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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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E fu proprio passando in Illiria che l’esercito romano<br />

iniziò la guerra contro il re macedone, Filippo, che era<br />

divenuto troppo potente agli occhi di Roma.<br />

Nel secondo anno <strong>della</strong> guerra, i Romani cercarono di<br />

penetrare in Grecia e Filippo sbarrò loro la strada<br />

finchè, <strong>nel</strong> 197 aC, dovette affrontare una battaglia<br />

decisiva <strong>nel</strong>la Tessalia, risultandone sconfitto.<br />

Messo fuori dalla politica greca, il re Filippo di<br />

Macedonia ventilò costantemente in suo cuore la<br />

vendetta e si preparò alla guerra contro Roma, ma<br />

mori <strong>nel</strong> 179 aC senza aver raggiunto l'agognato<br />

scopo.<br />

Gli successe Perseo, che ereditò un eccellente esercito<br />

e un'ottima situazione finanziaria. Il re Perseo cercò<br />

di stringere relazioni con gli stati ellenistici e i<br />

Romani cominciarono a temere che egli minacciasse<br />

la loro egemonia sui Greci e, <strong>nel</strong> 171 aC, decisero di<br />

muovergli guerra.<br />

La guerra giunse alla sua fase decisiva <strong>nel</strong> 168 aC a<br />

opera del console Lucio Emilio Paullo, figlio del vinto<br />

di Canne, e il 22 giugno di quell’anno, Perseo rimase<br />

completamente disfatto a Pidna e fu preso prigioniero<br />

a Samotrace. Nel 167 aC Paullo trascinò Perseo a<br />

Roma davanti al suo carro di trionfo, poi fu internato<br />

ad Alba presso il lago Fucino, e lì finalmente morì<br />

<strong>nel</strong>l’anno 165 aC.<br />

Il bottino macedone recato a Roma da Emilio Paullo,<br />

fu così vantaggioso per le finanze romane che dall'ora<br />

in avanti non venne più riscossa ai cittadini romani<br />

l'imposta diretta, il tributum.<br />

La caduta <strong>della</strong> Macedonia e l’avvenuto rifiorimento<br />

di Cartagine, indussero il console romano Catone,<br />

detto il vecchio, a incolpare pretestuosamente i<br />

Cartaginesi di violazione dei vecchi trattati e, cosi,<br />

<strong>nel</strong>l’anno 150 aC, i Romani decisero di dichiarare la<br />

guerra a Cartagine, affidandone la direzione a<br />

Scipione Emiliano.<br />

Finalmente, <strong>nel</strong> 146 aC, Cartagine venne distrutta,<br />

spopolata e il suo territorio fu annesso allo stato<br />

romano come provincia sotto il nome di Africa.<br />

Per sei giorni e per sei notti i Romani avanzarono<br />

gradualmente <strong>nel</strong>la parte alta <strong>della</strong> città, bruciando e<br />

distruggendo tutte le abitazioni. Dopo sette giorni la<br />

città si arrese e 50.000 tra uomini e donne furono<br />

ridotti in schiavitù.<br />

L'incendio di Cartagine divampò per più di dieci<br />

giorni; le rovine furono rase al suolo; sul luogo fu<br />

passato l'aratro e nei solchi fu sparso del sale.<br />

Cartagine fu cancellata dalla faccia <strong>della</strong> terra.<br />

Con le guerre annibaliche, <strong>Brindisi</strong> divenne sede<br />

permanente di una poderosa flotta romana,<br />

dapprima in funzione anti-cartaginese e poi, subito<br />

dopo la vittoria di Annibale sui Romani del 216 aC a<br />

Canne, assumendo <strong>nel</strong> 215 aC, sotto il comando del<br />

pretore Marco Valerio Levino, anche il compito<br />

strategico più complesso <strong>della</strong> difesa delle coste<br />

italiane dal re macedone Filippo V il quale,<br />

approfittando del declino militare degli Illiri, aveva<br />

cominciato a spadroneggiare, oltre che sull’Egeo,<br />

anche sulle coste adriatiche orientali, nonché su<br />

quelle italiane, sia le adriatiche e sia le ioniche.<br />

Annibale non riuscì mai a penetrare <strong>Brindisi</strong>, come<br />

invece poté fare con la vicina Taranto <strong>nel</strong> 212 aC, e<br />

<strong>Brindisi</strong> restò sempre fedele a Roma, anche quando,<br />

<strong>nel</strong>l’anno 209 aC, ben dodici delle trenta colonie si<br />

rifiutarono di continuare la lotta contro i<br />

Cartaginesi, e in quella occasione il senato romano<br />

manifestò solennemente la riconoscenza di Roma<br />

verso la città di <strong>Brindisi</strong>.<br />

E fu proprio da <strong>Brindisi</strong> che, in quello stesso anno<br />

209 aC, prese le mosse il console Quinto Fabio<br />

Massimo con due legioni giunte via mare dalla Sicilia<br />

e occupò Manduria per poter isolare Annibale dai<br />

Sallenzini, suoi alleati, e per riprendere Taranto.<br />

Dopo la sconfitta di Annibale per opera di Scipione<br />

<strong>nel</strong> 202 aC, Roma volse le sue attenzioni militari<br />

verso la Macedonia e il suo re Filippo, il quale era<br />

stato un pericoloso partigiano e alleato di Annibale<br />

durante i lunghi anni <strong>della</strong> guerra.<br />

Annibale e Scipione<br />

Nel 200 aC venne a <strong>Brindisi</strong> Publio Sulpicio Galba e,<br />

arruolati i veterani volontari dell’esercito africano<br />

<strong>nel</strong>le legioni, salpò sbarcando ad Apollonia. Qualche<br />

anno dopo, <strong>nel</strong> 198 aC, lo raggiunse anche l’altro<br />

console, Tito Quinzio Flaminio, il quale partì dal<br />

porto di <strong>Brindisi</strong> con 8.000 fanti e 800 cavalieri.<br />

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