti lo spirito <strong>de</strong>l <strong>de</strong>funto<br />

può pren<strong>de</strong>rvi dimora e non abbandonare<br />

più la casa dove ha abitato, ma non<br />

vedo che cosa possa avere a che fare con…».<br />

I tre vampiri di Blackmore si scambiarono<br />

uno sguardo silenzioso, poi Ashton inarcò<br />

un sopracciglio e aggiunse piano: «Oh,<br />

capisco».


419/960<br />

«Mi piacerebbe poter dire altrettanto»,<br />

commentò Sophia che con lui non riusciva a<br />

non assumere un tono impertinente.<br />

«Nella tua stanza», disse lentamente<br />

Cain, «tempo fa, mentre la stavamo facendo<br />

rimo<strong>de</strong>rnare, si è verificato un inci<strong>de</strong>nte che<br />

abbiamo attribuito all’isteria di una giovane<br />

cameriera troppo impressionabile, ma quello<br />

che è successo questa sera… sembra impossibile<br />

ma davvero il suo spirito è in<br />

questa casa?».<br />

«Cain», disse Sophia. «Mi stai<br />

spaventando».<br />

«Dicono che gli specchi non sono stati<br />

coperti alla sua morte e che lei è rimasta in<br />

questa casa», spiegò Adrian a bassa voce.<br />

«Non riesco a convincerli <strong>de</strong>l contrario e<br />

vogliono che chiamiamo una Maga <strong>de</strong>lle<br />

Anime per accertarcene».<br />

«Per loro ha senso», ammise Ashton<br />

riluttante. «Dopotutto era una persona<br />

dotata di un gran<strong>de</strong> potere e le


manifestazioni sono avvenute solo nei luoghi<br />

che le appartenevano».<br />

Prima che Sophia potesse esplo<strong>de</strong>re,<br />

Cain le prese la mano. «Parlano di nostra<br />

madre, Sophia. La stanza che occupi prima<br />

era la sua».<br />

* * *<br />

420/960<br />

Ce n’era abbastanza da fare accapponare<br />

la pelle, pensò Sophia qualche ora dopo,<br />

quando scese dalla carrozza davanti al Collegio<br />

di Altieres.<br />

Compieta era già trascorsa da un pezzo,<br />

ma nelle sale comuni e nei corridoi regnava il<br />

solito pigro passeggio; gruppetti di stu<strong>de</strong>nti<br />

si riunivano nei pressi <strong>de</strong>l patio intorno alle<br />

panchine di pietra.<br />

Gli scholares di Altieres adottavano il<br />

vezzo di cambiarsi per la cena invece di


421/960<br />

se<strong>de</strong>rsi a tavola con la divisa, e i vestiti a<br />

tinte vivaci <strong>de</strong>lle ragazze formavano macchie<br />

di colore tra le distese <strong>de</strong>i sempreverdi e le<br />

colonne <strong>de</strong>l patio.<br />

«Aspetta».<br />

Quando la sua voce la raggiunse, le parve<br />

provenire dai suoi pensieri più inquieti. Mai<br />

l’aveva sentita rivolgersi a lei in quel tono<br />

educato e freddo, così continuò a camminare,<br />

convinta di averla soltanto immaginata.<br />

Una mano bianca e snella si posò su una<br />

colonna. Prima che lei la superasse, un braccio<br />

le sbarrò il cammino.<br />

Sophia si fermò e lasciò scivolare lo<br />

guardo da quella mano lungo il braccio fino<br />

al viso che, chino sul suo, aveva un’espressione<br />

dura e l’eterna scintilla di sfida in<br />

fondo allo sguardo.<br />

«Gabriel».<br />

C’era stato per caso un momento in particolare<br />

in cui aveva cominciato a pensare a<br />

lui chiamandolo per nome?


422/960<br />

Il lampo che gli attraversò gli occhi, talmente<br />

rapido che avrebbe anche potuto esserselo<br />

sognato, le suggeriva che forse la<br />

me<strong>de</strong>sima domanda aveva attraversato<br />

anche la mente di lui.<br />

Sophia si morse le labbra, ma non distolse<br />

lo sguardo.<br />

«Devo parlarvi».<br />

Il passaggio a un’inflessione più formale<br />

era ancora sconcertante. Dietro il suo atteggiamento<br />

in apparenza gelido si percepiva<br />

una certa tensione.<br />

«Se lo ritenete necessario».<br />

Sophia non avrebbe nemmeno saputo<br />

dire come fosse riuscita a costruire quella<br />

risposta arrogante, ma il lampo pericoloso<br />

che <strong>de</strong>formò per un istante i lineamenti<br />

<strong>de</strong>ll’altro le fece correre un brivido di allarme<br />

lungo la schiena.<br />

«Ciò che voglio dirvi», riprese Gabriel<br />

Stuart brusco, «è di rinunciare formalmente<br />

al trono di Altieres. Potrete conservare il


vostro titolo e le vostre proprietà, così da<br />

continuare a giocare alla principessa capricciosa,<br />

è una promessa. Tuttavia è arrivato il<br />

momento che facciate un passo indietro, per<br />

il bene di tutta la Nazione di Altieres».<br />

* * *<br />

423/960<br />

«Voi avete perduto il senno», proferì<br />

Sophia furiosa non appena riuscì a ritrovare<br />

la voce. «Fatevi da parte e lasciatemi passare:<br />

non ho intenzione di stare ad ascoltarvi<br />

nemmeno un altro momento. Penso di<br />

preferire le vostre pessime maniere e la<br />

vostra abitudine di ignorarmi a queste parole<br />

prive di senso. A<strong>de</strong>sso, se volete scusarmi,<br />

raggiungerei la mia camera».<br />

Pronunciò quel discorso senza quasi<br />

pren<strong>de</strong>re fiato, rossa in viso per lo s<strong>de</strong>gno e<br />

grata di aver avuto la voce ferma.


424/960<br />

Il pugno <strong>de</strong>l ragazzo si strinse contro la<br />

colonna, il muscolo <strong>de</strong>l braccio si irrigidì.<br />

«Sofia», disse Gabriel. «Non fatemi<br />

rimpiangere di avere scelto un approccio<br />

amichevole».<br />

Era la prima volta che lei sentiva pronunciare<br />

il proprio nome nell’inflessione di<br />

Altieres e, confusa, avanzò verso di lui.<br />

«Volete piuttosto farmi di nuovo <strong>de</strong>l<br />

male, come quella volta che mi lasciaste a<br />

terra tramortita dal dolore?», disse con rabbia.<br />

«Tentate e questa volta non mi troverete<br />

impreparata, vigliacco».<br />

Gli lanciò l’ultima parola come un coltello,<br />

ma Gabriel Stuart parve soppesare attentamente<br />

il resto <strong>de</strong>lla frase, prima di<br />

rispon<strong>de</strong>rle.<br />

«Posso farlo, sono stato ordinato Primo<br />

Cavaliere <strong>de</strong>lla Croce appositamente per<br />

avere un’arma contro di voi, penso sia corretto<br />

che lo sappiate».


425/960<br />

Gabriel fece rica<strong>de</strong>re la mano lungo il<br />

fianco, lasciandola libera di passare, ma lei<br />

non si mosse.<br />

«Questo significa che potete ucci<strong>de</strong>rmi a<br />

vostro piacimento?».<br />

L’altro esitò un momento, poi annuì. «La<br />

mia investitura mi conferisce il potere di distruggere<br />

le creature che hanno natura <strong>de</strong>l<br />

Presidio. Ciò che di <strong>de</strong>moniaco esiste in voi<br />

rispon<strong>de</strong> al potere <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Croce<br />

bruciando al mio tocco: se <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ssi di farlo<br />

potrei ridurvi in cenere, in qualsiasi<br />

momento».<br />

Sophia sentì il colore <strong>de</strong>fluirle dal volto,<br />

ma non indietreggiò.<br />

«I Frati Neri sono guardiani <strong>de</strong>lla tregua<br />

con i <strong>de</strong>moni», continuò Gabriel. «Noi <strong>de</strong>lla<br />

Croce siamo guardiani <strong>de</strong>l genere umano,<br />

così abbiamo il potere di eliminare ciò che lo<br />

minaccia. Ho lottato per ottenere la mia investitura:<br />

soltanto un Cavaliere <strong>de</strong>lla Croce


426/960<br />

può opporsi efficacemente a un Blackmore di<br />

sangue puro».<br />

Prima che lei potesse anche solo pensare<br />

di replicare l’altro proseguì. «Sono consapevole<br />

che in voi ar<strong>de</strong> la scintilla divina <strong>de</strong>lla<br />

Rosa di Blackmore. Lo avete dimostrato<br />

quando lo scorso anno la vostra voce è quasi<br />

riuscita a ucci<strong>de</strong>rmi e quando Fay stava per<br />

avere la stessa sorte. È stato ancora più evi<strong>de</strong>nte<br />

quando ieri notte avete risanato il capitano<br />

Dartmont, ma ciò non toglie che non siate<br />

adatta a governare. Ammettetelo per<br />

prima davanti a voi stessa: non conoscete<br />

Altieres né vi interessa, siete soltanto il<br />

fantoccio <strong>de</strong>i vampiri di Blackmore che si ostinano<br />

a non capire che i tempi sono cambiati;<br />

siete la pedina <strong>de</strong>lla Nazione di Al<strong>de</strong>nor<br />

che è soltanto interessata a non per<strong>de</strong>re la<br />

sua egemonia sul Continente».<br />

Se l’avesse di nuovo colpita non avrebbe<br />

potuto bruciare di più. Le sue parole erano<br />

quanto di più umiliante avesse mai sentito e,


427/960<br />

nel profondo <strong>de</strong>l cuore, doveva ammettere<br />

che era ancora più orribile udirlo dare voce<br />

alle sue paure.<br />

Perfida, subdola creatura, pensò, ferita.<br />

Poteva dimostrarsi più civile ma era lo<br />

stesso ragazzo che le aveva torto un polso<br />

fino a farla gridare e che aveva picchiato<br />

Julian e Jordan soltanto per prepotenza.<br />

«Finché io sono viva», disse, con asprezza,<br />

«non avrete mai Altieres. Voi Stuart<br />

non siete riusciti a ucci<strong>de</strong>rmi ieri notte e non<br />

ci riuscirete facilmente neanche in futuro».<br />

L’i<strong>de</strong>a le era sopraggiunta sul momento e<br />

aveva parlato senza riflettere, eppure non<br />

poteva esserci altra spiegazione: la persona<br />

che le stava davanti doveva essere responsabile<br />

<strong>de</strong>lla congiura o, di sicuro, lo era<br />

la sua famiglia.<br />

«A<strong>de</strong>sso siete voi a vaneggiare, signora»,<br />

disse Gabriel, gelido. «Vi prego di controllarvi.<br />

State rivolgendo alla mia famiglia accuse<br />

tali che, se foste un uomo,


428/960<br />

richie<strong>de</strong>rebbero soddisfazione su un campo<br />

da duello. Non avete alcuna prova di ciò che<br />

dite».<br />

Protese una mano verso di lei e Sophia si<br />

ritrasse. Le dita di Gabriel artigliarono l’aria<br />

e si serrarono in un pugno e lei lo vi<strong>de</strong> impallidire.<br />

«Non inten<strong>de</strong>vo…». S’interruppe e<br />

prese un lungo respiro. «Andate, principessa<br />

trovatella. Se <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rate scontrarvi con me è<br />

ciò che otterrete».<br />

Le rivolse un inchino rigido, poi le voltò<br />

le spalle allontanandosi a lunghe falcate attraverso<br />

il patio. Sophia vi<strong>de</strong> la gente scostarsi<br />

al suo passaggio, il buio di un loggiato<br />

inghiottire la sua figura alta.<br />

La frustrazione che provava era tale che<br />

sul momento <strong>de</strong>cise che lo avrebbe seguito e<br />

gli avrebbe fatto rimangiare tutto il suo disprezzo.<br />

Poi cambiò i<strong>de</strong>a.<br />

Furiosa, umiliata, si diresse verso le scale<br />

evitando lo sguardo di tutti coloro che<br />

avevano assistito alla scena.


429/960<br />

Sbatté la porta alle proprie spalle e si<br />

precipitò verso il fagotto di vestiti che uno<br />

<strong>de</strong>i servitori <strong>de</strong>i Blackmore aveva riportato in<br />

collegio.<br />

Il vestito nero indossato per il ballo<br />

clan<strong>de</strong>stino era stato ripulito, ma a lei interessava<br />

il mantello.<br />

Lo rigirò e frugò nelle tasche fino a che<br />

non trovò ciò che cercava. La medaglietta<br />

d’argento di Santa Elienne scintillò sul suo<br />

palmo come una cosa viva.<br />

Il prezzo <strong>de</strong>ll’elemosina a una mendicante,<br />

pensò Sophia con rabbia: piegare la<br />

volontà di un uomo.<br />

Con la medaglietta stretta in pugno<br />

ridiscese le scale a precipizio e bussò con<br />

forza alla porta di Fay e Caroline Mayfield.<br />

Senza atten<strong>de</strong>re risposta spalancò la<br />

porta. Le due sorelle, intente a intrecciarsi i<br />

capelli per la notte, la guardarono a bocca<br />

aperta.


430/960<br />

«Fay», disse Sophia controllandosi a<br />

stento. «Mi serve il tuo aiuto».


TERZA PARTE


SECONDO INTERMEZZO<br />

L’altro lato di uno specchio<br />

Lui riposava davanti al camino e le<br />

fiamme dissimulavano di ombre i segni <strong>de</strong>l<br />

tempo sul suo viso.<br />

Aveva creduto, troppi anni prima, che<br />

durante i loro giorni avrebbe guardato la<br />

giovinezza e la maturità avvicendarsi su<br />

quei tratti che non si sarebbe mai stancata<br />

di osservare in ogni loro mutevole<br />

espressione.<br />

Lui riposava, da solo come l’aveva conosciuto<br />

e, se altre c’erano state nella sua<br />

vita, erano scomparse nel ricordo sempre<br />

eterno di quello che erano loro due, insieme.<br />

Intorno al collo poteva scorgere il<br />

bagliore di una sottile catena e, anche senza<br />

ve<strong>de</strong>rla, sapeva che la penna d’oro riposava


433/960<br />

sul suo petto come il giorno che l’aveva<br />

ricevuta in pegno di eterna lealtà.<br />

La forza d’attrazione <strong>de</strong>l mondo <strong>de</strong>i vivi<br />

l’aveva spinta, inesorabile, verso di lui, nella<br />

morte come era stato in vita.<br />

Si protese, senza riuscire a frenarsi. Con<br />

dita senza peso toccò il suo volto, poi si ritrasse<br />

in preda a qualcosa che conosceva ma<br />

a cui non riusciva più a dare un nome.<br />

Dolore, mancanza, sofferenza.<br />

L’uomo rimase immoto in un primo<br />

istante, poi sollevò lentamente il capo e neppure<br />

l’oro <strong>de</strong>lle fiamme riuscì a scaldare<br />

l’argento <strong>de</strong>i suoi capelli e nel suo sguardo.<br />

Segnato da rughe e cicatrici, il suo viso<br />

era ancora quello che aveva racchiuso tra le<br />

mani quando a diciassette anni cre<strong>de</strong>va che<br />

sarebbe morta soltanto per il suo tocco.<br />

«Chi c’è?».<br />

Lo vi<strong>de</strong> alzarsi in piedi, il corpo era<br />

sempre quello di un guerriero, ma a<strong>de</strong>sso


434/960<br />

era temprato da troppi scontri per poterli<br />

contare tutti.<br />

Gli guardò la mano sinistra mentre raccoglieva<br />

la spada, l’anulare tranciato di<br />

netto quando gli avevano strappato il suo<br />

anello, lo sfregio sulle nocche.<br />

Lo sguardo con cui scandagliò la stanza<br />

era familiare ed estraneo al tempo stesso.<br />

C’era una durezza che non era ancora<br />

completamente formata, l’ultima volta che<br />

aveva posato lo sguardo su di lui, la sfida di<br />

chi non ha più palmi di felicità da giocare a<br />

dadi col <strong>de</strong>stino.<br />

«Esci fuori», il ringhio nella sua voce<br />

avrebbe potuto provocarle un brivido se<br />

fosse stata ancora in grado di provare gelo<br />

o calore.<br />

Lo vi<strong>de</strong> muovere la mano che impugnava<br />

la spada e chiamare a sé rivoli di<br />

nebbia che gli circondarono il polso.<br />

Non aveva dubbi, non aveva paura.


435/960<br />

Lei sentì l’eco <strong>de</strong>l piacere che aveva<br />

provato posandogli una mano sul petto e<br />

sentendo che la sua anima non avrebbe mai<br />

vacillato.<br />

Allora si spostò nell’ombra fino a trovarsi<br />

davanti a lui.<br />

Con dita senza tatto né sensibilità raggiunse<br />

il punto <strong>de</strong>lla sua gola dove il sangue<br />

batteva, tranquillo.<br />

L’uomo trasalì e indietreggiò con un<br />

movimento incontrollato. La mano sfregiata<br />

si contrasse, percorsa da uno spasmo, la<br />

spada cad<strong>de</strong> sul pavimento con un clangore<br />

di metallo.<br />

«Sei tu», il suo sussurro ar<strong>de</strong>nte, la luce<br />

che gli trasfigurò le fattezze le disse, con<br />

chiarezza, che l’aveva vista.<br />

Al di là <strong>de</strong>lla separazione e <strong>de</strong>lla morte,<br />

l’aveva riconosciuta.<br />

Gli tese le braccia e socchiuse le labbra.<br />

Ti terrò sul mio cuore che ha smesso di<br />

battere, per non lasciarti andare mai più.


436/960<br />

Seguimi in questa tenebra senza fine<br />

dove scal<strong>de</strong>rai il freddo <strong>de</strong>lla mia tomba.<br />

Dalla sua bocca non uscì alcun suono; il<br />

potere si stava affievolendo e le braccia<br />

<strong>de</strong>lla morte la richiamavano nel loro eterno<br />

amplesso.


20.<br />

L’Arsenale<br />

«Quando Selina si accorgerà che siamo<br />

entrati ci ucci<strong>de</strong>rà», commentò Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

cupo. «Per fortuna le mie esequie<br />

sono pronte».<br />

«Le tue esequie sono pronte da quando<br />

sei nato», rispose Axel. «Ti ricordo che sei un<br />

Principe <strong>de</strong>lla Corona. In più il tuo seguito di<br />

beccamorti ha provveduto a personalizzarle:<br />

se tu dovessi morire sarebbero loro a tenere<br />

il lutto stretto consi<strong>de</strong>rando che, come morto<br />

finto, procuri lavoro più di un morto vero».<br />

«Axel, posso fare a meno <strong>de</strong>l tuo affetto<br />

fraterno, davvero».<br />

«Selina non si accorgerà di nulla», intervenne<br />

Gil Morgan. «Se qualcuno dovesse<br />

ve<strong>de</strong>rci, penserà che la famigerata


438/960<br />

Confraternita <strong>de</strong>lle Cinque Lune ha<br />

commesso qualche altra malefatta e forse<br />

l’Onorabile Lara sprecherà un pensiero almeno<br />

per la mia i<strong>de</strong>ntità segreta», concluse.<br />

Ross Granville, che era troppo educato<br />

per commettere qualsiasi malefatta, scosse il<br />

capo. «Piuttosto, perché non facciamo un po’<br />

di luce da questa parte?», domandò. «Non<br />

vorrei che, come il povero Gareth, ci capitasse<br />

di inciampare e causare un altro<br />

crollo».<br />

«Fidati di me», rispose Stephen Eldrige.<br />

«Nemmeno con un ariete riusciresti a provocare<br />

la metà <strong>de</strong>i danni che quella capra di<br />

mio fratello riesce a causare con la sua mera<br />

esistenza».<br />

Tutti loro volevano un gran bene a<br />

Gareth Eldrige ma nessuno ebbe il coraggio<br />

di replicare.<br />

«Davvero lo proporrai come tuo successore?»,<br />

chiese Gil, curioso, ad Axel.<br />

Quella di Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave era


439/960<br />

la più importante tra le cariche <strong>de</strong>lle confraternite<br />

universitarie e il simbolo stesso <strong>de</strong>llo<br />

status <strong>de</strong>gli scholares nella società cittadina.<br />

«Gareth sarà un ottimo duca», disse<br />

Axel, che aveva avuto quell’onore e onere per<br />

due volte di seguito, un’eccezione che aveva<br />

un solo prece<strong>de</strong>nte: il Duca Damian Assange<br />

più di un secolo prima.<br />

«Conosce profondamente l’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Chiave e tutti i suoi meccanismi e mi è stato<br />

di gran<strong>de</strong> aiuto durante il mio mandato»,<br />

disse Axel. «Sono sicuro di lasciare l’ordine<br />

in ottime mani».<br />

«Che provocheranno un disastro alla<br />

prima occasione utile», disse Stephen<br />

Eldrige. «Guardate un po’ qui piuttosto», aggiunse<br />

dirigendo un fascio di luce contro una<br />

parete dove un bordo di vecchio legno incorniciava<br />

una porzione di muro più chiara.<br />

«Qui c’era una porta. Che facciamo?».<br />

«Dovevamo procurarci una mappa <strong>de</strong>lla<br />

città sotterranea», Ross sospirò.


440/960<br />

«Genio, hai qualche i<strong>de</strong>a?», domandò<br />

Gil.<br />

Stephen emise un sospiro che parve più<br />

un ringhio. Passò le dita sensibili lungo i<br />

contorni <strong>de</strong>lla porta murata e disse: «Non<br />

posso farla saltare senza rischiare di far crollare<br />

l’intero Ordine <strong>de</strong>lla Penna».<br />

Bryce alzò entrambe le mani in un gesto<br />

che voleva scongiurare l’eventualità. «Meglio<br />

di no, ho l’impressione che questo farebbe<br />

davvero infuriare Selina e io preferisco una<br />

comoda dipartita in battaglia o durante<br />

un’amena catastrofe naturale che finire tra le<br />

sue grinfie».<br />

«Avremmo dovuto chie<strong>de</strong>re a un redivivo<br />

di accompagnarci», disse Stephen.<br />

«Lady Von Sayn, per esempio», commentò<br />

Gil a bassa voce.<br />

Stephen non avrebbe potuto dare meno<br />

importanza al coro di sogghigni che si levò<br />

intorno a lui. Si limitò a dirigere il fascio di<br />

luce <strong>de</strong>lla lanterna (una sua invenzione,


441/960<br />

naturalmente) verso una parete dove lo<br />

smottamento aveva aperto un varco che si<br />

per<strong>de</strong>va nel buio.<br />

«Tentiamo di allargare questo abbastanza<br />

da passarci». Qualsiasi cosa proponesse<br />

aveva piuttosto l’aria di una sentenza.<br />

«Non vedo altro modo. Qualcuno ha<br />

un piccone?».<br />

«Fatevi da parte», disse Bryce rimboccandosi<br />

le maniche. «Se l’Onorabile Magistra<br />

dovesse sentire <strong>de</strong>i rumori sospetti, voglio<br />

essere il più lontano possibile da qui».<br />

Dopo un po’ di tempo Axel emise un<br />

sospiro impaziente. «Bryce», commentò in<br />

tono vagamente aggressivo, «quella parete la<br />

stai <strong>de</strong>molendo oppure accarezzando? Tra<br />

poco sarà mattina».<br />

Bryce piantò il piccone in un cumulo di<br />

pietre e si terse il sudore dalla fronte con un<br />

gesto di stizza. «Va bene, abbiamo capito che<br />

questa faccenda ti sta creando parecchie


442/960<br />

preoccupazioni, ma non vedo il motivo per<br />

cui <strong>de</strong>bba pren<strong>de</strong>rtela con me».<br />

«Buoni bambini…», esortò Ross Granville,<br />

pericolosamente calmo.<br />

«Faccio io», si offrì Axel.<br />

Bryce si fece da parte con un inchino<br />

ironico. «Ti prego di voler favorire. Almeno<br />

sfogherai un po’ <strong>de</strong>lle tue energie represse.<br />

Mia sorella adottiva ti ha scacciato dalle sue<br />

stanze?».<br />

Axel gli die<strong>de</strong> un pugno scherzoso sulla<br />

spalla, per metà di scuse. Bryce sorrise massaggiandosi<br />

con ostentazione la parte offesa.<br />

Per un po’ Axel lavorò in silenzio, rimpiangendo,<br />

per via <strong>de</strong>l caldo, di non potersi<br />

spogliare a torso nudo.<br />

Non aveva compreso di avere i nervi a<br />

fior di pelle, non fino a che non cozzò contro<br />

qualcosa di metallico e l’urto non gli fece saltare<br />

il piccone di mano.<br />

«Dannazione!», urlò raccogliendolo e<br />

scagliandolo con rabbia. «Dannazione».


443/960<br />

Seguì un silenzio sbigottito interrotto dal<br />

commento tetro di Bryce: «Questa volta<br />

Selina ci ha sicuramente sentito».<br />

«Sì», rispose Ross, «dal suo letto nel Collegio<br />

di Faldras».<br />

«Amen», disse allegramente Morgan e si<br />

avvicinò per raccogliere il piccone. «Van,<br />

vecchio mio, a mio parere hai bisogno di un<br />

cordiale e di una nottata nel letto <strong>de</strong>lla tua<br />

fidanzata».<br />

Axel si passò una mano sugli occhi<br />

arrossati dalla polvere. «No», disse. «Potrebbe<br />

chie<strong>de</strong>rmi spiegazioni che non ho la<br />

possibilità di darle».<br />

«Axel», intervenne Ross con voce calma<br />

e ragionevole. «Hai visto quella creatura<br />

morire. L’hai uccisa tu con le tue mani. È<br />

scomparsa più di sei anni fa, non tornerà per<br />

farvi <strong>de</strong>l male».<br />

«Non lo so», ammise Axel riuscendo,<br />

forse per la prima volta, a dare una forma<br />

concreta ai suoi timori. «A volte ho paura


che Belladore non sia morta. I suoi oggetti<br />

ricompaiono nei modi meno opportuni e<br />

ogni volta mi portano a scoprire qualcosa che<br />

può solo aumentare la mia angoscia. Penso e<br />

ripenso a ciò che è successo nel momento in<br />

cui ho creduto di distruggerla per capire se<br />

può avere avuto una via d’uscita, qualsiasi<br />

cosa, un cavillo che abbia potuto salvarla».<br />

Gli occhi, dietro la maschera, bruciavano<br />

come se li avesse strofinati con il sale.<br />

«Certe volte sono quasi sicuro che il fantasma<br />

di Belladore <strong>de</strong> Lanchale sia tornato».<br />

* * *<br />

444/960<br />

Gil Morgan si massaggiò il mento,<br />

pensoso. «Ora che ci penso, negli ultimi periodi<br />

in città si fa un gran parlare di fantasmi.<br />

Ne hanno avvistato uno proprio l’altra sera,


445/960<br />

nelle soffitte <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Libra, mentre<br />

al piano di sotto si teneva una festa».<br />

«Falso allarme», rispose Bryce. «Gareth<br />

si era perso cercando una latrina».<br />

L’altro Eldrige, quello intelligente, si<br />

strinse nelle spalle. «Axel, non ho mai sentito<br />

parlare di fantasmi vampiri. Entrambe<br />

sono condizioni di sopravvivenza di qualcosa<br />

al di là <strong>de</strong>lla morte, ma non le ho mai viste<br />

coesistere nel me<strong>de</strong>simo fenomeno».<br />

Stephen tacque e con una mano inguantata<br />

esaminò ciò che aveva interrotto il<br />

lavoro di Axel.<br />

«Sembra una vecchia botola. La ruggine<br />

l’ha corrosa tanto che l’ho scambiata per la<br />

roccia rossa <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla».<br />

«Dove credi che conduca?», domandò<br />

Ross.<br />

Stephen si alzò, pulendosi le mani sulle<br />

ginocchia. «Non ne posso essere certo, ma le<br />

Carceri Vecchie e l’Arsenale <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla<br />

si trovano in questa direzione».


446/960<br />

«Andiamo a dare un’occhiata», disse<br />

Morgan. «Tanto l’alternativa era un’altra<br />

nottata a cantare in taverna».<br />

L’Arsenale <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla era abbandonato<br />

da secoli, ma sostanzialmente ben<br />

tenuto.<br />

Sorgeva sul lungofiume, la sua mole<br />

massiccia sulla prospettiva che si affacciava<br />

sul Presidio, simile all’ultimo bastione<br />

umano contro le nebbie che ne<br />

promanavano.<br />

Simbolo di quando la Vecchia Capitale<br />

era il centro <strong>de</strong>i traffici marittimi, le migliori<br />

maestranze cittadine vi avevano costruito le<br />

navi con cui i Van<strong>de</strong>mberg avevano controllato<br />

i mari che circondavano il Continente.<br />

Percorsero gallerie sotterranee con l’unica<br />

compagnia <strong>de</strong>ll’eco <strong>de</strong>i loro passi che si<br />

per<strong>de</strong>vano lontano e <strong>de</strong>lle chiacchiere<br />

spensierate.<br />

I passaggi ormai in disuso collegavano il<br />

complesso <strong>de</strong>ll’Arsenale alle Vecchie Carceri,


447/960<br />

in memoria <strong>de</strong>i tempi in cui ai prigionieri era<br />

condonata parte <strong>de</strong>lla pena se prestavano la<br />

loro collaborazione nella costruzione <strong>de</strong>lle<br />

galere che avrebbero attraversato i grandi<br />

mari e li avrebbero protetti dalle flotte di Lyonoris<br />

e Majalasta.<br />

«Troveremo soltanto topi grandi come<br />

cavalli», disse Gil Morgan, scostando con un<br />

calcio una porta di legno che ca<strong>de</strong>va a pezzi.<br />

«Nessuno viene in questi posti tranne qualche<br />

matricola in vena di prove di coraggio».<br />

«Potremmo incontrarci un fantasma»,<br />

disse Ross Granville. «Ma temo che i nostri<br />

discorsi potrebbero terrorizzarlo».<br />

«Parla per te, Granville», intervenne una<br />

voce cupa e tombale.<br />

Ross si voltò per ve<strong>de</strong>re da dove provenisse<br />

e fece un salto indietro scorgendo un<br />

volto nell’ombra, illuminato dal basso verso<br />

l’alto da una lampada che gli dava un’aria livida<br />

e spettrale.


448/960<br />

Era Bryce che rise quando l’altro disse,<br />

disgustato: «Idiota».<br />

«Esattamente come pensavo», esclamò<br />

Stephen Eldrige.<br />

«Cioè che Bryce è un idiota?», disse<br />

Ross.<br />

«Siamo all’Arsenale», Stephen fece un<br />

gesto imperioso per zittirli tutti.<br />

«Sento il rumore <strong>de</strong>l fiume», disse Axel,<br />

in tono sommesso e Stephen annuì. «Ora<br />

dobbiamo solo trovare un modo per risalire.<br />

Sono sicuro che da qualche parte ci <strong>de</strong>bbano<br />

essere <strong>de</strong>lle scale».<br />

«Siamo nella stanza di raccolta <strong>de</strong>i prigionieri»,<br />

disse Stephen dopo essersi guardato<br />

attorno con attenzione. «A meno che non<br />

mi sbagli, e acca<strong>de</strong> raramente, dovrebbero<br />

esserci <strong>de</strong>lle scale lassù, oltre quelle botole<br />

sul soffitto. Dobbiamo solo tirarne giù una».<br />

«Semplice, no?», osservò Morgan in<br />

tono cordiale. Stephen ignorò la sua ironia o,


449/960<br />

probabilmente, al suo solito nemmeno la<br />

notò.<br />

«Ho capito come fare», disse Axel studiando<br />

le travi che attraversavano la sommità<br />

<strong>de</strong>lla galleria e i mattoni in rilievo su una<br />

parete. Gettò il mantello a Ross e cominciò<br />

ad arrampicarsi sul muro, spostandosi cautamente<br />

da una sporgenza all’altra.<br />

«Prendi questi», Stephen gli lanciò qualcosa.<br />

«Se c’è un chiavistello potrebbero<br />

servirti».<br />

«Stai attento alle assi marce», disse<br />

Bryce, impaziente. «Se cadi mi toccherà essere<br />

l’ere<strong>de</strong> al trono <strong>de</strong>signato e Dio solo sa<br />

se è una noia mortale».<br />

Axel afferrò una trave di legno scuro e<br />

dall’apparenza solida, rinforzata da cerchi di<br />

ferro. «Reggono», disse, laconico.<br />

Si spostò da una all’altra fino a se<strong>de</strong>rsi<br />

cavalcioni su quella immediatamente sotto la<br />

botola. Sollevando le braccia arrivava comodamente<br />

a una serratura che, a dispetto


450/960<br />

<strong>de</strong>i secoli, sembrava in uno stato abbastanza<br />

buono.<br />

Axel si frugò nelle tasche e ne trasse i<br />

grimal<strong>de</strong>lli di Stephen. Dopo un paio di tentativi<br />

riuscì ad avere ragione <strong>de</strong>lla serratura e<br />

la vittoria fu salutata da una salva di applausi<br />

e di fischi nella zona sottostante.<br />

Spinse lo sportello <strong>de</strong>lla botola verso<br />

l’alto, era pesante e sentì i muscoli ten<strong>de</strong>rsi<br />

fino allo spasmo, poi lentamente la sentì sollevarsi.<br />

I cardini non produssero alcun suono,<br />

come se fossero stati oliati di recente.<br />

Lo sportello ricad<strong>de</strong> dall’altra parte con<br />

un tonfo e Axel afferrò i bordi <strong>de</strong>ll’apertura<br />

per issarsi all’interno.<br />

«C’è una scala», disse poco dopo.<br />

Stephen Eldrige fece un verso che voleva<br />

significare che lui non aveva avuto dubbi<br />

sull’esattezza <strong>de</strong>lle proprie supposizioni.<br />

Una scala a pioli scese lentamente<br />

dall’alto, scorrendo su alcune gui<strong>de</strong>, e l’estremità<br />

inferiore atterrò con un tonfo ai piedi


451/960<br />

di Bryce che protestò: «Morton ha impiegato<br />

due ore per lucidare questi stivali e tu hai appena<br />

rischiato di graffiarmeli!».<br />

Con la disinvoltura <strong>de</strong>ttata da una lunga<br />

abitudine, Axel lo ignorò.<br />

«C’è qualcosa che non mi convince».<br />

Invece non si sarebbe mai sognato di ignorare<br />

una qualsiasi osservazione che<br />

provenisse dal suo migliore amico, così si<br />

sporse verso il basso.<br />

«Che succe<strong>de</strong>, Ross?».<br />

«Guardate».<br />

Alla luce <strong>de</strong>lle lanterne, i pioli <strong>de</strong>lla scala<br />

apparivano rovinati e pericolanti. Da circa<br />

metà scala in avanti, erano spezzati e sembravano<br />

sul punto di staccarsi dalla struttura<br />

da un momento all’altro.<br />

«Non mi era sembrata così malmessa»,<br />

disse Axel. «Ma ho già visto qualcosa <strong>de</strong>l<br />

genere».<br />

«Stai attento, per l’amor <strong>de</strong>l Cielo!»,<br />

ringhiò Bryce quando lo vi<strong>de</strong> apprestarsi a


452/960<br />

scen<strong>de</strong>re la scala per saggiarla in prima<br />

persona.<br />

«Fate più luce, per favore», rispose Axel.<br />

Senza ulteriori commenti, Stephen diresse<br />

un fascio di luce verso la scala. «Illusione?»,<br />

domandò, sbrigativo.<br />

Axel rispose con un mugugno di assenso<br />

e studiò con attenzione uno <strong>de</strong>i pioli <strong>de</strong>lla<br />

scala: ai margini le cerniere di ferro sembravano<br />

disfarsi di ruggine e il legno al<br />

centro appariva così marcio da non potere<br />

sostenere nemmeno la pressione di una<br />

mano.<br />

Axel fece un respiro poi vi appoggiò il<br />

pie<strong>de</strong>.<br />

Non accad<strong>de</strong> nulla: sotto la suola <strong>de</strong>llo<br />

stivale l’appoggio era fermo e solido.<br />

«Potete salire», disse. «Qualcuno si è<br />

preso la briga di proteggere la scala con un<br />

maleficio. A<strong>de</strong>sso bisogna solo scoprire<br />

perché».


* * *<br />

453/960<br />

«Sembra tutto abbandonato», disse Gil<br />

Morgan spostandosi a passo pigro da un lato<br />

all’altro <strong>de</strong>ll’enorme ambiente in cui erano<br />

entrati. «Ma è da secoli, ormai, che i cantieri<br />

navali più importanti si trovano da noi».<br />

Parlò nel tono tranquillo con cui solitamente<br />

rilevava che qualsiasi cosa si trovasse<br />

a sud era migliore che nel resto <strong>de</strong>l<br />

Continente.<br />

Morgan discen<strong>de</strong>va da una famiglia di<br />

facoltosi armatori di Delamàr, la nuova nobiltà<br />

a cui le antiche famiglie <strong>de</strong>l Continente<br />

guardavano come una schiatta di arricchiti, e<br />

di cantieri navali se ne inten<strong>de</strong>va.<br />

«Però per essere marinai d’acqua dolce<br />

erano male<strong>de</strong>ttamente bravi da queste<br />

parti», concesse. «Mio nonno ha ancora una<br />

tartana costruita qui più di due secoli fa, l’ha<br />

fatta restaurare e la bambina nuota che è una<br />

bellezza». Per dimostrare il suo


454/960<br />

apprezzamento si schioccò un sonoro bacio<br />

sulle dita e Bryce scosse il capo: soltanto a<br />

Delamàr potevano riservare a una barca le<br />

paroline dolci <strong>de</strong>stinate a una donna.<br />

La luce <strong>de</strong>lla luna piena dilagava dalle<br />

alte finestre a feritoia, creando strisce chiare<br />

sul pavimento coperto da uno strato di<br />

polvere recente, come se qualcuno, tempo<br />

prima, avesse pulito.<br />

«Ci vorrebbe tutta la notte per esplorare<br />

i cantieri e le officine. Dovremo tornare»,<br />

disse Stephen, gettando uno sguardo all’acqua<br />

<strong>de</strong>l fiume oltre il davanzale. Macchie di<br />

chiarore lunare danzavano sulla superficie<br />

placida e scura, le cor<strong>de</strong>rie e i magazzini<br />

erano silenziosi e tranquilli.<br />

«Ma cosa…».<br />

Il ruggito di Morgan si interruppe e gli<br />

altri si voltarono verso di lui con la mano già<br />

pronta sull’elsa <strong>de</strong>lla spada o sul calcio <strong>de</strong>lla<br />

pistola.


455/960<br />

«Che succe<strong>de</strong>, Gil?», disse Bryce, impaziente.<br />

«Il mio povero e cagionevole cuore<br />

stava per fermarsi».<br />

«A differenza <strong>de</strong>lla tua lingua, Van<strong>de</strong>mberg»,<br />

esclamò Gil, nervoso, avvicinandosi a<br />

grandi passi a una parete. «Sono convinto di<br />

avere visto una macchia scura che aveva<br />

tutta l’aria di essere sangue e ora non la vedo<br />

più».<br />

Mormorò una preghiera che somigliava<br />

più a uno scongiuro, poi prese la croce d’oro<br />

che aveva al collo e la baciò.<br />

Come quasi tutti coloro che provenivano<br />

da Delamàr nutriva una diffi<strong>de</strong>nza superstiziosa<br />

per il sovrannaturale, al quale si opponeva<br />

con un ricorso alla fe<strong>de</strong> religiosa<br />

poco più che scaramantico.<br />

«L’odore è quello <strong>de</strong>l sangue, anche se,<br />

mi venga un acci<strong>de</strong>nti se questo muro non<br />

sembra passato a calce di fresco. Portento,<br />

che ne pensi?», aggiunse piegando l’indice a<br />

gancio per chiamare Stephen.


456/960<br />

Mentre Eldrige esaminava la parete a<br />

due dita di distanza, Axel protese la mano e<br />

la passò sulla superficie. Sentì umido e<br />

quando la ritrasse vi<strong>de</strong>ro tutti che era macchiata<br />

di sangue.<br />

«Non mi piace per niente», disse Morgan.<br />

«Questa cosa puzza di diavoleria<br />

lontano un miglio».<br />

«Consi<strong>de</strong>rando l’odore di alghe marce e<br />

di umido che c’è in questo posto», commentò<br />

Bryce, «direi che la situazione sta<br />

peggiorando».<br />

Un’ombra oscurò la stanza passando,<br />

rapida, davanti alle finestre. Tutti si<br />

guardarono intorno e le spa<strong>de</strong> lampeggiarono<br />

fuoriuscendo dalle guaine.<br />

«Ho sentito qualcosa», disse Axel, passando<br />

la spada nella sinistra per estrarre la<br />

pistola da dietro la schiena.<br />

Una sostanza bianca si materializzò poco<br />

lontano da loro e rimase a galleggiare in aria


assumendo<br />

antropomorfe.<br />

<strong>de</strong>lle vaghe<br />

457/960<br />

fattezze<br />

«Ma è un male<strong>de</strong>tto fantasma?», esclamò<br />

Morgan, esasperato.<br />

«Potrebbe essere anche bene<strong>de</strong>tto»,<br />

disse Ross Granville che dava a tutti un’opportunità.<br />

«Ma al momento non credo che<br />

siamo così fortunati».


21.<br />

Signori di notte<br />

Prima che riuscissero a <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re cosa<br />

fare, la sagoma evanescente si gonfiò, palpitò<br />

e un momento dopo si divise in due parti<br />

che, a loro volta, ne generarono altre due.<br />

Una schiera di entità bianche si lanciò su<br />

di loro, attraversandoli con la loro consistenza<br />

fumosa e gelida.<br />

Ross Granville si lasciò sfuggire un grido<br />

di sorpresa. «Acci<strong>de</strong>nti. Fanno male».<br />

«Vuol dire che ti spaventano», disse<br />

Morgan. «La mia vecchia balia diceva che i<br />

fantasmi sono come le bestie feroci: fiutano<br />

la paura».<br />

Axel ne schivò uno, ma quello gli passò<br />

attraverso il braccio sinistro intorpi<strong>de</strong>ndolo<br />

come la stretta di una morsa. Serrò con forza


459/960<br />

le dita intorno alla spada e scosse il polso per<br />

scacciare il formicolio.<br />

«Mai visto niente <strong>de</strong>l genere. Che<br />

facciamo?».<br />

Stephen prese una fiaccola e la lanciò<br />

nella loro direzione, ma la fiamma li attraversò<br />

senza produrre alcun effetto.<br />

«Allora questi sono spiriti veri? Non<br />

quella robaccia da spiritisti e ciarlatani?». Se<br />

non si fossero trovati in una situazione critica,<br />

avrebbero giurato tutti che il tono di<br />

Stephen Eldrige trasudava entusiasmo.<br />

Ross Granville fece esplo<strong>de</strong>re due colpi<br />

di pistola in aria. «Niente da fare. Nemmeno<br />

i rumori forti li arginano».<br />

«Guardate», disse Bryce. «Stanno pren<strong>de</strong>ndo<br />

forma».<br />

Di fronte a loro le entità cambiarono<br />

nuovamente fattezze e in breve dal bianco informe<br />

emersero braccia e gambe, catene intorno<br />

alle caviglie. Occhi vuoti li fissavano da<br />

volti emaciati.


«I galeotti <strong>de</strong>lle Vecchie Carceri?», disse<br />

Ross, sconvolto. «È possibile che siano davvero<br />

gli spiriti di quegli infelici?».<br />

«Stregonerie di Altieres, ci scommetto»,<br />

ringhiò Morgan. «Da quelle parti sono<br />

famosi per giocare con le anime <strong>de</strong>i morti in<br />

un modo disgustoso».<br />

«Troppi prigionieri sono morti di stenti,<br />

massacrati dal lavoro e dalle maestranze che<br />

li sfruttavano come bestie. Non mi stupisce<br />

che infestino questo luogo», disse Bryce.<br />

«Pace alla loro anima: nessuno dovrebbe<br />

finire così i suoi giorni».<br />

Fu questione di un istante, poi le schiere<br />

compatte di fantasmi arretrarono, sbiadirono<br />

e scomparvero, lasciandoli attoniti.<br />

* * *<br />

460/960


461/960<br />

Come diavolo ci sei riuscito?», esclamò<br />

Axel sbigottito.<br />

«Ha placato i loro spiriti tormentati», intervenne<br />

Morgan, quando anche Stephen,<br />

che di solito aveva una risposta per tutto, taceva.<br />

«Mia nonna mi diceva sempre che gli<br />

spiriti vogliono attenzione. Se la ottengono,<br />

poi se ne vanno».<br />

Raccolsero le lanterne e si inoltrarono in<br />

un camminamento esterno, una loggia ad archi<br />

dalla quale il piazzale lastricato davanti<br />

all’Arsenale appariva <strong>de</strong>serto e tranquillo. Il<br />

tratto di lungofiume a ridosso <strong>de</strong>lle torri<br />

campanarie che <strong>de</strong>limitavano l’area sembrava<br />

un nastro di luci e ricordava che, poco<br />

lontano, la Citta<strong>de</strong>lla era immersa nella sua<br />

rutilante vita notturna.<br />

Dal Presidio, invece, si dipanavano<br />

lunghi nastri di foschia che si sten<strong>de</strong>vano<br />

verso le rive <strong>de</strong>lla città: mostrando ancora<br />

una volta come la sostanza <strong>de</strong>moniaca che vi


462/960<br />

dimorava stesse violando le regole <strong>de</strong>lla sua<br />

segregazione.<br />

«Può essere stato un potere <strong>de</strong>l Presidio?»,<br />

domandò Ross, seguendo lo sguardo<br />

di Axel verso i bastioni <strong>de</strong>ll’isola.<br />

Stephen scosse il capo. «Non credo, altrimenti<br />

il fuoco avrebbe avuto effetto. Guardate,<br />

tutta la zona <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla è contaminata<br />

e questa <strong>de</strong>ll’Arsenale, vista la posizione,<br />

più di altre».<br />

«Mi domando se a<strong>de</strong>sso che è stato ritrovato<br />

un ere<strong>de</strong> Blackmore verrà ristabilita la<br />

tregua», si disse Ross e Axel scosse il capo.<br />

«È ciò che i Blackmore <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rano e per cui<br />

Ashton ha combattuto, ma non credo sia così<br />

facile. Le creature <strong>de</strong>l Presidio non vogliono<br />

restare nei loro argini, non più ormai».<br />

«Qui il Presidio non c’entra», disse<br />

Eldrige, facendo luce in una nicchia ricavata<br />

da una parete.<br />

Si avvicinarono e vi<strong>de</strong>ro <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le<br />

nere ridotte a moccoli consumati, residui di


463/960<br />

erbe e quelli che sembravano fiori bruciati.<br />

Stephen si chinò e con la mano protetta dal<br />

guanto esaminò alcuni frammenti anneriti.<br />

«Osso», <strong>de</strong>cretò, laconico. «Ci sono<br />

anche pezzi di stoffa. Qui hanno bruciato una<br />

bambola votiva. Solo le sacerdotesse di Altieres<br />

fanno queste cose. Gil, stranamente,<br />

aveva ragione».<br />

«Grazie tante, Portento».<br />

«Guardate, qualcuno sta scappando da<br />

quella parte», gridò Bryce, sporgendosi oltre<br />

una <strong>de</strong>lle colonne <strong>de</strong>l loggiato.<br />

«Secondo me te lo sei sognato», disse<br />

Gil, ancora di malumore.<br />

In basso una torcia bruciava solitaria in<br />

un anello di ferro sulla parete, le colonne si<br />

susseguivano ordinate in direzione <strong>de</strong>i bacini<br />

di carenaggio.<br />

Dietro una <strong>de</strong>lle colonne comparve un<br />

lembo di stoffa bianca, nitido sotto la luce<br />

<strong>de</strong>lla luna piena e subito dopo si udì uno<br />

scalpiccio frenetico.


464/960<br />

«Van<strong>de</strong>mberg piccolo ha ragione», disse<br />

Gil. «E sono davvero curioso di trovare chi ci<br />

ha combinato lo scherzetto di poco fa».<br />

Valutò la distanza tra il parapetto e il<br />

piazzale e Axel fu subito al suo fianco.<br />

«Si può fare», annuì Axel.<br />

«State scherzando», disse Ross.<br />

«Digli qualcosa!», esclamò Bryce, esasperato,<br />

rivolto a Stephen.<br />

Quello si strinse nelle spalle: «Se vi<br />

rompete qualche osso non contate su di me».<br />

«Non inten<strong>de</strong>vo questo!», gridò Bryce<br />

correndo verso i due che, scambiatosi un<br />

sogghigno competitivo, scavalcarono la<br />

balaustra.<br />

Bryce afferrò il parapetto in tempo per<br />

ve<strong>de</strong>re i mantelli neri svolazzare e la coppia<br />

di incoscienti rotolare per attutire la caduta e<br />

poi rimettersi velocemente in piedi e cominciare<br />

l’inseguimento.


465/960<br />

«Imbecilli esibizionisti», commentò, apprestandosi<br />

a seguirli. «Se mi rovino gli<br />

stivali me ne compreranno di nuovi».<br />

Le torri campanarie svettavano nel buio<br />

con i loro merli imbiancati e le finestre<br />

cieche.<br />

«Qui non c’è nessuno», disse Gil, con la<br />

pistola sollevata verso l’alto e pronto a<br />

puntare contro il primo movimento che<br />

avesse recepito intorno a sé.<br />

«Non possono essere andati lontano»,<br />

disse Axel. «Le porte <strong>de</strong>i magazzini sono<br />

sprangate e dall’altro lato c’è solo il fiume».<br />

«Là», fece Gil. «Ho visto qualcosa<br />

muoversi».<br />

Corsero in quella direzione ma i bacini di<br />

carenaggio erano in apparenza tranquilli:<br />

non un alito di vento increspava la superficie<br />

<strong>de</strong>limitata dai massicci archi a colonne che<br />

affondavano sotto il livello <strong>de</strong>ll’acqua.<br />

Il silenzio era completo, quindi<br />

avrebbero dovuto almeno sentire <strong>de</strong>i passi,


tuttavia quando li assalirono alle spalle sembrarono<br />

uscire all’improvviso dall’aria.<br />

Axel sentì solo una forte pressione sulla<br />

schiena, poi ci fu solo il buio e il gelo<br />

<strong>de</strong>ll’acqua.<br />

* * *<br />

466/960<br />

Trattenne il respiro scalciando per salire<br />

in superficie, il mantello appesantito lo<br />

tirava verso il basso e gli intralciava i movimenti,<br />

mentre una mano brutale era risoluta<br />

a tenergli la testa sott’acqua.<br />

Axel riuscì a sfuggire alla sua morsa immergendosi<br />

e nuotando nella direzione opposta.<br />

Quando riemerse vi<strong>de</strong> che sulla<br />

sponda <strong>de</strong>l bacino si stava ingaggiando una<br />

battaglia.<br />

Suo fratello Bryce teneva a bada due<br />

uomini usando la spada con la sua


467/960<br />

consumata disinvoltura; Ross invece stava<br />

estraendo la propria dal braccio di un altro<br />

assalitore che si voltò e si die<strong>de</strong> alla fuga.<br />

Axel estrasse il pugnale dalla cintura e<br />

recise i lacci che gli chiu<strong>de</strong>vano il mantello<br />

sulla gola, poi usò il pomolo per colpire la<br />

testa che affiorò a un palmo da lui.<br />

Un grugnito e una bestemmia salutarono<br />

quel gesto, Axel sollevò di nuovo il pugnale e<br />

lo affondò nel braccio <strong>de</strong>ll’altro. Questa volta<br />

il grido fu più fievole ma l’uomo aveva<br />

ancora abbastanza forze per cercare di agguantargli<br />

il collo.<br />

Axel lasciò andare il pugnale e con entrambe<br />

le mani cercò di liberarsi di quella<br />

morsa. Entrambi avevano le dita visci<strong>de</strong> e la<br />

presa incerta. Sentì il bruciore <strong>de</strong>ll’acqua in<br />

gola e tossì.<br />

Premette il palmo contro il mento <strong>de</strong>l<br />

suo assalitore, cercando di allontanarlo da<br />

sé, le mani gli scivolarono, le dita si impigliarono<br />

in qualcosa. Tirò, avvertì un laccio


468/960<br />

spezzarsi, poi con uno slancio po<strong>de</strong>roso <strong>de</strong>l<br />

braccio sinistro caricò il pugno e lo abbatté<br />

sulla mascella <strong>de</strong>ll’uomo che, finalmente, si<br />

die<strong>de</strong> per vinto e si girò per allontanarsi a<br />

nuoto.<br />

«Sbrigati», Ross Granville gli tese una<br />

mano per aiutarlo a issarsi sul bordo lastricato<br />

<strong>de</strong>l bacino. «Dobbiamo andare, stanno<br />

arrivando i Signori di Notte».<br />

«Dannazione, qualcuno <strong>de</strong>ve avere dato<br />

l’allarme», imprecò Axel.<br />

«Stephen e Gil sono corsi avanti per assicurarsi<br />

che ci sia via libera».<br />

Una luce balenò nel buio dall’altro lato<br />

<strong>de</strong>l piazzale, subito seguì un altro segnale.<br />

«Ci siamo», disse Ross. «Se siamo fortunati<br />

penseranno che ci siamo nascosti<br />

quando invece avremo imboccato le gallerie<br />

sotterranee».<br />

Percorsero la strada a ritroso fino alla<br />

stanza dove si trovava la botola.


469/960<br />

«Arrivano», disse Stephen, guardando<br />

dalla finestra i sei ufficiali vestiti di nero che<br />

correvano attraverso il piazzale.<br />

Oltrepassarono la botola, Axel fu l’ultimo<br />

a scen<strong>de</strong>re e usò di nuovo i grimal<strong>de</strong>lli di<br />

Stephen per chiu<strong>de</strong>re la serratura. Alla fine<br />

die<strong>de</strong> un calcio alla scala che cad<strong>de</strong> al suolo<br />

con un tonfo.<br />

«Da questa parte», disse Stephen tenendo<br />

alta la lanterna. «Non possiamo uscire<br />

dall’Ordine <strong>de</strong>lla Penna: è troppo rischioso,<br />

conviene ad<strong>de</strong>ntrarci nelle Carceri Vecchie».<br />

«Aspettate, ho un’altra i<strong>de</strong>a», disse Gilbert,<br />

guardando verso l’alto. «Potremmo<br />

nascon<strong>de</strong>rci nella chiesa <strong>de</strong>lla Madonna <strong>de</strong>i<br />

Vincoli, non credo sia il primo posto dove<br />

andrebbero a cercarci».<br />

«Vale la pena tentare», disse Stephen.<br />

«Andiamo».<br />

«Ricordo che c’è un tombino di scolo<br />

proprio davanti al sagrato», disse ancora Gil.<br />

«E da quella parte ci sono le fogne».


470/960<br />

Bryce lo guardò impressionato. «Come<br />

hai fatto a capirlo?».<br />

«Dalla puzza, Van<strong>de</strong>mberg», fu la prosaica<br />

risposta.<br />

Un quarto d’ora dopo, la grata di ferro<br />

battuto davanti alla chiesa <strong>de</strong>lla Madonna<br />

<strong>de</strong>i Vincoli, vicino alle Carceri Vecchie, si sollevava<br />

e ca<strong>de</strong>va di lato con un tonfo.<br />

«Voglio morire», annunciò Bryce Van<strong>de</strong>mberg.<br />

«Piuttosto che tenermi questo<br />

odore addosso, preferisco farla finita».<br />

«La porta è aperta», disse Axel.<br />

Ross annuì. «Chiunque entri nelle Carceri<br />

Vecchie ha il diritto di chie<strong>de</strong>re prima la<br />

confessione e l’assoluzione, così la chiesa è<br />

aperta giorno e notte».<br />

«Buon per i criminali», disse Stephen<br />

Eldrige, cupo. «Compresi noi».<br />

«Maledizione», disse Gil, gettando uno<br />

sguardo oltre il sagrato. «Non ho i<strong>de</strong>a di<br />

come ma sono già qui».


471/960<br />

«Non imprecare in chiesa, scomunicato»,<br />

lo ammonì Ross. «Troviamo piuttosto<br />

un posto dove nascon<strong>de</strong>rci».<br />

«Troppo tardi», gemette Bryce. «Addio<br />

alle mie esequie in una cattedrale».<br />

«Dividiamoci e nascondiamoci», ordinò<br />

Axel, a bassa voce.<br />

Si sparpagliarono lungo le navate laterali<br />

in prossimità <strong>de</strong>lle cappelle secondarie. Gil<br />

Morgan si infilò in sagrestia e, pregando tutti<br />

i santi che conosceva, si guardò intorno alla<br />

ricerca di qualcosa che potesse celare la sua<br />

mole di muscoli.<br />

Qualcuno gli toccò la spalla e lui fece un<br />

salto.<br />

«Sono io», disse Bryce, con il fiato corto.<br />

«Sono appena entrati».<br />

«Dove sono gli altri?».<br />

«Non lo so, ma ho un’i<strong>de</strong>a».<br />

«Allora siamo nel posto giusto per<br />

chie<strong>de</strong>re aiuto», replicò Morgan, tetro.


472/960<br />

I Signori di Notte erano una magistratura<br />

antichissima che, nei secoli immediatamente<br />

successivi alla nascita <strong>de</strong>lle Nationes,<br />

esisteva in ogni borgo: sei magistrati<br />

competenti per i fatti di sangue e di ordine<br />

pubblico, con una giurisdizione sul territorio<br />

loro affidato per i reati commessi<br />

nottetempo.<br />

La carica era caduta in disuso da secoli,<br />

soltanto nella Citta<strong>de</strong>lla ne venivano regolarmente<br />

nominati sei ogni anno per la particolarità<br />

<strong>de</strong>lla gestione <strong>de</strong>l quartiere <strong>de</strong>i piaceri<br />

<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.<br />

I sei uomini, vestiti di marsine nere e con<br />

le fasce blu di traverso sul petto, erano fermi<br />

davanti all’altare principale dove un sacerdote,<br />

inginocchiato, terminava con ultraterrena<br />

tranquillità le sue preghiere.<br />

Infine il religioso, un giovane bruno e piacente,<br />

si voltò e sollevò la mano <strong>de</strong>stra per<br />

tracciare un segno benedicente in aria all’indirizzo<br />

<strong>de</strong>i nuovi arrivati.


473/960<br />

«Che il Signore vi benedica», disse, nel<br />

suo tonante accento di Delamàr.<br />

I Signori chinarono rispettosamente il<br />

capo. «Padre», disse il più anziano. «Porgiamo<br />

i nostri rispetti».<br />

«Figli miei, cosa vi porta nella casa <strong>de</strong>l<br />

Padre? Un prigioniero chie<strong>de</strong> l’assoluzione<br />

dai suoi peccati?».<br />

«No, padre. Siamo all’inseguimento di<br />

alcuni malfattori. Hanno chiesto asilo in<br />

questo luogo sacro? Se è così vi prego di<br />

dirmelo».<br />

Il giovane sacerdote scosse il capo. «Nel<br />

caso fossero state cinque novizie forse le<br />

avrei notate…».<br />

A fianco <strong>de</strong>ll’altare, una monaca avvolta<br />

in un largo abito grigio e col cappuccio calato<br />

sul volto si schiarì la voce.<br />

«No», terminò il prete. «Non abbiamo<br />

visto nessuno».<br />

In quella un pio giovane si segnò e si<br />

inginocchiò davanti a uno <strong>de</strong>i confessionali.


474/960<br />

«Padre», si udì nitida nella voce la ca<strong>de</strong>nza<br />

di Salimarr. «Chiedo perdono perché<br />

ho peccato».<br />

«Chi l’avrebbe <strong>de</strong>tto», sospirò una voce<br />

da <strong>de</strong>ntro il confessionale.<br />

«Non abbiamo visto nessuno», disse il<br />

prete, richiamando l’attenzione <strong>de</strong>i Signori.<br />

«Solo povere anime in cerca di Dio».<br />

La monaca ai piedi <strong>de</strong>ll’altare annuì.<br />

«Forse la sorella può dirci qualcosa. Possiamo…»,<br />

intervenne il portavoce <strong>de</strong>i magistrati,<br />

rivolgendole un rispettoso cenno <strong>de</strong>l<br />

capo.<br />

«No…», il prete incespicò. «Suor…<br />

Brayssa ha fatto voto solenne di silenzio e di<br />

non mostrare mai il suo favoloso volto ai<br />

comuni mortali».<br />

Da sotto il cappuccio <strong>de</strong>lla monaca<br />

provenne un sogghigno compiaciuto.<br />

«Lorsignori <strong>de</strong>vono fare ritorno alle loro<br />

caserme», disse il prete. «È quasi l’alba, che


475/960<br />

segna la fine <strong>de</strong>lle loro competenze sulla<br />

giustizia <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla».<br />

I Signori di Notte si guardarono intorno<br />

per l’ultima volta, incassarono un’altra benedizione<br />

e se ne andarono per la loro strada.<br />

Quando la porta <strong>de</strong>lla chiesa si richiuse<br />

con un tonfo, nella zona <strong>de</strong>l confessionale ci<br />

fu un certo trambusto: da dietro una grata<br />

spuntò il pio giovane che implorava perdono:<br />

Stephen Eldrige; le ten<strong>de</strong> si mossero e la<br />

testa bruna di Ross Granville comparve al di<br />

sopra di quella bionda di Axel Van<strong>de</strong>mberg.<br />

«Se ne sono andati?», domandò Ross.<br />

Gil Morgan si tolse la stola da prete dal<br />

collo. «Pare di sì».<br />

La monaca si gettò il cappuccio sulle<br />

spalle e dichiarò: «Penso che dopo tutte<br />

queste emozioni mi metterò a letto con la<br />

febbre, sento che sto ammalandomi<br />

gravemente».


476/960<br />

Prima che qualcuno potesse replicare, un<br />

urlo furibondo risuonò dalla zona nei pressi<br />

<strong>de</strong>l coro.<br />

Era un sacerdote così anziano che sembrava<br />

fatto di cuoio vecchio, con la tonaca<br />

rimboccata sugli avambracci.<br />

«Voi, irrispettosi scholares senza Dio!»,<br />

tuonò. «Cosa fate nella mia chiesa e con i<br />

miei paramenti?».<br />

«Oh no», gemette Gil. «È padre Dester,<br />

ha scontato vent’anni per omicidio prima di<br />

diventare prete».<br />

Bryce, nonostante indossasse un abito da<br />

suora, sfo<strong>de</strong>rò il suo miglior sorriso di circostanza<br />

mentre gli altri tre, per buona<br />

misura, tornavano a nascon<strong>de</strong>rsi <strong>de</strong>ntro il<br />

confessionale.


22.<br />

Strategie<br />

«Sto male», dichiarò Bryce Van<strong>de</strong>mberg.<br />

Il becchino fermo a fianco <strong>de</strong>l letto si rischiarò<br />

in volto.<br />

«Non sei esattamente in punto di<br />

morte», lo rassicurò Eloise posandogli una<br />

mano sulla fronte.<br />

Il becchino sporse il labbro inferiore.<br />

«Mastro Haddams», disse Eloise. «Le<br />

esequie sono rimandate».<br />

Il beccamorto salutò rispettosamente e<br />

se ne andò nelle cucine a farsi dare qualcosa<br />

di buono, dato che ormai tutti lo consi<strong>de</strong>ravano<br />

di casa.<br />

Sophia Blackmore lo incrociò sulla soglia<br />

e si coprì la bocca con una mano, al colmo<br />

<strong>de</strong>ll’orrore.


478/960<br />

«Figlia mia». Bryce, con i morbidi capelli<br />

sparsi e il petto affannato, protese una mano<br />

verso la sua pupilla che, confusa e preoccupata,<br />

la strinse tra le sue.<br />

«È meglio se ci fai l’abitudine», disse<br />

Eloise lasciando ca<strong>de</strong>re alcune gocce in un<br />

bicchiere che riempì d’acqua prima di porgerlo<br />

al malato.<br />

«Ma l’impresario <strong>de</strong>lle pompe<br />

funebri…».<br />

«Come il notaio, trascorre qui più tempo<br />

di Axel».<br />

Bryce trangugiò avidamente il contenuto<br />

<strong>de</strong>l bicchiere e poi si gettò all’indietro sui<br />

cuscini, una visione di leggiadra sofferenza<br />

tra i merletti.<br />

Jordan, di passaggio nel corridoio, cacciò<br />

<strong>de</strong>ntro la testa.<br />

«C’è qualcosa da mangiare? Niente<br />

banchetto funebre?».


479/960<br />

Senza nemmeno guardare dalla sua<br />

parte, Bryce gli lanciò un cuscino. Quello lo<br />

schivò e se ne andò ri<strong>de</strong>ndo.<br />

«È permesso?», si udì un momento dopo<br />

da una voce profonda e roca.<br />

«Anche se non lo fosse, dubito che<br />

sarebbe un <strong>de</strong>terrente», rispose Bryce<br />

mentre il Principe Axel Van<strong>de</strong>mberg entrava<br />

nella stanza con un’espressione divertita in<br />

volto.<br />

La luce nel suo sguardo mutò nell’istante<br />

in cui si soffermò su Eloise, assumendo una<br />

sfumatura più oscura e pericolosa.<br />

Lei invece non alzò gli occhi dal suo paziente,<br />

ma le guance assunsero una sfumatura<br />

più intensa e si morse inconsapevolmente le<br />

labbra.<br />

Sophia pensò a tutte le volte in cui aveva<br />

sentito <strong>de</strong>finire il loro controverso fidanzamento<br />

una manovra politica voluta dal padre<br />

di lei, l’ambizioso creatore di re che aveva<br />

messo Fabian Van<strong>de</strong>mberg sul trono e


480/960<br />

stabilito che sua figlia doveva sposare l’ere<strong>de</strong><br />

al trono.<br />

Domenic Weiss aveva allevato, alla<br />

morte <strong>de</strong>l suo migliore amico, i suoi quattro<br />

figli e, dall’evi<strong>de</strong>nte complicità tra lei, Lord<br />

Bryce e Jordan, non si poteva pensare nemmeno<br />

per un momento che non fossero una<br />

famiglia.<br />

E dal modo in cui si guardavano Lady<br />

Eloise e il Principe Axel, non si potevano nutrire<br />

dubbi sul loro legame: l’aria sembrava<br />

saturarsi di tensione non appena si incontravano,<br />

quell’intensità era qualcosa di molto<br />

difficile da ignorare.<br />

Sophia emise un sospiro inconsapevole e<br />

così rumoroso che tre paia d’occhi si<br />

spostarono, interrogativi, su di lei.<br />

«È vero che mi è stato combinato un<br />

matrimonio con Justin Sinclair?», si sentì<br />

domandare con proprio sommo stupore.<br />

«Come lo hai saputo?», disse Axel.


481/960<br />

«Definirlo già “matrimonio” non ti sembra<br />

un tantino esagerato?», fece Bryce come<br />

se lei avesse usato un termine molto<br />

in<strong>de</strong>licato.<br />

«Justin Sinclair?», Eloise fece scattare<br />

un sopracciglio verso l’alto. «Quell’idiota che<br />

comincia sempre col picchiare qualcuno e<br />

finisce immancabilmente per fare a botte con<br />

quell’altro esemplare notevole <strong>de</strong>l suo<br />

gemello?».<br />

Messa così suonava anche peggio. Sophia<br />

assunse un’aria avvilita e abbassò lo sguardo<br />

sulle proprie mani, che tenevano ancora con<br />

<strong>de</strong>licatezza quella <strong>de</strong>l suo tutore.<br />

«Andate a fare gli amanti problematici<br />

altrove», intervenne a quel punto Bryce,<br />

rivolto agli altri due ma senza staccare lo<br />

sguardo attento da Sophia.<br />

Borbottando qualcosa di estremamente<br />

poco signorile, Eloise uscì mentre Axel cercava<br />

di trattenere un sorriso divertito e irritato<br />

allo stesso tempo.


482/960<br />

Morton, il lugubre maggiordomo <strong>de</strong>lla<br />

resi<strong>de</strong>nza cittadina di Al<strong>de</strong>nor, ammucchiò<br />

un’ordinata pila di cuscini dietro la schiena<br />

<strong>de</strong>l suo padrone prediletto, poi si eclissò.<br />

«Se ne è parlato», disse Bryce, calmo.<br />

«Non ho voluto dirti nulla perché non sono<br />

ancora convinto che sia una buona i<strong>de</strong>a e,<br />

come ben sai, la <strong>de</strong>cisione finale su ogni cosa<br />

che ti riguarda spetta a me fino a che non avrai<br />

compiuto i ventun anni».<br />

Fece un lieve movimento <strong>de</strong>lle spalle e<br />

Sophia pensò che anche lui era incredibilmente<br />

giovane per una responsabilità simile<br />

e si sentì un po’ in colpa.<br />

«È inutile che ti si dica che, come ultima<br />

<strong>de</strong>lla tua stirpe e futura regina, non hai alcun<br />

diritto sulla tua vita».<br />

Lei si trovò a fare un piccolo cenno di assenso.<br />

Per la prima volta, quel concetto<br />

cominciava ad avere un senso per lei e quasi<br />

le parve che fosse la voce dolce e ferma di


483/960<br />

quello strano giovane uomo a ren<strong>de</strong>rglielo<br />

più accettabile.<br />

«Io sono cresciuto con questa consapevolezza,<br />

tu <strong>de</strong>vi ancora accettarlo. Non sarà<br />

indolore e mi dispiace».<br />

Sophia annuì di nuovo e il senso di oppressione<br />

che non aveva capito di provare si<br />

alleggerì un poco.<br />

«A<strong>de</strong>sso parliamo di Justin Sinclair»,<br />

continuò Bryce. «Abbiamo valutato alcune<br />

possibilità perché, prima o poi, un matrimonio<br />

per ragion di Stato è ciò che ti verrà in<br />

sorte. Il minimo che io possa fare è limitare i<br />

danni, anche in quanto fermo oppositore<br />

<strong>de</strong>ll’istituzione».<br />

«Della ragion di Stato?».<br />

«No, <strong>de</strong>l matrimonio».<br />

Bryce sembrò trattenere un brivido.<br />

«Naturalmente un candidato era anche<br />

Dray<strong>de</strong>n Sinclair. È bene che tu sappia che<br />

oltre ad avere legami di sangue così stretti<br />

con i Blackmore da essere in linea di


successione al trono, i Sinclair sono abbastanza<br />

influenti da aver tenuto insieme la<br />

società di Altieres anche dopo che la sua<br />

famiglia reale si consi<strong>de</strong>rava estinta. In<br />

poche parole, se tu non fossi stata ritrovata,<br />

sarebbero stati loro, presto o tardi, ad avere<br />

il trono, e tu sai anche a quale Sinclair in<br />

particolare ci riferiamo».<br />

* * *<br />

484/960<br />

«Gabriel Stuart Sinclair».<br />

Sulla sua lingua quel nome aveva un<br />

sapore talmente amaro che avrebbe solo voluto<br />

liberarsene, eppure si accorse, al momento<br />

di pronunciarlo, che faticava a lasciarlo<br />

uscire dalle labbra.<br />

«Sì. Il figlio di Ma<strong>de</strong>leine Sinclair. Tutti e<br />

tre, Justin, Dray<strong>de</strong>n e Gabriel, sono ufficiali<br />

<strong>de</strong>ll’esercito di Altieres. Come ci sia riuscito


485/960<br />

Gabriel, che per nascita è in parte Stuart di<br />

Ma<strong>de</strong>rian, sta purtroppo diventando leggenda,<br />

e questo non <strong>de</strong>pone a tuo vantaggio<br />

e intralcia i nostri piani».<br />

Sophia annuì.<br />

«C’è un però: terzo il linea di successione<br />

dopo te e Gabriel Stuart, c’è Justin Sinclair<br />

che è il maggiore per quella manciata di<br />

minuti che separa i parti <strong>de</strong>i gemelli».<br />

«Capisco».<br />

«Lo spero, Sophia».<br />

«Spero sia così perché Justin è il candidato<br />

più accettabile: è un bravo ragazzo e a<br />

dispetto <strong>de</strong>ll’aria spensierata un soldato<br />

valoroso».<br />

Sophia pensò al ballo clan<strong>de</strong>stino,<br />

quando Justin, senza esitare, aveva preso le<br />

sue difese.<br />

«So da fonte certa che anche Gabriel Stuart<br />

è stato interpellato: gli Stuart sono scaltri<br />

e ambiziosi. Sono sicuro che Nassar di


486/960<br />

Ma<strong>de</strong>rian sta valutando la cosa, non fosse altro<br />

per ren<strong>de</strong>re il figlio vedovo e re».<br />

«Non avevo dubbi».<br />

«Justin non ha avuto nulla in contrario,<br />

tutt’altro: ha <strong>de</strong>tto che tu sei molto<br />

graziosa».<br />

Colta alla sprovvista nel mezzo <strong>de</strong>i pensieri<br />

più tetri, lei arrossì. «Grazie», balbettò.<br />

«Non sono abituata a pensare a me stessa<br />

come una ragazza graziosa. In orfanotrofio<br />

facevano di tutto per incoraggiare la contemplazione<br />

di una bellezza più interiore».<br />

Bryce rise. «In altre parole: quella che<br />

non ve<strong>de</strong> nessuno. Lo avevo pensato. Non ti<br />

hanno insegnato neanche l’espansività, a<br />

quanto vedo».<br />

Così dicendo protese una mano e le<br />

scostò i capelli dalla guancia con una leggera<br />

carezza, il rossore di Sophia si accentuò e<br />

l’altro rise ancora.<br />

«Se vuoi farti un’i<strong>de</strong>a di Justin sarei felice<br />

di sentire il tuo parere», disse, tornando


487/960<br />

serio. «Non sono un tiranno, se provi avversione<br />

per lui non ti imporrò di sposarlo».<br />

«Va bene».<br />

Bryce socchiuse gli occhi. «Sei già innamorata<br />

di qualcuno».<br />

Sophia sobbalzò. «No, signore».<br />

«Prendi lezioni da mia sorella adottiva<br />

su come mentire, non sei molto esperta, ma<br />

suppongo che anche questo sia un retaggio<br />

<strong>de</strong>lle buone monache <strong>de</strong>ll’orfanotrofio,<br />

quindi lascia che ti dia qualche buon<br />

consiglio».<br />

Lei annuì.<br />

«Se senti di essere innamorata siediti e<br />

aspetta che ti passi, è il primo suggerimento<br />

sensato che ti posso dare. Inoltre l’unica<br />

regola da seguire con un gentiluomo è stargli<br />

il più lontano possibile, nel reciproco<br />

interesse».<br />

Dalla faccia di Sophia si poteva chiaramente<br />

<strong>de</strong>sumere come non ritenesse l’informazione<br />

di alcuna utilità pratica.


