Brindisi nel constesto della storia
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
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Caligola (37 – 41 dC)<br />
Caligola divenne imperatore in un periodo di<br />
fortissime tensioni dinastiche e senatoriali. Egli riuscì<br />
ad accaparrarsi il consenso sia dei pretoriani che<br />
<strong>della</strong> popolazione, inaugurando una politica<br />
stravagante e rischiosa, fatta di donazioni, grandi<br />
spettacoli e imponenti piani edilizi. Tutti questi svaghi<br />
e lasciti portarono presto al collasso le casse statali.<br />
Inoltre, l’ideale di Caligola era quello di instaurare<br />
una monarchia assoluta e di divenire un sovrano sul<br />
modello orientale. E per questo, <strong>nel</strong> 41 dC fu ucciso da<br />
una congiura dei pretoriani che consegnarono il<br />
potere a suo zio, Claudio.<br />
Claudio (41 – 54 dC)<br />
Claudio fu il primo imperatore a essere nominato e<br />
acclamato dai militari: l’esercito era diventato il<br />
centro di comando politico principale, il cui consenso<br />
superava, in importanza, senato e popolo, un fatto,<br />
fino a quella data, che non si era ancora realizzato.<br />
Le continue lotte intestine con una pace solo forzata<br />
all’interno dell’urbe, avevano privato la popolazione<br />
romana di una politica unitaria intorno a dei progetti<br />
a lungo termine, com’era invece stato durante la<br />
repubblica e, anche prima ancora, durante la<br />
monarchia.<br />
La popolazione infatti, si poteva tenere sotto controllo<br />
mediante i giochi e l’edificazione di opere pubbliche,<br />
appagando i bisogni spiccioli delle persone; mentre il<br />
senato, costituito da persone già soddisfatte in<br />
termini individuali, non costituiva più il centro<br />
decisionale aristocratico, ma solo un’assemblea<br />
consultiva.<br />
L’esercito, invece, era costituito da persone disposte a<br />
tutto, pur di migliorare la propria condizione e le<br />
varie riforme dell’esercito, attuate per consentire un<br />
arruolamento di soldati professionisti in grande<br />
quantità, sempre pronti ad entrare in azione,<br />
diventarono il centro di interesse di quanti volevano<br />
avere un riscatto dalla vita, fosse anche solo in<br />
termini di ricchezze offerte dalla guerra.<br />
Ma dopo la formazione di questi eserciti di<br />
professionisti, non legati direttamente al potere<br />
statuale se non dalla paga, il generale divenne l’uomo<br />
<strong>nel</strong> quale gravava l’intera fiducia e forza delle sue<br />
stesse truppe, e, così, diventò egli stesso un capo<br />
politico, oltre che militare.<br />
Inoltre, l’esercito, di per sé, era una forza politica e<br />
storica che consentiva di fare pressioni dirette sul<br />
centro esecutivo del potere, come avevano ben<br />
dimostrato le azioni di Cesare e di Augusto.<br />
Brundisium, anche durante l’epoca imperiale<br />
continuò a rivestire con il suo porto un ruolo di<br />
primissima importanza per Roma: un’importanza<br />
strategica, militare politica e commerciale.<br />
Viaggi e percorsi passarono per <strong>Brindisi</strong> e, fin da<br />
sotto Augusto -lo racconta Plinio il Vecchio- per<br />
opera di suo genero Menemio Agrippa, furono<br />
raccolte le misure delle distanze da <strong>Brindisi</strong> alle<br />
località più notevoli dell’epoca, distanze che<br />
venivano quindi sommate al percorso <strong>della</strong> via<br />
Appia per ottenere quelle totali da Roma. Ecco di<br />
seguito due percorsi tra i più importanti:<br />
Roma‐Brundisium‐Durracchium‐Tessalonike, cioè: la<br />
via Appia -360 miglia- più 225 miglia di traghetto da<br />
<strong>Brindisi</strong> a Durazzo, più 245 miglia <strong>della</strong> via Egnatia<br />
sull’altra sponda dell’Adriatico.<br />
Roma‐Eufrate, cioè: 360 miglia di via Appia, più 87<br />
miglia da <strong>Brindisi</strong> a Acroceraunia (Valona), più 132<br />
miglia da Valona a Corfù, più 87 miglia da Corfù a<br />
Leucade, più 88 miglia da Leucate a Patrasso, più<br />
102 miglia da Patrasso all’Istmo di Corinto, più 212<br />
miglia dall’Istmo di Corinto a Delo, più 200 miglia da<br />
Delo a Efeso, più 499 miglia da Efeso a Mazaca<br />
(Cappadocia), più 244 miglia da Mazaca a Eufrate.<br />
Plinio il Vecchio scrisse che <strong>Brindisi</strong> era una delle<br />
prime città italiane grazie al suo magnifico porto,<br />
che godeva <strong>della</strong> fama di essere molto sicuro ed<br />
aveva, inoltre, allora che la navigazione era a vela,<br />
l’immenso vantaggio del vento di terra notturno<br />
favorevole all’uscita dal porto, mentre di giorno la<br />
brezza marina favoriva l’avvicinarsi e l’entrare <strong>nel</strong><br />
porto.<br />
Il porto di <strong>Brindisi</strong> aveva infine un altro grande<br />
vantaggio naturale, come lo ricordò lo stesso Plinio:<br />
quello di fornire acqua potabile da più sorgenti che<br />
sgorgavano presso gli imbarcaderi; le più<br />
apprezzate quelle di Posillipo e delle Fonta<strong>nel</strong>le.<br />
Durante l’impero romano, il porto di <strong>Brindisi</strong> venne<br />
quindi privilegiato per le relazioni con tutto<br />
l’Oriente e venne preferito a qualunque altro porto<br />
del sud Adriatico.<br />
E, passando e sostando a <strong>Brindisi</strong>, viaggiarono in<br />
tanti e per tanti motivi diversi: commercianti,<br />
affaristi, funzionari, militari, politici, autorità,<br />
intellettuali, studiosi, artisti, turisti. E, inoltre… tanti<br />
eserciti e, soprattutto, tantissime merci.<br />
Nel 20 dC a <strong>Brindisi</strong> giunsero le ceneri di Germanico,<br />
il principe morto giovane in circostanze misteriose<br />
in Antiochia di Siria, raccolte <strong>nel</strong>l’urna<br />
ostentatamente portata in braccio dalla sua vedova,<br />
Agrippina Major.<br />
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