12.01.2017 Views

Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

I Longobardi e la questione dell’Iconoclastia<br />

Il dominio bizantino su tutta l’Italia però, non era<br />

destinato a rimanere incontrastato e doveva durare<br />

ben poco: solo fino a quando, <strong>nel</strong> 568 dC, emigrarono<br />

in massa dalle loro terre nordiche i Longobardi, che<br />

scesero in Italia e iniziarono una progressiva<br />

invasione che li portò a occupare quasi tutta la<br />

penisola.<br />

Al loro arrivo in Italia i Longobardi entrarono in<br />

contatto con la realtà culturale di un territorio<br />

divenuto crocevia strategico tra Occidente e Oriente,<br />

già cuore dell'impero romano e sede <strong>della</strong> cristianità,<br />

e la loro stabilizzazione sul territorio italiano implicò<br />

il confronto con la popolazione locale, determinando<br />

un lento processo d’integrazione che diede vita ad<br />

una cultura nuova, capace di coniugare la tradizione<br />

germanica con quella classica e romano‐cristiana.<br />

I Longobardi, che posero la loro capitale italiana a<br />

Pavia, non possedendo una flotta, non riuscirono a<br />

espugnare stabilmente le città costiere e <strong>nel</strong> 605 dC,<br />

dopo aver cercato a lungo di conseguire uno sbocco<br />

sul mare, Arechi I, duca di Benevento caposaldo<br />

longobardo di tutta l’Italia meridionale, stipulò una<br />

instabile tregua con i Bizantini, che durò fino a<br />

quando l’imperatore Costante II sbarcò a Taranto <strong>nel</strong><br />

663 dC, liberando temporalmente il meridione dalla<br />

presenza longobarda, senza però poter liberare<br />

Benevento, energicamente difesa dal duca Romualdo.<br />

Poi, dopo l’omicidio dello stesso Costante II, avvenuto<br />

in Sicilia, a Siracusa <strong>nel</strong> 668 dC, i Longobardi<br />

rioccuparono lo strategico ducato di Calabria,<br />

recuperando molti dei territori e delle città del<br />

meridione d’Itala.<br />

Nell’anno 726 dC esplose una grave crisi religiosa in<br />

seno alla cristianità, promossa dall’imperatore Leone<br />

III che, accogliendo le teorie iconoclaste, proibì il<br />

culto delle immagini e ne ordinò la distruzione, per<br />

opporsi alla deriva pagana <strong>nel</strong> cristianesimo e per<br />

contrastare le critiche del mondo giudaico e<br />

musulmano.<br />

Anche se l’obiettivo formale dell’iconoclastia restò<br />

quello di ostacolare il più possibile i fenomeni di<br />

devozione e venerazione popolare nei confronti delle<br />

icone, <strong>nel</strong>la misura in cui essi alimentavano il potere<br />

dei monasteri, a tali motivazioni di carattere religioso<br />

e disciplinare si accompagnarono subito importanti<br />

ragioni politiche strettamente legate all’intrapresa<br />

riorganizzazione <strong>della</strong> struttura statale dell’impero.<br />

La nuova dottrina iconoclasta avrebbe, infatti,<br />

costituito la base per la riaffermazione del potere<br />

politico e religioso dell’impero in Italia, nei confronti<br />

dei Longobardi e del papato, rispettivamente.<br />

<strong>Brindisi</strong> sotto la dominazione longobarda<br />

Nel 568 dC, i Longobardi cominciarono a invadere<br />

l’Italia procedendo gradualmente, ma abbastanza<br />

celermente, da nord a sud.<br />

Nel centro sud <strong>della</strong> penisola fondarono i ducati di<br />

Spoleto, a est di Roma, e di Benevento a sud di<br />

Roma, pressionando da quelli sul bizantino ducato<br />

di Calabria, creato mediante l’aggregazione <strong>della</strong><br />

penisola del Bruzio, l’odierna Calabria, con la<br />

penisola costituita dalla parte meridionale <strong>della</strong><br />

romana Apulia e dalla romana Calabria, l’attuale<br />

Salento: due penisole ben distinte, ma inizialmente<br />

collegate da una fascia costiera che si estendeva<br />

lungo la riva occidentale del golfo di Taranto.<br />

È qui da segnalare che, nonostante la storiografia<br />

enfatizzi il barbarismo dei Longobardi nei territori<br />

meridionali, i ’’civili’’ Bizantini che quei territori<br />

governarono e disputarono loro, in quegli anni non<br />

furono molto di meno e spesso, anzi, li superarono<br />

<strong>nel</strong>l’avidità rapace e <strong>nel</strong>la crudeltà raffinata.<br />

Fin dalla fine del VI secolo, infatti, la città di <strong>Brindisi</strong><br />

e la sua Chiesa erano già impoverite, ma non per<br />

opera dei Longobardi che n’erano ancora lontani,<br />

quanto a causa del governo esoso e fiscale degli<br />

ufficiali corrotti dell’impero.<br />

Gran parte del Salento appariva desertificato ancor<br />

prima che, provenienti dalla Lucania e dall’alta<br />

Puglia, i Longobardi irrompessero in quell’estrema<br />

punta orientale, dove Otranto fu l’unica città<br />

importante che permase, quasi ininterrottamente,<br />

sotto il saldo controllo imperiale bizantino.<br />

«La conquista longobarda di <strong>Brindisi</strong> avvenne <strong>nel</strong>la<br />

seconda metà del VII secolo, in un arco di tempo<br />

compreso tra la morte dell’imperatore d’Oriente<br />

Costanzo II, avvenuta <strong>nel</strong> 668, e quella del duca di<br />

Benevento Romualdo, avvenuta <strong>nel</strong> 677.<br />

Nel 674, i Longobardi, guidati da Romualdo, rasero<br />

al suolo <strong>Brindisi</strong> perché ’’città marittima difficile da<br />

riconquistare’’. Lo scalo brindisino poteva servire<br />

soltanto ai Greci e quindi, i Longobardi preferirono<br />

distruggerlo piuttosto che lasciarlo agli avversari.<br />

Prezioso, l’ultimo vescovo residente a <strong>Brindisi</strong> prima<br />

del trasferimento <strong>della</strong> sede episcopale a Oria, morì<br />

poco prima dell’arrivo dei Longobardi di Benevento<br />

e venne seppellito lontano dalla città -attuale zona<br />

Paradiso- in un sarcofago con una scritta quasi<br />

graffita ad indicare la sepoltura affrettata fatta da<br />

una cittadinanza sbandata e, probabilmente, già in<br />

fuga.<br />

La documentazione epigrafica dà, infatti, la certezza<br />

che rimasero ai margini <strong>della</strong> città solo pochi gruppi<br />

50

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!