488/960<br />

«Va bene», disse Bryce con un sospiro.<br />

«Parliamo con chiarezza in modo che non ci<br />

siano fraintendimenti. Qualcuno ti dirà che il<br />

fondamento di un rapporto è la sincerità:<br />

sono tutte sciocchezze. Ad esempio, mio fratello<br />

Axel e la mia futura cognata: si amano<br />

da quando seguivano un’alimentazione a<br />

base di latte e farinata eppure non fanno altro<br />

che avere segreti l’uno per l’altra e, a Dio<br />

piacendo, continueranno così per il resto<br />

<strong>de</strong>lla loro esistenza».<br />

Sophia provò l’immediato impulso di appoggiarsi<br />

allo schienale <strong>de</strong>lla sedia, tuttavia<br />

la piega che aveva preso la conversazione<br />

aveva qualcosa di misteriosamente attraente.<br />

«Capisco?», disse <strong>de</strong>bolmente.<br />

Era più una domanda che un’affermazione<br />

ma Bryce non vi badò: ormai era ispiratissimo<br />

e in vena di plasmare una<br />

giovane mente con tutte le sue perle<br />

d’esperienza.


489/960<br />

«La sincerità è una virtù sopravvalutata<br />

e alquanto in<strong>de</strong>licata. Se vuoi tenere <strong>de</strong>sta<br />

l’attenzione di qualcuno hai una scelta più<br />

utile: fingi sempre. Se lo ami non lo <strong>de</strong>gnare<br />

di uno sguardo, se nel riserbo <strong>de</strong>lle tue stanze<br />

ti struggi per lui fa’ in modo che veda soltanto<br />

la tua indifferenza o, meglio ancora,<br />

mostragli che ti interessi a un altro».<br />

«Devo tentare di suscitare la sua<br />

gelosia?».<br />

Bryce annuì. «Sei intelligente, vedo che<br />

hai colto il centro <strong>de</strong>lla questione». Da come<br />

la lodava era perfettamente chiaro come lo<br />

ritenesse soltanto merito proprio. «Potresti<br />

farti corteggiare dal fratello <strong>de</strong>l tuo gentiluomo.<br />

Ne ha almeno uno?».<br />

Sophia ci rifletté sopra un momento. «In<br />

vita, inten<strong>de</strong>te? No, credo di no».<br />

«Il suo più fidato amico, allora».<br />

«Credo sia una donna».<br />

«Sembra una faccenda più complicata<br />

<strong>de</strong>l previsto, allora».


490/960<br />

Sophia pensò ad Ashton e annuì. La<br />

sovrumana dolcezza <strong>de</strong>l suo viso e la sua<br />

gentilezza avrebbe voluto averle solo per sé.<br />

Poi ricordò quanto odiasse invece l’arroganza<br />

e la fred<strong>de</strong>zza, l’abitudine di avere<br />

sempre i pugni alzati contro qualcuno e la<br />

totale assenza di scrupoli.<br />

«Ha <strong>de</strong>tto qualcosa?».<br />

Sentì la propria voce provenire come da<br />

una gran<strong>de</strong> distanza e Bryce interruppe a<br />

metà qualcosa a proposito <strong>de</strong>lla prognosi di<br />

un innamoramento.<br />

«Chi?».<br />

«Gabriel Stuart. Ha <strong>de</strong>tto qualcosa riguardo<br />

all’i<strong>de</strong>a di un nostro eventuale<br />

matrimonio?».<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg inclinò lentamente la<br />

testa in segno di assenso e lei, scossa, scattò<br />

in piedi.<br />

«Non ha rifiutato», disse Bryce.<br />

«Che cosa?».


«Ha dichiarato che Altieres val bene una<br />

messa di nozze».<br />

* * *<br />

491/960<br />

«Sei arrabbiata?», domandò Fay Mayfield<br />

con pru<strong>de</strong>nza.<br />

L’espressione di Sophia la fece immediatamente<br />

pentire di aver posto quella<br />

domanda.<br />

«Funzionerà?», domandò Sophia, invece<br />

di rispon<strong>de</strong>re.<br />

Fay si limitò a scrollare il capo. «Certo<br />

che funzionerà. È il motivo principale per cui<br />

bisogna essere sul serio convinti prima di<br />

fare una cosa <strong>de</strong>l genere. L’Orazione di Santa<br />

Elienne è molto potente: se vuoi qualcuno, lo<br />

porterà ai tuoi piedi».<br />

Sophia annuì, <strong>de</strong>terminata. «Bene»,<br />

disse risoluta. «Bene».


492/960<br />

L’altra ragazza radunò intorno a sé mazzi<br />

di passiflora e di rose bianche e rosse, lanciando<br />

occhiate avi<strong>de</strong> al fascio di fogli arrotolati<br />

che Sophia stringeva in mano.<br />

«Sto morendo di curiosità», ammise Fay.<br />

«Per colpa tua non riuscirò a dormire questa<br />

notte».<br />

«Non posso rivelarti di chi si tratta», rispose<br />

Sophia. Se<strong>de</strong>tte su una sedia ma subito<br />

dopo scattò di nuovo in piedi e ricominciò a<br />

fare su e giù per la stanza. «Sei stata tu a<br />

dirmi che altrimenti il legamento potrebbe<br />

per<strong>de</strong>re efficacia».<br />

Fay si strinse nelle spalle. «Tanto lo verrò<br />

a sapere comunque. Sarà così evi<strong>de</strong>nte la<br />

sua passione nei tuoi confronti che nessuno<br />

potrà ignorarlo».<br />

Un fiotto di sangue bollente salì al volto<br />

di Sophia che si posò una mano sulla guancia:<br />

scottava, mentre le dita erano fred<strong>de</strong>. A<br />

ogni respiro le sembrava di dovere ricacciare<br />

il cuore in fondo allo stomaco.


493/960<br />

«Ti avverto», disse ancora Fay. «Non ho<br />

mai visto tentare questo legamento su qualcuno<br />

che non sia un essere umano».<br />

Sophia la guardò senza capire per un<br />

lungo momento, poi abbassò lo sguardo e si<br />

finse impegnata a lisciare i fogli che aveva in<br />

mano.<br />

Fay pensava che lei volesse gettare una<br />

malia su Ashton, ma si sentiva male al solo<br />

pensiero. Tentare di forzare i sentimenti e la<br />

volontà di una creatura così antica e potente<br />

era un’i<strong>de</strong>a disturbante.<br />

Accorgendosi che Fay cercava di nuovo<br />

di sbirciare i fogli li strinse nel pugno.<br />

«Va bene», disse Sophia. «A<strong>de</strong>sso vai.<br />

Devo aspettare dopo il tramonto, vero?».<br />

«Sì», l’altra si alzò, riluttante. «Hai tutto<br />

l’occorrente, vero? Prometto che ti invierò i<br />

miei pensieri più fervidi per rafforzarti,<br />

cugina».<br />

Lo disse con una calma familiarità che la<br />

commosse.


494/960<br />

Erano strane quelle ragazze <strong>de</strong>l sud, che<br />

dopo averla rifiutata senza neppure conoscerla,<br />

a un certo punto l’avevano accettata<br />

senza riserve, facendola entrare nella loro<br />

vita come se ci fosse sempre stata.<br />

Quando la porta si richiuse, Sophia si apprestò<br />

a preparare il suo altare con la<br />

massima cura.<br />

Liberò da un panno di seta la statuina di<br />

santa Elienne che le sorrise con i suoi occhi<br />

verdi pieni di allegra sensualità. Alla luce<br />

<strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le bianche sembrava una creatura<br />

viva che aspettasse con pazienza di poterla<br />

aiutare.<br />

Aggiunse nove can<strong>de</strong>le rosse, le rose bianche<br />

e le rose gialle e rosse; la passiflora e<br />

la frutta rossa. Accanto dispose la<br />

medaglietta d’argento, piccoli doni di caramelle<br />

e biscotti, nastri di raso e un paio di<br />

orecchini a cui teneva molto.<br />

La luce moriva fuori dalle finestre,<br />

sostituita dalla calda e intima luminosità


495/960<br />

<strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le e dalla sottile fragranza <strong>de</strong>i<br />

fiori.<br />

Distese i fogli che aveva stretto nel pugno<br />

tanto da gualcirli.<br />

Era l’ultimo oggetto necessario: un ritratto<br />

<strong>de</strong>lla persona verso la quale si inten<strong>de</strong>va<br />

operare il legamento e lei la consi<strong>de</strong>rava<br />

la sua trovata più brillante: cinque<br />

monete pagate a un artista di strada perché<br />

seguisse con discrezione la sua vittima e ne<br />

catturasse qualche espressione per lei.<br />

Una in particolare ritraeva un viso di<br />

ragazzo, affilato e attraente, con un sorriso<br />

un po’ storto e pieno di gioia.<br />

Passò le dita sulle pieghe <strong>de</strong>lla carta, spianandole<br />

con cura. Quando si accorse di indugiare<br />

sulla curva di quel sorriso, smise e si<br />

ritrasse, confusa. Prese tre chiodi d’argento e<br />

li mise vicino all’altare.<br />

Il liquore dolce e profumato di ciliegie, il<br />

preferito di santa Elienne, gettava bagliori<br />

rosati sui piccoli bicchieri di cristallo. Ne


496/960<br />

versò uno per lei, che posò sopra l’altare, e<br />

uno per sé, che bevve in un solo sorso.<br />

Era dolce, aromatico e molto forte. Se ne<br />

versò un secondo e poi chiuse gli occhi e<br />

cominciò a recitare la novena.


23.<br />

Tre chiodi d’argento<br />

Una <strong>de</strong>lle cameriere <strong>de</strong>ll’Osteria <strong>de</strong>lla<br />

Luna Piena servì a Jordan Van<strong>de</strong>mberg una<br />

terza porzione di spezzatino accompagnata<br />

da quel particolare sguardo amorevole che si<br />

può rivolgere solo a un principe biondo, attraente<br />

e dall’aria molto gentile.<br />

«Grazie», disse Jordan, con un sorriso.<br />

L’occhiata che invece rivolse a Julian<br />

Lord era quella <strong>de</strong>stinata a un giovane smaliziato<br />

con un <strong>de</strong>ciso <strong>de</strong>bole per le donne più<br />

grandi: infatti i due si misurarono in modo<br />

esplicito, poi la cameriera posò davanti a<br />

Julian un cesto di pane con la studiata lentezza<br />

richiesta per mostrare la curva <strong>de</strong>l<br />

seno.


498/960<br />

Megan Linnett consi<strong>de</strong>rò la cosa con un<br />

sorrisetto. Li avevano incontrati per caso,<br />

quando avevano <strong>de</strong>ciso di cenare alla Luna<br />

Piena dopo la fine <strong>de</strong>l loro turno e li avevano<br />

invitati al loro tavolo. In caso contrario tre<br />

stu<strong>de</strong>nti di basso rango non avrebbero potuto<br />

ambire a divi<strong>de</strong>re la cena con due stu<strong>de</strong>ntesse<br />

anziane.<br />

Megan scoccò a Julian uno sguardo condiscen<strong>de</strong>nte,<br />

poi si spinse sul naso la sottile<br />

montatura d’argento <strong>de</strong>gli occhiali e riprese a<br />

discutere con Eloise riguardo l’ultima uscita<br />

di Dominus Fenaretes.<br />

«Ti prego, dimmi che si tratta di uno<br />

scherzo», disse.<br />

Eloise scosse il capo. «Assolutamente. È<br />

rimasto due ore a giurare che mentre lo stava<br />

esaminando, il morto gli aveva sorriso».<br />

«Morte apparente o redivivo?».<br />

«Nulla <strong>de</strong>l genere. Lo abbiamo esaminato<br />

in dieci, compresi Colin Nancourt e<br />

Domina Heraclis. Era talmente morto che


499/960<br />

neanche il termine ren<strong>de</strong> a<strong>de</strong>guatamente<br />

l’i<strong>de</strong>a».<br />

«Sono esterrefatta», commentò Megan.<br />

«Meglio: lo sarei se non stessimo parlando di<br />

Dominus Fenaretes».<br />

«È convinto, da un po’ di tempo, che i<br />

suoi pazienti si muovano. Dice di trovarli in<br />

posizioni diverse ogni volta che rientra nelle<br />

camere mortuarie».<br />

«Non è terrorizzato?».<br />

Si scambiarono un’occhiata.<br />

«No, al massimo è preoccupato che non<br />

siano abbastanza cadaveri per i suoi gusti».<br />

Megan rivolse alla cameriera uno<br />

sguardo divertito quando questa, di ritorno<br />

con alcuni piatti di verdure, posò tutto davanti<br />

a Julian.<br />

«Onorabile Julian», lo apostrofò. «Ho<br />

l’impressione che il piacere <strong>de</strong>lla vostra compagnia<br />

ci abbia fornito anche un servizio<br />

migliore, questa sera».


500/960<br />

Un altro si sarebbe lasciato intimidire<br />

dal suo tono aggressivo, ma Julian Lord era<br />

fatto di un’altra pasta. Le rivolse un sorriso<br />

letale e gli occhi scuri ricambiarono con<br />

uguale sicurezza quelli di Megan mentre<br />

faceva un buffo inchino.<br />

«Lieto di avervi servita, Onorabile<br />

Megan. La ragazza inten<strong>de</strong> solo svolgere al<br />

meglio le sue mansioni».<br />

«Il conto però potrebbe essere più salato<br />

<strong>de</strong>l previsto».<br />

Julian rise ed Eloise pensò che presto la<br />

sua risata e il contegno con le signore gli<br />

sarebbero valsa qualche sfida a duello.<br />

«Sono un povero stu<strong>de</strong>nte e Ialya, la<br />

cameriera, lo sa benissimo. I suoi dolci infatti<br />

credo intenda regalarmeli», mise una<br />

certa enfasi sull’ultima parola e Megan gli<br />

rivolse uno sguardo indispettito, ma dimostrò<br />

una certa, riluttante ammirazione,<br />

quando annuì. «Lo vedo».


501/960<br />

Non era abituata a incontrare qualcuno<br />

che sapesse tenerle testa, pensò Eloise,<br />

soprattutto non uno scholarus più giovane,<br />

appartenente quindi alla categoria che si limitava<br />

a sospirare da lontano per lei e a scappare<br />

di terrore quando si avvicinava con la<br />

sua lingua tagliente e i modi spicci.<br />

Stava per commentare qualcosa quando<br />

si accorse di Sophia che, per tutta la sera, era<br />

rimasta immersa in un silenzio tale da fare<br />

quasi dimenticare la propria presenza.<br />

«Sophia, qualcosa ti preoccupa?».<br />

La ragazza sussultò e le rivolse uno<br />

sguardo spaurito <strong>de</strong>gli occhi azzurri come se<br />

si fosse accorta solo in quel momento di dove<br />

si trovasse.<br />

«Che hai sulle mani?», domandò Eloise,<br />

notando <strong>de</strong>lle macchie rosse.<br />

«Oh!», Sophia si affrettò a grattarle via<br />

con le unghie. «Soltanto cera».<br />

«Secondo me stava facendo qualche<br />

strana stregoneria di Altieres quando siamo


502/960<br />

andati a pren<strong>de</strong>rla per venire qua», commentò<br />

Jordan allontanando il piatto con un<br />

sospiro di appagamento.<br />

Sophia arrossì. «Ma certo che no!<br />

Quanto sei idiota».<br />

«Non giocate con certe cose», disse<br />

Megan in tono molto saputo. «Gli effetti possono<br />

essere imprevedibili se, in mezzo alle<br />

ciarlatanerie, ci si imbatte in qualcosa di<br />

serio».<br />

«Hai qualche storia edificante da accompagnare<br />

a questo consiglio, Lady Linnett?».<br />

Di nuovo parve che Julian Lord volesse<br />

sottilmente provocarla e Megan lo studiò a<br />

lungo con gli occhi grigioverdi molto seri.<br />

«Ho visto persone vomitare il me<strong>de</strong>simo<br />

pasticcino cento volte, e ciocche di capelli e<br />

pezzi di ossa. Eloise può confermare che cosa<br />

ci tocca ve<strong>de</strong>re perché la gente <strong>de</strong>ci<strong>de</strong> di<br />

giocare con forze che non capisce. Un maleficio<br />

può davvero ucci<strong>de</strong>re e una magia


d’amore condannare qualcuno alla follia.<br />

Eloise, vuoi raccontarglielo tu?».<br />

Eloise annuì. «Due giorni fa è arrivata<br />

alla misericordia una giovane donna in fin di<br />

vita. Non mangiava e non dormiva da giorni<br />

perché talmente innamorata di un ragazzo di<br />

Mistran che non riusciva ad avere pace<br />

nonostante lui la ricambiasse con tutto il<br />

cuore. Alla fine il ragazzo ha confessato di<br />

averle fatto bere una pozione perché non<br />

potesse fare altro che pensare a lui, soltanto<br />

perché aveva paura di essere tradito. La<br />

ragazza è morta, stamattina».<br />

Sophia Blackmore fece un gesto strano,<br />

uno scatto <strong>de</strong>lle mani come se stesse per premerle<br />

contro le tempie, poi si limitò a pren<strong>de</strong>re<br />

una coppa di vino e a vuotarla di colpo.<br />

* * *<br />

503/960


504/960<br />

Quella notte non riuscì a dormire bene.<br />

Rimase sveglia ad ascoltare l’avvicendarsi<br />

<strong>de</strong>lle ore al suono <strong>de</strong>lla campana <strong>de</strong>lla chiesa<br />

di San Petronio e a guardare la luce che<br />

mutava sfumatura oltre la finestra socchiusa.<br />

In prossimità <strong>de</strong>ll’alba, le parve che la<br />

stanchezza avesse la meglio sull’inquietudine<br />

e precipitò in un sonno a tratti oscuro e pesante,<br />

popolato di strane immagini.<br />

Una giovane e bella dama ornata d’oro e<br />

gioielli le ten<strong>de</strong>va una mano, sorri<strong>de</strong>ndole<br />

con la gioia negli occhi verdi come gemme;<br />

tre chiodi d’argento ca<strong>de</strong>vano all’infinito su<br />

un pavimento di marmo producendo un<br />

rumore simile al vetro spezzato.<br />

La novena le era entrata in testa tante<br />

volte l’aveva ripetuta e a<strong>de</strong>sso la sua mente<br />

esausta ne scandiva frammenti in modo<br />

automatico, quasi involontario.<br />

Oh, gloriosa sant’Elienne, vi prego,<br />

ascoltatemi, voi che siete figlia di re e


505/960<br />

regina, signora di un regno di perpetua estate,<br />

vi prego, esauditemi.<br />

Imploro la vostra potente intercessione<br />

per ottenere colui che<br />

che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ro e vi offro in cambio me stessa e<br />

la mia <strong>de</strong>vozione e l’offerta di ciò che amate<br />

a perpetua glorificazione <strong>de</strong>l vostro e nostro<br />

Signore che benevolo ci assiste.<br />

Le era parso, a un certo punto, forse alla<br />

terza volta che cominciava daccapo, che le<br />

fiamme <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le sul suo altare si gonfiassero<br />

e si levassero tutte insieme.<br />

La luce improvvisa le aveva mostrato, attraverso<br />

gli occhi socchiusi, le ombre intorno<br />

alla statua <strong>de</strong>lla santa che danzavano fino a<br />

disegnarle un sorriso enigmatico e uno<br />

sguardo che posse<strong>de</strong>va una scintilla di vita.<br />

Questi tre chiodi d’argento vi consacro a<br />

ricordo di quelli bene<strong>de</strong>tti che fiorirono nel<br />

vostro giardino e li dispongo come voi di essi<br />

disponeste.


506/960<br />

Le avevano narrato che un giorno nel<br />

giardino <strong>de</strong>ll’estate perpetua dove la santa<br />

dimorava, ella scelse di proteggere il mare e<br />

il cuore <strong>de</strong>gli uomini.<br />

Per la gioia che l’i<strong>de</strong>a le procurava, aveva<br />

lasciato ca<strong>de</strong>re tre lacrime e, nel punto in cui<br />

avevano bagnato la terra, da queste era nato<br />

un albero dai fiori che avevano la sfumatura<br />

d’argento <strong>de</strong>lle lacrime e, al centro <strong>de</strong>lle corolle,<br />

al posto <strong>de</strong>i pistilli, <strong>de</strong>i chiodi<br />

d’argento.<br />

Usati nel numero di tre per volta, i chiodi<br />

avevano il potere di sciogliere il <strong>de</strong>stino ai<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri <strong>de</strong>gli uomini.<br />

Uno l’offro ai vostri Avi che vi insegnarono<br />

l’amore che ci portate.<br />

Il primo chiodo andava conficcato in una<br />

can<strong>de</strong>la rossa, che si sarebbe sciolta avvolgendolo<br />

nel suo calore, poi lei avrebbe<br />

provveduto a seppellirlo.


507/960<br />

L’altro lo getto nelle acque <strong>de</strong>l mare per<br />

la salvezza di chi vi naviga e di chi vi<br />

dimora.<br />

In memoria di quel gesto compassionevole,<br />

Sophia aveva lasciato ca<strong>de</strong>re in un piccolo<br />

bacile d’acqua di mare, salata come le<br />

lacrime, il secondo chiodo.<br />

Il terzo lo infiggo nell’immagine di…<br />

Al momento di pronunciare il suo nome<br />

l’aveva colta un’agitazione forte e improvvisa,<br />

tanto che il cuore le era sembrato sul<br />

punto di scoppiare.<br />

Aveva toccato i disegni, aveva di nuovo<br />

spianato la carta intorno ai contorni <strong>de</strong>l suo<br />

viso.<br />

Perché inchiodi il suo cuore, affinché<br />

non possa provare amore per nessuna, né<br />

pensare, sognare o <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rare altro che non<br />

sia io, sino a che, per vostra intercessione,<br />

non si arrenda ai miei pianti.<br />

Non aveva mai pianto per lui.


Non esattamente nel senso che la preghiera<br />

inten<strong>de</strong>va, almeno.<br />

L’inquietudine <strong>de</strong>ll’anima, quella strana<br />

sensazione di un <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio inappagato a cui<br />

non si riusciva a dare un nome né una forma,<br />

era ciò che lui avrebbe provato?<br />

Avrebbe sentito nella propria carne che<br />

cosa significava non riuscire a pren<strong>de</strong>re<br />

sonno né a mangiare perché la frustrazione<br />

era tale da costringere la mano ad allontanare<br />

un piatto con violenza o a scagliare<br />

un libro contro una parete?<br />

Se mi verrà concesso quanto chiedo,<br />

sarò <strong>de</strong>vota al vostro nome.<br />

Ciò che chie<strong>de</strong>va era che lui provasse un<br />

sentimento violento e struggente.<br />

Poi l’avrebbe ricambiato con l’odio.<br />

Per tutti i secoli <strong>de</strong>i secoli, amen.<br />

* * *<br />

508/960


509/960<br />

Si alzò poco dopo il Mattutino, esausta<br />

per non essere riuscita a riposare. Le cucine<br />

<strong>de</strong>l collegio spargevano il loro profumo di<br />

pane fresco e fumo di legna. Sophia si lavò<br />

con calma, giocando con il sapone alle rose<br />

che le aveva regalato Eloise, in attesa che<br />

fosse un’ora accettabile per uscire.<br />

Si pettinò i lunghi capelli neri che,<br />

com’era tradizione <strong>de</strong>lle scholares, avrebbe<br />

lasciato sciolti sulle spalle. Osservò le efelidi<br />

che aveva sul naso chie<strong>de</strong>ndosi se dovesse<br />

coprirle con <strong>de</strong>l belletto.<br />

Infine girò lo specchio e cominciò ad allacciarsi<br />

il busto.<br />

In orfanotrofio nessuno avrebbe mai acconsentito<br />

a lasciargli indossare un oggetto<br />

inutile e insalubre – avrebbero <strong>de</strong>tto – ma lei<br />

non era più una ragazza a cui si potesse imporre<br />

cosa indossare.<br />

Protese di nuovo una mano per girare lo<br />

specchio e catturare nuovamente l’immagine


510/960<br />

<strong>de</strong>lla propria incertezza, poi ci ripensò, raccolse<br />

i libri e uscì.<br />

L’Archiginnasio era silenzioso e <strong>de</strong>serto.<br />

In giro non si ve<strong>de</strong>vano neppure i custodi,<br />

probabilmente intenti a fare colazione da<br />

qualche parte dopo le pulizie mattutine.<br />

Solo l’impronta di una scarpa interrompeva<br />

la lucida umidità <strong>de</strong>l pavimento in<br />

una <strong>de</strong>lle sale studio, indicando che c’era<br />

qualcuno in piedi in quell’ora dimenticata<br />

dalla maggior parte <strong>de</strong>gli scholares.<br />

Un rumore di passi risuonò nei corridoi,<br />

echeggiando nella quiete; passi <strong>de</strong>cisi, che<br />

sembravano <strong>de</strong>ttati dalla lunga abitudine di<br />

non calpestare soltanto la terra.<br />

Sophia sentì quei passi, uno per uno,<br />

quasi avvertendo un impatto di calci nello<br />

stomaco, poi si interruppero e lei cominciò a<br />

tremare.<br />

Quando si voltò e lo vi<strong>de</strong>, ebbe la certezza<br />

assoluta che l’avrebbe uccisa.


511/960<br />

La sua espressione, la furia cieca che<br />

portava impressa in ogni linea <strong>de</strong>l volto le<br />

trasmisero un segnale d’allarme a cui reagì<br />

d’istinto.<br />

Indietreggiò di un passo, poi di un<br />

secondo; infine si voltò e cominciò a correre.<br />

Oltre la porta c’era la scalinata che conduceva<br />

al dipartimento di Studi storici, l’ala<br />

più antica <strong>de</strong>ll’edificio, un labirinto serpeggiante<br />

di piccole biblioteche che spuntavano<br />

fuori in angoli dove nessuno se lo aspettava e<br />

di varchi che collegavano tra loro corridoi e<br />

stanze.<br />

«Fermati», la voce di Gabriel era di ghiaccio<br />

e lei provò l’impulso di alzare le mani e<br />

coprirsi le orecchie per non ascoltarla<br />

ancora.<br />

Stava fuggendo divorata da un terrore a<br />

cui non riusciva a dare una spiegazione: non<br />

aveva paura di Gabriel Stuart, non ne aveva<br />

mai avuta.


512/960<br />

«Lady Blackmore, ti ordino di fermarti,<br />

ti <strong>de</strong>vo parlare», il ringhio esasperato le<br />

spedì un brivido sulle spalle.<br />

Si fermarono, l’una in cima alla<br />

scalinata, l’altro fermò su un pianerottolo; lei<br />

aveva il fiato corto prima ancora di cominciare<br />

a correre, Gabriel sembrava che non<br />

avrebbe conosciuto stanchezza per una vita<br />

ancora.<br />

«Io…», Sophia si interruppe senza<br />

sapere bene cosa dire.<br />

Nel momento stesso in cui le era apparso<br />

e aveva visto i suoi occhi, Sophia aveva<br />

capito che lui sapeva. Sapeva esattamente<br />

che cosa gli aveva fatto e lei, questo, non lo<br />

aveva previsto.<br />

«Che cosa hai fatto?», domandò Gabriel.<br />

La voce bassa e sorda di rabbia gli scaturì<br />

dalla gola come il verso di una fiera. «Che<br />

cosa mi hai fatto?».<br />

«Non ho intenzione di parlarne». Se non<br />

fosse stata così sconvolta si sarebbe potuta


513/960<br />

chie<strong>de</strong>re dove avesse trovato nella sua mente<br />

annebbiata una risposta tanto arrogante.<br />

Lo vi<strong>de</strong> serrare le dita intorno al corrimano<br />

di pietra e pensò che se quella mano<br />

fosse stata intorno al suo collo sarebbe morta<br />

in una maniera molto rapida e dolorosa.<br />

Gli voltò le spalle e si inoltrò nei corridoi<br />

<strong>de</strong>lle biblioteche, alle sue spalle i passi di<br />

Gabriel suonavano sempre più vicini. Lei<br />

avrebbe voluto solo rannicchiarsi in un angolo,<br />

mettersi le mani nei capelli e tirare<br />

forte mentre si dava <strong>de</strong>ll’idiota mille e mille<br />

volte.<br />

Alla fine accad<strong>de</strong> l’inevitabile: girando<br />

un angolo se lo ritrovò davanti, così vicino<br />

che fu costretta a fermarsi di colpo per non<br />

finirgli addosso.<br />

«A<strong>de</strong>sso tu mi dirai, per filo e per segno,<br />

che cosa hai usato, in modo che io possa trovare<br />

qualcuno che rimedi a tutto questo»,<br />

disse lui, lentamente.


514/960<br />

«Altrimenti mi ucci<strong>de</strong>rai?», esclamò<br />

Sophia in tono di sfida.<br />

«Ucci<strong>de</strong>rti?», se non fosse stato così<br />

sconvolto dalla rabbia lei avrebbe giurato che<br />

stava quasi per ri<strong>de</strong>re come se gli avesse<br />

<strong>de</strong>tto qualcosa di totalmente assurdo. «Dio,<br />

tu non hai i<strong>de</strong>a di quello che dici e non hai<br />

nemmeno i<strong>de</strong>a di cosa hai fatto, vero?».<br />

Era quasi incredulo a<strong>de</strong>sso e respirava a<br />

fondo e a tratti, come se l’aria fosse fatta di<br />

pietre che si incastravano nella sua gola.<br />

«No», disse, con la voce rauca. «Non ne<br />

hai la minima i<strong>de</strong>a. Dovrei davvero ucci<strong>de</strong>rti,<br />

lo meriteresti».<br />

Non poteva esistere alcun dubbio sulla<br />

sincerità di quell’augurio.<br />

«Chi ti ha insegnato?», Gabriel chiuse gli<br />

occhi e sussurrò quella domanda con il tono<br />

di chi cerca qualcosa su cui vendicarsi.<br />

Sophia cominciò a scuotere il capo. «Non<br />

te lo dirò mai».


515/960<br />

«Devi sciogliere ciò che hai fatto, immediatamente.<br />

Fallo e forse non ti farò troppo<br />

male».<br />

Sophia si accorse <strong>de</strong>ll’istante preciso in<br />

cui stava per oltrepassare il limite <strong>de</strong>l suo<br />

controllo, ma non riuscì a fermarsi: sollevò il<br />

mento e gli lanciò uno sguardo che non cre<strong>de</strong>va<br />

di posse<strong>de</strong>re. «No».<br />

Vi<strong>de</strong>, nitido, qualcosa spezzarsi nello<br />

sguardo <strong>de</strong>l ragazzo; poi le sue mani sollevarsi<br />

e si preparò all’impatto bruciante <strong>de</strong>l<br />

suo potere.<br />

Era sopravvissuta una volta, poteva resistere<br />

ancora.<br />

Tutto il suo corpo si tese in attesa <strong>de</strong>l<br />

dolore quando avvertì la stretta <strong>de</strong>lle sue<br />

mani su entrambe le braccia.<br />

Un momento di vuoto completo, come<br />

carta bianca davanti agli occhi spalancati, poi<br />

lui abbassò il volto e posò le labbra sulle sue.


* * *<br />

516/960<br />

Poteva <strong>de</strong>finirsi dolore, l’emozione che le<br />

scosse con violenza le membra, spaventandola<br />

per la sua intensità. Serrò i pugni e<br />

anche i piedi si contrassero.<br />

Si aggrappò a lui per non ca<strong>de</strong>re e visse<br />

un istante interminabile prima di compren<strong>de</strong>re<br />

che quella sofferenza non l’avrebbe<br />

uccisa.<br />

Non fisicamente, almeno.<br />

Spalancò gli occhi e vi<strong>de</strong> che quelli di lui<br />

erano chiusi, le ciglia lunghe abbassate come<br />

se fosse rapito da un sogno; allora sentì le<br />

palpebre farsi pesanti e le abbassò a sua<br />

volta.<br />

Dimenticò tutto: di avergli posato le<br />

mani sulle spalle, l’aria gelida che entrava<br />

dalla finestra e di avere il sole sul viso. Sentì<br />

quella bocca ferma e soffice socchiu<strong>de</strong>rsi<br />

sopra la sua e si lasciò sfuggire un piccolo<br />

lamento.


517/960<br />

Tremava così forte che lui interruppe il<br />

bacio e aprì lentamente gli occhi.<br />

Sembrava risvegliarsi solo in quel momento,<br />

Gabriel, con una mano ancora incurvata<br />

sulla sua nuca che le teneva la testa<br />

vicina alla sua e un braccio stretto così forte<br />

intorno alla sua vita da tenerla sollevata sulla<br />

punta <strong>de</strong>i piedi, contro di sé.<br />

«Hai paura», le sussurrò e il suo respiro<br />

le accarezzò le labbra facendole mancare le<br />

ginocchia.<br />

Lui se ne accorse e il suo braccio la serrò<br />

con maggiore forza. La sua voce era perfida e<br />

divertita, non sorri<strong>de</strong>va né staccava lo<br />

sguardo dal suo e lei non riusciva a distogliere<br />

il proprio.<br />

Sophia trovò la forza di scuotere la testa<br />

anche se non era certa di quanto tempo fosse<br />

passato.<br />

«No?».


518/960<br />

Ebbe l’impressione che l’eco di una risata<br />

repressa vibrasse nella sua domanda e, confusa,<br />

scosse ancora il capo.<br />

«Dovresti invece».<br />

La sua mano a<strong>de</strong>sso la teneva con gentilezza,<br />

aperta alla base <strong>de</strong>lla sua schiena. Da<br />

quel punto, lei sentì riverberarsi un dolore<br />

lieve simile alla pressione di un abbraccio<br />

troppo violento e troppo a lungo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rato.<br />

Sofferenza e appagamento.<br />

Trattenne il fiato: era una sensazione<br />

<strong>de</strong>liziosa.<br />

Lo sentì ri<strong>de</strong>re, piano, e quel suono le<br />

provocò un spasmo inatteso allo stomaco.<br />

«Abbracciami», le ordinò. «Stringi<br />

forte».<br />

Non c’era un motivo al mondo per<br />

obbedirgli, ma abbassò le mani sul suo petto<br />

e poi gliele passò intorno alla vita. Gli appoggiò<br />

una mano sulla schiena, esitante, e sentì i<br />

suoi muscoli scattare sotto le dita.


519/960<br />

«Così», Gabriel fece un profondo<br />

sospiro. «Toccami ancora».<br />

La baciò ancora, tenendola vicina,<br />

costringendola a rannicchiarsi contro il suo<br />

corpo.<br />

All’improvviso la spinse verso una <strong>de</strong>lle<br />

biblioteche e, bloccandola con un braccio,<br />

chiuse la porta.<br />

«Siamo soli, a<strong>de</strong>sso».<br />

Lei si guardò intorno mentre il reale significato<br />

<strong>de</strong>lle sue parole le raggiungeva la<br />

mente.<br />

«Devo andare».<br />

«Sbagliato. Tu non andrai in nessun<br />

posto lontano da me».<br />

Le posò le mani sui fianchi, la gelida <strong>de</strong>terminazione<br />

che aveva negli occhi le<br />

trasmise un segnale di allarme.<br />

La spinse contro un muro e con una<br />

mano le afferrò la gonna, attorcigliando la<br />

stoffa tra le dita.<br />

«Non era ciò che volevi?».


520/960<br />

Sophia sentì l’aria fredda raggiungerle il<br />

ginocchio e allora gli puntò le mani sul petto<br />

per respingerlo.<br />

Lui rise ancora poi le lasciò la gonna per<br />

afferrarle un polso prima che riuscisse a<br />

colpirlo in viso.<br />

«Lo meriteresti», disse, in tono molto<br />

serio. «Ti starebbe bene se io <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ssi di<br />

soddisfare questo mio <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio fino in<br />

fondo, Sophia».<br />

Di nuovo sentiva pronunciare il proprio<br />

nome con la ca<strong>de</strong>nza di Altieres.<br />

Sofia.<br />

Gabriel chinò di nuovo il volto e le die<strong>de</strong><br />

un bacio breve, bruciante, e quando si ritrasse,<br />

lei per puro riflesso lo seguì per prolungare<br />

il contatto.<br />

«Aspettati rappresaglie, principessa<br />

trovatella».<br />

Se ne andò come era arrivato, all’improvviso,<br />

lasciando soltanto il silenzio e l’inquietudine;<br />

e un freddo terribile dove prima


521/960<br />

c’erano le sue mani che lei, però, preferì<br />

ignorare.<br />

Stava cercando di raccogliere le i<strong>de</strong>e<br />

quando sentì un urlo colmo di terrore<br />

provenire da una <strong>de</strong>lle sale contigue.<br />

Uscì nel corridoio e non vi<strong>de</strong> nessuno,<br />

udì soltanto quel suono disperato che rimbalzava<br />

sulle pareti di quegli strani e intricati<br />

corridoi ren<strong>de</strong>ndo quasi impossibile <strong>de</strong>finire<br />

con esattezza da dove provenisse.<br />

La voce si spezzava, poi ripren<strong>de</strong>va a<br />

gridare la sua paura più forte che mai.<br />

A un certo punto tacque e quella quiete<br />

improvvisa faceva gelare il sangue.<br />

Poi lei vi<strong>de</strong> qualcosa precipitare da una<br />

<strong>de</strong>lle finestre: una macchia scura e indistinta<br />

e, un momento dopo, un tonfo seguito da un<br />

coro di esclamazioni costernate.<br />

«Mio Dio», urlò una ragazza, dabbasso.<br />

«È uno <strong>de</strong>i custodi. Si è buttato dalla<br />

finestra».


24.<br />

Le ossa <strong>de</strong>l falco<br />

«Sì, non credo ci siano molti dubbi. Si<br />

tratta di piume di falco».<br />

Stephen Eldrige si massaggiò gli occhi<br />

dietro le lenti, alla luce <strong>de</strong>lla lanterna il suo<br />

volto appariva stanco.<br />

«Se riesco a tracciare uno schizzo abbastanza<br />

<strong>de</strong>cente potrei confrontarlo con i<br />

disegni di alcuni libri e chie<strong>de</strong>re un parere a<br />

un esperto. Però penso anche di sapere a che<br />

specie appartenga e sono perplesso».<br />

«Perché?», domandò Axel, con un<br />

sospiro.<br />

«Perché è estinto da secoli. Un falco<br />

dalle piume color oro scuro i cui esemplari,<br />

quando anche sono esistiti, erano in ogni


523/960<br />

caso talmente rari da originare ogni sorta di<br />

leggen<strong>de</strong>».<br />

Avevano trascorso ore nei sotterranei<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna, per confrontare le<br />

<strong>de</strong>corazioni rinvenute dopo il crollo con<br />

quelle che si trovavano nella cripta<br />

<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte e sul cofanetto <strong>de</strong>l<br />

Clarimon<strong>de</strong>.<br />

Axel lanciò un’occhiata all’oggetto che riposava,<br />

innocuo, avvolto in un panno di pelle<br />

morbida.<br />

Lo avevano girato, esaminato da ogni angolazione,<br />

ma era privo di serratura e la linea<br />

di giuntura alla base <strong>de</strong>l coperchio era<br />

sigillata.<br />

Le cerniere erano soltanto <strong>de</strong>corative: di<br />

fatto quell’oggetto si ergeva sui piedini dorati<br />

a forma di zampa d’uccello come un unico<br />

blocco inaccessibile.<br />

Avevano anche tentato di agitarlo con<br />

cautela, ma dall’interno non proveniva alcun<br />

rumore.


524/960<br />

«Siamo a un punto morto», disse Stephen.<br />

«Posso i<strong>de</strong>ntificare la specie, dirti che<br />

questa <strong>de</strong>corazione è i<strong>de</strong>ntica a quella<br />

<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte e che, per quanto<br />

mi riguarda, risalgono allo stesso periodo,<br />

ma non posso fare altro».<br />

«Di quanti secoli parliamo?».<br />

Stephen si spinse gli occhiali sul naso.<br />

«La chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte conta<br />

all’incirca tre secoli, ma la cripta è più antica.<br />

Direi che parliamo di cinquecento anni almeno.<br />

La Citta<strong>de</strong>lla è stata costruita su strati<br />

di città antichissimi, non è strano che qualcosa<br />

salti fuori di tanto in tanto».<br />

«È strano che sia qualcosa di collegato a<br />

Belladore <strong>de</strong> Lanchale».<br />

Axel sputò quel nome con astio e Stephen<br />

gli rivolse uno sguardo attento. «L’altro<br />

giorno, alla Misericordia. Quando ho pronunciato<br />

il nome <strong>de</strong>i Duplessis hai avuto una<br />

reazione che mi ha incuriosito. Così ho cercato<br />

di ricordare dove lo avessi già sentito».


525/960<br />

Non doveva essere stato difficile, pensò<br />

Axel, la memoria di Stephen era un archivio,<br />

bastava cercare nel luogo giusto.<br />

«Lo hai fatto?».<br />

Stephen annuì. «Naturalmente. Ho continuato<br />

con le mie ricerche nei vecchi alberi<br />

genealogici. Alcune pergamene sono talmente<br />

rovinate che mi è toccato inventare alcune<br />

sostanze per far risaltare le parti scritte<br />

e riuscire in qualche modo a leggerle».<br />

«Hai qualcosa di interessante da comunicarmi?»,<br />

domandò Axel, in un tono brusco<br />

che l’altro non mostrò nemmeno di notare.<br />

Stephen scosse il capo. «Molto poco, ma<br />

una cosa mi è parsa singolare. Alcuni nomi<br />

ricorrevano spesso, nella famiglia Duplessis,<br />

alcuni si trovano ancora anche se nessuno ricorda<br />

più la loro origine, tanto è remota».<br />

«Questo cosa può avere a che fare…»,<br />

Axel si interruppe. «Perdonami. Continua».<br />

«È un nome che ho ritrovato anche nella<br />

famiglia <strong>de</strong> Monroy. Ogni due o tre


generazioni c’è sempre una Clara, una<br />

Clarissa o Larissa».<br />

«Il secondo nome di Eloise», disse Axel,<br />

«è Larissa e sua nonna materna è una <strong>de</strong><br />

Monroy di Altieres».<br />

«Dimentichi qualcun altro che aveva<br />

quel nome, e molti tratti in comune con<br />

Eloise», disse Stephen.<br />

«Clarisse Granville», concluse Axel con<br />

voce cupa.<br />

* * *<br />

526/960<br />

Tra gli scholares scossi e incupiti da<br />

quanto era accaduto sotto i loro occhi, circolavano<br />

parecchie voci in merito al gesto insano<br />

commesso dal custo<strong>de</strong> <strong>de</strong>lla biblioteca<br />

<strong>de</strong>ll’Archiginnasio.<br />

Come al solito, nessuno aveva niente di<br />

intelligente da dire, ma riferiva voci di terza


527/960<br />

mano condite di aneddoti apocrifi che pren<strong>de</strong>vano<br />

contorni vagamente assurdi.<br />

«Si è ucciso perché aveva assassinato la<br />

moglie», disse Sophia. «Almeno è quello che<br />

mi ha raccontato Alexandria».<br />

«Non vedo perché avrebbe dovuto tornare<br />

all’Inferno, se già una volta era riuscito a<br />

scappare».<br />

Sophia impiegò un momento per capire,<br />

poi vi<strong>de</strong> Jordan e Julian scambiarsi due<br />

i<strong>de</strong>ntici sogghigni ironici e il primo sollevare<br />

il pugno per battere le nocche con quelle<br />

<strong>de</strong>ll’amico.<br />

«Avete mai pensato a unirvi alla Corporazione<br />

<strong>de</strong>i Teatranti?», disse Sophia. «Sai<br />

che spasso per le signore assistere a un<br />

vostro spettacolo in una locanda».<br />

«Sai che spettacolo ciò che farei nelle<br />

stanze di sopra con qualcuna di loro», disse<br />

Julian.<br />

Jordan rise e Sophia roteò gli occhi verso<br />

il soffitto. «Sì, Jules, sei il più affascinante


528/960<br />

tra gli uomini. Abbiamo capito. Dovrei<br />

cominciare a raccontare di quella volta che in<br />

orfanotrofio ti abbiamo vestito con la gonna<br />

di una <strong>de</strong>lle bambine e Sorella Alina ti ha<br />

scambiato per Maggie. Eri così carino con il<br />

grembiule».<br />

Il ghigno di Julian si spense di colpo,<br />

quello di Jordan invece si allargò.<br />

«Te la sei cercata, amico».<br />

«Dovrei piuttosto chie<strong>de</strong>re a Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

di fare due chiacchiere da uomo a<br />

uomo», disse Julian. «Lui ha l’aria di essere<br />

esperto in faccen<strong>de</strong> di cuore».<br />

Jordan annuì. «L’unica faccenda di<br />

cuore di cui si inten<strong>de</strong> sono gli infarti».<br />

Si erano ritrovati in una <strong>de</strong>lle biblioteche<br />

da studio <strong>de</strong>l pianterreno, dove, dopo il<br />

mezzogiorno, la luce era migliore, poi<br />

avevano messo da parte i libri e si erano<br />

messi a chiacchierare.<br />

Ciò che stava acca<strong>de</strong>ndo non favoriva<br />

certo la concentrazione, e anche la montagna


529/960<br />

di compiti di grammatica, e doveva atten<strong>de</strong>re<br />

a una rigida lista di priorità.<br />

«L’altro giorno mi ha dato <strong>de</strong>i consigli,<br />

per la verità», disse Sophia.<br />

Jordan la guardò, inorridito. «Consigli<br />

sentimentali da Bryce? Stai scherzando,<br />

vero? Voglio dire, segui i consigli sentimentali<br />

di uno più abituato a scrivere testamenti<br />

che lettere d’amore?».<br />

«I suoi ragionamenti hanno una loro logica:<br />

non so se ho bene afferrato quale, però<br />

credo si tratti di avere sempre un rapporto<br />

tormentato e non fare sentire mai al sicuro<br />

l’altro. Tra Lady Eloise e il Principe Axel funziona,<br />

mi è sembrato».<br />

Jordan la guardò come se fosse impazzita.<br />

«Bryce scappa a gambe levate se appena<br />

la donna che ha di fronte non gli dichiara<br />

la sua tariffa ed Eloise quando è arrabbiata<br />

sarebbe capace di bruciarsi viva solo<br />

per fare un dispetto a mio fratello, e tu mi


530/960<br />

stai davvero dicendo di volerli pren<strong>de</strong>re a<br />

esempio?».<br />

«Messa così, in effetti…».<br />

Fay Mayfield, che trovava sempre un<br />

buon motivo per avvicinarsi, soprattutto<br />

quando Julian e Jordan erano con lei, comparve<br />

con tutto il suo seguito di gale, braccialetti<br />

e strascicata cantilena meridionale.<br />

«Ho una notizia interessantissima. Sally<br />

Addison di Valdyer ha <strong>de</strong>ciso di chiamare<br />

una spiritista per evocare il fantasma <strong>de</strong>l<br />

custo<strong>de</strong> e chie<strong>de</strong>re a lui, una volta per tutte,<br />

perché si sia ucciso».<br />

Tutti e tre la guardarono con la<br />

me<strong>de</strong>sima espressione vacua. «Non dici sul<br />

serio».<br />

Fay annuì, con aria di importanza. «La<br />

prossima settimana, alla mezzanotte di mercoledì<br />

nella sala <strong>de</strong>lla biblioteca da cui si è<br />

lanciato nel vuoto. Stanno ancora pulendo il<br />

sangue dal selciato: non viene via».


531/960<br />

Anche il modo di rabbrividire di Fay era<br />

femminile e grazioso, Julian naturalmente<br />

apprezzò e la gratificò con un sorriso.<br />

«Sally ha ingaggiato una spiritista molto<br />

famosa e costosa. Una certa Katherine Fox,<br />

anche se non capisco perché: è noto che nessuno<br />

riesce a comunicare con gli spiriti come<br />

gli Altierenses, se in città c’è Madrina Marta<br />

non vedo perché sprecare <strong>de</strong>l <strong>de</strong>naro con<br />

qualcuno che non potrà mai essere alla sua<br />

altezza».<br />

Si interruppe e assunse un’espressione<br />

inquieta. Sophia ricordò che aveva chiamato<br />

Madrina Marta la sacerdotessa che nel Borgo<br />

di Altieres era stata accusata di avere imprigionato<br />

l’anima di un bimbo in una bambola.<br />

«Però Madrina Marta mi fa paura», ammise<br />

Fay, sincera. «Invece dicono che Katherine<br />

Fox sia molto bella».<br />

Nessuno aveva i<strong>de</strong>a di come le due cose<br />

fossero collegate, ma Julian apprezzò anche


532/960<br />

questa informazione, infatti disse: «Veniamo<br />

anche noi».<br />

Jordan lo fulminò con un’occhiata che<br />

avrebbe annullato le velleità di chiunque.<br />

«Non se ne parla nemmeno».<br />

«Noi andiamo», Fay prese la mano di<br />

Sophia. «Sarà divertente. Vengono anche i<br />

miei cugini».<br />

Senza riuscire a fare nulla per dominarsi,<br />

Sophia sentì una vampa di rossore salirle al<br />

volto.<br />

«Sei nervosa all’i<strong>de</strong>a di ve<strong>de</strong>re Justin?»,<br />

fece Fay, impertinente, e si guadagnò una<br />

gomitata.<br />

Jordan e Julian con una esemplare <strong>de</strong>licatezza<br />

si misero a ri<strong>de</strong>re.<br />

«Non essere troppo giù», l’indole gentile<br />

di Jordan, dopotutto, riusciva a emergere<br />

anche dietro una sensibilità tutta maschile.<br />

«Mio fratello Fabian si è sposato per motivi<br />

dinastici e adora sua moglie».


533/960<br />

«Ti piacerà sposare Julian e entrare a<br />

fare parte di una famiglia <strong>de</strong>l sud», disse Fay.<br />

«Piacerebbe a tutti».<br />

Sophia sperò almeno che qualcuno<br />

potesse darle la lista <strong>de</strong>i parenti da ricordare<br />

a memoria. Lo stomaco si contraeva d’angoscia<br />

all’i<strong>de</strong>a di sposarsi. Era una situazione in<br />

cui non riusciva nemmeno a immaginarsi.<br />

«Per questa sera <strong>de</strong>vi essere pronta ai<br />

Vespri», aggiunse Fay. «Voi ci fate<br />

compagnia?».<br />

«Di che si tratta?», domandò Julian,<br />

curioso.<br />

«La processione al Cimitero fuori le<br />

mura», disse Fay.<br />

«Ho moltissimi compiti da fare», disse<br />

Julian, tirando a sé un libro.<br />

«Anche io», disse Jordan, frugando<br />

nell’astuccio <strong>de</strong>i pennini.<br />

Sophia non ebbe il coraggio di chie<strong>de</strong>rle<br />

chi le avrebbe accompagnate.


Si limitò a crogiolarsi nel cupo pensiero<br />

che, nel caso avesse incontrato Gabriel,<br />

avrebbe sempre potuto morire di vergogna,<br />

scavarsi una tomba e farcisi seppellire <strong>de</strong>ntro<br />

liberando il trono di Altieres dalla propria<br />

sgradita presenza e tutto il mondo dalla propria<br />

abissale stupidità.<br />

* * *<br />

534/960<br />

Alla processione partecipava l’intero<br />

Borgo di Altieres: carrozze eleganti, semplici<br />

carri, cavalli proce<strong>de</strong>vano lentamente in<br />

coda alla gente a piedi con le fiaccole in<br />

mano.<br />

In testa il sacerdote seguiva una croce<br />

adorna di fiori bianchi e gialli, ai suoi lati alcuni<br />

bambini vestiti di bianco gettavano in<br />

terra manciate di petali.


535/960<br />

L’odore <strong>de</strong>i fiori, <strong>de</strong>lla resina <strong>de</strong>lle fiaccole<br />

e <strong>de</strong>lla cera di can<strong>de</strong>le si diffon<strong>de</strong>va<br />

nella notte.<br />

Il Cimitero sorgeva a una certa distanza<br />

dalle mura, vicino al Mausoleo dove<br />

venivano sepolti gli antichi re Van<strong>de</strong>mberg<br />

prima che trasferissero la loro capitale nel<br />

nord. Intorno vi sorgeva un bosco disseminato<br />

di spa<strong>de</strong> conficcate nel terreno sopra le<br />

tombe <strong>de</strong>i loro soldati, che li vegliavano nella<br />

morte come avevano fatto in vita.<br />

Ciascuno <strong>de</strong>i borghi <strong>de</strong>lle Nationes aveva<br />

nel cimitero cittadino una zona d’elezione.<br />

Altieres seppelliva i suoi morti in prossimità<br />

di un’altura a strapiombo su un piccolo<br />

stagno.<br />

Le tombe arrivavano fino alla cresta <strong>de</strong>lla<br />

collina, così la luce <strong>de</strong>lle fiaccole e <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le<br />

si rifletteva sull’acqua buia sotto il limpido<br />

cielo pieno di stelle.<br />

Le spon<strong>de</strong> <strong>de</strong>l lago erano state <strong>de</strong>corate<br />

con fiaccole e fiori, e alcuni uomini in vestiti


536/960<br />

eleganti si erano radunati in prossimità<br />

<strong>de</strong>ll’acqua per fumare e chiacchierare.<br />

«È meraviglioso», disse Sophia in un<br />

sussurro gioioso.<br />

Si era spinta verso il ciglio <strong>de</strong>llo strapiombo<br />

e, aggrappata a una croce di marmo,<br />

guardava verso il basso nelle profondità <strong>de</strong>llo<br />

stagno.<br />

Fay sorrise, soddisfatta, e le passò un<br />

braccio intorno alla vita.<br />

Sophia si irrigidì, ma soltanto per un momento,<br />

poi arrivò anche Caroline e l’abbracciò<br />

dall’altro lato.<br />

Rimasero strette, ridacchiando si<br />

trattenevano a vicenda mentre il vento<br />

spingeva l’orlo <strong>de</strong>lle gonne oltre lo<br />

strapiombo.<br />

«Andiamo», disse Alexandria, poco<br />

lontano. «Dobbiamo darci da fare».<br />

Ciascuna portava un cesto di fiori con cui<br />

<strong>de</strong>corare le tombe, intorno a loro la gente lucidava<br />

e strofinava le croci e disponeva sulle


537/960<br />

lapidi trionfi di can<strong>de</strong>le, dolci, miniature e<br />

ritratti, rosari dai grani di pietre<br />

semipreziose.<br />

Incontrandosi, la gente si salutava con<br />

affetto, prima di raccogliersi in preghiera<br />

davanti a quegli altari vivaci.<br />

«Sembra una festa», commentò Sophia,<br />

affondando il naso in un mazzo di fiori<br />

bianchi.<br />

«Lo è», disse Alexandria. «La gente si riunisce<br />

per salutare i suoi morti e pren<strong>de</strong>rsi<br />

cura <strong>de</strong>lle loro sepolture, li festeggia e ren<strong>de</strong><br />

loro omaggio con le cose che amavano in<br />

vita».<br />

«Quella donna che sta facendo?»,<br />

domandò Sophia, indicando, poco distante,<br />

una sacerdotessa vestita di bianco che si affaccendava<br />

intorno a una sepoltura.<br />

«Vieni», disse Alexandria dopo un momento.<br />

«Ma rimani dietro di me e se dico di<br />

allontanarci fila via senza doman<strong>de</strong>, intesi?».


538/960<br />

Si avvicinarono in silenzio e osservarono,<br />

a rispettosa distanza, la sacerdotessa che<br />

gettava grosse manciate di sale mescolato a<br />

erbe, mentre recitava una litania a bassa<br />

voce muovendo velocemente le labbra.<br />

Sophia notò che il cordone che le<br />

stringeva in vita la veste cerimoniale era<br />

scuro e i nodi erano molto semplici.<br />

Lo disse ad Alexandria che fece un cenno<br />

affermativo. «È una Madrina di rango intermedio,<br />

i nodi <strong>de</strong>lla sua cintura indicano che<br />

ha varcato abbastanza livelli <strong>de</strong>gli inferi per<br />

avere uno spirito guida, ma lui non è ai suoi<br />

comandi: se lo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ra può rispon<strong>de</strong>re alle<br />

sue preghiere».<br />

«Che cosa sta facendo?».<br />

«Getta sale esorcizzato intorno a una<br />

tomba», disse Alexandria. «Probabilmente lo<br />

spirito <strong>de</strong>lla persona che vi è sepolta ha giocato<br />

qualche tiro a qualcuno che a<strong>de</strong>sso cerca<br />

di fare in modo che non accada più».


539/960<br />

La persona, suppose Sophia, doveva essere<br />

il giovane pallido con le mani giunte e<br />

l’aria preoccupata.<br />

La Madrina trasse dalla capiente bisaccia<br />

che portava appesa a una spalla una bambola<br />

vestita di bianco con un pezzo di velo in testa<br />

e le labbra dipinte di rosso.<br />

«Oh, capisco», disse Alexandria con aria<br />

saputa. «La sposina morta è gelosa <strong>de</strong>l suo<br />

vedovo e non permette che abbia un’altra<br />

donna. Vedi il vestito bianco <strong>de</strong>lla bambola?<br />

Sicuramente porta un gioiello o qualche altra<br />

cosa che la sposa indossava il giorno <strong>de</strong>lle<br />

nozze. La Madrina a<strong>de</strong>sso metterà la bambola<br />

sulla tomba e se lo spirito <strong>de</strong>lla sposa<br />

dovesse uscire nuovamente per tormentare il<br />

marito vi resterà imprigionato <strong>de</strong>ntro».<br />

Sophia si guardò intorno, a<strong>de</strong>sso le bambole<br />

appoggiate sulle tombe, visi immobili<br />

alla luce <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le, le sembravano sinistre<br />

e non solo malinconiche.


540/960<br />

Le bambole tradizionali a forma di<br />

scheletro che aveva visto alla fiera in città<br />

avevano qualcosa di allegro, quelle invece,<br />

d’un tratto, sembravano seguirla con i loro<br />

occhi di vetro come se dietro vi fosse rinchiuso<br />

qualcosa.<br />

«Anche quella si sta difen<strong>de</strong>ndo da uno<br />

spirito molesto?», domandò, indicando<br />

un’altra Madrina, che stava lavorando intorno<br />

a una tomba intonacata di calce e cinta<br />

da un cancello di ferro battuto.<br />

Ai margini aspettava una coppia vestita<br />

di nero e dalla quale emanava un’aura di tragico<br />

dolore.<br />

Il loro atteggiamento e i volti <strong>de</strong>vastati<br />

dalla sofferenza non avevano nulla a che<br />

ve<strong>de</strong>re con la festa allegra e malinconica che<br />

si svolgeva intorno.<br />

Alexandria rimase un momento a<br />

guardare, una profonda ruga di concentrazione<br />

le corrugava la fronte, poi


541/960<br />

qualcosa sul suo viso cambiò e gli occhi si accesero<br />

di paura.<br />

«Anyen», disse. «Non è nulla, andiamo<br />

via».<br />

L’afferrò per un braccio ma Sophia di<br />

voltò, vinta dalla curiosità, e vi<strong>de</strong> la Madrina<br />

aprire con le dita il dorso di una bambola<br />

vestita di nero e infilarvi qualcosa all’interno.<br />

Dapprima Alexandria tacque, poi,<br />

quando le sembrò che fossero a una distanza<br />

a<strong>de</strong>guata, disse: «Hai visto le sbarre intorno<br />

alla tomba? Qualcuno <strong>de</strong>ve aver catturato lo<br />

spirito di quel morto per i propri scopi e non<br />

riescono a domarlo. La Madrina sta<br />

togliendo dal corpo <strong>de</strong>lla bambola in cui era<br />

racchiuso <strong>de</strong>i…», esitò, «…pezzi <strong>de</strong>l suo<br />

corpo: ossa, capelli, <strong>de</strong>nti, cose così, perché<br />

vengano seppelliti all’interno <strong>de</strong>l recinto e il<br />

morto non possa più uscire per nuocere ai<br />

vivi. Poi brucerà la bambola perché è l’unico<br />

modo di rompere questo maleficio».


542/960<br />

Sophia la guardò, raggelata. «Ma è<br />

orribile».<br />

Alexandria annuì, con aria tetra. «Il<br />

Signore <strong>de</strong>i Cimiteri è un padrone terribile,<br />

Sophia, e i suoi seguaci possono commettere<br />

cose innominabili».<br />

«Sandria, Sophia!», Caroline con le<br />

gonne raccolte in una mano e il cesto nell’altra<br />

correva verso di loro con tutta la velocità<br />

consentitale dai suoi vestiti e dalla sua dignità.<br />

«Venite, presto, Fay ha fatto una scena<br />

e a<strong>de</strong>sso è svenuta».<br />

«Le è successo qualcosa? Si è fatta<br />

male?», domandò Sophia, ansiosa, e<br />

Caroline scosse la testa ri<strong>de</strong>ndo.<br />

«Non preoccuparti, ha solo fatto i<br />

capricci. A un certo punto ha cominciato a<br />

gridare che qualcuno le stava tirando le<br />

gonne e se l’è presa con Dray perché era<br />

proprio lì vicino. Dray si è rifiutato di scusarsi<br />

e allora lei è svenuta».


543/960<br />

«Come al solito», commentò Alexandria.<br />

«Dray non potrebbe scusarsi, in modo da<br />

farle ripren<strong>de</strong>re i sensi?».<br />

Trovarono Fay ancora distesa sui mantelli<br />

<strong>de</strong>i cugini e aveva tutto l’aspetto di essere<br />

svenuta sul serio.<br />

«Smettila di fare scene», disse Alexandria,<br />

chinandosi verso di lei. «Dray<strong>de</strong>n è<br />

davvero spiacente, vero Dray?».<br />

«Ma io non ho fatto nulla!», esclamò<br />

quello e, vicino a lui, Justin si mise a ri<strong>de</strong>re.<br />

Indossava la divisa <strong>de</strong>ll’esercito e Sophia<br />

doveva ammettere che gli donava parecchio.<br />

Quando la vi<strong>de</strong> fece un sorriso tutto per lei e<br />

si inchinò.<br />

Sophia si guardò intorno, ma nessun altro<br />

sembrava in procinto di raggiungerli.<br />

Alexandria si afferrò un lembo <strong>de</strong>l vestito<br />

e lo strattonò come per liberarlo da qualcosa.<br />

«Ma per l’amor <strong>de</strong>l Cielo», disse. «Mi<br />

<strong>de</strong>vo essere impigliata in una radice, spero di


544/960<br />

non aver strappato la sottogonna, avevo appena<br />

finito di ricamarla».<br />

Si esaminò l’orlo con aria critica poi,<br />

all’improvviso, divenne pallida.<br />

Sophia pensò che il vestito doveva essere<br />

rovinato in maniera irrimediabile per meritare<br />

quella reazione, poi vi<strong>de</strong> che Alexandria<br />

indietreggiava velocemente e sembrava<br />

malferma sulle ginocchia.<br />

«Che cos’è quello?», gridò, con una nota<br />

isterica nella voce, molto inconsueta per lei.<br />

Sophia seguì con lo sguardo la direzione<br />

<strong>de</strong>lla sua mano e non vi<strong>de</strong> altro che terra<br />

morbida e qualcosa che, in effetti, sembrava<br />

una specie di radice.<br />

Poi la radice si mosse disten<strong>de</strong>ndo i filamenti<br />

e sembrò raccoglierli per grattare il<br />

terreno.<br />

«Oh mio Dio», disse Sophia.<br />

Non era una radice, era una mano<br />

umana, e faceva capolino dalla terra appena<br />

smossa tastando i bordi <strong>de</strong>ll’avvallamento da


545/960<br />

cui era spuntata come se cercasse di allargarlo<br />

per fare uscire anche tutto il resto.


25.<br />

L’alba all’inferno<br />

«Dimmi che non acca<strong>de</strong> qualcosa di<br />

simile molto spesso», disse Sophia, mentre,<br />

qualche ora più tardi, pren<strong>de</strong>vano posto alla<br />

Sedia <strong>de</strong>l Diavolo.<br />

«Spostati».<br />

«Mi ero seduto prima io».<br />

«Ma questo di solito è il mio posto!».<br />

«E da quando? Sentiamo».<br />

Carol ignorò i gemelli e il loro baccano<br />

d’inferno con il sangue freddo di chi è abituato<br />

a farlo tutti i santi giorni.<br />

«Per la verità credo sia la prima volta»,<br />

disse Fay, ancora provata ma in via di rapida<br />

ripresa dal momento in cui le avevano messo<br />

sotto il naso un bicchiere di liquore raso<br />

all’orlo.


547/960<br />

Poi fece un profondo verso con la gola<br />

che voleva indicare una seria riflessione e lo<br />

sguardo un po’ annebbiato dall’alcol si<br />

accese.<br />

«C’è stata quella volta in cui il cadavere<br />

di Millibeth Mont Lyon si presentò sotto la<br />

finestra <strong>de</strong>lla donna che le aveva rubato il<br />

fidanzato».<br />

Segni di disagio nella comitiva che stava<br />

cenando alla loro sinistra.<br />

Sophia suppose che non ritenessero la<br />

scena dipinta da Fay l’i<strong>de</strong>ale per favorire<br />

l’appetito.<br />

Fay si posò graziosamente le dita alle<br />

labbra per trattenere il singhiozzo. Aveva le<br />

guance in fiamme e gli occhi lucidi.<br />

I gemelli si guardarono, riappacificati<br />

dalla possibilità di pren<strong>de</strong>re in giro la cugina.<br />

«Fay, sei sbronza come un carrettiere».<br />

«Altroché. Stiamo attenti perché quando<br />

beve ten<strong>de</strong> a spogliarsi».


548/960<br />

Ubriaca o no, le vecchie abitudini erano<br />

dure a morire, infatti anche Fay li ignorò.<br />

«Per inciso», disse, in tono confi<strong>de</strong>nziale.<br />

«Il cadavere di Millibeth era a pezzi».<br />

Seguì un rapido esodo dal tavolo a<br />

fianco, dove rimasero vassoi di spezzatino<br />

che, con ogni evi<strong>de</strong>nza, aveva perso ogni<br />

attrattiva.<br />

«Madrina Lala, che ci ha cresciute»,<br />

spiegò Alexandria, «ci ha raccontato che Millibeth<br />

probabilmente non sapeva di essere<br />

morta, così ha continuato a comportarsi<br />

come sempre».<br />

«Da sgualdrina», disse Carol, sottovoce.<br />

«Ma quello è stato un caso anomalo. Non<br />

siamo a Nalvalle dove ordiniamo ai nostri<br />

generali di uscire dalle tombe ogni volta che<br />

c’è bisogno <strong>de</strong>lla loro competenza. In Altieres<br />

non ci sono negromanti».<br />

«Gabriel!», Fay fece un’esclamazione di<br />

genuino piacere, Sophia che stava bevendo<br />

invece si strozzò.


549/960<br />

Gabriel Stuart non sorrise, si avvicinò al<br />

tavolo rivolgendo a tutti un generico segno di<br />

saluto con il capo.<br />

Indossava la divisa di Altieres e il nero<br />

faceva risaltare il pallore e tracce scure di<br />

stanchezza sotto gli occhi.<br />

«Ho saputo che cosa è successo al cimitero»,<br />

disse, rivolto a nessuno in particolare.<br />

«Vi siete fatte male?».<br />

Un’espressione in<strong>de</strong>finibile gli attraversò<br />

il volto e il suo sguardo saettò verso Sophia<br />

prima di rivolgersi, rapidamente, altrove.<br />

Al colmo <strong>de</strong>llo stupore, lei sgranò gli occhi<br />

e solo qualche istante dopo pensò che era<br />

il caso di abbassare il bicchiere ancora fermo<br />

a metà strada verso la bocca.<br />

«Stiamo bene», disse Fay, tutta allegra, e<br />

subito si dovette premere le dita sulle labbra<br />

per arginare un altro singhiozzo.<br />

«Vedo», disse Gabriel. «Devo tornare in<br />

caserma, ci vediamo domani».


550/960<br />

«Non ti fermi a bere qualcosa?»,<br />

domandò Dray<strong>de</strong>n.<br />

Gabriel scosse il capo, accigliato. «Non<br />

posso, mi dispiace. Ho lasciato a metà<br />

un’esercitazione quando ho saputo<br />

<strong>de</strong>ll’inci<strong>de</strong>nte».<br />

Si congedò con un rapido saluto e Justin,<br />

perplesso, lo guardò allontanarsi.<br />

«Non è da lui. Pren<strong>de</strong> l’esercito molto sul<br />

serio», disse. «In fondo non era successo<br />

nulla di grave».<br />

«Forse era annoiato», disse Dray con<br />

un’alzata di spalle. «Trascorre talmente<br />

tanto tempo con i soldati che se non stessimo<br />

parlando di Gabriel, la <strong>de</strong>lizia <strong>de</strong>lle signore,<br />

penserei che si sta fidanzando con uno di<br />

loro».<br />

Sophia rigirò il bicchiere tra le mani, osservando<br />

con attenzione la traccia umida che<br />

aveva lasciato sulla superficie <strong>de</strong>l tavolo.


Non aveva intenzione di domandarlo,<br />

davvero. Però alla fine la curiosità fu più<br />

forte.<br />

«Se Gabriel è originario di Ma<strong>de</strong>rian,<br />

come ha fatto a diventare un ufficiale<br />

<strong>de</strong>ll’esercito di Altieres?».<br />

* * *<br />

551/960<br />

Cinque sguardi cauti e imbarazzati si<br />

posarono su di lei e Sophia fece un sospiro<br />

impaziente.<br />

«Oltre al fatto, naturalmente, di essere il<br />

celebre figlio di Ma<strong>de</strong>leine Sinclair e secondo<br />

in linea di successione nel caso la sottoscritta<br />

<strong>de</strong>cida una volta per tutte di limitarsi a regnare<br />

soltanto un guardaroba pieno di<br />

vestiti».<br />

Justin si mise a ri<strong>de</strong>re. «Non è certo un<br />

segreto», disse. «Siccome le mie cugine e il


552/960<br />

mio amato fratello sembrano avere ingoiato<br />

la lingua, miracolosamente, aggiungerei,<br />

sarò io ad avere l’onore di illuminarti su<br />

questa leggendaria vicenda».<br />

L’espressione ilare lasciò spazio a uno<br />

sguardo molto serio. «Non voglio che l’affetto<br />

e la lealtà nei confronti di mio cugino<br />

possano apparirti come un tradimento,<br />

principessa».<br />

Sophia scosse il capo. «Non è così.<br />

Voglio soltanto sapere. Sono stufa di sentire<br />

persone che parlano di cose che dovrei conoscere<br />

alla perfezione dando per scontato che<br />

io le abbia apprese nel sonno».<br />

Justin annuì, senza lasciarsi turbare<br />

dall’inflessione aggressiva <strong>de</strong>lle sue parole.<br />

«Gabriel è nato a Ma<strong>de</strong>rian ed è cresciuto<br />

con la consapevolezza di essere un ingranaggio<br />

vitale nella politica di suo padre.<br />

Non è certo un mistero che Nassar abbia<br />

sposato Ma<strong>de</strong>leine in secon<strong>de</strong> nozze per percorrere<br />

la via più breve al trono di Altieres.


553/960<br />

Anche i suoi fratellastri hanno sangue Sinclair<br />

e non appariva chiaro che cosa il vecchio<br />

Nassar inten<strong>de</strong>sse fare con tutto quel<br />

potere politico concentrato nelle sue mani.<br />

Poi, un anno fa, Gabriel ha preso coraggio e<br />

si è sentito abbastanza adulto per rivendicare<br />

Altieres per sé».<br />

«La tradizione vuole che un ere<strong>de</strong> maschio<br />

sia anche comandante supremo <strong>de</strong>lle<br />

forze militari. Per le donne non è obbligatorio,<br />

ma sappi che se un giorno volessi diventare<br />

generale potresti farlo», intervenne<br />

Dray<strong>de</strong>n. «Così il passo successivo è stato<br />

chie<strong>de</strong>re l’ammissione all’esercito dove tutti i<br />

maschi di Altieres abili alle armi cominciano<br />

l’apprendistato all’età di tredici anni. Noi<br />

compresi».<br />

«Eri ridicono in divisa», intervenne tranquillamente<br />

Justin. «Anche io, visto che sono<br />

il tuo gemello. Tornando a Gabriel, Nassar<br />

non si è opposto perché sa bene quanto gli<br />

Altierenses siano attaccati alle loro


554/960<br />

tradizioni, tuttavia l’unico modo per entrare<br />

nel nostro esercito, se non sei nato sul suolo<br />

di Altieres, è riuscire a battere sette veterani<br />

che combatteranno all’ultimo sangue».<br />

«Con il preciso intento di ucci<strong>de</strong>rti»,<br />

disse Alexandria, pren<strong>de</strong>ndo la parola.<br />

«Capisco», sussurrò Sophia, sentendosi,<br />

senza sapere perché, un po’ mortificata. «Anzi,<br />

non capisco affatto: perché cercare di ucci<strong>de</strong>re<br />

una persona che vuole soltanto servire<br />

la nazione?».<br />

«Perché è uno straniero», disse Caroline.<br />

«Come sapere se davvero anteporrà Altieres<br />

alla propria vita, soprattutto in caso di<br />

guerra con il suo paese natale? La prova<br />

serve a saggiare la sua <strong>de</strong>terminazione: <strong>de</strong>ve<br />

essere disposto a morire per avere la possibilità<br />

di fare altrettanto in battaglia per la nostra<br />

nazione».<br />

«Lui si allenava, giorno e notte», disse<br />

Justin. «Pren<strong>de</strong>re come maestro d’armi<br />

qualcuno di Ma<strong>de</strong>rian era fuori discussione,


555/960<br />

così il capitano Dartmont pensò che se qualcuno<br />

non lo avesse aiutato non avrebbe<br />

avuto nemmeno una possibilità di uscirne<br />

vivo. Dartmont è il miglior spadaccino di<br />

Altieres e gli ha insegnato tutto ciò che fa.<br />

Per lui è quasi un figlio».<br />

Sophia pensò alle lacrime di Fay, a<br />

quando aveva <strong>de</strong>tto che, se fosse accaduto<br />

qualcosa a Dartmont, Gabriel sarebbe<br />

impazzito.<br />

Per la prima volta fu grata di essere una<br />

Blackmore, di avere in sé quella vecchissima<br />

goccia di divinità che le aveva permesso di<br />

salvare un uomo onorevole.<br />

«Dall’alba al tramonto Gabriel combatté<br />

con sette uomini tra i più valorosi <strong>de</strong>ll’esercito<br />

di Altieres. Non solo vinse, ma non ne<br />

uccise nessuno».<br />

«Ma loro avrebbero ucciso lui!», esclamò<br />

Sophia, esasperata. «Che cosa aveva in<br />

testa?».


