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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Il Basso Medioevo: dall’anno 1070 al 1492<br />

Il sacro romano impero si caratterizzò per l'assenza<br />

di un potere centrale forte, in cui i regni periferici<br />

usufruirono di ampia autonomia amministrativa e in<br />

cui l'alleanza con la chiesa, non esente da conflitti,<br />

conferì all'imperatore un'autorità morale sull'insieme<br />

<strong>della</strong> cristianità latina facendogli esercitare una sorta<br />

di primato onorifico su tutti gli altri monarchi.<br />

Nel 1002 morì l’imperatore Ottone III, che <strong>nel</strong>l’intento<br />

di unificare centralizzare e consolidare il sacro<br />

romano impero, aveva portato la capitale a Roma, ma<br />

v’incontrò l’aperta ostilità dei potenti principi italiani.<br />

Enrico II, succeduto a Ottone III, morì <strong>nel</strong> 1024 senza<br />

figli e Corrado II, primo <strong>della</strong> dinastia Salica, fu scelto,<br />

“eletto” come era in effetti stabilito, da una<br />

complicata combinazione d’influenze personali, lotte<br />

tribali, eredità e acclamazione da parte dei capi<br />

chiamati a formare l'assemblea dei “grandi elettori”.<br />

La lotta delle investiture contrappose il papato e<br />

l'impero nei secoli XI e XII, dal 1059 al 1122, sulla<br />

questione <strong>della</strong> concessione delle regalie agli<br />

ecclesiastici: la disputa era su chi, tra papa e<br />

imperatore, dovesse dare l’investitura episcopale.<br />

La gloria dell'impero quasi si estinse in quella lotta,<br />

durante la quale il papa Gregorio VII scomunicò<br />

Enrico IV. E, sebbene fu revocata dopo il famoso<br />

viaggio <strong>nel</strong> 1077 di Enrico IV a Canossa, quella<br />

scomunica ebbe vaste conseguenze: Enrico IV si volle<br />

vendicare dell'umiliazione ricevuta e <strong>nel</strong> 1080<br />

convocò un concilio che depose il papa e lo sostituì<br />

con un antipapa. Il papa lo riscomunicò e Enrico IV lo<br />

assediò in Castel Sant'Angelo. E Gregorio VII,<br />

assediato, chiamò in suo soccorso i Normanni.<br />

Sconfitti gli imperiali, i Normanni saccheggiarono la<br />

città, provocando una rivolta <strong>nel</strong>la popolazione, che<br />

costrinse il papa a fuggire presso i Normanni a<br />

Salerno, dove risiedette fino alla morte <strong>nel</strong> 1085, lo<br />

stesso anno in cui morì Roberto, il capo dei Normanni.<br />

Enrico IV, imperatore dal 1084, fu costretto ad<br />

abdicare e dopo la sua morte, avvenuta <strong>nel</strong> 1106,<br />

divenne imperatore <strong>nel</strong> 1111 suo figlio, Enrico V, il<br />

quale finalmente poté restaurare rapporti di<br />

maggiore collaborazione col papato.<br />

Il Concordato di Worms del 1122, concluso tra il papa<br />

Callisto II ed Enrico V, stabilì che la chiesa aveva il<br />

diritto di nominare i vescovi, ma le nomine dovevano<br />

avvenire alla presenza dell'imperatore, o di un suo<br />

rappresentante, che attribuiva gli incarichi di ordine<br />

temporale ai nuovi vescovi mediante l'investitura con<br />

lo scettro, un simbolo privo di connotazione<br />

spirituale.<br />

<strong>Brindisi</strong> normanna (1070 – 1194)<br />

Esattamente, e solamente, un secolo e un quarto<br />

durò la presenza dei Normanni a <strong>Brindisi</strong>. Eppure, in<br />

così corto tempo, “questi settentrionali, scaltri da<br />

superare l’astuzia greca, ostinati nei propositi, dai<br />

lunghi mantelli, dal capo raso, dal portamento<br />

divoto che avevano del prete e del masnadiero”<br />

lasciarono in eredità a <strong>Brindisi</strong> tante loro tracce e<br />

anche, tante cose concrete.<br />

Ruggero, Roberto, Guglielmo, Goffredo, Margarito,<br />

sono alcuni dei personaggi che rievocano i<br />

Normanni a <strong>Brindisi</strong>. E poi la Cattedrale, la chiesa di<br />

San Benedetto, la fontana Tancredi, tutte fatte<br />

edificare dai Normanni, si possono ancora<br />

contemplare, a fronte di tante loro altre costruzioni<br />

andate perdute <strong>nel</strong> tempo, come lo fu ad esempio il<br />

monastero benedettino che, sui ruderi di quello<br />

anteriore basiliano, era stato costruito sull’isola di<br />

Bara, andato distrutto intorno al 1500.<br />

Fu <strong>nel</strong> 1070, dopo una decina di anni di lotte che con<br />

vicende alterne ebbero <strong>Brindisi</strong> come oggetto <strong>della</strong><br />

disputa tra i Bizantini e i Normanni, quando questi<br />

ultimi, capitanati da Roberto il Guiscardo e da suo<br />

fratello Ruggero -il quale assediò la città- vinsero su<br />

Niceforo Caranteno, l’ultimo governatore bizantino<br />

rappresentante in Puglia dell’imperatore d’Oriente.<br />

A quelle lotte appartiene quel leggendario episodio<br />

in cui una notte, con la lusinga di una resa pattuita, i<br />

Bizantini attirarono in città 40 cavalieri normanni<br />

con i loro scudieri, per poi trucidarli e decapitarli. I<br />

loro corpi furono gettati in alcuni pozzi detti da quel<br />

momento “fetenti” e le teste inviate a Durazzo, quali<br />

trofei di guerra: un’azione crudele, quanto pirrica.<br />

Roberto il Guiscardo assegnò il governo di <strong>Brindisi</strong> a<br />

Goffredo -figlio di sua sorella Emma, figlia di primo<br />

letto di Tancredi- il quale sposò la nobile longobarda<br />

Sichelgaita e, con il titolo di conte di Conversano,<br />

esercitò a lungo sulla città un ruolo predominante di<br />

governo e riprese la ricostruzione, già invero<br />

intrapresa dal protospata bizantino Lupo dopo<br />

l’ennesima distruzione che la città aveva subito per<br />

opera dei Saraceni e dei pirati Slavi.<br />

Per contrastare le pressioni dei Bizantini, <strong>nel</strong> 1081,<br />

Roberto imbarcò a <strong>Brindisi</strong> il suo esercito di 30.000<br />

uomini e 150 navi per la Dalmazia, dove impegnò in<br />

varie battaglie l’imperatore Alessio, vincendolo. L’8<br />

febbraio 1082 prese Durazzo e rientrò in Italia<br />

lasciandovi il figlio Boemondo. Ma <strong>nel</strong> 1084 dovette<br />

rimbarcarsi da <strong>Brindisi</strong>, accompagnato da Goffredo,<br />

e dopo iniziali vittorie navali, fu finalmente sconfitto.<br />

Il 14 luglio del 1085 morì a Cefalonia, all’età di<br />

settant’anni e il suo corpo fu riportato a <strong>Brindisi</strong>.<br />

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