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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Le incertezze sul trono imperiale, contribuirono a<br />

rafforzare l’idea che l’impero, essendo cristiano,<br />

dovesse essere soggetto al potere unitario del<br />

pontefice, come fu solennemente proclamato <strong>nel</strong> 1302<br />

dal papa Bonifacio VIII con la bolla Unam Sanctam.<br />

A questa concezione si oppose l’imperatore Enrico VII<br />

di Lussemburgo che, eletto <strong>nel</strong> 1308, sostenne invece<br />

una monarchia civile universale. Poi, lo sviluppo degli<br />

stati nazionali, fece tramontare definitivamente, di<br />

fatto, il concetto stesso di universalismo dell’impero, e<br />

lo sottrasse comunque al controllo del papato.<br />

Il prolungato periodo di crisi del sacro romano<br />

impero ebbe come conseguenza anche un’importante<br />

erosione territoriale: Il regno di Borgogna fu<br />

progressivamente assorbito dai Capetingi e poi dai<br />

Valois del regno di Francia. Poi, fu il turno del regno<br />

di Provenza, da qualche tempo indipendente de facto.<br />

E in Italia l'autorità imperiale, ormai limitata al<br />

nordovest <strong>della</strong> penisola, rimase più teorica che reale.<br />

Nel XIV secolo l'impero tese sempre di più a ripiegare<br />

sullo spazio germanico e continuò la sua espansione a<br />

est con l'integrazione <strong>della</strong> Pomerania e <strong>della</strong> Slesia,<br />

mentre, fin già dal 1226, i cavalieri Teutonici<br />

iniziarono a creare uno stato indipendente sulle terre<br />

pagane <strong>della</strong> Livonia e <strong>della</strong> Prussia, uno stato questo,<br />

che proprio in quel XIV secolo si affermò come un<br />

bastione <strong>della</strong> cultura tedesca sulle rive del Baltico.<br />

La delimitazione del sacro romano impero al solo<br />

mondo predominantemente germanico, implicò anche<br />

la ridefinizione delle istituzioni, un compito che, dopo<br />

il lungo regno dell’imperatore Ludovico di Baviera<br />

inviso al papa, intraprese Carlo IV di Lussemburgo, re<br />

di Boemia, imperatore per più di trent’anni, dal 1346<br />

al 1378, permettendo il ritorno di una certa stabilità.<br />

E così, dopo la lunga crisi del XIII e XIV secolo, in una<br />

Germania dove lo sviluppo delle attività artigianali e<br />

mercantili richiese pace sociale, l'imperatore Carlo IV<br />

fissò, con la promulgazione <strong>nel</strong> 1356 <strong>della</strong> Bolla d'Oro,<br />

regole stabili e precise per l'elezione dei sovrani.<br />

Questo giovane imperatore <strong>della</strong> casa di<br />

Lussemburgo, nato a Praga, fine letterato in<br />

corrispondenza con il Petrarca, fu il creatore del<br />

Reich tedesco e, con la sua Bolla d'Oro, confermò il<br />

principio <strong>della</strong> monarchia elettiva e ne fissò in modo<br />

preciso le modalità elettive:<br />

L'imperatore doveva essere eletto dai membri del<br />

collegio dei principi elettori, composto da sette<br />

elementi: tre ecclesiastici, gli arcivescovi di Colonia,<br />

Magonza e Treviri e quattro laici, il re di Boemia, il<br />

duca di Sassonia, il conte palatino del Reno ed il<br />

margravio del Brandeburgo.<br />

Durante il dominio svevo, a <strong>Brindisi</strong> operò una<br />

importante zecca, che affiancò <strong>nel</strong> regno quella di<br />

Messina: vi si coniarono i tarì, gli augustali d’oro e i<br />

denari apuliensi. La sede fu <strong>nel</strong>la Domus Margariti.<br />

Augustale d’oro di Federico II: Zecca di <strong>Brindisi</strong> ‐ 1230<br />

La partecipazione di <strong>Brindisi</strong> alle crociate vide come<br />

ultimo atto l’episodio dello sbarco del re Luigi IX di<br />

Francia, il fratello di Carlo D’Angiò, durante la<br />

settima crociata, che si protrasse dal 1248 al 1254.<br />

Nel 1250, Luigi IX <strong>nel</strong> tentativo di strappare agli<br />

infedeli il Santo Sepolcro, nei pressi del Cairo cadde<br />

prigioniero di Saladino, il quale si dichiarò disposto<br />

a ridargli la libertà in cambio di un’ingente somma<br />

di denaro, che il re personalmente si sarebbe dovuto<br />

procurare, mentre in ostaggio presso Saladino<br />

sarebbe rimasta l’ostia consacrata che, per<br />

concessione papale speciale, il devotissimo re di<br />

Francia portava sempre con sé.<br />

Luigi IX giunse a <strong>Brindisi</strong> e Federico II, che per<br />

quell’epoca era a pochi mesi dalla sua dipartita, fece<br />

coniare tutto il denaro occorrente <strong>nel</strong>la zecca <strong>della</strong><br />

città: 30.000 marche d’oro con le quali Luigi IX si<br />

presentò a Damiata al cospetto di Saladino per<br />

pagare il riscatto pattuito e farsi quindi restituire<br />

l’ostia consacrata.<br />

Saladino impressionato dalla lealtà di Luigi IX non<br />

volle il denaro e restituì l’ostia consacrata. Quei<br />

denari ‘’tornarono’’ quindi a <strong>Brindisi</strong> e da<br />

quell’episodio furono detti ’’Tornesi’’ perché<br />

tornarono e anche perché avevano fatto ’’tornar’’<br />

liberi i Francesi dalla prigionia in Terra Santa.<br />

Il re Luigi IX fece in seguito ritornò a <strong>Brindisi</strong>, ma il<br />

furore dei venti impossibilitò che la sua nave<br />

potesse attraccare e fini con l’arrenarsi su uno<br />

scoglio a circa tre miglia dalla città.<br />

Sapendo dell’abitudine del sovrano francese di<br />

viaggiare con l’ostia consacrata, appena giunta in<br />

città la notizia del quasi naufragio, l’arcivescovo<br />

Pietro II in persona volle recarsi sul posto seguito da<br />

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