556/960<br />

«Disse che eliminando i migliori ufficiali<br />

<strong>de</strong>ll’esercito non avrebbe reso un servigio ad<br />

Altieres. Resta ancora un mistero come ne<br />

sia uscito vivo, ma a<strong>de</strong>sso per loro è un<br />

eroe», disse Justin.<br />

Era chiaro quanto ammirasse il cugino e<br />

amico, pensò Sophia.<br />

«Di questi tempi a nessuno verrebbe mai<br />

in mente di fare una cosa simile, non si sa a<br />

quale secolo risale l’ultimo prece<strong>de</strong>nte», continuò<br />

Dray. «Così quando lui si è appellato a<br />

quella vecchia usanza, nessuno riusciva a<br />

cre<strong>de</strong>rci. Pensavamo che lo stesse dicendo<br />

per provocarci. Sarebbe stato da lui».<br />

«Fay lo aveva capito subito, invece»,<br />

disse Alexandria. «Infatti è svenuta, si è<br />

messa a letto e si è rifiutata di alzarsi per due<br />

settimane».<br />

«Sapevo che stava andando incontro a<br />

morte certa», disse Fay, con voce tremante.<br />

«Ancora non riesco a cre<strong>de</strong>re che sia vivo».


557/960<br />

«Fay era innamorata di lui», commentò<br />

Alexandria.<br />

Fay piantò un gomito sul tavolo e appoggiò<br />

la guancia alle nocche. Non era chiaro se<br />

avesse un’aria sognante o se il liquore stesse<br />

avendo la meglio su di lei.<br />

«Tutte siamo state innamorate di lui»,<br />

disse Caroline, con un’alzata di spalle. «È<br />

stato una specie di rito di passaggio. Il primo<br />

amore: il cugino Gabriel».<br />

«Cuore spezzato nel giro di una settimana»,<br />

aggiunse Alexandria. «Poi ci si metteva<br />

l’anima in pace e non ci si pensava più».<br />

Sophia non era esattamente certa di<br />

come si sentisse, ascoltandole. La conversazione<br />

aveva preso una piega inaspettata e<br />

<strong>de</strong>ntro di lei un conflitto silenzioso cercava di<br />

reprimere un senso di riluttante rispetto.<br />

Gabriel Stuart era il ragazzo prepotente<br />

che durante le Feriae Matricularum aveva<br />

aggredito lei e i suoi amici per il semplice


558/960<br />

motivo che nella gerarchia <strong>de</strong>llo Studium<br />

aveva assunto uno status più elevato.<br />

Il ragazzo cru<strong>de</strong>le che combinava scherzi<br />

sgra<strong>de</strong>voli e non aveva rispetto per la<br />

disciplina.<br />

Il ragazzo perfido che le aveva fatto <strong>de</strong>l<br />

male come se la sua vita non avesse valore.<br />

Il ragazzo che lei, un anno prima, aveva<br />

quasi ucciso.<br />

Combattuta tra quei pensieri, si era distratta<br />

da ciò che gli altri stavano dicendo,<br />

così non comprese perché Justin fosse finito<br />

a parlare <strong>de</strong>lla Rivolta.<br />

«Tutti pensano che si sia rassegnato alla<br />

versione ufficiale <strong>de</strong>lla sua morte, ma noi<br />

sappiamo che non è così», stava dicendo, poi<br />

cogliendo il suo sguardo interrogativo<br />

spiegò. «Come te anche Gabriel ha perso la<br />

madre durante la Rivolta. Ma<strong>de</strong>leine era<br />

nella stessa carrozza <strong>de</strong>l cognato, Marcus<br />

Stuart, il fratello maggiore di Nassar, che al<br />

tempo era Reggente di Ma<strong>de</strong>rian».


«Così Nassar Stuart, in un solo giorno, si<br />

è ritrovato in testa non una ma ben due corone»,<br />

concluse Dray. «Con buona pace di chi<br />

lo ritiene un uomo che ha subito parecchie<br />

disgrazie».<br />

* * *<br />

559/960<br />

Sophia aveva sistemato vicino al paravento<br />

un tavolo basso con una specchiera<br />

davanti alla quale se<strong>de</strong>tte per spazzolarsi i<br />

capelli.<br />

La veste da notte che indossava, nella<br />

migliore tradizione Mayfield, era ornata di<br />

pizzo e guarnita di gale e per un po’ si compiacque<br />

a osservare come la scollatura bassa le<br />

incorniciava le spalle.<br />

Su un piccolo piedistallo di legno, le can<strong>de</strong>le,<br />

i fiori e le statuine <strong>de</strong>l suo altare personale<br />

le facevano compagnia. Pensò con


560/960<br />

nostalgia all’ultima volta in cui era andata a<br />

dormire senza un pensiero al mondo che non<br />

fosse quello di ren<strong>de</strong>re onore ai cuscini <strong>de</strong>l<br />

collegio di Altieres.<br />

Non ci riuscì.<br />

Si era inginocchiata per aggiungere alcune<br />

rose ai piedi di santa Elienne e <strong>de</strong>lle<br />

caramelle per san Anthon perché le spalancasse<br />

le porte di una buona notte, quando<br />

sentì un lieve bussare alla porta.<br />

Si alzò, felice di avere la compagnia di<br />

una <strong>de</strong>lle ragazze.<br />

Non aveva osato scen<strong>de</strong>re per timore di<br />

svegliarle, ma aveva una bottiglia di vino alle<br />

ciliegie e una scatola di biscotti che le aveva<br />

regalato il suo tutore.<br />

Spalancò l’uscio e rimase immobile,<br />

mentre una folata d’aria novembrina portava<br />

all’interno il profumo fresco <strong>de</strong>lla notte e<br />

quello, ormai familiare, <strong>de</strong>l ragazzo davanti a<br />

lei.


561/960<br />

«Se rimango fuori ci scopriranno», disse<br />

Gabriel, dopo un poco.<br />

Lo disse come se in realtà non <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rasse<br />

entrare, ma aveva ragione, così Sophia<br />

si fece da parte e lo lasciò passare.<br />

Lui era ancora in divisa, il nero ren<strong>de</strong>va<br />

la sua figura più alta e snella, l’oro scintillava<br />

alla luce <strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le.<br />

Posò con cura il cappello piumato sul tavolo<br />

da studio e si guardò intorno mentre si<br />

toglieva i guanti.<br />

Le parve che stesse pren<strong>de</strong>ndo tempo e<br />

fu grata di questo: anche a lei serviva tempo<br />

e, all’improvviso, non sapeva nemmeno cosa<br />

fare <strong>de</strong>lle proprie mani.<br />

«Dovrei dire che sono dispiaciuto di<br />

averti disturbato a quest’ora», disse Gabriel.<br />

«Ma è evi<strong>de</strong>nte che non stavi dormendo e<br />

che è comunque colpa tua se sono qui».<br />

Sophia non ebbe nulla da obiettare, perciò<br />

rimase in silenzio. Lo vi<strong>de</strong> guardarsi intorno<br />

e soffermarsi sul piccolo altare, sui


562/960<br />

libri e sui fogli che inva<strong>de</strong>vano il tavolo, sulla<br />

scatola di dolci aperta vicino al letto.<br />

«All’alba ho terminato il mio servizio».<br />

Lei si ricordò che doveva respirare e<br />

dopo annuì.<br />

«Sei stupita di ve<strong>de</strong>rmi qui», la constatazione<br />

di Gabriel aveva qualcosa di divertito,<br />

ma i suoi occhi, la sua espressione<br />

restavano seri. «Davvero non ti aspettavi che<br />

acca<strong>de</strong>sse?».<br />

Ricevette in risposta un <strong>de</strong>ciso cenno di<br />

diniego accompagnato da un silenzio sbalordito,<br />

così lui gettò il capo all’indietro e rise.<br />

Le can<strong>de</strong>le gli gettavano ombre sul viso e<br />

l’esuberanza gli accen<strong>de</strong>va i limpidi occhi<br />

grigi.<br />

Non ricordava di aver mai visto una<br />

piega così leggera sulle sue labbra e provò<br />

una fitta al petto, così forte che, inconsapevolmente,<br />

si coprì con una mano il punto<br />

dolente.


563/960<br />

«Ti si sta per fermare il cuore, principessa<br />

trovatella?». L’eco <strong>de</strong>lla risata gli addolciva<br />

il volto e la voce. «Le mie armi sono<br />

sul tavolo, non temere».<br />

Le mostrò la mani nu<strong>de</strong> e lei si trovò a<br />

fissarle con intensità tale che per smettere fu<br />

costretta a voltare completamente il capo.<br />

«Hai paura».<br />

«Non ho paura», esclamò Sophia con<br />

voce bassa ma nitida. «Soltanto non so che<br />

cosa aspettarmi».<br />

«Dovresti. Non è ciò che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ravi?».<br />

Non lo stava guardando in viso, ma di<br />

nuovo le parve che fosse divertito.<br />

«Non so che cosa <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rassi», ammise<br />

lei. «Non so neppure bene perché l’ho fatto.<br />

Anche io dovrei dirti che mi dispiace?».<br />

Spostò gli occhi su di lui e lo affrontò<br />

direttamente. «Invece non mi dispiace affatto»,<br />

disse. «Mi hai trattata nelle maniere<br />

peggiori sin dal primo momento in cui ci<br />

siamo incontrati e io ero soltanto un’orfana


564/960<br />

con una borsa di studio e tu il figlio di un re.<br />

Mi hai fatto male, per ben due volte senza<br />

nemmeno curartene, soltanto per<br />

divertimento».<br />

Gabriel ascoltò senza battere ciglio, poi il<br />

suo sguardo si spostò sull’altare.<br />

«Un legamento di santa Elienne», disse.<br />

Sentire pronunciare la verità le provocò<br />

una scossa allo stomaco.<br />

«Quale? Ne esistono svariati», continuò<br />

lui. «Dal fatto che, anche se con difficoltà, io<br />

riesca ancora a mangiare e a riposare qualche<br />

ora <strong>de</strong>vo <strong>de</strong>durre che tu non conosca uno<br />

di quelli mortali. Altrimenti lo avresti usato?<br />

Avresti lasciato che, letteralmente, l’amore<br />

per te mi ucci<strong>de</strong>sse?».<br />

Era confuso e arrabbiato, infelice. Anche<br />

se fino a quel momento era stato bravo a<br />

mascherare quei sentimenti, Sophia poteva<br />

leggerli sul suo volto contratto.<br />

«Forse», disse. «Forse lo avrei fatto. Perché<br />

farmi scrupoli quanto tu non ne hai


565/960<br />

avuto nessuno? I tuoi servitori hanno tenuto<br />

fermi i miei amici mentre li picchiavi, senza<br />

neppure avvertirmi mi hai fatto qualcosa che<br />

sembrava mi avesse gettata nell’olio bollente.<br />

Ho creduto di morire, maledizione, e tu te ne<br />

sei andato lasciandomi in terra come se non<br />

fossi nemmeno una persona!».<br />

«Non lo sei».<br />

Gabriel serrò gli occhi, come se qualcosa<br />

lo avesse colpito molto forte, quando li riaprì<br />

avevano un riflesso febbrile.<br />

«Tu non sei umana, lo sai. Non riesci a<br />

ve<strong>de</strong>re te stessa con la chiarezza con cui ti<br />

vedo io: anche in ciò che hai fatto a me<br />

traspare la natura <strong>de</strong>l Presidio. Ammettilo<br />

almeno con te stessa: la voce che può ucci<strong>de</strong>re<br />

e curare, i tuoi occhi che, anche se non<br />

te ne accorgi, a volte assumono la sfumatura<br />

di viola che è solo <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni. Gli umani<br />

<strong>de</strong>vono essere protetti dai <strong>de</strong>moni, questo ho<br />

imparato a Ma<strong>de</strong>rian; i Blackmore hanno<br />

permesso che i <strong>de</strong>moni potessero esistere in


566/960<br />

mezzo a noi e questo ha portato alla rovina:<br />

questo l’ho imparato in Altieres. È così che<br />

sono cresciuto».<br />

«Quindi non è importante che io muoia o<br />

soffra», disse Sophia. «Che succeda a chi mi<br />

sta accanto?».<br />

Distolse il viso e si premette un pugno<br />

sulle labbra, triste e furiosa.<br />

Davvero, che cosa sperava di ottenere facendo<br />

ciò che aveva fatto?<br />

«Non sei migliore di me», Gabriel fece<br />

un sorriso, storto e privo di gaiezza. «Ma è<br />

importante, sì. Tu lo hai reso tale».<br />

Si avvicinò, rapido, e sollevò una mano<br />

verso di lei posandogliela sulla guancia.<br />

I suoi gesti erano da padrone, pensò lei,<br />

che cosa lo avrebbe mai domato se anche<br />

una maledizione così potente non riusciva a<br />

ren<strong>de</strong>rlo più umile?<br />

La sua mano sul viso era forte e calda,<br />

leniva il ricordo <strong>de</strong>l giorno in cui con il


567/960<br />

semplice sfiorarla le aveva fatto pagare i suoi<br />

peccati e provare le fiamme <strong>de</strong>ll’inferno.<br />

Anche quel momento aveva il sapore<br />

<strong>de</strong>ll’inferno e <strong>de</strong>l peccato: atroce, meraviglioso,<br />

a cui porre fine all’istante e da prolungare<br />

in eterno.<br />

Quando Gabriel lasciò rica<strong>de</strong>re la mano<br />

lei chiuse gli occhi accusando il colpo <strong>de</strong>lla<br />

sua assenza.<br />

«Ora potrò dormire», disse lui, piano.<br />

Raccolse il cappello e i guanti dal tavolo,<br />

le rivolse un lieve cenno <strong>de</strong>l capo, senza<br />

nemmeno guardarla, questa volta.<br />

Quando uscì lei lo rincorse, ma trovò<br />

sotto le mani soltanto il legno <strong>de</strong>lla porta<br />

chiusa.<br />

La colpì più volte con i pugni, chiuse la<br />

serratura a più mandate, poi se<strong>de</strong>tte sul letto<br />

ad aspettare che la campana di San Petronio<br />

suonasse la sveglia per gli scholares.


26.<br />

Kate <strong>de</strong>gli spiriti<br />

«Davvero la mano di un morto è uscita<br />

dalla terra?», domandò Julian, colpito. «Se<br />

avessi saputo che la processione avrebbe<br />

preso una svolta così interessante sarei<br />

intervenuto».<br />

Jordan sollevò un dito. «A Delamàr stanno<br />

già interpretando la cosa per scegliere i<br />

numeri da puntare sulle borse di ventura».<br />

«Può acca<strong>de</strong>re qualsiasi cosa, da quelle<br />

parti non si perdono mai d’animo: può<br />

sempre tornare utile per una scommessa. Tu<br />

hai mai giocato?».<br />

«Alle borse di ventura?», Jordan scosse<br />

il capo. «No, ma una volta il nostro maggiordomo,<br />

Morton, ha vinto la terza borsa in palio<br />

puntando il numero che gli aveva


569/960<br />

suggerito in sogno un tizio che aveva<br />

seppellito».<br />

«A proposito di morti che parlano»,<br />

disse Julian, e l’accento gelido <strong>de</strong>lla sua voce<br />

indusse Jordan ad alzare gli occhi dal libro<br />

che stava leggendo.<br />

Erano seduti su una panca di marmo al<br />

margine di un giardino <strong>de</strong>lla Città Vecchia, il<br />

tramonto incendiato di sole li aveva convinti<br />

ad aspettare all’aperto che i Vespri suonassero<br />

da San Petronio il segnale di rientro nei<br />

collegi per la cena.<br />

Staccavano pezzi da una pagnotta appena<br />

sfornata che avevano preso da un fornaio<br />

e si scrollavano di dosso le luci<strong>de</strong> foglie<br />

gialle che ca<strong>de</strong>vano dai rami sopra di loro.<br />

«Che cosa pensi che voglia?». Jordan<br />

aveva un temperamento più posato di quello<br />

di Julian, ma quando si trattava di Gabriel<br />

Stuart la sua ostilità non era minore.<br />

«Non lo so, accertiamocene».


570/960<br />

Julian saltò giù dalla panca e incrociò le<br />

braccia sul petto, Jordan invece si prese tutto<br />

il tempo per mettere il segno al suo libro con<br />

una foglia poi si mise al suo fianco.<br />

Gabriel Stuart si arrestò davanti a loro,<br />

era inespressivo, quasi indifferente, però una<br />

scintilla di <strong>de</strong>terminazione gli scintillò nello<br />

sguardo quando spintonò, con una certa<br />

forza, la spalla di Julian.<br />

Quello non si fece ripetere due volte l’invito<br />

e caricò il pugno che si abbatté contro la<br />

mandibola di Stuart girandogli la testa<br />

dall’altra parte.<br />

Gabriel reagì con uno schiaffo alquanto<br />

svogliato che sembrò solo istigare l’altro, che<br />

con un grido secco di rabbia gli si scagliò addosso<br />

gettandolo nella polvere.<br />

Lo colpì in volto fino ad ammaccarsi le<br />

nocche e ogni volta che l’altro accennava ad<br />

attaccarlo riusciva sempre ad avere la meglio<br />

e a colpirlo ancora.


571/960<br />

Rotolarono nella polvere e nelle foglie<br />

secche quando, a un certo punto, la voce di<br />

Jordan riuscì a penetrare nella patina di rabbia<br />

che gli annebbiava la mente.<br />

«Julian, fermati».<br />

Si sentì bloccare il braccio all’altezza <strong>de</strong>l<br />

gomito quando stava per spedire un altro<br />

pugno sull’occhio sinistro <strong>de</strong>l suo avversario,<br />

così, di riflesso cercò di liberarlo per terminare<br />

il suo lavoro, ma Jordan non mollò la<br />

presa e lo pungolò con un ginocchio sul<br />

fianco.<br />

«Smettila, non vedi che si sta lasciando<br />

picchiare a bella posta?».<br />

«Che cosa?».<br />

Fuori si sé, Julian si sollevò dal corpo <strong>de</strong>l<br />

suo avversario che, con un gesto molto tranquillo,<br />

si terse il sangue dal labbro e si tastò il<br />

naso per verificare i danni.<br />

«Stuart», disse Jordan, con una calma<br />

glaciale. «Se si tratta di qualche assurdo<br />

tentativo di darci la colpa di quanto sta


572/960<br />

succe<strong>de</strong>ndo ti avverto che ti trascinerò davanti<br />

al Tribuno <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti per farti buttare<br />

fuori da questa università».<br />

«Guarda caso si tratta <strong>de</strong>l migliore amico<br />

di tuo fratello», replicò Stuart, alzandosi in<br />

piedi e togliendosi la polvere dalle maniche<br />

<strong>de</strong>lla divisa.<br />

Quando Jordan fece per replicare alzò<br />

una mano chie<strong>de</strong>ndogli un momento, poi gli<br />

allungò un buffetto sulla guancia.<br />

L’altro sbiancò per la collera, ma rimase<br />

immobile, allora Stuart ripeté il gesto con<br />

una certa impazienza nello sguardo.<br />

«Avanti, Van<strong>de</strong>mberg, non mi<br />

costringere a continuare».<br />

Jordan fece un profondo sospiro e Julian<br />

pensò che stesse per dire qualcosa di pacato<br />

e logico, mantenendo un ammirevole<br />

autocontrollo.<br />

«Se proprio insisti», rispose Jordan, in<br />

tono educato.


Tirò indietro il gomito e prima che il<br />

pugno raggiungesse il volto già pesto e sanguinante<br />

di Gabriel Stuart quello, inspiegabilmente,<br />

sorrise.<br />

«Siamo pari», commentò, un istante<br />

prima che le nocche di Jordan cozzassero<br />

contro la sua mandibola mandandolo al<br />

tappeto.<br />

* * *<br />

573/960<br />

«È stato difficile?», domandò Alexandria<br />

sottovoce.<br />

Sally Addison scosse il capo noncurante.<br />

«Sapevo chi corrompere», disse, facendo<br />

dondolare le chiavi di una <strong>de</strong>lle porte di<br />

servizio.<br />

Il fratello maggiore di Sally era stato<br />

Tribuno <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti, quindi lei si vantava<br />

di avere un sacco di conoscenze utili e


574/960<br />

dichiarava che un giorno avrebbe seguito le<br />

sue orme.<br />

Al momento stava solo seguendo Justin<br />

Sinclair che, insieme all’immancabile<br />

gemello e a un gruppetto di amici <strong>de</strong>lla Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti, saliva con il massimo silenzio<br />

consentito dal coro di risatine <strong>de</strong>lle ragazze<br />

verso le biblioteche <strong>de</strong>ll’Archiginnasio.<br />

«La spiritista ci aspetta lì», disse Sally.<br />

«Non so come farà a entrare, ma <strong>de</strong>l resto se<br />

ha <strong>de</strong>i poteri sovrannaturali non <strong>de</strong>ve essere<br />

troppo difficile per lei, no?».<br />

«Quanto ti ha scucito?».<br />

«Dieci reali di Valdyer», disse Sally. «Se<br />

lo sapesse Jeremy mi ucci<strong>de</strong>rebbe: dice<br />

sempre che si tratta di ciarlatani».<br />

Si udì un lieve trambusto e tutti si<br />

irrigidirono.<br />

«Chi va là?», esclamò Sally, esercitandosi<br />

con l’intonazione autoritaria <strong>de</strong>l<br />

Tribuno.


575/960<br />

«Sono io Sally». La voce di Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />

emerse dal pianerottolo inferiore.<br />

«Scusate il ritardo, abbiamo avuto un<br />

imprevisto».<br />

«Uno stupido imprevisto», intervenne<br />

Julian Lord. «Qui non si ve<strong>de</strong> niente. Sophia,<br />

sei tu?».<br />

«No, sono io», rispose Jerome Sinclair,<br />

un tantino teso. «Vuoi lasciare la mia mano,<br />

per favore?».<br />

«Scusa», disse Julian, tutto allegro. «Al<br />

buio somigli molto a mia sorella».<br />

«Idiota», commentò Sophia.<br />

«Io sarei più che disposta anche a farmi<br />

ucci<strong>de</strong>re da Jeremy Addison», riprese Fay,<br />

tornando agli argomenti importanti. «Lo<br />

scorso anno l’ho incontrato a un ricevimento.<br />

Era insieme a Rafael Valance, che è stato<br />

Duca <strong>de</strong>lla Chiave prima di Axel Van<strong>de</strong>mberg,<br />

sarei rimasta tutta la sera soltanto a<br />

guardarli e quando Valance se ne è accorto è<br />

stato così carino da invitarmi a ballare».


576/960<br />

Fay sospirò e le altre le riservarono<br />

un’occhiata di invidia.<br />

«Naturalmente conosco benissimo Rafael»,<br />

disse Sally. «È uno <strong>de</strong>i più cari amici di<br />

mio fratello. È innamorato da anni di una rediviva<br />

bellissima, anche se io preferirei<br />

ve<strong>de</strong>rlo con il suo amico Damian Assange,<br />

due uomini così belli sarebbero talmente<br />

sensuali insieme».<br />

Sally ebbe un’espressione sognante e<br />

rapita, dalle file maschili invece giunse qualche<br />

occhiata allarmata.<br />

Jerome Sinclair spintonò suo cugino<br />

Justin che gli camminava accanto e commentò:<br />

«Vattene, siamo tutti e due attraenti,<br />

non vorrei che queste si facessero strane<br />

i<strong>de</strong>e».<br />

Anche Julian Lord e Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />

si scambiarono uno sguardo e poi, pru<strong>de</strong>ntemente,<br />

si allontanarono di qualche passo<br />

l’uno dall’altro.


577/960<br />

«Vi consiglio di <strong>de</strong>sistere, signore», continuò<br />

Sally, riavendosi. «In ogni caso lui non<br />

ha occhi che per Lady Kristian».<br />

«A proposito di occhi», si lamentò Dray<strong>de</strong>n<br />

in modo più prosaico. «A<strong>de</strong>sso non potremmo<br />

accen<strong>de</strong>re una can<strong>de</strong>la? Non vedo<br />

niente e sono già inciampato in un gradino».<br />

«Era il mio pie<strong>de</strong>, razza di stupido»,<br />

disse Justin. «Comunque siamo arrivati».<br />

Il labirinto di corridoi e biblioteche ai piani<br />

superiori, a quell’ora di notte e alla luce<br />

di moccoli di can<strong>de</strong>la, avrebbe avuto un aspetto<br />

<strong>de</strong>liziosamente sinistro se fosse stato<br />

possibile ve<strong>de</strong>re qualcosa a un palmo dal<br />

proprio naso.<br />

«Oh», disse qualcuno. «Mi aspettavo che<br />

fosse almeno illuminato dalle torce…».<br />

«Queste sono biblioteche: libri, carta,<br />

caro fratello scemo, secondo te rischierebbero<br />

davvero di mandare a fuoco<br />

tutto?».


578/960<br />

«La sala dovrebbe essere questa sulla<br />

<strong>de</strong>stra», disse Sally, impaziente, passando<br />

avanti ai gemelli che, azzuffandosi, stavano<br />

intralciando il traffico. «Sono certa che…<br />

Oooh!».<br />

Sally proruppe in un’esclamazione affascinata<br />

scorgendo, alla finestra davanti alla<br />

quale si era consumata la tragedia, una<br />

figura ammantata di scuro.<br />

La sconosciuta si voltò e il profilo <strong>de</strong>lle<br />

sue braccia e <strong>de</strong>lle spalle si accese di una<br />

tenue luminosità azzurrina.<br />

«Bene arrivati», disse, con l’autorità di<br />

una padrona di casa. «Sono Katherine Fox,<br />

Onorabili scholares».<br />

Fece un grazioso inchino e, alle sue<br />

spalle, si accese un can<strong>de</strong>labro a nove bracci,<br />

così, dal nulla.<br />

Le ragazze emisero <strong>de</strong>lle esclamazioni<br />

stupite, Alexandria si limitò a fare scattare<br />

un sopracciglio verso l’alto, qualcuno batté le


579/960<br />

mani e fu subito subissato di mormorii di<br />

disapprovazione per la reazione puerile.<br />

Katherine Fox era alta e bella in una<br />

maniera conturbante, come i ragazzi non<br />

mancarono di notare al primo sguardo:<br />

lunghi capelli rossi, occhi felini, la candida<br />

gola sottolineata da un nastro rosso annodato<br />

dietro la nuca.<br />

Julian Lord le rivolse un lento, pigro sorriso<br />

di ammirazione che lei non mancò di<br />

notare e a cui rispose con un dignitoso cenno<br />

<strong>de</strong>l capo.<br />

«Il solito cascamorto», disse Jordan. «È<br />

più gran<strong>de</strong> di te».<br />

«Dicevi la stessa cosa <strong>de</strong>ll’Onorabile<br />

Megan», rispose Julian.<br />

«Che infatti ti ha <strong>de</strong>gnato appena di uno<br />

sguardo».<br />

«Sì», sospirò Julian. «Ma che sguardo!».<br />

«Disponetevi in cerchio e pren<strong>de</strong>tevi per<br />

mano», ordinò la spiritista. «È molto importante<br />

che, qualsiasi cosa si verifichi, non


580/960<br />

lasciate mai le mani <strong>de</strong>l vostro vicino:<br />

spezzando il cerchio si libera lo spirito evocato<br />

e le conseguenze possono essere<br />

<strong>de</strong>vastanti».<br />

La sua voce ammonitrice lasciava immaginare<br />

orrori indicibili a fronte <strong>de</strong>lla semplice<br />

eventualità e tutti annuirono, obbedienti,<br />

tranne Alexandria che tossicchiò,<br />

scettica.<br />

Si disposero in cerchio e si presero per<br />

mano. Ai gemelli Sinclair toccò l’onore di<br />

tenere le dita <strong>de</strong>lla spiritista e manifestarono<br />

il loro compiacimento con larghi sorrisi che<br />

valsero loro qualche epiteto poco carino da<br />

parte <strong>de</strong>lle cugine.<br />

«Cominciamo», disse Katherine Fox con<br />

la sua voce profonda e roca.<br />

Subito, intorno al cerchio, serpeggiò un<br />

bagliore azzurrato che palpitò nel buio prima<br />

di spegnersi.


581/960<br />

Qualcuno allungò il collo per la curiosità,<br />

ma subito intervenne la spiritista. «Restate<br />

concentrati».<br />

A dire il vero metà <strong>de</strong>i Domini <strong>de</strong>llo Studium<br />

<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale avrebbero<br />

pagato oro sonante per avere i loro scholares<br />

così remissivi e focalizzati su qualcosa.<br />

«Chissà se è capace di piegare un<br />

cucchiaino».<br />

«Se stai zitta alla fine glielo chiediamo».<br />

«Voglio chie<strong>de</strong>rle se Ross Granville si accorgerà<br />

mai che esisto».<br />

«Non c’è bisogno di una sensitiva per<br />

predire che, in quel caso, sua cugina Emily<br />

caverebbe gli occhi a entrambi».<br />

Katherine Fox aprì un occhio e,<br />

all’istante, le chiacchiere morirono.<br />

Un momento dopo le imposte <strong>de</strong>lla<br />

finestra si spalancarono e i vetri produssero<br />

una vibrazione sottile, simile a una musica.<br />

Si udirono <strong>de</strong>i colpi secchi e ripetuti, poi,<br />

in lontananza, un rumore di vetri infranti.


582/960<br />

«Che cosa è stato?», esclamò Sophia.<br />

«L’usciera <strong>de</strong>l pianterreno», sussurrò<br />

Fay. «Sarà ubriaca come al solito».<br />

«C’è qualcuno in mezzo a noi?»,<br />

domandò la spiritista con un tono remoto<br />

che sembrava provenire dalle fondamenta<br />

<strong>de</strong>ll’edificio.<br />

Una breve salva di colpi risuonò in risposta,<br />

di nuovo si udì una vibrazione ma,<br />

questa volta, non sembrava avere provenienza<br />

certa.<br />

Katherine Fox socchiuse gli occhi e il suo<br />

sguardo si fece circospetto.<br />

«Luce», mormorò e, subito, le fiamme<br />

<strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le si affievolirono e si spensero.<br />

«A<strong>de</strong>sso è molto importante che non rompiate<br />

il cerchio per nessun motivo, intesi?».<br />

C’era una sfumatura diversa nel suo<br />

tono, pensò Sophia: non era più teatrale, ma<br />

severo e non ammetteva repliche. Se non si<br />

fosse trattato di trucchi da salotto, Sophia<br />

avrebbe <strong>de</strong>tto che era allarmata.


583/960<br />

«Chi c’è?», questa volta non si poteva<br />

equivocare sulla tensione che emanava dalla<br />

spiritista.<br />

Rispose soltanto un silenzio carico di<br />

qualcosa che parve crescere e saturarsi, infine<br />

spezzarsi fino a produrre un fragore<br />

senza suono, che smosse l’aria immobile<br />

<strong>de</strong>lla stanza.<br />

«Che succe<strong>de</strong>?», esclamò Sally, impaurita<br />

e Sophia le strinse più forte la mano per<br />

confortarla.<br />

Katherine Fox non replicò e, attraverso<br />

gli occhi socchiusi, Sophia vi<strong>de</strong> la sua postura<br />

irrigidirsi.<br />

All’improvviso, una sagoma bianca, sbucata<br />

dal nulla, percorse la stanza in direzione<br />

<strong>de</strong>lla finestra e si lanciò nel vuoto.<br />

«Mio Dio, ma è il custo<strong>de</strong>», disse<br />

Caroline, sconvolta.<br />

«Voglio andare a casa», singhiozzò Fay,<br />

piano.


584/960<br />

«Restate fermi e non rompete il cerchio<br />

qualsiasi cosa accada, stringete le mani <strong>de</strong>i<br />

vostri vicini e non lasciatele».<br />

Era un ordine, secco, perentorio. Sophia<br />

e Justin si scambiarono uno sguardo preoccupato<br />

poi lui le strizzò l’occhio.<br />

Dalla parete opposta rispetto alla finestra<br />

iniziò a trasudare una sostanza biancastra<br />

che, lentamente, prese le fattezze di una<br />

donna.<br />

Era giovane e indossava il costume<br />

<strong>de</strong>ll’Arte <strong>de</strong>i Locandieri, i suoi contorni si ad<strong>de</strong>nsavano<br />

e sbiadivano come un gioco di<br />

luce.<br />

«Mi ha ucciso».<br />

La voce era giovanissima, la figura bianca<br />

non apriva le labbra, ma in qualche<br />

modo stava parlando.<br />

Sophia strattonò la mano di Fay che<br />

sembrava sul punto di crollare a terra e<br />

quella si riebbe appena in tempo e raddrizzò<br />

le ginocchia.


585/960<br />

«Mi ha ucciso», ripeté la voce.<br />

Lo spettro <strong>de</strong>lla ragazza <strong>de</strong>ll’Arte <strong>de</strong>i<br />

Locandieri fluttuava nell’aria come un riverbero<br />

di luce sull’acqua.<br />

«Ti sei vendicata», disse Katherine Fox<br />

con fermezza. «A<strong>de</strong>sso torna da dove sei venuta.<br />

Il tuo compito è terminato».<br />

Lo spettro scomparve e dopo aver recitato<br />

velocemente qualcosa che gli altri non<br />

compresero Katherine Fox ordinò di<br />

rompere il cerchio.<br />

Fay Mayfield si guardò intorno, poi<br />

ve<strong>de</strong>ndo sopraggiungere Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />

si accasciò con grazia lasciandogli tutto<br />

il tempo di pren<strong>de</strong>rla al volo.<br />

Qualcuno accese torce e can<strong>de</strong>le. Sophia<br />

osservò di sottecchi la spiritista e si accorse<br />

che, dietro la facciata impenetrabile, sembrava<br />

scossa e preoccupata.<br />

«Secondo me abbiamo avuto un piccolo<br />

fuori programma», commentò Alexandria, a


assa voce, avvicinandosi al suo orecchio per<br />

quanto le permettesse la sua educazione.<br />

Sophia annuì, poi notò un guizzo fuori<br />

dalla finestra ancora spalancata.<br />

Un uomo alto in abito da sera scavalcò il<br />

davanzale e ricad<strong>de</strong> all’interno con l’eleganza<br />

di un gatto. I capelli neri come il giaietto e gli<br />

occhi dalla sfumatura <strong>de</strong>ll’ametista erano<br />

inconfondibili.<br />

Katherine Fox assottigliò lo sguardo e gli<br />

rivolse un inchino beffardo.<br />

Ashton Blackmore le spalancò un sorriso<br />

da arrestare un cuore più sensibile e ricambiò<br />

piegandosi su un ginocchio con<br />

galanteria.<br />

«È un piacere inaspettato rive<strong>de</strong>rvi, Kate<br />

<strong>de</strong>gli Spiriti».<br />

* * *<br />

586/960


587/960<br />

«Ashton Blackmore», disse Katherine.<br />

«Inaspettato è dire poco».<br />

«Non quando tra le vittime <strong>de</strong>i vostri<br />

raggiri c’è Lady Sophia Blackmore».<br />

Lo sguardo <strong>de</strong>lla spiritista si spostò su<br />

Sophia. «Così l’avete trovata. La vostra amica,<br />

la piccola Padrona <strong>de</strong>i Demoni c’è<br />

riuscita».<br />

«Dalle facce di questi ragazzi posso <strong>de</strong>durre<br />

che il vostro compenso sia stato <strong>de</strong>naro<br />

ben speso».<br />

«Avrei dovuto intuirlo che la cosa riguardava<br />

in qualche modo voi», replicò Katherine<br />

per niente toccata dal suo sarcasmo. «Siete<br />

foriero di avvenimenti inaspettati. Se<br />

avessi saputo che si sarebbero presentati ben<br />

due spiriti di cui, per giunta, uno non invitato,<br />

avrei chiesto una somma maggiore».<br />

Il sorriso rimase sul volto di Ashton, ma<br />

le labbra si irrigidirono appena. «Volete spiegarmi,<br />

signora?».


588/960<br />

«Perché questi Onorabili scholares mi<br />

abbiano invitata qui è facile da intuire. Possiamo<br />

dire però che il risultato è andato oltre<br />

ogni aspettativa. In realtà avrei dovuto preve<strong>de</strong>rlo,<br />

per fortuna non è accaduto nulla di<br />

grave».<br />

«Continuo a non compren<strong>de</strong>rvi, dama<br />

Katherine. Il vostro compagno redivivo non<br />

ha mimato in maniera conveniente i<br />

fenomeni paranormali per i quali vostra zia e<br />

voi siete famose tra l’aristocrazia cittadina?».<br />

«C’è molto più di questo», ribatté Katherine.<br />

«E voi lo sapete per averne avuto esperienza<br />

in prima persona. Non impiego i<br />

miei veri poteri per il diletto di un gruppo di<br />

ragazzi in cerca di un po’ di sana paura, ma<br />

qui, lo ripeto, è successo l’imprevisto».<br />

Sophia guardò attentamente Ashton e<br />

quando questi tacque capì che, per qualche<br />

motivo a lei sconosciuto, cre<strong>de</strong>va alle parole<br />

<strong>de</strong>lla spiritista.


589/960<br />

«Un imprevisto che non avrebbe dovuto<br />

essere tale?».<br />

Katherine Fox fece un leggero sorriso.<br />

«Non pren<strong>de</strong>tevi gioco di me, Lord Ashton.<br />

Ciò che sta acca<strong>de</strong>ndo nella Vecchia Capitale<br />

è sotto gli occhi di tutti coloro che possono<br />

ve<strong>de</strong>rlo. I morti non riescono più a riposare<br />

in pace e il confine tra il loro mondo e il nostro<br />

si sta assottigliando in modo anomalo. I<br />

cimiteri non riescono più a confinare i loro<br />

ospiti e noi spiritisti rischiamo qualcosa ogni<br />

qual volta cerchiamo di guadagnarci di che<br />

vivere».<br />

«Gli imprevisti <strong>de</strong>l mestiere, signora»,<br />

disse Ashton. «Voi che cosa ne pensate?».<br />

Per un istante la spiritista apparve combattuta<br />

tra la preoccupazione e un’istintiva<br />

diffi<strong>de</strong>nza, poi alzò le spalle. «Badate bene, è<br />

solo la mia impressione, ma credo che stiano<br />

cercando di richiamare qualcuno dal regno<br />

<strong>de</strong>i morti».


590/960<br />

«Una semplice evocazione di spiriti può<br />

avere simili effetti? Mi stupisce».<br />

«No», disse Katherine, in tono secco.<br />

«Stiamo parlando di richiamare in vita qualcuno<br />

che è morto».<br />

Il silenzio costernato intorno a lei si fece<br />

ancora più <strong>de</strong>nso.<br />

Fay Mayfield, che aveva sollevato la testa<br />

per guardare, pensò bene che restare priva di<br />

sensi sulle ginocchia di un principe fosse più<br />

confortevole così richiuse gli occhi.<br />

«Avete i<strong>de</strong>a di chi stia facendo una cosa<br />

simile?», domandò Ashton, con una calma<br />

che spaventò Sophia più di ogni altra cosa.<br />

Katherine Fox scosse il capo. «No. Non<br />

voglio saperlo e non voglio nemmeno essere<br />

qui, quando ci riuscirà».


27.<br />

Non riposano in pace<br />

Katherine Fox fece un ultimo inchino,<br />

poi, con passo maestoso, si diresse verso la<br />

porta <strong>de</strong>lla biblioteca e scomparve.<br />

«È giunto il momento di fare ritorno<br />

nelle vostre stanze», disse Ashton. «Mi sono<br />

preso la libertà di chiamare <strong>de</strong>lle carrozze<br />

per tutti. Banali carrozze di piazza senza insegne.<br />

Se sarete abbastanza attenti non credo<br />

ci saranno conseguenze disciplinari per<br />

nessuno».<br />

I ragazzi Sinclair lo guardavano imbambolati<br />

e Sophia ricordò che per loro Ashton<br />

era un’autentica leggenda, il protagonista di<br />

storie che sentivano narrare da bambini.<br />

Sally Addison lo guardava e sembrava<br />

immersa in un sogno.


592/960<br />

Sophia pensò che a<strong>de</strong>sso sarebbe stato il<br />

suo turno di vantarsi.<br />

«Grazie, signore», disse Justin con voce<br />

malferma per l’emozione. «È un onore,<br />

signore».<br />

Fay aveva <strong>de</strong>ciso convenientemente di<br />

rinvenire e stava appoggiata al braccio di<br />

Jordan Van<strong>de</strong>mberg che aveva l’aria rassegnata<br />

e le gote chiazzate di rosso.<br />

Sfacciata com’era rivolse ad Ashton un<br />

sorriso radioso, ma dopo avergli scoccato<br />

un’occhiata in tralice abbassò subito lo<br />

sguardo, ben consapevole che fissare<br />

direttamente gli occhi di una creatura <strong>de</strong>l<br />

sangue così potente poteva essere fatale per<br />

la mente di chiunque.<br />

«Come hai saputo che ero qui?»,<br />

domandò Sophia.<br />

«La tua scorta è dabbasso», disse lui, invece<br />

di rispon<strong>de</strong>re. «Sono sicuro che ti siano<br />

grati per il fatto di non riuscire ad annoiarsi<br />

un istante con te, ma sono altrettanto certo


593/960<br />

che preferirebbero trascorrere una notte<br />

tranquilla, di tanto in tanto».<br />

Lei non replicò, la sua attenzione era<br />

concentrata sulla faccia di Julian dove spiccava<br />

un grosso livido.<br />

«Come te lo sei fatto?».<br />

Julian scambiò uno sguardo con Jordan.<br />

«Niente».<br />

«Se quello è niente io sono bella come<br />

Lara Degret», disse Sophia.<br />

«Allora è sicuramente qualcosa», rispose<br />

Julian, laconico.<br />

«Da questa parte», disse Ashton indicando<br />

le scale. «Vorrei evitare un’azione disciplinare<br />

di massa. Il povero Tribuno <strong>de</strong>gli<br />

Stu<strong>de</strong>nti al momento ha altri pensieri».<br />

Mentre Julian e Sophia continuavano a<br />

discutere, il piccolo corteo di scholares<br />

ridiscese nell’atrio, dove un custo<strong>de</strong> sonnecchiava<br />

davanti a una tazza e a un gioco di<br />

carte.


594/960<br />

Ashton mosse leggermente una mano e<br />

un muro d’ombra calò sul volto <strong>de</strong>ll’uomo.<br />

Tacitando con un gesto le esclamazioni soffocate<br />

di ammirazione, fece cenno ai ragazzi<br />

di uscire.<br />

Sophia si disse che <strong>de</strong>cisamente aveva<br />

sbaragliato Sally Addison su tutta la linea.<br />

In carrozza continuò a dare il tormento a<br />

Julian per farsi raccontare cosa fosse successo,<br />

fino a che quello esplose.<br />

«Va bene. È stato Gabriel Stuart, sei contenta?<br />

Meglio: è stata colpa sua perché<br />

mentre lo picchiavo ho urtato per terra».<br />

Sophia si sentì sommergere<br />

dall’angoscia. «Perché? Perché ti ha<br />

picchiato».<br />

«Ho <strong>de</strong>tto che sono stato io a picchiare<br />

lui. Mi ha solo provocato e poi è rimasto lì a<br />

pren<strong>de</strong>rle e non mi chie<strong>de</strong>re il motivo perché<br />

che io sia dannato se lo so», disse Julian,<br />

stizzito.


595/960<br />

Un pensiero improvviso e <strong>de</strong>l tutto illogico<br />

attraversò la mente di Sophia che si voltò<br />

verso Jordan. «Tu c’eri?».<br />

Se Jordan Van<strong>de</strong>mberg aveva pensato di<br />

opporre resistenza come Julian, gli bastò una<br />

sola occhiata per <strong>de</strong>sistere dall’intento.<br />

«Ha provocato anche me e gli ho dato un<br />

pugno», si massaggiò le nocche, con aria<br />

pensosa. «Ha <strong>de</strong>tto qualcosa <strong>de</strong>l tipo “siamo<br />

pari”».<br />

Sophia spalancò la bocca e lo guardò,<br />

costernata, poi senza quasi ren<strong>de</strong>rsi conto di<br />

ciò che faceva, picchiò con forza le nocche<br />

contro la fiancata <strong>de</strong>lla carrozza.<br />

«Cocchiere, fermati», gridò. «Fammi<br />

scen<strong>de</strong>re».<br />

«Penso che non sia una buona i<strong>de</strong>a», intervenne<br />

Ashton, con dolce fermezza. «È<br />

tardi, Sophia, e sai bene che non è pru<strong>de</strong>nte<br />

per te stare in giro da sola».<br />

«Non ho <strong>de</strong>tto che sarò sola», disse. «C’è<br />

la mia scorta con me».


Lo guardò fisso per un lungo momento e<br />

poi gli sorrise con affetto e un pizzico di<br />

arroganza.<br />

«Prova a fermarmi», e spalancò la portiera<br />

<strong>de</strong>lla carrozza.<br />

* * *<br />

596/960<br />

Quando Sophia entrò nella caserma dove<br />

risie<strong>de</strong>va il distaccamento di Altieres di<br />

stanza nella Vecchia Capitale scatenò un trambusto<br />

che non aveva previsto.<br />

Anzitutto le sentinelle all’ingresso, abbacchiate<br />

dalla noia <strong>de</strong>lla guardia notturna,<br />

si svegliarono di scatto e si misero sull’attenti<br />

con un gran battere di tacchi e tintinnare di<br />

armi.<br />

Ci fu una corsa a perdifiato di un giovane<br />

atten<strong>de</strong>nte che andò a tirare gli ufficiali giù


597/960<br />

dal letto perché venissero a salutare la principessa<br />

in visita.<br />

Al suo passaggio sembrava che qualche<br />

inserviente scomparisse dopo aver appena<br />

spazzato e qualcuno si affrettasse a chiu<strong>de</strong>re<br />

in un ripostiglio roba che intralciava il<br />

passaggio.<br />

«Signore», disse Sophia al capitano<br />

Dartmont. «Tutto questo è necessario? Vorrei<br />

solo incontrare Gabriel».<br />

«Principessa, i tuoi soldati vogliono<br />

avere l’onore di salutarti. Qualcuno andrà ad<br />

avvisare il capitano Stuart <strong>de</strong>l tuo arrivo».<br />

Giunse un generale di brigata, accompagnato<br />

da cinque o sei <strong>de</strong>i suoi ufficiali, il<br />

pover’uomo stava finendo di sistemarsi la giacca<br />

e il suo atten<strong>de</strong>nte gli correva dietro<br />

spolverandogli le spalline dorate. Il capitano<br />

Dartmont le suggerì sottovoce il nome<br />

mentre gli andavano incontro.<br />

Sophia gli riservò il suo più dolce sorriso<br />

e si scusò <strong>de</strong>lla mancanza di tempestività.


598/960<br />

«Sono davvero spiacente, generale<br />

Regard», disse. «Non era mia intenzione<br />

disturbarvi».<br />

Il generale, che aveva due baffoni bianchi<br />

e un’altezza notevole, le assicurò che era un<br />

piacere ricevere finalmente una sua visita e<br />

lei, con una punta di rimorso, si accorse di<br />

aver mancato a un altro <strong>de</strong>i suoi doveri.<br />

Era la prima vigilia dopo la mezzanotte,<br />

ma le presentazioni si svolsero come il protocollo<br />

stabiliva e il generale si scusò per l’assenza<br />

di due alti ufficiali, di cui uno si era recato<br />

a fare <strong>de</strong>i rilevamenti e l’altro, il capitano<br />

Stuart, era in infermeria sotto<br />

osservazione.<br />

«Capisco», Sophia prese fiato e continuò:<br />

«Vorrei parlargli».<br />

Si era preparata una valanga di scuse e di<br />

pretesti, ma il generale si limitò a ordinare a<br />

un soldato di avvisare i medici militari che la<br />

principessa stava per raggiungere le<br />

infermerie.


599/960<br />

«Niente di grave, spero», disse, mentre<br />

atten<strong>de</strong>vano che fosse recapitato il<br />

messaggio.<br />

«Una banale zuffa tra scholares, principessa.<br />

Non è avvenuta durante le ore di<br />

servizio, quindi non ho dovuto nemmeno<br />

metterlo in consegna».<br />

Un leggero sorriso gli sfiorò le labbra.<br />

«Tendo a dimenticare quanto il capitano<br />

Stuart sia ancora giovane».<br />

Due medici con la veste bianca sopra la<br />

divisa regolamentare la accolsero all’ingresso<br />

<strong>de</strong>l corridoio <strong>de</strong>ll’infermeria.<br />

La condussero in una stanza piccola e<br />

pulitissima, illuminata da alcune lampa<strong>de</strong><br />

accuratamente schermate.<br />

Dietro un paravento c’era Gabriel, in<br />

maniche di camicia e con le armi posate sul<br />

tavolo a fianco. Era seduto su una stretta<br />

branda e aspettava, pazientemente, che un<br />

medico terminasse di esaminargli il polso.


600/960<br />

Sollevò gli occhi su di lei, erano freddi e<br />

indagatori. «Altezza», disse. «Perdonami se<br />

per ricevere un a<strong>de</strong>guato saluto dovrai atten<strong>de</strong>re<br />

ancora un momento».<br />

Dovette scorgerle in viso qualcosa che<br />

nemmeno lei cre<strong>de</strong>va di lasciare trapelare<br />

perché assunse un’espressione sconcertata,<br />

poi fece cenno all’ufficiale medico che era<br />

abbastanza.<br />

«Metteteci <strong>de</strong>l ghiaccio, capitano», disse<br />

quello. «Non c’è da scherzare con una<br />

distorsione».<br />

Uscì chiu<strong>de</strong>ndosi la porta alle spalle e li<br />

lasciò soli, a guardarsi senza una parola.<br />

«Che ci fai qui, Sophia?».<br />

Sofia.<br />

«Hai fatto in modo che Julian e Jordan ti<br />

picchiassero, perché?».<br />

Lui alzò una spalla. «Posso avere i miei<br />

motivi senza necessità di comunicarteli, a<br />

meno che tu non mi rivolga un ordine<br />

formale».


601/960<br />

«Non ho intenzione di fare nulla di<br />

simile».<br />

Avanzò di qualche passo, furiosa,<br />

costringendolo ad alzare il viso per<br />

guardarla.<br />

Una ferita sulla guancia, il labbro spaccato,<br />

una tumefazione sullo zigomo e un livido<br />

sulla mascella. L’occhio sinistro era livido,<br />

sul sopracciglio aveva una linea di<br />

sangue rappreso.<br />

«L’hai fatto per riparare a ciò che è successo<br />

lo scorso anno, vero?», disse lei, così<br />

piano che pensò non l’avesse neppure<br />

sentita.<br />

Il modo in cui distolse il volto però era<br />

un assenso. S<strong>de</strong>gnosa, riluttante, ma era una<br />

conferma.<br />

Si accorse di tremare, così serrò le mani<br />

in grembo, incapace di aggiungere altro.<br />

Gabriel riportò lo sguardo su di lei.<br />

«Umiliarmi non era ciò che volevi?», le<br />

domandò, gelido.


602/960<br />

Nel suoi occhi c’era un conflitto così<br />

furioso che le fece male.<br />

«Sei qui per go<strong>de</strong>rti la tua vittoria?», la<br />

sua voce era tagliente, la collera si mescolava<br />

a qualcosa che le arrivò dritta al petto.<br />

Alzò una mano e l’accostò al suo viso,<br />

chie<strong>de</strong>ndogli tacitamente il permesso.<br />

Lui irrigidì le spalle e rimase immobile,<br />

nello sguardo aveva la stessa sfida e la stessa<br />

supplica.<br />

Gli toccò il livido a lato <strong>de</strong>llo zigomo, piano,<br />

con la punta di un dito e lui serrò le<br />

palpebre cosicché temette di avergli fatto<br />

male ed esitò a un soffio dalla sua pelle.<br />

Gabriel aprì gli occhi incontrando i suoi e<br />

allora lei sentì la mano muoversi per volontà<br />

propria, posarsi con <strong>de</strong>licatezza sulla sua<br />

guancia, le dita sfiorargli i capelli morbidi dietro<br />

l’orecchio.<br />

Aveva l’altra mano stretta a pugno talmente<br />

forte che le giunture le dolevano, il


603/960<br />

cuore sembrava sul punto di schiantarsi da<br />

un momento all’altro.<br />

Gabriel con un sospiro distolse il capo,<br />

gli occhi di nuovo chiusi, un’esitazione nella<br />

piega <strong>de</strong>lle labbra che lo rese, per un momento,<br />

molto vulnerabile.<br />

«Per favore», le disse, turbato.<br />

«Allontanati».<br />

Sophia si posò una mano sulla bocca per<br />

reprimere una parola disperata e si ritrasse.<br />

«Perdonami, non sarei dovuta venire».<br />

Lui si alzò. «Perché sei qui? Se non è per<br />

compiacerti <strong>de</strong>l tuo potere o per go<strong>de</strong>rti le<br />

percosse <strong>de</strong>i tuoi amici, perché sei venuta?».<br />

Sophia scosse il capo. «Ho <strong>de</strong>tto che mi<br />

dispiace».<br />

Chinò il capo, ma lui le posò due dita<br />

sotto il mento e la indusse a guardarlo di<br />

nuovo.<br />

«È così, Sophia?», sussurrò. «Sei rimasta<br />

impigliata nella tua stessa rete?».


* * *<br />

604/960<br />

«Spero di non averti fatto atten<strong>de</strong>re<br />

troppo», disse Ashton Blackmore, entrando<br />

nella biblioteca <strong>de</strong>lla Resi<strong>de</strong>nza di Altieres.<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg stava giocando distrattamente<br />

con una catenina, catturando i riflessi<br />

<strong>de</strong>l fuoco nella medaglietta che vi era<br />

appesa.<br />

«Principe Axel?».<br />

«Chiedo scusa», Axel si riebbe con un<br />

sorriso e si alzò porgendogli la mano. «Ero<br />

immerso nei miei pensieri. L’orario è piuttosto<br />

in<strong>de</strong>cente, vero?».<br />

Ashton rise. «Anche quando ero un essere<br />

umano avrei consi<strong>de</strong>rato più in<strong>de</strong>cente<br />

un incontro di prima mattina che uno a tarda<br />

notte. Sono sempre stato un dissoluto».<br />

Una lieve brezza spinse la porta fino a<br />

chiu<strong>de</strong>rla, poi Ashton si alzò personalmente<br />

per versare da bere al suo ospite.


605/960<br />

«In che modo posso esservi utile,<br />

Altezza?».<br />

«Ho bisogno di qualcuno che abbia qualche<br />

secolo alle spalle per ve<strong>de</strong>re chiaro in<br />

una faccenda che non riesco a spiegare».<br />

«E io sono il <strong>de</strong>cano <strong>de</strong>i vampiri <strong>de</strong>lla<br />

Vecchia Capitale», Ashton annuì. «Sono<br />

pronto, nel caso, anche a mandare a<br />

chiamare <strong>de</strong>lle creature ancora più antiche.<br />

Ci vorrebbe un po’, perché, quando il peso<br />

<strong>de</strong>l tempo comincia a diventare gravoso, alcuni<br />

scelgono di dormire per <strong>de</strong>cenni, a volte<br />

per secoli. Non so perché sia così: è qualcosa<br />

che fa parte <strong>de</strong>lla nostra natura. Forse secoli<br />

di vita ne richiedono altrettanti di riposo».<br />

Axel annuì, poi vuotò il bicchiere in un<br />

unico sorso e lo agitò nella sua direzione, con<br />

un sorriso.<br />

«I Blackmore potranno essere problematici,<br />

ma la loro ospitalità è <strong>de</strong>lle migliori».<br />

«Mi fa piacere», rispose Ashton, alzandosi<br />

per riempirgli di nuovo il bicchiere.


606/960<br />

«Prima che siate completamente sbronzo<br />

volete accennarmi qualcosa?».<br />

«Tempo fa qualcuno ha cominciato a<br />

rastrellare dalla città tutti gli oggetti superstiti<br />

<strong>de</strong>l rogo di Palazzo Belmont».<br />

Palazzo Belmont. Ashton si accigliò: era<br />

stata la resi<strong>de</strong>nza di Belladore <strong>de</strong> Lanchale<br />

durante la sua ultima – ci si augurava per<br />

sempre – permanenza nella Vecchia<br />

Capitale.<br />

Dopo la scomparsa di quella creatura <strong>de</strong>l<br />

sangue, tra le più potenti e perverse che mai<br />

si fossero conosciute, il palazzo era bruciato<br />

fino alle fondamenta.<br />

«È probabile, come solitamente acca<strong>de</strong>»,<br />

disse Axel, «che, una volta reso noto che la<br />

loro padrona era stata annientata, la servitù<br />

abbia fatto razzia di tutti gli oggetti preziosi<br />

su cui è riuscita a mettere le mani».<br />

«Però a distanza di quasi sette anni qualcuno<br />

sta di nuovo cercando le cose di<br />

Belladore».


607/960<br />

Axel fece un lento gesto di assenso. «Uno<br />

<strong>de</strong>i manufatti che recuperati, in modo<br />

alquanto rocambolesco, vorrei aggiungere è<br />

un cofanetto con un intarsio di penne d’osso<br />

umano sul coperchio».<br />

«Che cosa contiene?».<br />

«Non lo sappiamo, non si apre. Non<br />

siamo nemmeno riusciti a capire con certezza<br />

se sia un normale cofanetto concepito<br />

per aprirsi».<br />

«Continuate».<br />

«Il me<strong>de</strong>simo tipo di <strong>de</strong>corazione si<br />

trova nella cripta <strong>de</strong>lla Chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione<br />

<strong>de</strong>lla Morte».<br />

«La conosco, anche se ovviamente non ci<br />

sono mai entrato. Ogni cosa in quella chiesa<br />

è bene<strong>de</strong>tta per bandire».<br />

«Abbiamo ritrovato qualcosa di simile<br />

anche nei sotterranei <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Penna, per puro caso: il pavimento <strong>de</strong>lla biblioteca<br />

ha ceduto e nel crollo sono rimaste


608/960<br />

coinvolte le pareti <strong>de</strong>gli ambienti<br />

sottostanti».<br />

«Anche questo è singolare, ma non tanto<br />

se si pensa che entrambi si trovano alla Citta<strong>de</strong>lla<br />

che è stata ricostruita dozzine di volte<br />

su se stessa».<br />

«È quello che ho pensato anche io. Ma la<br />

nostra memoria non arriva ai tempi a cui, in<br />

modo approssimativo, possiamo fare risalire<br />

le opere: circa cinque secoli fa».<br />

Ashton si appoggiò allo schienale <strong>de</strong>lla<br />

poltrona. «Una sfida», disse, pensoso.<br />

«Quasi la mia età. Ma un’indagine che vada<br />

così indietro nel tempo è piuttosto<br />

complicata».<br />

«Devo fare luce su questa cosa», disse<br />

Axel.<br />

Il suo tono cambiò, mostrando una<br />

minuscola incrinatura.<br />

«Fino a che non avrò l’assoluta certezza<br />

che tutti coloro che amo sono al sicuro da


609/960<br />

Belladore <strong>de</strong> Lanchale, non potrò mai essere<br />

tranquillo».<br />

«Axel, nessuno meglio di voi può sapere<br />

che ormai è scomparsa», disse Ashton.<br />

«Eravate così giovane e avete fatto una cosa<br />

straordinaria».<br />

«Non avevo nulla da per<strong>de</strong>re», Axel fece<br />

un sorriso mesto. «A<strong>de</strong>sso posso per<strong>de</strong>re<br />

tutto, invece. Anche se a volte, quando non<br />

sono <strong>de</strong>l tutto razionale, mi dico che forse<br />

vorrei non averla distrutta. Così che lei che<br />

ha vincolato la verità su quanto è successo<br />

possa raccontarla a Eloise e ren<strong>de</strong>rmi finalmente<br />

libero da questo mosaico di<br />

menzogne».<br />

Lo disse calmo, pieno di dignità, e<br />

Ashton pensò che Axel Van<strong>de</strong>mberg non era<br />

persona da ammettere il proprio tormento se<br />

non perché ormai era diventato ingestibile.<br />

Gli prese il bicchiere e si alzò per riempirglielo:<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg non era neppure


610/960<br />

persona che si potesse incoraggiare con una<br />

pacca sul braccio.<br />

Fu al momento di porgergli il bicchiere<br />

pieno, mentre era perduto nella contemplazione<br />

<strong>de</strong>i riflessi <strong>de</strong>l fuoco sul liquore, che<br />

il pensiero gli sovvenne, molesto.<br />

Axel se ne accorse: il suo ad<strong>de</strong>stramento,<br />

i poteri <strong>de</strong>l tatuaggio che portava impresso e<br />

che segnava la sua appartenenza alle Cinque<br />

Lune, lo ren<strong>de</strong>vano più forte e sensibile <strong>de</strong>i<br />

normali esseri umani, quando si trattava di<br />

misurarsi con le creature <strong>de</strong>lla notte.<br />

Così il suo intuito colse quell’esitazione<br />

infinitesimale <strong>de</strong>lla mano.<br />

«Che cosa succe<strong>de</strong>, Blackmore?».<br />

«Mi è tornata in mente una cosa che mi<br />

ha <strong>de</strong>tto una spiritista poche ore or sono»<br />

L’altro sollevò un angolo <strong>de</strong>lle labbra in<br />

un sorriso divertito. «Non sembrate tipo da<br />

dare retta ai ciarlatani».


611/960<br />

«E questa sicuramente sa esserlo,<br />

quando lo <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>. Si tratta di Kate Fox, la<br />

ricordate?».<br />

Axel annuì. «Naturalmente».<br />

«Mi ha confidato che avverte l’inquietudine<br />

<strong>de</strong>i morti <strong>de</strong>lla città e io, riflettendoci,<br />

<strong>de</strong>vo darle ragione».<br />

Tacque un istante per raccogliere i pensieri<br />

e formularli in un codice che una mente<br />

umana potesse compren<strong>de</strong>re.<br />

«È difficile da spiegare. Ve<strong>de</strong>te: voi siete<br />

vivo, io invece non lo sono da talmente tanto<br />

tempo che il mio essere non rispon<strong>de</strong> più alle<br />

sensazioni umane, ma spesso avverte correnti<br />

più profon<strong>de</strong> che possono competere<br />

soltanto allo stadio <strong>de</strong>lla morte. Questa<br />

notte», continuò, «Katherine Fox mi ha<br />

rivelato che avverte lo stato di agitazione <strong>de</strong>i<br />

morti <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale e, in un certo<br />

senso, anche io mi sono accorto di provarla.<br />

Durante il giorno, quando la mia anima abbandona<br />

il mio corpo e io non ho più il


612/960<br />

controllo, mi sembra che qualcosa la spinga<br />

verso il mondo <strong>de</strong>i vivi».<br />

Axel agitò il bicchiere, poi di nuovo lo<br />

vuotò in un colpo solo.<br />

«Ho come la vaga impressione che me ne<br />

servirà un altro», disse, con una smorfia.<br />

«Incaricherò uno <strong>de</strong>i valletti di portarvi a<br />

casa o ci penserò io personalmente».<br />

I loro sguardi si incrociarono sul livello<br />

<strong>de</strong>l liquore, all’orlo <strong>de</strong>l bicchiere.<br />

«Kate Fox si dice certa che qualcuno sta<br />

cercando di richiamare alla vita una creatura<br />

molto potente. Il tentativo, aggiungo io, <strong>de</strong>ve<br />

essere talmente risoluto da aver creato inquietudine<br />

in tutti gli spiriti <strong>de</strong>lla città. Non<br />

si ve<strong>de</strong>vano tante apparizioni da anni, Axel,<br />

questo è indubbio».<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg avvicinò il bicchiere<br />

alle labbra. «Accetto l’offerta <strong>de</strong>l valletto.<br />

Credo che mi servirà».<br />

Abbandonò la testa all’indietro contro il<br />

divano e chiuse gli occhi. Ashton aspettò


613/960<br />

pazientemente che si muovesse poi lo vi<strong>de</strong><br />

frugarsi in tasca senza riaprire gli occhi.<br />

«La stanza segreta sotto l’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Penna è collegata con il vecchio Arsenale<br />

<strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla», disse. «L’altra sera ci siamo<br />

andati e abbiamo trovato segni di rituali di<br />

morte <strong>de</strong>gli Altierenses, fantasmi che ci hanno<br />

attaccati e, non da ultimo, ho strappato<br />

questo dal collo di un uomo che ha cercato di<br />

annegarmi».<br />

Tra le sue dita pen<strong>de</strong>va qualcosa, la<br />

medaglietta appesa alla catena d’argento riverberò<br />

la luce <strong>de</strong>l fuoco: era uno scudo diviso<br />

a metà da una lancia, la cui estremità inferiore<br />

terminava con una croce.<br />

«La medaglia <strong>de</strong>gli ufficiali di Ma<strong>de</strong>rian»,<br />

disse Ashton.<br />

«Insieme al Cardinale <strong>de</strong> Plessy, il suo<br />

proprietario è forse il più fidato alleato di<br />

Belladore <strong>de</strong> Lanchale».


28.<br />

Cicatrici al tramonto<br />

Dopo mezzogiorno la svegliarono <strong>de</strong>i<br />

colpi insistenti alla porta.<br />

Si era addormentata da meno di un’ora,<br />

dopo due turni estenuanti in ospedale, ed era<br />

immersa in un sonno talmente profondo che,<br />

dapprima, si limitò a sognare che qualcuno<br />

stava appen<strong>de</strong>ndo un quadro usando il martello<br />

con troppo entusiasmo.<br />

«Eloise».<br />

La voce sussurrata era di Jordan Van<strong>de</strong>mberg<br />

e lei si tirò a se<strong>de</strong>re di scatto.<br />

«Arrivo», disse ancora intontita, afferrando<br />

una veste da camera.<br />

Jordan consi<strong>de</strong>rò brevemente il suo abbigliamento<br />

oltre l’uscio socchiuso e arrossì.


615/960<br />

«Mi dispiace disturbarti, Onorabile<br />

Eloise, ma mio fratello ha qualcosa di<br />

strano».<br />

Deliziosamente rigido e formale, pensò<br />

lei, trattenendo a stento l’impulso di scompigliargli<br />

i capelli come un bambino piccolo.<br />

«Parliamoci chiaro, Jordan, se tu dovessi<br />

disturbare qualcuno ogni qual volta uno <strong>de</strong>i<br />

tuoi fratelli ha qualcosa di strano, il mondo<br />

non avrebbe pace. Di cosa sta morendo<br />

Bryce, questa volta?».<br />

Jordan scosse il capo. «Non si tratta di<br />

Bryce. È Axel. Sono preoccupato perché<br />

questo comportamento non è da lui».<br />

Eloise perse all’istante l’espressione ilare.<br />

«Mi vesto e prendo la borsa, aspettami<br />

dabbasso. Sta molto male?».<br />

«Diciamo che dovrebbe aver perso il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio<br />

di bere per un bel pezzo».<br />

Eloise si infilò in fretta un vestito da pomeriggio<br />

e si gettò sulle spalle un mantello.


616/960<br />

Una pioggia fredda e insistente aveva salutato<br />

l’inizio di dicembre e le stra<strong>de</strong> erano<br />

allagate.<br />

Il palazzo <strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg non era distante<br />

dal collegio, ma il tragitto bastò a inzaccherarli:<br />

raffiche di vento portavano spruzzi<br />

di pioggia sotto l’ombrello e le scarpe affondavano<br />

in tre dita d’acqua.<br />

«Lady Eloise, sembri un gatto affogato»,<br />

la apostrofò Isobel McRae mentre Morton<br />

l’aiutava a togliere il mantello. «E tu, vai a<br />

cambiarti e a farti dare qualcosa di caldo in<br />

cucina. Poi fila a lezione», aggiunse, rivolta a<br />

Jordan.<br />

«Sissignora».<br />

Jordan si dileguò verso le cucine e un<br />

valletto prese la borsa da medico di Eloise.<br />

«Lady Eloise, permetti una parola».<br />

Eloise si fermò in procinto di salire la<br />

scalinata e si voltò cercando di non apparire<br />

troppo impaziente.


617/960<br />

«Il Principe Axel è tornato all’alba accompagnato<br />

da due valletti con la livrea <strong>de</strong>i<br />

Blackmore, talmente ubriaco che non si<br />

reggeva nemmeno in piedi. Si è chiuso nel<br />

suo studio e ha continuato a bere come se volesse<br />

ammazzarsi. Credo di non averlo mai<br />

visto ridotto in questo modo».<br />

Eloise sentì un impeto di collera salirle<br />

alla gola: se stava per muoverle qualche accusa,<br />

quando lei come al solito era l’ultima a<br />

sapere che cosa stesse succe<strong>de</strong>ndo…<br />

«So che i Blackmore sono vostri amici»,<br />

il tono sommesso, quasi tremante con cui<br />

Mamma Isobel continuò a parlare, invece, la<br />

spiazzò.<br />

«Lord Ashton sembra una brava persona»,<br />

disse la donna. «Ma non sempre<br />

quella famiglia ha fatto <strong>de</strong>lle scelte sensate».<br />

Isobel faceva parte di coloro che avevano<br />

sempre nutrito una forte diffi<strong>de</strong>nza nei confronti<br />

<strong>de</strong>i Blackmore e che li ritenevano responsabili<br />

<strong>de</strong>ll’eccidio che, durante la


618/960<br />

Rivolta, aveva seguito l’invasione <strong>de</strong>lla città<br />

da parte <strong>de</strong>lle creature <strong>de</strong>l Presidio.<br />

Se ai Blackmore spettava fare rispettare<br />

la tregua tra le razze, secondo alcuni avevano<br />

mancato al loro dovere, secondo altri, ancora<br />

peggio, avevano <strong>de</strong>liberatamente permesso,<br />

insieme ai Frati Neri, che la città venisse distrutta<br />

e gran parte <strong>de</strong>lla popolazione<br />

sterminata.<br />

Il fatto che l’ultima regina Blackmore<br />

fosse stata Clarisse Granville non aveva<br />

aiutato a fermare le voci che dalla Rivolta<br />

non si erano mai <strong>de</strong>l tutto sopite.<br />

«Posso andare?», Eloise non si sarebbe<br />

mai rivolta in modo meno che rispettoso alla<br />

governante <strong>de</strong>i suoi fratelli adottivi, ma una<br />

volta di più le sembrava che guardasse anche<br />

lei con sospetto soltanto per ciò che era:<br />

qualcuno con il me<strong>de</strong>simo potere di Clarisse.<br />

«Stai attenta, Lady Eloise, state attenti<br />

per l’amor di Dio».


