Brindisi nel constesto della storia
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
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Statua dell’imperatore Karolo IV a Praga<br />
Il candidato sostenuto dai suffragi di almeno quattro<br />
elettori diveniva "Re dei Romani" prima di essere<br />
eletto imperatore, per la quale elezione la conferma<br />
papale non era più necessaria. I principi elettori<br />
inoltre, divennero consiglieri permanenti dell’impero.<br />
Nonostante il ribadito principio elettivo però, gli<br />
imperatori fecero sempre designare il loro successore<br />
durante il loro regno, investendo in genere il loro<br />
figlio o uno dei parenti più stretti, e aprendo così la<br />
via a un’ereditarietà <strong>della</strong> corona imperiale: A Carlo<br />
IV succedette <strong>nel</strong> 1378 suo figlio Venceslao, che però<br />
fu deposto <strong>nel</strong> 1400 quando fu eletto imperatore<br />
Ruperto. Seguì, <strong>nel</strong> 1410, un altro figlio di Carlo IV,<br />
Sigismondo, che morì <strong>nel</strong> 1437.<br />
L'elezione a imperatore, <strong>nel</strong> marzo 1438, di Alberto II<br />
d'Asburgo, segnò un momento decisivo <strong>nel</strong>l'evoluzione<br />
dell'impero, giacché da quel momento la corona<br />
imperiale ricadde quasi sempre su un Asburgo, con<br />
l'eccezione del breve intermezzo bavarese di Carlo VII<br />
di Wittelsbach, imperatore tra il 1742 e il 1745.<br />
La politica tradizionale degli Asburgo fu sempre<br />
quella di accrescere i possedimenti diretti attraverso<br />
matrimoni e alleanze, ed in ciò privilegiarono spesso<br />
gli interessi del casato rispetto a quelli dell'impero.<br />
Imperatore <strong>nel</strong> 1452 fu Federico III che morì <strong>nel</strong> 1493,<br />
contemporaneamente con la scoperta dell’America: si<br />
era chiuso il Medioevo ed era iniziato il Rinascimento.<br />
tutto il clero e da buona parte del popolo di <strong>Brindisi</strong>,<br />
e data la sua avanzata età pensò bene di servirsi di<br />
un cavallo per coprire più in fretta quel<br />
relativamente lungo tragitto.<br />
Appena giunto sul luogo del naufragio, nei pressi<br />
<strong>della</strong> poi nominata Torre Cavallo, l’arcivescovo si<br />
accostò alla nave e dalle mani del cappellano di<br />
bordo, Roberto de Sorbon, prese in consegna il<br />
prezioso calice contenete l’ostia consacrata e lo<br />
portò trionfalmente fino alla Cattedrale, in<br />
processione con il popolo che a piedi seguiva il<br />
cavallo con il cavaliere ed il suo prezioso carico. Fu<br />
quella la prima volta in cui l’eucaristia veniva<br />
processionata al di fuori delle mura di una chiesa.<br />
E fu per quell’episodio, che dopo qualche anno la<br />
bolla papale di Urbano III -Transiturus del 1264-<br />
instituì in tutta la chiesa universale la processione<br />
del Corpus Domini. E a <strong>Brindisi</strong>, in ricordo di quella<br />
prima volta, fu concesso a tutt’oggi l’uso del tutto<br />
peculiare di usare il cavallo. La tradizione, unica in<br />
tutto il mondo, é detta infatti del ’’cavallo parato’’.<br />
L’arcivescovo per la circostanza monta sempre su<br />
un cavallo bianco, coperto da un manto anch’esso<br />
bianco. Il gruppo, fino al 1716 fu sormontato da due<br />
parasole realizzati con penne di pavone, ma poi si<br />
ricorse a un più semplice ombrello di broccato d’oro.<br />
L’arcivescovo di <strong>Brindisi</strong> a cavallo con l’eucarestia<br />
Federico II morì il 13 dicembre del 1250 e i suoi<br />
titoli passarono al figlio legittimo Corrado IV,<br />
mentre all’illegittimo figlio Manfredi toccò la<br />
luogotenenza del regno di Sicilia, che divenne<br />
comunque trono a tutti gli effetti con la morte<br />
prematura di Corrado IV.<br />
Manfredi però risultò essere un sovrano poco amato<br />
e, per le sue chiare ambizioni espansioniste, entrò<br />
ben presto in conflitto con il papa francese Urbano<br />
IV, il quale chiese aiuto a Carlo D’Angiò, figlio del re<br />
di Francia Luigi VIII e fratello del successivo re Luigi<br />
IX, incoronandolo a Roma re di Sicilia.<br />
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