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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Tito (79 – 81 dC)<br />

Tito regnò per un periodo molto breve, ma riuscì<br />

ugualmente a godere di una forte stima. Portò a<br />

compimento la costruzione del Colosseo, ottenne<br />

vittorie importanti contro la sedizione degli ebrei ed<br />

ebbe modo di vivere la distruzione di Pompei ed<br />

Ercolano a causa dell’eruzione del Vesuvio.<br />

Domiziano (81 – 96 dC)<br />

Domiziano succedette al proprio fratello Tito. Nell’83<br />

dC, dopo una campagna vittoriosa combattuta contro<br />

i Chatti sul medio Reno in Germania, iniziò la<br />

costruzione di grandi accampamenti militari nei<br />

limes e per aumentarne la difesa, fece costruire mura<br />

che partivano da un accampamento e finivano in un<br />

altro.<br />

Nell’85 dC affrontò il problema <strong>della</strong> Dacia,<br />

stipulando una pace con il re Decebalo che era<br />

riuscito a unificare le varie tribù e rendersi<br />

sufficientemente potente da porre problemi seri e<br />

concreti ai Romani.<br />

Lo stile autocratico <strong>della</strong> sua politica però, costò caro<br />

a Domiziano, che <strong>nel</strong> 96 dC cadde vittima di una<br />

congiura e il senato, dopo la sua morte, decretò la<br />

damnatio memoriae: l’abbattimento di tutte le sue<br />

statue e la cancellazione di tutte le sue iscrizioni, in<br />

modo che ne venisse cancellata la memoria.<br />

Nerva (96 – 98 dC)<br />

Dopo la caduta di Domiziano l’impero fu affidato a<br />

Nerva, il quale cercò di diminuire una crescente<br />

pressione fiscale con delle riforme, oltre ad attuare<br />

una importante riforma agraria. Queste sue riforme<br />

furono poi riprese dai suoi successori. Nerva morì <strong>nel</strong><br />

98 dC dopo aver adottato Traiano.<br />

Traiano (98 – 117 dC)<br />

Traiano, appartenente all’aristocrazia <strong>della</strong> provincia<br />

romana, quella iberica, fu il primo imperatore non<br />

italico. Uomo dalla grande esperienza militare, ma<br />

anche dal forte senso di rispetto al senato.<br />

Per contrastare l’ennesima crisi monetaria che era<br />

sorta, Roma aveva bisogno di regioni ricche di oro:<br />

Traiano intravide <strong>nel</strong>la Dacia la regione adatta allo<br />

scopo. Conquistatala con una grandissima spedizione<br />

militare, proseguì con altre campagne militari, prima<br />

in Arabia e poi contro i Parti, portando, <strong>nel</strong> 117 dC, i<br />

confini dell’impero alla loro massima estensione.<br />

Subito dopo, richiamato a fronteggiare una rivolta<br />

degli Ebrei scoppiata in Mesopotamia e poi estesasi<br />

anche a Cirene e altre province orientali, decise di<br />

abbandonare strategicamente le recenti conquiste e,<br />

colpito da una grave malattia, morì in Cilicia.<br />

in pieno centro urbano, che riposa ancora sotto il<br />

piano stradale, <strong>nel</strong>la confluenza di via Pozzo Traiano<br />

con la salita di via San Dionisio e via Annunziata.<br />

Il pozzo, un’opera idraulica grandiosa e veramente<br />

sorprendente per essere stata costruita poco dopo<br />

l’anno 100 dC, quasi venti secoli orsono, restò in<br />

efficienza fino a tutto l’Ottocento ed è tuttora<br />

raggiungibile attraverso un tombino.<br />

Riforniva d’acqua tutta l’urbe brindisina, che ai<br />

tempi dell’impero giunse a contare ben ventiquattro<br />

fontane pubbliche.<br />

Il pozzo si compone di due camere con due vasche<br />

divise da un diaframma con varie aperture. Una<br />

vasca di raccolta e decantazione, l’altra di<br />

chiarificazione.<br />

Nella prima immettevano quattro cunicoli da<br />

opposte direzioni e ad altezze differenti rispetto al<br />

fondo, con la funzione di raccogliere le acque di tutto<br />

il bacino acquifero. Una volta raccolta e decantata,<br />

l’acqua attraverso uno sfioratore passava <strong>nel</strong>la<br />

seconda vasca provvista di estrazione.<br />

Sui lati lunghi di ogni vasca tre grossi pilastri in<br />

pietra da taglio, per un totale di dodici,<br />

sorreggevano gli archivolti.<br />

Il Pozzo Traiano completava ed eventualmente<br />

s’integrava con gli altri numerosi impianti idrici<br />

brindisini risalenti all’epoca imperiale: l’acquedotto<br />

detto di pozzo di Vito, le terme dell’Apollinare,<br />

l’acquedotto traianeo, le terme rinvenute prossime a<br />

piazza Crispi e quelle prossime a piazza Vittoria.<br />

Il 27 ottobre dell’anno 113 dC, Traiano intraprese la<br />

sua ultima grande impresa militare diretta verso<br />

l’Asia Minore: inizialmente verso l’Armenia dove la<br />

situazione politica nei riguardi di Roma stava<br />

precipitando e proseguendo quindi sull’Assiria e la<br />

Mesopotamia.<br />

Traiano giunse con la sua legione a <strong>Brindisi</strong>, per così<br />

imbarcarsi <strong>nel</strong>la missione che era destinata a far<br />

raggiungere la massima estensione all’impero, ed in<br />

quell’occasione dispose l’inizio dei grandi lavori di<br />

ricondizionamento <strong>della</strong> vecchia via Minucia fino a<br />

quel porto di <strong>Brindisi</strong>, che lui ben riconosceva,<br />

essere ancora strategicamente molto importante per<br />

Roma e per l’impero.<br />

Adriano, il successore di Traiano, fu un imperatore<br />

viaggiatore dall’animo gentile e poco guerriero. Egli<br />

imperò dall’anno 117 dC per vent’anni e predilesse<br />

la Grecia tra tutte le nazioni dell’impero. E in Grecia,<br />

<strong>nel</strong>la sua amata Atene, si recò più volte partendo e<br />

rientrando, quasi sempre, dal porto di <strong>Brindisi</strong>.<br />

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