619/960<br />

Le rughe di sofferenza sul volto di quella<br />

donna implacabile le die<strong>de</strong>ro, questa volta,<br />

una stretta di rimorso.<br />

«Va’ da lui, a<strong>de</strong>sso».<br />

Il valletto la aspettava fuori dalla porta<br />

<strong>de</strong>gli appartamenti di Axel e quando la vi<strong>de</strong><br />

arrivare si limitò a bussare due volte, poi le<br />

porse la borsa e si <strong>de</strong>filò con discrezione.<br />

«Sto bene, andate via, per favore». La<br />

voce di Axel, attraverso la porta era calma,<br />

seppure stanca.<br />

«Sono io», disse lei, socchiu<strong>de</strong>ndo la<br />

doppia porta. «Sto entrando».<br />

L’anticamera era invasa di acqua e di<br />

vento, Axel aveva spalancato le finestre, e<br />

scrolloni di vento e pioggia si riversavano<br />

nella stanza.<br />

In camera da letto sembrava che fosse<br />

passato un tornado: qualcuno aveva strappato<br />

le coperte dal letto e le aveva gettate da<br />

un lato; piccole piume bianche


620/960<br />

testimoniavano che quel qualcuno si era<br />

anche accanito sui cuscini.<br />

Libri rovesciati in terra, un vaso di fiori<br />

in pezzi disseminava corolle di rosa investite<br />

dalla pioggia sotto il davanzale di una finestra<br />

e lui era lì accanto, un braccio sugli occhi,<br />

semidisteso su una poltrona di cuoio, vicino<br />

a un tavolo con una bottiglia piena per metà.<br />

«Avevo <strong>de</strong>tto di andare via».<br />

Eloise sentì che il manico <strong>de</strong>lla borsa le<br />

sfuggiva di mano, così la lasciò ca<strong>de</strong>re con un<br />

tonfo sul tappeto.<br />

«Potrei pren<strong>de</strong>rvi in parola, Altezza, nel<br />

qual caso potrete ringraziare soltanto voi<br />

stesso».<br />

Rapido, Axel si tirò a se<strong>de</strong>re, le dita affondate<br />

nel cuoio <strong>de</strong>i braccioli.<br />

«Eloise», disse, dopo un momento.<br />

«Cosa ci fai qui?».<br />

Il dolore non era cambiato, aveva la<br />

me<strong>de</strong>sima intensità ogni volta che lui la<br />

faceva sentire un’estranea, così gli rivolse


621/960<br />

uno di quei sorrisi angelici e letali che aveva<br />

imparato negli anni.<br />

«Vostro fratello era preoccupato, così ha<br />

pensato di chiamarmi. In qualità di medico,<br />

ritengo, perché quando sento Vostra Altezza<br />

rivolgersi a me con questo tono non riesco a<br />

immaginare nessun altro buon motivo per<br />

trovarmi al suo cospetto».<br />

Si chinò per pren<strong>de</strong>re la borsa e, senza<br />

rivolgergli nemmeno uno sguardo, la posò<br />

sul tavolo e l’aprì.<br />

Frugò all’interno senza che quel gesto<br />

mostrasse traccia di rabbia o nervosismo,<br />

trovò una fiala e ne lasciò ca<strong>de</strong>re il contenuto<br />

<strong>de</strong>ntro un bicchiere di acqua fresca. Glielo<br />

offrì con la mano ferma di chi non si aspetta<br />

alcuna gentilezza per aver svolto il proprio<br />

lavoro.<br />

«Con questo dovreste riuscire a non<br />

morire per il mal di testa», disse, sbrigativa.<br />

«Per il resto le vostre condizioni mi sembrano<br />

abbastanza buone da poter affrontare


622/960<br />

la governante quando vedrà che avete condotto<br />

qui <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong>i cavalli imbizzarriti».<br />

Gli occhi di Axel non avevano smesso un<br />

attimo di seguirla, attenti. Sentendo quelle<br />

parole si accesero di divertimento. «Sapete<br />

come rimettermi al mio posto, milady»,<br />

sussurrò.<br />

Eloise sorrise.<br />

C’era una lezione che aveva perfettamente<br />

chiara ed era come riuscire a farlo<br />

quando tutti i muscoli facciali non volevano<br />

rispon<strong>de</strong>re.<br />

«Il vostro posto, al momento, è al<br />

diavolo», disse, dolcemente.<br />

«Penso di essermelo meritato».<br />

Axel sollevò il bicchiere in un brindisi silenzioso<br />

e ne sorbì il contenuto, poi lo posò<br />

con una smorfia.<br />

«È amaro, signora».<br />

«Sopravvivrete».<br />

Eloise richiuse la borsa e si voltò per<br />

rivolgergli un inchino esagerato, un


623/960<br />

capolavoro di sarcasmo, dopodiché si voltò<br />

per andarsene.<br />

«Eloise, vi prego di conce<strong>de</strong>rmi un momento»,<br />

il giovane sospirò e si alzò.<br />

Si premette le dita sugli occhi chiusi e<br />

questo le permise di valutare per un momento<br />

la barba di un giorno sul suo viso, il<br />

pallore sotto l’abbronzatura dorata.<br />

Quando allontanò le mani, vi<strong>de</strong> che<br />

anche gli occhi erano scavati da profon<strong>de</strong><br />

tracce scure.<br />

«Forse un’altra volta», disse lei, con un<br />

sorriso che era un capolavoro di falsità. «Ho<br />

<strong>de</strong>gli impegni impellenti che purtroppo mi<br />

impediscono di intrattenere Vostra Altezza».<br />

Lui la superò e si piazzò davanti alla<br />

porta. «Va bene», ammise. «Hai tutte le ragioni<br />

per voler litigare».<br />

«Ma io non voglio litigare, Axel», disse<br />

lei, in tono paziente. «Voglio solo<br />

andarmene».


Axel la fissò per un momento, poi si tirò<br />

di lato con un inchino, per lasciarla passare.<br />

«Come <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri».<br />

* * *<br />

624/960<br />

Aveva ancora <strong>de</strong>lle ore prima di cominciare<br />

il turno in ospedale e avrebbe potuto<br />

impiegarle per fare un bagno bollente che le<br />

togliesse dalle ossa il gelo <strong>de</strong>lla pioggia e<br />

quello <strong>de</strong>ll’angoscia.<br />

Eloise si passò una mano sul viso per<br />

togliersi la pioggia dalle ciglia e guardò verso<br />

l’alto le <strong>de</strong>nse nuvole grigie e gli aghi d’acqua<br />

che le precipitavano addosso.<br />

Si ritrovò davanti alla Resi<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>lla<br />

Reggenza di Altieres senza averlo previsto.<br />

Le guardie all’ingresso, che avevano l’espresso<br />

ordine di lasciarla passare a ogni ora<br />

<strong>de</strong>l giorno e <strong>de</strong>lla notte, si misero in


625/960<br />

posizione di saluto e Alexis comparve sulla<br />

porta per accoglierla.<br />

Il segretario di Adrian Blackmore che supervisionava<br />

l’andamento <strong>de</strong>lla casa, aveva<br />

l’aspetto fresco di un diciottenne, forse<br />

troppo sottile e femmineo, ma Eloise sapeva<br />

che aveva più di cinquant’anni.<br />

Era stato alle dipen<strong>de</strong>nze di Belladore <strong>de</strong><br />

Lanchale, rammentò lei, con un brivido.<br />

Strano, ma non le capitava mai di pensare a<br />

questo quando lo incontrava.<br />

Era soltanto il discreto, educato Alexis<br />

che faceva funzionare la casa come un meccanismo<br />

di precisione e che sembrava<br />

mostrare, con ogni suo comportamento, di<br />

ripagare con la lealtà l’occasione che Adrian<br />

gli aveva concesso pren<strong>de</strong>ndolo alle proprie<br />

dipen<strong>de</strong>nze.<br />

«È troppo presto e immagino che Sophia<br />

non sia qui», disse Eloise, nervosa.<br />

«La Principessa Sophia a quest’ora ha<br />

lezione con il Dominus di Astronomia»,


626/960<br />

rispose Alexis. «Lord Cain si <strong>de</strong>sterà non<br />

prima <strong>de</strong>lle nove. È giovane per tollerare<br />

anche solo la luce <strong>de</strong>l tramonto. Lord Adrian<br />

e Lord Ashton invece potranno ricevervi tra<br />

non molto».<br />

«Grazie, mi spiace essere arrivata senza<br />

preavviso».<br />

Fradicia, con l’orlo <strong>de</strong>lla gonna sporco di<br />

fango, sapeva di non essere presentabile, ma<br />

Alexis la guidò verso la gran<strong>de</strong> biblioteca<br />

dove i Blackmore solevano riunirsi e dove il<br />

fuoco era sempre acceso.<br />

«Milady, faccio portare <strong>de</strong>l tè».<br />

«Fatelo servire in camera di Lord<br />

Ashton».<br />

«Come milady <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ra».<br />

Lo guardò allontanarsi dopo un inchino<br />

compito, i capelli neri e lucenti come il giaietto<br />

bagnato, l’adolescente nutrito di<br />

sangue di vampiro fino a che non aveva semplicemente<br />

smesso di crescere.


627/960<br />

Nessuno conosceva il suo rifugio diurno,<br />

era troppo pru<strong>de</strong>nte per rivelarlo, né lo<br />

faceva Adrian che, all’approssimarsi<br />

<strong>de</strong>ll’alba, portava con sé Cain.<br />

Eloise però sapeva che le segrete <strong>de</strong>lla<br />

Resi<strong>de</strong>nza di Altieres erano dotate di cunicoli<br />

e passaggi segreti, protetti da porte di pietra<br />

che soltanto la forza di un redivivo poteva<br />

smuovere.<br />

Le camere di Ashton erano ariose e ordinate,<br />

uno spazio dove le ombre fuggivano<br />

alle leggi naturali per giocare libere.<br />

Una di esse strisciò verso Eloise e si raggomitolò<br />

intorno al suo pie<strong>de</strong>: era l’ombra di<br />

un gatto, lei non aveva ancora visto un trucco<br />

simile.<br />

Si lasciò scivolare sul pavimento, la schiena<br />

contro la sponda <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> letto a<br />

colonne, e fu così che Ashton la trovò: al<br />

buio, con una tazza di tè ormai fredda e intatta<br />

accanto e l’ombra di un gatto che le riposava<br />

sulle ginocchia.


628/960<br />

«Hai davvero staccato a un gatto la sua<br />

ombra?».<br />

Lui indossava solo i pantaloni e aveva i<br />

capelli bagnati, una pezza di lino intorno al<br />

collo e i piedi scalzi.<br />

«È stato Cain», rispose, la sua voce era<br />

così gentile che per qualche motivo le fece<br />

salire le lacrime agli occhi. «Non riusciamo<br />

più a trovare il legittimo proprietario, ma la<br />

sua ombra sembra preferisca stare in questa<br />

stanza».<br />

Si avvicinò, tranquillo, poi si accosciò<br />

davanti a lei. Il suo viso dalla bellezza inumana<br />

aveva sempre il potere di calmarla,<br />

fosse anche per il semplice fatto di essere la<br />

testimonianza tangibile che qualcosa poteva<br />

esistere oltre gli affanni <strong>de</strong>i mortali.<br />

«Ti piacerebbe averlo? Gli ordinerò di<br />

stare con te».<br />

Lei toccò con la punta <strong>de</strong>l dito la testina<br />

<strong>de</strong>l gatto d’ombra, cauta, come se non volesse<br />

disturbarlo.


629/960<br />

Ashton le spalancò le braccia. «Vieni<br />

qua, ragazzina umana».<br />

Lei gli buttò le braccia al collo e scoppiò<br />

in singhiozzi convulsi; poi si ritrasse e gli<br />

sbatté entrambi i pugni contro il petto.<br />

«Che cosa succe<strong>de</strong>? Che cosa mi stai<br />

nascon<strong>de</strong>ndo?».<br />

«Posso anche dirtelo, ma sei sicura di<br />

volerlo sapere da me?».<br />

Eloise scosse il capo e ricominciò a<br />

piangere.<br />

L’unica persona al mondo davanti alla<br />

quale non aveva bisogno di fingere era lui,<br />

l’unico a cui non aveva nulla da dimostrare<br />

se non la sua completa, imperfetta umanità.<br />

La sua pelle era tiepida per il bagno, ma<br />

se anche avesse avuto il freddo <strong>de</strong>lla morte,<br />

lei non avrebbe recepito in quel gelo un segnale<br />

d’allarme universale di cui la natura<br />

aveva dotato le razze viventi.<br />

«Se c’è una cosa di cui ringrazierò<br />

sempre il Cielo è che sono passati oltre


630/960<br />

quattrocento anni da quando ne ho avuti<br />

venti».<br />

La sentì tremare e si accorse che era<br />

scossa da una risata silenziosa. Le coprì la<br />

nuca con una mano, cullandola.<br />

«Ti ricordi cosa si prova?», gli domandò<br />

lei.<br />

«No, direi di no».<br />

«Confortante».<br />

«Non posso darti torto e se lo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri<br />

posso fare di te la mia creatura <strong>de</strong>l sangue<br />

anche a<strong>de</strong>sso, così almeno saprai per certo<br />

che tra quattrocento anni vedrai le cose sotto<br />

un’altra prospettiva».<br />

Pian piano si acquietò contro la sua<br />

spalla, gli posò la guancia contro il braccio e<br />

lasciò che le sue carezze ipnotiche sui capelli<br />

le sciogliessero la tensione.<br />

«Non voglio sopravvivere a tutti quelli<br />

che amo».<br />

«Lo so, Eloise».<br />

Lei sospirò. «Sono così stanca, Ashton».


631/960<br />

«So anche questo».<br />

Ashton si alzò in piedi con una mossa<br />

fluida, sollevandola tra le braccia come se<br />

fosse una bambina piccola e si spostò davanti<br />

alla vetrata.<br />

Rimase a guardare la Vecchia Capitale<br />

sotto il cielo stellato poi, quando si accorse<br />

che Eloise si era addormentata, la posò con<br />

<strong>de</strong>licatezza sul letto e le stese addosso una<br />

coperta.<br />

«Non lasciarla sola», ordinò, sottovoce,<br />

all’ombra <strong>de</strong>l gattino. «Se si sveglia corri a<br />

cercarmi, intesi?».<br />

Terminò di vestirsi nel suo spogliatoio e<br />

discese ai piani inferiori. Una parte <strong>de</strong>lla sua<br />

percezione individuò Cain che, da poco sveglio<br />

e molto affamato, terminava di vestirsi<br />

per andare a caccia.<br />

Adrian era rientrato forse da qualche<br />

minuto, così lo trovò in biblioteca, davanti al<br />

pianoforte, che traeva qualche accordo


632/960<br />

distratto per poi trascriverlo, quando la cosa<br />

lo convinceva, su uno spartito nel leggio.<br />

«Adrian, <strong>de</strong>vo convocare Alexis per parlargli,<br />

siccome sei stato tu ad assumerlo, vorrei<br />

che fossi presente».<br />

Adrian sollevò le mani dal pianoforte.<br />

«Immaginavo che lo avresti <strong>de</strong>tto. Lascia che<br />

ti dica che è spaventato, una parola sbagliata<br />

e fuggirà senza lasciare tracce».<br />

«Non ho intenzione di minacciarlo, ma<br />

non siamo soltanto noi ad aver bisogno di<br />

risposte».<br />

Ashton guardò le fiamme <strong>de</strong>l camino e<br />

aggiunse: «Un vero peccato quando avevo<br />

sperato che non avremmo mai nemmeno<br />

dovuto porci <strong>de</strong>terminate doman<strong>de</strong>».


29.<br />

Sepolta nel tempo<br />

«Cipressi».<br />

«Mi sembra un’ottima scelta signore»,<br />

disse Morton.<br />

Bryce annuì. «Sembra anche a me, fanno<br />

ombra e sono eleganti. Morton, dobbiamo<br />

andare a fare un sopralluogo al Mausoleo,<br />

forse è il caso di rimo<strong>de</strong>rnarlo: se infine opterò<br />

per una sepoltura fuori città dovrò trascorrervi<br />

parecchio tempo».<br />

«L’eternità, signore».<br />

Sophia si fermò sulla porta con una bracciata<br />

di fiori freschi che aveva raccolto dalle<br />

serre.<br />

«Molto belli», si complimentò Bryce.<br />

«A<strong>de</strong>sso disponili in un vaso».


634/960<br />

Un valletto, trafelato e preoccupato, si<br />

materializzò sulla porta e fece un inchino<br />

frettoloso. «Altezza», disse, «vi chiedo scusa,<br />

ma è giunto un ospite inatteso e vostro fratello<br />

non sembra contento».<br />

Bryce inarcò un sopracciglio. «Di chi si<br />

tratta?».<br />

«Il segretario <strong>de</strong>i Blackmore, Altezza, ha<br />

portato un messaggio da parte di Lord<br />

Ashton».<br />

«Alexis?», Bryce fece un gesto costernato.<br />

«Penso che Axel non sia semplicemente<br />

scontento, con ogni probabilità in<br />

questo momento sta tentando di ucci<strong>de</strong>rlo.<br />

Fate accomodare il signor Alexis nello studio»,<br />

aggiunse poi, rivolto al valletto. «Non<br />

mi interessa cosa dice mio fratello, riceverò<br />

io il messaggio di Lord Blackmore se lui lo<br />

rifiuta».<br />

Il valletto si inchinò e si dileguò per<br />

obbedire.


635/960<br />

«Sophia, tu continua con quei fiori, io<br />

torno appena le circostanze me lo consentiranno:<br />

un ere<strong>de</strong> al trono accusato di omicidio<br />

può essere qualcosa di veramente<br />

imbarazzante».<br />

Reprimendo un sospiro, Bryce si affrettò<br />

verso lo studio dove il secondo maggiordomo,<br />

pochi minuti dopo, introdusse l’ospite.<br />

«Sono davvero spiacente per l’accaduto,<br />

Altezza», esordì Alexis, dopo un inchino educato.<br />

«Ma mi aspettavo qualche resistenza».<br />

Lo disse in tono mite, privo di sarcasmo<br />

e Bryce gli fece cenno di accomodarsi senza<br />

alcun commento.<br />

«Ho l’incarico di consegnare questo, personalmente,<br />

al Principe Axel», disse Alexis<br />

traendo dalla giacca scura una lettera ripiegata.<br />

«Suppongo però di poter fare<br />

un’eccezione».<br />

«Vogliate essere così gentile», disse<br />

Bryce, in tono distaccato.


636/960<br />

Ruppe il sigillo e lesse la lettera che recava<br />

un’unica parola: «Ascoltatelo».<br />

«Vogliate atten<strong>de</strong>rmi, per favore».<br />

Bryce lasciò la lettera sul tavolo e si allontanò<br />

a grandi passi verso la porta.<br />

Al piano di sopra, un cameriere stava<br />

servendo il tè ad Axel che, finalmente sbarbato<br />

e <strong>de</strong>centemente vestito, sembrava intenzionato<br />

a lavorare alla sua tesi di laurea<br />

ignorando tutto il resto.<br />

«Bryce, se non ti dispiace sono<br />

occupato».<br />

«Non mi dispiace affatto disturbarti»,<br />

replicò Bryce. «Quindi non darti alcun pensiero<br />

per il mio stato d’animo».<br />

Axel spinse da parte il libro che stava<br />

consultando e congedò il servitore senza<br />

staccare gli occhi dal fratello.<br />

«Immagino che mi darai il tormento fino<br />

a che non avrai <strong>de</strong>tto ciò per cui sei venuto.<br />

In questo caso sii rapido».


637/960<br />

Bryce sorrise con gran<strong>de</strong> cortesia. «Axel,<br />

un pugno è il modo più rapido per comunicarti<br />

ciò che penso in questo momento. Non<br />

tentarmi».<br />

Axel gli fece cenno di proseguire.<br />

«Al<strong>de</strong>nor ha bisogno di un successore al<br />

trono, nel malaugurato caso che a Fabian accada<br />

qualcosa, quindi non vorrei doverti ammazzare<br />

e, di conseguenza, assumermi personalmente<br />

questa seccatura».<br />

«Va’ avanti».<br />

«Solitamente sei un uomo anche troppo<br />

razionale, ma quando si tratta di Belladore<br />

non sei in grado di pensare con la dovuta<br />

fred<strong>de</strong>zza», continuò Bryce, calmo.<br />

Vi<strong>de</strong> l’altro trasalire leggermente sentendo<br />

pronunciare quel nome.<br />

«Per questo motivo sii così cortese da<br />

voler scen<strong>de</strong>re ad ascoltare quello che Alexis<br />

ha da dirti dietro ordine di Ashton Blackmore.<br />

Dal momento che non puoi fidarti di<br />

te stesso, ti prego di avere almeno il buon


senso di fidarti <strong>de</strong>i tuoi amici, se li ritieni<br />

tali».<br />

Axel stava per aggiungere qualcosa ma<br />

l’altro lo prevenne con uno svolazzo <strong>de</strong>lla<br />

mano, vagamente impaziente.<br />

«Ho <strong>de</strong>tto ciò che dovevo, a<strong>de</strong>sso fa’<br />

quello che ti pare».<br />

Se ne andò senza curarsi di atten<strong>de</strong>re<br />

un’eventuale replica: nemmeno suo fratello<br />

era così sconsi<strong>de</strong>rato da mandarlo davvero in<br />

collera.<br />

* * *<br />

638/960<br />

Alexis si alzò non appena lo vi<strong>de</strong> entrare,<br />

fece un inchino e attese che fosse lui a rivolgergli<br />

per primo la parola.<br />

Non era cambiato dalla prima volta che<br />

lo aveva visto e, sapeva per certo, difficilmente<br />

lo avrebbe fatto.


639/960<br />

Alexis aveva origini sconosciute, nemmeno<br />

l’accento più lieve tradiva la sua<br />

provenienza.<br />

Di lui sapeva soltanto che era stato nutrito<br />

con sangue di vampiro e altre strane<br />

soluzioni da quando era molto piccolo, così<br />

la sua crescita fisica si era arrestata alla fine<br />

<strong>de</strong>ll’adolescenza, conferendogli quel suo aspetto<br />

così peculiare, sottile e androgino.<br />

Era stato per oltre trent’anni il segretario<br />

personale di Belladore <strong>de</strong> Lanchale, aveva<br />

visto sprazzi di perversione davanti a cui<br />

Satana in persona si sarebbe ritratto con<br />

disgusto.<br />

«Vogliate compren<strong>de</strong>re le mie maniere<br />

poco ospitali», disse Axel, dopo un<br />

momento.<br />

Non era un saluto, tantomeno si trattava<br />

di scuse. Nulla al mondo lo avrebbe indotto<br />

ad ammettere che quella creatura poteva di<br />

nuovo affacciarsi alle soglie <strong>de</strong>lla sua vita.


640/960<br />

«L’ultima volta che sono entrato in<br />

questa casa», la voce di Alexis aveva una ca<strong>de</strong>nza<br />

misurata, «giuraste che se mi fossi<br />

presentato ancora al vostro cospetto mi<br />

avreste ucciso. Sono qui a rischio che<br />

manteniate quella promessa».<br />

«Siete alle dirette dipen<strong>de</strong>nze <strong>de</strong>i Blackmore<br />

che sono amici e alleati <strong>de</strong>lla casa di<br />

Van<strong>de</strong>mberg», replicò Axel. «Come salvacondotto<br />

direi che è sufficiente».<br />

Gli fece cenno di accomodarsi, non si era<br />

aspettato che Alexis nutrisse una qualche<br />

forma di timore nei suoi confronti.<br />

«Vi ascolto», disse Axel. «Ma vi avverto<br />

anche che non ho alcuna intenzione di tollerare<br />

la vostra presenza in casa mia oltre lo<br />

stretto necessario».<br />

«Sono qui dietro espressa richiesta di<br />

Lord Ashton», rispose Alexis. «Avevo sperato<br />

di poter lasciare che il tempo cancellasse<br />

alcune cose, magari arrivare a fare finta che


641/960<br />

non fossero mai esistite. Non mi è consentito,<br />

a quanto sembra».<br />

Axel riportò lo sguardo gelido su di lui.<br />

«Se avete terminato con i preamboli».<br />

«Ancora una cosa, Altezza», il tono di<br />

Alexis sebbene pacato era <strong>de</strong>ciso. «Sono<br />

abituato al fatto che mi si faccia una colpa<br />

solo per ciò che sono anche se non sono stato<br />

io a scegliere quel che fecero di me. Ma non<br />

sono qui per voi, lo faccio perché Lord Adrian<br />

ha avuto la gentilezza d’animo di conce<strong>de</strong>rmi<br />

una possibilità quando nessuno lo<br />

avrebbe fatto e io voglio dimostrarmi <strong>de</strong>gno<br />

di questa fiducia. Non lo faccio per voi», ripeté.<br />

«Bensì per lui e per me stesso».<br />

L’altro incassò, questa volta senza<br />

battere ciglio.<br />

«Ho seguito Belladore per cinquant’anni.<br />

Per trenta sono stato suo segretario personale,<br />

ho badato alla sua corrispon<strong>de</strong>nza;<br />

ho svolto le mansioni più <strong>de</strong>licate e riservate<br />

per suo conto. Non posso dire per questo che


642/960<br />

lei mi abbia messo al corrente <strong>de</strong>l suo pensiero<br />

o <strong>de</strong>i suoi affari, ma naturalmente qualcosa<br />

ho intuito nel corso <strong>de</strong>gli anni anche se<br />

lei era brava, molto brava a mantenere i suoi<br />

segreti. Il giorno che ne avessi conosciuti<br />

troppi, mi avrebbe eliminato senza alcun<br />

pensiero e di questo ero consapevole. Non<br />

avevo scampo. La prima cosa che <strong>de</strong>vo dirvi<br />

di lei», aggiunse, dopo una pausa, «è che era<br />

più antica di quanto non lasciasse inten<strong>de</strong>re.<br />

All’inizio non lo avevo compreso, poi ho<br />

cominciato a notare alcune anomalie. Di<br />

tanto in tanto si lasciava sfuggire riferimenti<br />

a tempi in cui non avrebbe dovuto essere<br />

neppure una mortale; alcuni stralci di lettere<br />

trovate tra i rifiuti mi die<strong>de</strong>ro la conferma.<br />

Ho sempre fatto finta di nulla: ero troppo<br />

terrorizzato. Nel corso <strong>de</strong>gli anni avevo visto<br />

troppi <strong>de</strong>l suo seguito subire cose orribili. Io<br />

stesso sono stato torturato, senza motivo. Le<br />

prime volte ritenevo che lo facesse perché mi<br />

aveva trovato manchevole in qualche mia


643/960<br />

mansione. Crescendo mi resi conto che lo<br />

faceva per mantenere intorno a sé uno stato<br />

di paura costante. Non le piaceva la nostra<br />

sofferenza, non le interessava nemmeno, il<br />

suo scopo era piegarci perché nessuno di noi<br />

concepisse, anche solo per un momento,<br />

l’i<strong>de</strong>a di tradirla. Nives Webber subì ciò che<br />

sappiamo, Elenoire Sinclair fu costretta a<br />

fare cose indicibili, io stesso…».<br />

Si passò una mano sugli occhi, molto<br />

rapidamente. Fu l’unico gesto che potesse<br />

rivelare la sua tensione, perché la voce era<br />

ferma, il volto impassibile.<br />

Axel si alzò e senza una parola si avvicinò<br />

a un vassoio dove si trovavano bottiglie e<br />

grossi bicchieri di vetro molato.<br />

Versò da bere per due e lasciò un bicchiere<br />

sul tavolo basso davanti alle gambe di<br />

Alexis il quale lo guardò, stupefatto.<br />

Axel alzò il bicchiere. «Che possa bruciare<br />

all’inferno».


644/960<br />

«Non so quale possa essere la sua<br />

provenienza», continuò Alexis, in tono leggermente<br />

più rilassato. «Nessuno lo sapeva.<br />

Nessuno sapeva chi l’avesse trasformata in<br />

modo da risalire a quale linea di sangue appartenesse.<br />

Una volta mi disse che, in ogni<br />

caso, lei era l’ultima <strong>de</strong>lla sua famiglia e che<br />

questa era già quasi estinta quando aveva<br />

ricevuto la sua Seconda Nascita».<br />

«Per questo nessuno è mai riuscito a individuare<br />

con esattezza quali fossero i suoi<br />

poteri», disse Axel, inaspettatamente. «Io<br />

stesso ho cercato, e studiato e domandato,<br />

ma non c’era nulla che potesse dire quali<br />

fossero i suoi punti di forza e quelli <strong>de</strong>boli».<br />

«Aveva ascen<strong>de</strong>nte sulle creature <strong>de</strong>l<br />

Presidio», disse Alexis. «So che quando attingeva<br />

potere da esse ne acquisiva, in un<br />

certo senso, anche la vulnerabilità. Per<br />

questo motivo era molto attenta agli<br />

Evocatores».


645/960<br />

Axel annuì, cupo. «Tranne a quelli suoi<br />

alleati».<br />

«Esattamente», disse Alexis. «Ne conosceva<br />

alla perfezione i poteri, tanto da spingermi<br />

a chie<strong>de</strong>rmi se, in vita, non fosse stata<br />

uno di loro».<br />

«È possibile?», domandò Axel, in tono<br />

aspro.<br />

«Sì, è possibile, ma non posso dirlo con<br />

certezza. So che contava molti di loro tra i<br />

suoi amici e li teneva in gran<strong>de</strong><br />

consi<strong>de</strong>razione».<br />

«Nassar Stuart», disse Axel. «Il Cardinale<br />

<strong>de</strong> Plessy. Tutta gente di irreprensibile<br />

reputazione»<br />

«C’era anche una ragazza», aggiunse<br />

Alexis. «Una ragazzina <strong>de</strong>llo Studium <strong>de</strong>lla<br />

Vecchia Capitale».<br />

L’altro lo interruppe con un gesto. «La<br />

mia Eloise», disse, secco. «L’ha tenuta in<br />

così gran<strong>de</strong> consi<strong>de</strong>razione da attentare alla<br />

sua vita per ricattarmi e da sospen<strong>de</strong>re sulla


sua testa un’ascia che sarebbe potuta ca<strong>de</strong>re<br />

in qualsiasi momento».<br />

Si interruppe, consapevole di aver parlato<br />

troppo.<br />

«Non si tratta di Lady Eloise, Altezza»,<br />

disse Alexis, calmo. «È qualcosa che risale a<br />

molti anni prima. Il nome di quella ragazza<br />

era Clarisse Granville».<br />

* * *<br />

646/960<br />

«Lord Ashton è al corrente di questo?».<br />

«Lo è da ieri sera», disse Alexis.<br />

«È questa la vostra lealtà?», proruppe<br />

Axel, amaro. «Avete taciuto tutto questo a<br />

chi vi ha offerto una casa?».<br />

«È morta e la loro frequentazione si era<br />

interrotta prima che Lady Clarisse diventasse<br />

regina». Alexis per la prima volta parve per<strong>de</strong>re<br />

la propria calma. «Migliaia di persone


647/960<br />

hanno incrociato la vita <strong>de</strong>lla Signora di Lanchale.<br />

Ero appena un bambino quando acca<strong>de</strong>va,<br />

come potevo sapere che fosse<br />

importante?».<br />

«Un vampiro di quattrocento anni non si<br />

interessa a una <strong>de</strong>lle dozzine di insignificanti<br />

nipoti <strong>de</strong>lla Reggenza di Valdyer», commentò<br />

Axel. «Almeno non fino a che l’ere<strong>de</strong><br />

al trono di Altieres non <strong>de</strong>ci<strong>de</strong> di corteggiarla,<br />

immagino».<br />

«Deve essere Lord Ashton a dirvi che<br />

cosa sa e pensa di questa faccenda», disse<br />

Alexis.<br />

«Allora continuate da dove vi ho interrotto»,<br />

Axel allontanò il bicchiere, trattenendosi<br />

a stento dallo scagliarlo contro un muro<br />

per la cupa soddisfazione di ve<strong>de</strong>re qualcosa<br />

andare in pezzi insieme alla sua serenità.<br />

«Negli ultimi anni in cui sono stato al<br />

suo servizio, ho capito che custodiva qualcosa.<br />

Non mi è stato dato di sapere cosa<br />

fosse, con ogni probabilità è per questo che


648/960<br />

sono ancora vivo. Non teneva appunti, non<br />

ha mai tenuto un diario, so per certo che<br />

c’erano <strong>de</strong>i riferimenti infinitesimali nella<br />

sua corrispon<strong>de</strong>nza, ma era pru<strong>de</strong>nte, non si<br />

fidava neppure di se stessa».<br />

«Le lettere in questione a chi erano<br />

indirizzate?».<br />

Alexis scosse la testa. «Come vi dicevo,<br />

gente morta da tempo. Solo due persone<br />

sono ancora in vita: Lord Ma<strong>de</strong>rian, il Reggente<br />

Nassar Stuart; e Sua Eminenza il Cardinale<br />

<strong>de</strong> Plessy».<br />

«Tra coloro che sono morti, immagino<br />

possiamo annoverare anche Clarisse<br />

Blackmore».<br />

«Clarisse Granville», corresse Alexis in<br />

tono mite. «Era ancora Clarisse Granville».<br />

«Lo è rimasta fino alla fine, a quanto<br />

pare».


30.<br />

Il male in boccio<br />

«Ciò che la signora di Lanchale cercava<br />

si trova qui, nella Vecchia Capitale», continuò<br />

Alexis. «Almeno so per certo che lo era<br />

la notte in cui lei uscì per non tornare mai<br />

più».<br />

I loro sguardi si incrociarono e Axel lesse<br />

qualcosa che non aveva previsto: rispetto,<br />

gratitudine, timore.<br />

«La signora aveva perduto qualcosa e ne<br />

era molto contrariata. Pensava le fosse stato<br />

rubato da una <strong>de</strong>lle cameriere e giurava di<br />

torturare a morte chiunque fosse stato. Non<br />

avevo dato molto peso alla cosa, ma qualche<br />

tempo fa qualcuno fece girare nei bassifondi<br />

<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale la voce che chiunque<br />

avesse riportato gli oggetti provenienti da


650/960<br />

Palazzo Belmont sarebbe stato ricompensato<br />

in modo principesco, e ho cominciato a essere<br />

spaventato».<br />

«Di chi si tratta?».<br />

«Non si sa: dopo che è stato ritrovato il<br />

cadavere di uno di coloro che si erano vantati<br />

di aver rivenduto a caro prezzo qualcosa<br />

rubato a Palazzo Belmont, nessuno ha più<br />

osato tentare la transazione. Corre voce che<br />

quella persona sia morta in modo orribile»,<br />

precisò Alexis. «Nessuno si è fatto avanti a<br />

reclamare il corpo, per paura».<br />

Axel pensò al cadavere nel quale lui e<br />

Ross si erano imbattuti quando avevano visitato<br />

la chiesa <strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte.<br />

Uno <strong>de</strong>i confratelli aveva parlato di una<br />

morte orribile, nonostante il corpo sembrasse<br />

intatto.<br />

Una morte che era servita a propiziare<br />

l’ingresso in città a qualcuno che serviva il<br />

Signore di Cimiteri.


651/960<br />

«Ho sperato fosse una coinci<strong>de</strong>nza, l’insana<br />

passione di un collezionista malato di<br />

cimeli male<strong>de</strong>tti», disse Alexis. «In questi<br />

anni la paura non mi ha mai abbandonato.<br />

Sono rimasto nascosto per tanto tempo dopo<br />

che lei era scomparsa, guardandomi le<br />

spalle, certo che qualcuno sarebbe venuto da<br />

me a vendicarsi per qualcosa che aveva fatto<br />

o che mi aveva costretto a fare. Soltanto<br />

quando Lord Adrian mi ha permesso di entrare<br />

al suo servizio ho cominciato a sentirmi<br />

di nuovo al sicuro».<br />

Prese fiato. «Poi, come in fondo mi aspettavo,<br />

fui contattato a mia volta».<br />

«Da chi?».<br />

Axel gli piantò gli occhi in volto, risoluto.<br />

«Uno spettro, milord. Si trattava di un<br />

fantasma».<br />

«Di chi?».<br />

«Uno sconosciuto, milord, posso supporre<br />

che fosse l’uomo ucciso di cui vi


652/960<br />

parlavo prima, ma non posso confermarlo<br />

perché non l’ho mai conosciuto».<br />

«Che cosa vi ha chiesto?».<br />

«Se sapevo qualcosa, se da Palazzo Belmont<br />

avevo portato via qualcosa».<br />

«Voi naturalmente avete risposto che<br />

non sapevate nulla».<br />

«È corretto, milord. Ho risposto così, ho<br />

incassato la minaccia di essere ucciso, ma<br />

per niente al mondo avrei voluto di nuovo<br />

essere coinvolto in qualcosa che avesse a che<br />

fare con lei».<br />

Alexis lo guardò e un lampo in<strong>de</strong>finibile<br />

gli attraversò lo sguardo.<br />

«Ma ho mentito, so di cosa si tratta perché<br />

l’ho sentita parlarne una volta, a voce<br />

alta, quando cre<strong>de</strong>va che nessuno ci avrebbe<br />

fatto caso», disse. «È un mazzo di carte. Un<br />

banalissimo mazzo di carte <strong>de</strong>corato di stupi<strong>de</strong><br />

margherite al quale però, chissà per<br />

quale motivo, teneva moltissimo».


653/960<br />

Axel finalmente <strong>de</strong>cise che quel bicchiere<br />

valeva la pena scagliarlo in terra.<br />

«Un mazzo di carte perduto da quasi<br />

sette anni. Come si può ritrovare? Dove…».<br />

S’interruppe e guardò i frantumi sul pavimento,<br />

le minuscole fiamme racchiuse nei<br />

pezzi di cristallo.<br />

Dal corridoio giunse una voce contrariata.<br />

«Maledizione, l’ha ammazzato sul serio,<br />

a<strong>de</strong>sso mi toccherà essere l’ere<strong>de</strong> al trono al<br />

posto suo e indossare quel ridicolo mantello<br />

da cerimonia».<br />

Bryce fece irruzione nello studio e consi<strong>de</strong>rò<br />

con un breve sguardo Alexis sulla poltrona<br />

e Axel fermo al centro <strong>de</strong>lla stanza con<br />

un bicchiere in pezzi ai piedi.<br />

In faccia gli si leggeva chiaramente che<br />

se fosse stato Alexis a tirarglielo dietro,<br />

avrebbe avuto tutta la sua comprensione.<br />

«Arrivi a proposito», disse Axel, calmissimo.<br />

«Ti spiacerebbe mandare qualcuno a<br />

chiamare Stephen Eldrige?».


«L’unica persona che man<strong>de</strong>rò a<br />

chiamare è un esorcista», disse Bryce, esasperato.<br />

«Sperando che almeno lui possa<br />

fare qualcosa per te».<br />

* * *<br />

654/960<br />

«Lord Ashton sarà qui tra qualche<br />

minuto».<br />

Una giovane donna in abito da sera nero<br />

scortò Axel Van<strong>de</strong>mberg e Ross Granville<br />

all’interno di uno <strong>de</strong>i salottini privati <strong>de</strong>l<br />

Clarimon<strong>de</strong> e si ritirò con un inchino.<br />

Il colore <strong>de</strong>ll’abito indicava che era una<br />

cortigiana <strong>de</strong>l sangue, che offriva altri servizi<br />

oltre al suo corpo e alla sua compagnia.<br />

Axel sapeva che Ashton Blackmore aveva<br />

frotte di donne che si gettavano ai suoi piedi,<br />

ma a volte, come Bryce, sembrava preferire<br />

l’assenza di complicazioni che soltanto una


655/960<br />

cordiale e affettuosa transazione d’affari poteva<br />

garantire.<br />

Quando si presentò, Ashton era tranquillo<br />

e in ordine come se li stesse ricevendo<br />

nel salotto <strong>de</strong>lla sua casa.<br />

Soltanto i capelli mollemente scompigliati<br />

lasciavano intuire un congedo appassionato<br />

sulla soglia di uno <strong>de</strong>gli appartamenti<br />

ai piani superiori.<br />

Le reazioni maschili, pensò Axel, il modo<br />

di elaborare qualcosa di troppo difficile per<br />

poterlo sopportare, variavano poco tra le<br />

razze.<br />

«Mi sono permesso di ordinare da bere»,<br />

disse Ashton, se<strong>de</strong>ndosi di fronte agli altri<br />

due.<br />

«Spero abbiate compreso il motivo <strong>de</strong>i<br />

miei metodi poco ortodossi», esordì, rivolto<br />

ad Axel, quando il personale ebbe servito le<br />

caraffe di pregiato chiaretto e quella d’argento<br />

che conteneva un liquido più <strong>de</strong>nso e


656/960<br />

rosso, per poi ritirarsi con la discrezione di<br />

cui il Clarimon<strong>de</strong> si pregiava.<br />

Fiori di lavanda in un vaso dissipavano<br />

l’odore <strong>de</strong>l sangue, Axel fece un gesto con la<br />

mano che voleva significare che accettava sia<br />

il vino che gli stava versando che le sue<br />

scuse.<br />

«Credo fosse necessario», disse Axel. «In<br />

fondo erano cose che dovevo sentire dalla<br />

viva voce di Alexis».<br />

«Mi dispiace anche che la vostra famiglia<br />

si sia sentita coinvolta», aggiunse Ashton<br />

rivolto a Ross.<br />

«Se la nonna dovesse venire a saperlo<br />

non si ripren<strong>de</strong>rebbe mai più».<br />

Ross Granville si alzò e si avvicinò a una<br />

vetrata, guardava la pioggia battere contro di<br />

essa e rivolgeva le spalle alla stanza, nel riflesso<br />

il suo volto era tranquillo.<br />

«La donna che ho conosciuto io», intervenne<br />

Ashton con dolcezza, «era gentile, altruista,<br />

piena di attenzioni. Ha aiutato tutti


657/960<br />

coloro che hanno domandato il suo intervento,<br />

senza curarsi <strong>de</strong>l fatto che il popolino<br />

mormorasse alle sue spalle chiamandola<br />

strega».<br />

Ross Granville annuì e si avvicinò a un<br />

tavolo dove in una scatola laccata c’erano i<br />

sottili sigari a disposizione <strong>de</strong>gli ospiti.<br />

Fumare era inconsueto per lui, solo quel<br />

gesto tradì la sua tensione.<br />

«La mia famiglia ha dovuto sopportare<br />

una grave tragedia», disse. «Abbiamo perso<br />

Clarisse in quell’eccidio innominabile, insieme<br />

a suo marito e ai figli. La nonna ebbe<br />

un attacco di cuore, cre<strong>de</strong>vamo che sarebbe<br />

morta».<br />

«Senza contare le voci», aggiunse Axel.<br />

«Immagino che in famiglia fossero al<br />

corrente <strong>de</strong>l potere di Clarisse», rispose<br />

Ross. «Non ne parlavano certo con me: io<br />

ero soltanto un bambino, ma come sappiamo<br />

bene in seguito è stato <strong>de</strong>tto di tutto riguardo<br />

a chi attribuire la responsabilità: i


658/960<br />

Blackmore, i Frati Neri… non è stato facile<br />

per il nonno fare i conti con un’ombra simile<br />

sul nome <strong>de</strong>lla Reggenza di Valdyer, quando<br />

Clarisse faceva parte proprio di quella<br />

famiglia».<br />

Spostò lo sguardo su Ashton e aggiunse:<br />

«Domando scusa, signore, perché non è<br />

certo mia intenzione essere offensivo. Ma la<br />

reputazione <strong>de</strong>i Blackmore non è un mistero<br />

per nessuno».<br />

Ashton con un cenno gli fece capire che<br />

la cosa non aveva importanza.<br />

«Brian aveva sempre avuto una mezza<br />

infatuazione per Clarisse», disse invece.<br />

«Alimentata dal fatto che lei mostrava a malapena<br />

di accorgersi <strong>de</strong>lla sua presenza. Aveva<br />

molto successo con le donne e quando era<br />

stu<strong>de</strong>nte ci siamo cacciati in ogni sorta di<br />

guai, assieme».<br />

Un sorriso gli sfiorò le labbra, insieme a<br />

una punta di malinconia.


659/960<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg sapeva che Ashton e<br />

Brian Blackmore erano straordinariamente<br />

somiglianti, quando andavano in giro insieme<br />

dovevano essere una presenza<br />

notevole.<br />

«Io lo pren<strong>de</strong>vo in giro», disse Ashton.<br />

«Avrei quasi creduto che Clarisse avesse usato<br />

i suoi poteri per attirarlo, ma mostrava di<br />

tollerare a malapena la sua presenza».<br />

Rise di cuore al ricordo. Axel si ritrovò a<br />

ricordare ciò che gli aveva <strong>de</strong>tto Eloise, una<br />

volta, a proposito di Ashton: che aveva accettato<br />

di percorrere l’eternità sapendo che<br />

sarebbe sopravvissuto a tutti quelli che<br />

amava e, nonostante questo, continuava a<br />

legarsi agli esseri umani.<br />

«A quei tempi Brian era giovane, non<br />

pensava a sposarsi. Sapeva che la sua<br />

famiglia gli avrebbe presto o tardi preparato<br />

un matrimonio politico ma non se ne dava<br />

pensiero. Si divertiva, ci divertivamo, il periodo<br />

fino alla laurea era una zona franca. Di


660/960<br />

tanto in tanto la sbandata per Clarisse tornava<br />

a riacutizzarsi e allora andava a cercarla<br />

e tentava di attirare la sua attenzione, ma lei<br />

era sempre troppo assorbita dalla sua vita:<br />

gli studi di medicina, gli ordini stu<strong>de</strong>nteschi,<br />

il tirocinio all’Ospedale <strong>de</strong>lla Misericordia.<br />

Clarisse Granville era molto popolare, Magistra<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna e una <strong>de</strong>lle<br />

migliori <strong>de</strong>l suo corso di studi, non sembrava<br />

avere tempo da <strong>de</strong>dicare a un ragazzo che<br />

saltava le lezioni perché la notte prece<strong>de</strong>nte<br />

aveva fatto tardi a una festa, nonostante<br />

fosse il principe ereditario di Altieres. Senza<br />

contare», proseguì Ashton, «che da quanto<br />

raccontava Brian, a quei tempi Clarisse era<br />

piuttosto amica di Nassar Stuart e, allora<br />

come ora, tra Blackmore e Stuart non correva<br />

buon sangue. Nassar e Brian non si piacevano<br />

e tante volte mi sono chiesto se lei<br />

non fosse l’ennesimo terreno di scontro tra<br />

loro».


661/960<br />

«Ha mai accennato a Belladore?»,<br />

domandò Axel e subito ebbe in risposta un<br />

<strong>de</strong>ciso cenno di diniego.<br />

«Mai», disse Ashton. «Nemmeno una<br />

volta. Tutti avevano sentito parlare di Belladore,<br />

anche se all’epoca conduceva una vita<br />

ritirata, ma non mi ha mai sfiorato l’i<strong>de</strong>a che<br />

una cortigiana centenaria e influente potesse<br />

interessarsi a una scholara».<br />

«Il padre di Clarisse era un figlio ultimogenito»,<br />

intervenne Ross. «Voglio dire: se il<br />

motivo di questa vicinanza fosse stata la parentela<br />

che Clarisse ha con la Reggenza di<br />

Valdyer, c’erano dozzine di suoi cugini e cugine<br />

molto più vicini in linea di successione<br />

al trono».<br />

«Comunque sia», soggiunse Ashton,<br />

«Clarisse non aveva mai mostrato un particolare<br />

attaccamento a Brian. Tutto però sembrò<br />

cambiare l’estate prece<strong>de</strong>nte al loro fidanzamento<br />

quando legarono al punto che lei,<br />

finalmente, accettò il suo corteggiamento. Fu


662/960<br />

in quell’occasione che la conobbi più a fondo,<br />

parecchi anni dopo, e quella che ho conosciuto<br />

era una buona amica e la migliore <strong>de</strong>lle<br />

donne».<br />

«Sì», disse Ross. «Ma prima di allora?».<br />

«Prima di allora non ricordo quasi che<br />

aspetto avesse né che stile di vita conducesse»,<br />

Ashton scosse il capo. «Perché avrei<br />

dovuto preoccuparmene? Il suo mondo e<br />

quello mio e di Brian si toccavano appena».<br />

Ross Granville annuì, tranne i rapidi<br />

tratti con cui fumava, nulla rivelava il suo<br />

reale stato d’animo.<br />

«Forse però qualcuno può illuminarci,<br />

anche se questo significa dare un dispiacere<br />

alla nonna».<br />

«Anche Domina Heraclis la conosceva<br />

abbastanza bene», disse Axel.<br />

Ross scosse il capo. «A questo punto<br />

posso dire di dubitare che qualcuno conoscesse<br />

Clarisse veramente. A<strong>de</strong>sso, se volete


663/960<br />

scusarmi, è meglio che vada a casa per<br />

chie<strong>de</strong>re udienza al nonno».<br />

Anche il Gran<strong>de</strong> Vecchio, il Reggente di<br />

Valdyer, avrebbe avuto una brutta serata.<br />

Non era gra<strong>de</strong>vole scoprire che la <strong>de</strong>funta<br />

nipote, già in odore di scandalo per essersi<br />

sposata con un’appartenente a una<br />

famiglia controversa, aveva <strong>de</strong>lle frequentazioni<br />

che gettavano luci ancora peggiori<br />

sul suo passato.<br />

«Sarà difficile dirlo a Eloise», intervenne<br />

Ashton, sottovoce, dopo che Ross ebbe lasciato<br />

il salotto.<br />

«Se c’è qualcosa che teme – e tutti gli dèi<br />

siano ringraziati per questo – è il suo potere.<br />

Ha trascorso moltissimo tempo a pensare a<br />

Clarisse, ne era ossessionata. Tracciava <strong>de</strong>i<br />

paralleli ed era inevitabile. Non le piace<br />

pensare che in questo momento le uniche<br />

persone di cui si sa per certo che possiedono<br />

le sue stesse facoltà sono <strong>de</strong> Plessy e Nassar


664/960<br />

Stuart, e non le piacerà sapere di questi<br />

risvolti».<br />

Axel gli rivolse uno sguardo nel quale<br />

brillava un’improvvisa scintilla di collera.<br />

«Blackmore», disse, in un tono che non<br />

ammetteva repliche. «Ogni <strong>de</strong>cisione che<br />

coinvolga la mia fidanzata <strong>de</strong>ve passare attraverso<br />

me».<br />

L’altro sorrise. «Ogni <strong>de</strong>cisione che passi<br />

attraverso voi, la vostra fidanzata la osteggerà.<br />

Non siete uno sciocco, Van<strong>de</strong>mberg, so<br />

che state cercando di proteggere la sua vita,<br />

ma lei non lo sa e ve<strong>de</strong> soltanto che la<br />

allontanate».<br />

Axel fece un gesto carico di stizza. «Io<br />

l’allontano e lei corre da voi, lo so benissimo.<br />

Le ho messo qualcuno alle calcagna che badi<br />

alla sua sicurezza».<br />

Ricevette in risposta una risata di cuore.<br />

«Allora avrà fatto amicizia con l’uomo con<br />

cui io ho fatto altrettanto, si faranno compagnia,<br />

immagino».


665/960<br />

Suo malgrado anche Axel sorrise. «Vi ho<br />

<strong>de</strong>tto che nel momento in cui la mia gelosia<br />

avrebbe travalicato le soglie di guardia vi<br />

avrei ucciso, Blackmore», disse, con voce<br />

morbida. «Sono un uomo possessivo e non<br />

ho alcuna intenzione di correggere questo<br />

difetto».<br />

«Come già ho avuto occasione di rispon<strong>de</strong>rvi»,<br />

replicò Ashton, «non avete nulla da<br />

temere. A<strong>de</strong>sso dobbiamo <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re che cosa<br />

fare. A conti fatti, ci sono informazioni che<br />

credo sia meglio scoprire prima che finiscano<br />

in mani altrui. C’è in questione la<br />

reputazione di due reggenze, al momento».<br />

Axel annuì. «Ross è il mio migliore<br />

amico e i Granville sono una famiglia molto<br />

perbene. Non meritano uno scandalo».<br />

«I Blackmore ci sono abituati», Ashton<br />

sollevò il calice d’argento in un brindisi silenzioso.<br />

«Da dove conviene cominciare?».<br />

«Voi occupatevi <strong>de</strong>i fantasmi», disse<br />

Axel. «Mi pare appropriato», aggiunse


666/960<br />

mentre l’altro ri<strong>de</strong>va ancora. «Io invece<br />

comincerò da qualcosa a cui avrei dovuto<br />

pensare prima», continuò. «Ero così assorbito<br />

da altro, da non avervi prestato la<br />

dovuta attenzione fino a che voi, questa sera,<br />

non mi avete ricordato qualcosa che Christabel<br />

Von Sayn mi fece notare tempo fa».<br />

«Di cosa parlate?».<br />

«Clarisse è stata Magistra», disse Axel.<br />

«Dobbiamo capire che cosa abbia a che fare<br />

tutto questo con l’Ordine <strong>de</strong>lla Penna».


31.<br />

L’impronta <strong>de</strong>lla croce<br />

Ca<strong>de</strong>va da giorni una pioggia senza<br />

sosta, quasi il cielo avesse mosso guerra al<br />

mondo.<br />

Il Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave aveva<br />

in<strong>de</strong>tto le Feriae Matricularum per la<br />

seconda settimana di dicembre e tutti<br />

speravano che il tempo si ristabilisse abbastanza<br />

da permettere agli scholares di<br />

go<strong>de</strong>rsi la loro festa.<br />

Fay le aveva raccontato che in Altieres<br />

faceva sempre caldo e c’era umidità, quindi<br />

pioveva di sovente, però le giornate erano<br />

per la maggior parte <strong>de</strong>ll’anno piene di sole e<br />

<strong>de</strong>l profumo <strong>de</strong>l mare.


668/960<br />

Stava fantasticando con i gomiti puntati<br />

sul davanzale quando un sommesso bussare<br />

alla porta le comunicò che aveva compagnia.<br />

Si passò una mano tra i capelli, gettando<br />

un’occhiata inconsapevole allo specchio, poi<br />

corse ad aprire.<br />

Si trattava di Caroline con una bracciata<br />

di biancheria. «Da parte <strong>de</strong>lle zie», disse.<br />

«Quali zie?», domandò Sophia, perplessa,<br />

lasciandola entrare.<br />

«Le tue zie, le nostre zie Sinclair», disse<br />

Caroline. «Non appena abbiamo scritto loro<br />

che ti abbiamo conosciuta sono impazzite di<br />

gioia e ti stanno ricamando un intero<br />

corredo».<br />

Probabilmente si erano astenute dal raccontare<br />

loro che avevano tentato di farla cacciare<br />

dal collegio e che lei, per completare<br />

l’opera, aveva quasi ammazzato Fay.<br />

Sophia pensò che, dopotutto, c’erano<br />

cose che era meglio gli adulti non sapessero.


669/960<br />

Carol scaricò sul letto una dozzina tra<br />

lenzuola e fe<strong>de</strong>re, Sophia intravi<strong>de</strong> il suo<br />

monogramma ricamato su tessuti immacolati<br />

tra gale di pizzo e nastri intonati.<br />

«Ti farò sapere a chi scrivere per<br />

ringraziare», disse Carol. «È arrivato poco fa<br />

Gabriel, questa roba e un sacco di dolci sono<br />

arrivati insieme ai dispacci militari di Altieres.<br />

Hai due scatole di pasticcini di sotto,<br />

non ce la facevo a portarle».<br />

«C’è anche Gabriel?», domandò precipitosamente<br />

Sophia. «Penso che dovrò<br />

ringraziarlo per il disturbo», aggiunse, davanti<br />

allo stupore <strong>de</strong>lla cugina.<br />

«È appena andato via», disse Carol.<br />

La <strong>de</strong>lusione che provò fu talmente cocente<br />

da spaventarla, così Sophia disse,<br />

senza pensarci: «Mi sono dimenticata di una<br />

cosa che <strong>de</strong>vo fare. Puoi scusarmi? Chiudi tu<br />

la porta, per piacere».


670/960<br />

Si precipitò verso le scale sperando di<br />

non essere arrossita troppo e si gettò sotto la<br />

pioggia oltre il portone.<br />

Non aveva pensato nemmeno a portare<br />

un mantello e pensò che almeno avrebbe<br />

dovuto prepararsi una scusa.<br />

Forse poteva essere una buona i<strong>de</strong>a<br />

fingere di incontrarlo per caso, ma cosa c’era<br />

di casuale da fare per le stra<strong>de</strong> <strong>de</strong>l Borgo di<br />

Altieres spazzate dalla pioggia?<br />

L’acqua gocciolava dalle foglie <strong>de</strong>i<br />

rampicanti che ricoprivano il porticato a<br />

colonne sotto il quale si era rifugiata, le<br />

radici <strong>de</strong>gli alberi che sollevavano il selciato<br />

erano immerse nell’acqua fangosa.<br />

Sophia si guardò intorno dandosi mille<br />

volte <strong>de</strong>lla stupida: la notte era buia, un<br />

muro di acqua impenetrabile e nera, interrotta<br />

solo dalle luci dietro le finestre <strong>de</strong>i<br />

palazzi.<br />

L’unica cosa sensata da fare era tornare<br />

in collegio e asciugarsi, ma anche solo


trovarsi per strada significava avere un briciolo<br />

di speranza di ve<strong>de</strong>re lui e per un momento<br />

folle pensò che si sarebbe sentita<br />

meno sola restando a camminare sotto la<br />

pioggia, invece di rientrare nella sua camera<br />

a fissare il soffitto.<br />

«Perché sei fuori con questa pioggia?».<br />

Sophia sobbalzò e si voltò, indietreggiando<br />

di qualche passo si ritrovò fuori dal portico,<br />

sotto la pioggia.<br />

Un braccio si tese, impaziente, per tirarla<br />

di nuovo al riparo.<br />

«Che stai facendo, Sophia?».<br />

* * *<br />

671/960<br />

Sofia.<br />

Un lampo illuminò il cielo e gli occhi<br />

grigi <strong>de</strong>l ragazzo, limpidi come pioggia.<br />

«Stavo tornando in collegio».


672/960<br />

Non era nemmeno una bugia, sperò di<br />

sembrare credibile.<br />

Bagnati, i capelli di Gabriel sembravano<br />

ancora più neri. Indossava la divisa da ufficiale<br />

e il mantello di feltro era imperlato<br />

d’acqua.<br />

Lo scrosciare <strong>de</strong>lla pioggia era fortissimo,<br />

dovette quasi gridare per farsi sentire.<br />

«Stavo rientrando», ripeté.<br />

Lui non rispose, i lampi disegnavano<br />

macchie di luce sul selciato allagato, si limitò<br />

a guardarla in silenzio.<br />

«Vieni», disse finalmente. «Ti<br />

accompagno».<br />

Il suo cuore fece un salto per la dolorosa<br />

felicità e quando lui sollevò una falda <strong>de</strong>l<br />

mantello per coprirle la testa, si avvicinò,<br />

confusa, al calore <strong>de</strong>l suo corpo accorgendosi<br />

di non sentire nemmeno più il freddo <strong>de</strong>ll’acqua<br />

che le inzuppava i vestiti.


673/960<br />

A metà <strong>de</strong>l tragitto, mentre correvano<br />

verso il collegio, comparve una carrozza con<br />

le lanterne al vento e i cavalli al galoppo.<br />

Gabriel le passò un braccio intorno alla<br />

vita e l’attirò con sé nella nicchia di un portone,<br />

tenendola al sicuro.<br />

Sophia gli appoggiò la testa alla spalla<br />

lasciandosi andare a quella sensazione in<strong>de</strong>scrivibile,<br />

senza riuscire a controllare le mani<br />

che corsero ad aggrapparsi alle sue spalle.<br />

La carrozza passò a tutta velocità, sollevando<br />

spruzzi d’acqua che infradiciarono le<br />

loro gambe.<br />

«Pensavo di non poter essere più bagnata<br />

di così», disse Sophia e rise, grata di poter<br />

esprimere un poco quell’emozione felice e<br />

dolorosa che la lasciava quasi incapace di<br />

respirare.<br />

«Sembra che la cosa non ti dispiaccia,<br />

principessa trovatella. Come ti sarà venuto in<br />

mente di uscire con questo tempo da lupi,<br />

solo gli dèi possono saperlo», disse lui.


674/960<br />

Sophia non rispose, si limitò ad ascoltare<br />

la sua voce fredda risuonarle vicino all’orecchio<br />

e si avvicinò ancora un poco, adagio,<br />

quasi di nascosto.<br />

L’abbraccio improvviso le strappò un<br />

sospiro, il dolore lievissimo che le corse<br />

lungo le ossa le regalò un momento di assoluta<br />

<strong>de</strong>lizia.<br />

«Io sono vittima di un legamento, principessa,<br />

ma a te cosa succe<strong>de</strong>?».<br />

Fioca, ironica, la sua domanda le accarezzò<br />

le labbra, e poi vi spense le sue parole<br />

con un bacio.<br />

Sophia serrò gli occhi e socchiuse piano<br />

le labbra, stava baciando la pioggia sulla<br />

bocca di lui e aveva un sapore che non<br />

sarebbe mai riuscita a dimenticare.<br />

«Andiamo», disse lui, staccandosi quel<br />

tanto che bastava per parlare senza che i loro<br />

volti smettessero di toccarsi. «Resterei<br />

volentieri qui a pren<strong>de</strong>rmi una polmonite,


ma possiamo stare insieme anche senza ammazzarci,<br />

immagino».<br />

* * *<br />

675/960<br />

«Le zie si stanno dando da fare per te»,<br />

commentò lui, passando un dito su una fe<strong>de</strong>ra.<br />

«Hai una famiglia vastissima e tantissimi<br />

parenti, lo sai?».<br />

Sophia esitò. «Non è un concetto facile<br />

da assimilare, per me», disse. «Sono orfana<br />

da tutta la vita. A parte Julian non ho mai<br />

avuto nessuno».<br />

Era una cosa molto personale, da confidare:<br />

il modo in cui era cresciuta non era un<br />

mistero per nessuno, che cosa provava in<br />

proposito era qualcosa che avrebbe dovuto<br />

riguardare soltanto lei.<br />

«Dopo la morte di mia madre ho vissuto<br />

al castello di Ma<strong>de</strong>rian per molto tempo.


676/960<br />

Eravamo mio padre, i miei fratellastri e io.<br />

Solo trovandomi per la prima volta a Saint<br />

Claire, la tenuta <strong>de</strong>i genitori di Caroline e<br />

Fay, ho capito che cosa fosse una famiglia.<br />

Dio, c’era talmente tanta gente in giro per<br />

quella casa che all’inizio non lo sopportavo».<br />

Sophia si tamponò i capelli bagnati con<br />

un panno di lino, quasi trattenendo il respiro<br />

per non distoglierlo dai propri ricordi.<br />

«Altieres era così diversa da ciò a cui ero<br />

abituato. Ma<strong>de</strong>rian è campagne e brughiere,<br />

sempre i<strong>de</strong>ntiche a se stesse, invece Altieres<br />

aveva una natura selvaggia, la vegetazione<br />

che inva<strong>de</strong>va qualsiasi spazio e fiumi e paludi<br />

e mare ovunque. Non avevo mai visto nulla<br />

di simile».<br />

Le sue parole vibravano di passione e<br />

Sophia si trovò a <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rare di ve<strong>de</strong>re Altieres<br />

vicino a lui, attraverso i suoi occhi.<br />

«Parlamene ancora», gli chiese,<br />

timidamente.


677/960<br />

Gabriel annuì, aveva posato il mantello<br />

ad asciugare davanti alla stufa e la giacca<br />

sulla spalliera di una sedia.<br />

La camicia bagnata gli a<strong>de</strong>riva alle braccia<br />

e al petto, quando si voltò, il tessuto bianco<br />

lasciò intrave<strong>de</strong>re sotto la spalla sinistra<br />

una traccia nera gran<strong>de</strong> quanto una<br />

mano.<br />

Sophia distolse lo sguardo un momento<br />

troppo tardi e la risata soffice e beffarda di<br />

lui le provocò una leggera stretta allo<br />

stomaco.<br />

«Colta sul fatto, principessa. C’è qualche<br />

curiosità che <strong>de</strong>vo soddisfare?».<br />

Lei gli rivolse uno sguardo altezzoso o,<br />

almeno, sperò che fosse tale. «Ti ho chiesto<br />

di Altieres».<br />

Gabriel le tolse dalle mani l’asciugamano<br />

di lino e se lo gettò intorno al collo. Le loro<br />

dita si sfiorarono.<br />

«Da ormai quasi vent’anni Altieres versa<br />

in uno stato di abbandono che però,


678/960<br />

stranamente, le conferisce uno splendore di<br />

cui quasi non riesco a capacitarmi», disse<br />

Gabriel.<br />

«Quei muri screpolati, gli stucchi, le<br />

colonne sepolte sotto strati di piante e<br />

fiori…», le parve trattenere un sospiro, che<br />

mascherò con un sorriso. «Quando non riesco<br />

a dormire cerco di immaginare di essere<br />

in Altieres, in una notte d’estate, con le<br />

raganelle e i grilli che fanno un baccano d’inferno<br />

e l’aria che ha un profumo così dolce e<br />

caldo che sembra una torta appena<br />

tagliata…».<br />

Amava davvero quei luoghi. Sophia si<br />

domandò, con una punta di senso di colpa,<br />

se sarebbe stata in grado di fare altrettanto.<br />

Voleva dire qualcosa poi si portò le dita<br />

al naso e starnutì.<br />

«Asciugati prima di pren<strong>de</strong>rti un raffreddore»,<br />

disse Gabriel. «Non vorrei che ai miei<br />

crimini aggiungessi anche quello di lesa<br />

maestà».


679/960<br />

Sophia scivolò dietro il paravento. «Faccio<br />

in un attimo», disse. «Nell’ultimo cassetto<br />

in basso ci sono <strong>de</strong>i vestiti da uomo,<br />

forse puoi trovare qualcosa che ti stia».<br />

«Vestiti da uomo?», disse lui, e nel tono<br />

incredulo c’era una nota di apprezzamento.<br />

«Dimmi che sei quel genere di sfacciata che<br />

se ne va in giro di notte mascherata da<br />

ragazzo e…».<br />

Un rapido rumore di passi, poi la sua<br />

ombra si <strong>de</strong>lineò dall’altra parte <strong>de</strong>l paravento.<br />

Sophia si strinse sul seno il vestito che<br />

aveva raccolto a caso da una sedia.<br />

«Eri tu quella notte, al Clarimon<strong>de</strong>»,<br />

disse lui. «Avrei dovuto capirlo: mi era parso<br />

di ve<strong>de</strong>re Cain Blackmore e voi due siete<br />

sempre assieme. Non posso cre<strong>de</strong>rci, principessa,<br />

non hai davvero ritegno».<br />

Sophia indossò rapidamente l’abito, una<br />

semplice veste bianca, e uscì da dietro il<br />

paravento.


680/960<br />

Lui era a torso nudo ma non sembrava<br />

curarsene, era intento a fissarla.<br />

«Mi mancava tanto così per pren<strong>de</strong>rti,<br />

quella notte», commentò, mostrando lo<br />

spazio tra il pollice e l’indice. «Poi sei<br />

scomparsa».<br />

Il suo torace nudo era appena dorato dal<br />

sole, la pelle chiara e liscia, senza<br />

imperfezioni.<br />

Di nuovo Sophia distolse lo sguardo,<br />

turbata, ma questa volta lui non fece alcun<br />

commento.<br />

Le voltò le spalle per pren<strong>de</strong>re una vecchia<br />

camicia di Julian dal cassetto che gli<br />

aveva indicato, e lei avrebbe voluto aggiungere<br />

qualcosa ma riusciva soltanto a fissare<br />

la croce nera, <strong>de</strong>corata di <strong>de</strong>licati fregi<br />

rossi, che gli copriva interamente la scapola<br />

sinistra.<br />

«Quella», disse lui, senza girarsi, intuendo<br />

con sicurezza la causa <strong>de</strong>l suo silenzio,<br />

«è ciò che mi permetterebbe di distruggerti,


se solo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rassi ancora farlo. È una beffa,<br />

a pensarci, se ricordo tutta la fatica che ho<br />

fatto per ottenerla».<br />

* * *<br />

681/960<br />

«Hai assorbito tutto il mio tempo e la<br />

mia attenzione dal momento stesso in cui ho<br />

saputo <strong>de</strong>lla tua esistenza».<br />

Gabriel non si die<strong>de</strong> la pena di abbottonare<br />

la camicia, continuava a fissarla.<br />

«Non riuscirei nemmeno a <strong>de</strong>scriverti<br />

che cosa ho provato quando mi hanno <strong>de</strong>tto<br />

che eri proprio tu l’ultima <strong>de</strong>i Blackmore,<br />

quella ragazzina odiosa e piena di spocchia<br />

sempre insieme a quegli intriganti <strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg<br />

che pensano ancora di essere i<br />

padroni <strong>de</strong>l Continente».


682/960<br />

L’odio controllato che trapelava dalla sua<br />

voce la fece rabbrividire, era quasi un contatto<br />

fisico.<br />

«Un’orfanella senza passato cresciuta dai<br />

monaci di Al<strong>de</strong>nor, al nord, che non parlava<br />

nemmeno la nostra lingua e che sarebbe<br />

stata un fantoccio <strong>de</strong>i Van<strong>de</strong>mberg. Una<br />

creaturina malvagia che mi aveva costretto a<br />

letto tra la vita e la morte per giorni a respirare<br />

il mio stesso sangue».<br />

«Io…».<br />

«Lasciami terminare, per favore», la interruppe,<br />

brusco. «Ho fatto tutto il necessario<br />

per essere un valido antagonista per te. Tu<br />

sei in parte <strong>de</strong>mone e, allo stesso tempo, hai<br />

<strong>de</strong>ntro di te un seme di divinità».<br />

Socchiuse gli occhi, la sua voce si fece<br />

rauca e bassa. «Una doppia natura che non<br />

mi permetti un attimo di dimenticare,<br />

quando sono con te».<br />

L’impulso di ten<strong>de</strong>re una mano per pren<strong>de</strong>re<br />

la sua era così forte che lei dovette


683/960<br />

serrare le dita dietro la schiena per<br />

impedirselo.<br />

«Il mio fratellastro è molto vicino al<br />

Decano <strong>de</strong>lla Croce, così quando ho chiesto<br />

l’investitura mi è stata rifiutata. Non frainten<strong>de</strong>re,<br />

Maxim mi vuole bene, ma pensa che<br />

la mia ossessione per Altieres non sia qualcosa<br />

da incoraggiare».<br />

«Che cosa hai fatto, allora?», domandò<br />

lei, nel timore che smettesse di parlare.<br />

«Ho <strong>de</strong>tto al Decano che mi sarei ritirato<br />

in digiuno e preghiera e avrei vegliato fino a<br />

che non avesse acconsentito. Ho trascorso<br />

tre mesi interi a pregare e allenarmi con la<br />

spada, anche se il mio corpo era ancora <strong>de</strong>bilitato<br />

per ciò che era stato necessario fare<br />

per entrare nell’esercito di Altieres».<br />

La sua testardaggine aveva avuto ragione<br />

di chiunque.<br />

«Mi ha fatto un male tremendo», disse,<br />

flettendo il gomito sopra la spalla per toccarsi<br />

il tatuaggio. A quel movimento fletté i


684/960<br />

muscoli <strong>de</strong>l petto e <strong>de</strong>l braccio e Sophia, di<br />

nuovo, si trovò a volgere gli occhi altrove per<br />

non mostrare l’effetto che aveva su di lei.<br />

«In compenso questa croce mi permette<br />

di essere meno vulnerabile ai giochetti di un<br />

piccolo <strong>de</strong>mone come te».<br />

La sua voce era fredda, ma la ruvidità<br />

nascon<strong>de</strong>va a malapena qualcosa che le accelerò<br />

il cuore.<br />

«Ho sperato fino all’ultimo che in me si<br />

manifestasse il potere di un Evocatore»,<br />

spiegò lui. «Non sai quanto tempo ho trascorso<br />

a fantasticare su cosa avrei potuto farti<br />

fare se tu fossi stata ai miei ordini».<br />

Le lanciò uno sguardo che ebbe il potere<br />

di fugare ogni dubbio in proposito e accen<strong>de</strong>re<br />

mille, <strong>de</strong>liziose doman<strong>de</strong> nella sua testa.<br />

Sophia gli rispose con un sorriso impu<strong>de</strong>nte.<br />

«Mi dispiace. Per quanto l’altro tuo<br />

potere di coercizione possa spaventarmi non<br />

è abbastanza per costringermi a obbedirti».<br />

Lui smise di sorri<strong>de</strong>re.


685/960<br />

«Spaventarti? Non mi sembra che la cosa<br />

abbia comunque sortito alcun effetto. Per<br />

quanto tu avessi paura <strong>de</strong>l dolore che avrei<br />

potuto provocarti non ti sei mai tirata indietro,<br />

mai. Questa cosa mi faceva impazzire.<br />

Mi fa impazzire ancora a<strong>de</strong>sso».<br />

Allungò una mano e le sfiorò la guancia<br />

sinistra nel punto in cui l’aveva toccata<br />

tempo prima, lasciandola priva di sensi davanti<br />

alla Sottana <strong>de</strong>l Vescovo.<br />

«Era la prima volta che lo facevo», disse,<br />

in tono piatto. «Tutta la rabbia e l’odio che<br />

provavo per te sono emersi in quel momento.<br />

Per un attimo ho creduto di averti uccisa».<br />

Era impossibile distinguere il significato<br />

<strong>de</strong>lle sue parole, ma ciò che aveva nello<br />

sguardo non lasciava dubbi.<br />

«Siamo pari», disse Sophia, con voce alterata.<br />

«In fondo sono stata io a tentare di<br />

ucci<strong>de</strong>re te, la prima volta».


«Non ci sei riuscita. Per questo<br />

686/960<br />

hai<br />

tentato di spezzare la mia volontà con un<br />

legamento, principessa trovatella?».


32.<br />

L’altra parte <strong>de</strong>l dolore<br />

Sophia se<strong>de</strong>tte sulla sponda <strong>de</strong>l letto, i<br />

capelli arricciati dall’umidità le ca<strong>de</strong>vano<br />

sulle braccia nu<strong>de</strong> e, infastidita, li ravviò dietro<br />

un orecchio.<br />

«Non mi hai ancora <strong>de</strong>tto come te ne sei<br />

accorto», disse.<br />

Lui gettò il panno di lino sul tavolo e<br />

senza staccare gli occhi da lei avvicinò una<br />

sedia al letto.<br />

«Mi ero accorto che qualcuno mi stava<br />

pedinando. Ho individuato quel povero imbecille,<br />

l’ho seguito a mia volta e l’ho convinto<br />

a confessare perché lo stesse facendo».<br />

Il sogghigno sulla faccia di Gabriel indicava<br />

chiaramente quali metodi di persuasione<br />

avesse usato.


