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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Filippo II regnò a lungo, fino alla sua morte, <strong>nel</strong> 1598.<br />

Un re potente che tra i suoi successi poté includere<br />

l’attiva partecipazione <strong>nel</strong>la Lega Santa che,<br />

composta da spagnoli, veneziani e tanti altri, sconfisse<br />

i Turchi <strong>nel</strong>la famosa battaglia di Lepanto <strong>nel</strong> 1571,<br />

arrestando così la penetrazione ottomana in Europa.<br />

Con Felipe II però, inevitabilmente si fu consolidando<br />

la decadenza verso cui era avviata la Spagna,<br />

stremata dai tanti conflitti. Decadenza che si<br />

accentuò anche a causa dell’espulsione dal regno e<br />

dai possedimenti, di comunità progredite come gli<br />

ebrei e i mori che, privando regno e territori di<br />

banchieri e abili artigiani, contribuì ad accelerare la<br />

decadenza economica e culturale.<br />

La battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571<br />

Benché tra Oriente e Occidente gli scambi di persone,<br />

merci, denaro e nuove tecniche fossero molto intensi,<br />

il crescente espansionismo ottomano in quella<br />

seconda metà del XVI secolo, preoccupava sempre più<br />

i governi dell'occidente mediterraneo.<br />

Esso minacciava non solo i possedimenti veneziani,<br />

come Cipro, ma anche gli interessi spagnoli per via<br />

<strong>della</strong> pirateria che i Turchi esercitavano sulle città<br />

costiere del Regno di Napoli, e non solo.<br />

Consapevole di questa tensione crescente, il papa Pio<br />

V si sforzò di coalizzare in una Lega Santa le divise<br />

forze <strong>della</strong> cristianità. Dopo lunghe trattative con il re<br />

di Spagna, Filippo II, il comando fu finalmente<br />

affidato a Giovanni d’Austria, figlio illegittimo di<br />

Carlo V e fratellastro di Filippo II, al quale il viceré di<br />

Napoli, cardinale di Granvelle, consegnò lo stendardo<br />

<strong>nel</strong>la basilica di Santa Chiara il 14 agosto 1571.<br />

La Lega Santa riunì a Messina una flotta composta da<br />

poco più di 200 galere: le forze navali <strong>della</strong><br />

Repubblica di Venezia, del Regno di Spagna con il<br />

Regno di Napoli e di Sicilia, dello Stato Pontificio,<br />

<strong>della</strong> Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del<br />

Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del<br />

Ducato di Urbino.<br />

La flotta <strong>della</strong> Lega, salpò da Messina il 16 settembre<br />

e il 4 ottobre si riunì <strong>nel</strong> porto di Cefalonia, dove fu<br />

raggiunta dalla notizia <strong>della</strong> caduta <strong>della</strong> fortezza<br />

veneziana di Famagosta e dell'orribile fine inflitta dai<br />

Musulmani al comandante Marcantonio Bragadin.<br />

A quel punto, nonostante il maltempo, le navi <strong>della</strong><br />

Lega presero il mare e in due giorni giunsero davanti<br />

al golfo di Patrasso, a caccia <strong>della</strong> potente flotta<br />

ottomana di Alì Pascià, che contava con poco meno di<br />

200 navi. E il 7 ottobre 1571, domenica, Don Giovanni<br />

d'Austria fece schierare le proprie navi in formazione<br />

serrata, deciso a lanciare la battaglia.<br />

<strong>Brindisi</strong> durante il regno di Filippo II<br />

Con l’abdicazione di Carlo V, <strong>nel</strong> 1556 salì sul trono<br />

di Spagna, e quindi anche su quello di Napoli e di<br />

Sicilia, suo figlio Filippo II, il quale governò per più<br />

di quarant’anni, fino al 1598, agli albori del XVII<br />

secolo.<br />

Nuovo viceré a Napoli fu Ferdinando di Toledo duca<br />

d’Alba e a <strong>Brindisi</strong>, dal 1558 al 1562, fu sindaco<br />

Giovanni Maria Stefanio.<br />

Il 22 luglio 1559 fu battezzato a <strong>Brindisi</strong>, da Don<br />

Giovanni Sguri, Giulio Cesare Russo, figlio di<br />

Guglielmo e di Elisabetta Marsella: Giulio Cesare si<br />

fece francescano con il nome di Fra Lorenzo da<br />

<strong>Brindisi</strong> e fu beatificato da Pio IV <strong>nel</strong> 1783. San<br />

Lorenzo, certo il più illustre dei cittadini di <strong>Brindisi</strong>,<br />

fu canonizzato da Leone XIII <strong>nel</strong> 1881 e proclamato<br />

‘doctor apostolicus’ da Giovanni XXIII <strong>nel</strong> 1959.<br />

L’8 novembre 1559 entrò in funzione il nuovo<br />

ospedale di <strong>Brindisi</strong> intitolato a Santa Maria <strong>della</strong><br />

Pietà, quando il vecchio, vicino alla chiesa di San<br />

Giacomo presso il porto, era già in disuso da anni.<br />

E <strong>nel</strong> 1560 nacque a <strong>Brindisi</strong> Giovanni Maria<br />

Moricino, medico e filosofo, autore di una<br />

monumentale <strong>storia</strong> di <strong>Brindisi</strong> il cui manoscritto<br />

intitolato “Antiquità e vicissitudini <strong>della</strong> città di<br />

<strong>Brindisi</strong> dalla di lei origine sino all'anno 1604” fu poi<br />

plagiato e pubblicato da Andrea Della Monica in<br />

Lecce <strong>nel</strong> 1674 sotto il titolo “Memoria historica<br />

dell’antichissima e fedelissima città di <strong>Brindisi</strong>”.<br />

Sul finire di novembre del 1560, morì l’arcivescovo<br />

Francesco Aleandro e gli successe Giò Carlo Bovio,<br />

nato a <strong>Brindisi</strong> <strong>nel</strong> 1522 da un nobile bolognese e<br />

una nobile brindisina, Giulia Romano. Fu il primo<br />

arcivescovo di <strong>Brindisi</strong> dopo il Concilio di Trento,<br />

quello <strong>della</strong> controriforma, e fu un grande umanista.<br />

Come conseguenza del rinnovato timore di nuove<br />

scorrerie e saccheggi da parte dei Turchi, il re<br />

Filippo II, poco dopo essersi insediato sul trono di<br />

Napoli, dispose costruire a <strong>Brindisi</strong>, il forte dell’isola<br />

“Forte a mare” contiguo al castello Alfonsino.<br />

Il Forte a mare e il Castello Alfonsino di <strong>Brindisi</strong><br />

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