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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Anche alle iniziali imprese coloniali <strong>della</strong> sua epoca, il<br />

re Enrico VII non rimase estraneo e fornì a Giovanni<br />

Caboto i mezzi per compiere un viaggio di<br />

esplorazione, col quale fu per la prima volta<br />

raggiunto il continente nordamericano.<br />

Il primo dei Tudor cercò al possibile di evitare ogni<br />

conflitto esterno, soprattutto <strong>nel</strong>l'interesse <strong>della</strong><br />

propria indipendenza finanziaria.<br />

Tuttavia, l'antagonismo sempre latente contro la<br />

Francia lo indusse a stringere relazioni più intime con<br />

la Spagna e frutto di questa politica fu il matrimonio<br />

dell'erede del trono inglese con l'infanta Caterina,<br />

evento che fu assai fecondo di conseguenze storiche.<br />

Così pure Enrico VII, sposando sua figlia Margherita<br />

con re Giacomo IV di Scozia preparò l'unificazione<br />

<strong>della</strong> Gran Bretagna che si compì un secolo dopo.<br />

Francia<br />

Anche in Francia, Carlo VII, e soprattutto suo figlio<br />

Luigi XI, che regnò per più di vent’anni, dal 1461 al<br />

1483, avevano risollevato l'autorità <strong>della</strong> corona e<br />

sottomesso i principali vassalli.<br />

E quando <strong>nel</strong> 1487 morì il duca di Bretagna, unico<br />

vassallo rimasto in sostanza ancora indipendente e<br />

ultimo maschio rappresentante <strong>della</strong> sua stirpe, la<br />

figlia ed erede fu costretta a sposare il re Carlo VIII e<br />

quando questi morì prematuramente, la vedova passò<br />

a seconde nozze anche con il suo successore, Luigi XII<br />

d'Orleans, re <strong>nel</strong> 1498.<br />

Questo consolidamento <strong>della</strong> monarchia all'interno<br />

fece sì che la Francia intraprendesse di nuovo la via<br />

delle conquiste esterne.<br />

E l’occasione questa volta gliela offrì l’usurpatore di<br />

Milano, Ludovico il moro che, in conflitto d’interessi<br />

con gli Aragonesi del regno di Napoli, chiese aiuto ai<br />

regnanti francesi, che con Carlo VIII ridiscesero in<br />

Italia <strong>nel</strong> 1494, riprendendosi quel regno che, con il<br />

nome di Sicilia già duecento anni prima avevano<br />

strappato agli Svevi, grazie al papa Urbano IV che <strong>nel</strong><br />

1268 aveva incoronato Carlo I D’Angiò, il figlio del re<br />

di Francia Luigi VIII, e che avevano poi perduto solo<br />

cinquant’anni prima, <strong>nel</strong> 1442, a mano degli<br />

Aragonesi del regno di Sicilia.<br />

Germania<br />

Morto Federico III <strong>nel</strong> 1493, senza riuscire in<br />

cinquant’anni di regno a unificare lo stato germanico,<br />

gli successe il figlio Massimiliano, destinato a<br />

chiudere l'epoca medioevale e a inaugurare la nuova<br />

era <strong>della</strong> Germania, unificando, come re e come<br />

imperatore, tutti i suoi stati e dotandoli d’istituzioni<br />

centralizzate.<br />

Però fu <strong>nel</strong> periodo angioino, e in particolare<br />

durante i regni di Carlo I e di suo figlio Carlo II, che<br />

si sentì l’esigenza di una maggiore fortificazione<br />

costiera e sul finire del secolo XIV fu costruita Torre<br />

Cavallo immediatamente a sud del porto, e<br />

probabilmente anche una torre cilindrica sull’isola<br />

di Sant’Andrea:<br />

Costituendo quelle due torri, un primo sistema<br />

difensivo costiero che fu poi, qualche secolo dopo<br />

intorno al 1570, integrato da altre quattro torri:<br />

Torre Mattarelle ancora più a sud, e poi Torre<br />

Penne, Torre Testa e Torre Guaceto, più a nord.<br />

Fu il re Carlo I d’Angiò, in persona a <strong>Brindisi</strong>, che<br />

volle la costruzione <strong>della</strong> torre, poi conosciuta come<br />

Torre Cavallo, nei pressi del luogo del naufragio di<br />

suo fratello Luigi IX re di Francia, affinché vi si<br />

ponesse un faro onde i naviganti potessero evitare<br />

gli infortuni frequenti <strong>nel</strong>le notti buie e tempestose.<br />

Quando il re seppe che <strong>nel</strong> 1275 il brindisino<br />

Pasquale Facciroso alla sua morte aveva lasciato<br />

cinquanta once d’oro perché <strong>nel</strong> luogo detto “Scoglio<br />

del Cavallo” fosse costruita una torre con faro,<br />

mostrò subito un fortissimo impegno personale a<br />

quella realizzazione, tanto da ordinarne dopo<br />

qualche anno il completamento a spese del governo<br />

secondo un disegno che lui stesso aveva fatto in<br />

occasione di un suo sopralluogo in <strong>Brindisi</strong>:<br />

“… pianta circolare di 15 metri di diametro, altezza<br />

di 22 metri, due volte strutturali più un sottopalco, e<br />

un coronamento merlato alto 1 metro…”<br />

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