688/960<br />

«Di quante ossa <strong>de</strong>vo risarcirlo?».<br />

«Ho risparmiato le mani», disse Gabriel.<br />

«Disegna piuttosto bene».<br />

Sophia sperò che non gli avesse fatto<br />

male come lasciava intuire.<br />

«In quel momento ho cominciato a<br />

sospettare», il tono di Gabriel si fece gelido.<br />

«Ve<strong>de</strong>re la tua faccia quella mattina<br />

all’Archiginnasio, quando ti ho accusata, mi<br />

ha dato la conferma. Poteva essere solo uno<br />

il dannato motivo per cui da giorni e giorni il<br />

tuo pensiero non mi abbandonava un<br />

momento».<br />

Lei gli rivolse un’occhiata lampeggiante e<br />

per tutta risposta il ragazzo sorrise.<br />

«Ho ferito la tua vanità, principessa?».<br />

Distese un braccio e con le nocche <strong>de</strong>lla<br />

mano <strong>de</strong>stra le sfiorò il braccio, lei<br />

rabbrividì.<br />

«Non hai bisogno <strong>de</strong>i miei complimenti<br />

per sapere di essere bella, forse il fatto che


689/960<br />

non mi fossi mostrato affascinato da te ti ha<br />

punta sul vivo?».<br />

Lei incrociò le braccia e distolse lo<br />

sguardo dal suo.<br />

«Si tratta di ven<strong>de</strong>tta, piuttosto», mormorò.<br />

«È l’unico motivo».<br />

«Davvero?».<br />

Il suo sussurro era simile alle fusa di un<br />

gatto, le dita di lui corsero di nuovo a solleticarle<br />

il braccio e Sophia non fu capace di<br />

nascon<strong>de</strong>re un brivido.<br />

Ricordò che cosa dicevano di lui le sue<br />

cugine: era esperto, anche troppo per un<br />

ragazzo <strong>de</strong>lla sua età.<br />

«Dovrei dire che mi dispiace?», gli<br />

rivolse un’occhiata sprezzante. «Non lo farò.<br />

Non mi dispiace affatto, è ciò che meritavi. Ti<br />

andrà bene se prima o poi <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>rò di<br />

sciogliere il legamento, e non sono affatto<br />

sicura di volerlo fare».<br />

Pronunciare quelle parole ad alta voce la<br />

mise per la prima volta di fronte al fatto che


690/960<br />

ciò avrebbe messo fine alla fragile complicità<br />

che si era creata tra loro.<br />

L’accordo tacito di non dire nulla a nessuno<br />

li aveva spinti verso momenti che erano<br />

appartenuti a loro soltanto. C’erano state<br />

emozioni che avevano potuto comunicarsi<br />

l’un l’altra solo in silenzio, litigi che si erano<br />

consumati con un gesto e riconciliazioni sancite<br />

con uno sguardo.<br />

Il silenzio impietrito che le imprigionò il<br />

petto le comunicò l’esatta misura in cui<br />

avrebbe sofferto nel momento in cui tutto<br />

sarebbe svanito. Non era previsto.<br />

«Che ti succe<strong>de</strong>?».<br />

La mano di Gabriel si posò sotto il suo<br />

mento e le girò a forza il viso per poterla<br />

guardare negli occhi.<br />

«Che cosa accadrà quando scioglierò il<br />

legamento?», disse, senza riuscire a<br />

trattenersi.<br />

«Non vorrò rive<strong>de</strong>rti mai più», rispose<br />

lui, senza esitare. «La tua sola presenza mi


691/960<br />

sarà insopportabile, la tua vista mi susciterà<br />

odio, e finalmente il mondo riacquisterà la<br />

prospettiva che avrebbe sempre dovuto<br />

avere».<br />

Il suo fu quasi un ringhio di rabbia e le<br />

provocò una sofferenza improvvisa e troppo<br />

forte per poterla gestire.<br />

Sophia si alzò di scatto e si avvicinò alla<br />

finestra, girandogli le spalle.<br />

Era meglio rifare l’abitudine a quel suo<br />

modo di rivolgersi a lei. Corazzarsi quando<br />

per un po’ di tempo non aveva dovuto più<br />

farlo perché l’aveva reso incapace di farle <strong>de</strong>l<br />

male.<br />

Non posso sopportarlo, pensò, in un momento<br />

di lucidità accecante.<br />

Non posso farcela, questa cosa mi<br />

spezzerà.<br />

Poteva rimproverare soltanto se stessa, si<br />

disse, premendosi il dorso <strong>de</strong>lla mano sulle<br />

labbra, con forza, per cercare di controllarsi<br />

come poteva, gemiti, lacrime, tremore –


tutto ciò che non avrebbe mai pensato di<br />

dover fronteggiare quando si era messa in<br />

quella situazione.<br />

Mani <strong>de</strong>cise le afferrarono le braccia,<br />

cercando di indurla a voltarsi.<br />

«Gabriel», disse lei. «Dammi un momento,<br />

per favore».<br />

«Non vedo perché dovrei».<br />

La obbligò a girarsi, la fissò per un lungo<br />

istante e sembrò quasi smettere di respirare.<br />

La sua espressione cambiò, Sophia non<br />

gli aveva mai visto negli occhi nulla che<br />

somigliasse a ciò che stava guardando.<br />

Non aveva mai visto nulla di simile in<br />

tutta la sua vita, una luminosità che solo a<br />

pensarla le faceva dolere anche l’anima.<br />

«Mi ricambi», disse lui, pianissimo. «È<br />

vero allora. Ti sei rinchiusa nella tua stessa<br />

trappola, principessa».<br />

* * *<br />

692/960


693/960<br />

«Puoi lasciarmi andare?», gli chiese, con<br />

una calma che era l’ultima cosa di cui si<br />

riteneva capace. «Non è niente di quello che<br />

pensi, ho soltanto avuto un capogiro».<br />

«Chi ti ha insegnato a mentire? Non sei<br />

affatto convincente».<br />

La trattenne contro di sé con un braccio<br />

mentre socchiu<strong>de</strong>va la finestra.<br />

Sophia prese qualche respiro profondo,<br />

accogliendo l’aria umida <strong>de</strong>lla pioggia che<br />

continuava a infuriare sulla città.<br />

Un tuono spezzò il cielo e le parve che<br />

avesse dato voce a qualcosa che si era schiantato<br />

<strong>de</strong>ntro il suo petto.<br />

«Va meglio?».<br />

La ru<strong>de</strong> cortesia nella sua voce, le sue<br />

mani sulle braccia furono semplicemente<br />

troppo.<br />

Crollò il capo in avanti appoggiandolo<br />

alla sua spalla, si aggrappò con le mani ai


694/960<br />

baveri <strong>de</strong>lla camicia, lottando per non<br />

piangere.<br />

Subito le braccia di lui si chiusero intorno<br />

alle sue spalle.<br />

«A<strong>de</strong>sso hai capito con che cosa ti è venuto<br />

in mente di giocare?».<br />

«Mi dispiace», balbettò lei.<br />

«Ti dispiace soltanto perché sei stata<br />

scoperta e perché ti sei accorta che pagherai<br />

le conseguenze di quello che hai fatto. Sai<br />

come diciamo in Altieres? Che piangi come i<br />

coccodrilli dopo aver divorato una preda».<br />

Nelle sue parole riuscì a sentire un sorriso,<br />

così alzò gli occhi su di lui, infelice e incapace<br />

di dire qualsiasi cosa.<br />

«È stato quasi un sollievo per me», disse<br />

lui, la voce calda, le parole incomprensibili<br />

per il dolore in cui la stava lasciando a dibattersi.<br />

«Almeno a<strong>de</strong>sso ho un pretesto per<br />

dare corso a questo <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio».<br />

Le sue mani risalirono a racchiu<strong>de</strong>rle il<br />

viso in una stretta <strong>de</strong>licata, poi chinò il volto


e baciò le lacrime sulle sue ciglia, prima di<br />

posare le labbra sulle sue.<br />

Un fulmine disegnò una ferita di luce<br />

nella notte, subito seguito dal fragore di un<br />

tuono.<br />

Era caduto vicino a loro, pensò Sophia,<br />

confusa, mentre gli lasciava scivolare le mani<br />

tra i capelli ancora umidi e ricambiava il<br />

bacio.<br />

Quel fulmine le era caduto addosso, e a<strong>de</strong>sso<br />

non poteva fare altro che lasciarsi<br />

bruciare.<br />

* * *<br />

695/960<br />

Sophia pensò che non avrebbe mai più<br />

potuto ascoltare il rumore <strong>de</strong>lla pioggia che<br />

tamburellava sui tetti senza ricordare la<br />

sensazione <strong>de</strong>lle braccia di Gabriel Stuart intorno<br />

a lei.


696/960<br />

Raggomitolata contro di lui, con la testa<br />

sul suo petto e il braccio intorno alla sua vita,<br />

si disse che forse non sarebbe nemmeno più<br />

riuscita a infilarsi nel proprio letto, senza<br />

sentire l’impronta che lui aveva lasciato sulle<br />

lenzuola.<br />

Il suo respiro sotto l’orecchio era profondo<br />

e regolare, il palpito <strong>de</strong>l suo cuore le<br />

dava un nodo alla gola che nulla sarebbe più<br />

riuscito a sciogliere.<br />

Pensava che si fosse assopito, quando la<br />

sua mano le accarezzò lentamente i capelli.<br />

Il sospiro involontario che le causò lo<br />

fece sorri<strong>de</strong>re.<br />

«Come puoi ve<strong>de</strong>re», le sussurrò, «non<br />

riesco a provocarti solo dolore».<br />

«Posso farti una domanda?».<br />

«Non posso assicurarti che rispon<strong>de</strong>rò.<br />

Sono molto geloso <strong>de</strong>i miei segreti».<br />

Sentirlo scherzare le dava lo stesso senso<br />

di struggente tenerezza <strong>de</strong>i suoi baci più<br />

<strong>de</strong>licati.


697/960<br />

Cercando di scacciare quella sensazione,<br />

domandò: «Tu puoi… dosare il dolore che<br />

crei a quelli come me, vero?».<br />

Gabriel rimase in silenzio per un lungo<br />

momento, tanto da farle cre<strong>de</strong>re che non le<br />

avrebbe risposto.<br />

«Sì, è qualcosa che si impara con l’esercizio.<br />

Combattere una creatura <strong>de</strong>l Presidio<br />

di sangue puro significa poter commisurare<br />

la mia forza a chi ho davanti senza sprecarne<br />

per esseri relativamente <strong>de</strong>boli. L’Ordine<br />

<strong>de</strong>lla Croce è nato come sostegno spirituale e<br />

creatore di armi per i suoi cavalieri, lo<br />

sapevi?».<br />

Sophia fece cenno di no col capo.<br />

«Come molti ordini stu<strong>de</strong>nteschi nasce<br />

dalle vestigia di qualcosa di molto più antico,<br />

di cui però si è quasi persa memoria dal momento<br />

che le guerre tra le razze sono cessate<br />

e non è stato più necessario farvi ricorso».<br />

«Quindi l’Ordine <strong>de</strong>lla Croce esisteva da<br />

molto tempo prima <strong>de</strong>llo Studium?».


698/960<br />

«Sì», disse. «L’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave è la<br />

più antica Fraternitas nata in seguito alla<br />

creazione <strong>de</strong>llo Studium, ma altre, come la<br />

Croce, esistevano ancora prima, solo con una<br />

funzione che nulla aveva a che ve<strong>de</strong>re con la<br />

vita tranquilla e protetta <strong>de</strong>gli scholares. I<br />

cavalieri <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Croce erano ordinati<br />

tali per proteggere gli umani dai <strong>de</strong>moni,<br />

per questo furono gli unici a ricevere il<br />

potere di distruggerli».<br />

«La mia antenata immortale», mormorò<br />

Sophia, «aveva sancito la pace tra le razze».<br />

«Questo accad<strong>de</strong> dopo», disse Gabriel.<br />

«Prima ancora che la Rosa di Blackmore facesse<br />

ciò che i miti narrano, tra le razze e le<br />

Nationes era guerra aperta. È a quel periodo<br />

che l’Ordine <strong>de</strong>lla Croce risale. La Fraternitas<br />

nella quale si è convertito ne ha tramandato<br />

la memoria e le funzioni, è il motivo per cui<br />

entrano a farne parte principalmente gli<br />

scholares <strong>de</strong>lla Societas di Teologia, anche se<br />

l’accesso è permesso a tutti».


699/960<br />

«Perché la Chiesa si è eletta da secoli<br />

come forza uguale e contraria alle razze diverse<br />

da quella umana», disse Sophia.<br />

«Solo l’Ordine <strong>de</strong>lla Spada mantiene il<br />

crisma <strong>de</strong>lla neutralità per controllare e bandire<br />

e non per distruggere», continuò Gabriel.<br />

«Perché come la famiglia Blackmore esiste<br />

per garantire l’equilibrio».<br />

«Quando si tratta di creature che hanno<br />

solo in parte la natura <strong>de</strong>l Presidio, la cosa<br />

cambia».<br />

Gabriel si alzò a se<strong>de</strong>re. «I <strong>de</strong>moni non<br />

sentono dolore, è anche questo a ren<strong>de</strong>rli invincibili<br />

in battaglia, ma per chi condivi<strong>de</strong><br />

anche di poco la natura <strong>de</strong>gli umani la faccenda<br />

è diversa. L’ho saputo quando ho<br />

capito quanto male ti avessi fatto quella<br />

sera».<br />

Si voltò a guardarla, Sophia era ancora<br />

sdraiata e lo fissava con occhi tranquilli in<br />

cui lui frugò alla ricerca di rimprovero o rancore,<br />

senza trovarveli.


700/960<br />

«Non lo avevo previsto», allungò una<br />

mano verso il suo volto, di nuovo le toccò la<br />

guancia sinistra, sembrava farlo senza quasi<br />

accorgersene. «Tu eri qualcosa che non<br />

avevo previsto».<br />

Ritrasse la mano, all’improvviso sembrava<br />

senza parole.<br />

Sophia la cercò con la propria e guardare<br />

le loro dita intrecciarsi con naturalezza le<br />

die<strong>de</strong> una fitta.<br />

«Questo era qualcosa che non avevo<br />

previsto», aggiunse lei, pianissimo.<br />

«Ben ti sta».<br />

Gabriel si sdraiò di nuovo, appoggiandosi<br />

su un gomito, e la studiò in volto.<br />

«Ti mostro una cosa», le disse.<br />

Le prese di nuovo la mano e se l’avvicinò<br />

alle labbra. Senza distogliere lo sguardo dal<br />

suo, catturò tra i <strong>de</strong>nti la pelle tenera al lato<br />

<strong>de</strong>ll’indice e premette piano.<br />

Lei dischiuse le labbra e prese un respiro<br />

brusco che poi trattenne, in attesa.


701/960<br />

«È gra<strong>de</strong>vole, vero?», domandò lui, la<br />

voce arrochita. «E questo?».<br />

La circondò con le braccia e la tirò a<br />

se<strong>de</strong>re sulle proprie gambe, la strinse forte<br />

facendole assaggiare sulla pelle e nelle ossa<br />

quel sentiero sottile tra passione e violenza.<br />

Lei gemette, ma quando Gabriel fece per<br />

allentare l’abbraccio, gli afferrò le spalle cercando<br />

di trattenerlo.<br />

«Ancora?», mormorò lui e abbassò il<br />

volto, all’ordine tacito <strong>de</strong>lle dita che gli strattonavano<br />

i capelli, per baciarla come<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava.<br />

Le affondò con dolcezza i <strong>de</strong>nti nel labbro<br />

inferiore, di nuovo la sentì trattenere il<br />

respiro e sorrise sulla sua bocca, prima di<br />

pren<strong>de</strong>rla in un altro bacio tenero e <strong>de</strong>liberatamente<br />

ru<strong>de</strong>.<br />

Con le labbra socchiuse le accarezzò la<br />

mandibola, l’orecchio e poi scese verso il<br />

collo.


702/960<br />

Una staffilata squisita la fece trasalire di<br />

piacere e allora lui soffiò sulla pelle ancora<br />

umida <strong>de</strong>lla sua bocca e disse: «Vuoi che<br />

continui?».<br />

Lei annuì e allora Gabriel la spinse contro<br />

il letto, le mani le risalirono lungo le<br />

braccia e si intrecciarono alle sue.<br />

Quando si chinò a baciarla lei avvertì il<br />

suo tocco irradiarle nel corpo la sensazione<br />

<strong>de</strong>i suoi <strong>de</strong>nti sulle dita e <strong>de</strong>lle labbra sul<br />

collo, il suo abbraccio implacabile, mille<br />

scintille di <strong>de</strong>lizioso dolore che la fecero inarcare<br />

contro di lui alla ricerca di qualcosa che,<br />

fino a quel momento, non aveva saputo neppure<br />

di bramare così tanto.<br />

Gabriel si sollevò appena e la guardò, i<br />

suoi occhi chiari avevano un’intensità che le<br />

strappò un altro spasmo dal petto.<br />

Lei aveva le mani sotto la sua camicia e,<br />

lentamente, in una muta domanda, lasciò<br />

che una scivolasse verso il suo stomaco e poi<br />

verso il ventre.


703/960<br />

«Non so come fare», gli disse, sottovoce,<br />

sfiorandolo con la punta <strong>de</strong>lle dita.<br />

Lo vi<strong>de</strong> chiu<strong>de</strong>re gli occhi e trattenere il<br />

respiro, poi serrare i <strong>de</strong>nti e afferrarle il<br />

polso per allontanare la sua mano da sé.<br />

«Per quanto sia allettante l’i<strong>de</strong>a di avere<br />

finalmente te e il regno di Altieres tra queste<br />

lenzuola, non farò nulla di così sconsi<strong>de</strong>rato»,<br />

disse Gabriel, con la voce rotta. «Sono<br />

nato da una seduzione calcolata, l’amore fisico<br />

usato come un’arma. E non voglio essere<br />

quel genere di uomo».<br />

Sophia annuì e gli passò le mani intorno<br />

al collo, trattenendolo contro di sé.<br />

«Rimani, questa notte», disse. «Ho l’impressione<br />

che non sarò mai più capace di<br />

dormire, senza di te».<br />

Lui le sfiorò la punta <strong>de</strong>l naso con un<br />

dito, poi la baciò.<br />

«Ti starebbe bene se fosse così», disse,<br />

prima di pren<strong>de</strong>rla ancora tra le braccia. «Ti


704/960<br />

starebbe bene provare sulla tua pelle che<br />

cosa hai inflitto a me».<br />

Quella recriminazione aveva il suono<br />

sommesso e dolce di un sospiro, poi non parlarono<br />

più, ci fu soltanto il rumore <strong>de</strong>lla<br />

pioggia che batteva sui tetti <strong>de</strong>l collegio di<br />

Altieres.


33.<br />

Regina di fiori<br />

Stephen Eldrige dispose le carte sul tavolo<br />

di fronte a sé, poi invertì l’ordine <strong>de</strong>lle<br />

ultime due e annuì un paio di volte.<br />

«Pensi che ne verrai a capo?», domandò<br />

Axel.<br />

«Naturalmente».<br />

La risposta di Stephen non era risentita<br />

né compiaciuta, ma aveva il tono <strong>de</strong>lla semplice<br />

constatazione.<br />

«Ero certo di aver già visto un mazzo di<br />

carte con quella particolare <strong>de</strong>corazione»,<br />

aggiunse, pensieroso. «Poi mi sono ricordato<br />

di quella taverna <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla dove ho<br />

vinto al gioco <strong>de</strong>lle tre carte, appena arrivato<br />

in città».


706/960<br />

«Io ricordo solo che dopo hanno cercato<br />

di ammazzarci», disse Ross.<br />

Axel avrebbe voluto aggiungere qualcosa,<br />

ma i ricordi di quel periodo <strong>de</strong>lla sua vita<br />

non erano tali da indurlo a scherzarci sopra.<br />

«Questa volta sono stati più amichevoli»,<br />

disse Stephen. «Forse perché portavamo<br />

<strong>de</strong>naro invece di sottrarlo».<br />

Ross sorrise. «Anche a me hanno dato<br />

questa impressione. Per inciso, il proprietario<br />

non ha voluto ven<strong>de</strong>re», aggiunse,<br />

rivolto ad Axel. «Ci siamo accordati per un<br />

lauto canone di affitto. Gli ho promesso che<br />

gli avremmo restituito le carte, una volta<br />

finito».<br />

«Può tenersele», rispose Axel. «Non ho<br />

alcun <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di tenere qualcosa che apparteneva<br />

a Belladore».<br />

Stephen si alzò e fece mezzo giro intorno<br />

al tavolo per guardare la disposizione <strong>de</strong>lle<br />

carte da un’altra angolazione.


707/960<br />

Infine, un lento sorriso si disegnò sul suo<br />

volto.<br />

«Sorri<strong>de</strong> così soltanto quando ha risolto<br />

un dilemma o quando sta guardando Lady<br />

Von Sayn e pensa che nessuno se ne accorga»,<br />

disse Ross a voce bassissima.<br />

Stephen pescò dal mazzo la regina di<br />

fiori e la rovesciò sul dorso osservando la<br />

disposizione <strong>de</strong>lle margherite d’oro che <strong>de</strong>coravano<br />

il blu profondo.<br />

«Questa è la chiave <strong>de</strong>l codice», disse.<br />

«Non dovrei impiegare molto a <strong>de</strong>cifrarlo».<br />

Qualcuno bussò alla porta <strong>de</strong>l piccolo<br />

laboratorio che Stephen si era ricavato nei<br />

sotterranei <strong>de</strong>lla Misericordia, era una <strong>de</strong>lle<br />

cugine di Ross, Valerie.<br />

«Domina Heraclis ha un’ora da <strong>de</strong>dicarvi,<br />

ma vi prega di fare in fretta perché più<br />

tardi dovrà presenziare a un intervento<br />

chirurgico».


Stephen agitò una mano. «Perfetto<br />

tempismo. A<strong>de</strong>sso andatevene e lasciatemi<br />

lavorare».<br />

* * *<br />

708/960<br />

Domina Heraclis li aspettava nel suo studio<br />

presso il dipartimento di Primo Soccorso.<br />

Quando Axel e Ross chiesero il permesso<br />

di entrare, accennò loro di accomodarsi con<br />

uno <strong>de</strong>i suoi gesti sbrigativi, poi li guardò attentamente<br />

con i suoi occhi piccoli e acuti.<br />

«Inutile girarci intorno», disse. «Sono<br />

anni che mi aspetto questa visita».<br />

«Noi no, Chiarissima Domina», disse<br />

Axel, in tono rispettoso.<br />

«Questo è uno <strong>de</strong>i motivi per cui l’insegnante<br />

sono io e voi gli scholares», rispose la<br />

donna, poi si rivolse a Ross Granville. «Sono<br />

passati diciassette anni dalla Rivolta, molte


709/960<br />

ferite sono state medicate, altre non si potranno<br />

più rimarginare, ma penso che la<br />

vostra generazione abbia il dovuto distacco<br />

per rimettere a posto tutti i tasselli».<br />

«Siamo qui per questo», rispose Ross.<br />

«Ci sono morti che purtroppo non possono<br />

ancora riposare in pace».<br />

«Come la tua nonna ormai conto quasi<br />

cento anni», disse Domina Heraclis. «Senza<br />

la giovinezza eterna che può vantare un redivivo.<br />

Nemmeno io riesco a riposare, anche<br />

a distanza di molto tempo».<br />

Aveva gli occhi lucidi di una commozione<br />

che però riuscì a domare nell’istante<br />

successivo.<br />

«Non è ancora chiara quale sia stata la<br />

parte giocata da tua cugina Clarisse in questa<br />

vicenda», riprese, dopo una pausa. «L’ombra<br />

che è ricaduta sulle famiglie di Blackmore e<br />

di Granville dopo quanto è accaduto merita<br />

una spiegazione, qualsiasi essa sia». Girò lo<br />

sguardo su Axel e aggiunse: «Qualunque


710/960<br />

cosa ascolterai in questa se<strong>de</strong>, sappi che sono<br />

stata attenta a vigilare su Eloise Weiss. Non<br />

appena mi sono accorta <strong>de</strong>l suo potere,<br />

prima ancora che lei ne fosse consapevole,<br />

l’ho tenuta d’occhio. Con mio gran<strong>de</strong> sollievo<br />

ha <strong>de</strong>ciso spontaneamente di iscriversi alla<br />

Societas di Medicina, se posso aggiungere la<br />

mia opinione personale, la sua scelta è stata<br />

molto diversa da quella di Clarisse».<br />

Ross sembrava già sopraffatto. «Vi prego<br />

di cominciare dall’inizio, mea Domina».<br />

L’altra annuì. «Ho conosciuto Clarisse<br />

Granville quando ha chiesto l’iscrizione alla<br />

Societas di Medicina: era la mente più brillante<br />

<strong>de</strong>l suo corso, una ragazza dolce, piena<br />

di vita e di curiosità, le ho voluto bene dal<br />

primo momento. Mi stava sempre alle calcagna<br />

come a<strong>de</strong>sso le tue piccole cugine fanno<br />

con Eloise o con Megan Linnett. Era<br />

adorabile».


711/960<br />

«Ricambiava il vostro affetto», disse<br />

Ross, con gentilezza. «Vi rispettava<br />

immensamente».<br />

Un altro gesto di assenso. «La sua opera<br />

in questo posto era inestimabile. Nonostante<br />

a quel tempo l’equilibrio fosse solidamente<br />

in mano ai Blackmore e le creature <strong>de</strong>l Presidio<br />

uscivano dalla loro se<strong>de</strong> esclusivamente<br />

la notte in cui era loro permesso, c’era<br />

sempre qualche caso di possessione a cui<br />

soltanto lei poteva porre rimedio».<br />

Guardò Ross Granville. «Tua cugina era<br />

una gran<strong>de</strong> studiosa e un gran<strong>de</strong> medico. Ha<br />

aiutato centinaia di persone, con tutti i talenti<br />

che posse<strong>de</strong>va. Questo ti prego di non<br />

dimenticarlo mai, qualsiasi cosa dovesse<br />

emergere dalle vostre indagini».<br />

Ross aveva perso ancora un poco di<br />

colore in viso. «Non lo farò».<br />

«Badate bene: si tratta soltanto di mie<br />

consi<strong>de</strong>razioni personali, lei non si confidò


mai con me. In quel periodo <strong>de</strong>lla sua vita i<br />

suoi migliori amici erano altri».<br />

«Nassar Stuart», disse Axel.<br />

«E Johann Richton», aggiunse Domina<br />

Heraclis. «Che a quel tempo era Decano<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Croce e in seguito sarebbe<br />

diventato Gran<strong>de</strong> Esorcista e poi Principe<br />

<strong>de</strong>lla Chiesa».<br />

Ross Granville cercò lo sguardo <strong>de</strong>l suo<br />

migliore amico, a<strong>de</strong>sso erano entrambi<br />

impalliditi.<br />

«Avete capito bene: stiamo parlando di<br />

Sua Eminenza il Cardinale <strong>de</strong> Plessy», confermò<br />

Domina Heraclis.<br />

* * *<br />

712/960<br />

«Non meravigliatevi», disse Domina<br />

Heraclis. «Sapete quanto possano essere<br />

profon<strong>de</strong> le amicizie che nascono durante gli


713/960<br />

studi. Loro tre, da ragazzi, erano sempre<br />

insieme».<br />

«Esattamente come acca<strong>de</strong> a voi due e a<br />

vostro fratello, Principe Axel, al signor<br />

Eldrige, al giovane Morgan, immagino che il<br />

loro progetto fosse di restare amici per il<br />

resto <strong>de</strong>lla vita. Poi accad<strong>de</strong> qualcosa. Non so<br />

per quale motivo, e immagino che soltanto i<br />

diretti interessati possano rispon<strong>de</strong>re a<br />

questo interrogativo, però il loro legame si<br />

spezzò. Clarisse sposò Brian Blackmore, ebbe<br />

i suoi figli e divenne regina di Altieres».<br />

Fece ancora una pausa e all’improvviso<br />

sembrò davvero molto stanca.<br />

Axel pensò che nessuno di loro si soffermava<br />

mai a pensare a quanto fosse anziana:<br />

erano tutti troppo occupati a fuggire terrorizzati<br />

davanti al suo cipiglio.<br />

«Possiamo tralasciare ancora quel periodo<br />

per tornare a quando Clarisse era ancora<br />

una scholara», disse ancora lei. «La cosa singolare<br />

fu che a un tratto prese perfetta


714/960<br />

padronanza <strong>de</strong>l suo potere, quando all’inizio<br />

sembrava ignorarne le potenzialità e il modo<br />

di usarlo».<br />

«Può avere incontrato qualcuno che ne<br />

sapesse abbastanza da darle spiegazioni»,<br />

disse Axel. «Forse qualcuno di molto antico,<br />

abbastanza da avere conoscenze che erano<br />

andate perdute».<br />

«È un’eventualità, Van<strong>de</strong>mberg», rispose<br />

Domina Heraclis. «Anche io sono giunta alla<br />

stessa conclusione. L’altra singolarità è che<br />

anche i più cari amici di Clarisse erano dotati<br />

<strong>de</strong>l suo stesso potere».<br />

«Tre Evocatores», Ross scosse leggermente<br />

il capo. «Troppo potere tutto insieme,<br />

oppure è soltanto una mia impressione?».<br />

«Non sbagli, Princeps Granville», Domina<br />

Heraclis alzò un dito ossuto.<br />

Le sue mani erano agili e nervose, seppure<br />

con la pelle fragile e macchiata dall’età<br />

restavano le mani di uno <strong>de</strong>i chirurghi più illustri<br />

<strong>de</strong>ll’intero continente.


715/960<br />

«Soprattutto perché tutti e tre facevano<br />

un uso molto disinvolto <strong>de</strong>l loro potere. Non<br />

frainten<strong>de</strong>rmi: ho già <strong>de</strong>tto che Clarisse<br />

metteva il suo al servizio <strong>de</strong>lla gente. Anche<br />

Stuart e Richton coltivavano il loro talento,<br />

ma ne facevano ricorso ogni qual volta ne<br />

avessero <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio senza curarsi <strong>de</strong>lle conseguenze,<br />

senza pensare a cosa permettessero<br />

l’accesso al loro corpo e alla loro<br />

mente».<br />

«Demoni», disse Axel, <strong>de</strong>ciso.<br />

«Siamo precisi, Principe Van<strong>de</strong>mberg»,<br />

replicò Domina Heraclis. «Non ho insegnato<br />

per tanti anni in uno Studium Generale,<br />

nella scuola di Medicina, per sentire uno <strong>de</strong>i<br />

migliori stu<strong>de</strong>nti utilizzare un termine che si<br />

addice più al popolino superstizioso».<br />

Axel incassò con un sorriso e chinò il<br />

capo con un’umiltà molto inusuale per lui.<br />

«Domando scusa, mea Domina, non era<br />

mia intenzione contrariarti, te lo assicuro».


716/960<br />

«Per la loro resistenza, violenza e attitudine<br />

alla malvagità, il popolo chiama “<strong>de</strong>moni”<br />

le creature <strong>de</strong>l Presidio, ma in realtà<br />

sappiamo molto poco di loro oltre al fatto<br />

che possono sopraffare gli umani con estrema<br />

facilità. Sono oggetto di studio, naturalmente,<br />

ma troppe cose lo sono senza che<br />

riusciamo a trovare una spiegazione».<br />

Domina Heraclis pronunciò quelle parole<br />

in tono brusco, quasi rassegnato.<br />

«Ad ogni modo a quei tempi Nassar e<br />

Clarisse erano inseparabili», continuò. «Nessuno<br />

dubitava che si sarebbero sposati, un<br />

giorno, e Johann Richton gridava tra una<br />

bottiglia di vino e un’avemaria che avrebbe<br />

celebrato lui, il loro matrimonio».<br />

«Ma le cose andarono diversamente»,<br />

disse Ross. «E Clarisse sposò Brian Blackmore<br />

che la corteggiava da tempo. Almeno<br />

Nanà si vanta sempre dicendo che la sua<br />

Clarisse ha dovuto scegliere di quale Nazione<br />

diventare regina».


717/960<br />

«Tua nonna, che Dio la conservi sempre<br />

com’è», sospirò Domina Heraclis, «ha<br />

sempre visto nelle persone soltanto ciò che<br />

voleva ve<strong>de</strong>re. In fondo, forse è quello che<br />

facciamo tutti, se vogliamo vivere».<br />

«Clarisse a un certo punto divenne anche<br />

Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna», intervenne<br />

Axel. «Ricordi qualcosa di quel<br />

periodo?».<br />

«Che lei era sempre indaffarata. Era raro<br />

che la Magistra <strong>de</strong>lla Penna non fosse qualcuno<br />

appartenente alla Societas superiore<br />

<strong>de</strong>lle Arti, proprio in virtù <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> retaggio<br />

storico che quella confraternita porta con<br />

sé, così lei era impegnata da mattina a sera<br />

tra il suo tirocinio qui alla Misericordia, i<br />

suoi amici e il tentativo di essere la migliore<br />

Magistra che la Penna potesse ricordare».<br />

«Inoltre Nassar Stuart durante la carica<br />

di Clarisse divenne Guardiano <strong>de</strong>lla Penna»,<br />

aggiunse Axel guadagnandosi da parte <strong>de</strong>gli<br />

altri due uno sguardo stupito. «Selina


718/960<br />

Kristian è una mia buona amica», disse,<br />

tranquillo. «Le ho chiesto di fare qualche<br />

controllo sulla vecchia documentazione. Il<br />

Guardiano <strong>de</strong>lla Penna è direttamente responsabile<br />

<strong>de</strong>lla biblioteca e <strong>de</strong>gli archivi<br />

<strong>de</strong>lla confraternita, <strong>de</strong>l Palazzo dove ha se<strong>de</strong><br />

e di tutti i cimeli e i reperti che vi sono<br />

conservati».<br />

«È corretto, Principe Van<strong>de</strong>mberg»,<br />

Domina Heraclis annuì con solennità. «La<br />

coinci<strong>de</strong>nza che mi è rimasta più impressa,<br />

ma, ripeto, è solo una mia impressione, fu<br />

che i poteri <strong>de</strong>i tre Evocatores in quel periodo<br />

sembrarono raggiungere il loro apice».<br />

A<strong>de</strong>sso il suo sguardo si era fatto assente,<br />

sembrava concentrata a mettere a<br />

fuoco qualcosa che risaliva a troppo tempo<br />

prima.<br />

«Clarisse principalmente li utilizzava<br />

all’interno <strong>de</strong>ll’Ospedale, credo, ma non<br />

posso esserne sicura. So per certo invece che<br />

l’uso disinvolto che ne faceva Nassar Stuart


era motivo di scontro con Brian Blackmore<br />

ogni qual volta le loro stra<strong>de</strong> si<br />

incrociavano».<br />

«Stupisce che lei lo abbia sposato», mormorò<br />

Ross.<br />

«Accad<strong>de</strong> qualche anno dopo la laurea»,<br />

disse Domina Heraclis. «Forse, crescendo,<br />

Clarisse aveva capito che Nassar Stuart non<br />

era ciò che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava, forse si era innamorata<br />

di Brian. Non ci è dato saperlo, immagino<br />

che si sia portata i suoi segreti nella tomba e<br />

che sia stata sorpren<strong>de</strong>ntemente brava a<br />

farlo».<br />

* * *<br />

719/960<br />

L’imminenza <strong>de</strong>lle Feriae Matricularum<br />

aveva scatenato il solito fervore politico e festaiolo<br />

tra gli scholares <strong>de</strong>lla Vecchia Capitale.


720/960<br />

Intorno ai tavoli <strong>de</strong>lle taverne e alle cene<br />

eleganti si discutevano con gran<strong>de</strong> sbattere<br />

di pugni e conseguente sobbalzare di cristalleria<br />

i problemi di successione alle cariche<br />

maggiori <strong>de</strong>lle Fraternitates stu<strong>de</strong>ntesche.<br />

«Axel, spero che tu sappia cosa stai facendo»,<br />

sospirò Selina Kristian, seguendo<br />

con occhio di falco uno <strong>de</strong>i camerieri che<br />

girava con un vassoio di calici colmi in equilibrio<br />

precario sopra una spalla. «Se trovo<br />

chi ha assunto il personale stasera, giuro che<br />

morirà in modo lento e doloroso».<br />

«Gareth sarà un ottimo Duca», disse<br />

Axel, senza lasciarsi turbare da quella minaccia<br />

di morte. «Tu invece stai attenta: ti ricordo<br />

che come capo <strong>de</strong>l tuo Ordine sei una<br />

<strong>de</strong>i pochi a non indossare la maschera, e non<br />

è l’i<strong>de</strong>ale per un <strong>de</strong>litto perfetto».<br />

In quella un fragore assordante giunse<br />

dal lato <strong>de</strong>lle vetrate che davano sul patio.<br />

«Se elimino Gareth Eldrige prima che mi<br />

distrugga il salone il Magistrato capirà che si


721/960<br />

è trattato di legittima difesa», esclamò<br />

Selina, terrorizzata, e raccolse le gonne per<br />

correre in direzione <strong>de</strong>l disastro.<br />

«Potremmo usare mio fratello come diversivo»,<br />

disse Stephen Eldrige comparendo<br />

al fianco <strong>de</strong>ll’amico. «Lui distrae l’intero<br />

Ordine <strong>de</strong>lla Penna facendolo crollare e noi<br />

penetriamo nei sotterranei <strong>de</strong>lla biblioteca<br />

che lui ha già provveduto a far crollare in<br />

prece<strong>de</strong>nza».<br />

Axel alleggerì un vassoio di un bicchiere.<br />

«Spero che non sarà necessario», disse. «Le<br />

biblioteche non sono comprese nel perimetro<br />

<strong>de</strong>lla festa. Selina ci tiene in modo maniacale<br />

e non permetterebbe mai a gente ubriaca di<br />

mettere il naso tra i suoi preziosi libri.<br />

Questo però potrebbe tornare a nostro<br />

vantaggio».<br />

«Hai un’i<strong>de</strong>a?».<br />

«Diciamo che intendo chie<strong>de</strong>re la complicità<br />

di una persona e ho già reclamato un


722/960<br />

favore personale quale Duca <strong>de</strong>lla Chiave<br />

uscente».<br />

Stephen annuì. «Da quando siamo entrati<br />

l’ultima volta Selina fa pattugliare gli accessi<br />

a questo posto come se fosse la Zecca<br />

Centrale e ho paura di cosa possa succe<strong>de</strong>re,<br />

se gli studiosi <strong>de</strong>lle Arti riescono a mettere le<br />

mani su quegli intarsi prima che ci lavoriamo<br />

noi».<br />

«Ti lascio a<strong>de</strong>sso, è appena arrivato il<br />

mio complice. In nobile ritardo, come al<br />

solito».<br />

Il ballo in maschera annuale organizzato<br />

dall’Ordine <strong>de</strong>lla Penna per celebrare la storica<br />

alleanza con l’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave era<br />

iniziato da qualche ora e Lady Eloise Weiss<br />

aveva fatto il suo ingresso al braccio di<br />

Ashton Blackmore causando una salva di<br />

mormorii stupiti.<br />

«Bellissima, in tenuta da battaglia», le<br />

disse Axel, inchinandosi.


723/960<br />

Quando riportò lo sguardo nel suo, la<br />

scintilla che lo animava comunicò a Eloise<br />

che aveva conservato la rapida panoramica<br />

<strong>de</strong>ll’abissale scollatura <strong>de</strong>ll’abito rosso scuro<br />

che indossava.<br />

«L’avete persa», disse lei, toccandosi <strong>de</strong>licatamente<br />

la striscia di pizzo che le fasciava<br />

il volto all’altezza <strong>de</strong>gli occhi. «Insieme<br />

all’intera guerra. A<strong>de</strong>sso se volete scusarmi,<br />

ho di meglio da fare».<br />

L’occhiata ilare di Ashton Blackmore dietro<br />

la maschera di seta nera gli fece rimpiangere<br />

di non averlo ucciso quando ne aveva<br />

avuto l’occasione.<br />

«Blackmore», mormorò, la voce così<br />

bassa che solo un redivivo avrebbe potuto<br />

captarla nel frastuono di voci e musica. «Ho<br />

bisogno di restare da solo con lei».<br />

Passandogli a fianco, Ashton annuì e<br />

posando una mano dietro la schiena di Eloise<br />

disse: «Ragazzina umana, vieni a ballare.


724/960<br />

Sono proprio curioso di ve<strong>de</strong>re se i tuoi passi<br />

sono migliorati dall’ultima volta».<br />

Lei sorrise e mormorò a fior di labbra un<br />

insulto <strong>de</strong>stinato solo alle sue orecchie.<br />

Quando qualche battuta musicale dopo<br />

Ashton gli fece un cenno, si fece largo tra la<br />

folla <strong>de</strong>i ballerini e si inchinò per chie<strong>de</strong>rgli<br />

di ce<strong>de</strong>re la dama.<br />

«Sono stanca», annunciò Eloise. «Penso<br />

che preferirei se<strong>de</strong>rmi un momento».<br />

Ashton si <strong>de</strong>filò e a lui restava solo un<br />

momento per rimediare a troppe cose.<br />

«Eloise, per favore, resta».<br />

«Dammi un solo buon motivo per farlo».<br />

La guardò e rispose, con semplicità: «Ho<br />

bisogno <strong>de</strong>l tuo aiuto».<br />

Nemmeno un battito di ciglia, poi lei rispose:<br />

«Dimmi cosa <strong>de</strong>vo fare».


34.<br />

Inciso nelle ossa<br />

Rispon<strong>de</strong>re ai suoi ordini era semplice,<br />

di rispon<strong>de</strong>re ai suoi baci non avrebbe potuto<br />

fare a meno.<br />

In quel momento significava compiere il<br />

me<strong>de</strong>simo gesto e allora chiuse gli occhi e si<br />

lasciò guidare dalle sue braccia verso i margini<br />

<strong>de</strong>l salone.<br />

Una coppia che si baciava a un ballo, il<br />

Duca <strong>de</strong>lla Chiave che abbracciava una dama<br />

bruna.<br />

Tutti sapevano di loro ed era ciò su cui<br />

Axel faceva affidamento. Per una volta si<br />

sarebbe lasciata sedurre da una trappola che<br />

non stava ten<strong>de</strong>ndo a lei.<br />

«Selina mi ha accordato l’uso <strong>de</strong>lla sua<br />

biblioteca, stanotte», le mormorò sulle


726/960<br />

labbra, «per permettermi di chie<strong>de</strong>rti di<br />

nuovo di sposarmi».<br />

Eloise rise e gli prese la testa tra le mani,<br />

avvicinò le labbra alle sue e quando lui fece<br />

per baciarla si ritrasse, poi rise di nuovo.<br />

«Perché?».<br />

«Te l’ho appena spiegato».<br />

Lei indietreggiò trovandosi con la schiena<br />

contro una parete. Axel posò una mano<br />

accanto alla sua testa.<br />

«Ritenta, puoi fare di meglio», gli sussurrò,<br />

sgusciandogli via da sotto l’altro<br />

braccio.<br />

Non le bastava: era lui a<strong>de</strong>sso a trovarsi<br />

con le spalle al muro.<br />

La guardò fuggire verso i corridoi, sparendo<br />

tra gli abiti da sera e i volti mascherati.<br />

Anche gli altri l’avevano vista: stava giocando<br />

con lui e contro di lui.<br />

La raggiunse dietro una <strong>de</strong>lle colonne<br />

fuori dalla sala da ballo.<br />

«Stiamo cercando qualcosa».


727/960<br />

Eloise piegò l’indice per fargli segno di<br />

avvicinarsi e socchiuse le labbra, ma quando<br />

lui si chinò per baciarla gli posò entrambe le<br />

mani sul petto e lo spinse via.<br />

«Cosa?», gli domandò.<br />

Lui fece eco alla sua risata. «Vuoi<br />

giocare, Eloise? Ti avverto che non è il momento<br />

opportuno».<br />

«Non voglio giocare, non più».<br />

Entrambi avvertirono l’improvviso cambiamento<br />

nella sua voce, la nota fragile che<br />

ne spezzò il brio.<br />

Axel fece un passo in avanti e le prese<br />

entrambe le mani.<br />

«Siamo sul punto di scoprire qualcosa di<br />

importante. Nell’ultimo periodo qualcuno sta<br />

mettendo in atto qualcosa di strano facendo<br />

uso <strong>de</strong>gli oggetti che appartenevano a Belladore<br />

<strong>de</strong> Lanchale».<br />

Era la prima volta che quel nome veniva<br />

pronunciato apertamente tra loro ed Eloise


728/960<br />

trasalì con una tale violenza che per un momento<br />

le sembrò di vacillare.<br />

Le mani di Axel tenevano le sue in una<br />

stretta d’acciaio che le ordinava di guardarlo<br />

negli occhi nonostante il suo unico <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio<br />

fosse fuggire e piangere da qualche parte, da<br />

sola e di nascosto.<br />

«Eloise», scandì lui, con lentezza, sottolineando<br />

ogni singola parola. «Tutto questo<br />

non ha niente a che ve<strong>de</strong>re con te se non<br />

nella misura in cui voglio proteggere te e<br />

quello che c’è tra noi da ogni cosa. Ti prego<br />

di cre<strong>de</strong>rmi».<br />

Per un lungo istante di silenziosa agonia<br />

lei lottò contro se stessa e tutte le immagini<br />

dolorose che si affollavano nel recesso più<br />

buio <strong>de</strong>lla sua anima.<br />

La cortigiana più famosa di tutti i<br />

tempi, le avevano <strong>de</strong>tto, l’amante <strong>de</strong>l fratello<br />

<strong>de</strong>l suo re.<br />

«Ho accettato di cre<strong>de</strong>re anche a quello<br />

che non mi dici», gli rispose ricambiando la


729/960<br />

sua stretta. «Si chiama “fiducia”, Vostra Altezza,<br />

soltanto non metterla a dura prova».<br />

Axel si piegò su un ginocchio, tenendo<br />

ancora le mani tra le sue.<br />

La gente che entrava e usciva dal salone<br />

si voltava a guardarli, curiosa, forse un po’<br />

invidiosa. Visi conosciuti dietro il riparo di<br />

una maschera, labbra che sorri<strong>de</strong>vano e che<br />

un momento dopo avrebbero raccontato di<br />

aver visto il Principe Axel in ginocchio davanti<br />

al Lady Weiss, distruggendo ancora una<br />

volta ogni diceria intorno a una loro rottura.<br />

«Grazie, Eloise», disse lui, <strong>de</strong>ponendo un<br />

bacio colmo di rispetto su entrambe le sue<br />

mani inguantate.<br />

Lei lo guardò alzarsi. «Dove andiamo?»,<br />

gli domandò.<br />

«Nella biblioteca principale, gli altri ci<br />

raggiungeranno».<br />

Eloise gli tese semplicemente la mano e<br />

finse di non accorgersi di quando lui


730/960<br />

intercettò lo sguardo di Selina Kristian per<br />

rivolgerle un cenno di ringraziamento.<br />

Un cordone di seta rossa e due valletti di<br />

guardia <strong>de</strong>limitavano la zona chiusa al pubblico<br />

per la durata <strong>de</strong>lla festa.<br />

Al di là <strong>de</strong>lle silenziose sentinelle, le biblioteche<br />

e gli archivi erano immersi nella<br />

pace <strong>de</strong>lla notte, illuminati soltanto dalla<br />

luce fioca di alcune lampa<strong>de</strong>.<br />

Non appena vi<strong>de</strong>ro Axel ed Eloise, i valletti<br />

si fecero da parte con un gesto<br />

simultaneo.<br />

«Duca Van<strong>de</strong>mberg», disse uno <strong>de</strong>i due.<br />

«L’Onorabile Magistra ci ha <strong>de</strong>tto di consi<strong>de</strong>rarvi<br />

a casa vostra».<br />

Si allontanarono lasciandoli nel regno<br />

<strong>de</strong>lle biblioteche, un intimo cerchio di luce<br />

<strong>de</strong>limitato da mucchi di can<strong>de</strong>le accostate e<br />

una bottiglia di vino in ghiaccio ad<br />

atten<strong>de</strong>rli.<br />

Eloise abbassò lo sguardo su piccole can<strong>de</strong>le<br />

bianche che si riflettevano su un vassoio


731/960<br />

d’argento, lui sopraggiunse alle sue spalle,<br />

cingendola con un braccio, la testa appoggiata<br />

alla sua.<br />

«Vorrei dirti molte cose, ma ti avviso che<br />

non tutte possono essere pronunciate ad alta<br />

voce, quindi ne dirò una soltanto».<br />

Le lasciò scivolare quelle parole sulla<br />

gola e lei rabbrividì e chiuse gli occhi.<br />

«Sposami», le disse.<br />

La sua voce le tolse il fiato, Eloise spalancò<br />

gli occhi. «Pensavo fosse solo un<br />

trucco, invece inten<strong>de</strong>vi chie<strong>de</strong>rmelo sul<br />

serio».<br />

«Non lo faccio ogni giorno da tutta la<br />

mia vita?».<br />

Lei rimase in silenzio e allora la sua<br />

stretta si fece più avvolgente e le sfiorò<br />

l’orecchio con le labbra.<br />

«Hai finalmente intenzione di dirmi di sì<br />

proprio nel momento in cui poi non potrò dimostrarti<br />

tutto il mio amore?», le domandò<br />

mentre la sua mano discen<strong>de</strong>va dalla spalla


732/960<br />

alle trine nere che coprivano appena la curva<br />

<strong>de</strong>l seno.<br />

Una carezza leggera sotto il bordo di<br />

stoffa e lei sospirò.<br />

«Che cosa ti ha chiesto mio padre?».<br />

All’istante, il braccio che le cingeva la<br />

vita si irrigidì, la mano che le accarezzava la<br />

pelle si bloccò.<br />

«Eloise», la sua voce, questa volta di ghiaccio,<br />

era seducente come un momento<br />

prima quando la scioglieva al suo calore.<br />

Lei sollevò una mano e fermò la sua contro<br />

il proprio seno, poi gli appoggiò la nuca<br />

sulla spalla e aprì gli occhi per incontrare i<br />

suoi.<br />

«Rispondimi», disse, con dolcezza. «E fa’<br />

che sia una risposta soddisfacente perché altrimenti<br />

mi metterò a gridare e tu non vuoi<br />

che io attiri l’attenzione in questo posto,<br />

vero?».<br />

«Mi state ricattando, signora?».


733/960<br />

Il suo tono era micidiale, le sue braccia<br />

dure ma accoglienti, lei annuì. «Fa’ presto,<br />

non abbiamo tutta la notte».<br />

La fissò per un lungo momento ed Eloise<br />

pensò che se ne sarebbe andato lasciandola a<br />

scaldarsi con un rimpianto e la luce <strong>de</strong>lle<br />

can<strong>de</strong>le.<br />

«Mi ha chiesto di scegliere tra il trono di<br />

Al<strong>de</strong>nor e te. È stata una scelta molto facile»,<br />

disse, avvertendo che lei smetteva di respirare.<br />

«Ho perfettamente chiaro senza cosa io<br />

non potrei sopravvivere, lo so dalla prima<br />

volta che ti ho vista».<br />

Eloise gli accarezzò il braccio e rimase in<br />

silenzio. Dopo un momento lui interpretò la<br />

risposta nel suo sguardo e l’espressione <strong>de</strong>l<br />

suo viso divenne stupita, poi colma di una<br />

gioia trepidante.<br />

«Eloise…».<br />

Rapida, lei sollevò una mano e gli premette<br />

le dita sulle labbra.


«Ti sposerò», disse, con tenerezza. «Nel<br />

momento in cui mio padre ti scioglierà da<br />

questa promessa».<br />

Ve<strong>de</strong>ndo che lui faceva per parlare lo fermò<br />

di nuovo.<br />

«Non permetterò a nessuno di toglierti<br />

altro, quando so che già ti è stato sottratto<br />

così tanto. Soprattutto, non lo permetterò a<br />

me stessa».<br />

Ritrasse la mano. Axel non sembrava<br />

avere parole per replicare, forse per la prima<br />

volta nella sua vita.<br />

Eloise chiuse gli occhi e una lacrima le<br />

rigò la guancia.<br />

«A<strong>de</strong>sso vai a chiamare gli altri in modo<br />

che io possa avere un momento per ricompormi.<br />

Se <strong>de</strong>vo piangere per te voglio che tu<br />

sia l’unico a ve<strong>de</strong>rmi».<br />

* * *<br />

734/960


735/960<br />

Quando entrarono Eloise si stava ripren<strong>de</strong>ndo<br />

con un bicchiere di vino.<br />

Li esaminò tutti da capo a piedi con uno<br />

sguardo a dir poco ironico.<br />

«State bene mascherati», li apostrofò.<br />

«Peccato che sia soltanto un ballo. Avete mai<br />

pensato di affiliarvi a una società segreta? Gli<br />

eroi in incognito sono il sogno segreto di<br />

ogni ragazza».<br />

Solo Gilbert Morgan parve meditare seriamente<br />

su quella proposta, gli altri le<br />

rivolsero un’occhiata per metà irritata e per<br />

metà allarmata a cui lei rispose con un dolce<br />

sorriso.<br />

«Sorella carissima», disse Bryce chinandosi,<br />

galante, sulla sua mano. «Grazie per il<br />

tuo aiuto».<br />

«Forse merito una maschera anche io».<br />

«Lascerete che prima vi tolga le altre che<br />

indossate, mia signora», rispose Axel.


736/960<br />

Gli altri la ignorarono anche questa<br />

volta, salvo scambiarsi qualche sguardo di<br />

cauto terrore e lei, trattenendo una risata,<br />

aggiunse: «Axel, provvedi a rovinare <strong>de</strong>finitivamente<br />

la mia reputazione chie<strong>de</strong>ndo che<br />

nessuno ci disturbi. Dovesse avvicinarsi<br />

qualcuno mi inventerò una scusa per<br />

distrarlo».<br />

Lui si inchinò senza lasciare i suoi occhi<br />

e rispose: «Faccio in un momento».<br />

Bryce spostò lo sguardo da lei al fratello<br />

che si allontanava verso la porta e corrugò la<br />

fronte.<br />

«Che cosa è cambiato?», disse, pensieroso,<br />

poi si immobilizzò e subito i suoi occhi<br />

sagaci corsero al volto acceso di Eloise.<br />

«Finalmente», disse, rischiarandosi in<br />

un sorriso. «Pensavo che lo avresti tormentato<br />

per sempre. Vieni qua, fatti abbracciare»,<br />

aggiunse, con la voce improvvisamente<br />

rauca.


Fischi sommessi e sorrisi esultanti salutarono<br />

quell’abbraccio, Ross le die<strong>de</strong> una<br />

stretta gentile. «Congratulazioni».<br />

Stephen la guardava ammutolito, con<br />

un’aria talmente confusa che fu lei ad avvicinarsi<br />

e a fargli una carezza sul braccio. Gilbert<br />

Morgan non aveva di questi problemi: le<br />

fece fare un mezzo giro e le stampò un bacio<br />

in fronte, poi alzò lo sguardo su Axel che li<br />

aspettava alla porta, sorri<strong>de</strong>ndo.<br />

«Via libera?», chiese.<br />

«Sì», disse Axel. «Stephen, hai tutto<br />

l’occorrente?».<br />

«Sono pronto», rispose lui, di nuovo<br />

sicuro di sé.<br />

* * *<br />

737/960


738/960<br />

Dalla voragine che si apriva sul pavimento<br />

<strong>de</strong>lla biblioteca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Penna proveniva una voce inquieta.<br />

«Sto cominciando a odiare questa storia.<br />

Sento qualcuno che mi osserva. Sarà Selina<br />

pronta a balzarmi alla gola».<br />

«Falla finita, Bryce, Gareth Eldrige è<br />

ancora vivo nonostante abbia quasi <strong>de</strong>molito<br />

questo posto. Selina non è terribile come<br />

sembra», disse Ross.<br />

«Allora se dovesse scoprire qualcosa gli<br />

dirò che è tutta colpa tua», replicò Bryce e<br />

l’altro fece una faccia terrorizzata.<br />

«Genio, a che punto siamo?», domandò<br />

Morgan. «Devo chie<strong>de</strong>re all’Onorabile Lara<br />

di sposarmi, magari è la sera fortunata anche<br />

per me».<br />

«Ne dubito, quindi non mettermi fretta»,<br />

disse Stephen.<br />

Salva di sogghigni e qualche borbottio<br />

risentito di Morgan. Poi tutto ricominciò.<br />

«Sento la voce di Selina».


739/960<br />

«Bryce, ma la tua balia quando voleva<br />

spaventarti ti raccontava di Selina Kristian?»,<br />

esclamò Ross, quasi esasperato.<br />

«Proprio così, e <strong>de</strong>lle donne come lei,<br />

solo che le chiamava “streghe”».<br />

«Se stesse arrivando qualcuno Eloise<br />

avrebbe dato l’allarme», disse Axel. «Non ti<br />

preoccupare».<br />

«Fratello, non sono affatto preoccupato:<br />

non sono io quello che si sposa».<br />

«Fatemi luce», disse Stephen, laconico.<br />

«Ho trascritto lo schema e <strong>de</strong>vo seguirlo con<br />

precisione, ma qui non si ve<strong>de</strong> un<br />

acci<strong>de</strong>nte».<br />

Quattro can<strong>de</strong>lieri si avvicinarono alla<br />

sua faccia.<br />

«Ho <strong>de</strong>tto di farmi luce, non di incendiarmi<br />

i capelli, maledizione».<br />

Dalla zona <strong>de</strong>lla biblioteca sopra la voragine<br />

si udì una risata molto sprezzante.


740/960<br />

Stephen consultò i suoi appunti, tirò<br />

fuori gli occhiali dalla tasca <strong>de</strong>lla giacca e li<br />

inforcò.<br />

Studiò la parete che aveva di fronte, che<br />

come la cripta <strong>de</strong>ll’Orazione e Morte era <strong>de</strong>corata<br />

di mosaici d’osso: un angelo dalle ali di<br />

falco e il volto di un teschio spargeva il suo<br />

piumaggio intorno a sé in un artistico disordine<br />

che si fermava al livello <strong>de</strong>l<br />

pavimento.<br />

«Io ho fame», disse Gil Morgan, annoiato.<br />

«Quando abbiamo finito qui, possiamo<br />

andare a mangiare?».<br />

«Cre<strong>de</strong>vo volessi chie<strong>de</strong>re a Lara di<br />

sposarti», disse Axel.<br />

«Non a stomaco vuoto».<br />

Un’altra risata di commiserazione<br />

provenne dalla zona sovrastante.<br />

«Fate silenzio», esclamò Stephen.<br />

Ottenuto un minimo di rispetto, riprese a<br />

sfogliare i propri fogli ai quali ne erano fissati<br />

altri più piccoli incollati su un lato.


741/960<br />

Infine, con molta precisione, esercitò<br />

una <strong>de</strong>cisa pressione su una <strong>de</strong>lle piume, scegliendola<br />

con cura e fermandosi a confrontarla<br />

con le proprie annotazioni.<br />

Era quasi impossibile distinguerla dalle<br />

altre, ma quando ritrasse la mano quella rimase<br />

leggermente incavata nel muro come a<br />

confermare, in silenzio, la correttezza di ciò<br />

che stava facendo.<br />

Eseguì la me<strong>de</strong>sima operazione con altre<br />

piume, secondo l’ordine scrupoloso che<br />

aveva tracciato sui suoi appunti.<br />

Davanti all’ultima esitò, poi, con un’esclamazione,<br />

vi spinse le dita contro e la piuma<br />

rientrò completamente nel muro.<br />

In contemporanea si udì uno scatto secco<br />

e la parete tremò. Una leggera nuvola di<br />

polvere si sollevò dal suolo e dal livello superiore<br />

giunse la voce preoccupata di Eloise.<br />

«Tutto bene?».<br />

«Tutto a posto», rispose Axel, guardando<br />

verso il basso dove Stephen Eldrige si era


742/960<br />

inginocchiato, incurante <strong>de</strong>lla polvere, e<br />

stava estraendo a mani nu<strong>de</strong> un cassetto di<br />

pietra che era comparso ai piedi <strong>de</strong>ll’angelo.<br />

«Fate luce», disse, in tono febbrile. «C’è<br />

qualcosa qui».<br />

Le sue dita capaci e <strong>de</strong>licate estrassero<br />

un fascio di fogli di vecchia pergamena fittamente<br />

vergata e <strong>de</strong>corata di disegni.<br />

«Manoscritta, naturalmente», l’espressione<br />

di Stephen era estatica. «Ho già visto<br />

questi caratteri ma sono talmente antichi che<br />

non sono in grado di interpretarli», a<strong>de</strong>sso<br />

dalla sua voce trapelava una <strong>de</strong>cisa frustrazione.<br />

«Ma so chi può farlo».<br />

Con gran<strong>de</strong> attenzione sfogliò una pagina<br />

e da sopra la sua testa Gilbert Morgan<br />

commentò. «Quella è Delamàr».<br />

«Non mi sembra il Continente», commentò<br />

Bryce, dubbioso. «Ha una forma<br />

diversa».<br />

«Van<strong>de</strong>mberg, saprò riconoscere casa<br />

mia, no?», fece Morgan, stizzito.


743/960<br />

«Ha ragione», disse Ross. «Guardate,<br />

quella dovrebbe essere la zona di Valdyer e a<br />

sud c’è Salimarr, anche se i confini sono<br />

diversi».<br />

Le dita di Stephen esitarono su un punto<br />

preciso <strong>de</strong>lla mappa e poi disse. «C’era qualcosa,<br />

una volta, a sud di Altieres».<br />

«Una <strong>de</strong>cima Nazione», disse Axel, «che<br />

a<strong>de</strong>sso non esiste più. Stephen, portiamo<br />

tutto al sicuro. È quasi giorno e la pazienza<br />

di Selina non è infinita, anche quando si<br />

tratta <strong>de</strong>lla felicità di uno <strong>de</strong>i suoi migliori<br />

amici».<br />

Uscirono all’alba, nell’esodo <strong>de</strong>gli ultimi<br />

ospiti, cinque ragazzi alti in abito da sera e<br />

una giovane donna minuta, e percorsero<br />

lentamente la strada principale <strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla,<br />

attirando l’attenzione <strong>de</strong>lla gente che<br />

iniziava la giornata di lavoro.<br />

Dietro di loro il primo sole <strong>de</strong>l mattino<br />

profilava d’oro il palazzo <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Penna dove la servitù chiu<strong>de</strong>va finalmente le


744/960<br />

finestre e sbarrava i portoni al termine di un<br />

ballo in maschera.


QUARTA PARTE


TERZO INTERMEZZO<br />

Prima di un risveglio<br />

Acca<strong>de</strong>va ultimamente che, osservandosi<br />

le mani, riuscisse a distinguere il <strong>de</strong>licato<br />

disegno <strong>de</strong>lle ossa e <strong>de</strong>lle vene sotto i<br />

contorni diafani <strong>de</strong>lle dita.<br />

A volte, girandosi tra i veli <strong>de</strong>lla morte,<br />

le sembrava di scostarli con una consistenza<br />

quasi corporea.<br />

La forza <strong>de</strong>ll’attrazione verso il mondo<br />

si stava rafforzando, ma lui le mancava più<br />

di quanto non le fosse mancato il respiro nel<br />

suo ultimo istante di vita.<br />

Uscire dal perimetro <strong>de</strong>lle sue prigioni –<br />

cimiteri, mausolei, cripte –, i luoghi creati<br />

per confinare i morti perché poco interferissero<br />

con la vita, era diventato più semplice.


747/960<br />

Raggiungerlo era un imperativo <strong>de</strong>lla<br />

sua anima che, libera dalle catene <strong>de</strong>lla vita,<br />

poteva tornare a quel momento <strong>de</strong>lla sua esistenza<br />

in cui era esistito soltanto lui.<br />

C’erano stati legami altrettanto forti<br />

dopo che si erano separati, il sangue e il<br />

nido avevano chiesto la protezione feroce da<br />

cui non si era risparmiata.<br />

Però risvegliarsi nella morte aveva significato<br />

tornare al momento in cui era stata<br />

solo se stessa, insieme a lui.<br />

Il suo viso era scavato dalle ombre, bello<br />

e amato come un tempo. Neppure i tratti<br />

che aveva lasciato impressi nella giovinezza<br />

<strong>de</strong>i suoi figli potevano eguagliare la forza e<br />

la grazia che l’avevano rapita oltre ogni<br />

ragione.<br />

Dopo tanti anni di morte non riusciva<br />

nemmeno a ricordare più perché si fosse<br />

separata da lui.<br />

Lo guardò disteso tra le coltri <strong>de</strong>l letto, i<br />

capelli d’argento, gli occhi chiusi che sapeva


748/960<br />

<strong>de</strong>l me<strong>de</strong>simo colore, quella mano sfregiata<br />

e la piega <strong>de</strong>lle labbra che le avevano <strong>de</strong>tto<br />

tutto ciò che bramava di più al mondo.<br />

Gli sfiorò piano la fronte e il confine tra<br />

i loro mondi si assottigliò di nuovo tanto da<br />

permetterle di sentire il tepore <strong>de</strong>lla sua<br />

pelle.<br />

Ritrasse la mano, stupita, e allora lui<br />

voltò la testa <strong>de</strong>standosi nella notte e i loro<br />

occhi si incontrarono.<br />

Il sorriso che le rivolse le mostrava che<br />

qualcosa di lui si era fermato nel momento<br />

in cui erano stati insieme per perpetuarlo<br />

all’infinito.<br />

Il varco si stava aprendo abbastanza<br />

per permettere loro di toccarsi di nuovo.<br />

Lui le prese la mano, i suoi occhi brillavano<br />

e, insieme al fuoco che l’aveva bruciata<br />

da quando li aveva scorti su di sé la<br />

prima volta, lei vi<strong>de</strong> una consapevolezza che<br />

solo la maturità aveva potuto portargli:<br />

l’esatta conoscenza di ciò che si vuole.


749/960<br />

Voleva lei.<br />

«Clarisse», le sussurrò, con la stessa<br />

voce con cui lo aveva fatto mille volte, troppi<br />

anni prima.


35.<br />

La Battaglia <strong>de</strong>lle Ortaglie<br />

Quando la campana di San Petronio batté<br />

il mezzogiorno, il Duca <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Chiave, Axel Van<strong>de</strong>mberg, prese in consegna<br />

dal Borgomastro e dal Decano <strong>de</strong>lle Corporazioni<br />

le chiavi <strong>de</strong>lla città che il suo successore<br />

avrebbe riconsegnato a conclusione<br />

<strong>de</strong>lle Feriae.<br />

Siccome il suo successore sarebbe stato<br />

Gareth Eldrige, tutti speravano che non se le<br />

per<strong>de</strong>sse in qualche avventura galante prima<br />

di riuscire ad assolvere il suo primo dovere<br />

cerimoniale.<br />

Con l’Universitas <strong>de</strong>gli stu<strong>de</strong>nti riunita<br />

nella piazza sottostante, dalla balconata <strong>de</strong>lla<br />

Societas <strong>de</strong>lle Arti le cariche maggiori <strong>de</strong>lle


751/960<br />

Fraternitates dichiararono l’inizio ufficiale<br />

<strong>de</strong>lle Feriae Matricularum.<br />

Ross Granville, quale Tribuno <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti,<br />

non aveva nemmeno finito con gli avvertimenti<br />

di prammatica che la prima arancia<br />

volò per aria, e lui riuscì a schivarla appena<br />

in tempo prima che colpisse in pieno<br />

petto Marelise Strake, la Somma Baronessa<br />

<strong>de</strong>lla Baronia <strong>de</strong>lle Lunatiche.<br />

«Emily, lo hai mancato! Qualcuno le<br />

porti <strong>de</strong>lle munizioni».<br />

Fu il segnale d’inizio <strong>de</strong>lla Battaglia <strong>de</strong>lle<br />

Ortaglie, la tradizionale apertura <strong>de</strong>lle Feriae<br />

che quell’anno si annunciava particolarmente<br />

cruenta.<br />

La prima batteria di fuoco solitamente<br />

era <strong>de</strong>stinata alla balconata <strong>de</strong>lla Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti, dove i Principi <strong>de</strong>ll’Università<br />

erano tenuti a farsi bersagliare da tutti gli<br />

avanzi di frutta e verdura che provenivano<br />

dai mercati cittadini e che una squadra di


752/960<br />

matricole, alla sera, avrebbe provveduto a<br />

ripulire dalle stra<strong>de</strong>.<br />

«Ehi, guarda un po’ qui».<br />

Dray<strong>de</strong>n Sinclair si voltò giusto in tempo<br />

per pren<strong>de</strong>rsi una manciata di frutta troppo<br />

matura in faccia.<br />

«Ma quanto sei scemo», disse, afferrando<br />

il fratello per il collo e mandandolo<br />

con la testa in una cesta di pezzi di cavolo e<br />

foglie di broccoli.<br />

Poco dopo se le stavano dando di santa<br />

ragione su un tappeto di bucce di mela e<br />

d’arance.<br />

«Almeno avranno un buon profumo»,<br />

disse Caroline Mayfield raccogliendo pezzi di<br />

buccia di limone e strofinandoli tra le mani.<br />

«Arriva un gruppo di Faldras e un mare<br />

di guai», disse Alexandria, indicando la zona<br />

<strong>de</strong>i vicoli dietro la piazza. «Quello non è il<br />

tipo con cui Gabriel ha fatto a pugni alla Sedia<br />

<strong>de</strong>l Diavolo?».


753/960<br />

«Sembra proprio lui», Fay sollevo l’orlo<br />

<strong>de</strong>lla gonna e scavalcò con leggiadria un cumulo<br />

di rifiuti di cavolo. «Gabriel si era intrattenuto<br />

con la sua sorella minore ed è finita<br />

come solitamente finiscono le relazioni<br />

di Gabriel: una ragazza in lacrime e qualche<br />

osso spezzato».<br />

Sophia non rispose, si sforzò di simulare<br />

un sorriso indifferente.<br />

«Nell’ultimo periodo però è stranamente<br />

morigerato», disse Fay.<br />

«L’ho notato anch’io», ribadì Caroline<br />

schivando con grazia una pera pesta che<br />

volava nella sua direzione.<br />

Un limone schiacciato prese in pieno<br />

Sophia che era troppo occupata ad ascoltare<br />

senza avere l’aria di farlo per difen<strong>de</strong>rsi da<br />

quella battaglia all’ultima buccia.<br />

«In compenso è talmente nervoso e arrabbiato<br />

che le risse a cui partecipa sono<br />

aumentate in maniera tragica», disse Alexandria.<br />

«Sembra che abbia il diavolo in


754/960<br />

corpo. Non l’ho mai visto in queste<br />

condizioni».<br />

Lei invece erano quasi cinque giorni che<br />

non riusciva a ve<strong>de</strong>rlo, pensò e una fitta di<br />

nostalgia quasi le tolse il respiro.<br />

Alzò lo sguardo verso il cielo terso di<br />

metà dicembre, tra l’oro freddo <strong>de</strong>l sole sui<br />

volti accaldati <strong>de</strong>gli scholares e il profumo<br />

fresco <strong>de</strong>lla verdura schiacciata nell’aria.<br />

Lui da qualche giorno sembrava non uscire<br />

nemmeno dagli alloggi <strong>de</strong>gli ufficiali,<br />

aveva appreso dalle chiacchiere <strong>de</strong>lle cugine,<br />

le notti sporadiche che trascorreva alle Quattro<br />

Coronate – la resi<strong>de</strong>nza cittadina <strong>de</strong>lla<br />

Reggenza di Ma<strong>de</strong>rian – si erano fatte più<br />

ra<strong>de</strong> e ormai Gabriel viveva insieme ai suoi<br />

soldati e usciva solo per andare a lezione e,<br />

nelle sere di permesso, per bere e fare a<br />

pugni con qualcuno.<br />

Per questo la preoccupazione e<br />

un’ondata di gioia dolorosa si combinarono<br />

paralizzandola quando, finalmente, scorse il


755/960<br />

suo volto. Lo vi<strong>de</strong> oltre un gruppo di braccianti<br />

con l’abito <strong>de</strong>ll’Arte <strong>de</strong>gli Ortolani, che<br />

scaricavano da un carro casse di ortaglie<br />

malandate da adibire a munizioni. Era insieme<br />

a suo cugino Jerome Sinclair, la cui<br />

testa bionda spiccava sul nero <strong>de</strong>lle divise, e<br />

aveva una tumefazione sul labbro e lo<br />

sguardo che non prometteva niente di<br />

buono.<br />

«Andiamo a ve<strong>de</strong>re cosa succe<strong>de</strong>», disse<br />

Fay, allegra. «I ragazzi che si picchiano sono<br />

attraenti».<br />

«I ragazzi che si picchiano sanguinano»,<br />

disse Caroline. «Il che è abbastanza<br />

disgustoso».<br />

Qualche mente illuminata aveva<br />

costruito una specie di trincea trasportando i<br />

tavoli da un’osteria vicina al centro <strong>de</strong>lla<br />

piazza e qualche altro genio aveva rovesciato<br />

secchiate d’acqua, forse per creare un’i<strong>de</strong>a di<br />

fossato, con la conseguenza che le bucce<br />

scivolavano sul lastricato fradicio e due o tre


756/960<br />

persone si erano già ritrovate sulla strada per<br />

l’Ospedale.<br />

Così, quando Gabriel Stuart prese per il<br />

colletto un ragazzo con i colori di Faldras sul<br />

mantello e lo spintonò, non stupì ve<strong>de</strong>re che<br />

travolgeva nella sua caduta altre tre persone,<br />

prima di andare a cozzare con la schiena<br />

contro il tavolo.<br />

«Ecco che la faccenda si fa interessante»,<br />

disse Dray<strong>de</strong>n, mollando all’istante il collo<br />

<strong>de</strong>l fratello e attratto dall’i<strong>de</strong>a di avere tra le<br />

mani qualcosa di meglio.<br />

«Va bene, è uno sventato», disse Alexandria,<br />

alzando gli occhi al cielo. «Ma non l’ho<br />

mai visto provocare una rissa in questo<br />

modo. Dovesse scoprirlo il suo ufficiale superiore<br />

sarebbero nei guai».<br />

«Si può sempre contare su Gabriel per<br />

vivacizzare una mattina noiosa», disse<br />

Justin, con un sorriso che arrivava da un<br />

orecchio all’altro.


757/960<br />

«Scommetto dieci reali che ne stendo tre<br />

prima che riesca a farlo tu», disse Dray scattando<br />

in avanti.<br />

I ragazzi di Altieres, era evi<strong>de</strong>nte, pensò<br />

Sophia, non avevano altri interessi che scommettere<br />

e fare a botte. Aveva cercato di intercettare<br />

lo sguardo di Gabriel ma le sembrava<br />

che lui l’avesse <strong>de</strong>liberatamente evitata.<br />

«Pensi che riusciremmo a fermarli?»,<br />

disse, pren<strong>de</strong>ndo Alexandria per un braccio.<br />

«Stanno arrivando Ross Granville e Allen<br />

Lochraine, il Tribuno <strong>de</strong>gli Stu<strong>de</strong>nti non ama<br />

questo genere di cose».<br />

Gabriel affondò il gomito nello stomaco<br />

<strong>de</strong>l ragazzo che lo aveva assalito alle spalle e<br />

colpì con una testata quello che aveva di<br />

fronte.<br />

Imprecando nel dialetto di Faldras il<br />

ragazzo si piegò in avanti premendosi la<br />

mano sulla faccia. Uno schizzo di sangue si<br />

aggiunse all’acqua e alla verdura pesta sul<br />

pavimento.


