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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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La battaglia scoppiò furiosa e inizialmente incerta,<br />

finché dopo ore ed ore di ripetuti capovolgimenti<br />

<strong>della</strong> situazione, il comandante ottomano in capo Alì<br />

Pascià, già ferito, cadde combattendo <strong>nel</strong> centro dello<br />

schieramento cristiano. La nave ammiraglia<br />

ottomana fu abbordata, il cadavere dell'ammiraglio<br />

ottomano fu decapitato e la sua testa esposta<br />

sull'albero maestro <strong>della</strong> nave ammiraglia spagnola.<br />

Con ciò, il morale dei Turchi decadde rapidamente e<br />

alle quattro del pomeriggio le navi ottomane rimaste,<br />

abbandonarono sconfitte il campo, lasciando uno<br />

spettacolo apocalittico: relitti in fiamme, galee<br />

ricoperte di sangue, morti o uomini agonizzanti.<br />

La battaglia di Lepanto ‐ dipinto di Paolo Veronesi<br />

La battaglia di Lepanto fu la prima grande vittoria di<br />

un'armata cristiana occidentale contro l'impero<br />

ottomano. La sua importanza fu perlopiù psicologica,<br />

dato che i Turchi erano stati per decenni in piena<br />

espansione territoriale e avevano precedentemente<br />

vinto tutte le principali battaglie contro i cristiani<br />

d'Oriente.<br />

Ne seguì la parabola discendente vissuta dall'impero<br />

ottomano <strong>nel</strong> corso <strong>della</strong> fine del Seicento, la stessa<br />

che comunque coinvolse all'epoca tutti i paesi<br />

affacciati <strong>nel</strong> bacino del Mediterraneo, in seguito allo<br />

spostamento verso le rotte oceaniche dei grandi<br />

traffici internazionali.<br />

«... Pareva, et era vero, alli gegnieri reali, che in<br />

quell´isula oltre il castello restasse voto fuori tanto<br />

spazio del rimanente scoglio, e che in esso potevano<br />

l´inimici aver larga piazza da formarvi alloggiamenti<br />

e batterie, come <strong>nel</strong>la guerra di Lautrech s’era per<br />

esperienza visto...» ‐Andrea Della Monaca‐<br />

L’isola di Sant’Andrea andava allargandosi man<br />

mano a che s’inoltrava a maestro, e così la nuova<br />

fortezza assunse quasi la forma di un triangolo<br />

isoscele il cui vertice era sull’antico castello. Sugli<br />

angoli di base, di cui uno mira a settentrione e l’altro<br />

a mezzogiorno, fu eretto un fortissimo cavaliere con<br />

terrapieno e con larga piazza al di sopra.<br />

E in ognuna delle due cortine che dalla fortezza<br />

vecchia si distendono lateralmente fino agli angoli<br />

alla base, furono fatti due baluardi, e dalla parte<br />

interna delle mura furono fabbricate grandi e<br />

comode caserme adatte per alloggio di soldati e<br />

ricoperte da solida volta ridotta a strada utile per il<br />

passaggio delle artiglierie.<br />

Si convenne poi di lasciare le due fortezze disunite,<br />

ingrandendo e approfondendo il fosso già praticato<br />

da Alfonso d’Aragona al momento <strong>della</strong> costruzione<br />

del castello e trasformandolo in una darsena di<br />

collegamento tra le due strutture, per poter cosí<br />

impedire al nemico che avesse eventualmente<br />

conquistato una fortezza di passare facilmente<br />

sull’altra.<br />

Forte e castello furono per un po’ uniti da un ponte<br />

di pietra che scavalcava il fossato; successivamente<br />

però quel ponte fu sostituito con uno levatoio di<br />

legno per poter più facilmente isolare le due<br />

strutture in caso di necessità.<br />

I lavori, iniziati <strong>nel</strong> 1558, durarono ben 46 anni a<br />

causa, sia dell’indisponibilità dei materiali e di altre<br />

varie difficoltà tecniche, e sia a causa delle molteplici<br />

modifiche ed aggiunte al progetto iniziale, una delle<br />

quali fu il taglio praticato <strong>nel</strong> 1598, trasversale<br />

all’isola <strong>nel</strong> punto in cui finiva la nuova fortezza,<br />

verso maestro, con l’intenzione d’isolarla<br />

completamente creando un canale tra il porto<br />

esterno e il mare aperto.<br />

Parallelamente all’esecuzione degli impegnativi e<br />

complessi lavori di costruzione del forte dell’isola, si<br />

elaborò e quindi si materializzò un piano completo<br />

per il rafforzamento delle difese costiere di <strong>Brindisi</strong>.<br />

E così, a partire dall’anno 1569, furono edificate in<br />

serie, lungo il litorale brindisino, ben quattro nuove<br />

torri: Torre Testa, Torre Penna, Torre Mattarelle e<br />

Torre Guaceto, che vennero ad affiancare la<br />

preesistente angioina Torre Cavallo.<br />

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