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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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A Milano l'estinzione <strong>nel</strong> 1447 <strong>della</strong> famiglia dei<br />

Visconti, risuscitò <strong>nel</strong>la cittadinanza l'antico spirito<br />

repubblicano, ma in breve le necessità <strong>della</strong> difesa<br />

contro le aggressioni dei vicini costrinsero la città a<br />

darsi un nuovo signore. Questi fu il valoroso e<br />

fortunato condottiere Francesco Sforza, uomo di bassi<br />

natali che aveva servito sotto l'ultimo Visconti e che<br />

<strong>nel</strong> momento del pericolo prestò il suo braccio<br />

efficacemente alla difesa e conservazione dello stato,<br />

e perciò il popolo <strong>nel</strong> 1450 lo ricompensò<br />

acclamandolo duca di Milano.<br />

Nei sedici anni in cui egli resse il governo dello stato<br />

milanese, restaurò l'antico prestigio di Milano e<br />

morendo, <strong>nel</strong> 1466, lasciò in eredità il ducato alla sua<br />

famiglia. Sennonché, suo figlio Galeazzo Maria,<br />

operando come un tiranno, cadde assassinato <strong>nel</strong><br />

1476, lasciando solo un figlio minorenne, Giovanni<br />

Galeazzo, e così, lo zio Ludovico il moro, quale tutore<br />

dell'erede del ducato, prese <strong>nel</strong>le proprie mani le<br />

redini del governo.<br />

Ludovico però, non lo lasciò il governo neppure<br />

quando il duca Giovanni Galeazzo raggiunse l'età<br />

maggiore, anzi costui si lasciò dominare dallo zio e<br />

alla fine quell’intrusione illegale provocò una rottura<br />

tra Ludovico e gli Aragonesi delle Due Sicilie, dalla cui<br />

famiglia preveniva la moglie del giovane principe.<br />

Contro di essi l'usurpatore, che era riuscito a farsi<br />

infeudare <strong>nel</strong> ducato milanese dall'imperatore di<br />

Germania, invocò l'aiuto <strong>della</strong> Francia e del suo re,<br />

Carlo VIII, il quale <strong>nel</strong> 1494 passò le Alpi con un<br />

numeroso esercito e giunse senza trovar resistenza<br />

fino agli estremi confini d'Italia: si appropriò di<br />

Milano, a Firenze abbatté i Medici, entrò in Roma, e<br />

scacciò perfino gli Aragonesi da Napoli, rivendicando<br />

il tutto alla sfera d’influenza di Francia.<br />

La politica conquistatrice <strong>della</strong> Francia ebbe<br />

naturalmente delle ripercussioni in altri stati<br />

d'Europa, principalmente <strong>nel</strong>la Spagna, la quale a sua<br />

volta si levò a difesa dei diritti degli Aragonesi<br />

sull'Italia meridionale.<br />

E alla Spagna si unì anche Massimiliano, in quanto<br />

imperatore e capo <strong>della</strong> casa d'Asburgo, combinando<br />

il 5 novembre 1495 il matrimonio tra il suo unico<br />

figlio, Filippo, e la infante di Spagna, Giovanna, figlia<br />

dei re cattolici, che era rimasta l'erede del trono di<br />

Spagna per la precoce morte dei fratelli e delle sorelle<br />

a lei superiori d'età.<br />

Nell'Italia meridionale, durante gli ultimi secoli del<br />

Medioevo coesisterono due stati in permanente lotta<br />

tra di essi per la supremazia: il Regno di Sicilia, che<br />

già era stato prima normanno poi svevo e poi<br />

angioino e quindi il Regno di Napoli che era rimasto<br />

Il re Roberto d’Angiò, fin dagli inizi del suo regno, si<br />

occupò di ammodernare l’amministrazione dello<br />

stato napoletano e cominciò il suo governo<br />

alleggerendo le tasse ed estendendone il pagamento<br />

a feudatari e baroni che ne erano stati esenti fino ad<br />

allora.<br />

Il 9 marzo 1315, il re decretò che le unità di pesi e<br />

misure per il commercio, anarchicamente dissimili<br />

da città a città e da villaggio a villaggio, fossero<br />

uniformate per lo meno a livello regionale, e per la<br />

Terra d’Otranto stabilì che fossero proprio quelle di<br />

<strong>Brindisi</strong> a prevalere “... osservando che la città di<br />

<strong>Brindisi</strong> é più famosa che le altre città e terre di tutta<br />

la provincia”.<br />

Durante il regno di Roberto d’Angiò, intorno al 1320,<br />

gli Ospitalari edificarono sulla riva del corno destro<br />

del porto interno, quello del seno di ponente, una<br />

chiesa in onore di San Giovanni con annesso un loro<br />

albergo.<br />

Inoltre, in quello stesso periodo, si iniziò a edificare<br />

la Chiesa di Santa Maria del Casale e parallelamente,<br />

forse sullo stesso luogo dove era esistita la famosa<br />

‘’rocca normanna’’, si iniziò anche la costruzione del<br />

tempio di San Paolo eremita, che culminò <strong>nel</strong> 1322,<br />

affiancandosi al convento già abitato dai padri<br />

Francescani, che era stato in precedenza creato <strong>nel</strong>le<br />

strutture dell’antica Domus Margariti.<br />

Roberto d’Angiò governò a lungo, fino alla sua morte<br />

<strong>nel</strong> 1343, sopravvivendo pertanto al suo grande<br />

nemico aragonese, Federico III, il re di Sicilia che<br />

invece morì <strong>nel</strong> 1337.<br />

San Paolo eremita: chiesa e monastero fransiscano<br />

Il re Roberto d’Angiò morì lasciando in eredità alla<br />

nipote Giovanna I un regno angioino alquanto<br />

indebolito, sia sul piano internazionale che su quello<br />

interno, e per <strong>Brindisi</strong> vennero anni tristissimi.<br />

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