758/960<br />

«Razza di idiota», urlò Sophia. «Stanno<br />

arrivando. Perché <strong>de</strong>vi sempre fare così?».<br />

Fu un momento, Gabriel rivolse lo<br />

sguardo su di lei e quella distrazione gli costò<br />

un pugno sulla mascella che gli fece scattare<br />

la testa all’indietro.<br />

Sophia si portò le mani alla bocca e gli<br />

rivolse uno sguardo colmo d’orrore.<br />

Lui sorrise. In mezzo a quel caos di pugni<br />

e acqua e sangue, sorrise come se non ci<br />

fosse altro che il buffo rammarico <strong>de</strong>lla<br />

ragazza.<br />

Schivò un pezzo di mela diretto verso la<br />

sua testa, corse in avanti e la prese per un<br />

polso.<br />

«Vieni», disse. «Scappiamo. Non ho<br />

preso tutte queste botte per sprecare<br />

un’occasione».<br />

Lei aprì la bocca per replicare, ma qualcuno<br />

cominciò a gridare che arrivavano i<br />

Tribuni e il servizio d’ordine, così si lasciò<br />

trascinare verso uno <strong>de</strong>i vicoli lasciandosi


alle spalle tutto: le amiche, la sua scorta, le<br />

Feriae e la Battaglia <strong>de</strong>lle Ortaglie.<br />

Aveva la risata di Gabriel in testa e la<br />

mano nella sua, il resto aveva appena perso<br />

ogni importanza.<br />

* * *<br />

759/960<br />

Si rifugiarono sui gradini di una chiesa<br />

nel Borgo di Delamàr, l’azzurro <strong>de</strong>l cielo era<br />

una distesa uniforme e luminosa e il porticato<br />

gettava un’ombra leggera, appena fredda<br />

<strong>de</strong>l primo inverno.<br />

«Hai fatto tutto questo per fare per<strong>de</strong>re<br />

le nostre tracce?», domandò Sophia, studiando<br />

attentamente le lesioni sul volto di lui.<br />

Gabriel si strinse nelle spalle. «Avevo<br />

rabbia da scaricare», disse, in tono freddo.<br />

Lei esitò poi disse. «Aspettami un<br />

momento».


760/960<br />

Corse verso una fontanella di pietra<br />

all’angolo <strong>de</strong>lla strada, bagnò la sciarpa bianca<br />

che aveva al collo, poi tornò a se<strong>de</strong>rsi a<br />

fianco a lui.<br />

Protese una mano, chie<strong>de</strong>ndo in silenzio<br />

il suo permesso, e le rispose uno sguardo grigio<br />

e pensieroso come il mare in un giorno di<br />

burrasca.<br />

Gli premette piano la stoffa bagnata sullo<br />

zigomo, ripulendolo dal sangue e dalla<br />

polvere. Gabriel aveva lineamenti <strong>de</strong>licati,<br />

che sembravano scolpiti con il cesello, e i lividi<br />

e le piccole ferite apparivano offese intollerabili<br />

su un dipinto di gran<strong>de</strong> pregio.<br />

«Ti riduci spesso in questo stato?», gli<br />

domandò.<br />

«Solo quando sono di cattivo umore»,<br />

rispose lui. A<strong>de</strong>sso i suoi occhi avevano una<br />

sfumatura tranquilla, sembrava che il contatto<br />

<strong>de</strong>lla sua mano ne avesse calmato un<br />

poco la tempesta.


761/960<br />

«E non succe<strong>de</strong> di rado», ammise, facendola<br />

ri<strong>de</strong>re.<br />

Lui accennò a rispon<strong>de</strong>re alla sua risata,<br />

ma subito si interruppe per portarsi le dita al<br />

labbro spaccato con una smorfia di dolore.<br />

«Non ti ho visto spesso in questi giorni»,<br />

disse lei, piano, evitando di guardarlo negli<br />

occhi.<br />

«Dovevo riflettere», rispose Gabriel,<br />

brusco.<br />

«Queste riflessioni hanno portato a qualche<br />

conclusione?».<br />

Alzò lo sguardo nel suo e di nuovo vi<strong>de</strong><br />

quella rabbia silenziosa, una battaglia senza<br />

quartiere di pensieri e parole non <strong>de</strong>tte.<br />

Gabriel voltò il capo distogliendolo dalla<br />

sua mano.<br />

«Te la farò pagare per aver tentato di<br />

fare di me il tuo burattino», disse, passando,<br />

con uno <strong>de</strong>i suoi bruschi cambiamenti, dalla<br />

quiete alla collera appena trattenuta.


762/960<br />

Sophia si ritrasse, trattenendosi dal<br />

mostrargli con un’espressione di dolore la<br />

staffilata che aveva avvertito <strong>de</strong>ntro di sé.<br />

«Io…», disse, scegliendo con cura le parole,<br />

«mi rivolgerò a qualcuno per…».<br />

«Non occorre», fu la risposta secca. «Ci<br />

ho già pensato io. Madrina Lala mi rispon<strong>de</strong>rà<br />

con il prossimo dispaccio in arrivo da<br />

Altieres. È una maga esperta e sicuramente<br />

saprà come sciogliere un legamento una<br />

volta per tutte e senza lasciare alcuna<br />

conseguenza».<br />

Stava per aggiungere qualcosa ma si interruppe<br />

e lei seppe che il proprio viso aveva<br />

tradito il turbamento e la sofferenza che<br />

provava. Girò la testa e dissimulò la propria<br />

reazione alzandosi per sciacquare la sciarpa<br />

sotto l’acqua pulita.<br />

«Alexandria mi ha parlato di Madrina<br />

Lala», disse, calma. «Sono sicura che lei saprà<br />

che cosa fare».


763/960<br />

Lui non si lasciò ingannare, le afferrò il<br />

mento e la obbligò a guardarlo negli occhi,<br />

quando lei chinò i propri sorrise, ma senza<br />

mostrare soddisfazione.<br />

Si aspettava una <strong>de</strong>lle sue frasi taglienti,<br />

invece avvicinò il viso al suo e la baciò, piano,<br />

con molta cautela.<br />

Le sue labbra erano bollenti, sapevano di<br />

sangue. Sophia socchiuse le proprie per<br />

ricambiare il bacio e lo sentì trasalire. Per un<br />

momento pensò che si sarebbe scostato, invece<br />

lui le posò una mano sulla guancia e la<br />

baciò di nuovo, con <strong>de</strong>licatezza.<br />

Sophia avrebbe voluto premere le labbra<br />

contro le sue con forza, ma gli avrebbe provocato<br />

dolore, così gli affondò le dita nel<br />

braccio e gli sfiorò il labbro inferiore con la<br />

punta <strong>de</strong>lla lingua, pianissimo, per non fargli<br />

male.<br />

Lui soffocò un gemito e le fece scivolare<br />

la mano sulla nuca. Le bloccò il volto contro


il proprio, piegò la testa per riuscire a penetrare<br />

più a fondo nella sua bocca.<br />

Sophia rilasciò la mano con cui gli<br />

stringeva il braccio e chiuse gli occhi, quando<br />

sentì il sapore <strong>de</strong>l sangue si ritrasse e lo<br />

guardò aprire lentamente i suoi. Lo sguardo<br />

che vi scorse le fece mancare le ginocchia.<br />

La ferita sul labbro si era riaperta, Gabriel<br />

si terse il sangue con il dorso <strong>de</strong>lla mano,<br />

poi si alzò.<br />

«Fa male, ma non riesco a farne a<br />

meno».<br />

Il tono di quelle parole, il significato che<br />

avrebbero potuto avere li avrebbe sognati per<br />

giorni.<br />

Senza aggiungere altro lui si voltò e si allontanò<br />

lasciandola da sola a rigirarsi nelle<br />

sue frasi sibilline come nella tela di un ragno.<br />

* * *<br />

764/960


765/960<br />

Emily Granville aveva chiesto in segreto<br />

l’ammissione alla Baronia <strong>de</strong>lle Lunatiche,<br />

sicura che tanto non l’avrebbero mai<br />

ammessa.<br />

La sera <strong>de</strong>l primo giorno <strong>de</strong>lle Feriae,<br />

con suo sommo stupore vi<strong>de</strong> presentarsi una<br />

<strong>de</strong>legazione alla porta <strong>de</strong>lla sua casa, per<br />

darle l’investitura ufficiale di Baronessa Lunatica<br />

Bianca.<br />

Approfittando così <strong>de</strong>ll’occasione nonché<br />

<strong>de</strong>i numerosi bicchieri di chiaretto che le<br />

avevano fornito un’ora di coraggio molto a<br />

buon mercato, Emily <strong>de</strong>cise di rivendicare le<br />

proprie prerogative di novella ammessa alla<br />

gerarchia di un ordine e si presentò al tavolo<br />

dove Ross Granville stava bevendo insieme<br />

ai suoi migliori amici.<br />

Tutti sfoggiavano una faccia male<strong>de</strong>ttamente<br />

seria, nemmeno dovessero <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re<br />

come salvare il mondo.<br />

«Ross, ti <strong>de</strong>vo parlare».


766/960<br />

Accompagnò la frase con una risoluta<br />

tirata al mantello <strong>de</strong>l cugino.<br />

Si alzarono tutti e cinque, segno che<br />

qualcuno, dopotutto, una <strong>de</strong>cente educazione<br />

aveva tentato di fornirgliela.<br />

Poi rimasero a guardarla, con un<br />

barlume di interesse nelle espressioni misteriose<br />

di chi sta tramando qualcosa di losco,<br />

come se avessero <strong>de</strong>ciso di fondare una setta<br />

segreta e andarsene in giro mascherati a raddrizzare<br />

i torti, pensò Emily, vagamente<br />

irritata.<br />

«Emily», disse Ross. «Perché sei conciata<br />

così? Sei ubriaca?».<br />

Emily indicò con un gesto risoluto la<br />

tiara di pietre bianche dalla quale pen<strong>de</strong>va<br />

un velo traslucido.<br />

«Sono una Lunatica», disse.<br />

Nel nobile consesso nessuno sembrò trovare<br />

abbastanza spirito cavalleresco da<br />

smentire quell’affermazione.


767/960<br />

Lungi dal risentirsi di tanta assenza di<br />

buona creanza, ma con lo sguardo saldamente<br />

ancorato al suo obiettivo, Emily aggiunse:<br />

«Sto per fare una cosa che non farei se<br />

non fossi ubriaca e Lunatica. Voglio dire, immagino<br />

che lo farei anche se fossi sobria e<br />

non Lunatica ma non è questo il caso».<br />

Annuì un paio di volte davanti all’espressione<br />

sconcertata di Ross poi si avvicinò e<br />

disse, con solennità: «Ti prego di scusarmi».<br />

Si alzò sulla punta <strong>de</strong>i piedi e posò le labbra<br />

sulle sue con la lenta precisione <strong>de</strong>gli<br />

ubriachi, però vacillò e gli cad<strong>de</strong> addosso.<br />

Lui la sostenne prontamente e la guardò<br />

con un sorriso.<br />

«Quanto hai bevuto?».<br />

«Sono appena stata investita <strong>de</strong>lla carica<br />

di un ordine», disse lei, in tono di protesta.<br />

«Secondo la tradizione posso andare in giro<br />

a baciare chi voglio».<br />

Ross le fece una carezza gentile sui<br />

capelli e la strinse tra le braccia, poi al di


768/960<br />

sopra <strong>de</strong>lla sua testolina bionda disse: «La<br />

riporto a casa prima che si cacci in qualche<br />

guaio, ci vediamo domani».<br />

Uscirono dal Coppelius salutati da applausi<br />

e fischi. Al bancone l’oste, un ex<br />

avvocato radiato dall’ordine cittadino, asciugava<br />

i bicchieri con una cocca <strong>de</strong>l grembiule<br />

discutendo di legge con Domina Novella<br />

che insegnava alla Societas di Legge e con il<br />

magistrato David Westbrook <strong>de</strong>lla corte<br />

criminale.<br />

Un gruppo di scholares restava ad ascoltare<br />

in silenzio le loro disquisizioni e, tra<br />

loro, si fece largo Justin Sinclair con una<br />

caraffa di birra in ogni mano.<br />

«Indovinate un po’», disse. «Stanno parlando<br />

<strong>de</strong>lla Villa <strong>de</strong>i Gatti giù al fiume».<br />

«Avevo una paura matta di quel posto»,<br />

disse Dray<strong>de</strong>n comparendo dietro di lui con<br />

un cesto di frutta secca pescata dall’enorme<br />

barile all’entrata <strong>de</strong>l locale.


769/960<br />

«Ce l’hai anche a<strong>de</strong>sso», disse Justin,<br />

pronto. «Stanno discutendo se sia ina<strong>de</strong>mpienza<br />

non comunicare che la casa è<br />

infestata».<br />

«La casa <strong>de</strong>lla vecchia zia Gray», aggiunse<br />

Caroline. «Qualcuno le aveva <strong>de</strong>tto che<br />

per sfuggire agli spiriti maligni doveva ingannarli<br />

cambiando sempre l’aspetto <strong>de</strong>lla<br />

casa, così costruiva sempre nuove stanze.<br />

Penso che i lavori si siano fermati solo<br />

quando è morta».<br />

«Perché la chiamate Villa <strong>de</strong>i Gatti?»,<br />

domandò Sophia.<br />

«Zia Gray aveva una passione per i<br />

gatti», spiegò Caroline. «Ne aveva a dozzine<br />

e dava da mangiare a tutti i randagi <strong>de</strong>lla città.<br />

Quando ne moriva qualcuno lo seppelliva<br />

in un apposito cimitero dietro la casa».<br />

«Altroché», Justin rise. «Era matta da<br />

legare: il cimitero <strong>de</strong>lle bestiole è completo di<br />

lapidi in miniatura, piccoli mausolei e anche<br />

un ossario».


770/960<br />

Riempì il bicchiere di Sophia e cominciò,<br />

cortesemente, a romperle <strong>de</strong>lle noci. Era<br />

molto premuroso con lei nell’ultimo periodo,<br />

quindi lo ringraziò.<br />

«Di niente, mogliettina», disse lui, tutto<br />

allegro, e allungò una mano per darle un colpetto<br />

sul dorso.<br />

Fermò la mano a un passo dal toccare la<br />

sua, lo sguardo sconcertato fisso al di sopra<br />

<strong>de</strong>lla testa di Sophia, la quale si girò a sua<br />

volta e vi<strong>de</strong> Gabriel Stuart che li osservava<br />

con un’espressione in<strong>de</strong>finibile.<br />

Bastò una sola occhiata di Gabriel a inchiodare<br />

Justin al proprio posto e quello allontanò<br />

il braccio da Sophia, rivolgendo al<br />

cugino una domanda silenziosa con un<br />

levare di sopracciglia.<br />

Non era l’unico a essere entrato al Coppelius:<br />

dalla soglia <strong>de</strong>lla locanda Fay stava<br />

facendo un cenno di saluto facendo il suo ingresso<br />

con aria trionfante e due trofei: Julian<br />

Lord e Jordan Van<strong>de</strong>mberg.


771/960<br />

Sophia notò lo sguardo con cui si misurarono<br />

Julian e Gabriel e soffocò un sospiro<br />

sperando in cuor suo che non trovassero nessuna<br />

scusa per picchiarsi.<br />

«Coppelius sta parlando <strong>de</strong>lla Villa <strong>de</strong>i<br />

Gatti», disse Fay, a mo’ di saluto. «Ho<br />

pensato che potremmo farla visitare a Sophia<br />

che non c’è mai stata».<br />

Disse così ma spostava lo sguardo da<br />

Julian a Jordan come se non riuscisse assolutamente<br />

a <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re quale le piacesse di più.<br />

La manovra non sfuggì a Caroline che<br />

ridacchiò. «Al collo di chi salterai, se dovesse<br />

manifestarsi un fantasma?».<br />

«È più probabile che si manifesti un<br />

gatto spelacchiato in cerca di cibo», disse<br />

Justin. «Gabriel, hai ancora le chiavi?».<br />

Gabriel fece un gesto che avrebbe potuto<br />

significare qualsiasi cosa.<br />

Stava evitando il suo sguardo, così<br />

Sophia disse. «Mi piacerebbe davvero<br />

ve<strong>de</strong>rla. Justin, mi ci porteresti?».


772/960<br />

L’occhiata di astio incan<strong>de</strong>scente che<br />

Gabriel le rivolse avrebbe fuso una pietra.<br />

«Per te qualsiasi cosa, mogliettina»,<br />

disse Justin, con il consueto sorriso spensierato<br />

che però si spese all’istante quando vi<strong>de</strong><br />

l’espressione <strong>de</strong>l cugino.<br />

«Gabriel», disse, in tono aggressivo.<br />

«Qualcosa non va?».<br />

Sophia pensò che l’altro non avrebbe risposto,<br />

invece, dopo un momento, disse a<br />

voce bassa ma perfettamente nitida: «Non<br />

chiamarla così».<br />

«Pensavo che tu e Sophia aveste dichiarato<br />

una tregua», disse Caroline, conciliante.<br />

«Perché?», domandò Justin fissando<br />

Gabriel, il quale si alzò e spinse con un calcio<br />

la sedia verso il tavolo.<br />

«Ti ho <strong>de</strong>tto di non farlo», disse.<br />

«A<strong>de</strong>sso se volete andare alla Villa qui ci<br />

sono le chiavi, prima che cambi i<strong>de</strong>a e <strong>de</strong>cida<br />

che ho di meglio da fare».


36.<br />

La Villa <strong>de</strong>i Gatti<br />

Il posto aveva un’aria ca<strong>de</strong>nte e strampalata,<br />

molto più di quanto Sophia avesse<br />

previsto.<br />

I ragazzi Sinclair e le ragazze Mayfield<br />

sembravano avervi gran<strong>de</strong> familiarità, superarono<br />

con disinvoltura uno strano cancelletto<br />

a ghigliottina che Sophia non avrebbe<br />

nemmeno saputo come aprire, poi Gabriel<br />

immerse il braccio fino al gomito in una fitta<br />

parete di passiflora cercando tentoni un<br />

chiavistello.<br />

«È aperto», disse. «Ma le piante hanno<br />

sigillato tutto».<br />

«Fatti da parte», disse Julian Lord con<br />

un cipiglio <strong>de</strong>ciso che strappò un sospiro a<br />

Fay.


774/960<br />

Estrasse da dietro la schiena il pugnale e<br />

cominciò a tagliare le spesse cor<strong>de</strong> vegetali<br />

che si intrecciavano al cancello.<br />

Gabriel sembrò sul punto di replicare,<br />

poi si fece da parte con un inchino ironico e<br />

Sophia emise un sospiro di sollievo.<br />

«Poi mi spiegherai che cosa sta succe<strong>de</strong>ndo»,<br />

disse Jordan.<br />

Sophia gli die<strong>de</strong> una stretta affettuosa al<br />

braccio. «Quando dovrai raccogliere i miei<br />

pezzi immagino che te ne accorgerai», disse<br />

con una certa, amara allegria.<br />

Per evitare altre doman<strong>de</strong> andò a raggiungere<br />

Caroline sul vialetto principale.<br />

«Zia Gray è morta quando eravamo<br />

molto piccole», raccontò Caroline. «Eravamo<br />

tutti allo stesso tempo attratti e terrorizzati<br />

da questa casa».<br />

Le mostrò il profilo <strong>de</strong>i piani superiori,<br />

graziose loggette senza alcun accesso né<br />

senso, ban<strong>de</strong>ruole segnavento dai profili<br />

mostruosi.


775/960<br />

«La zia era fermamente convinta che<br />

continuando a modificare la casa e<br />

riempiendola di oggetti bizzarri avrebbe ingannato<br />

gli spiriti <strong>de</strong>l male impe<strong>de</strong>ndo loro<br />

di trovarla».<br />

Si guardò intorno, il giardino sul retro<br />

era invaso dalle erbacce, l’e<strong>de</strong>ra aveva<br />

coperto un’intera parete arrivando a lambire<br />

l’attico.<br />

«Guardate un po’ che ho trovato», disse<br />

Dray<strong>de</strong>n, tutto contento, cominciando a<br />

strappare lunghi filari d’erba poco distante<br />

da loro.<br />

«Il cimitero <strong>de</strong>i gatti», disse Justin,<br />

guadando una macchia d’erba che gli arrivava<br />

alla cintola.<br />

«C’è anche il mausoleo!», esultò Fay,<br />

trascinandosi dietro Jordan per un polso.<br />

«Avevamo tutti paura di questo posto,<br />

quando eravamo piccoli», disse Gabriel,<br />

rivolto a nessuno in particolare. «La nostra<br />

scommessa ricorrente era a chi riusciva a


776/960<br />

trascorrervi più tempo dopo il calar <strong>de</strong>l<br />

sole».<br />

«Vinceva sempre Dray», disse Caroline e<br />

il cugino fece un sorriso da un orecchio all’altro,<br />

tutto orgoglioso.<br />

«Perché era così tonto che si addormentava<br />

sempre», disse Justin. «Così<br />

non vale».<br />

Il campo era cosparso di piccole lapidi di<br />

pietra, ognuna con un nome e una data<br />

sopra. Sul lato ovest <strong>de</strong>l giardino c’era un<br />

mausoleo rotondo in miniatura e, poco distante,<br />

quella che sembrava una grossa urna e<br />

che Sophia suppose essere l’ossario.<br />

L’umidità che saliva dal fiume penetrava<br />

nelle ossa, dall’erba saliva una nebbia leggera<br />

e viscosa che si appiccicava alla pelle.<br />

«Andiamo a dare un’occhiata <strong>de</strong>ntro?»,<br />

disse Julian. «Sempre che non abbiate<br />

paura».<br />

I cespugli alla loro sinistra di mossero e<br />

Fay, con un piccolo grido, si aggrappò al


accio di Jordan il quale le sorrise,<br />

rassicurante.<br />

«È solo un gatto, guarda».<br />

Era un piccolo animale spelacchiato, che<br />

zampettò placido alla luce <strong>de</strong>lla luna e si avvicinò<br />

a una <strong>de</strong>lle lapidi dove si fermò a leccarsi<br />

una zampina.<br />

Poi però fece qualcosa di anomalo: semplicemente<br />

spiccò un piccolo balzo e scomparve<br />

sotto terra, come se vi si fosse tuffato.<br />

Jordan aveva smesso di sorri<strong>de</strong>re.<br />

«Avete visto?».<br />

«Sì», disse Julian. «E non credo mi piaccia<br />

per niente».<br />

* * *<br />

777/960<br />

«Penso sia una buona i<strong>de</strong>a andarsene»,<br />

disse Gabriel. «Julian, accompagna tua<br />

sorella e le mie cugine al cancello. Trovate


778/960<br />

una carrozza e andate via. Van<strong>de</strong>mberg è il<br />

caso che venga con te. Io vorrei dare un’altra<br />

occhiata invece».<br />

Era la prima volta che si rivolgeva a Julian<br />

in tono quantomeno civile e fu questo ad<br />

allarmare Sophia.<br />

«Gabriel», disse, brusca. «Che cosa sta<br />

succe<strong>de</strong>ndo?».<br />

Dapprima sembrò che lui non volesse<br />

rispon<strong>de</strong>re poi disse: «Il Presidio ha sconfinato.<br />

Preferirei che vi allontanaste da qui il<br />

più in fretta possibile. Soprattutto tu».<br />

Lei lo guardò, senza capire, e Gabriel aggiunse:<br />

«Sei l’ultima Blackmore, Sophia, l’ultimo<br />

eventuale ostacolo a rompere il patto<br />

che tiene legato il Presidio. Devi andartene,<br />

a<strong>de</strong>sso».<br />

Il suo tono era così serio e pressante che<br />

lei non si soffermò neppure a pensare che<br />

stava riconoscendo apertamente il suo status<br />

davanti a tutti.<br />

«Non ti lascio».


779/960<br />

Quelle parole le fuoriuscirono dalle labbra,<br />

<strong>de</strong>l tutto inaspettate, e rimasero sospese<br />

nell’improvviso silenzio che dilagò intorno a<br />

loro.<br />

Gabriel la guardò. «Sono stato ad<strong>de</strong>strato<br />

per questo», disse. «Ma se tu rimani<br />

qui io non posso pensare solo a combattere.<br />

Va’ via con loro, Sophia, te lo chiedo per<br />

favore».<br />

Sofia.<br />

«Ha ragione», disse Justin. «Anche mio<br />

fratello e io siamo in parte ad<strong>de</strong>strati dalla<br />

Croce, noi restiamo qui».<br />

Julian guardò Gabriel, poi annuì. «Noi<br />

portiamo via le ragazze».<br />

Risoluto, si avvicinò a Jordan che aveva<br />

già radunato intorno a sé Caroline e Fay le<br />

quali, palli<strong>de</strong> e silenziose, avevano lasciato<br />

da parte tutte le loro leziosità e restavano<br />

all’erta e in attesa di ordini.<br />

Sophia si gettò indietro uno sguardo ansioso<br />

ma Gabriel non la stava guardando, si


780/960<br />

portò una mano dietro la scapola, dove<br />

portava il tatuaggio <strong>de</strong>lla Croce, e un momento<br />

dopo stringeva l’elsa di una lunga<br />

spada ricurva che catturava la luce <strong>de</strong>lla<br />

luna.<br />

Justin e Dray<strong>de</strong>n gli erano a fianco e<br />

brandivano a loro volta <strong>de</strong>i lunghi pugnali<br />

dalla lama sottile.<br />

«Sophia, sbrigati», disse Julian.<br />

«Da questa parte», aggiunse Jordan, sollevando<br />

per la vita Fay che era inciampata in<br />

una radice.<br />

«Troppo tardi», sussurrò Caroline, con<br />

apprensione. «Non vedo il cancello che invece<br />

dovrebbe essere qui».<br />

Si trovavano al centro <strong>de</strong>l vialetto principale<br />

e la nebbia era salita in breve tempo al<br />

punto che alle loro spalle si intuiva la mole<br />

<strong>de</strong>lla villa ma dove avrebbe dovuto esserci il<br />

cancello c’era solo una <strong>de</strong>nsa cortina fumosa.<br />

Rapi<strong>de</strong>, si profilarono di fronte a loro<br />

<strong>de</strong>lle sagome umane, senza fare un rumore.


781/960<br />

«Chi va là?», disse Jordan, muovendosi<br />

in avanti per fare da scudo alle ragazze.<br />

«Questa è un’abitazione privata, siete pregati<br />

di uscire».<br />

Erano quattro uomini e una donna, almeno<br />

in apparenza, si disse Sophia.<br />

Emergevano dalla nebbia e questa si diradava<br />

intorno come se quelle figure la<br />

stessero assorbendo per pren<strong>de</strong>re<br />

consistenza.<br />

«Dobbiamo cercare <strong>de</strong>l fuoco», disse<br />

Julian, a voce bassissima, e Jordan annuì.<br />

«Siamo qui per portare un messaggio».<br />

A parlare era stata una voce femminile<br />

sebbene la donna davanti a loro non avesse<br />

nemmeno mosso le labbra.<br />

Aveva gli occhi sbarrati in una muta espressione<br />

di terrore e dalla pelle si irradiavano<br />

refoli di nebbia che ren<strong>de</strong>vano<br />

sfocati i contorni <strong>de</strong>l corpo.<br />

Sophia prese un respiro profondo e parlò:<br />

«Che cosa volete? Ditecelo e andatevene».


782/960<br />

Era lei che volevano, lo sapeva, dopotutto<br />

era stata sempre certa che prima o poi<br />

avrebbe dovuto fare i conti con qualcosa che<br />

riguardava un’altra parte <strong>de</strong>lla sua natura.<br />

Si sforzò di pensare che condivi<strong>de</strong>va<br />

qualcosa con quelle creature, ma riusciva a<br />

malapena a trattenere l’orrore.<br />

«Sono posseduti», sussurrò Fay. «I <strong>de</strong>moni<br />

hanno preso i loro corpi e li stanno<br />

usando come fantocci».<br />

«Tu sei una Blackmore», disse ancora la<br />

donna. «Siamo qui per dire che non ci<br />

piegheremo a una nuova segregazione. Noi<br />

tratteremo soltanto con chi ci offrirà le condizioni<br />

più favorevoli e lui ci ha promesso la<br />

libertà».<br />

«Chi?», urlò Sophia. «Nessuno ha diritto<br />

a negoziare i termini <strong>de</strong>lla tregua con il<br />

Presidio se non i Blackmore».<br />

«Non più», disse la donna. «È arrivato il<br />

momento che i Blackmore si facciano da<br />

parte».


783/960<br />

Qualcosa di luminoso sibilò accanto<br />

all’orecchio di Sophia e andò a conficcarsi<br />

nel corpo <strong>de</strong>lla donna, che cad<strong>de</strong> al suolo<br />

senza emettere suono.<br />

«Sophia stai giù», a quell’ordine perentorio<br />

avvertì una spinta alle spalle e cad<strong>de</strong><br />

a terra. Sentì accanto a sé la presenza di Gabriel,<br />

la sua mano sul volto, per un momento.<br />

«Stai bene?», le domandò.<br />

Lei rispose con un cenno di assenso<br />

prima di ve<strong>de</strong>rlo lanciarsi in avanti, tenendo<br />

la spada alta sopra la testa con entrambe le<br />

mani.<br />

Il fen<strong>de</strong>nte si abbatté su uno <strong>de</strong>gli<br />

uomini che cad<strong>de</strong> accanto alla donna ma, al<br />

contrario di questa che giaceva priva di sensi<br />

in una pozza di sangue, evaporò.<br />

Gabriel estrasse la punta <strong>de</strong>lla spada che<br />

era rimasta conficcata a terra e si voltò ad affrontare<br />

un’altra creatura. Questa era alta<br />

quasi il doppio di un uomo normale e lo


784/960<br />

attaccò cercando di colpirlo alla testa e contemporaneamente<br />

alla mano <strong>de</strong>stra.<br />

Gli sbalzò la spada dalla mano e Gabriel<br />

riuscì a evitare un colpo po<strong>de</strong>roso spiccando<br />

un balzo all’indietro, dal quale ricad<strong>de</strong> con<br />

agilità, piegando le ginocchia, ai piedi di un<br />

albero.<br />

Trasse qualcosa da una tasca, un piccolo<br />

pugnale che volò nella notte e si piantò nella<br />

gola <strong>de</strong>lla creatura, la quale si portò entrambe<br />

le mani alla parte offesa e barcollò.<br />

Gabriel guardò verso l’alto e saltò di<br />

nuovo afferrandosi a un ramo sporgente, oscillò<br />

e poi si lasciò andare in avanti sferrando<br />

un calcio po<strong>de</strong>roso con entrambi i piedi.<br />

Sophia vi<strong>de</strong> che stringeva entrambe le<br />

mani al collo <strong>de</strong>lla creatura stando in ginocchio<br />

sul suo petto, vi<strong>de</strong> quella cosa dibattersi<br />

e poi spegnersi rapidamente sotto la sua<br />

presa.<br />

Gabriel si alzò per andare in soccorso di<br />

Jordan che aveva ingaggiato battaglia


usando un bastone al quale, in qualche<br />

modo, era riuscito ad appiccare il fuoco.<br />

«Ben fatto», gli disse, lasciandogli ca<strong>de</strong>re<br />

vicino un pugnale. «Prova con questo, è più<br />

efficace».<br />

In quel momento Fay urlò.<br />

Fu un urlo lacerante di terrore puro che<br />

ruppe la notte per poi spegnersi di colpo.<br />

* * *<br />

785/960<br />

«Fay!».<br />

Caroline si lanciò verso la sorella, ma<br />

Dray<strong>de</strong>n le fu subito addosso per fermarla e<br />

quella scoppiò in lacrime ve<strong>de</strong>ndo Fay scomparire<br />

sotto due possenti figure nere.<br />

Subito sia Justin che Gabriel corsero<br />

verso di lei, ma erano troppo lontani. Il grido<br />

di Fay morì in un silenzio ancora più


786/960<br />

raccapricciante e Sophia sentì due grosse lacrime<br />

scen<strong>de</strong>rle lungo le guance.<br />

Poi qualcosa scintillò nella notte, tracciando<br />

una linea chiara nella nebbia sempre<br />

più fitta. Era Julian, che stringeva con entrambe<br />

le mani la spada di Gabriel.<br />

«Lasciala», gridò Gabriel. «Getta via la<br />

spada immediatamente o ti brucerà le mani<br />

fino all’osso».<br />

Julian non gli rispose: era concentrato<br />

sul suo bersaglio verso il quale si lanciò con<br />

un grido.<br />

La prima creatura che colpì scomparve<br />

nella nebbia, ma davanti alla seconda Julian<br />

parve esitare, allora Gabriel corse in avanti<br />

con il pugnale stretto nella <strong>de</strong>stra, scostò<br />

Julian e affondò la lama nella spalla <strong>de</strong>ll’altro<br />

che cad<strong>de</strong> in ginocchio gridando e subito<br />

perse i sensi.<br />

«È umano», disse Julian, scosso. «L’altro<br />

non lo era».


787/960<br />

Gabriel si rialzò. «Queste armi sono forgiate<br />

dall’Ordine <strong>de</strong>lla Croce. L’unico modo<br />

di tramortire il <strong>de</strong>mone che pren<strong>de</strong> possesso<br />

<strong>de</strong>ll’umano è colpirlo con una di queste armi.<br />

Noi non siamo esorcisti né Evocatores, non<br />

possiamo fare altro».<br />

Fay piangeva in silenzio lì accanto, era<br />

spaventata a morte ma sembrava illesa. Julian<br />

restituì la spada a Gabriel che la prese con<br />

una mano e con l’altra gli afferrò il polso rigirandogli<br />

il palmo verso l’alto.<br />

«Pru<strong>de</strong> un poco», ammise Julian. «Ma<br />

non brucia. Ho agito d’istinto».<br />

Il palmo e le dita erano solo arrossati<br />

dove avevano stretto l’elsa <strong>de</strong>lla spada.<br />

Gabriel annuì. «Vuol dire che anche tu<br />

sei <strong>de</strong>stinato alla Croce. Ma ora andiamo, ci<br />

sarà tempo per questo».<br />

Justin si stava precipitando verso di loro<br />

con Sophia alle calcagna.<br />

«Ne arrivano altri», disse. «Sono tutti intorno<br />

alla villa. Jordan e Carol hanno trovato


788/960<br />

<strong>de</strong>lla legna da bruciare e il fuoco li tiene a<br />

distanza, ma non c’è molto che possiamo<br />

fare».<br />

«Vado avanti», disse Gabriel. «Cercherò<br />

di aprirvi un varco».<br />

«No!», Sophia si gettò in avanti e gli afferrò<br />

una mano. «Non puoi dire sul serio. Ti<br />

ucci<strong>de</strong>ranno».<br />

Lui la guardò e, inaspettatamente, sorrise.<br />

Si liberò con <strong>de</strong>licatezza <strong>de</strong>lla sua<br />

stretta.<br />

«Non mi accadrà nulla», disse. «Ho<br />

questa a proteggermi», e si toccò la spalla<br />

poco sopra il tatuaggio, poi corse via.<br />

Gli altri lo seguirono, Julian che teneva<br />

Fay per la vita e Justin che lanciava a Sophia<br />

<strong>de</strong>lle occhiate strane senza però dire nulla.<br />

All’altezza <strong>de</strong>l viale d’ingresso udirono<br />

un nitrire di cavalli e vi<strong>de</strong>ro <strong>de</strong>lle luci baluginare<br />

nella nebbia.<br />

Per un momento Sophia sentì il cuore<br />

fermarsi per il terrore, poi sentì una voce.


789/960<br />

«Siamo salvi», esclamò Caroline. «Sono i<br />

Frati Neri».


37.<br />

Alle soglie <strong>de</strong>lla nebbia<br />

I monaci <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Spada<br />

smontarono dai cavalli, la Fi<strong>de</strong>s Armata scintillava<br />

sugli sparati <strong>de</strong>lle divise militari, accesa<br />

dalla presenza <strong>de</strong>lle creature <strong>de</strong>l<br />

Presidio.<br />

Senza scambiarsi una parola si disposero<br />

a semicerchio, fen<strong>de</strong>ndo le nebbie senza che i<br />

nemici osassero avvicinarsi alla loro luce.<br />

Un cavaliere dai lunghi capelli biondi si<br />

staccò dal gruppo e, più veloce di un pensiero,<br />

fu subito al fianco di Sophia.<br />

«Principessa», disse Erin Shezare. «Il<br />

comandante Lasaire mi ha mandato per tenerti<br />

al sicuro».


791/960<br />

Esausta, Sophia avrebbe voluto appoggiarsi<br />

al braccio di Erin e lasciarsi sostenere,<br />

ma era troppo in ansia per riuscirci.<br />

Si divincolò dal suo braccio e raggiunse il<br />

cancello, oltre il quale i Frati Neri stavano<br />

sollevando le loro insegne che, ricolme di<br />

luce divina, diradavano le nebbie.<br />

Vi<strong>de</strong> la schiera di creature <strong>de</strong>l Presidio,<br />

una massa informe e solo vagamente antropomorfa,<br />

gettarsi contro i confini di luce<br />

tracciati dalle armi <strong>de</strong>i Frati Neri.<br />

Li vi<strong>de</strong> muoversi senza poterli varcare,<br />

udì il loro ringhio di protesta simile a quello<br />

<strong>de</strong>lle fiere in gabbia, poi la foschia si ritirò<br />

con la stessa rapidità con cui era salita.<br />

Stava per abbandonarsi al sollievo<br />

quando vi<strong>de</strong> un movimento fulmineo alla<br />

propria sinistra: Gabriel, con la spada<br />

sguainata e lo sguardo <strong>de</strong>terminato, si gettò<br />

oltre la zona di sicurezza tracciata dai Frati<br />

Neri dritto nelle nebbie.


792/960<br />

Gridò, disperata, e fece per seguirlo, ma<br />

Erin Shezare la trattenne risolutamente per<br />

le braccia.<br />

«Erin», urlò, in preda all’isteria. «Vai da<br />

lui, non lasciare che gli facciano <strong>de</strong>l male».<br />

«Erin», la voce di London Lasaire si<br />

distinse, nitida, sopra il pianto di Sophia.<br />

«Vai».<br />

Sophia allontanò da sé Jordan che cercava<br />

di pren<strong>de</strong>rla per un braccio e si gettò<br />

contro le sbarre <strong>de</strong>l cancello, aggrappata a<br />

esse, in trappola.<br />

Attraverso le sbarre vi<strong>de</strong> Gabriel ingaggiare<br />

battaglia con una figura che aveva<br />

forma umana e artigli di lupo.<br />

Il ragazzo cercò di schivare una zampata<br />

che però gli sfiorò il petto, lacerandogli la<br />

camicia sul davanti, poi spiccò un salto e atterrò<br />

con entrambe le ginocchia sul torace<br />

<strong>de</strong>l suo avversario. Sollevò in alto la spada e<br />

gliela puntò alla gola, poi urlò: «Chi ti


793/960<br />

manda? Dammi un nome e io ti lascerò andare<br />

con un messaggio da riferirgli».<br />

Accad<strong>de</strong> tutto molto rapidamente:<br />

un’ombra si staccò dalla zona indistinta dove<br />

si erano rifugiate le nebbie e piombò alle<br />

spalle di Gabriel.<br />

Artigli di metallo scintillarono nel buio a<br />

un soffio dalla schiena <strong>de</strong>l ragazzo, ma con<br />

un fen<strong>de</strong>nte così rapido da essere a stento<br />

percettibile Erin Shezare intervenne<br />

mandando la creatura ululante di dolore a<br />

rintanarsi di nuovo nel buio.<br />

Gabriel affondò la spada nel corpo<br />

<strong>de</strong>ll’avversario e si rialzò lasciandolo ad agonizzare<br />

in silenzio prima di dissolversi.<br />

Le nebbie si ritrassero alla luce bene<strong>de</strong>tta<br />

<strong>de</strong>lla Fi<strong>de</strong>s Armata, lasciando solo<br />

l’erba scintillante di umidità e una dozzina di<br />

corpi riversi.<br />

Gabriel ritornò lentamente verso i cancelli<br />

<strong>de</strong>lla villa, aveva la camicia strappata e


794/960<br />

una traccia di sangue sulla guancia, ma non<br />

sembrava ferito.<br />

Sophia gli corse incontro, incurante di<br />

tutta la gente che avevano intorno, aveva lacrime<br />

secche sul viso e batteva gli occhi per<br />

disper<strong>de</strong>re quelle che le offuscavano la vista.<br />

«Stavo per morire di paura», gli disse,<br />

con voce tremante.<br />

Allora lui le sorrise, un sorriso lento e arrogante<br />

rivolto a lei sola, e rispose: «Non<br />

<strong>de</strong>vi, non quando si tratta di me».<br />

Forse le lesse nello sguardo il bisogno<br />

straziante di toccarlo, forse semplicemente lo<br />

condivi<strong>de</strong>va: le tese un braccio e lei si gettò<br />

contro il suo petto, cingendogli la vita con<br />

tutta la forza che aveva.<br />

Gabriel piantò al suolo la spada che rimase<br />

lì a oscillare mentre la stringeva a sé,<br />

chiu<strong>de</strong>ndola tra i confini sicuri <strong>de</strong>l suo<br />

abbraccio.


* * *<br />

795/960<br />

«Sophia, sembri un animale in gabbia»,<br />

disse Cain osservando la sorella fare su e giù<br />

per la stanza senza pace.<br />

«È quello che sono in fondo», disse lei.<br />

«Ho l’ordine di non lasciare nemmeno<br />

questa stanza, come se tutto quello che è successo<br />

fosse stata colpa mia».<br />

«Nessuno pensa che sia colpa tua».<br />

«In ogni caso sono in prigione».<br />

Cain ebbe il buon senso di non replicare.<br />

Rimase a osservarla per un minuto buono,<br />

poi appoggiò il mento sulle braccia conserte<br />

e nei suoi occhi felini si accese una scintilla<br />

di malizia.<br />

«Tu e Gabriel Stuart?», domandò. «Sono<br />

offeso. Perché non sono stato il primo a<br />

saperlo?».<br />

Sophia si fermò e alzò le spalle. «Non c’è<br />

niente da sapere. Non doveva nemmeno<br />

iniziare».


796/960<br />

Cain fece un sorriso misterioso. «C’era<br />

un solo ragazzo che non era saggio guardare<br />

e ancora meno saggio era che lui guardasse<br />

te».<br />

«È stata tutta colpa mia, lui non ha fatto<br />

nulla».<br />

Ammetterlo le procurava una stretta di<br />

angoscia allo stomaco. Inquieta riprese a<br />

camminare per la stanza come se non avesse<br />

abbastanza spazio da percorrere per sfogare<br />

la propria frustrazione.<br />

«Sei innamorata?».<br />

Sophia lo guardò. «Tu sei innamorato di<br />

Adrian?».<br />

Lo sguardo di Cain si fece più pensoso e<br />

profondo, un sorriso lieve come un sogno gli<br />

sfiorò le labbra.<br />

Rimase immobile, ma intorno a loro le<br />

ombre palpitarono di riflesso alle emozioni<br />

<strong>de</strong>l loro padrone.<br />

«Il volto di Adrian è il mio primo ricordo.<br />

La mia morte e la mia vita iniziano e


797/960<br />

terminano con lui», disse, quando Sophia era<br />

certa che non avrebbe risposto. «Sarà così<br />

per sempre».<br />

Lei annuì: se aveva imparato qualcosa,<br />

era il sentirsi morire guardando negli occhi<br />

una persona.<br />

Un breve e <strong>de</strong>ciso bussare alla porta <strong>de</strong>l<br />

salotto annunciò l’ingresso di Ashton.<br />

«Sophia», disse, senza per<strong>de</strong>rsi in preamboli,<br />

«abbiamo <strong>de</strong>ciso che per te è troppo<br />

pericoloso restare in città. Domani all’alba<br />

partirai, Jordan Van<strong>de</strong>mberg ti<br />

accompagnerà».<br />

Sophia rimase senza parole per un momento,<br />

cercando di orientarsi, poi sbottò.<br />

«No».<br />

«No?».<br />

Non avrebbe potuto giurarlo ma dietro il<br />

sorriso indulgente di Ashton Blackmore poteva<br />

nascon<strong>de</strong>rsi abilmente una certa<br />

irritazione.


798/960<br />

Tornò con la mente a quando avrebbe<br />

fatto qualsiasi cosa pur di compiacerlo e<br />

qualsiasi bravata pur di attirare anche se per<br />

poco la sua attenzione su di sé.<br />

«No», ribadì. «Ma, ammesso che io<br />

possa avere questa curiosità, dove inten<strong>de</strong>resti<br />

mandarmi come un banale bagaglio<br />

ingombrante?».<br />

Cain emise una risatina stupefatta.<br />

«Guai», sospirò, piano, tra sé.<br />

«Andrai ad Al<strong>de</strong>nor, a stare con i genitori<br />

di Lady Eloise fino a che le cose non si<br />

saranno appianate», disse Ashton, calmo.<br />

«Sophia, ti chiedo di essere ragionevole.<br />

Bryce sta arrivando, ma ne abbiamo parlato<br />

tempo fa e so che anche lui è d’accordo che,<br />

nell’eventualità di un serio pericolo per la tua<br />

persona, la <strong>de</strong>cisione migliore sarebbe stata<br />

rimandarti a casa».<br />

«Quella non è casa mia!».<br />

Ashton sollevò un sopracciglio, niente affatto<br />

turbato dalla sua esplosione emotiva.


799/960<br />

«Ciò che intendo dire», spiegò Sophia,<br />

ritrovando il controllo, «è che sarò sempre<br />

grata ai Van<strong>de</strong>mberg e ad Al<strong>de</strong>nor per<br />

avermi dato il loro sostegno e un luogo in cui<br />

crescere al sicuro, ma a<strong>de</strong>sso le cose sono<br />

cambiate. Anche se non ho avuto un’investitura<br />

ufficiale, io non credo sarebbe una<br />

mossa politica accorta inviarmi in un paese<br />

straniero al primo accenno di pericolo».<br />

«Non ha tutti i torti», disse Cain,<br />

sottovoce.<br />

«Sophia», la voce di Ashton si addolcì.<br />

«Preferisci andare dai Granville? Nanà<br />

sarebbe felice di trascorrere <strong>de</strong>l tempo con te<br />

in Valdyer».<br />

«Ancora una volta, no», rispose Sophia.<br />

«Se dovrò muovermi da qui sarà solo per andare<br />

ad Altieres, in caso contrario, dovrete<br />

portarmi via con la forza».<br />

Sollevò il mento e gli rivolse un’occhiata<br />

di sfida.


800/960<br />

«Come preferisci», disse Ashton. «Permettimi<br />

solo di organizzare le cose con la tua<br />

scorta».<br />

Quando fu uscito, Cain guardò la sorella.<br />

«Cedi così? In fondo non hai ottenuto quasi<br />

niente».<br />

Sophia chiuse gli occhi per un momento,<br />

quando li riaprì erano pieni di tristezza.<br />

«Non posso vincere contro di loro, ma ho<br />

guadagnato tempo. C’è una cosa che <strong>de</strong>vo<br />

fare prima che mi mandino in qualche posto<br />

dove sarò sorvegliata a vista. Devi aiutarmi».<br />

Cain si alzò, pronto. «Molto volentieri,<br />

sorellina. Scommetto che vuoi ve<strong>de</strong>re Gabriel<br />

Stuart».<br />

A sentire pronunciare quel nome, una<br />

fitta di dolore le tolse la capacità di respirare.<br />

La sofferenza le dilagava <strong>de</strong>ntro e lei, con un<br />

gesto inconsapevole, si passò una mano sul<br />

petto per tentare di lenirla.<br />

«No», disse, con la voce arrochita dal<br />

dispiacere. «Ma ha a che fare con lui. Devo


liberarlo, visto che non so se e quando potrò<br />

più rive<strong>de</strong>rlo».<br />

* * *<br />

801/960<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> si tolse gli occhiali e<br />

li mise da parte.<br />

«Non avrei mai pensato, in tutta la mia<br />

vita, di poter tenere tra le mani una simile<br />

meraviglia, per questo vi ringrazio».<br />

Ashton Blackmore protese una mano per<br />

pren<strong>de</strong>re quella sottile e fragile <strong>de</strong>ll’anziana<br />

insegnante e la sfiorò con un bacio<br />

rispettoso.<br />

«Siamo noi a ringraziarvi per averci concesso<br />

l’aiuto <strong>de</strong>lla vostra immensa<br />

conoscenza».<br />

Il sorriso di Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> sembrava<br />

quello di una ragazzina.


802/960<br />

Era la Decana <strong>de</strong>llo Studium, l’insegnante<br />

più anziana ed eminente, e da oltre<br />

cinquant’anni dirigeva la sezione di studi<br />

storici.<br />

Parlava una dozzina di lingue e altrettanti<br />

dialetti ed era l’unica studiosa rimasta a<br />

poter interpretare una pergamena vergata in<br />

una lingua ormai perduta.<br />

Stephen Eldrige la guardava con<br />

quell’aria intensa, leggermente frustrata di<br />

quando osservava un meccanismo perfetto e<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava solo scoprire come funzionasse.<br />

«Signor Eldrige», disse lei, accorgendosi<br />

<strong>de</strong>l suo sguardo. «Sarò lieta di continuare<br />

personalmente le nostre lezioni di lingue antiche.<br />

I vostri progressi sono stupefacenti e<br />

presto non basteranno soltanto i miei assistenti<br />

per insegnarvi».<br />

Stephen annuì come sempre faceva: nessuna<br />

presunzione, solo una mera constatazione<br />

<strong>de</strong>lle proprie capacità.


803/960<br />

«Avete stabilito con esattezza di cosa si<br />

tratta?», domandò Axel Van<strong>de</strong>mberg, riportando<br />

con tatto la conversazione all’argomento<br />

che premeva loro.<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> annuì e avvicinò una<br />

lente d’ingrandimento montata in oro alle<br />

pergamene di fronte a lei, vergate in caratteri<br />

riccioluti e <strong>de</strong>licati, più simili a fregi che a<br />

parole.<br />

«Si tratta di un antichissimo poema<br />

epico di cui fino al momento si posse<strong>de</strong>vano<br />

soltanto <strong>de</strong>i frammenti che avevano permesso<br />

di intuirne solo in parte il contenuto e,<br />

mi rendo conto in questo momento, siamo<br />

stati per secoli ben lungi dal capirne il valore<br />

e la portata».<br />

Alzò gli occhi su Ashton Blackmore. «La<br />

storia <strong>de</strong>lla vostra stirpe umana e di sangue,<br />

di come la vostra antenata divina abbia diviso<br />

le terre <strong>de</strong>gli umani da quelle <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni,<br />

permettendo a due razze di vivere<br />

senza distruggersi, è contenuta in un


804/960<br />

documento simile. Sono avvenimenti così<br />

lontani che è quasi impossibile stabilire dove<br />

inizi la storia e finisca il mito, ma la simbologia<br />

affascinante <strong>de</strong>i documenti a cui sono affidati<br />

ci ha permesso di ricostruire sprazzi<br />

<strong>de</strong>lla nostra storia antichi di millenni, che altrimenti<br />

sarebbero andati perduti».<br />

Abbassò lo sguardo sulle pergamene. Il<br />

gesto con cui toccò il bordo finemente miniato<br />

di una di esse rasentava la venerazione.<br />

«Quanto voi avete ritrovato è doppiamente<br />

stupefacente perché si tratta di una<br />

copia completa al punto da contenere anche<br />

illustrazioni».<br />

Indicò un motivo <strong>de</strong>lla miniatura, un<br />

falco il cui piumaggio formava una preziosa<br />

cornice d’oro autentico, poi le sue dita si<br />

mossero con leggerezza fino alla mappa su<br />

cui era caduta la loro attenzione la notte <strong>de</strong>l<br />

ritrovamento.<br />

«Tutto questo ci permette di annodare<br />

<strong>de</strong>i fili di storia che fino a questo momento


805/960<br />

consi<strong>de</strong>ravamo separati o dal legame troppo<br />

esile per essere attendibile», disse Domina<br />

Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Voi sapete che molte <strong>de</strong>lle Fraternitates<br />

stu<strong>de</strong>ntesche, di cui ancora oggi<br />

persone come il Principe Axel conservano le<br />

tradizioni, hanno un’origine talmente antica<br />

da essere a stento documentata».<br />

«L’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave, almeno che io<br />

sappia, è la più antica, risale agli albori <strong>de</strong>llo<br />

Studium», disse Axel.<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> annuì. «Il vostro<br />

primato non è in pericolo, Princeps, ma alcune<br />

<strong>de</strong>lle confraternite erano preesistenti<br />

allo Studium, per il semplice fatto che non<br />

avevano ancora a che fare con esso ma si<br />

trattava piuttosto di ordini cavallereschi».<br />

Tacque un momento, poi riprese, scegliendo<br />

le parole con cura. «Abbiamo una<br />

storia lunga e complicata, che in gran parte<br />

si intreccia con quella di razze ormai estinte<br />

e terre perdute. C’è stato un tempo in cui gli<br />

ordini cavallereschi erano un vero e proprio


inquadramento militare e non un titolo<br />

onorifico, come può succe<strong>de</strong>re a<strong>de</strong>sso in<br />

tempi di pace. È accaduto inoltre che questi<br />

ordini abbiano mutato scopo e si siano integrati,<br />

nel corso <strong>de</strong>gli anni, alla società che è<br />

nata intorno allo Studium cittadino, e siano<br />

così divenuti confraternite stu<strong>de</strong>ntesche. È il<br />

caso <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Croce, per esempio o,<br />

in questo caso, <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna».<br />

* * *<br />

806/960<br />

«Quando tutti noi pensiamo alla Fraternitas<br />

che porta questo nome, abbiamo<br />

come immagine una penna d’oro che alcuni<br />

pensano essere un emblema <strong>de</strong>lla scrittura<br />

ma, dagli studi condotti e ora da queste<br />

meravigliose pergamene, posso <strong>de</strong>durre che<br />

la simbologia stia piuttosto a indicare un<br />

potere antichissimo che gli umani hanno


807/960<br />

acquisito su una razza di origini sconosciute<br />

che al momento è confinata in una sola zona<br />

<strong>de</strong>lla città».<br />

«Il potere che gli Evocatores hanno sul<br />

Presidio», mormorò Ashton. «Si è sempre<br />

trattato di questo».<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> fece un cenno di assenso.<br />

«Parte di quanto vi dirò più essere mito<br />

e parte può dirsi storia. Ribadisco che non<br />

sapremo mai, allo stato attuale <strong>de</strong>i documenti,<br />

quale sia l’uno e quale sia l’altra.<br />

Questo poema è ambientato in una <strong>de</strong>lle<br />

epoche in cui il continente era <strong>de</strong>vastato<br />

dalle guerre e in cui i riferimenti geografici<br />

che conosciamo a<strong>de</strong>sso non erano neppure<br />

un’i<strong>de</strong>a nella mente <strong>de</strong>gli statisti. Valdyer,<br />

Ravyel, Al<strong>de</strong>nor erano soltanto nomi di<br />

luoghi che cambiavano estensione e ordinamento,<br />

da Stato a provincia a impero nel giro<br />

di un <strong>de</strong>cennio, senza che nessuno schieramento<br />

riuscisse a pren<strong>de</strong>re il sopravvento<br />

sugli altri. Anche voi siete troppo giovane per


808/960<br />

avere visto tutto questo», aggiunse, rivolta<br />

ad Ashton, con un’ombra di civetteria nella<br />

voce.<br />

«Si tratta di avvenimenti prece<strong>de</strong>nti<br />

anche alla storica divisione <strong>de</strong>ll’Impero in<br />

province a opera di Re Fergus», disse poi,<br />

volgendosi verso Axel. «Divisione che Jordan<br />

III avrebbe reso <strong>de</strong>finitiva affidando le Nove<br />

Nazioni ai suoi vassalli e creando <strong>de</strong>i regni<br />

indipen<strong>de</strong>nti».<br />

Axel annuì. «In altre parole, qui comincia<br />

il mito, vero?».<br />

Lo sguardo di Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> scintillò<br />

di pura <strong>de</strong>lizia. «Esatto. Accad<strong>de</strong> infatti<br />

che il rampollo di una nobile famiglia riuscisse<br />

in un’impresa che sarebbe divenuta leggenda<br />

e avrebbe fornito materiale per la poetica<br />

di interi secoli: strappò una penna d’oro<br />

al leggendario falco aureo, una creatura mitologica<br />

di cui si ravve<strong>de</strong> la somiglianza in<br />

un’antichissima specie ormai estinta da<br />

secoli».


809/960<br />

«Questo lo avevo capito», disse Stephen,<br />

per metà compiaciuto e per metà impaziente.<br />

«Ho trovato vecchi calchi di quel particolare<br />

tipo di penna e sono riuscito a risalire alla<br />

specie».<br />

«Molto bene, signor Eldrige» disse Domina<br />

Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Il falco aureo sembra fosse<br />

originario di questa zona», proseguì indicando<br />

un punto sulla mappa.<br />

«Mea Domina, credo di non compren<strong>de</strong>re»,<br />

disse Axel, cortese. «Questa, anticamente,<br />

non era Altieres?».<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> scosse il capo. «Sì e<br />

no», rispose. «Il territorio odierno corrispon<strong>de</strong><br />

senza dubbio alla mo<strong>de</strong>rna Altieres,<br />

ma a quel tempo sembra che avesse un’estensione<br />

diversa e che, in altre parole, compren<strong>de</strong>sse<br />

luoghi che a<strong>de</strong>sso non esistono<br />

più».<br />

L’immobilità di Ashton Blackmore era<br />

assoluta, era la particolare assenza di movimento<br />

che solo la morte poteva conferire.


810/960<br />

Axel aveva imparato che quello era il suo<br />

modo di nascon<strong>de</strong>re i sentimenti più<br />

violenti.<br />

«Questo significa», disse Ashton, «che è<br />

esistita davvero una Decima Nazione».


38.<br />

L’Ordine <strong>de</strong>lla Penna<br />

«È esistita», rispose Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>.<br />

«Si trovava a sud di Altieres e al momento<br />

posso ipotizzare che l’ultima testimonianza<br />

rimasta di quello che un tempo era uno Stato<br />

siano le Piccole e le Grandi Isole al largo<br />

<strong>de</strong>lla costa di Altieres».<br />

«Il reame sommerso <strong>de</strong>lle ballate <strong>de</strong>i<br />

pescatori», mormorò Ashton. «La città che<br />

ha come cielo la superficie <strong>de</strong>l mare».<br />

«Le leggen<strong>de</strong> popolari ancora una volta<br />

hanno più senso di quanto possiamo immaginare»,<br />

l’anziana insegnante sorrise.<br />

«Avreste mai <strong>de</strong>tto che qualcosa di così fantastico<br />

come una terra sommersa fosse esistita<br />

davvero? Secondo queste», picchiettò<br />

un dito sul foglio dove era tracciata la


812/960<br />

mappa, «è esistita e la famiglia reale aveva<br />

un figlio, Laurys, che riuscì a staccare una<br />

penna al leggendario falco d’oro, e con<br />

questa si conquistò il diritto di comandare<br />

un esercito di creature così potenti e malvagie<br />

che il popolo le <strong>de</strong>finiva semplicemente<br />

“<strong>de</strong>moni”».<br />

«Le creature <strong>de</strong>l Presidio».<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> fece un altro cenno<br />

di assenso. «I Presidiales, coloro che abitano<br />

il Praesidium Libertatis».<br />

«Il Presidio <strong>de</strong>lla Libertà?», disse<br />

Ashton. «La mia divina antenata liberò gli<br />

uomini dalla loro forza distruttiva, non il<br />

contrario».<br />

«Ma la nostra», rispose pronta Domina<br />

Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>, «dopotutto è la storia scritta<br />

dalla parte <strong>de</strong>i vincitori. In ogni caso il nome<br />

<strong>de</strong>l Presidio <strong>de</strong>riva da questo, ma ci arriveremo<br />

più avanti, quando questo mito andrà<br />

a intrecciarsi con quello <strong>de</strong>lla Rosa di<br />

Blackmore».


813/960<br />

«Vi prego, signora, di proce<strong>de</strong>re secondo<br />

uno schema che possiamo seguire anche noi<br />

che non abbiamo un briciolo <strong>de</strong>lla vostra<br />

conoscenza», disse Axel. «Questa storia è essenziale<br />

per compren<strong>de</strong>re qualcosa di più<br />

gran<strong>de</strong> che si sta svolgendo nel segreto».<br />

«Il Principe Laurys Duplessis divenne un<br />

comandante supremo <strong>de</strong>ll’esercito più<br />

temibile di cui si avesse memoria: creature<br />

forti come dieci uomini, capaci di rapire<br />

un’anima e sottrarle il corpo, indifferenti al<br />

dolore e alla stanchezza. La penna d’oro gli<br />

conferiva questo immenso potere, per questo<br />

motivo fondò l’Ordine <strong>de</strong>i Cavalieri <strong>de</strong>lla<br />

Penna d’Oro che riuniva sotto il suo stendardo<br />

i generali investiti da lui <strong>de</strong>l me<strong>de</strong>simo<br />

potere».<br />

«Il potere di governare le creature <strong>de</strong>l<br />

Presidio», disse Ashton. «Di evocarle e scacciarle,<br />

di piegarle ai suoi ordini».<br />

«Il potere <strong>de</strong>gli Evocatores», disse<br />

Stephen Eldrige.


Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> sollevò un dito.<br />

«Certamente. L’unica facoltà che era loro<br />

preclusa era quella di distruggerle, ma i<br />

Presidiales erano interamente ai loro<br />

ordini».<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg era pallido.<br />

«Duplessis, avete <strong>de</strong>tto?».<br />

Il suo tono era talmente agitato che<br />

Stephen e Ashton si voltarono a guardarlo,<br />

Axel invece non staccava lo sguardo febbrile<br />

dal volto placido di Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> che<br />

annuì.<br />

«Era il suo nome. Duplessis, <strong>de</strong>l principato<br />

di Lanchale».<br />

* * *<br />

814/960<br />

«Desi<strong>de</strong>rate fare una pausa?», disse<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>, interpretando l’evi<strong>de</strong>nte


815/960<br />

turbamento di Axel come un segno di<br />

stanchezza.<br />

Fece un cenno a uno <strong>de</strong>gli scrivani che<br />

stavano a fianco in silenzio, il quale si<br />

dileguò e fece ritorno poco dopo con un vassoio<br />

di calici di vino.<br />

«Vi prego di scusarmi, signora», disse<br />

Axel rigirandosi un bicchiere tra le dita.<br />

«Non vi interromperò più».<br />

«Il blasone <strong>de</strong>i Lanchale portava <strong>de</strong>lla<br />

margherite d’oro in campo blu», continuò<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Da quando il Principe<br />

Laurys conquistò la penna d’oro, Lanchale<br />

acquisì il diritto di avere sulle sue insegne<br />

anche il falco d’oro».<br />

Le dita <strong>de</strong>lla donna si mossero, sicure, da<br />

un semplice scudo su cui spiccava una margherita<br />

stilizzata a una sontuosa incisione<br />

dove un falco d’oro dalle ali spiegate teneva<br />

tra gli artigli una margherita d’oro.


816/960<br />

Lo sguardo di Axel si spostò su un altro<br />

disegno, uno scettro lungo e molto elaborato<br />

che sembrava di oro massiccio.<br />

«Lo scettro di Lanchale», disse Domina<br />

Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Secondo il mito e il poema contenuto<br />

nelle pergamene contiene la piuma<br />

d’oro che conferisce il potere sui <strong>de</strong>moni.<br />

Non è il solo oggetto leggendario con cui ci<br />

troviamo a che fare».<br />

Il suo sguardo intercettò per un momento<br />

quello di Ashton Blackmore e sorrise,<br />

abbassandolo subito: non era pru<strong>de</strong>nte nemmeno<br />

per un’insegnante di quasi cento anni<br />

incrociare gli occhi di un redivivo.<br />

«La Fi<strong>de</strong>s Armata, la leggendaria spada<br />

custodita dalla vostra famiglia, con cui la<br />

Rosa di Blackmore divise le terre <strong>de</strong>gli umani<br />

dalle terre <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni».<br />

Ashton annuì. «La tradizione <strong>de</strong>l suo<br />

potere è sempre viva nell’Ordine <strong>de</strong>lla Spada,<br />

che ora come allora ha il compito di salvaguardare<br />

la tregua».


817/960<br />

«Il poema narra», proseguì Domina<br />

Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>, «che una volta acquisita la signoria<br />

su quel formidabile esercito, Lanchale<br />

mosse guerra al resto <strong>de</strong>l continente che rispose<br />

con altrettanta violenza e spiegamento<br />

di forze umane e sovrannaturali, tali da provocare<br />

severi cataclismi che scossero la terra<br />

e rischiarono di portare alla distruzione il<br />

nostro mondo. Uno di essi fece sprofondare<br />

nel mare la parte <strong>de</strong>l Continente corrispon<strong>de</strong>nte<br />

a Lanchale, lasciando soltanto bran<strong>de</strong>lli<br />

di terra che ora formano un arcipelago. Il<br />

resto è ciò che oggi chiamiamo Altieres».<br />

«Quindi possiamo ipotizzare che gli<br />

Evocatores sono ciò che rimane <strong>de</strong>lla discen<strong>de</strong>nza<br />

<strong>de</strong>i Cavalieri <strong>de</strong>lla Penna d’Oro?»,<br />

domandò Stephen. «Ho condotto alcune<br />

ricerche partendo dagli scritti che Dominus<br />

Avicemnius ha lasciato nel suo dipartimento<br />

alla Societas di Medicina. Dalle genealogie<br />

che aveva tracciato ho <strong>de</strong>dotto che molti<br />

Evocatores avessero remotissimi legami


818/960<br />

familiari con stirpi ormai estinte provenienti<br />

dal sud <strong>de</strong>l Continente».<br />

«Questa pergamena», disse Domina<br />

Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>, «spiega come avviene l’investitura:<br />

lo scettro tocca il candidato per risvegliare<br />

<strong>de</strong>ntro di lui il potere, perché soltanto<br />

un discen<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>i Duplessis lo possie<strong>de</strong> per<br />

diritto di nascita. Ma ciò che rimane <strong>de</strong>l<br />

sangue <strong>de</strong>i Duplessis può essere ovunque, gli<br />

Evocatores hanno avuto una storia<br />

travagliata, sono stati perseguitati e messi al<br />

rogo, rinchiusi nei conventi e, per questo,<br />

sono quasi estinti. Se ne conta al massimo<br />

uno ogni generazione e non si sa mai in<br />

quale punto <strong>de</strong>l Continente potrebbe fare la<br />

sua comparsa».<br />

«Tranne nella scorsa generazione», disse<br />

Ashton sottovoce. «Quando se ne manifestarono<br />

addirittura tre, che erano, per coinci<strong>de</strong>nza,<br />

molto amici tra loro».<br />

«Vorrei terminare il mio racconto, poi<br />

potrete trarne le vostre conclusioni», disse


819/960<br />

Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Tra poco sorgerà il<br />

sole e ho la prima lezione <strong>de</strong>l mattino. Anche<br />

voi, Lord Blackmore, dovete mettervi al riparo<br />

dal sole».<br />

«Vi abbiamo sottratto l’intera notte»,<br />

disse Ashton, con dolcezza. «Ma ciò che<br />

avete fatto per noi è inestimabile».<br />

La donna scosse il capo. «Alla mia età la<br />

necessità di dormire diminuisce, quella di<br />

vivere invece aumenta. È a questo punto che<br />

la storia <strong>de</strong>i Duplessis di Lanchale si incrocia<br />

con quella <strong>de</strong>l Blackmore», proseguì.<br />

«Quando Lanchale sprofondò nel mare era<br />

ormai chiaro il rischio che la razza umana e i<br />

<strong>de</strong>moni si annientassero a vicenda. Il pericolo<br />

era tale che una <strong>de</strong>a misericordiosa <strong>de</strong>cise<br />

di intervenire.<br />

Ciò che restava <strong>de</strong>ll’esercito sovrannaturale<br />

di Lanchale si ritirò nella zona centrale<br />

<strong>de</strong>l continente dove sorgeva quella che<br />

sarebbe diventata la Vecchia Capitale che, a<br />

quel tempo, erano solo gruppi di case sorte


820/960<br />

intorno ad accampamenti militari ostili gli<br />

uni agli altri. La zona che a<strong>de</strong>sso chiamiamo<br />

la “Citta<strong>de</strong>lla” era quella dove si erano<br />

acquartierati i soldati di Lanchale.<br />

La Rosa di Blackmore avanzò sulla terra<br />

intrisa di sangue su cui il sole stava per tramontare<br />

per sempre», il tono di Domina<br />

prese la ca<strong>de</strong>nza arcaica di un’antica ballata.<br />

«La Spada di Blackmore era nella sua <strong>de</strong>stra<br />

e i suoi morti pronti a incarnarsi nella vita<br />

eterna», il suo sguardo si spostò su Ashton.<br />

«Allora l’esercito <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni si asserragliò<br />

sulle spon<strong>de</strong> <strong>de</strong>l fiume, nel luogo che si<br />

chiamò Praesidium Libertatis perché era l’ultimo<br />

avamposto da cui combattere per non<br />

essere rinchiusi. Ma la Rosa di Blackmore<br />

separò quel pezzo di terra isolandola al<br />

centro <strong>de</strong>l fiume e lasciando solo uno stretto<br />

accesso che avrebbero potuto varcare solo<br />

una volta ogni anno».<br />

«Il Presidio», disse Stephen.


821/960<br />

«Esattamente, signor Eldrige. La Rosa di<br />

Blackmore ristabilì la pace divi<strong>de</strong>ndo le terre<br />

<strong>de</strong>gli umani da quelle <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni e istituendo<br />

una tregua che avrebbe avuto a<br />

garantirla la vita <strong>de</strong>ll’ultimo di ogni generazione<br />

di Blackmore, i Frati <strong>de</strong>ll’Ordine<br />

<strong>de</strong>lla Spada e la stirpe di sangue <strong>de</strong>i vampiri<br />

di Blackmore, che avrebbero vigilato sui<br />

componenti <strong>de</strong>lla loro famiglia», terminò<br />

Ashton.<br />

Un altro lieve cenno di assenso da parte<br />

di Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>. «Questo è ciò che<br />

narrano i miti tramandati da quei tempi oscuri.<br />

I Blackmore hanno in sé parte <strong>de</strong>lla<br />

razza <strong>de</strong>l Presidio e in parte quella umana<br />

perché sono nati per essere il ponte tra due<br />

mondi e, allo stesso tempo, portano in sé il<br />

principio divino <strong>de</strong>lla loro antenata, che permette<br />

alla natura <strong>de</strong>l Presidio di non pren<strong>de</strong>re<br />

il sopravvento su quella umana».<br />

Il suo sorriso a<strong>de</strong>sso si era fatto luminoso.<br />

«Vi sono grata per avermi permesso,


alla mia età, di essere parte di una scoperta<br />

così gran<strong>de</strong>. A<strong>de</strong>sso andate, <strong>de</strong>vo prepararmi<br />

per tenere lezione ai miei scholares».<br />

* * *<br />

822/960<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg appoggiò il can<strong>de</strong>liere<br />

accanto al letto e cominciò a spogliarsi.<br />

L’alba era vicina ed Eloise stava ancora<br />

dormendo, i lunghi capelli sparsi sui cuscini<br />

e la camicia da notte leggerissima <strong>de</strong>i tiepidi<br />

inverni cittadini che le lasciava scoperte le<br />

spalle e le braccia.<br />

Lui si chinò e le posò le labbra su un<br />

braccio, aspettando che si svegliasse a quel<br />

contatto, senza spaventarla.<br />

Una mano calda di sonno corse al suo<br />

petto e alla sua nuca, labbra dolci cercarono<br />

le sue.<br />

«Sei tornato a<strong>de</strong>sso?».


