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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Finalmente, la casa d'Angiò napoletana vide <strong>nel</strong> XV<br />

secolo approssimarsi il momento <strong>della</strong> sua estinzione,<br />

con la morte dell'ultima rappresentante <strong>della</strong><br />

dinastia, la regina Giovanna II che era rimasta priva<br />

di discendenti diretti.<br />

La regina allora, per la sua successione, adottò<br />

inizialmente il re Alfonso V d'Aragona e di Sicilia, ma<br />

poi entrò in contrasto con lui e cercò di sostituirlo con<br />

Luigi III d'Angiò, capo del ramo collaterale <strong>della</strong> sua<br />

famiglia, e dopo la sua morte con il fratello Renato di<br />

Lorena.<br />

Morta <strong>nel</strong> 1435 la regina Giovanna II, la sorte delle<br />

armi decise a favore di Alfonso d’Aragona, re di<br />

Sicilia, che <strong>nel</strong> 1442 ottenne la corona di Napoli,<br />

riunificando dopo centocinquant’anni i due regni<br />

conservando il nome di Regno di Napoli e assumendo<br />

il titolo di ‘Rex Utriusque Siciliae’.<br />

Nel 1458 il re Alfonso morì lasciando il regno di<br />

Napoli in eredità al suo figlio naturale Ferrante e<br />

questi, ad onta <strong>della</strong> sua nascita illegittima, poté<br />

rimanere indisturbato sul trono sino alla sua morte,<br />

avvenuta <strong>nel</strong> gennaio del 1494, giusto prima<br />

dell’approssimarsi del ritorno dei Francesi che con<br />

Carlo VIII invasero, di fatto solo pirricamente, il<br />

regno, iniziando una nuova lunga sanguinosa guerra.<br />

Caduta dell’impero romano d’Oriente <strong>nel</strong> 1453<br />

L'avvenimento più importante del secolo XV fu<br />

probabilmente la caduta dell'impero bizantino,<br />

l’impero romano d’Oriente sopravvissuto mille anni<br />

alla parte occidentale dell’impero romano di Augusto.<br />

Le fonti commerciali dell’impero vennero lentamente<br />

sottratte dai genovesi e dai veneziani che, avendo<br />

insediato parecchi avamposti bizantini, costruirono<br />

una fittissima rete commerciale con le popolazioni<br />

orientali e infersero un ulteriore colpo gravissimo con<br />

l'acclimatazione del baco da seta in Italia, che tolse<br />

l'antico monopolio di quel prodotto a Costantinopoli,<br />

una città che già intorno all’anno 1400, apparve<br />

spopolata e immiserita, con gli edifici in rovina e una<br />

moneta di pessima qualità.<br />

Approfittarono di quelle circostanze i Turchi, che<br />

sotto la guida di Murad II riedificarono la loro<br />

potenza e decisero di intraprendere l'espansione<br />

verso l'Europa.<br />

Il timore si diffuse alla corte bizantina e l'imperatore<br />

Giovanni VIII Paleologo cercò di correre ai ripari,<br />

recandosi in Italia in cerca dell'aiuto militare dei<br />

cristiani d'Occidente, offrendo in cambio la tanto in<br />

passato rifiutata sottomissione <strong>della</strong> chiesa di<br />

Costantinopoli al papa di Roma.<br />

<strong>Brindisi</strong> Aragonese (1442 – 1496)<br />

Fu dunque <strong>nel</strong> 1442 quando il re Alfonso V<br />

d’Aragona e I di Sicilia, vincendo la partita durata<br />

sette anni su Renato D’Angiò, riuscì a impossessarsi<br />

del regno di Napoli riunificando il territorio<br />

dell’antico Regno di Sicilia, che era stato normanno e<br />

svevo, insediandone la capitale <strong>nel</strong>la città campana.<br />

E <strong>Brindisi</strong> era signoreggiata dal principe di Taranto,<br />

Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, il quale con<br />

l’ascesa al trono di Napoli dell’aragonese Alfonso I<br />

aveva acquistato ancor più prestigio e potere,<br />

essendo stato uno dei più entusiasti ed effettivi<br />

sostenitori del nuovo sovrano <strong>nel</strong>la lotta contro il<br />

rappresentante <strong>della</strong> casa angioina.<br />

Preoccupato il principe Orsini dalla potenza in<br />

franca ascesa dei Veneziani e ossessionato,<br />

certamente con una qualche buona ragione, dall’idea<br />

che quelli potessero dal mare impadronirsi con<br />

facilità di <strong>Brindisi</strong>, per impedirlo maturò e attuò <strong>nel</strong><br />

1449 uno stratagemma strano quanto malaugurato,<br />

che alla fine doveva rivelarsi funesto in estremo per<br />

<strong>Brindisi</strong>:<br />

«... Là dove l´imboccatura del canale era attraversata<br />

da una catena assicurata lateralmente alle torrette<br />

site sulle due sponde, fa affondare un bastimento<br />

carico di pietre, ed ottura siffattamente il canale da<br />

permetterne il passaggio solo alle piccole barche.<br />

Non l´avesse mai fatto! Di qui l´interramento del<br />

porto, causa grave <strong>della</strong> malaria e <strong>della</strong> mortalità<br />

negli abitanti. Meglio forse, e senza forse, sarebbe<br />

stato se alcuno dei temuti occupatori si fosse<br />

impadronito di <strong>Brindisi</strong>, prima che il principe avesse<br />

potuto mandare ad effetto il malaugurato disegno.<br />

Fu facile e poco costoso sommergere un bastimento<br />

carico di pietre e i posteri solo conobbero la fatica e<br />

il denaro che abbisognò per estrarlo e render libero<br />

nuovamente il canale. Più dannosa ai cittadini fu<br />

questa precauzione del principe, che temeva di<br />

perdere un brano del suo stato, che non tutte le<br />

antecedenti e seguenti devastazioni. L´opera<br />

inconsulta del principe fu naturalmente malveduta<br />

dalla città, la quale prevedeva le tristi conseguenze.<br />

Ma il fatto era compiuto...» -Ferrando Ascoli-<br />

A parte questo ‘dettaglio’, <strong>Brindisi</strong> sotto il principe<br />

di Taranto e il re Alfonso I, godette di un po’ d’anni<br />

di tranquillità e persino di risveglio, anche se pur<br />

restando sempre molto lontana dall’antico e meno<br />

antico splendore.<br />

Tra le importanti città salentine, <strong>Brindisi</strong> non era<br />

certo l’ultima, neanche per popolazione che intorno<br />

al 1450 aveva raggiunto tremila fuochi, 15.000<br />

abitanti. Ma una tremenda sventura sovrastava:<br />

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