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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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processo di sfaldamento dell’autorità bizantina <strong>nel</strong>la<br />

penisola. E finalmente, <strong>nel</strong> 787 dC, un nuovo concilio<br />

ecumenico, in Nicea, sancì la fine delle persecuzioni e<br />

delle distruzioni delle icone, ristabilendo l’ortodossia<br />

all’interno di tutti i territori dell’impero bizantino.<br />

I Longobardi, che intanto si erano convertiti al<br />

cristianesimo, restarono in Italia fino al 774 dC,<br />

quando la fine del loro dominio si materializzò<br />

indotta dalle aspirazioni <strong>della</strong> chiesa romana a un<br />

sempre più concreto potere temporale.<br />

I re dei Franchi, Pipino il breve prima e Carlo dopo,<br />

accorsero in aiuto <strong>della</strong> chiesa: sconfissero a più<br />

riprese i Longobardi e consegnarono al papa Adriano<br />

parte del territorio centrale <strong>della</strong> penisola, dando così<br />

formale inizio, <strong>nel</strong> 774 dC, al potere temporale <strong>della</strong><br />

chiesa romana e separando, anche fisicamente, la<br />

parte settentrionale dalla meridionale dello stivale.<br />

Il meridione ritornò sotto il controllo bizantino,<br />

mentre il settentrione passò sotto l’influenza dei<br />

Franchi di Carlo Magno, incoronato imperatore<br />

d’Occidente dal Papa Gregorio II <strong>nel</strong>la basilica di San<br />

Pietro <strong>nel</strong> Natale dell’800, quando così nacque il<br />

Sacro Romano Impero, che doveva durare 1000 anni.<br />

Il Regno d’Italia e il Sud <strong>della</strong> penisola<br />

dopo l’estromissione dei Longobardi<br />

Con Regnum Italiae s’indicarono, <strong>nel</strong> 781 dC, i<br />

territori del cessato regno longobardo conquistati da<br />

Carlo Magno e, con a capitale Pavia, comprese i<br />

territori corrispondenti pressappoco alle odierne<br />

regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana,<br />

Trentino, Friuli, Veneto con esclusione <strong>della</strong> zona di<br />

Venezia, Emilia con esclusione dell’Esarcato di<br />

Ravenna e la Langobardia Minor, ovvero il solo<br />

Ducato di Spoleto senza quello di Benevento.<br />

L’impero carolingio quindi, come anche fu chiamato<br />

agli inizi il sacro romano impero, incluse le odierne<br />

Francia e Germania, la Catalogna e i territori del<br />

Regnum, la ex Langobardia Mayor, e anche Spoleto.<br />

L'impero sacro romano però, acquistò gradualmente<br />

un carattere più tipicamente germanico: con la<br />

frammentazione che seguì alla morte di Carlo Magno<br />

<strong>nel</strong>l’814 dC, poi con la spartizione attuata con il<br />

Trattato di Verdun <strong>nel</strong>l'843 dC, e quindi con lo<br />

scorporo definitivo <strong>della</strong> Francia <strong>nel</strong>l’887.<br />

Dopo lo smembramento dell'impero carolingio, i<br />

territori del regno d'Italia finirono in una sorta di<br />

anarchia feudale dominata dai signori locali, fino a<br />

quando Ottone I scese in Italia e, a Pavia, si cinse <strong>della</strong><br />

corona <strong>nel</strong> 952 dC. Una corona che per altri<br />

cinquanta anni fu ereditata dai due successori, Ottone<br />

II e III.<br />

Quelli <strong>della</strong> dominazione longobarda, iniziati dopo il<br />

674 dC con la totale distruzione <strong>della</strong> città per<br />

diretta mano di Romualdo, duca di Benevento,<br />

furono per <strong>Brindisi</strong> anni bui e di buio quasi totale su<br />

quanto poté accadere in una città comunque in<br />

macerie, semiabbandonata, quasi completamente<br />

disabitata e di fatto ruralizzata.<br />

I Longobardi rimasero <strong>nel</strong> centro-nord d’Italia fino<br />

al 774 dC e poi una buona parte d’Italia passò sotto<br />

il diretto dominio dei Franchi di Carlo Magno,<br />

incoronato imperatore da Papa Gregorio II <strong>nel</strong>la<br />

basilica di San Pietro la notte di Natale dell’800,<br />

dando nascita al Sacro Romano Impero, che durò<br />

fino al 1806, quando Napoleone indusse a rinunciare<br />

l’ultimo imperatore, Francesco Giuseppe d'Asburgo.<br />

Nel sud, invece, dai principati di Benevento e<br />

Salerno, i Longobardi continuarono a dominare con<br />

alterne vicende per ancora qualche secolo, anche se<br />

costantemente incalzati, a più riprese, sia dai<br />

Bizantini che sempre riuscirono a conservare<br />

Otranto con il suo entroterra e con la punta <strong>della</strong><br />

regione calabrese, sia dai sacri romani imperatori, e<br />

sia dagli Arabi entrati prepotentemente in scena<br />

dopo aver conquistato la Sicilia.<br />

<strong>Brindisi</strong> dai Longobardi ai Normanni<br />

tra Bizantini, Saraceni, Slavi e altri<br />

In tutti quei tantissimi anni bui, trascorsi sotto i<br />

Longobardi, <strong>Brindisi</strong> se la passò decisamente male,<br />

tra l’altro perché esposta indifesa alla mercé di<br />

eserciti, barbari e banditi d’ogni provenienza:<br />

Saraceni dal sud, Slavi dal nord e dal nordest, e<br />

quant’altri che, fin da prima e fino a molto dopo, ci<br />

fossero a governare i Longobardi oppure i Bizantini,<br />

spadroneggiarono per secoli sulla sfortunata città.<br />

Scacciati definitivamente i Longobardi dal nord,<br />

infatti, dovevano trascorrrere a <strong>Brindisi</strong> in precaria<br />

situazione, ancora ben altri trecento anni -fino al<br />

1070- durante i quali il governo sulla città lo<br />

esercitarono formalmente i Bizantini dell’impero<br />

romano d’Oriente, attraverso una serie di<br />

amministratori e funzionari civili e militari che si<br />

avvicendarono e che con numerose e lunghe<br />

soluzioni di continuità si alternarono con i principi<br />

longobardi e con altri occasionali invasori di turno.<br />

Tra questi invasori occasionali, primeggiarono i<br />

Saraceni, che a <strong>Brindisi</strong> bruciarono e derubarono<br />

molte chiese, lasciando in piedi non senza denudarle<br />

quelle di San Leucio e di Santa Maria del Ponte.<br />

Nell’838, distrussero la città riducendola a poco più<br />

di un caseggiato e tentarono di utilizzare il porto di<br />

<strong>Brindisi</strong> come loro base per le operazioni militari<br />

saracene <strong>nel</strong> basso Adriatico.<br />

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