823/960<br />

«Sì, mi spiace svegliarti, ma ti <strong>de</strong>vo<br />

parlare».<br />

Eloise aprì gli occhi. La sua riluttanza lo<br />

fece sorri<strong>de</strong>re: lei non aveva l’amore per la<br />

prima mattina tipica <strong>de</strong>i paesi <strong>de</strong>l nord, al<br />

contrario, la sua attitudine a protrarre il<br />

sonno fino a tardi e al riposo pomeridiano si<br />

avvicinava alle usanze <strong>de</strong>i paesi più caldi.<br />

Quando vi<strong>de</strong> la sua espressione però fu<br />

immediatamente lucida. «Che succe<strong>de</strong>,<br />

Axel?».<br />

«Nulla per cui tu <strong>de</strong>bba allarmarti, <strong>de</strong>vo<br />

raccontarti qualcosa».<br />

Scivolò tra le lenzuola accanto a lei e la<br />

prese tra le braccia poi, con calma e precisione,<br />

le raccontò tutto quanto aveva appreso<br />

da Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong>.<br />

Il gesto con cui Eloise raccolse uno<br />

scialle dal tappeto, quando lui terminò di<br />

parlare, fu meccanico. Si coprì le spalle e in<br />

silenzio si mosse per la stanza senza fare<br />

nulla di particolare, spostò una can<strong>de</strong>la,


824/960<br />

chiuse il libro che stava leggendo prima di<br />

ce<strong>de</strong>re al sonno.<br />

«Preferirei che tu dicessi qualcosa»,<br />

disse Axel. «Mi farebbe piacere anche un insulto,<br />

davvero».<br />

Lei si voltò a guardarlo. «Se è ciò che<br />

vuoi posso accontentarti», rispose. «Penso tu<br />

possa immaginare il mio piacere al pensiero<br />

di avere un qualsiasi legame con…».<br />

Fece un gesto vago con la mano, odiava<br />

pronunciare il nome di Belladore.<br />

«Non è così», disse lui, calmo. «Con<br />

Ashton abbiamo solo potuto supporre che<br />

fosse così antica che qualcuno abbia potuto<br />

trasmetterle memoria <strong>de</strong>lla sua provenienza<br />

dalle terre perdute di Lanchale, e che lei abbia<br />

raccontato a Clarisse Granville l’intera<br />

storia <strong>de</strong>i suoi poteri».<br />

«Ha senso», disse Eloise. «Mi ricordo<br />

che Christabel ha parlato di un crollo <strong>de</strong>i sotterranei<br />

avvenuto proprio nel periodo in cui<br />

Clarisse era Magistra <strong>de</strong>lla Penna. La cosa


825/960<br />

più verosimile è che abbia ritrovato i documenti<br />

e abbia capito come conferire il<br />

proprio potere ai suoi amici. In Clarisse,<br />

esattamente come è accaduto a me, la capacità<br />

era innata. Pensi che abbiano ritrovato<br />

quello scettro e che lo abbiano usato per <strong>de</strong>starla<br />

in Nassar Stuart e nel Cardinale <strong>de</strong><br />

Plessy?».<br />

«Con ogni probabilità è quello che è accaduto,<br />

ma per esserne <strong>de</strong>l tutto certi bisognerebbe<br />

avere <strong>de</strong>lle prove che né l’uno né l’altro<br />

lo posse<strong>de</strong>vano alla nascita come è stato<br />

per te».<br />

Eloise scosse il capo. «La Spada di Blackmore<br />

e a<strong>de</strong>sso uno Scettro di Lanchale. Per<br />

caso sulle pergamene avete trovato indicazioni<br />

riguardo a dove può trovarsi?».<br />

Axel scosse il capo. «No, ma andremo<br />

quanto prima a esaminare la cripta <strong>de</strong>lla Chiesa<br />

<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte. Domina<br />

Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> ha una teoria sul fatto che sia i<br />

sotterranei <strong>de</strong>lla Penna che la cripta


826/960<br />

risalgano allo stesso periodo, e che siano<br />

stati costruiti dalla stessa mano».<br />

«E hanno le stesse <strong>de</strong>corazioni di quel<br />

celebre cofanetto».<br />

«Che nessuno riesce ad aprire», disse<br />

Axel, cupo. «Stephen ci sta lavorando ma per<br />

il momento non ha raggiunto grandi<br />

risultati».<br />

«Scommetto che la cosa lo sta facendo<br />

arrabbiare parecchio».<br />

Si guardarono e si scambiarono un<br />

sorriso.<br />

«Diciamo che non ama qualcosa che<br />

sfida il suo genio e riesce anche a vincere»,<br />

disse Axel.<br />

«C’è un’altra cosa», disse Eloise, tornando<br />

di colpo seria. «Tutto questo si ricollega<br />

in qualche modo anche alla Rivolta,<br />

vero?».<br />

«Sì», rispose Axel, dopo un momento.<br />

«Anche se ho l’impressione che né a noi né ai


Blackmore<br />

vicenda».<br />

piacerà fare luce su<br />

827/960<br />

questa


39.<br />

Perire di spada<br />

«Principessa?».<br />

Mastro Lavolier si tolse il cappello e<br />

piegò la schiena per studiare la figuretta raggomitolata<br />

nel mantello e seduta sul gradino<br />

<strong>de</strong>lla sua bottega.<br />

«Possiamo entrare?», disse lei, esausta.<br />

«Aspetto dall’alba e se qualcuno si accorge<br />

che sono uscita di casa mi riporteranno<br />

subito indietro e io ho davvero bisogno di<br />

parlare con voi».<br />

L’anziano uomo annuì come se quel discorso<br />

precipitoso gli fosse <strong>de</strong>l tutto chiaro.<br />

«Ti prego di voler onorare la mia umile<br />

bottega», disse, aprendo il chiavistello.<br />

«Siedi pure, io tornerò subito con qualcosa<br />

da mangiare».


829/960<br />

La accompagnò in una stanza sul retro<br />

che aveva tutto l’aspetto di un laboratorio erboristico<br />

con mazzi di fiori appesi a essiccare<br />

ed erbe nel maceratoio.<br />

La fece se<strong>de</strong>re su una <strong>de</strong>lle seggiole di<br />

legno intorno a un tavolo vecchio e solido e<br />

fu di ritorno, nel giro di pochi minuti, con un<br />

vassoio su cui c’era <strong>de</strong>l tè, <strong>de</strong>l pane fresco e<br />

un barattolo di miele.<br />

«Mangia qualcosa e fa’ contento un<br />

povero vecchio. Hai l’aria stremata e un po’<br />

di tè al miele ti rimetterà in forze».<br />

«Grazie».<br />

«Cosa posso fare per te, principessa?<br />

Desi<strong>de</strong>ri ancora colonia all’arancia o un’altra<br />

bambola?».<br />

«Sapreste consigliarmi in merito a un<br />

legamento?».<br />

Mastro Lavolier sollevò entrambe le<br />

sopracciglia cespugliose e si appoggiò allo<br />

schienale <strong>de</strong>lla seggiola.


830/960<br />

«Principessa, queste sono faccen<strong>de</strong> impegnative<br />

e pericolose. L’unico consiglio che<br />

mi sento di darti è di non lasciarti tentare da<br />

riti di questo genere: sarebbe inutile e, nel<br />

migliore <strong>de</strong>i casi, le conseguenze potrebbero<br />

essere imprevedibili».<br />

Sophia arrossì. «Non… non si tratta di<br />

me. È qualcosa che ha fatto mia cugina Fay e<br />

io voglio aiutarla».<br />

Chiese mentalmente perdono a Fay e<br />

cercò abbastanza coraggio per guardare di<br />

nuovo il suo interlocutore.<br />

«Fay ha fatto un legamento. Il legamento<br />

di Santa Elienne, e a<strong>de</strong>sso vorrebbe scioglierlo<br />

ma non sa come fare».<br />

«I tre chiodi d’argento?».<br />

L’altra annuì. «Sì, si tratta di quello. Il<br />

giovane si è innamorato, solo che a<strong>de</strong>sso lei è<br />

pentita per aver forzato la sua volontà e si è<br />

anche accorta che non riesce più a vivere<br />

pensando che si tratta soltanto di un sentimento<br />

indotto».


831/960<br />

Si portò una mano alle labbra nel tentativo<br />

di arginare quel flusso di parole<br />

impulsive.<br />

«Ha capito di aver fatto un errore»,<br />

disse, sforzandosi di fingere che tutto quanto<br />

riguardasse un’altra persona. «Vuole<br />

rimediare».<br />

Mastro Lavolier la studiò per un lungo<br />

momento, poi disse: «Principessa, sei assolutamente<br />

certa che tutto questo sia accaduto<br />

a tua cugina e non a te?».<br />

Lei lo guardò dritto in faccia. «Si tratta di<br />

Fay e a<strong>de</strong>sso ha bisogno <strong>de</strong>l vostro aiuto».<br />

«È una brutta situazione. Lei è rimasta<br />

coinvolta?».<br />

Il nodo alla gola, così doloroso da toglierle<br />

la voce, la costrinse a mascherare la sua<br />

<strong>de</strong>bolezza bevendo un sorso di tè.<br />

«È stato solo uno stupido scherzo»,<br />

disse. «Lo ha fatto soltanto per dispetto».<br />

«Meglio così, principessa. Vedi, queste<br />

cose tendono a funzionare se tutti i crismi


<strong>de</strong>l rito vengono rispettati. Il legamento di<br />

Santa Elienne non è uno <strong>de</strong>i più violenti. Per<br />

fortuna tua cugina non si è rivolta a Santa<br />

Marthene Dominatrice…».<br />

Il solo pensiero parve angustiare Mastro<br />

Lavolier che aggiunse: «Ciò significa che nel<br />

momento in cui si scioglierà il legamento, lui<br />

non vorrà più rive<strong>de</strong>re tua cugina».<br />

Sophia si morse il labbro con forza.<br />

«Capisco».<br />

«Non credo tu possa compren<strong>de</strong>re fino<br />

in fondo, principessa», osservò Mastro Lavolier,<br />

dopo una pausa. «Lui non sopporterà né<br />

la sua vista né il suo pensiero. È qualcosa di<br />

peggiore anche <strong>de</strong>ll’odio».<br />

Lei chiuse gli occhi come se avesse accusato<br />

un colpo fisico, molto forte e inaspettato.<br />

«Ditemi che cosa bisogna fare».<br />

* * *<br />

832/960


833/960<br />

Estrarre i chiodi significò conficcarseli<br />

nell’anima, cosciente che non avrebbe potuto<br />

mai più guarire dalle cicatrici che le stavano<br />

infliggendo.<br />

Non riuscì a impedire alle lacrime di ca<strong>de</strong>re<br />

sul ritratto di Gabriel quando, con infinita<br />

tenerezza, staccò l’ultimo chiodo<br />

d’argento.<br />

Cercò di dominarsi, con la consapevolezza<br />

che se avesse dato corso all’angoscia che<br />

provava, sarebbe rimasta raggomitolata a piangere<br />

come una bestiola ferita fino a che<br />

qualcuno non l’avesse ritrovata, lì nella sua<br />

stanza <strong>de</strong>l Collegio di Altieres, per trascinarla<br />

da qualche parte <strong>de</strong>l Continente dove non le<br />

importava più di andare.<br />

Raccolse tutti gli elementi <strong>de</strong>l legamento,<br />

li rinchiuse in una scatola e li ricoprì di sale<br />

esorcizzato come le era stato <strong>de</strong>tto di fare.<br />

Compì ogni gesto cercando di non<br />

pensare alle conseguenze che avrebbe avuto,


834/960<br />

altrimenti avrebbe ceduto alla <strong>de</strong>bolezza e<br />

non sarebbe stata capace di continuare.<br />

Guardò i bauli che il personale <strong>de</strong>l collegio<br />

aveva cominciato a riempire con le sue<br />

cose e non si preoccupò neppure di ve<strong>de</strong>re<br />

che cosa contenessero.<br />

Al momento nulla aveva più importanza:<br />

tutte le sue energie le servivano per concentrarsi<br />

e trovare la forza di vivere un<br />

minuto per volta.<br />

C’era un’ultima cosa che doveva fare, e<br />

sarebbe stata la più dolorosa.<br />

La sua scorta l’aspettava in strada, il capitano<br />

Dartmont non ebbe nulla da obiettare<br />

quando chiese di dirigersi verso gli acquartieramenti<br />

<strong>de</strong>ll’esercito di Altieres.<br />

Quasi l’intero reparto distaccato nella<br />

Vecchia Capitale era riunito nella piazza<br />

d’armi dove due ufficiali si stavano affrontando<br />

a singolar tenzone.


835/960<br />

Sophia scorse l’orgoglio sul volto di Dartmont<br />

quando si accorse che uno <strong>de</strong>i due era<br />

Gabriel.<br />

Le grida e gli incitamenti <strong>de</strong>i soldati indicavano<br />

che però il suo avversario fino a<br />

quel momento aveva avuto la meglio. La<br />

smorfia di collera, appena imbrigliata dalla<br />

concentrazione, sul volto di Gabriel dava<br />

conferma <strong>de</strong>lle situazione e Sophia fece un<br />

sorriso triste: lui non sarebbe mai stato<br />

bravo a per<strong>de</strong>re, questo lo aveva capito da<br />

tanto tempo.<br />

Lo vi<strong>de</strong> allontanarsi dall’avversario dopo<br />

aver incassato un forte dritto alle costole: le<br />

spa<strong>de</strong> da esercitazione erano di legno e<br />

cuoio, non potevano ferire ma provocavano<br />

molto dolore, eppure nemmeno un cenno involontario<br />

tradì la sua reazione.<br />

Mentre si rimetteva in posizione, Gabriel<br />

lasciò scorrere uno sguardo indifferente sugli<br />

spettatori, la scorse tra di essi e all’istante<br />

tornò indietro per fissarla. Gli occhi grigi si


836/960<br />

assottigliarono: non sembrava contento e lei<br />

abbassò i suoi.<br />

Non aveva avuto molto tempo per prepararsi<br />

all’i<strong>de</strong>a che da parte di lui tutto<br />

sarebbe tornato come una volta o peggio e<br />

a<strong>de</strong>sso il pensiero la riempiva di un’angoscia<br />

simile al panico.<br />

Forse partire era davvero la soluzione<br />

migliore: avrebbe avuto bisogno di tempo<br />

per rimediare a un disastro di cui poteva<br />

ringraziare solo se stessa.<br />

Un coro di grida la riportò alla realtà,<br />

Gabriel aveva messo a segno una stoccata<br />

all’addome <strong>de</strong>ll’avversario e, in rapida successione,<br />

stava attaccando costringendolo ad<br />

arretrare con la guardia alta per riuscire a<br />

parare i suoi colpi. Invano: la difesa crollò e<br />

l’imbroccata di Gabriel superò la sua lama e<br />

solo un balzo all’indietro impedì alla punta<br />

<strong>de</strong>lla spada di raggiungergli il volto.


837/960<br />

L’avversario incespicò e cad<strong>de</strong> all’indietro,<br />

Gabriel gli fu sopra in un attimo e gli<br />

sbalzò la spada di mano.<br />

Mentre il pubblico applaudiva, Gabriel<br />

tese la mano per aiutare l’altro ad alzarsi da<br />

terra. Si scambiarono una stretta al braccio e<br />

l’uomo gli die<strong>de</strong> una pacca di apprezzamento<br />

sulla spalla.<br />

Sophia notò che era più anziano e aveva<br />

l’aria <strong>de</strong>l veterano.<br />

Gabriel si avvicinò e le rivolse un inchino<br />

gelido, poi fece un sorriso e un cenno di saluto<br />

per il capitano Dartmont.<br />

«Capitano Stuart», disse Sophia, tenendo<br />

la voce bassa perché non tremasse.<br />

«Spero vorrai <strong>de</strong>dicarmi qualche minuto <strong>de</strong>l<br />

tuo tempo».<br />

«Devo lavarmi prima», rispose Gabriel e,<br />

davanti all’occhiata ammonitrice di Dartmont,<br />

aggiunse, calmo: «Sono impresentabile<br />

per una signora, al momento. Se volete<br />

scusarmi sarò di ritorno il prima possibile».


838/960<br />

«Attendo vicino alla carrozza», disse<br />

Dartmont quando poco dopo lo vi<strong>de</strong>ro tornare,<br />

con una divisa pulita e i capelli ancora<br />

umidi.<br />

«So che non vuoi più avere a che fare con<br />

me», disse Sophia, in fretta, non appena furono<br />

soli. «Ti prego solo di ascoltarmi per un<br />

momento».<br />

Lui le rivolse uno sguardo impenetrabile<br />

e rimase in silenzio.<br />

«Ormai avrai capito che ho sciolto il<br />

legamento», continuò, con gli occhi bassi, incapace<br />

di sostenere il disprezzo che avrebbe<br />

visto nei suoi. «Per quel che vale, mi dispiace.<br />

Sono in procinto di lasciare la città ma<br />

sono riuscita a sfuggire per qualche ora alla<br />

mia famiglia per andare a chie<strong>de</strong>re a Mastro<br />

Lavolier il modo di rimediare a ciò che ti ho<br />

fatto. Non mi aspetto il tuo perdono, non mi<br />

aspetto nulla. Volevo soltanto dirti questo».<br />

«Avresti potuto anche risparmiare il tuo<br />

tempo e il mio», dura e tagliente, la voce di


839/960<br />

Gabriel faceva ancora più male di quanto<br />

non avesse previsto.<br />

Lei trasalì ma non rispose, ogni fibra <strong>de</strong>l<br />

suo essere soffriva al punto che avrebbe solo<br />

voluto correre via, lontano dal suo astio, ma<br />

sapeva che quegli ultimi istanti di dolore lacerante<br />

sarebbero stati l’unica cosa che<br />

avrebbe avuto da lui e, forse, ascoltarlo<br />

l’avrebbe aiutata a farsi una ragione di averlo<br />

perduto per sempre.<br />

«Non mi servono le tue scuse, non mi<br />

importa nulla di quello che pensi», continuò<br />

lui, con gelida furia. «Hai giocato con me<br />

come se fossi un burattino di cui tirare i fili,<br />

utilizzato un metodo scorretto e meschino<br />

per vendicati <strong>de</strong>l fatto che ero l’unico a<br />

ve<strong>de</strong>re come tu fossi in realtà senza farmi illusioni<br />

sul tuo conto».<br />

«Gabriel, per favore».<br />

«Non osate chiamarmi per nome, signora»,<br />

disse lui, a <strong>de</strong>nti stretti, passando al<br />

tono formale. «Da questo momento, quando


sarà strettamente necessario che vi rivolgiate<br />

alla mia persona, lo farete chiamandomi capitano<br />

Stuart. Vi prego inoltre di non rivelare<br />

mai a nessuno gli sciagurati momenti che abbiamo<br />

condiviso, altrimenti ve ne farò<br />

pentire».<br />

Una lacrima si staccò dalla mascella di<br />

Sophia e cad<strong>de</strong> sul davanti <strong>de</strong>l suo mantello.<br />

Lei si portò il dorso <strong>de</strong>lla mano alle labbra<br />

per impedire loro di tremare, presto però<br />

non fu più in grado di trattenersi e cominciò<br />

a piangere, lunghi singulti dolorosi che le<br />

aprivano il petto come percosse.<br />

Poi si girò, correndo via da lui come<br />

avrebbe dovuto fare dal primo istante.<br />

* * *<br />

840/960<br />

Uscì in strada dal primo cancello che<br />

trovò e rischiò di finire sotto un carro. Il


841/960<br />

conducente le urlò <strong>de</strong>gli improperi e lei si<br />

curvò ancor di più nelle spalle e raccolse le<br />

gonne per potersi allontanare con rapidità.<br />

Non sapeva dove fosse diretta, avere una<br />

<strong>de</strong>stinazione era il suo ultimo pensiero, voleva<br />

soltanto mettere la maggior distanza<br />

possibile tra sé e il dolore che la stava<br />

distruggendo.<br />

Si trovava in una strada isolata fiancheggiata<br />

di ville silenziose al di là di giardini e<br />

recinzioni di marmo e colonne.<br />

Pensò di nascon<strong>de</strong>rsi in uno di quei<br />

giardini perché nessuno la ve<strong>de</strong>sse così stravolta<br />

e allora spinse un cancello semiaperto<br />

su una radura di piante inselvatichite.<br />

Poi qualcuno sopraggiunse alle sue<br />

spalle, braccia dure circondarono le sue<br />

trattenendola. Si trovò con la schiena premuta<br />

contro un torace ansimante, chiusa in<br />

un abbraccio implacabile.<br />

«È abbastanza», disse la voce di Gabriel,<br />

lasciandola paralizzata per la sorpresa.


842/960<br />

«Vuoi farmi <strong>de</strong>l male?», domandò lei,<br />

non sapendo che altro dire.<br />

Solo con un momento di ritardo ricordò<br />

che, se lui lo avesse <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rato, il contatto<br />

fisico sarebbe stato sufficiente a tramortirla.<br />

«Sarebbe ciò che meriti».<br />

La voce di lui era carica di rabbia, il<br />

modo con cui la rigirò tra le proprie braccia<br />

per guardarla in viso era ru<strong>de</strong>, ma aveva una<br />

gentilezza insospettata che la lasciò ancora<br />

più confusa.<br />

Lo guardò negli occhi e vi<strong>de</strong> una collera<br />

<strong>de</strong>vastante, combinata a qualcosa che, per un<br />

momento, la sua mente si rifiutò di<br />

riconoscere.<br />

«Mai più», esclamò lui e la sua voce era<br />

simile a un ringhio. «Non dovrai mai più<br />

tentare di manipolarmi. Hai capito,<br />

Sophia?».<br />

Sofia.<br />

Lei spalancò gli occhi e smise di<br />

respirare.


843/960<br />

«Le persone non sono marionette, io non<br />

sarò mai la tua dannata marionetta!», continuò<br />

Gabriel. «Questo ti serva da lezione<br />

una volta per tutte, sono stato chiaro?».<br />

Lo fissò senza rispon<strong>de</strong>re, senza nemmeno<br />

osare fiatare. Lo stupore aveva arrestato<br />

le lacrime, ma lei non riusciva a neppure<br />

a pensare, aveva la mente completamente<br />

vuota.<br />

«Sono stato chiaro?», ripeté. La scrollò<br />

tenendola per le spalle. «Sophia, mi stai<br />

ascoltando?».<br />

«Sì», riuscì a dire lei, a voce appena<br />

percettibile.<br />

Il suo sguardo confuso ammorbidì leggermente<br />

il cipiglio di Gabriel che smise di<br />

scuoterla ma tenne una stretta ferma sulle<br />

sue spalle.<br />

«Chiedimi scusa».<br />

«Ma io… ma tu hai <strong>de</strong>tto… ».<br />

«Chiedimi scusa».


Sophia chinò il capo ma senza abbandonare<br />

i suoi occhi. «Scusa», disse, piano.<br />

«Scuse accettate, principessa trovatella».<br />

Gabriel sorrise, la sua stretta si ammorbidì<br />

e a<strong>de</strong>sso l’avvolgeva senza tentare di<br />

schiacciarla.<br />

Lei, frastornata, guardò il suo sorriso<br />

senza sapere come reagire, allora lui chinò il<br />

capo e la baciò.<br />

* * *<br />

844/960<br />

Il trauma, il sapore <strong>de</strong>l ragazzo che la<br />

stava baciando, i raggi di sole che filtravano<br />

tra le foglie fitte <strong>de</strong>ll’albero sopra di loro.<br />

Sophia, immobile, con gli occhi sbarrati, assorbiva<br />

tutte quelle sensazioni cercando di<br />

orientarsi.<br />

Infine, semplicemente, sentì le palpebre<br />

farsi pesanti e il proprio corpo rispon<strong>de</strong>re a


845/960<br />

quel bacio. Socchiuse le labbra, si alzò in<br />

punta di piedi e lo strinse a sé con tutta la<br />

forza che aveva.<br />

Le sue ciglia le sfiorarono il viso, suscitandole<br />

una tenerezza così intensa che di<br />

nuovo sentì gli occhi riempirsi di lacrime.<br />

«Che cosa significa?», domandò, con un<br />

filo di voce, quando lui si scostò con tanta<br />

<strong>de</strong>licatezza da non farla sentire abbandonata.<br />

«Ho sciolto il legamento. Tu a<strong>de</strong>sso mi odi».<br />

«Non ti odio. Sono arrabbiato. Così arrabbiato<br />

che potrei <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re di strozzarti da<br />

un momento all’altro. Lo sono da giorni e<br />

non so più che cosa fare».<br />

Sophia riaprì gli occhi, a<strong>de</strong>sso nel suo<br />

sguardo leggeva frustrazione e un autocontrollo<br />

ritrovato a fatica.<br />

«Sophia, quel dannato legamento non ha<br />

mai avuto alcun effetto».<br />

«Non capisco».<br />

Lui la allontanò da sé per guardarla<br />

meglio, senza però lasciarla andare.


846/960<br />

«Mi avevano garantito che queste cose<br />

hanno efficacia», disse Sophia.<br />

«Per gli esseri umani, principessa, e non<br />

mi stancherò mai di ripeterti che tu non lo<br />

sei, se non in minima parte».<br />

Sophia scosse il capo. «Ho parlato questa<br />

mattina con Mastro Lavolier», disse, mentre<br />

un’eco <strong>de</strong>l dolore sordo tornava a pulsarle<br />

nelle vene.<br />

«Mastro Lavolier è troppo esperto per<br />

non averti <strong>de</strong>tto che tu non puoi semplicemente<br />

invocare una <strong>de</strong>a come farebbe un essere<br />

umano perché sei in parte <strong>de</strong>a anche<br />

tu».<br />

Lei stava per aggiungere qualcosa, poi ricordò<br />

di avere assicurato a Mastro Lavolier<br />

che a fare il legamento era stata Fay, anche<br />

quando lui le aveva <strong>de</strong>tto che le sconsigliava<br />

di tentare lei stessa perché non avrebbe<br />

avuto effetto oppure le conseguenze<br />

sarebbero state imprevedibili.


847/960<br />

«Il giorno <strong>de</strong>lla Battaglia <strong>de</strong>lle Ortaglie ti<br />

ho mentito», continuò Gabriel. «Avevo già<br />

avuto la risposta di Madrina Lala con l’ultimo<br />

dispaccio postale. Le avevo scritto il<br />

giorno stesso in cui avevo creduto che tu mi<br />

avessi fatto un legamento. Sai che cosa mi ha<br />

risposto?».<br />

Sophia scosse lentamente il capo, in un<br />

silenzioso interrogativo.<br />

«Che una semi<strong>de</strong>a non può rivolgersi a<br />

una sua pari con un’orazione concepita per<br />

realizzare <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri umani e che la mia investitura<br />

nell’Ordine <strong>de</strong>lla Croce mi mette al riparo<br />

da gran parte <strong>de</strong>i vincoli sovrannaturali.<br />

Pensaci bene: le mie cugine, non appena sei<br />

giunta al collegio di Altieres, hanno tentato<br />

di tutto contro di te, non è vero?».<br />

«Tutte sciocchezze», disse Sophia. «Erbe<br />

e nastri che al massimo potevano avere un<br />

odore sgra<strong>de</strong>vole, ma non è mai accaduto<br />

nulla».


848/960<br />

«Esatto», rispose Gabriel, con forza.<br />

«Ma i metodi che hanno usato, gli dèi che<br />

hanno invocato, hanno la me<strong>de</strong>sima potenza<br />

di ciò che tu hai invocato e che io ho<br />

creduto…».<br />

Si interruppe, a<strong>de</strong>sso la sua espressione<br />

era di nuovo offuscata dall’ira.<br />

«L’unica volta in cui hanno avuto qualche<br />

risultato», riprese Gabriel, «gli si è<br />

ritorto contro e Fay è stata sul punto di<br />

morire».<br />

Ma qualcosa è andato storto, le aveva<br />

<strong>de</strong>tto Alexandria, e tu hai quasi ucciso Fay.<br />

«Il giorno che ho acciuffato quell’imbrattacarte<br />

e l’ho obbligato a confessare perché<br />

mi era stato intorno per giorni, ho ricordato<br />

che quella scervellata di Fay si era vantata di<br />

averti insegnato i legamenti d’amore. Non<br />

volevo cre<strong>de</strong>rci, ma a che altro poteva servirti<br />

un mio ritratto? Così quando ho visto la tua<br />

faccia colpevole, quando ho visto quell’altare


849/960<br />

nella tua camera da letto, mi sono <strong>de</strong>tto che<br />

quella era l’unica spiegazione possibile».<br />

Le posò una mano sulla guancia, sorrise<br />

alla sua espressione sconcertata, ma fu un<br />

sorriso breve e pericoloso.<br />

«Ho voluto cre<strong>de</strong>re che fosse a causa di<br />

un incantesimo quando eri sempre nei miei<br />

pensieri e mi scoprivo a cercarti tra la gente.<br />

Non avrei dovuto nemmeno guardarti e invece<br />

volevo ce<strong>de</strong>re a ciò che <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ravo,<br />

dopotutto chi ero io per oppormi a una forza<br />

più gran<strong>de</strong> di me?».<br />

Sophia lo guardò senza muoversi, aveva<br />

troppa paura che anche solo un respiro<br />

potesse interrompere quel momento trasparente<br />

come vetro e altrettanto fragile.<br />

«Non so se mi ha mandato più in collera<br />

l’i<strong>de</strong>a di ciò che avevi fatto oppure scoprire<br />

che in realtà non aveva mai funzionato e che<br />

tutto questo è reale».<br />

Non avrebbe dovuto arrischiarsi, ma non<br />

riuscì a evitarlo. Il suo volto si rischiarò, un


850/960<br />

cauto sorriso di gioia le spuntò sulle labbra e<br />

subito vi<strong>de</strong> lo sguardo farsi di nuovo di<br />

ghiaccio.<br />

«Osi essere compiaciuta?».<br />

Il suo tono era una minaccia aperta e le<br />

die<strong>de</strong> un brivido. Sophia scosse piano il capo.<br />

«Sono felice».<br />

«Mi fa piacere perché invece io sono<br />

ancora furibondo e non credo che mi passerà<br />

facilmente», replicò lui. «Principessa trovatella,<br />

me la pagherai, te lo prometto».<br />

La sua voce era furiosa, le sue mani non<br />

le permettevano di allontanarsi, Sophia<br />

piegò la testa e gli appoggiò la fronte contro<br />

il petto.<br />

«Stavo per<strong>de</strong>ndo il duello quando sei arrivata»,<br />

disse poi lui, cambiando bruscamente<br />

discorso. «Ma ti ho vista e ho pensato<br />

che davanti a te non poteva succe<strong>de</strong>re».<br />

Lei gli cinse la vita con le braccia e annuì<br />

sforzandosi di seguire il corso <strong>de</strong>i suoi pensieri<br />

senza interromperli.


851/960<br />

«Quando ho letto la lettera di Madrina<br />

Lala e ho capito che cosa era successo, avrei<br />

voluto distruggere tutto, credo di non aver<br />

mai bevuto tanto né preso o dato tante botte<br />

in tutta la mia vita. Volevo punirti ma tu me<br />

lo hai reso impossibile: sfidi le creature <strong>de</strong>l<br />

Presidio, mi guardi terrorizzata se pensi che<br />

possano farmi <strong>de</strong>l male».<br />

«Per me è stato reale», disse lei. «Da<br />

sempre. Non so neppure quando sia cominciata,<br />

non sono nemmeno sicura che la ven<strong>de</strong>tta<br />

sia stato il vero motivo che mi ha<br />

spinto a tentare quel legamento».<br />

Gabriel le prese il mento tra due dita e la<br />

costrinse a guardarlo.<br />

«Oh», disse, con uno <strong>de</strong>i suoi sussurri<br />

perfidi e dolci. «Ma io l’ho sempre saputo.<br />

Per questo quando prima mi hai <strong>de</strong>tto di<br />

averlo sciolto ho pensato che fosse arrivato<br />

finalmente il momento di darti una lezione».


852/960<br />

Sophia si distolse dalla sua mano e rispose,<br />

risentita. «Sei stato bravo, i miei<br />

complimenti».<br />

Lui le posò una mano sulla guancia e con<br />

il pollice le accarezzò le lacrime secche sugli<br />

zigomi.<br />

«Non sono stato capace di resistere<br />

molto quando ti ho vista stare male», disse.<br />

«A<strong>de</strong>sso però dimmi perché stavi partendo e<br />

dove eri diretta».<br />

«Dovrei già essere in viaggio», rispose<br />

Sophia, senza badare al fatto che lui avesse<br />

parlato al passato. «Mi mandano in<br />

Altieres».<br />

«Sbagliato», disse Gabriel, calmo. «Tu<br />

non andrai da nessuna parte, almeno non<br />

senza di me».


40.<br />

Complotto a mezzanotte<br />

«Signore», disse Morton. «Il primo chiodo<br />

<strong>de</strong>lla vostra bara».<br />

«Spero sia di oro massiccio, l’ultima<br />

volta che li ho ordinati me li hanno consegnati<br />

in un’assurda lega a cui non voglio nemmeno<br />

pensare».<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg, che stava esaminando<br />

un certo numero di elaborati vasi di<br />

marmo, si voltò verso la soglia dove Sophia,<br />

poco dietro Morton, gli rivolse un inchino<br />

compito.<br />

«Oh, ma si riferisce a te», Bryce inarcò<br />

un sopracciglio. «Deve essere arrivata la fine<br />

<strong>de</strong>l mondo se Morton si è messo a fare<br />

<strong>de</strong>ll’umorismo», commentò poi, mentre il<br />

fe<strong>de</strong>le maggiordomo si ritirava.


854/960<br />

Incrociò le braccia sulle squisite<br />

piegoline che <strong>de</strong>coravano la sua giacca da<br />

mattina ed esaminò la sua pupilla. «La mia<br />

intera guardia e metà <strong>de</strong>lla scorta di mio fratello<br />

ti stanno cercando. Intendiamoci, con<br />

ogni probabilità ti sono profondamente grati<br />

per aver dato loro l’occasione di fare qualcosa<br />

di diverso che montare di guardia<br />

mentre litiga e si riappacifica con Eloise, ma<br />

resta il fatto che sei sparita in un momento<br />

davvero poco opportuno».<br />

«Mi dispiace, signore».<br />

«No, non ti dispiace affatto», replicò<br />

quello, imperturbabile. «Ma apprezzo il<br />

tentativo».<br />

Sophia gli rivolse un sorriso contrito.<br />

«Sophia, all’alba è arrivato un messaggio<br />

da parte <strong>de</strong>i tuoi parenti immortali i quali mi<br />

avvisavano che eri scomparsa. La prossima<br />

volta vorresti mandare qualcuno ad avvertirmi<br />

che stai bene in modo da non farmi<br />

finire precocemente in una di quelle?», fece


855/960<br />

Bryce, indicando l’esposizione di marmi disposta<br />

su un tavolo.<br />

Sophia spostò lo sguardo dal tavolo al<br />

suo tutore senza capire. «Inten<strong>de</strong>te dire, in<br />

un vaso di fiori?».<br />

«Quelli non sono vasi di fiori», precisò<br />

Bryce in tono di sussiego. «Sono urne<br />

funerarie».<br />

Ebbe in risposta uno sguardo vacuo al<br />

quale replicò con un’alzata di spalle. «Non riesco<br />

a trovare una bara che mi cada come si<br />

<strong>de</strong>ve all’altezza <strong>de</strong>lle spalle, quindi sto consi<strong>de</strong>rando<br />

<strong>de</strong>lle alternative… Tornando a<br />

quanto stavamo dicendo», riprese. «Non mi<br />

serve ricordarti che abbiamo raggiunto la<br />

rispettabile cifra di ben due attentati ai tuoi<br />

danni».<br />

Sospirò facendosi serio e le si avvicinò.<br />

La studiò in viso, poi le ravviò i capelli dietro<br />

un orecchio con una carezza gentile.<br />

«Sei in disordine, ma per fortuna sembri<br />

stare bene. Quando ieri sera è arrivato uno


856/960<br />

<strong>de</strong>i soldati <strong>de</strong>lla tua scorta per avvisarmi che<br />

ti avevano persa di vista tra i banchi di<br />

nebbia vicino al fiume mi sono spaventato a<br />

morte. Servirebbe a qualcosa chie<strong>de</strong>rti di essere<br />

più pru<strong>de</strong>nte?».<br />

Lei rifletté un momento, poi rispose, sincera:<br />

«Non lo so, ma non è mia intenzione<br />

crearvi altre preoccupazioni».<br />

«Molto onesto da parte tua. Sei qui per<br />

dirmi qualcosa di importante?».<br />

Sophia annuì. «Che scapperò di nuovo se<br />

mi obbligherete a lasciare la città».<br />

Bryce sospirò. «Non mi lasci molta<br />

scelta, Sophia, né io sono incline a rinchiu<strong>de</strong>re<br />

le persone come animali. Lascia però<br />

che ti dica una cosa: le indagini sugli attentati<br />

alla tua vita non hanno condotto a<br />

nessun risultato utile. Al momento non sappiamo<br />

chi voglia ucci<strong>de</strong>rti né perché. C’è la<br />

fondata possibilità che si tratti <strong>de</strong>lla successione<br />

di Altieres: se tu morissi ti succe<strong>de</strong>rebbero,<br />

nell’ordine, Gabriel Stuart e


857/960<br />

Justin Sinclair. So che hai molto legato con i<br />

ragazzi di Altieres, ma in questo momento la<br />

tua vita ha la priorità».<br />

Sophia rabbrividì, né il fuoco nel camino<br />

avrebbe potuto scacciare il senso improvviso<br />

di freddo che sentiva <strong>de</strong>ntro le ossa.<br />

La famiglia di Gabriel la voleva morta.<br />

Anche lui sapeva che c’era un complotto contro<br />

di lei per permettergli di ascen<strong>de</strong>re al<br />

trono? Le sue mani innamorate nascon<strong>de</strong>vano<br />

una lama <strong>de</strong>stinata al suo cuore? E<br />

dietro la gentilezza di Justin, c’era abbastanza<br />

falsità da consi<strong>de</strong>rare la sua uccisione<br />

un male necessario?<br />

«Se vuoi espormi le tue motivazioni»,<br />

continuò Bryce. «Sono qui per ascoltarle e<br />

consi<strong>de</strong>rarle. Tempo fa avevo preso accordi<br />

con Ashton affinché ti fosse consentito di lasciare<br />

la Vecchia Capitale il più celermente<br />

possibile, nel caso si fossero profilati <strong>de</strong>i rischi<br />

per la tua sicurezza. In ogni caso, l’ultima<br />

parola spetta a me».


858/960<br />

«Se voglio davvero aspirare a regnare su<br />

Altieres», disse Sophia, <strong>de</strong>cisa, «non posso<br />

essere nella posizione di una regina fantoccio<br />

di Al<strong>de</strong>nor. Voi sapete, signore, quanto vi<br />

sono grata e affezionata», si affrettò ad aggiungere,<br />

nonostante Bryce non avesse<br />

mostrato di frainten<strong>de</strong>re il significato <strong>de</strong>lle<br />

sue parole. «Al<strong>de</strong>nor mi ha dato una casa<br />

dove crescere al sicuro, tutta la vostra<br />

famiglia, Lady Eloise e suo padre si sono<br />

presi a cuore la mia persona e la mia<br />

situazione, tuttavia io mi trovo a fronteggiare<br />

<strong>de</strong>i rivali che sono cresciuti come Altierenses<br />

e coi quali non ho possibilità di competere se<br />

non mostro che la mia lealtà è una e una<br />

sola».<br />

«Ha senso, continua».<br />

«Gabriel… il capitano Stuart <strong>de</strong>ll’esercito<br />

di Altieres è concor<strong>de</strong> con me su questo<br />

punto».


859/960<br />

Le sopracciglia bronzee di Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

scattarono verso l’alto. «Ma che coinci<strong>de</strong>nza»,<br />

mormorò.<br />

Sophia riuscì a non arrossire. «In ogni<br />

caso non andrei in Al<strong>de</strong>nor, tornerei ad Altieres<br />

e con la scorta <strong>de</strong>l mio esercito».<br />

«Anche questo ha senso», disse Bryce.<br />

«Ma dimentichi un piccolo particolare: il tuo<br />

esercito non ti ha ancora giurato fe<strong>de</strong>ltà e invece<br />

è leale a Gabriel Stuart in modo quasi<br />

fanatico. Inoltre ad Altieres c’è ancora parecchia<br />

gente fe<strong>de</strong>le agli Stuart, una volta varcato<br />

il confine la tua vita potrebbe non avere<br />

più alcun valore».<br />

«C’è <strong>de</strong>ll’altro, signore. Ieri notte,<br />

quando le creature <strong>de</strong>l Presidio ci hanno attaccati,<br />

hanno riferito di avere un messaggio:<br />

che non avrebbero più riconosciuto il ruolo<br />

<strong>de</strong>i Blackmore ma avrebbero negoziato con<br />

qualcuno che sta offrendo loro <strong>de</strong>lle condizioni<br />

migliori».


860/960<br />

L’espressione di Bryce non mutò e lei<br />

seppe che qualcuno lo aveva già messo al<br />

corrente.<br />

«Non posso lasciare la Vecchia Capitale<br />

in questo momento», affermò Sophia. «Devo<br />

rimanere qui e tenere la mia posizione».<br />

«Il capitano Stuart concorda anche su<br />

questo?».<br />

Sophia abbassò lo sguardo e non replicò.<br />

«Sei sicura <strong>de</strong>lla persona di cui ti stai fidando<br />

e di rifiutare, invece, l’aiuto <strong>de</strong>i tuoi<br />

amici di sempre?».<br />

«Non lo rifiuto, signore, sono qui a<br />

chie<strong>de</strong>re il vostro consiglio».<br />

Bryce incrociò le braccia e rivolse uno<br />

sguardo pensoso alle urne, uniche testimoni<br />

silenziose <strong>de</strong>i suoi dilemmi paterni.<br />

«Torna al tuo collegio e prepara i bagagli»,<br />

le disse infine e, quando lei fece per<br />

replicare, sollevò una mano per chie<strong>de</strong>rle<br />

silenzio.


«La tua carrozza sarà pronta questa sera<br />

stessa e un distaccamento <strong>de</strong>ll’esercito di<br />

Altieres costituirà la scorta».<br />

Sophia abbassò il capo, avvilita, e subito<br />

una mano affettuosa si posò sui suoi capelli.<br />

«È un vecchio stratagemma e un ragionevole<br />

compromesso. Ci darà un poco di tempo per<br />

fare luce su questa storia».<br />

* * *<br />

861/960<br />

I bagagli furono caricati sulle carrozze da<br />

uno stuolo di servitù che mise a soqquadro<br />

tutto il Collegio di Altieres.<br />

Biglietti di congedo da parte <strong>de</strong>lla Principessa<br />

Sophia di Altieres furono recapitati<br />

alla famiglia Granville e ai Domini <strong>de</strong>llo Studium<br />

coi quali si scusava di dover interrompere<br />

le lezioni così all’improvviso.


862/960<br />

Alla caserma di Altieres giunse l’ordine<br />

di preparare una scorta armata che avrebbe<br />

garantito la sicurezza durante il viaggio alla<br />

volta <strong>de</strong>l sud.<br />

Sophia abbracciò le cugine e salutò i cugini,<br />

promise di scrivere e di salutare i parenti<br />

che avrebbe trovato in Altieres.<br />

Terminate le formalità la colonna di carrozze<br />

si diresse verso la Regia Strada<br />

meridionale.<br />

I servi sbarrarono la stanza di Sophia in<br />

collegio e altrettanto fece la servitù <strong>de</strong>lla<br />

Resi<strong>de</strong>nza di Altieres.<br />

Intorno all’una di notte, Bryce Van<strong>de</strong>mberg<br />

stava annotando alcune sue consi<strong>de</strong>razioni<br />

in merito alla fioritura tardiva di alcune<br />

specie di ciclamini quando Axel bussò<br />

alla porta <strong>de</strong>l suo studio ed entrò senza atten<strong>de</strong>re<br />

risposta.<br />

«Che succe<strong>de</strong>?».<br />

Axel teneva tra le mani, con <strong>de</strong>licatezza,<br />

un piccione viaggiatore. La bestiola non


863/960<br />

portava con sé alcun messaggio, ma i due<br />

fratelli si scambiarono un’occhiata, poi Axel<br />

si avvicinò a una finestra e lo lasciò libero di<br />

volare nella notte.<br />

«È quello nero», commentò.<br />

«Hanno attaccato la carrozza di Sophia».<br />

«Come ci aspettavamo», rispose Axel.<br />

«Con un po’ di fortuna qualcuno ci porterà<br />

un prigioniero».<br />

Bryce posò la penna. «Possiamo andare a<br />

dormire, questa giornata è durata abbastanza.<br />

Mandiamo qualcuno dai Blackmore<br />

con un messaggio per riferire che il diversivo<br />

ha avuto successo».<br />

«Non sarà una sorpresa gra<strong>de</strong>vole trovare<br />

nella carrozza Cain e Adrian Blackmore<br />

invece di una ragazzina indifesa», disse Axel.<br />

«Hai avuto una buona i<strong>de</strong>a».<br />

«Come sempre, spero solo che lascino<br />

qualcuno vivo abbastanza a lungo da poterci<br />

dare <strong>de</strong>lle informazioni».


864/960<br />

Axel rise. «Posso raggiungere la mia fidanzata<br />

e go<strong>de</strong>rmi la sua compagnia?».<br />

«Fa’ pure, hai il mio permesso», Bryce<br />

agitò una mano in un gesto blando e regale<br />

facendo ri<strong>de</strong>re il fratello. «A<strong>de</strong>sso però<br />

vattene così posso terminare qui».<br />

«La mia presenza ti crea qualche<br />

problema?».<br />

«No, per fortuna il fidanzamento non è<br />

una malattia contagiosa».<br />

Axel scoppiò a ri<strong>de</strong>re ma, un momento<br />

dopo, qualcuno si schiarì la voce con discrezione,<br />

interrompendo le loro facezie.<br />

Era il secondo maggiordomo che, con un<br />

can<strong>de</strong>liere in mano, sopraggiungeva dal corridoio<br />

buio.<br />

«È successo qualcosa?», domandò Axel.<br />

«Altezza, c’è un ospite».<br />

«A quest’ora?», Axel era sinceramente<br />

stupito, si voltò verso il fratello e disse: «Aspetti<br />

una <strong>de</strong>lle tue amiche?».


«Sai che non le invito mai a casa: andarsene<br />

è più facile che mandare via qualcuno»,<br />

Bryce girò lo sguardo verso il maggiordomo.<br />

«Ebbene?».<br />

«Le loro altezze dovrebbero riceverlo»,<br />

disse questi, molto serio. «Si tratta <strong>de</strong>l figlio<br />

<strong>de</strong>l Reggente di Ma<strong>de</strong>rian, signore, Lord<br />

Gabriel Stuart. Porta notizie di Lady<br />

Sophia».<br />

* * *<br />

865/960<br />

«Principe Gabriel», disse Axel con<br />

fredda cortesia. «Vi prego di perdonare la<br />

nostra rudimentale ospitalità, ma non atten<strong>de</strong>vamo<br />

visite di riguardo».<br />

Gabriel Stuart ricambiò il suo sguardo<br />

con calma, gli occhi grigi erano insondabili.<br />

Indossava la divisa da ufficiale e un mantello<br />

da viaggio, le guardie all’ingresso


866/960<br />

avevano riferito che era giunto al galoppo per<br />

bussare ai portoni di Al<strong>de</strong>nor nel cuore <strong>de</strong>lla<br />

notte con l’aspetto di chi è inseguito da tutte<br />

le legioni infernali.<br />

«A cosa dobbiamo questa visita?», lo incalzò<br />

Axel.<br />

Non correva buon sangue tra i Van<strong>de</strong>mberg<br />

e gli Stuart, uno <strong>de</strong>i fratellastri di Gabriel,<br />

l’anno prece<strong>de</strong>nte, si era fermamente opposto<br />

a un’elezione di Axel come Duca <strong>de</strong>lla<br />

Chiave; né erano noti per essere cordiali i<br />

rapporti tra l’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave e l’Ordine<br />

<strong>de</strong>lla Croce cui gli Stuart davano notoriamente<br />

il loro appoggio e favore.<br />

«Axel, non a<strong>de</strong>sso», Bryce guardò fisso il<br />

ragazzo e disse: «È successo qualcosa?».<br />

«Signore, la Principessa Sophia è scomparsa<br />

e sono sicuro che si trovi in pericolo».<br />

I due fratelli si scambiarono uno sguardo<br />

dubbioso.<br />

«Vi prego di non dire qualcosa che possa<br />

offen<strong>de</strong>re la mia intelligenza», intervenne


867/960<br />

Gabriel, gelido. «So che Sophia non è partita<br />

al tramonto come ha fatto cre<strong>de</strong>re a tutti e<br />

che, al momento, dovrebbe trovarsi in una<br />

locanda poco fuori città».<br />

«Interessante», disse Axel, in tono<br />

tagliente. «Se anche questa notizia fosse corretta,<br />

e non posso confermarlo, ci sarebbe da<br />

chie<strong>de</strong>rsi chi ve l’ha trasmessa».<br />

«Non è evi<strong>de</strong>nte?», disse Bryce, inaspettatamente.<br />

«È stata lei, Sophia, non è<br />

vero?».<br />

Gabriel Stuart fece un secco cenno<br />

d’assenso.<br />

«Ho organizzato io la scorta che è in<br />

viaggio per Altieres insieme al suo seguito.<br />

Se fosse partita sarei andato insieme a lei,<br />

ma mi ha avvisato che i piani erano diversi e<br />

che avrei potuto trovarla alla Malanotte dove<br />

era alloggiata sotto falso nome insieme a un<br />

drappello di veterani di Al<strong>de</strong>nor camuffati da<br />

gente <strong>de</strong>l popolo».


868/960<br />

«Perché Sophia avrebbe dovuto fare una<br />

cosa <strong>de</strong>l genere?», domandò Axel.<br />

«Perché è innamorata di lui», disse<br />

Bryce, con un leggero brivido di raccapriccio.<br />

«Questa faccenda non era già abbastanza<br />

complicata senza che le venisse in mente di<br />

fare una cosa così inopportuna?».<br />

«Il fatto è che lei non si trova alla Malanotte»,<br />

disse Gabriel. «Mi aveva <strong>de</strong>tto come<br />

trovarla perché potessi raggiungerla, ma<br />

quando sono arrivato alla finestra <strong>de</strong>lla sua<br />

stanza lei non c’era. Ho tentato di allertare il<br />

capo <strong>de</strong>lla sua scorta, ma mi ha riconosciuto<br />

e ha pensato bene di ritenermi responsabile<br />

<strong>de</strong>ll’accaduto».<br />

«Datemi una sola buona ragione per cui<br />

non avrebbe dovuto», disse una voce<br />

inaspettata.<br />

Tutti si voltarono verso la soglia dove era<br />

improvvisamente comparso Ashton Blackmore.<br />

«Perdonate l’intrusione, signori, ma<br />

mi è appena giunta notizia <strong>de</strong>lla scomparsa


869/960<br />

di Sophia. Lord Gabriel ha da dire la sua in<br />

proposito, vedo».<br />

Gabriel alzò lo sguardo sul redivivo, si<br />

fissarono in silenzio per un lungo momento,<br />

poi Gabriel distolse il proprio in un modo<br />

che riuscì anche a sembrare arrogante.<br />

«Ci è giunta da poco notizia che la spedizione<br />

diretta in Altieres è stata attaccata»,<br />

disse Axel. «Stavamo mandandone notizia a<br />

Palazzo Blackmore».<br />

«Ciò che inten<strong>de</strong>te dire», proferì Ashton<br />

lentamente, «è che se il ragazzo era a conoscenza<br />

che si trattava di uno stratagemma allora<br />

non può essere responsabile<br />

<strong>de</strong>ll’attacco».<br />

«Resta da capire se anche la sua famiglia<br />

è estranea a tutto questo», mormorò Axel.<br />

Gabriel scosse il capo. «Lo escludo», affermò.<br />

«Non siamo responsabili <strong>de</strong>ll’attacco<br />

di questa notte, né <strong>de</strong>ll’attentato al ballo<br />

<strong>de</strong>lla Citta<strong>de</strong>lla o <strong>de</strong>ll’altra notte a Villa Gray,


870/960<br />

anche se credo che lorsignori siano persuasi<br />

<strong>de</strong>l contrario».<br />

«È un’i<strong>de</strong>a che ci aveva sfiorato», disse<br />

Bryce, in tono troppo misurato per sembrare<br />

ironico. «Dovete ammettere che è coerente<br />

con la politica tenuta da Ma<strong>de</strong>rian».<br />

«Non ho bisogno di fare ucci<strong>de</strong>re Sophia<br />

per avere Altieres», disse Gabriel. «Ho lottato<br />

per essere un candidato accettabile al<br />

trono e tutti voi sapete bene quanto io sia vicino<br />

a ottenerlo senza bisogno di spargere<br />

<strong>de</strong>l sangue».<br />

Ashton fece un lieve cenno che avrebbe<br />

potuto passare per un assenso. «Non potete<br />

affermare la stessa cosa riguardo la vostra<br />

famiglia, immagino».<br />

«Non nego che mio padre abbia sempre<br />

voluto Altieres e che avrebbe impiegato ogni<br />

mezzo per averla», disse Gabriel, dopo un<br />

momento. «Ma le cose sono cambiate».<br />

Guardò Ashton dritto negli occhi, senza<br />

curarsi <strong>de</strong>l pericolo che comportava


871/960<br />

sostenere per più di qualche istante lo<br />

sguardo di un redivivo di tale potenza e<br />

anzianità.<br />

«Mio padre sta morendo e da quando ne<br />

ha avuto la conferma, pochi mesi or sono, la<br />

politica è stato l’ultimo <strong>de</strong>i suoi pensieri. Si è<br />

ritirato in se stesso e trascorre più tempo con<br />

gli spiritisti che con i suoi consiglieri. La sua<br />

vita è alla fine, non avrebbe alcun senso per<br />

lui attentare a quella di Sophia Blackmore<br />

quando sa che non voglio un trono sporco di<br />

sangue».<br />

«Immagino che sia la verità, almeno da<br />

parte vostra», disse infine Ashton. «Voi avete<br />

difeso Sophia l’altra notte e altrettanto hanno<br />

fatto i Sinclair, non c’è una sola voce discor<strong>de</strong><br />

su questo punto».<br />

«Non so dove sia», disse Gabriel,<br />

spostando lo sguardo su Bryce Van<strong>de</strong>mberg.<br />

«Ma vi prego di cre<strong>de</strong>rmi e di aiutarmi a trovarla.<br />

C’è qualcosa di strano questa notte: nel<br />

Borgo di Altieres tutti si sono rinchiusi in


872/960<br />

casa e hanno sbarrato le porte, le maghe<br />

<strong>de</strong>lle anime spargono sale e incantesimi di<br />

protezione. Non sarò tranquillo fino a che<br />

non saprò che Sophia sta bene».<br />

«Questo vale per tutti noi», rispose Axel,<br />

in tono molto più gentile.<br />

«La guardia di palazzo sta già setacciando<br />

i dintorni <strong>de</strong>lla città», disse Ashton.<br />

«Allerto la guardia di Al<strong>de</strong>nor», disse<br />

Bryce.<br />

«Mando qualcuno a buttare i miei amici<br />

giù dal loro letto o da quello <strong>de</strong>lle loro<br />

amanti», concluse Axel. «Saremo pronti a<br />

partire nel giro di mezz’ora».


41.<br />

Il rosario <strong>de</strong>lla morte<br />

La <strong>de</strong>stò la consapevolezza di uno<br />

sguardo intenso fisso su di lei e la prima cosa<br />

che riuscì a mettere a fuoco furono occhi grigio<br />

scuro che la osservavano senza fretta<br />

alcuna.<br />

La sua prima impressione fu di gioia e<br />

familiarità tanto erano simili a quelli di Gabriel,<br />

ma subito si accorse che appartenevano<br />

a un uomo <strong>de</strong>cisamente più anziano che,<br />

però, gli somigliava moltissimo.<br />

I lineamenti <strong>de</strong>l viso erano molto simili;<br />

l’insieme di virilità e forza che nel volto di<br />

Gabriel si combinavano in una <strong>de</strong>licatezza<br />

quasi poetica appariva su quello <strong>de</strong>ll’uomo in<br />

un’espressione stanca ma non ancora<br />

domata.


874/960<br />

«Siete Lord Stuart, il padre di Gabriel».<br />

Dopo un momento l’altro annuì e si allontanò<br />

di un passo, spostandosi nella piena<br />

luce <strong>de</strong>lle torce.<br />

La sua bellezza che in gioventù doveva<br />

essere stata notevole come quella <strong>de</strong>l figlio<br />

appariva segnata da rughe e cicatrici che<br />

però, in qualche modo, la accentuavano,<br />

ren<strong>de</strong>ndola più cupa e pericolosa.<br />

«In persona», disse Nassar Stuart e la<br />

sua voce non era priva di una certa gentilezza.<br />

«Le somigli molto. A Clarisse, intendo<br />

dire, tua madre», aggiunse subito<br />

dopo.<br />

«Perché mi trovo qui? Come ci sono<br />

arrivata?».<br />

Era seduta per terra su un drappo morbido<br />

e pulito, non era legata o trattenuta in<br />

alcun modo, né avvertiva alcuna <strong>de</strong>bolezza,<br />

ma sapeva di non poter scappare: le gambe<br />

non avrebbero risposto al suo ordine, aveva<br />

la perfetta consapevolezza che il suo corpo


875/960<br />

era a tutti gli effetti sotto il dominio di un’altra<br />

volontà.<br />

«Non ricordi?».<br />

Sophia si sforzò di pensare all’ultimo ricordo<br />

nitido che aveva: il fuoco <strong>de</strong>l camino<br />

nella sua stanza, il pettine con cui stava districandosi<br />

i capelli per essere bella e in ordine,<br />

al momento in cui Gabriel l’avrebbe<br />

raggiunta.<br />

«Dovevo venire qui», rispose lei.<br />

«Dovevo e basta. Sono uscita di nascosto, ho<br />

rubato un cavallo a uno <strong>de</strong>i soldati <strong>de</strong>lla mia<br />

scorta, poi sono tornata in città senza dire<br />

nulla a nessuno».<br />

La sensazione era simile a quelle rare<br />

volte in cui Eloise Weiss le aveva impartito<br />

un ordine senza esserne cosciente: il suo<br />

corpo aveva obbedito, la sua volontà era<br />

semplicemente sospesa a un livello in cui<br />

non poteva intervenire.<br />

«Siete come Lady Eloise», aggiunse,<br />

sforzandosi di ricordare quale fosse il nome


876/960<br />

di chi posse<strong>de</strong>va quel genere di potere. «Un<br />

Evocatore».<br />

«È così, ma il mio potere non è esattamente<br />

i<strong>de</strong>ntico a quello di Lady Weiss: in<br />

lei è innato, a me è stato donato da qualcuno<br />

che lo posse<strong>de</strong>va dalla nascita. Per chiamarti<br />

a me ho dovuto usare uno strumento molto<br />

potente: ormai le forze mi abbandonano e<br />

non sarei stato in grado di farlo, altrimenti».<br />

Lo sguardo di Sophia scivolò su uno<br />

scettro di oro massiccio, di una foggia molto<br />

antiquata, <strong>de</strong>corato di ali piumate che si piegavano<br />

con grazia intorno all’impugnatura.<br />

In cima portava una specie di cristallo<br />

dove era incastonato un filamento piccolo e<br />

scuro che non riuscì a capire cosa fosse.<br />

«Sto per morire?».<br />

La prospettiva appariva irreale, forse per<br />

questo riuscì a formulare la domanda in<br />

modo nitido senza farsi assalire dal panico.<br />

«Non <strong>de</strong>vi aver paura di questo, non ho<br />

alcun <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di ucci<strong>de</strong>rti e di preclu<strong>de</strong>rmi


877/960<br />

così l’unica possibilità di realizzare il mio ultimo<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio».<br />

Lei lo guardò senza capire, non osando<br />

quasi sperare che stesse dicendo la verità.<br />

Dietro di lui qualcuno cominciò a salmodiare<br />

a voce bassa e dolce in un dialetto in<br />

cui Sophia intuì, a stento, la ca<strong>de</strong>nza di<br />

Altieres.<br />

Nell’ombra qualcuno stava preparando<br />

un altare, le can<strong>de</strong>le erano bianche e nere, le<br />

statue erano vestite di scuro, una Madonna<br />

dal volto invaso di lacrime dava le sue sembianze<br />

a una divinità <strong>de</strong>ll’oltretomba con le sue<br />

mani scure di terra e il volto rigato di lacrime<br />

di sangue.<br />

«Ho perduto Clarisse», disse l’uomo.<br />

«Per mia colpa, anche se a quel tempo ho<br />

preferito attribuirla a tuo padre, Brian».<br />

La sua voce cortese si interruppe per via<br />

di un accesso di tosse convulsa.<br />

Quando staccò la mano dal viso, Sophia<br />

vi<strong>de</strong> che aveva il palmo macchiato di sangue.


* * *<br />

878/960<br />

«Nessuna notizia, nemmeno nella zona<br />

<strong>de</strong>l Canale?».<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg tirò le redini <strong>de</strong>l<br />

cavallo mentre Gil Morgan rispon<strong>de</strong>va con<br />

un cenno negativo.<br />

«No», disse. «Ma c’era un gran disordine<br />

quando siamo arrivati per perlustrare la<br />

zona».<br />

Gil Morgan die<strong>de</strong> qualche colpetto affettuoso<br />

sul collo <strong>de</strong>l cavallo e Axel si accorse<br />

che l’animale scalpitava, nervoso.<br />

«Che succe<strong>de</strong>?».<br />

«Che mi prenda un colpo se lo so, ma era<br />

raccapricciante».<br />

«Sai da cosa <strong>de</strong>riva il nome Canale <strong>de</strong>i<br />

Fraticelli?», domandò Ross Granville, che<br />

fino a quel momento era rimasto in silenzio.<br />

Axel scosse il capo.<br />

«Dalla prassi <strong>de</strong>l popolo minuto di vestire<br />

i bambini gravemente ammalati con il


879/960<br />

saio <strong>de</strong>i frati perché ricevessero la grazia», il<br />

tono di voce di Ross era sordo e scosso.<br />

«Quando morivano, i Fraticelli venivano<br />

sepolti con quel saio. Il Canale si chiama così<br />

perché ha sempre avuto un’altissima mortalità<br />

infantile».<br />

Morgan sembrava inorridito. «Dio», esclamò.<br />

«Allora era di questo che si trattava.<br />

Quando siamo giunti al Canale moltissima<br />

gente era in strada, le confraternite di Penitenti<br />

avevano tirato fuori le loro croci e i loro<br />

orpelli e tutti gridavano che i Fraticelli erano<br />

usciti dalle loro tombe».<br />

«La cosa più orribile», commentò Ross,<br />

a bassa voce, «era il pianto <strong>de</strong>lle madri. In<br />

quelle figurine bianche che correvano impazzite<br />

per la strada c’era sempre qualcuna<br />

che cre<strong>de</strong>va di ravvisare il figlio oppure piangeva<br />

perché non riusciva a ve<strong>de</strong>rne nemmeno<br />

il fantasma».<br />

«Il cavallo stava diventando matto»,<br />

disse Gil. «Pensavo stesse per disarcionarmi.


880/960<br />

Buono, bello, buono», aggiunse, accarezzando<br />

la bestia che sbuffava nuvole di<br />

vapore dalle froge dilatate.<br />

Il campanile <strong>de</strong>i Gesuiti batté la seconda<br />

vigilia dopo mezzanotte. Il rumore <strong>de</strong>gli zoccoli<br />

sul selciato ruppe di nuovo la quiete<br />

<strong>de</strong>lla notte.<br />

Erano Bryce e Stephen Eldrige, che si arrestarono<br />

davanti agli altri comunicando con<br />

un secco cenno <strong>de</strong>l capo che anche le loro<br />

ricerche non avevano avuto alcun esito.<br />

«Alla Citta<strong>de</strong>lla niente di rilevante»,<br />

disse Stephen. «Ma in città c’è un’atmosfera<br />

mai vista».<br />

«Parola mia», disse Gil Morgan, «sto per<br />

rimetterci un purosangue di crepacuore».<br />

«Il Convento <strong>de</strong>lle Melisse è stato<br />

sgomberato», spiegò Bryce. «Le brave sorelle<br />

erano tutte in strada quando siamo passati.<br />

Sembra che alcune <strong>de</strong>lle novizie abbiano<br />

visto la Passeggiata <strong>de</strong>lle Suore e tutte si siano<br />

riversate fuori in preda all’isteria».


881/960<br />

Morgan sogghignò. «Che avrei dato per<br />

esserci, erano in veste da notte?».<br />

«Perché la chiamano Passeggiata <strong>de</strong>lle<br />

Suore?», domandò Stephen con il tono impaziente<br />

e inquisitore che usava quando<br />

chie<strong>de</strong>va informazioni su qualcosa.<br />

«Si dice che durante una guerra, circa<br />

centocinquanta anni fa, un manipolo di soldati<br />

fece irruzione per saccheggiare il convento<br />

e trucidò tutte le suore», raccontò<br />

Axel. «Ogni tanto qualcuno giura di ve<strong>de</strong>rle<br />

sfilare in processione sotto il porticato <strong>de</strong>lla<br />

chiesa, così un centinaio d’anni fa una<br />

ba<strong>de</strong>ssa fece murare la finestra <strong>de</strong>lla cappella<br />

che vi si affacciava perché i fantasmi non distraessero<br />

le suore in preghiera».<br />

«Numero ventuno da puntare sulle borse<br />

di ventura», disse Gil Morgan. «Suora e<br />

fantasma».<br />

Gabriel Stuart e i gemelli Sinclair arrivarono<br />

dopo qualche minuto.


882/960<br />

Per una volta Dray<strong>de</strong>n e Justin non sembravano<br />

inclini a litigare e Gabriel, nonostante<br />

ostentasse controllo, sembrava quasi<br />

fuori di sé.<br />

«Nel Borgo di Altieres non si sente<br />

neanche un respiro», disse Dray.<br />

«È inquietante, mai visto niente di<br />

simile».<br />

«Non mi piace», disse Gabriel rivolto ad<br />

Axel. «Si sentono solo bambini piangere dietro<br />

le porte, nessuno sta dormendo anche se<br />

per strada non c’è anima viva».<br />

«Anime vive», commentò Gil Morgan.<br />

«Il problema sembra proprio questo».<br />

Un altro cavaliere si stava avvicinando<br />

rapidamente, un ragazzo biondo con la divisa<br />

da ufficiale di Altieres.<br />

«È Jerome», disse Justin. «Hai chiamato<br />

anche lui?».<br />

Gabriel annuì senza guardarlo, e Justin<br />

consi<strong>de</strong>rò: «Posso dimenticarmi un fidanzamento<br />

con Sophia Blackmore, vero?».


883/960<br />

Bastò un solo sguardo <strong>de</strong>l cugino per inchiodarlo<br />

sul posto e Justin alzò entrambe le<br />

mani in segno di resa. «Scherzavo, solo un<br />

cieco non noterebbe come vi guardate».<br />

«Gabriel», esordì Jerome, tirando le<br />

redini. «Sono passato alla Reggenza di Ma<strong>de</strong>rian,<br />

tuo padre manca da ore».<br />

«Che cosa?», lo sconcerto negli occhi di<br />

Gabriel assunse una sfumatura di panico.<br />

Per la prima volta in parecchie ore sembrò<br />

ciò che era in realtà: un ragazzo di appena<br />

diciannove anni che si trovava ad affrontare<br />

circostanze più grandi di lui.<br />

«C’è di più», continuò Jerome. «Il suo<br />

cameriere personale dice che il vecchio<br />

scettro d’oro è scomparso dal suo studio».<br />

Bryce e Axel Van<strong>de</strong>mberg si scambiarono<br />

uno sguardo ma fu Gil Morgan a parlare:<br />

«Che mi venga un colpo, hai <strong>de</strong>tto<br />

“scettro”?».


* * *<br />

884/960<br />

Nassar Stuart era prossimo alla morte.<br />

Gabriel non gliene aveva mai parlato e<br />

Sophia si chiese quanto ne stesse soffrendo.<br />

Le era parso di capire che non fossero<br />

molto vicini, ma, pensò, dopotutto era suo<br />

padre e lei non ne aveva mai avuto uno.<br />

«Vi sentite bene, signore?».<br />

L’uomo parve stupito da quella domanda<br />

e lei pensò che forse avrebbe potuto guadagnare<br />

tempo.<br />

«No, ma ti ringrazio per averlo chiesto»,<br />

disse Nassar. «In questo non somigli a tua<br />

madre, lei si sarebbe limitata a rimproverarmi<br />

per non aver avuto cura <strong>de</strong>lla mia salute<br />

e mi avrebbe propinato il rimedio più amaro<br />

che fosse riuscita a distillare».<br />

La sua risata fu dolce e aspra, così simile<br />

a quella <strong>de</strong>l figlio che Sophia provò una fitta.<br />

Gabriel ormai doveva essersi accorto<br />

<strong>de</strong>lla sua assenza e aver dato l’allarme, ma


885/960<br />

forse non avrebbe mai pensato che fosse<br />

stato suo padre a rapirla.<br />

«Voi… conoscevate bene mia madre?»,<br />

disse.<br />

La dolce cantilena nei pressi <strong>de</strong>ll’altare si<br />

interruppe, Sophia alzando lo sguardo<br />

nell’oscurità vi<strong>de</strong> qualcosa che la lasciò impietrita<br />

dalla paura.<br />

Era la donna che aveva visto la notte<br />

<strong>de</strong>lla fiera, nel Borgo di Altieres, quella davanti<br />

a cui tutti si scostavano e che una donna<br />

aveva accusato di aver imprigionato in una<br />

bambola l’anima di un bambino.<br />

Madrina Marta, quello era il suo nome,<br />

indossava la veste bianca cerimoniale e aveva<br />

in vita la cintura d’oro con nove nodi e altrettanti<br />

anelli.<br />

Le sue cugine l’avevano <strong>de</strong>finita qualcuno<br />

che si era fatto strada per nove livelli<br />

<strong>de</strong>ll’inferno e che era tornata indietro portando<br />

con sé uno spirito che rispon<strong>de</strong>sse ai<br />

suoi ordini.


886/960<br />

Madrina Marta, la prediletta <strong>de</strong>l Signore<br />

<strong>de</strong>i Cimiteri, aveva accanto a sé una bambola<br />

dai capelli scuri e un vestito bianco molto<br />

elaborato. Una <strong>de</strong>lle bambole che, secondo<br />

quanto le avevano raccontato, poteva<br />

contenere l’anima di una persona morta.<br />

Sophia provò un conato di nausea e si<br />

portò una mano allo stomaco. Aveva la schiena<br />

fradicia di sudore freddo e la graziosa<br />

veste bianca che aveva indossato per Gabriel<br />

si appiccicava alla pelle in modo sgra<strong>de</strong>vole.<br />

Madrina Marta riprese a preparare il suo<br />

altare: la statua di un uomo vestito di un<br />

nero elegante e adorno di gioielli, fiori bianchi<br />

screziati di nero.<br />

«Clarisse è stata la cosa più importante<br />

<strong>de</strong>lla mia vita».<br />

La voce calma di Nassar Stuart la indusse,<br />

con uno sforzo, a distogliere lo<br />

sguardo dal rituale per riportarlo su di lui.<br />

«Quando ero un ragazzo pensavo che<br />

sarebbe stata con me per sempre. Il disegno


887/960<br />

che avevamo concepito noi tre, Clarisse, Johann<br />

e io, era talmente gran<strong>de</strong> e ambizioso<br />

che ci sarebbero voluti anni per realizzarsi, e<br />

cre<strong>de</strong>vo lo avremmo portato a termine<br />

insieme».<br />

Il suo sguardo si velò di rabbia e<br />

tristezza. «Poi accad<strong>de</strong> un inci<strong>de</strong>nte e lei <strong>de</strong>cise<br />

che ci eravamo spinti troppo oltre e di<br />

non voler più continuare».<br />

«Capisco».<br />

Sophia pensò che non capiva affatto, ma<br />

aveva la netta impressione che se lui avesse<br />

smesso di parlare sarebbe accaduto qualcosa<br />

di orribile.<br />

Nassar scosse il capo. «Dubito che tu<br />

possa farlo. Penserai che sono soltanto i<br />

vaneggiamenti di un povero vecchio, ma è<br />

stata Clarisse a fare di me ciò che sono. Grazie<br />

alla Signora di Lanchale, lei ha scoperto<br />

la verità sulla natura <strong>de</strong>lle sue capacità<br />

mentre era Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine, e io che ero<br />

Guardiano <strong>de</strong>lla Penna fui il primo a ricevere


888/960<br />

in dono il potere che solo chi lo posse<strong>de</strong>va<br />

dalla nascita poteva conferire attraverso<br />

questo».<br />

Con un cenno indicò lo scettro. «L’ultima<br />

cosa che mi è rimasta di tua madre, uno strumento<br />

di cui non posso dispiegare tutta la<br />

potenza perché soltanto lei sarebbe stata in<br />

grado di farlo».<br />

Riportò lo sguardo su Sophia. «Ma a<strong>de</strong>sso<br />

tutto questo non ha più importanza. Un<br />

impero, il potere, la gloria, niente di questo<br />

ha scaldato le mie notti dopo che lei mi ha<br />

abbandonato per Brian Blackmore».<br />

«Mia madre amava mio padre», replicò<br />

Sophia. «E amava la sua famiglia».<br />

«Questo è certo», rispose Nassar.<br />

«L’istinto di proteggere il nido è il sentimento<br />

più potente che possa esistere.<br />

Clarisse ha combattuto fino alla fine per proteggere<br />

i suoi figli. Non nego che abbia amato<br />

tuo padre», aggiunse, con un sorriso<br />

mesto. «Ma ha amato molto di più me».


889/960<br />

Si alzò e si avvicinò a Madrina Marta che<br />

stava disponendo ciotole di latte e pezzi di<br />

zucchero a forma di ossa ai piedi <strong>de</strong>lle statue<br />

<strong>de</strong>i suoi dèi.<br />

Lei gli consegnò qualcosa e Nassar tornò<br />

a inginocchiarsi vicino a Sophia.<br />

«Bevi», le disse, porgendole una coppa<br />

colma di qualcosa che le sembrò il succo di<br />

un frutto aspro e dolce, appiccicoso contro i<br />

<strong>de</strong>nti.<br />

Con quella volontà che non era la sua<br />

bevve fino all’ultima goccia.<br />

«Che cos’è?», chiese, con la voce rotta<br />

dall’ansia.<br />

«Soltanto qualcosa che non ti faccia sentire<br />

dolore».<br />

Il terrore improvviso le attanagliò le viscere<br />

ma poté soltanto dibattersi senza alzarsi<br />

né muoversi, una lacrima le scese lungo la<br />

guancia e guardò l’uomo con occhi colmi di<br />

angoscia.


890/960<br />

«Non morirai, non aver paura. Te l’ho<br />

già <strong>de</strong>tto».<br />

L’uomo allungò una mano e per un momento<br />

parve volerla consolare.<br />

Sophia si accorse che aveva il dorso sfregiato<br />

e che gli mancava l’anulare <strong>de</strong>lla<br />

sinistra.<br />

Lui intuì la direzione <strong>de</strong>l suo sguardo e le<br />

fece un sorriso storto e arrogante. Quando<br />

sorri<strong>de</strong>va così la sua somiglianza con Gabriel<br />

era incredibile.<br />

«È stato tuo padre», disse. «Mi ha<br />

tagliato dal dito l’anello che tua madre mi<br />

aveva regalato quando mi aveva promesso di<br />

sposarmi».<br />

«Ma non lo ha fatto».<br />

I contorni <strong>de</strong>gli oggetti, e <strong>de</strong>ll’uomo davanti<br />

a lei, si stavano facendo sfuocati e la realtà<br />

stava per<strong>de</strong>ndo consistenza.<br />

Ciò che aveva bevuto era sicuramente un<br />

narcotico molto potente e lei sapeva che non<br />

sarebbe stata in grado di conservare la


891/960<br />

lucidità a lungo. Le membra e gli occhi si<br />

stavano facendo pesanti, una pace e una<br />

stanchezza infinite l’avvolsero insieme a una<br />

sensazione di calore.<br />

Se quella era la morte non era affatto<br />

sgra<strong>de</strong>vole, pensò, confusa, era come addormentarsi<br />

al caldo mentre fuori infuriava<br />

una tempesta.<br />

Soltanto che al suo risveglio non avrebbe<br />

più ritrovato lui addormentato accanto a sé.<br />

Gabriel.<br />

Aveva avuto così poco tempo per stargli<br />

accanto.<br />

Un’altra lacrima le rigò il viso.<br />

«Alla fine <strong>de</strong>lla mia esistenza sono certo<br />

soltanto di una cosa», disse Nassar Stuart.<br />

«Ciò che abbiamo condiviso lei e io, quel tipo<br />

di amore, quella passione che annienta ogni<br />

cosa, si può provare per una sola persona.<br />

Voglio soltanto morire potendola guardare in<br />

viso ancora per l’ultima volta».


