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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Infatti, già a quell’epoca, alla matrice banditesca si<br />

aggiunse quella dei delinquenti assoldati dagli stessi<br />

baroni per difendere i propri abusi o per danneggiare<br />

scomodi concorrenti, risultando in pratica impossibile<br />

tentare un qualsiasi discernimento obiettivo tra tutte<br />

quelle intrigate e confuse circostanze e la latitanza di<br />

una giustizia statale autorevole e ‘’giusta’’.<br />

Alcuni briganti per svolgere le loro attività si<br />

servirono delle ostilità delle signorie locali, e non<br />

mancarono briganti che si fecero difensori prezzolati<br />

dei nobili, o degli interessi di una qualche potenza<br />

nostrana o straniera.<br />

Così, anche nei rapporti ufficiali del XVI secolo, si<br />

cominciò a parlare del brigantaggio, come qualcosa<br />

da abbattere quale male assoluto per sé, senza<br />

nemmeno lontanamente sospettare che potesse essere<br />

alimentato anche dai tanti anni di disordine sociale e<br />

di carenza di giustizia.<br />

E pur di estirparlo si ricorse a ogni mezzo: si fece<br />

usuale trovare sui cigli delle strade i corpi morti dei<br />

briganti o parti di essi, esponendo in quel modo scene<br />

brutali in assoluto, che si credeva potessero essere di<br />

esempio per chi vedesse quei resti.<br />

E per combattere il brigantaggio, durante il secolo<br />

XVII, quando il fenomeno prese ancor più piede in<br />

tutte le regioni del regno, gli spagnoli giunsero a<br />

istituire corpi speciali di poliziotti a cavallo che<br />

finalmente risultarono efficaci <strong>nel</strong>l’azione di<br />

repressione, con cui però, <strong>nel</strong>la maggioranza dei casi,<br />

i briganti venivano, più o meno sommariamente,<br />

giustiziati.<br />

Contraltare all’efferatezza del banditismo fu quindi la<br />

spietatezza <strong>della</strong> repressione, che <strong>nel</strong>la furia<br />

impotente colpì ogni tipo di connivenza e fece spesso<br />

strage di innocenti, rei solo di essere sospettati di<br />

sedizione o di foraggiare i banditi.<br />

Durante tutti gli anni del viceregno spagnolo, il<br />

brigantaggio nei territori del regno napoletano<br />

rappresentò, di fatto, un moto continuo e una guerra<br />

domestica: appena se ne dissipava una squadra,<br />

pullulavano le altre mettendo il tutto in desolazione e<br />

rovina, in guisa tale che non si poteva trafficare, e tra<br />

uccisioni e saccheggi si viveva senza sicurezza <strong>nel</strong>le<br />

terre, benché murate.<br />

Schiere di banditi e malfattori, accresciute dal<br />

numero delle vittime <strong>della</strong> persecuzione spagnola, si<br />

sparsero <strong>nel</strong>le campagne.<br />

E le truppe spagnole costituirono un flagello peggiore<br />

degli stessi briganti, essendo spesso composte anche<br />

da delinquenti arruolati per condanna e che quindi<br />

opprimevano le popolazioni già ridotte in miseria.<br />

E in quello stesso anno 1665, il 17 settembre, morì il<br />

re Filippo IV e gli succedette il giovane figlio Carlo II,<br />

sotto la reggenza <strong>della</strong> madre, Maria Ana d’Austria.<br />

Il 13 agosto 1671, un paio di mesi prima <strong>della</strong> sua<br />

morte, l’arcivescovo Francesco De Estrata benedisse<br />

la chiesa <strong>della</strong> confraternita delle anime del<br />

purgatorio, costruita a spese dei fedeli brindisini e<br />

dedicata a San Sebastiano. Poi, il 25 aprile 1672, i<br />

padri di Santa Teresa fondarono la chiesa e il loro<br />

convento, <strong>nel</strong> quartiere che già allora si denominava<br />

’’degli Spagnoli’’.<br />

Furono quelli anche anni di continue scorribande<br />

dei Turchi, <strong>nel</strong>la più grave <strong>della</strong> quale, il 5 agosto<br />

1673, fu saccheggiato Torchiarolo, con 4 paesani<br />

morti e 84 fatti schiavi. Il 5 di giugno e il 10 ottobre<br />

1676, i Turchi sbarcarono tra Torre Penna e Torre<br />

Testa e assaltarono varie masserie spingendosi fino<br />

alle porte del Casale. E a seguito di quell’evento, si<br />

decise di completare la cortina difensiva compresa<br />

fra il Torrione Inferno e Porta Mesagne.<br />

E furono quelli anche tempi di carestie, la più grave<br />

delle quali si verificò <strong>nel</strong>l’anno 1694, una carestia<br />

generale di grano, di vino, d’orzo, di fave, nonché di<br />

tanti altri commestibili.<br />

E per colmo di sventura, l’8 settembre «… alle ore 18<br />

circa, stando l’aria ventosa, successe in questa città<br />

un orrendo terremoto, che durò per spatio di un<br />

credo posatamente recitato, con aver tre volte una<br />

dopo l’altra scosso la terra, e tremare le mura delli<br />

abitanti, e il mare si scommosse più di mezz´ora<br />

continua, con terrore e spavento di tutti li<br />

cittadini...» c.d.s.d.b. 1529‐1787.<br />

E non finì lì: il seguente 29 settembre, si produsse<br />

un disastroso incendio <strong>nel</strong> monastero di San<br />

Benedetto che ne distrusse una buona metà,<br />

obbligando le monache di clausura a uscire e a<br />

rifugiarsi <strong>nel</strong> vicino monastero <strong>della</strong> chiesa di Santa<br />

Maria degli Angeli.<br />

Bibliografia:<br />

- SCUOLA E CULTURA A BRINDISI DALLA SECONDA<br />

METÀ DEL XVI SECOLO AI PRIMI DEL XIX SECOLO:<br />

G. Carito – 1979<br />

- CRONACA DEI SINDACI DI BRINDISI DALL’ANNO<br />

1529 AL 1787: Pietro Cagnes & Nicola Scalese –<br />

1787<br />

- MEMORIA HISTORICA DELL’ANTICHISSIMA E<br />

FEDELISSIMA CITTÀ DI BRINDISI: A. Della Monica<br />

– 1764<br />

- DELL’ANTIQUITÀ E VICISSITUDINE DELLA CITTÀ<br />

DI BRINDISI: G.M. Moricino – manoscritto del 1600<br />

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