Brindisi nel constesto della storia
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
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fu costretto a subire la vergogna di passare sotto il<br />
giogo alle “forche caudine” e consegnare in ostaggio<br />
di pace seicento dei suoi migliori cavalieri.<br />
I Romani allora, <strong>nel</strong> 318 aC, decisero di entrare<br />
<strong>nel</strong>l'Apulia, devastando il paese dei Dauni. I Sanniti,<br />
irritati e palesemente minacciati da questo procedere<br />
dei Romani in Apulia, riaccesero la guerra <strong>nel</strong> 315 aC:<br />
la pace caudina non era stata violata dai Romani, ma<br />
dai Sanniti e la vita dei seicento ostaggi romani fu<br />
salva. La strategia dei Romani aveva funzionato!<br />
Dopo alterne vicende, le sorti di questa seconda fase<br />
<strong>della</strong> guerra cominciarono a declinare per i Sanniti e<br />
questi si coalizzarono con gli Etruschi per costringere<br />
Roma a sostenere la guerra su due fronti.<br />
Il censore Appio Claudio pensò allora riorganizzare<br />
l'esercito, sostituendo il denaro alla terra come base<br />
del reclutamento, permettendo cosi il grande<br />
aumento del contingente che era indispensabile per il<br />
successo <strong>della</strong> guerra contemporanea contro Etruschi<br />
e Sanniti.<br />
Dal lato dell'Etruria i Romani attaccarono con forza,<br />
mentre sul teatro meridionale <strong>della</strong> guerra, <strong>nel</strong><br />
Sannio, si limitarono inizialmente a mantenere la<br />
difensiva. Sconfissero cosi gli Etruschi <strong>nel</strong> 309 aC e<br />
quindi si diressero a sud, conducendo <strong>nel</strong> Sannio una<br />
guerra di sterminio fino al raggiungimento <strong>della</strong><br />
vittoria definitiva del 304 aC.<br />
Già il censore Appio Claudio <strong>nel</strong> 310 aC aveva iniziato<br />
l'opera di collegamento del mezzogiorno d'Italia con<br />
Roma, mediante la costruzione <strong>della</strong> via Appia, che<br />
originalmente unì Roma con Capua.<br />
Negli anni che seguirono alla grande guerra<br />
sannitica, le mire dei Romani sul mezzogiorno si<br />
consolidarono, sia con nuove infrastrutture, sia con<br />
spregiudicata diplomazia e, nonché, con azioni<br />
vittoriose di guerra: contro i soliti Sanniti, gli<br />
Etruschi, e i Galli.<br />
Roma, intorno al 280 aC aveva già vincolato ai propri<br />
interessi il mezzogiorno d'Italia, dove non lo aveva<br />
direttamente soggiogato: restavano da sottomettere<br />
solamente <strong>Brindisi</strong> Taranto.<br />
Quest’ultima, la più potente città commerciale greca,<br />
si era sempre trovata esposta agli attacchi delle<br />
popolazioni italiche vicine e si era difesa con l'aiuto di<br />
mercenari assoldati <strong>nel</strong>la madrepatria ellenica.<br />
Taranto quindi, che non era in grado di difendersi da<br />
sé, ma che aveva denaro ed era disposta a spenderlo,<br />
volle così accaparrarsi l'aiuto del primo generale<br />
dell'epoca, e chiamò dalla Grecia il re Pirro d'Epiro.<br />
Fino ad allora, fino a quando cioè non furono<br />
sottomessi del tutto dai Romani, gli Japigi e in<br />
particolare i Messapi, anche se fortemente<br />
influenzati dalla cultura greca, sia quella originale<br />
d’oltre mare e sia successivamente quella grecotarantina<br />
ben più vicina y più presente, erano stati<br />
in grado di mantenere durante vari secoli una<br />
propria importante identità ed autonomia, politica,<br />
militare e culturale.<br />
Simbolo di queste genti messapiche divenne infatti<br />
la Trozzella, una tipica forma <strong>della</strong> loro ceramica<br />
vascolare. Si tratta di un’anfora dalla forma ovoidale<br />
più o meno rastremata alla base, con alte anse<br />
nastriformi verticali che terminano, in alto e<br />
all’attacco col ventre, con quattro trozze o rotelline<br />
plastiche, e che presenta elementi decorativi<br />
geometrici come cerchi, scacchiere, quadrati e<br />
triangoli, accanto a elementi fitomorfi come foglie.<br />
La trozzella fu prodotta <strong>nel</strong> Salento <strong>nel</strong> VII e VIII<br />
secolo aC e risentì dell’influenza proto-geometrica<br />
micenea.<br />
La trozzella – reperto messapico di <strong>Brindisi</strong><br />
<strong>Brindisi</strong> fu l’ultima città messapica ad essere<br />
incorporata, <strong>nel</strong>l’anno 266 aC, ai domini italici di<br />
Roma, dopo due dure campagne militari: la prima<br />
condotta dai consoli Attilio Regolo e Giunio Libone<br />
trionfanti de Sallentineis, la seconda condotta dai<br />
consoli Numerio Fabio e Decio Giunio trionfanti de<br />
Sallentineis Messapieisque. Eppure, <strong>Brindisi</strong> si rivelò<br />
presto destinata ad essere fedele alleata di<br />
quell’urbe repubblicana, e poi imperiale.<br />
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