Brindisi nel constesto della storia
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
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La terza e ultima fase <strong>della</strong> guerra, vide la Francia al<br />
contrattacco di un Carlo V sconfitto dai principi<br />
tedeschi protestanti, con i quali fu costretto a firmare<br />
la pace di Augusta <strong>nel</strong> 1555 e dopo la quale decise di<br />
abdicare e smembrare il suo impero, ripartendolo tra<br />
il figlio Filippo II e il fratello Fernando.<br />
Ciò nonostante, le ostilità tra Francia e Spagna<br />
continuarono fino al 1559, quando firmarono la pace<br />
di Cateau‐Cambrésis, con cui la Spagna mantenne il<br />
dominio su larga parte dell'Italia: su Milano, Napoli,<br />
Sicilia, Sardegna e Stato dei Presidi Toscani.<br />
Nella ripartizione dell’impero di Carlo V, suo fratello<br />
Ferdinando I ricevette i domini austriaci e mantenne<br />
la corona del sacro romano impero, perpetuando il<br />
ramo austriaco degli Asburgo, e suo figlio Filippo II<br />
ricevette la corona di Spagna con le colonie<br />
americane, il Ducato di Milano, i Paesi Bassi, il Regno<br />
di Napoli, il Regno di Sicilia e la Sardegna, dando<br />
origine al ramo spagnolo degli Asburgo.<br />
Filippo II, <strong>nel</strong> 1580 si annesse anche il regno del<br />
Portogallo a seguito dell’estinzione del ramo<br />
regnante ed essendo, lui Filippo, iI figlio di Isabella del<br />
Portogallo. Nel 1587, subì la sconfitta dell’invincibile<br />
armata, allestita per punire l’Inghilterra responsabile<br />
dell’uccisione <strong>della</strong> cattolica Maria I di Scozia.<br />
Felipe II – Re di Spagna, di Napoli, di Sicilia etc.<br />
E di nuovo giunse la peste a <strong>Brindisi</strong>, <strong>nel</strong> mese di<br />
luglio del 1526, di certo introdotta e favorita dalle<br />
tante truppe che vi si avvicendavano di continuo,<br />
transitandovi e soggiornandovi in condizioni<br />
igieniche del tutto deprecabili. L’unica reale misura<br />
decretata per contrastarla fu l’erezione di un tempio<br />
a San Rocco, poi ribattezzato con il titolo di Santa<br />
Maria del Carmine e affiancato dal monastero dei<br />
padri Carmelitani, sulla via d’entrata alla città da<br />
Porta Mesagne, e che diede il nome a via Carmine.<br />
Ad agosto del 1529, <strong>nel</strong>l’ambito <strong>della</strong> nuova fase<br />
<strong>della</strong> guerra combattuta per la nomina del sacro<br />
romano imperatore tra la Spagna di Carlo V e la<br />
Francia di Francesco I, <strong>Brindisi</strong> fu attaccata da<br />
Simone Tebaldo, il generale romano comandante di<br />
16.000 soldati, tra Francesi Veneziani e papali. La<br />
città fu costretta ad arrendersi e, quando Tebaldo fu<br />
fortunosamente abbattuto da un proiettile, venne<br />
saccheggiata dalle soldatesche allo sbando, che poi<br />
si ritirarono.<br />
Carlo V vinse ancora e la pace che ne derivò con il<br />
trattato di Cambrai del 5 agosto 1529, riaffermò il<br />
dominio <strong>della</strong> Spagna su tutto il Regno di Napoli.<br />
Fra le condizioni <strong>della</strong> pace s’incluse che Carlo V<br />
avesse il diritto di nominare <strong>nel</strong> regno 18 vescovi e 7<br />
arcivescovi, tra i quali quello di <strong>Brindisi</strong>. E da quel<br />
momento la chiesa brindisina, che fino ad allora era<br />
appartenuta ai pontefici, divenne regia, garantendo<br />
al regno, con la nomina di prelati spagnoli,<br />
l’affidabilità di una città strategicamente importante.<br />
E a <strong>Brindisi</strong> furono restituiti tutti i privilegi che <strong>nel</strong><br />
passato erano già stati concessi dai re Ferdinando I<br />
d’Aragona e Ferdinando il Cattolico, e che erano stati<br />
revocati dal commissario Girolamo Morrone a causa<br />
dell’atteggiamento cittadino, erroneamente valutato<br />
come ostile all’imperatore, durante l’invasione<br />
subita da Romani Veneziani e Francesi.<br />
Anche se dopo la pace di Cambrai tutti i militari<br />
Francesi e Veneziani abbandonarono la città e il<br />
territorio tutto, e anche se nei quasi due altri secoli<br />
che seguirono di dominazione spagnola diretta non<br />
si subirono altri importanti attacchi militari esterni,<br />
le condizioni relative la sicurezza <strong>della</strong> popolazione<br />
restarono comunque precarie a causa delle scorrerie<br />
<strong>della</strong> pirateria turca che, invece, non cessarono.<br />
In quello stesso anno, il 20 novembre, una delle due<br />
colonne romane che avevano sfidato per tanti secoli<br />
le intemperie dei tempi, cadde senza apparente<br />
ragione:<br />
«... Il pezzo supremo restò sopra l´infimo, mentre<br />
quelli compresi fra la base e il capitello, caddero a<br />
terra.<br />
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