Brindisi nel constesto della storia
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
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I Normanni<br />
E perché i Normanni? Perché quando gli imperiali<br />
sassoni avevano cominciato a pensare di occupare il<br />
meridione italiano, la chiesa ‐che risaputamente non<br />
gradiva neanche il dominio bizantino‐ per evitarlo<br />
decise affidarsi ai Normanni, <strong>nel</strong>l’illusione che questi,<br />
dopo aver cacciato Arabi e Bizantini dal Sud <strong>della</strong><br />
penisola, si sarebbero posti al suo servizio in cambio<br />
di appoggio per governare quei territori meridionali.<br />
Il papato di fatto non poté mai controllare i<br />
Normanni e comunque, grazie a loro poté perseguire<br />
una progressiva latinizzazione <strong>della</strong> chiesa greca<br />
meridionale, ottenendo il riconoscimento del primato<br />
pontificio su ogni altra istanza ecclesiale e la potestà<br />
del papa di consacrare tutti i vescovi, greci o latini<br />
che fossero, nonché quella dei vescovi latini per<br />
consacrare tutti i sacerdoti, anche quelli di rito greco.<br />
I Normanni ‐uomini del nord‐ erano popolazioni<br />
scandinave che giunsero a Sud provenendo dalla<br />
francese Normandia ed erano formate da diversi<br />
gruppi etnici e costituite da mercanti, navigatori,<br />
predoni e anche guerrieri, come quelli che giunsero<br />
<strong>nel</strong>l’Italia meridionale all’inizio del secolo XI.<br />
Nel 1011 un principe longobardo, Melo di Bari, con<br />
l’appoggio del papato, tentò di liberare la Puglia dalla<br />
rapace esosa e corrotta presenza bizantina, ma<br />
<strong>nel</strong>l’insurrezione fu sconfitto e scappò senza però<br />
rinunciare al proposito per il quale, con sempre alle<br />
spalle la chiesa, assoldò alcuni cavalieri normanni,<br />
che fecero così la loro comparsa sulla scena italiana.<br />
La battaglia combattuta a Canne <strong>nel</strong> 1018 fu perduta<br />
dai Normanni, che si ritirarono in Campania, dove si<br />
misero al servizio del principe longobardo di Capua<br />
per poi passare a quello del principe di Napoli, Sergio<br />
IV, il quale in cambio dei servizi militari ricevuti, offrì<br />
Il Chiostro del monastero delle Benedettine ‐ 1089<br />
Nel 1086, Boemondo e Ruggero Borsa, figli di<br />
Roberto il Guiscardo, dopo la morte del padre<br />
raggiunsero un accordo, con la mediazione del<br />
pontefice Urbano II e di Ruggero di Sicilia, in base al<br />
quale <strong>Brindisi</strong> fu assegnata a Boemondo.<br />
Il conte Goffredo, divenuto vassallo di Boemondo,<br />
con sua moglie Sichelgaita e con l’appoggio del<br />
papato, oltre a prodigarsi per far rinascere<br />
fisicamente <strong>Brindisi</strong>, s’impegnò a far ritornare a<br />
<strong>Brindisi</strong> la cattedra di San Leucio con l’arcivescovato<br />
trasferito a Oria fin dagli ultimi anni del VII secolo,<br />
dovendo, per raggiungere tale obiettivo, scontrarsi<br />
con l’ostinata reticenza dell’arcivescovo Godino il<br />
quale rimase ancora per anni a Oria.<br />
Goffredo che, come sembra essere abbastanza certo,<br />
fu il grande restauratore di <strong>Brindisi</strong>, fu anche colui<br />
che iniziò la costruzione <strong>della</strong> Cattedrale e riuscì<br />
addirittura, il 9 ottobre 1089, a portare a <strong>Brindisi</strong> il<br />
papa Urbano II, per farne consacrare il perimetro.<br />
La costruzione <strong>della</strong> Cattedrale, in stile gotico con<br />
pavimento a mosaico, si completò finalmente <strong>nel</strong><br />
1143, e cinquant’anni dopo, Ruggero III, figlio del re<br />
Tancredi vi fu incoronato re di Sicilia <strong>nel</strong> 1191,<br />
primo fra i Normanni a esserlo fuori da Palermo, e<br />
l’anno successivo, lì si unì in matrimonio con Irene,<br />
figlia di Isacco Angelo imperatore di Costantinopoli.<br />
La <strong>Brindisi</strong> normanna, finalmente ricostruita, fu<br />
acquistando importanza strategica grazie al suo<br />
porto, destinato a diventare uno dei più importanti<br />
dell’Adriatico: lo scalo più frequentato dagli eserciti<br />
crociati, favorito dalla sua posizione geografica.<br />
Sul finire del secolo XI erano infatti iniziati i tempi<br />
delle crociate -la prima fu indetta il 27 novembre<br />
1095 dal papa Urbano II- e il regno dei Normanni<br />
coincise con i tempi del massimo fervore religioso<br />
per la liberazione del Santo Sepolcro, per cui molti<br />
dei crociati, italiani e stranieri, s’imbarcarono in<br />
gran numero da <strong>Brindisi</strong> per la Terra Santa.<br />
Dimorarono in città mentre aspettarono le navi,<br />
ospitandosi o ricoverandosi nei vari ospedali, come<br />
quello di San Tommaso e quello di Sant’Egidio, o<br />
come quello di San Martino presso il monastero di<br />
Santa Maria Veterana detto delle monache nere di<br />
San Benedetto, voluto da Goffredo e Sichelgaida.<br />
Oppure ancora, quello “Alemannorum” di Santa<br />
Maria dei Teutoni, nei pressi del castello di terra, o<br />
quello del Santo Sepolcro dei Gerosolimitani, vicino<br />
la Cattedrale. I Templari invece ebbero il loro<br />
albergo ospedale nei pressi <strong>della</strong> chiesa del Santo<br />
Sepolcro o, forse, nei pressi dell’attuale stazione<br />
ferroviaria, con l’annessa chiesa di San Giorgio.<br />
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