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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Il trattato, che fu rinnovato <strong>nel</strong> 358 aC. e che, se pur<br />

modificato a vantaggio dei Romani, esisteva ancora al<br />

tempo di Cicerone, stabiliva pace perpetua fra le due<br />

parti e prevedeva che in guerra, Romani e Latini<br />

avrebbero dovuto sostenersi a vicenda.<br />

Però, la repubblica si trovò a lottare contro gli<br />

Etruschi, e così il primo ampliamento del suo<br />

territorio avvenne verso nord, dal lato <strong>della</strong> Sabina.<br />

Seguirono numerose le guerre e le conquiste di città e<br />

di territori limitrofi, e la battaglia più aspra fu<br />

combattuta contro Veio, a sud del Tevere durante<br />

lunghi dieci anni, dal 405 al 396 aC, e la finì il<br />

dittatore Marco Furio Camillo, con la presa e<br />

distruzione di quella città.<br />

Negli ultimi decenni del V secolo, i Celti, movendo dal<br />

Danubio attraverso la Germania meridionale,<br />

avevano occupato Francia e Spagna e poi, valicando<br />

le Alpi, erano discesi in Italia e avevano conquistato le<br />

etrusche Milano e Bologna.<br />

Quindi, e inevitabilmente, i Celti o Galli, puntarono più<br />

a sud, minacciando direttamente Roma.<br />

L'esercito romano uscì incontro a quello dei Galli:<br />

passò il Tevere e il 18 luglio dell'anno 390 aC venne a<br />

battaglia e fu travolto da Brenno, il quale, appena tre<br />

giorni dopo la battaglia, arrivò a Roma e occupò la<br />

città ad eccezione <strong>della</strong> rocca sul Campidoglio.<br />

Durante l'occupazione, una porzione <strong>della</strong> città andò<br />

distrutta in fiamme. I Romani furono costretti a<br />

comprare un accordo con i Galli al prezzo di mille<br />

libbre d'oro e questi, dopo sette mesi di occupazione,<br />

finalmente lasciarono Roma.<br />

Negli anni a venire ripresero le guerre contro gli<br />

Etruschi, ma l'evento più importante di quell'epoca fu<br />

l'alleanza di Roma col Sannio <strong>nel</strong> 354 aC, con la quale<br />

la politica romana estese per la prima volta la sua<br />

azione <strong>nel</strong>l'Italia meridionale.<br />

I Romani quindi, completarono l’assoggettamento dei<br />

Latini: <strong>nel</strong>lo stesso anno 338 aC in cui i Greci erano<br />

sottomessi ai Macedoni, in Italia i Latini lo furono ai<br />

Romani e per i “romani latini” si era aperta la via di<br />

allargamento verso il sud <strong>della</strong> penisola, in quel<br />

meridione che stava diventando da molti anni greco,<br />

anche senza aver fatto i Greci guerra alcuna di<br />

conquista con le armi.<br />

A sud, la grande guerra, detta sannitica, durò oltre<br />

vent'anni, dal 326 al 304 aC, anche se fu combattuta<br />

in due distinte fasi: una prima fase durata dal 326 al<br />

321 aC e un'altra durata dal 316 al 304 aC.<br />

La prima fase <strong>della</strong> guerra finì disastrosamente per i<br />

Romani: l'esercito intrappolato ebbe salva la vita, ma<br />

i Messapi brindisini e i Lacedemoni tarantini<br />

coesisterono, non di certo sempre pacificamente.<br />

Secondo quano scrisse Aristotele, dopo la seconda<br />

guerra messenica, alcuni cittadini di Sparta, nati<br />

dall’unione adulterina delle madri lacedemoni con i<br />

loro schiavi, emigrarono verso la Magna Grecia e<br />

fondarono una colonia in Taranto costringendo poi<br />

gli autoctoni messapici a rifugiarsi a <strong>Brindisi</strong>.<br />

Seguirono secoli di rivalità lotte e guerre aperte dei<br />

Messapi contro i Tarantini con esiti alterni fino a<br />

quando, <strong>nel</strong> 473 aC, sollecitati dalla vendetta e dal<br />

timore del comune pericolo rappresentato da quella<br />

repubblica cresciuta in potenza e vigore, Messapi e<br />

Peucezi e forse anche Dauni, si coalizzarono con un<br />

esercito di 20.000 unità contro la città stato di<br />

Taranto che chiese l’aiuto di Reggio, l’altra capitale<br />

<strong>della</strong> Magna Grecia.<br />

Ma finalmente, dopo alcuni anni di quella guerra<br />

greco-japigica, gli Japigi ebbero in quell’occasione la<br />

meglio e quasi annientarono Tarantini e Reggini.<br />

Taranto comunque evitò il suo totale annientamento<br />

e si riprese. Anche se non risulta che Taranto sia mai<br />

riuscita a vincere in maniera sostanziale sui<br />

Messapi, si registrarono comunque episodi di locali<br />

vittorie tarantine e di loro conquiste parziali<br />

espugnando anche intere città messapiche, tra le<br />

quali resta famosa anche se ancora in parte<br />

enigmatica, la barbara distruzione con il rispettivo<br />

saccheggio di Carbina, Carovigno, un episodio<br />

questo avvenuto forse pochi anni prima o forse<br />

pochi anni dopo quella grande guerra grecomessapica.<br />

Molto probabilmente, con la conquista di Carovigno,<br />

i Tarantini speravano aprirsi un controllo costiero<br />

sull’Adriatico, una testa di ponte dalla quale sarebbe<br />

stato più facile attaccare <strong>Brindisi</strong>, ma questa restò<br />

comunque solo un’aspirazione mai concretizzata.<br />

Taranto rifiorì definitivamente sotto il principato di<br />

Archita, ma alla sua morte, <strong>nel</strong> 347 aC, discordie<br />

interne la indebolirono nuovamente e sotto le<br />

rinnovate minacce dei Messapi si rivolse al re<br />

dell’Epiro, che accorse in suo aiuto intraprendendo<br />

una guerra di logoramento contro i Messapi.<br />

Di fatto, le lotte tra i Tarantini, da una parte e<br />

Messapi, e Japigi più in generale dall’altra, si<br />

protrassero per anni, fino alle guerre sannitiche,<br />

contribuendo al logoramento ed alla disgregazione<br />

di tutti i territori <strong>della</strong> futura Terra d’Otranto, e<br />

finendo con il favorire la conquista romana con la<br />

consequente colonizzazione di tutta l’estrema<br />

penisola pugliese, che divenne Calabria.<br />

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