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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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agli Angioini quando il primo, che in origine lo<br />

comprendeva, era passato agli Aragonesi, che<br />

annoveravano discendenza sveva, in seguito alla<br />

rivolta dei Vespri siciliani del marzo 1282.<br />

La guerra che in quell’occasione ne scaturì, si<br />

concluse dopo vent’anni di lotte, <strong>nel</strong> 1302, mediante il<br />

trattato di Caltabellotta, con il quale sul regno di<br />

Sicilia rimase il re Giacomo II d’Aragona ‐fratello di<br />

Alfonso III re d’Aragona e di Federico II d’Aragona,<br />

tutti e tre figli di Pietro III re d’Aragona e di Costanza<br />

di Hohenstaufn, figlia di Manfredi, il figlio illegittimo<br />

di Federico II di Svevia‐ e allo stesso tempo nacque<br />

ufficialmente il regno di Napoli il cui trono andò a<br />

Carlo II d’Angiò, detto lo zoppo, che era succeduto al<br />

padre Carlo I.<br />

Ma la partita per il dominio <strong>della</strong> Sicilia non si era<br />

ancora conclusa e le ostilità tra Angioini e Aragonesi<br />

si rinnovarono e proseguirono per parecchi anni<br />

ancora, finché il re d’Aragona Alfonso III fu indotto a<br />

stipulare un trattato per cui la Sicilia sarebbe tornata<br />

ad essere angioina dopo la morte del regnate fratello,<br />

Giacomo II.<br />

Però Alfonso III morí prima di Giacomo II e questi, <strong>nel</strong><br />

1296, passò sul trono d’Aragona, lasciando quello di<br />

Sicilia al fratello Federico II, detto III in memoria del<br />

suo famoso antenato svevo Federico II, che proseguì<br />

l’infinita guerra, contro Carlo II e poi, dal 1309 in<br />

avanti, contro Roberto D’Angiò, di lui figlio e<br />

successore.<br />

Il re Roberto D’Angiò morì <strong>nel</strong> 1343 e gli succedette la<br />

nipote Giovanna I, che in occasione dello scisma<br />

d’Occidente del 138 si schierò a favore dell’antipapa<br />

francese in Avignone, Clemente VII, e fu di<br />

conseguenza immediatamente scomunicata dal papa<br />

Urbano VI il quale, inoltre, incoronò re di Napoli Carlo<br />

III di Durazzo che apparteneva a un ramo angioino<br />

secondogenito. Carlo III quindi, si diresse in armi a<br />

Napoli, imprigionò Giovanna I e, <strong>nel</strong> 1382, assunse il<br />

trono.<br />

Clemente VII in Avignone incoronò allo stesso trono di<br />

Napoli il fratello del re Carlo V di Francia, Luigi<br />

D’Angiò il quale cominciò a preparare la riconquista<br />

del napoletano per restituirlo alla legittima famiglia<br />

D’Angiò, allorché Carlo III fece assassinare Giovanna I<br />

e molti dei suoi cortigiani.<br />

Luigi D’Angiò però, <strong>nel</strong> pieno <strong>della</strong> campagna di<br />

riconquista, morì d’improvviso a Bisceglie in Puglia e<br />

così Carlo III di Durazzo rimase sovrano assoluto di<br />

Napoli, ma per poco, finché morì avvelenato in<br />

Ungheria <strong>nel</strong> 1386. Gli succedettero sul trono di<br />

Napoli il figlio Ladislao e dopo la sua morte, <strong>nel</strong> 1414,<br />

sua sorella Giovanna II.<br />

Alla carestia del 1345 e alla desolazione delle<br />

cruente lotte cittadine tra i potentati familiari dei<br />

Cavallerio e dei Ripa, che si trasformarono <strong>nel</strong> 1346<br />

in confronto armato degenerando in assassinati e<br />

saccheggi in tutta la città con il massacro dei<br />

Cavallerio e l’esilio dei Ripa, si unì la celebre<br />

terribile peste che ridusse alla miseria totale la città.<br />

Giovanna I, aderendo allo scisma d’Occidente, entrò<br />

in conflitto con il papa Urbano IV che la scomunicò e<br />

<strong>nel</strong> 1382 incoronò re di Napoli Carlo III di Durazzo.<br />

In reazione a quell’atto del papa, Luigi d'Angiò,<br />

fratello del re Carlo V di Francia, invase il regno di<br />

Napoli <strong>nel</strong> corso del 1383 e in poco tempo giunse a<br />

<strong>Brindisi</strong>, che fu presa e barbaramente saccheggiata.<br />

In seguito però, proprio nei pressi di <strong>Brindisi</strong>,<br />

l’esercito di Luigi fu sconfitto dal durazziano<br />

Alberico da Barbiano e da lì a poco Luigi morì<br />

d’improvviso a Bisceglie. Poi, <strong>nel</strong> 1394, Luigi II<br />

d’Angiò rinnovando le pretese del padre sul regno di<br />

Napoli, saccheggiò nuovamente <strong>Brindisi</strong>, perchè<br />

rimasta ancora fedele ai durazziani.<br />

A Carlo III di Durazzo, succedette sul trono di Napoli<br />

il figlio Ladislao, ancora bambino. Con Ladislao re,<br />

<strong>Brindisi</strong> rimase in possesso diretto di Margarita, la<br />

madre reggente, per poi passare <strong>nel</strong> 1414, con la<br />

morte di Ladislao e sotto il regno di sua sorella<br />

Giovanna II, a Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, un<br />

figliastro del re Carlo III.<br />

Giovanna II morì <strong>nel</strong> 1435 e il regno di Napoli finì in<br />

potere del re di Sicilia, Alfonso d’Aragona, il quale,<br />

sostenuto anche da Giovanni Antonio Orsini Del<br />

Balzo -principe di Taranto, ribellatosi alla regina<br />

Giovanna II e cambiatosi di bando- dopo molteplici e<br />

alterne battaglie riuscì, <strong>nel</strong>l’anno 1442, a prevalere<br />

sull’altro pretendete al trono, Renato d’Angiò.<br />

Il secondogenito casato angioino, quello durazziano,<br />

conclusosi dopo 60 anni di non-governo a Napoli,<br />

lasciò <strong>Brindisi</strong> in uno stato pietoso, conseguente a<br />

quel prolungato periodo calamitoso durante il quale,<br />

a saccheggi, incendi, carestie e quant’altro, propri<br />

delle guerre civili e delle guerriglie urbane, si erano<br />

anche susseguiti il terremoto, la peste e l’alluvione.<br />

Bibliografia:<br />

- LE MURA DI BRINDISI: SINTESI STORICA: G. Carito<br />

– 1981<br />

- 200 PAGINE DI STORIA BRINDISINA: G. Roma –<br />

1968<br />

- LA ZECCA DI BRINDISI IN DOCUMENTI E SCRITTI<br />

DI EPOCA SVEVA: E. Travaglini – 1972<br />

- BRINDISI IGNORATA: N. Vacca – 1954<br />

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