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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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numero al cristianesimo e di dubbia fede ortodossa,<br />

ma poi essa diventò un’istituzione statale che si pose<br />

ai servizi <strong>della</strong> corona, contro i cui nemici costituì<br />

un’arma terribile.<br />

L'unione delle forze dei due regni d’Aragona e di<br />

Castiglia, mise poi anche fine <strong>della</strong> dominazione mora<br />

<strong>nel</strong>la Spagna. Resisteva ancora <strong>nel</strong> regno di Granada,<br />

sotto i Nafridi, la capitale con l’Alhambra, l’emblema<br />

<strong>della</strong> signoria maomettana in Spagna, potentemente<br />

fortificata: occorsero dieci anni di guerra persistente,<br />

non interrotta neppur negli inverni, per spezzare la<br />

resistenza del regno di Granada.<br />

Nell'aprile 1491 cominciò l’assedio <strong>della</strong> capitale e<br />

Granada si arrese il 1° febbraio 1492. I vinti furono<br />

all'inizio trattati con moderazione, ma poi per<br />

incitamento del consigliere spirituale <strong>della</strong> regina, il<br />

cardinale e grande inquisitore Jimenez, vennero<br />

espulsi dal paese.<br />

La guerra contro i Musulmani forgiò le fanterie<br />

spagnole che ben presto fecero la loro comparsa su<br />

tutti i campi di battaglia d’Europa e la fine<br />

dell’oneroso conflitto diede la possibilità alla regina<br />

di assecondare le ardite idee di Cristoforo Colombo, la<br />

cui attuazione ben presto fruttò alla Spagna immensi<br />

domini e immensi tesori, e marcò la fine del Medioevo.<br />

Inghilterra<br />

Enrico VII <strong>della</strong> casa Tudor, riuscì dopo trent'anni di<br />

lotte dinastiche a restaurare l'autorità regia in<br />

Inghilterra. Per fondere <strong>nel</strong>la sua persona i titoli <strong>della</strong><br />

casa di Lancaster ‐cui apparteneva sua madre‐ e di<br />

York, sposò Elisabetta di York, figlia del re Eduardo<br />

IV.<br />

Per poi evitare che si ripetessero rivolte civili in<br />

avvenire, istituì un tribunale speciale composto dei<br />

suoi più fidi consiglieri, la così detta camera stellata<br />

che venne munita di poteri straordinari per aver<br />

modo di soffocare sul sorgere ogni moto sedizioso.<br />

Eresse inoltre l'edificio dell'assolutismo, al cui scopo si<br />

impegnò a rendersi finanziariamente sempre più<br />

autonomo dal parlamento, riempiendo la sua cassa<br />

mediante confische e rivendicazioni di beni alla<br />

corona, nonché mediante prestiti forzosi a carico<br />

degli abbienti ed altri espedienti anche più<br />

biasimevoli, incluse le estorsioni d'ogni genere.<br />

Il re, finalmente, pose pure gran cura ad aumentare la<br />

ricchezza del paese, promuovendo le esportazioni,<br />

concludendo trattati di commercio e provvedendo<br />

all'interno con misure adeguate. Non indugiò ad<br />

aumentare la flotta ed incoraggiò i mercanti inglesi, i<br />

così detti merchant adventurers, a fare concorrenza<br />

agli Anseatici ed agli Olandesi.<br />

<strong>Brindisi</strong> Angioina (1268 – 1442)<br />

Decapitato Corradino di Svevia <strong>nel</strong> 1268, i Francesi<br />

<strong>della</strong> casata Angiò poterono assumere il trono del<br />

regno di Sicilia, detto poi di Napoli, con Carlo I e con<br />

la benedizione del pure francese papa Clemente IV.<br />

Al papa Clemente IV succedette, <strong>nel</strong> 1271, Gregorio<br />

X, Teobaldo Visconti da Piacenza, che fu eletto<br />

mentre predicava in Acri. Per raggiungere Roma il<br />

nuovo papa s’imbarcò per <strong>Brindisi</strong> e quando vi<br />

giunse, fu accolto magnificamente dalla popolazione:<br />

fu il secondo papa <strong>della</strong> <strong>storia</strong>, dopo Urbano II, che<br />

toccò suolo brindisino. Per terzo -Benedetto XVI-<br />

Brindîsi dovette aspettare fino il XXI secolo.<br />

A difesa del porto di <strong>Brindisi</strong> da possibili e probabili<br />

attacchi di nemici provenienti dal mare, il re Carlo I<br />

d’Angiò predispose importanti opere difensive:<br />

Fece costruire un secondo castello di terra, sulla<br />

collina adiacente all’attuale stazione portuaria e<br />

fortificò, ampliandolo, il castello svevo.<br />

Fece anche porre sul canale d’entrata al porto<br />

interno, una catena di ferro che veniva tesa tra due<br />

torri durante la notte e ritirata sotto una tettoia<br />

durante il giorno.<br />

La prima delle due torri, più grande, fu completata al<br />

principio del 1279 sul lato di ponente, mentre per la<br />

seconda, quella di levante, il processo fu più sofferto<br />

e durò fino a quasi la fine dell’anno.<br />

Intorno alle due torri si costruirono anche delle<br />

fortificazioni di piccola mole, utili a ospitare le<br />

guardie e i serventi <strong>della</strong> catena che, disposta tra le<br />

due torri ogni notte e in caso di pericolo, chiudeva<br />

l’accesso al canale.<br />

Per l’aggancio <strong>della</strong> catena, le due torri furono poi<br />

sostituite da due grossi pilastri i quali furono<br />

anch’essi messi in disuso quando <strong>nel</strong> 1577 fu<br />

completata la costruzione del Forte a mare, che rese<br />

inutile la catena.<br />

La torre più piccola, posta a levante, presto ruinò,<br />

mentre l’altra rimase in piedi e per un tempo fu<br />

abitata dalle guardie doganali, fino a quando, dopo<br />

l’intervento fallito del Pigonati, fu abbattuta al<br />

contempo in cui si decise l’abbassamento e quindi la<br />

completa rimozione <strong>della</strong> vecchia isola angioina.<br />

Anche se é documentata l’esistenza già durante il<br />

periodo romano di torri-faro sulla costa brindisina,<br />

furono i re normanni che iniziarono a edificarvi<br />

costruzioni che fungessero oltre che da fari e da<br />

torri di avvistamento, anche da primi baluardi di<br />

difesa. E poi, anche gli Svevi continuarono a usare<br />

quelle torri, spesso integrandole e rinforzandole.<br />

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