Madrina Marta si avvicinò, aveva la bambola<br />

in mano e la sua espressione era concentrata,<br />

il gesto con cui sollevò il braccio di<br />

Sophia era gentile o, almeno, non aveva nulla<br />

di cru<strong>de</strong>le.<br />

«Ho le sue ossa», la voce di Nassar<br />

proveniva da un punto lontano alla fine di<br />

una lunga galleria. «Ma mi servono sangue e<br />

carne che siano in parte anche suoi».<br />

Il significato di quelle parole tardò un<br />

momento a penetrare nella mente annebbiata<br />

di Sophia e giunse insieme al contatto<br />

freddo di un coltello contro la pelle.<br />

Allora la paura vinse anche lo stordimento<br />

<strong>de</strong>l narcotico e lei urlò, urlò con tutta<br />

la forza che aveva, fino a per<strong>de</strong>re la voce.<br />

* * *<br />

892/960


893/960<br />

«È un vecchio cimelio a cui mio padre è<br />

molto affezionato», disse Gabriel. «Il fatto<br />

che sia sparito insieme a lui può dire molto<br />

in merito al suo stato d’animo, ma non<br />

capisco cosa possa avere a che fare con<br />

Sophia».<br />

«Non gli è semplicemente affezionato»,<br />

interloquì Justin. «Non ricordi quando schiaffeggiò<br />

tuo fratello Maxim perché aveva<br />

osato aprire l’armadio dove lo custodisce?».<br />

Gabriel alzò le spalle. «Non permette a<br />

nessuno di toccarlo, ma mio padre ormai è<br />

un uomo anziano, ha le sue abitudini e nessuno<br />

si è mai sognato di discuterle».<br />

«Descrivilo», intervenne Stephen Eldrige<br />

brusco, spronando la sua cavalcatura per affiancarla<br />

a quella di Gabriel il quale sembrò<br />

sul punto di replicare in modo tagliente a<br />

quel tono imperioso, ma si controllò.<br />

«Lungo più o meno dalla mia spalla al<br />

polso», rispose, conciso. «Di oro vecchio,<br />

molto vecchio. Ha un motivo a penne di falco


894/960<br />

intorno all’impugnatura e una grossa pietra<br />

preziosa in cui è incastonato qualcosa che<br />

non ho mai capito cosa sia. Perché stiamo<br />

per<strong>de</strong>ndo tempo con questa storia quando<br />

non abbiamo ancora trovato Sophia?».<br />

Axel e Bryce si scambiarono uno sguardo<br />

poi fu Bryce a rispon<strong>de</strong>re in tono misurato e<br />

uniforme, quasi potesse mitigare il significato<br />

di quanto stava per dire.<br />

«Ce l’ha lui, Gabriel. Sophia probabilmente<br />

si trova con tuo padre. Quello scettro<br />

serve a evocare le creature <strong>de</strong>l Presidio, e<br />

come ben sappiamo, i Blackmore viventi<br />

sono obbligati a rispon<strong>de</strong>re a quel tipo di<br />

richiamo».<br />

Il volto di Gabriel perse all’istante ogni<br />

colore, si aggrappò al pomolo <strong>de</strong>lla sella con<br />

un gesto quasi goffo. «Non è possibile», esclamò.<br />

«Quando gli ho domandato, chiaramente,<br />

se era stato lui a organizzare l’attentato<br />

a Sophia, mi ha giurato che non era<br />

così. Non mi avrebbe mai mentito, se fosse


895/960<br />

stata una sua iniziativa lo avrebbe semplicemente<br />

confermato».<br />

«Molto tipico», confermò Jerome.<br />

«Da quanto tempo tuo padre possie<strong>de</strong><br />

quell’oggetto?», domandò Axel.<br />

«Lo ha sempre avuto da che io ricordi»,<br />

rispose Gabriel, quasi assente. «Uno <strong>de</strong>i<br />

primi ordini che mi sono stati impartiti è<br />

stato di non toccarlo mai, per nessun motivo<br />

al mondo. Una sola volta, quando ero un<br />

bambino, vidi mio padre insieme a Johann<br />

<strong>de</strong> Plessy e a una vampira bruna. Stavano esaminando<br />

insieme lo scettro e discutevano<br />

tra loro, ma non ricordo…», si interruppe e<br />

una profonda ruga di concentrazione gli<br />

scavò la fronte.<br />

«Una volta, mentre era abbastanza<br />

ubriaco, disse che lo aveva trovato nella Chiesa<br />

<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte, ma non gli ho<br />

creduto, pensavo fosse un vecchio oggetto di<br />

famiglia».


896/960<br />

«Solo un essere umano avrebbe potuto<br />

pren<strong>de</strong>rlo da quel luogo», disse Axel. «Belladore<br />

era una vampira e la Chiesa<br />

<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte è bene<strong>de</strong>tta per<br />

bandire, lei non avrebbe mai potuto<br />

entrarci».<br />

«Andrò immediatamente a palazzo e interrogherò<br />

la servitù. Le guardie e gli atten<strong>de</strong>nti<br />

fino a che non avrò qualche informazione»,<br />

disse Gabriel.<br />

«Io ne ho un’altra e non ti piacerà», disse<br />

Jerome. «Il suo atten<strong>de</strong>nte lo ha visto salire<br />

in carrozza insieme a Madrina Marta».<br />

Gabriel Stuart mormorò, a bassa voce,<br />

una litania di imprecazioni nel dialetto di<br />

Altieres.<br />

«Non mi piace Madrina Marta», commentò<br />

Dray Sinclair, disgustato. «È una<br />

seguace <strong>de</strong>l Signore <strong>de</strong>i Cimiteri e si dice che<br />

compia un sacrificio umano ogni volta che<br />

giunge in una nuova città. Quando l’ho vista<br />

alla Festa <strong>de</strong>lle Anime mi sono domandato


897/960<br />

subito quale malcapitato fosse morto per<br />

propiziarle il favore <strong>de</strong>l suo padrone».<br />

«Noi forse lo sappiamo», disse Ross<br />

Granville cercando lo sguardo di Axel.<br />

«Uno sconosciuto raccolto dalla Confraternita<br />

<strong>de</strong>l Buon Sepolcro perché nessuno ne<br />

aveva reclamato il corpo».<br />

«Poi apparso ad Alexis sotto forma di<br />

fantasma per minacciarlo», aggiunse Axel.<br />

«Madrina Marta è capace di qualsiasi<br />

cosa», disse Gabriel. «Aspetto da anni di<br />

coglierla in flagranza così da poter…».<br />

Non terminò la frase, il lampo <strong>de</strong>ciso nei<br />

suoi occhi però non lasciava spazio a dubbi.<br />

«A<strong>de</strong>sso ho solo un motivo in più per<br />

volere la sua vita», terminò a <strong>de</strong>nti stretti.


42.<br />

Il Signore <strong>de</strong>lle Soglie<br />

Una litania sommessa le cullava il sonno,<br />

la ca<strong>de</strong>nza regolare le leniva la mente esausta<br />

dal terrore.<br />

Era una novena dalla potenza latente che<br />

cresceva a ogni <strong>de</strong>ca<strong>de</strong> recitata, una preghiera<br />

a una divinità <strong>de</strong>l sottosuolo perché lasciasse<br />

riemergere qualcosa che doveva restare<br />

sepolto per sempre.<br />

Le fiammelle di dozzine di can<strong>de</strong>le bianche<br />

e nere si innalzavano davanti alle<br />

statue, tetri e tolleranti testimoni di quanto<br />

acca<strong>de</strong>va sotto i loro occhi di cristallo.<br />

Madonne nerovestite, santi in sete<br />

raffinate e gioielli, sante dallo sguardo di<br />

gemme e capelli veri intrecciati in acconciature<br />

elaborate.


899/960<br />

L’odore <strong>de</strong>lla pasta di zucchero che si<br />

fon<strong>de</strong>va al calore <strong>de</strong>ll’altare avrebbe dovuto<br />

nausearla e invece era stranamente nutriente,<br />

Sophia poteva quasi avvertire le forze<br />

vivi<strong>de</strong> intorno a loro che traevano piacere da<br />

quel sapore e dal profumo <strong>de</strong>i fiori.<br />

Madrina Marta posò alcune rose rosse e<br />

una manciata di caramelle ai piedi di una<br />

statua maschile vestita in nero, rosso e bianco.<br />

San Phyatré, così lo aveva chiamato<br />

Mastro Lavolier: era il Signore <strong>de</strong>lle Soglie, il<br />

primo spirito da invocare all’inizio di un<br />

rituale.<br />

Madrina Marta gettò ai suoi piedi un liquido<br />

chiaro e subito si sprigionò un profumo<br />

<strong>de</strong>lizioso di colonia di arance. Un bicchiere<br />

di liquore scuro seguì le altre offerte.<br />

«Apri i cancelli», disse Madrina Marta.<br />

«Ti supplico di lasciarci passare».<br />

Sophia si mosse appena, qualcuno le<br />

aveva posato sotto la testa un morbido involto<br />

e le aveva fasciato il braccio da cui le


900/960<br />

avevano sottratto un bran<strong>de</strong>llo di pelle e<br />

un’ampolla di sangue.<br />

Era svenuta durante l’operazione o forse<br />

il narcotico aveva fatto effetto. A<strong>de</strong>sso avvertiva<br />

solo un leggero pulsare e non sentiva<br />

troppo dolore.<br />

Chiuse gli occhi, era così stanca.<br />

Cad<strong>de</strong> in un dormiveglia popolato di<br />

strane persone: un vecchio vestito con uno<br />

sfarzoso completo da sera e un bastone in<br />

mano, una fanciulla vestita di nero e una<br />

ragazza che le somigliava moltissimo, con la<br />

divisa <strong>de</strong>llo Studium ma di una foggia più<br />

antiquata che si inginocchiava accanto a lei a<br />

guardarla con curiosità.<br />

Madrina Marta cominciò una nuova<br />

preghiera e l’aria, pure restando immobile,<br />

parve cominciare a turbinare di energia.<br />

Stava recitando un rosario di quelli che<br />

servivano ad accompagnare i moribondi<br />

negli ultimi istanti <strong>de</strong>l loro viaggio terreno


fino alla soglia <strong>de</strong>l regno <strong>de</strong>lla morte, soltanto<br />

al contrario.<br />

Nelle sue mani dorate i grani neri<br />

viaggiavano nella direzione opposta alla<br />

regola, si accorse Sophia, socchiu<strong>de</strong>ndo gli<br />

occhi.<br />

Stavano richiamando forse qualcuno alla<br />

vita?<br />

Si rigirò sul dorso e si sforzò di aprire gli<br />

occhi. Dentro di lei due volontà lottavano<br />

mentre la sua stava a guardare, impotente.<br />

Sophia, non ce<strong>de</strong>re, cerca di resistere.<br />

* * *<br />

901/960<br />

«Non è possibile, <strong>de</strong>ve esserci qualcosa<br />

che possiamo fare».<br />

Eloise Weiss si era gettata addosso un<br />

vestito e uno scialle in tutta fretta e misurava


902/960<br />

la biblioteca <strong>de</strong>lla Reggenza di Altieres a<br />

lunghi passi nervosi.<br />

«Sophia, per favore, resisti», mormorò.<br />

«La stanno cercando dappertutto», disse<br />

Ashton. «Non c’è casa di questa città che non<br />

verrà esaminata, ma tu <strong>de</strong>vi essere pronta a<br />

partire non appena sapremo dove andare:<br />

Nassar Stuart ha lo scettro <strong>de</strong>l falco e questo<br />

significa che può tenere sotto controllo<br />

Sophia o convocare <strong>de</strong>lle creature <strong>de</strong>l Presidio<br />

con maggiore potenza di quanto non<br />

possa fare in condizioni normali».<br />

«Così, lo ha sempre avuto lui, lo hanno<br />

sempre avuto loro».<br />

«In un certo senso lo avevamo supposto,<br />

Eloise. Non avrebbero trattato uno strumento<br />

così potente alla stregua di un fascio<br />

di fogli di pergamena, per quanto preziosi<br />

possano essere. Belladore non avrebbe potuto<br />

averlo senza un complice umano perché<br />

la cripta è bene<strong>de</strong>tta per bandire. Inoltre le<br />

pergamene parlano chiaro: il cambio di


903/960<br />

condizione da umano ad altra razza estingue<br />

il potere di Evocatore e soltanto chi lo possie<strong>de</strong><br />

dalla nascita può trasmetterlo tramite<br />

lo scettro e chi lo ha ricevuto non può fare<br />

altrettanto».<br />

«Questo significa che, al momento, l’unica<br />

che può usarlo a questo scopo sono io».<br />

Eloise fece l’osservazione in un tono piatto<br />

col quale celava a stento la ripugnanza.<br />

«Quella vampira», disse. «Speravo di<br />

non dover più sentire parlare di lei».<br />

Era un tasto <strong>de</strong>licato, c’erano cose che<br />

Eloise non poteva sapere per semplice tutela<br />

<strong>de</strong>lla sua vita. L’espressione di Ashton si fece<br />

di gentile distacco.<br />

«È morta, Eloise».<br />

«Come te?». Lei gli lanciò un sorriso da<br />

sopra la spalla poi scostò una tenda e guardò<br />

nella notte mentre le campane di San Petronio<br />

suonavano la quarta vigilia dopo la<br />

mezzanotte. «L’ha uccisa lui: Axel», aggiunse.<br />

«Non ne parla mai, ma so che è così, e


904/960<br />

anche se non lo sapessi lo intuirei dal modo<br />

in cui lo guardano le creature <strong>de</strong>lla notte. È<br />

umano, eppure hanno paura di lui, anche tu<br />

non correresti mai il rischio di sottovalutarlo,<br />

vero?».<br />

«Eloise».<br />

«Mi spiace, so che ci sono doman<strong>de</strong> che<br />

non posso fare e risposte che non potrò mai<br />

avere. A questo punto penso non dipenda<br />

nemmeno da lui».<br />

Tamburellò con le dita sulla vetrata, distratta,<br />

e guardò in direzione <strong>de</strong>lla strada. Le<br />

guardie facevano la consueta ronda nel<br />

cortile e una torcia bruciava, placida, nella<br />

notte. Poi lei percepì un’ombra lanciata contro<br />

il buio, un guizzo appena più scuro unito<br />

a una sensazione inconfondibile <strong>de</strong>ntro le<br />

ossa: un Blackmore si avvicinava e le sue<br />

emozioni erano accese, in disordine.<br />

Fece appena in tempo a guardare in<br />

direzione <strong>de</strong>lla porta che questa si spalancò


905/960<br />

e, all’istante, Cain Blackmore comparve al<br />

centro <strong>de</strong>lla stanza.<br />

I suoi occhi verdi mandavano lampi, il<br />

viso acceso e le labbra rosee avevano il colore<br />

<strong>de</strong>l sangue di cui si era nutrito.<br />

Gettò qualcosa a terra, con un gesto carico<br />

di rabbia, uno straccio scarlatto in cui<br />

Eloise riconobbe una giacca <strong>de</strong>lla divisa <strong>de</strong>lla<br />

Guardia Rossa, l’esercito <strong>de</strong>lla Chiesa che<br />

rispon<strong>de</strong>va agli ordini <strong>de</strong>l Cardinale <strong>de</strong><br />

Plessy.<br />

«Si aspettavano di avere pre<strong>de</strong> facili»,<br />

disse Cain e le ombre intorno a lui fremettero<br />

in una muta eco <strong>de</strong>lla sua collera.<br />

Diventava sempre più potente, pensò<br />

Eloise, era un angelo <strong>de</strong>l buio davanti al<br />

quale anche le leggi <strong>de</strong>lla luce si piegavano.<br />

«Li abbiamo massacrati quasi tutti»,<br />

disse. «Alcuni sono riusciti a fuggire. Erano<br />

mascherati da briganti, molto opportunamente,<br />

ma io sono riuscito a strappare<br />

questa a una ve<strong>de</strong>tta».


906/960<br />

Indicò la giubba con un uno scatto secco<br />

<strong>de</strong>lla mano. Eloise non voleva nemmeno<br />

pensare che cosa fosse stato di quello sventurato.<br />

Cain, quando cacciava, era feroce<br />

quanto splendido.<br />

«Il Cardinale <strong>de</strong> Plessy per qualche<br />

motivo vuole morta mia sorella», esclamò.<br />

«Ma io avrò la sua vita prima che possa solo<br />

pensare di sfiorarla».<br />

«Cain», Adrian era entrato a passo più<br />

misurato. «Attento a come parli, soprattutto<br />

quando saremo in pubblico: il Principe <strong>de</strong>lla<br />

Chiesa è l’autorità spirituale più gran<strong>de</strong> <strong>de</strong>l<br />

continente e bisogna usare cautela quando ci<br />

si riferisce a lui».<br />

Eloise non disse nulla: quello stesso<br />

uomo, circa un anno prima, aveva tentato di<br />

ucci<strong>de</strong>re anche lei, ma l’accusa non aveva<br />

mai potuto essere neppure formulata oltre le<br />

mura <strong>de</strong>l castello di Al<strong>de</strong>nor.<br />

Eppure lei sapeva dalla prima volta che<br />

aveva visto le falene volteggiare intorno a lui:


907/960<br />

il Cardinale <strong>de</strong> Plessy era una creatura corrotta<br />

dal Presidio.<br />

«Dov’è Sophia?», disse Cain, impaziente.<br />

Ashton intercettò lo sguardo di Adrian al<br />

di sopra <strong>de</strong>lla testa bionda di Cain.<br />

Eloise vi<strong>de</strong> che Adrian aveva già compreso,<br />

ma Cain sarebbe impazzito di rabbia.<br />

Un valletto entrò in quel momento.<br />

«Signore», disse ad Ashton. «C’è un messaggio<br />

urgente per voi».<br />

Gli porse un biglietto ed Eloise vi<strong>de</strong> l’espressione<br />

di Ashton rischiararsi.<br />

La porta <strong>de</strong>lla biblioteca <strong>de</strong>i Blackmore si<br />

spalancò e Ashton fece il suo ingresso con un<br />

sorriso di cupo trionfo.<br />

«L’ho trovata», disse.<br />

«Dove sono?».<br />

«Grotte naturali nelle vicinanze <strong>de</strong>lla<br />

Citta<strong>de</strong>lla», disse Ashton. «La nostra spiritista<br />

di fiducia, Katherine Fox, è riuscita a<br />

individuare la fonte <strong>de</strong>ll’energia che sta risvegliando<br />

i morti <strong>de</strong>ll’intera città».


Tese una mano verso Eloise. «Sei<br />

pronta?».<br />

Chiuse gli occhi e pregò, con tutte le sue<br />

forze.<br />

Sophia, stiamo arrivando, cerca di restare<br />

in vita e non osare lasciarti andare.<br />

* * *<br />

908/960<br />

Era quasi certa che le avessero dato <strong>de</strong>l<br />

latte di papavero, ma l’effetto stava svanendo<br />

rapidamente. Ogni momento sentiva la<br />

mente farsi più lucida.<br />

Sophia, resisti, non osare ce<strong>de</strong>re.<br />

L’impronta di quella volontà, ansiosa e<br />

affettuosa, era diversa da quella che la teneva<br />

prigioniera, così disperata e implacabile.<br />

Portava con sé l’indole inconfondibile di<br />

Eloise Weiss e Sophia sentì una stilla di speranza<br />

riscaldarle il cuore.


909/960<br />

Si sforzò di guardarsi intorno e si accorse<br />

di riuscire a esaminare ciò che la circondava<br />

con l’i<strong>de</strong>a di cercare una via d’uscita, cosa<br />

che, fino a un momento prima, la sua mente<br />

non riusciva nemmeno a concepire.<br />

Si trovava da qualche parte in prossimità<br />

<strong>de</strong>l fiume, poteva udire il gorgoglio <strong>de</strong>ll’acqua<br />

battere contro le pareti di roccia.<br />

Madrina Marta sgranava le perle nere<br />

<strong>de</strong>lla sua novena e l’attenzione di Nassar Stuart<br />

era concentrata sull’altare e sui gesti <strong>de</strong>lla<br />

donna.<br />

«Lasciami entrare», disse ancora Madrina<br />

Marta. «Apri i cancelli per noi».<br />

A Sophia parve che gli occhi di vetro<br />

<strong>de</strong>lla statua di San Phyatré si accen<strong>de</strong>ssero di<br />

una scintilla di vita, diversa dal semplice riflesso<br />

<strong>de</strong>lle can<strong>de</strong>le <strong>de</strong>ll’altare.<br />

Poi, a qualche passo da Madrina Marta,<br />

vi<strong>de</strong> <strong>de</strong>linearsi in terra una linea chiara che<br />

sembrava disegnata di luce pura che si


allagò, piano, simile allo spicchio di chiarore<br />

disegnato da una porta che si apre sul buio.<br />

Al di là di quella luce c’era qualcosa e<br />

Sophia vi<strong>de</strong> l’esultanza nascere sul volto segnato<br />

dal tempo di Nassar Stuart.<br />

* * *<br />

910/960<br />

«Avrei dovuto immaginarlo», disse Gabriel<br />

Stuart quando arrestarono i cavalli nelle<br />

vicinanze <strong>de</strong>l lungofiume. «State indietro,<br />

voi non siete ad<strong>de</strong>strati per questo».<br />

La lunga spada ricurva fen<strong>de</strong>tte l’aria e<br />

due creature nere come il buio cad<strong>de</strong>ro al<br />

suolo, poi il ragazzo scese da cavallo e si<br />

gettò in un banco di nebbia che pareva ribollire<br />

di energia.<br />

La luce <strong>de</strong>lla sua spada diradò la foschia,<br />

poi qualcosa volò in aria sopra le loro teste e


911/960<br />

Axel Van<strong>de</strong>mberg gridò: «Gabriel, resta fuori<br />

dalla linea di tiro».<br />

Un lampo di chiarore azzurro esplose in<br />

mezzo alle nebbie e subito divampò il fuoco.<br />

Stephen Eldrige sogghigno. «Un piccolo<br />

trucco», disse. «Con questa formula bruciano<br />

come paglia».<br />

«Cerchiamo di non attirare troppo l’attenzione»,<br />

disse Ross Granville. «Se si avvicinano<br />

<strong>de</strong>i curiosi o la Guardia Cittadina sarà<br />

una carneficina».<br />

Gabriel si passò una mano sugli occhi e<br />

non rispose.<br />

«Non <strong>de</strong>ve essere facile per lui», aggiunse<br />

Ross a voce appena percettibile, rivolto ad<br />

Axel. «Sta combattendo qualcosa che suo<br />

padre ha chiamato per vigilare su un’azione<br />

orribile».<br />

«Vuoi che intervenga?», domandò<br />

Eloise, in sella insieme ad Ashton Blackmore.<br />

«Ashton, tra poco sarà l’alba e tu


912/960<br />

dovrai andare, inoltre ho paura di quello che<br />

potrebbe acca<strong>de</strong>re».<br />

«Stai lontana, Eloise», disse Axel, prima<br />

che l’altro potesse rispon<strong>de</strong>re. «So quanto<br />

<strong>de</strong>testi ricorrere a questo potere: te lo<br />

chie<strong>de</strong>remo soltanto se sarà necessario».<br />

Lei lo guardò, l’angoscia evi<strong>de</strong>nte sul<br />

volto, poi con la mano <strong>de</strong>stra afferrò l’interno<br />

<strong>de</strong>l braccio sinistro: Axel sapeva che in<br />

quel modo cercava conforto nella croce che<br />

gli Esorcisti le avevano tatuato sul braccio<br />

per proteggerla.<br />

Incanalare il potere <strong>de</strong>l Presidio, anche<br />

se per i fini più nobili, comportava un’inevitabile<br />

corruzione e Axel aveva imparato che<br />

lei ricorreva sempre, inconsciamente, a quel<br />

gesto prima di agire.<br />

«Blackmore», disse, perentorio, «tienila<br />

ferma e non permettere che qualcosa le faccia<br />

<strong>de</strong>l male».<br />

Ashton circondò con un braccio le spalle<br />

di Eloise seduta in arcione davanti a lui e la


913/960<br />

immobilizzò. «Abbi fiducia in lui ragazzina<br />

umana, lascia che faccia questo per te».<br />

«Allora corri ad aiutarli», disse Eloise,<br />

ve<strong>de</strong>ndo i gemelli Sinclair e Gil Morgan che<br />

si gettavano nella mischia. «Dovesse acca<strong>de</strong>re<br />

loro qualcosa, non me lo perdonerei».<br />

Lui accentuò la stretta in una tacita risposta.<br />

«Ho dato la mia parola, Eloise. Axel<br />

ha accettato che tu fossi qui soltanto se il più<br />

potente di noi fosse rimasto a proteggerti.<br />

Non può combattere se non ti sa al sicuro.<br />

Smettetela di distruggervi cercando di proteggervi<br />

a vicenda».<br />

Eloise guardò Axel abbattere un uomo<br />

posseduto da una creatura <strong>de</strong>l Presidio, vi<strong>de</strong><br />

la <strong>de</strong>terminazione e il dolore sul suo volto.<br />

Vi<strong>de</strong> la paura di ciò che avrebbero potuto<br />

trovare una volta penetrate le difese che Nassar<br />

Stuart aveva eretto intorno al suo rifugio.<br />

«Se la tregua col Presidio si rompesse<br />

<strong>de</strong>finitivamente ognuno <strong>de</strong>i nostri giorni e<br />

<strong>de</strong>lle nostre notti sarebbe così, vero?», disse


914/960<br />

Eloise. «A combattere e temere che una di<br />

quelle creature prenda possesso di qualcuno<br />

che amiamo».<br />

«Noi Blackmore esistiamo perché tutto<br />

questo non accada», disse Ashton con<br />

dolcezza.<br />

Eloise si asciugò una lacrima con il dorso<br />

<strong>de</strong>lla mano, lo stomaco stretto da una morsa<br />

di angoscia vicino alla nausea.<br />

Bryce era sotto l’attacco di due creature,<br />

Gabriel ne eliminò una e gli fu accanto appena<br />

in tempo per evitare che fosse ferito.<br />

Non erano umani, la lotta era impari,<br />

non era giusto.<br />

Il viso le bruciava, impietrita rimase a<br />

singhiozzare silenziosamente, poi chiuse gli<br />

occhi e prese un profondo respiro cercando<br />

con le dita la croce tatuata sul braccio.<br />

Tornate sulla vostra isola, per questa<br />

volta. Ci sarà tempo per combattere, ma<br />

non a<strong>de</strong>sso, non questa notte.


915/960<br />

Stava ancora mormorando quelle parole<br />

quando le nebbie presero a diradarsi e una<br />

creatura alata allentò la presa sul braccio di<br />

Stephen Eldrige; cercava di controllarsi ma<br />

nemmeno il conforto <strong>de</strong>lla mano di Ashton<br />

sul suo braccio riusciva a colmare il suo<br />

senso di sconforto.<br />

Volti stupiti si giravano a cercarla<br />

mentre le nebbie evaporavano lasciando solo<br />

l’aria scintillante di purezza. Eloise girò il<br />

capo, distogliendolo dai suoi amici.<br />

«È questo che è accaduto a Clarisse?»,<br />

domandò, con voce rotta. «Cercava di fare<br />

qualcosa di buono e questo potere male<strong>de</strong>tto<br />

si è impadronito comunque <strong>de</strong>lla sua<br />

anima?».<br />

«Non lo so, ragazzina umana», rispose<br />

Ashton. «Non posso più avere certezze».<br />

Eloise si coprì la bocca con una mano e al<br />

di sopra di quel caos di buio e morte incontrò<br />

gli occhi di Axel, il blu fermo che le impedì di<br />

andare in pezzi.


Aveva già visto quello sguardo, sapeva<br />

che significato aveva.<br />

Lui l’avrebbe amata anche se fosse stata<br />

un mostro.<br />

* * *<br />

916/960<br />

La soglia di luce si allargava e all’interno<br />

si <strong>de</strong>lineava un profilo femminile con lunghi<br />

capelli, e una mano dalla pelle chiara e<br />

perfetta.<br />

Era un’immagine talmente nitida e reale<br />

che Sophia riuscì a intuire le efelidi dorate<br />

che le punteggiavano il dorso.<br />

«Clarisse».<br />

Nassar Stuart lasciò ca<strong>de</strong>re lo scettro<br />

d’oro sulla fredda pietra <strong>de</strong>lla grotta e corse<br />

verso l’altare e lo specchio di luce.<br />

Avrebbe potuto anche essere un gioco<br />

<strong>de</strong>l calore e <strong>de</strong>lle fiammelle ma a Sophia


917/960<br />

parve che la statua di San Phyatré muovesse<br />

un braccio, sollevandolo lentamente verso<br />

l’alto.<br />

L’orrore la invase come un’onda, lasciandola<br />

nauseata e tremante, e allo stesso tempo<br />

una nostalgia colpevole la indusse a<br />

strisciare un poco in avanti.<br />

Se era davvero sua madre, avrebbe potuto<br />

rive<strong>de</strong>rla almeno una volta.<br />

Il sudore scen<strong>de</strong>va, copioso, dalla fronte<br />

di Madrina Marta che però tremava come se<br />

fosse immersa nella neve. Lasciò ca<strong>de</strong>re una<br />

perla nera <strong>de</strong>l rosario e le fiamme si<br />

alzarono.<br />

Sophia si sollevò sulle ginocchia accorgendosi<br />

di avere di nuovo la capacità di <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re.<br />

Nassar l’aveva completamente dimenticata<br />

e a<strong>de</strong>sso fissava, estatico, le dita<br />

sottili che fuoriuscivano dalla gola luminosa<br />

davanti all’altare.<br />

Dietro la parete di can<strong>de</strong>le San Phyatré,<br />

il Signore <strong>de</strong>lle Soglie, sembrò crescere in


918/960<br />

altezza e la sua espressione cambiò. Sophia<br />

batté le palpebre per scacciare la sensazione<br />

che la statua <strong>de</strong>l dio stesse sollevando il bastone<br />

d’argento che aveva nella mano<br />

sinistra.<br />

Guardò il volto rapito di Nassar Stuart e<br />

la sua mano, tremante, sfregiata, avvicinarsi<br />

alle dita che si disten<strong>de</strong>vano oltre la soglia di<br />

luce mostrando il polso e poi la linea armoniosa<br />

di un braccio.<br />

Madrina Marta aveva gli occhi chiusi e<br />

mormorava febbrilmente il suo rosario di<br />

morte. Sophia si alzò in piedi e pregò di riuscire<br />

a muoversi senza vacillare.<br />

In quel momento un fragore di voci<br />

riecheggiò sulle pareti <strong>de</strong>lle caverne, creando<br />

una dissonanza con il mistico mormorio <strong>de</strong>gli<br />

dèi sull’altare e la musica <strong>de</strong>lle litanie.<br />

Gabriel la cercò con lo sguardo e quando<br />

la vi<strong>de</strong> illesa urlò. «Padre! Che cosa stai<br />

facendo?».


919/960<br />

La sua voce sconvolta, il raccapriccio sul<br />

suo viso pallido la aiutarono a raccogliere le<br />

forze per fare ciò che doveva: si lanciò verso<br />

l’altare spazzando via con le braccia le can<strong>de</strong>le<br />

accese, la cera le colò sulla pelle provocandole<br />

un dolore atroce che lei avvertì<br />

soltanto con una parte <strong>de</strong>lla mente.<br />

I fiori bruciarono, la colonia e il liquore<br />

si riversarono sull’altare provocando una<br />

fiammata che le tolse il respiro, ma le sue<br />

mani riuscirono a raggiungere ciò che<br />

cercava.<br />

Spinse la statua <strong>de</strong>l Signore <strong>de</strong>lle Soglie<br />

che on<strong>de</strong>ggiò e si piegò lentamente.<br />

«Io ti prego… no, io ti chiedo da pari a<br />

pari: chiudi i cancelli, chiudili a<strong>de</strong>sso», esclamò,<br />

spingendo con un ultimo colpo <strong>de</strong>lle<br />

spalle.<br />

La statua crollò dall’altare sul pavimento<br />

di nuda roccia e andò in mille pezzi. Le<br />

fiamme divamparono come un muro


920/960<br />

invalicabile di calore soffocante che le investì<br />

il volto, un orlo <strong>de</strong>lla sua gonna prese fuoco.<br />

Madrina Marta si alzò e quando si accorse<br />

<strong>de</strong>gli intrusi che facevano irruzione<br />

nella caverna abbandonò il rosario nero e<br />

scartò di lato per allontanarsi.<br />

Sophia si sollevò sui gomiti e riuscì a<br />

ve<strong>de</strong>re Nassar Stuart che urlava in preda alla<br />

disperazione mentre la soglia di luce si riduceva<br />

rapida, inghiottendo la mano protesa<br />

verso la sua.<br />

L’uomo gridò tutta la sua costernazione e<br />

si lanciò in avanti per afferrarla: una mano<br />

vecchia e sfregiata incontrò quella fresca e<br />

giovane <strong>de</strong>lla persona al di là <strong>de</strong>lla soglia e la<br />

strinse.<br />

Il volto di Nassar Stuart si trasfigurò di<br />

felicità e, all’improvviso, si spalancò in un<br />

sorriso commosso e reverente. «Sei tu»,<br />

mormorò, poi crollò in avanti e non mi<br />

mosse più.


921/960<br />

Gabriel si precipitò verso di lui, mentre<br />

Bryce Van<strong>de</strong>mberg afferrava Sophia per un<br />

braccio e spegneva con qualche colpo <strong>de</strong>ciso<br />

il lembo di stoffa bruciacchiato.<br />

«Stai bene?», le domandò, affannato,<br />

tenendola per le spalle.<br />

Sophia annuì e cercò di divincolarsi dalla<br />

sua stretta per raggiungere Gabriel.<br />

Il ragazzo, pallidissimo e sconvolto, rigirò<br />

il padre sulla schiena e guardò la mano<br />

sfregiata rica<strong>de</strong>re lungo il fianco, di peso, allora<br />

si prese la testa tra le mani e rimase immobile<br />

a tremare in silenzio.<br />

Lei si lasciò ca<strong>de</strong>re al suo fianco e gli<br />

posò una mano sul braccio.<br />

«Gabriel», disse, con un sussurro.<br />

Lui tolse le mani dal viso e la guardò.<br />

«Grazie al cielo», disse, in un sussurro appassionato<br />

che però non dissipava l’angoscia<br />

dal suo volto.<br />

Sophia si appoggiò alla sua spalla e gli<br />

cercò la mano.


922/960<br />

«A<strong>de</strong>sso si trova con chi <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava essere»,<br />

gli disse.


EPILOGO<br />

Assenze<br />

«Ecco. Toccando le piume d’osso come<br />

fossero una combinazione di tasti si apre la<br />

calotta inferiore ma è vuoto», disse Stephen<br />

Eldrige.<br />

«Lo hai mai visto?», domandò Axel<br />

Van<strong>de</strong>mberg.<br />

Il cofanetto era sulla sua scrivania, di<br />

nuovo chiuso e muto con tutti i suoi segreti.<br />

Gabriel Stuart scosse il capo. «No, ma<br />

avrebbe potuto benissimo appartenere a mio<br />

padre: aveva numerosi oggetti con questa<br />

particolare <strong>de</strong>corazione, alcuni avevano l’aria<br />

di essere molto antichi, altri li fece costruire<br />

da un artigiano per regalarli a Belladore a cui<br />

era legato da una vecchia amicizia».


924/960<br />

«Le penne di falco sono la <strong>de</strong>corazione<br />

tipica <strong>de</strong>l principato di Lanchale», spiegò<br />

Stephen. «Come lo scettro che aveva tuo<br />

padre e gli intarsi murali sotto la Chiesa<br />

<strong>de</strong>ll’Orazione <strong>de</strong>lla Morte e nei sotterranei<br />

<strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Penna».<br />

«Domina Hil<strong>de</strong>gar<strong>de</strong> <strong>de</strong>lla Societas <strong>de</strong>lle<br />

Arti sta studiando a fondo la questione»,<br />

disse Axel. «Sostiene che quel motivo <strong>de</strong>corativo<br />

ha una tradizione antichissima e si ritrova<br />

in molti manufatti <strong>de</strong>l periodo prece<strong>de</strong>nte<br />

alle Nationes e, addirittura, all’unificazione<br />

<strong>de</strong>l Continente. Quindi è coerente<br />

con il periodo a cui risalgono lo scettro e i<br />

mosaici».<br />

«Del resto», disse Stephen, «se davvero<br />

la Citta<strong>de</strong>lla in origine si è sviluppata sugli<br />

acquartieramenti <strong>de</strong>l principato di Lanchale<br />

è coerente con ciò che abbiamo ritrovato».<br />

«Questa bellezza ha fatto il suo dovere e<br />

ci ha portato fino a qui», disse Stephen con<br />

un colpetto quasi affettuoso al cofanetto e


925/960<br />

con un’espressione che, piuttosto, Gil Morgan<br />

avrebbe usato per una <strong>de</strong>lle sue navi o<br />

per un cavallo.<br />

«Mio padre frequentava Palazzo Belmont»,<br />

disse Gabriel. «Insieme a Johann <strong>de</strong><br />

Plessy, la loro amicizia risaliva ai tempi<br />

<strong>de</strong>ll’Università. Non ricordo molto di quella<br />

vampira, l’ho vista pochissime volte e all’epoca<br />

<strong>de</strong>lla sua scomparsa avevo appena dodici<br />

anni».<br />

Gabriel studiò i volti <strong>de</strong>gli altri due, l’impenetrabile<br />

cortesia con cui ascoltavano il<br />

suo racconto. Socchiuse gli occhi grigi, che<br />

presero l’aspetto di schegge d’acciaio. «Presumo<br />

di trovarmi di fronte a chi ha causato<br />

quella scomparsa».<br />

Nessuno confermò, solo Axel Van<strong>de</strong>mberg<br />

si concesse un sorriso amaro che<br />

somigliava più a una smorfia.<br />

«Johann Richton, il Cardinale <strong>de</strong> Plessy,<br />

invece era un assiduo frequentatore <strong>de</strong>lla<br />

nostra casa», disse Gabriel.


926/960<br />

«Parli al passato?».<br />

«Nell’ultimo periodo si era creata una<br />

frattura tra loro e non si ve<strong>de</strong>vano più molto<br />

spesso».<br />

«Il che spiega come mai l’uno ten<strong>de</strong>va<br />

un’imboscata alla spedizione dove presumeva<br />

si trovasse Sophia mentre l’altro, più<br />

semplicemente, utilizzava lo scettro <strong>de</strong>i <strong>de</strong><br />

Lanchale per costringerla a raggiungerlo<br />

ovunque fosse».<br />

«Sembra che l’i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>lla morte abbia risvegliato<br />

in mio padre altre priorità che non<br />

fossero la politica», disse Gabriel. «E, in ultima<br />

analisi, se aveva bisogno <strong>de</strong>l sangue e<br />

<strong>de</strong>lla carne di Sophia in quanto unica figlia<br />

vivente di Clarisse, non avrebbe attentato<br />

alla sua vita rischiando di compromettere il<br />

rito».<br />

«Voleva riavere con sé almeno per un’ultima<br />

volta il suo primo amore», disse Axel.<br />

«È terribile, e straziante».


927/960<br />

«È ancora completamente oscuro come<br />

agiscano questi Dottori <strong>de</strong>lle Anime e quale<br />

sia la correlazione scientifica con i mo<strong>de</strong>rni<br />

concetti di vita e di morte», disse Stephen<br />

Eldrige nel tono impaziente che sempre<br />

usava quando c’era qualcosa di cui non<br />

riteneva di avere a<strong>de</strong>guate cognizioni. «Devo<br />

studiare seriamente la cosa», terminò riportando<br />

la conversazione su un terreno meno<br />

emotivo.<br />

«Madrina Lala, il Dottore <strong>de</strong>gli Spiriti<br />

che vive a Saint Claire, la tenuta <strong>de</strong>i Mayfield,<br />

sarà felice di mettervi a parte di tutto il<br />

suo sapere», offrì Gabriel con il consueto<br />

garbo.<br />

«Questo mi fa pensare a Madrina Marta<br />

e alla scomparsa <strong>de</strong>llo scettro», intervenne<br />

Axel. «Abbiamo i<strong>de</strong>a di dove possa trovarsi».<br />

Lo sguardo di Gabriel ebbe un lampo<br />

minaccioso. «Madrina Marta non è semplicemente<br />

un Dottore <strong>de</strong>gli Spiriti: è una<br />

seguace <strong>de</strong>l Signore di Cimiteri, che si è


928/960<br />

dimostrata talmente potente da riuscire<br />

quasi a riportare Clarisse Granville dal regno<br />

<strong>de</strong>i morti», disse. «Ma se ho capito come<br />

stanno le cose, lei non ha la possibilità di<br />

utilizzare quello scettro. Non è un Evocatore<br />

per nascita né le è stato conferito il potere da<br />

uno di essi».<br />

«Lo ha lei, non c’è altra spiegazione»,<br />

rispose Axel. «Se ca<strong>de</strong> nelle mani <strong>de</strong>l Cardinale<br />

<strong>de</strong> Plessy non voglio nemmeno<br />

pensare a cosa potrà succe<strong>de</strong>re».<br />

«La guerra», replicò Gabriel. «Ciò per<br />

cui l’Ordine <strong>de</strong>lla Croce ci ha ad<strong>de</strong>strato, la<br />

guerra contro i Presidiales, le creature <strong>de</strong>l<br />

Presidio. La Croce sta richiamando il<br />

migliore maestro di spada che ci sia, padre<br />

Edward Thorne».<br />

Sul volto di Axel comparve un sorriso di<br />

sincero piacere. «Sarei felice di rive<strong>de</strong>rlo».<br />

«Sono pronto a scommettere la corona di<br />

Altieres che l’uomo che sta trattando con il


929/960<br />

Presidio è il Cardinale <strong>de</strong> Plessy. Chi, altrimenti?»,<br />

continuò Gabriel.<br />

«L’ultima persona rimasta <strong>de</strong>l terzetto»,<br />

disse Axel. «Forse l’unico che può chiarirci<br />

che cosa è successo durante la Rivolta».<br />

«Al momento», disse Stephen, «mi sembra<br />

che abbiamo elementi a sufficienza per<br />

stabilire che c’erano più persone nelle condizioni<br />

di scatenare il Presidio. Le potenzialità<br />

<strong>de</strong>llo scettro di Lanchale indicano che<br />

Clarisse Granville o i Frati Neri non erano gli<br />

unici ad avere il potere di farlo».<br />

«Certe volte mi domando se sapremo<br />

mai che cosa è accaduto veramente», disse<br />

Axel, con un sospiro. «L’avvenimento più atroce<br />

che ha segnato le ultime generazioni<br />

ancora non ha una chiara spiegazione».<br />

«Ormai mio padre e Clarisse Granville<br />

sono morti», disse Gabriel. «Che possano riposare<br />

in pace, ma non tornare mai più».<br />

Si alzò. «Ora se volete scusarmi ho un incontro<br />

con il Principe Bryce».


* * *<br />

930/960<br />

Sophia Blackmore stava sistemando <strong>de</strong>i<br />

fiori in un capace vaso d’argento così lucido<br />

da risplen<strong>de</strong>re.<br />

«Che stai facendo?», esclamò Bryce Van<strong>de</strong>mberg,<br />

giungendo in quel momento dalle<br />

serre con un cesto di quelle che sembravano<br />

patate piccole.<br />

«Metto i fiori nel vaso come voi mi avete<br />

ordinato», rispose lei, indicando, perplessa,<br />

il risultato <strong>de</strong>i suoi sforzi.<br />

«Quello non è un vaso», replicò l’altro,<br />

esasperato. «È un’urna d’argento, dovrebbe<br />

servire a ospitare le mie ceneri, non <strong>de</strong>lle<br />

peonie».<br />

«Oh», Sophia gli rivolse uno sguardo<br />

vacuo. «È uno di quei posti in cui io vi farò<br />

finire precocemente?».<br />

«Esatto», disse Bryce. «A proposito, ho<br />

una cosa da darti».


931/960<br />

Si avvicinò alla scrivania sulla quale posò<br />

il cesto di tuberi, poi da un disordine di semi<br />

secchi, bulbi e ampolle di balsamo per le<br />

mani trasse un foglio ripiegato che le porse.<br />

«I tuoi parenti Blackmore erano <strong>de</strong>ll’i<strong>de</strong>a<br />

che tu fossi ancora troppo scossa per ve<strong>de</strong>rlo,<br />

consi<strong>de</strong>rando il significato che potrebbe<br />

avere. Ma penso che tu sia abbastanza forte,<br />

inoltre la politica <strong>de</strong>i segreti è noiosa e prevedibile:<br />

vengono sempre fuori al momento<br />

meno opportuno».<br />

Sophia dispiegò il biglietto.<br />

Vostra Eccellenza,<br />

È nel momento di più gran<strong>de</strong> sofferenza<br />

che confido nella Vostra comprensione.<br />

Ciò che abbiamo fatto, forse, non è<br />

ancora irreparabile.<br />

Quando concepimmo il nostro disegno,<br />

prestammo giuramento di portarlo a termine<br />

quali che fossero le conseguenze,


932/960<br />

sacrificando a esso anche il sangue <strong>de</strong>i nostri<br />

figli.<br />

Ora che l’istante si avvicina, invece, i<br />

dubbi offuscano la mia anima e la serena<br />

<strong>de</strong>terminazione che conduceva le mie azioni<br />

non è che un lontano ricordo.<br />

«È stato ritrovato da una cameriera <strong>de</strong>i<br />

Blackmore nelle stanze di tua madre qualche<br />

tempo fa», disse Bryce. «Ashton e Adrian<br />

hanno confermato che la grafia è la sua. Per<br />

scrupolo l’hanno confrontata con alcune<br />

lettere conservate tra gli oggetti di tua madre<br />

e l’esito è stato positivo».<br />

«A che disegno si riferisce?», domandò<br />

Sophia, pianissimo. «Si tratta forse <strong>de</strong>lla<br />

Rivolta?».<br />

«È una possibilità», rispose Bryce con<br />

<strong>de</strong>licatezza. «Spero che tu non <strong>de</strong>bba mai<br />

fronteggiare una simile notizia, ma è meglio<br />

essere preparati».


933/960<br />

«Il ragazzo che più <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava annientarmi<br />

tra poco sarà qui per domandarvi di<br />

portarmi con sé alle esequie di suo padre,<br />

colui che mi ha rapita, ferita, e che ha voluto<br />

fino alla fine il regno e la moglie di mio<br />

padre», disse Sophia, calma. «Le cose possono<br />

pren<strong>de</strong>re una piega imprevedibile, vi<br />

pare?».<br />

Bryce annuì. «Senza contare che io sto<br />

per accordargli il permesso, anche se suo<br />

padre forse è implicato nell’assassinio <strong>de</strong>l<br />

mio». Tacque un momento. «La nostra infanzia<br />

ha avuto origine in tempi molto cupi,<br />

Sophia, se dovessimo cominciare a rimproverare<br />

le colpe <strong>de</strong>i padri a figli che erano<br />

ancora troppo piccoli per concepirle, rischieremmo<br />

di farci sfuggire il quadro generale<br />

e, con ciò che si profila nel prossimo futuro,<br />

non è il caso».<br />

«Credo di compren<strong>de</strong>re ciò che inten<strong>de</strong>te<br />

dire».


934/960<br />

«Non ho mai avuto simpatia per la<br />

famiglia Stuart e per Gabriel in particolare,<br />

ma sembra che il ragazzo abbia dimostrato il<br />

suo valore e anche molte altre cose», nello<br />

sguardo di Bryce Van<strong>de</strong>mberg si accese una<br />

scintilla di ironia. «Penso che un contratto di<br />

fidanzamento con Justin Sinclair sia fuori<br />

discussione per il momento».<br />

Sophia sorrise. «A meno che non <strong>de</strong>si<strong>de</strong>riamo<br />

che Gabriel lo uccida, e mi pare che<br />

abbiamo appena sottolineato quanto siano<br />

importanti le alleanze in tempi incerti».<br />

L’altro incrociò le braccia, divertito, poi<br />

consi<strong>de</strong>rò con aria pensosa i piccoli e sgraziati<br />

tuberi nel cesto.<br />

Sophia era completamente certa che da<br />

questi lui sarebbe riuscito a far crescere<br />

colori, profumo e meraviglia.<br />

«Ho il vostro permesso?».<br />

Lui parve accorgersi di nuovo <strong>de</strong>lla sua<br />

presenza. «In caso contrario immagino che<br />

scapperesti».


935/960<br />

«È corretto, signore».<br />

Bryce sospirò. «Non avrò mai <strong>de</strong>i figli in<br />

vita mia. Intendo dire, non c’è verso di farli<br />

ragionare quando hanno l’età per frequentare<br />

l’Università, figuriamoci quando sono più<br />

piccoli».<br />

Si staccò dalla scrivania con uno di quei<br />

gesti eleganti e solo in apparenza pigri che lo<br />

caratterizzavano.<br />

«Hai il mio permesso. Immagino che<br />

Gabriel e i suoi cugini Sinclair abbiano<br />

mostrato a<strong>de</strong>guata capacità di proteggerti,<br />

nel caso ce ne fosse bisogno. Inoltre anche<br />

qui in città non faresti altro che cacciarti nei<br />

guai». Mosse la mano in un gesto di vaga<br />

condiscen<strong>de</strong>nza. «A<strong>de</strong>sso vai, lui dovrebbe<br />

arrivare tra poco. Anzi, aspetta, che ne dici di<br />

questa?».<br />

Indicò un’urna panciuta con eleganti<br />

manici <strong>de</strong>corati di gigli.<br />

«Posso essere sincera?».


936/960<br />

Bryce assunse un’aria allarmata. «Sia<br />

mai. Non credo nella sincerità: è fuorviante».<br />

«Davvero, signore?».<br />

«Naturalmente: il tuo interlocutore trascorre<br />

tutto il tempo a pensare quanto tu sia<br />

privo di tatto invece di ascoltare ciò che dici.<br />

La sincerità è la sciagura <strong>de</strong>lle buone<br />

maniere, il primo segno <strong>de</strong>l <strong>de</strong>cadimento <strong>de</strong>i<br />

costumi».<br />

Sophia sorrise e replicò: «L’urna è molto<br />

bella, ma l’argento vi farebbe apparire pallido,<br />

signore».<br />

Mentre Bryce ri<strong>de</strong>va, gli fece un’impeccabile<br />

riverenza e se ne andò.<br />

Morton le tenne aperta la porta <strong>de</strong>llo studio<br />

poi si avvicinò al suo padrone.<br />

«Altezza, Lord Gabriel atten<strong>de</strong> di essere<br />

ricevuto».<br />

«Avrebbero dovuto dirmelo che uno Stuart<br />

sarebbe entrato in questa casa da ospite e<br />

non da prigioniero di guerra», commentò<br />

Bryce scuotendo la testa. «Che tempi».


Consi<strong>de</strong>rò di nuovo le urne d’argento. «Immagino<br />

che le infestazioni diminuiranno, finalmente.<br />

Morton, pensi che sarò un bel<br />

fantasma?».<br />

«Sì, signore», rispose, in tono lugubre.<br />

«Con gran<strong>de</strong> invidia di chi dichiara di non<br />

volervi rive<strong>de</strong>re nemmeno da morto».<br />

Bryce si voltò a guardarlo, meravigliato.<br />

«Morton, questo è umorismo. Di nuovo?».<br />

«Sono spiacente, signore», replicò<br />

l’altro, contrito. «Non mi sento in forma,<br />

ultimamente».<br />

* * *<br />

937/960<br />

Eloise Weiss se<strong>de</strong>va sul parapetto <strong>de</strong>l<br />

ponte <strong>de</strong>i Frati Neri e guardava il fiume scorrere<br />

placidamente sotto i suoi piedi.<br />

Il marmo era liscio e usurato, sdrucciolevole,<br />

ma lei non aveva paura. Ashton


938/960<br />

Blackmore era comparso al suo fianco al<br />

morire <strong>de</strong>l giorno quando ancora un barlume<br />

di crepuscolo illuminava il cielo a occi<strong>de</strong>nte.<br />

Privilegi <strong>de</strong>i secoli: svegliarsi quando il<br />

sole era ancora alto, pur non potendone sostenere<br />

la luce, go<strong>de</strong>rsi gli ultimi bagliori <strong>de</strong>l<br />

giorno dopo una notte eterna.<br />

«Mi è venuta in mente una cosa», disse.<br />

Il redivivo aveva le braccia appoggiate<br />

accanto a lei, le mani bianchissime intrecciate<br />

mollemente, ma pronte a scattare se solo<br />

lei avesse accennato a scivolare.<br />

«Che cosa, ragazzina umana?».<br />

«Di tanto in tanto, quando mi trovavo a<br />

passare in prossimità <strong>de</strong>i Frati Neri, avvertivo<br />

la sensazione di non essere sola. Solo<br />

tempo dopo ho saputo che tu riposavi qui, da<br />

qualche parte nelle viscere di questa zona<br />

<strong>de</strong>lla città».<br />

«Ho sentito il tuo richiamo, Eloise. Non<br />

ricordo molto, forse mi hai fatto compagnia<br />

anche mentre ero incosciente».


939/960<br />

«Mi <strong>de</strong>vi promettere una cosa».<br />

Ashton la fissò, gli occhi viola erano laghi<br />

tranquilli, al punto che avrebbe potuto dire<br />

qualsiasi cosa senza soffrirne.<br />

«Se dovessi diventare un pericolo per gli<br />

altri, fa’ ciò che è giusto», disse, piano per<br />

riuscire a tenere ferma la voce.<br />

Dita fresche le sfiorarono la guancia.<br />

«Sapevo che prima o poi me lo avresti<br />

chiesto».<br />

Eloise si sforzò di sorri<strong>de</strong>re. «Non posso<br />

dire una cosa simile ad Axel, lui mi rispon<strong>de</strong>rebbe<br />

di distruggere il mondo intero, purché<br />

alla fine ritorni da lui».<br />

«Lo sposerai?».<br />

La luce sul volto di Eloise fu genuina.<br />

«Non appena avremo risolto alcune questioni»,<br />

disse. «Questa vicenda mi ha fatto<br />

pensare molto. Amare è anche fuggire e poi<br />

interrompere a metà la corsa e se<strong>de</strong>rsi sul<br />

ciglio <strong>de</strong>lla strada per aspettare che chi ti ha<br />

ferito così tanto venga a pren<strong>de</strong>rti. Per Axel e


me è stato così, e io non voglio arrivare alla<br />

fine <strong>de</strong>lla mia vita e accorgermi di aver lasciato<br />

indietro ciò che volevo veramente».<br />

«Sta arrivando, sento i suoi passi», disse<br />

Ashton. «A<strong>de</strong>sso va’ con lui e lasciati indietro<br />

i pensieri tristi. È l’ora <strong>de</strong>i canti nelle taverne<br />

e <strong>de</strong>lle rose sulle lenzuola. Tutti i fantasmi<br />

<strong>de</strong>lla Vecchia Capitale dovrebbero finalmente<br />

lasciarci in pace».<br />

Eloise guardò verso il crepuscolo e annuì.<br />

«Inizia la notte», disse. «Non è<br />

meraviglioso?».<br />

* * *<br />

940/960<br />

Forse uno <strong>de</strong>i custodi <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> cimitero<br />

fuori le mura l’avrebbe pensata diversamente<br />

a partire dal quel giorno.<br />

Ancora non lo sapeva, però, quando si<br />

apprestò a fare l’ultimo giro per controllare


941/960<br />

che nessun visitatore fosse rimasto all’interno<br />

all’ora di chiu<strong>de</strong>re i cancelli <strong>de</strong>ll’area di<br />

sua competenza.<br />

Stava percorrendo il viale principale<br />

<strong>de</strong>lla zona in cui si radunavano le sepolture<br />

<strong>de</strong>l borgo cittadino di Ma<strong>de</strong>rian quando vi<strong>de</strong><br />

una coppia con la divisa <strong>de</strong>gli scholares camminare<br />

a un centinaio di passi da lui.<br />

Represse un sospiro impaziente: scholares,<br />

la solita seccatura. A<strong>de</strong>sso avrebbe<br />

dovuto raggiungerli e avvisarli che il cimitero<br />

stava per chiu<strong>de</strong>re e che avrebbero rischiato<br />

di rimanere all’interno se non si fossero approssimati,<br />

in breve, all’uscita.<br />

Il buio scen<strong>de</strong>va rapido, presto le uniche<br />

luci sarebbero state le can<strong>de</strong>le che bruciavano<br />

sulle tombe e, più tardi, il chiarore<br />

azzurro <strong>de</strong>i fuochi fatui. Tuttavia il<br />

crepuscolo era limpido e una striscia bianca<br />

scolorava nel blu incipiente permettendo una<br />

vista ancora nitida.


942/960<br />

Il ragazzo aveva un braccio intorno alla<br />

giovane donna dai capelli lunghi, tenendola<br />

vicina forse in modo troppo intimo per essere<br />

conveniente in pubblico, soprattutto in<br />

un cimitero. Le sussurrava qualcosa all’orecchio<br />

e lei ri<strong>de</strong>va.<br />

Il guardiano non era abbastanza vicino<br />

per udirla, ma ve<strong>de</strong>va le sue spalle sottili<br />

scosse dall’ilarità. Notò invece che la mano<br />

sinistra di lui, posata sulla spalla <strong>de</strong>lla<br />

ragazza, era priva <strong>de</strong>ll’anulare.<br />

Accelerò il passo perché aveva la netta<br />

impressione di non riuscire a raggiungerli,<br />

arrivò quasi a correre ma quelli restavano<br />

sempre alla me<strong>de</strong>sima distanza.<br />

Affannato, vi<strong>de</strong> che finalmente stavano<br />

dirigendosi verso un sentiero senza uscita,<br />

così <strong>de</strong>cise di fare un ultimo sacrificio e, imprecando<br />

contro gli scholares che <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>vano<br />

di andare ad amoreggiare nei cimiteri, imboccò<br />

il vialetto.


943/960<br />

Si ritrovò davanti soltanto un muro di<br />

pietra chiuso tra due cappelle vegliate da angeli<br />

di pietra.<br />

Guardò alla propria <strong>de</strong>stra, poi alla propria<br />

sinistra ma non vi<strong>de</strong> nessuno, i cancelli<br />

<strong>de</strong>lle cappelle erano sbarrati, non c’era via<br />

d’uscita né modo di scavalcare il muro senza<br />

una scala.<br />

La brezza mosse le chiome <strong>de</strong>gli alberi<br />

sopra di lui, molto in lontananza risuonò la<br />

risata di una ragazza, un suono gioioso che,<br />

però, per qualche motivo gli fece accapponare<br />

la pelle.<br />

Fantasmi, pensò.<br />

Il sole moriva, la notte spalancava un intero<br />

regno alle sue creature e, per la prima<br />

volta nella sua vita, il guardiano <strong>de</strong>l cimitero<br />

di Ma<strong>de</strong>rian si trovò a fuggire da un luogo<br />

che non aveva mai temuto.<br />

Giunto ai cancelli li sbarrò evitando con<br />

cura di guardarsi indietro.


944/960<br />

C’erano cose che dovevano restare confinate<br />

nel perimetro <strong>de</strong>i cimiteri. La vita segreta<br />

<strong>de</strong>i morti era qualcosa che non avrebbe<br />

mai dovuto riguardare i vivi.


Personaggi<br />

(in ordine alfabetico)<br />

Scholares<br />

ALEXANDRIA MAYFIELD, Nazione di Altieres, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

ALLEN LOCHRAINE, Nazione di Faldras, Societas<br />

di Diritto, Ufficio <strong>de</strong>l Tribunato <strong>de</strong>gli<br />

Stu<strong>de</strong>nti.<br />

AMELIA GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />

di Medicina.<br />

ANTHONY ROSS GRANVILLE, Nazione di Valdyer,<br />

Societas di Diritto.<br />

AXEL FREDERICH VANDEMBERG, Nazione di<br />

Al<strong>de</strong>nor, Societas di Diritto.


946/960<br />

BRYCE JASON VANDEMBERG, Nazione di Al<strong>de</strong>nor,<br />

Societas di Filosofia Naturale.<br />

CAROLINE MAYFIELD, Nazione di Altieres, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

CHARLOTTE GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />

di Medicina.<br />

DEANNE GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />

di Medicina.<br />

DREYDEN SINCLAIR, Nazione di Altieres, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

ELOISE LARISSA WEISS, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />

di Medicina.<br />

EMILY GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />

di Medicina.<br />

FAYETTE MAYFIELD, Nazione di Altieres, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

GABRIEL STUART SINCLAIR, Nazione di Ma<strong>de</strong>rian,<br />

Societas <strong>de</strong>lle Arti.<br />

GARETH PHOEBUS ELDRIGE, Nazione di Salimarr,<br />

Societas <strong>de</strong>lle Arti.<br />

GILBERT CAZENOVE MORGAN, Nazione di<br />

Delamàr, Societas <strong>de</strong>lle Arti.


947/960<br />

JEROME SINCLAIR, Nazione di Altieres, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

JORDAN VANDEMBERG, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

JULIAN LORD, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

JUSTIN MAYFIELD, Nazione di Altieres, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

KITTY WEIRD, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

LARA DELHIA DEGRET, Distretto <strong>de</strong>lla Vecchia<br />

Capitale, Societas di Medicina.<br />

MEGAN MARIAN LINNETT, Nazione di Ma<strong>de</strong>rian,<br />

Societas di Medicina.<br />

SALLY ADDISON, Nazione di Valdyer, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

SELINA EMMA KRISTIAN, Nazione di Faldras, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti, Magistra <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla<br />

Penna.<br />

SOPHIA BLACKMORE, Nazione di Altieres, Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.


948/960<br />

STEPHEN DALTON ELDRIGE, Nazione di Salimarr,<br />

Societas di Medicina.<br />

VALERIE GRANVILLE, Nazione di Valdyer, Societas<br />

di Medicina.<br />

Domini e Lectores<br />

DOMINUS FENARETES, Responsabile <strong>de</strong>l dipartimento<br />

di Tanatologia, Corporazione <strong>de</strong>i<br />

Medici.<br />

DOMINA HERACLIS, Responsabile <strong>de</strong>l Primo<br />

Soccorso, Corporazione <strong>de</strong>i Medici.<br />

DOMINA HILDEGARDE, Decana <strong>de</strong>llo Studium,<br />

Responsabile <strong>de</strong>lle Biblioteche <strong>de</strong>lla Societas<br />

<strong>de</strong>lle Arti.<br />

DOMINUS DEMETRIUS, Titolare <strong>de</strong>l dipartimento<br />

di Grammatica.<br />

COLIN NANCOURT, Nazione di Al<strong>de</strong>nor, Societas<br />

di Medicina, Dottore.


Stirpi di Sangue<br />

949/960<br />

HAYDAN LUSIAN “CAIN” BLACKMORE DI<br />

BLACKMORE, famiglia di Reggenza di Altieres,<br />

vampiro di linea di sangue Blackmore.<br />

ADRIAN DAMON MAYFIELD BLACKMORE DI<br />

BLACKMORE, famiglia di Reggenza di Altieres,<br />

vampiro di linea di sangue Blackmore.<br />

ASHTON MIKHAIL BLACKMORE DI BLACKMORE,<br />

famiglia di Reggenza di Altieres, vampiro<br />

<strong>de</strong>cano di linea di sangue Blackmore.<br />

CHRISTABEL VON SAYN, NAZIONE DI RAVYEL, vampiro<br />

di linea di sangue Von Karnstein.<br />

Nazione Sovrana di Al<strong>de</strong>nor<br />

FABIAN DOMENIC VANDEMBERG, Re <strong>de</strong>lla<br />

Nazione Sovrana di Al<strong>de</strong>nor.<br />

ANNA STHRAL VANDEMBERG, Regina <strong>de</strong>lla<br />

Nazione Sovrana, sua moglie.<br />

DOMENIC WEISS, Duca di Langemburg, Lord<br />

Cancelliere <strong>de</strong>l Regno.<br />

MARGARETH CARLTON WEISS, sua moglie.


L’Ordine <strong>de</strong>lla Spada<br />

LONDON LASAIRE, Comandante <strong>de</strong>ll’Ordine<br />

<strong>de</strong>lla Spada.<br />

NEVEN, Capitano <strong>de</strong>ll’Ordine <strong>de</strong>lla Spada.<br />

ERIN SHZARE, Atten<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>l Comandante<br />

Lasaire.<br />

Stato <strong>de</strong>lla Chiesa<br />

JOHANNUS RICHTON, Duca <strong>de</strong> Plessy, Cardinal<br />

principe <strong>de</strong>lla Chiesa.<br />

CAPITANO VARGAS, Comandante <strong>de</strong>lla Guardia<br />

Rossa.<br />

Altri<br />

950/960<br />

ALFRED MORTIMER MORTON, Maggiordomo<br />

<strong>de</strong>lla Resi<strong>de</strong>nza di Al<strong>de</strong>nor <strong>de</strong>lla Vecchia<br />

Capitale.<br />

COPPELIUS, ex avvocato, oste.


951/960<br />

DAMA SABELLE GRANVILLE, Reggente Anziana di<br />

Valdyer.<br />

DARTMONT, comandante <strong>de</strong>lla scorta <strong>de</strong>lla<br />

principessa di Altieres presso la Vecchia<br />

Capitale.<br />

KATHERINE FOX, spiritista.<br />

MASTRO LAVOLIER, Nazione di Altieres,<br />

erborista.<br />

NASSAR STUART DI STUART, Reggente <strong>de</strong>lla<br />

Nazione di Ma<strong>de</strong>rian.<br />

VISSARION, comandante <strong>de</strong>lla scorta reale<br />

presso la Resi<strong>de</strong>nza di Al<strong>de</strong>nor <strong>de</strong>lla Vecchia<br />

Capitale.<br />

ALEXIS, segretario <strong>de</strong>i Blackmore.


Ringraziamenti<br />

L’autentico epilogo di un romanzo è il<br />

capitolo <strong>de</strong>i ringraziamenti, quello in cui si<br />

ripercorre la lista <strong>de</strong>lla gente che avrebbe<br />

dovuto ammazzarti durante la stesura ma<br />

che, misericordiosamente, ti ha risparmiato<br />

la vita e ti ha anche aiutato.<br />

In primis gli eroici genitori di questa<br />

figlia che non cresce mai e la mia stoica,<br />

splendida sorellina Esther; e il mio esercito<br />

di amatissimi parenti.<br />

Grazie a Pamela, Nemesi di ogni Metafora,<br />

per circa cinquemila cose che a elencarle<br />

richie<strong>de</strong>rebbero un altro mattone e, in<br />

particolare, per aver falciato: un pulcino, uno<br />

stiletto, qualche sfumatura di nuvole e analoghe<br />

uscite ugualmente trash; alle Fazi’s Angels<br />

in carica e onorarie, a Chiara Ferrero,


953/960<br />

Paola “Splendore” Turco, Martina “Molla”<br />

Suozzo e Giulia “Giulifei” Fea, i grafici tutti e<br />

la redazione che mi avrà odiata solo il minimo<br />

sindacale per aver consegnato i<br />

ringraziamenti in ritardo.<br />

Menzion d’onore ai miei Paladini, i miei<br />

agenti: Rossano Trentin e Massimiliano<br />

Zante<strong>de</strong>schi, specialmente al povero Rossano<br />

che si è ormai rassegnato al fatto che non so<br />

mai dove sia il cellulare.<br />

Grazie alla mia figliolanza “diseredata” e<br />

non: Phsarcastic e Americane dalla valigia di<br />

cartone, per esserci sempre ed essere<br />

inestimabili.<br />

Grazie alla dolcissima Leila Awad e a<br />

quel genio di sua sorella Martina; a Santa<br />

Roberta da Seoul che ha un pezzo <strong>de</strong>l mio<br />

cuore e capeggia la banda <strong>de</strong>lle Agasshi, con<br />

Carly Schezzini e Charlie Rodia: in fondo<br />

siamo F4 anche noi.<br />

In particolare Santa Carlotta Schezzini<br />

dall’Isola di Jeju che si è riletta sia L’Ordine


954/960<br />

<strong>de</strong>lla Spada che L’Ordine <strong>de</strong>lla Chiave per<br />

controllare che non mi fossi persa qualche<br />

personaggio o che non avessi cambiato arbitrariamente<br />

il colore <strong>de</strong>gli occhi di qualcuno<br />

(la solita metafora trash per commentare la<br />

sfumatura ne avrebbe risentito, se Pamela<br />

non avesse provveduto a stroncarla…).<br />

Alla mia ex Cover Girl, Aurora Ruffo, la<br />

copertina di Linus che ci segue sempre.<br />

La Profia Francesca Baraldi che si sorbisce<br />

l’autrice e il suo Regno <strong>de</strong>l Refuso in<br />

fase di stesura senza spedirmi nell’Inferno<br />

<strong>de</strong>lle Virgole e il Patato perché è un seduttore<br />

già alla sua tenera età.<br />

La bambina adorabile Emily Granville<br />

Sottoponte dal Pagliaio che con le sue geniali<br />

uscite mi risparmia la fatica di dover sviluppare<br />

il personaggio a lei ispirato perché tanto<br />

provve<strong>de</strong> da sola; e Zia Valeria che ci<br />

sopporta.<br />

Tutti i miei ringraziamenti e i miei abbracci<br />

vanno anche ai ragazzi <strong>de</strong>l GdR di


955/960<br />

Black Friars: Megan/Monica, Fabian/<br />

Rossana/Reoccio, Lara/Antonella, Maria/<br />

Ross e FiglioDiPeluche/Cain, non credo che<br />

potrò mai dimenticare anche solo per un momento<br />

tutto il lavoro che voi e gli altri vi siete<br />

sobbarcati per far vivere e ri<strong>de</strong>re i miei<br />

personaggi.<br />

Grazie alla nipotinah, Maria Chiara<br />

Amante, che dalla sua casa di riposo regna su<br />

di me e che mi conta tutti i giorni le rotelle<br />

fuori posto; a Sara dal Sangueblu per essere<br />

stata una sorpresa di energia e tenerezza; ad<br />

Annalisa “Hanna” Messa e alla mia sorellina<br />

bionda Annalisa Medici, patronesse <strong>de</strong>l<br />

PLLiars fan club. A VickyFra a cui è <strong>de</strong>dicata<br />

ogni parola scritta sul suo amato Stephen<br />

Eldrige.<br />

E in rigoroso ordine sparso di follia:<br />

Neuronah, Valentina di Cascina Orani, CocoNat<br />

di Fe<strong>de</strong>, Lady Notorius Tata e Regina<br />

<strong>de</strong>l Ban; il sindacato autrici: Elisabetta<br />

Bricca, Stefania Auci e Desy Giuffrè e


Francesco Falconi che dispensa fascino<br />

(l’aperitivo, caro!).<br />

Sicuramente ho dimenticato qualcuno<br />

ma se chiedo di integrare i ringraziamenti a<br />

questo stadio <strong>de</strong>lla lavorazione davvero ritroveranno<br />

– forse! – il mio cadavere.<br />

Molti di voi sanno che non posso menzionarli<br />

perché sono così vicini alla mia vita<br />

che per il momento preferisco tenerli ancora<br />

soltanto per me, così mi limito a dire che<br />

ogni riga scritta porta con sé un pensiero e<br />

un momento <strong>de</strong>dicato a ognuno di voi.<br />

Roma 28 maggio 2012<br />

956/960


Sommario<br />

Prima parte<br />

Prologo<br />

1. Figli di re<br />

2. Sangue Nero<br />

3. Storie di fantasmi<br />

4. Il trono <strong>de</strong>l diavolo<br />

5. La tomba <strong>de</strong>l buio<br />

6. L’orazione <strong>de</strong>lla morte<br />

7. La voce <strong>de</strong>ll’odio<br />

8. I fantasmi di Altieres<br />

9. Leggen<strong>de</strong> di stu<strong>de</strong>nti<br />

10. Ciò che luccica<br />

11. Il tocco <strong>de</strong>l tuono<br />

Seconda parte<br />

Intermezzo<br />

12. Apparizione<br />

13. Il pane <strong>de</strong>i morti


14. Le prigioni <strong>de</strong>ll’anima<br />

15. Le genealogie <strong>de</strong>l male<br />

16. L’altare <strong>de</strong>gli spiriti<br />

17. La processione <strong>de</strong>lla notte<br />

18. Congiura all’alba<br />

19. Scintille di divinità<br />

Terza parte<br />

Secondo intermezzo<br />

20. L’Arsenale<br />

21. Signori di notte<br />

22. Strategie<br />

23. Tre chiodi d’argento<br />

24. Le ossa <strong>de</strong>l falco<br />

25. L’alba all’inferno<br />

26. Kate <strong>de</strong>gli spiriti<br />

27. Non riposano in pace<br />

28. Cicatrici al tramonto<br />

29. Sepolta nel tempo<br />

30. Il male in boccio<br />

31. L’impronta <strong>de</strong>lla croce<br />

32. L’altra parte <strong>de</strong>l dolore<br />

33. Regina di fiori<br />

958/960


34. Inciso nelle ossa<br />

Quarta parte<br />

Terzo intermezzo<br />

35. La Battaglia <strong>de</strong>lle Ortaglie<br />

36. La Villa <strong>de</strong>i Gatti<br />

37. Alle soglie <strong>de</strong>lla nebbia<br />

38. L’Ordine <strong>de</strong>lla Penna<br />

39. Perire di spada<br />

40. Complotto a mezzanotte<br />

41. Il rosario <strong>de</strong>lla morte<br />

42. Il Signore <strong>de</strong>lle Soglie<br />

Epilogo<br />

Personaggi<br />

Ringraziamenti<br />

959/960


@Created by PDF to ePub

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!