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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Mentre il maggio parigino creò un 68 fulmineo e<br />

clamoroso, il Sessantotto italiano fu più articolato e<br />

più complesso. Il maggio francese durò, infatti, solo<br />

pochi giorni, anche se sufficienti a poter creare tutto<br />

un immaginario, con i suoi romantici ma impattanti<br />

slogan: «…vietato vietare, la poesia è <strong>nel</strong>le strade,<br />

l’immaginazione al potere, siate realisti chiedete<br />

l’impossibile, non liberateci lo facciamo da soli…». Fu<br />

quello, un moto immediato, dirompente, che inneggiò<br />

alla rivoluzione e alla fantasia allo stesso tempo.<br />

Il Sessantotto italiano invece, non ebbe la minima<br />

intenzione di spegnersi: durò per mesi e anni. Dopo gli<br />

universitari, anche i liceali “occupammo” le scuole<br />

scendendo in piazza e protestando. Il movimento<br />

studentesco sognò l’utopia rivoluzionaria e protestò<br />

“tutto e su tutto” e la contestazione si diffuse dalle<br />

università a tutto il paese, dagli studenti a quasi tutte<br />

le altre componenti <strong>della</strong> società italiana.<br />

La fase più acuta <strong>della</strong> conflittualità si registrò<br />

<strong>nel</strong>l’autunno del 1969, quando al movimento degli<br />

studenti si affiancarono gli operai con gli scioperi per<br />

i rinnovi contrattuali delle grandi fabbriche, <strong>nel</strong><br />

famoso “autunno caldo” con piú di 230 milioni di ore<br />

di sciopero.<br />

E poi, il 12 dicembre 1969, giunse “la strage di piazza<br />

Fontana”… e il romantico 68 “ci” apparve subito già<br />

molto lontano: una bomba alla Banca dell’Agricoltura<br />

di piazza Fontana a Milano, uccise 16 persone e ne<br />

ferì 80, inaugurando quella che poi si scoprì essere<br />

stata una strategia ‐quella <strong>della</strong> tensione‐ e le frange<br />

più estreme dei movimenti per le lotte operaie e dei<br />

movimenti di protesta studentesca, cominciarono a<br />

imboccare una deriva di tipo terroristico con<br />

l’apparizione sulla scena italiana delle Brigate Rosse.<br />

Si era aperta per l’Italia, una lunga stagione buia…<br />

quella che passò alla <strong>storia</strong> come la stagione degli<br />

“anni di piombo”.<br />

Il personale fu organizzato secondo tre livelli<br />

principali: una fascia dirigenziale superiore,<br />

costituita prevalentemente da personale non locale,<br />

con pochi contatti con le maestranze; una fascia<br />

intermedia, costituita dai capi sezione e dai capi<br />

reparto coadiuvati dagli assistenti tecnici, di varia<br />

provenienza; e infine le maestranze, suddivise a loro<br />

volta in varie categorie.<br />

Gli operai giunsero per due terzi dalla provincia<br />

brindisina e per il restante terzo, salvo qualche<br />

eccezione, dalle province pugliesi limitrofi.<br />

Ebbero per metà un’età compresa tra i 21 e i 30 anni<br />

e per un terzo un’età compresa tra i 31 e i 50 anni;<br />

pochi i giovanissimi e ancor meno i più anziani.<br />

Provennero per una metà da famiglie legate<br />

all’agricoltura, anche se in realtà loro stessi<br />

lavoravano nei settori secondario e terziario già<br />

prima dell’entrata <strong>nel</strong>la nuova impresa, a<br />

dimostrazione che a <strong>Brindisi</strong> si era già entrati in un<br />

ambiente preindustriale urbano, ovvero in un<br />

territorio in cui una lunga tradizione di artigianato e<br />

commercio aveva reso già totalmente cittadino lo<br />

stile di vita.<br />

In generale però, le reali possibilità occupazionali<br />

generate dall’industria risultarono, a consuntivo<br />

fatto, insufficienti a soddisfare tutte le grandi<br />

aspettative che si erano generate <strong>nel</strong>la popolazione<br />

<strong>della</strong> regione e, inoltre, essendo una gran parte dei<br />

posti di lavoro creati ‘a tempo’, il sistema finì col<br />

produrre un definitivo sradicamento <strong>della</strong><br />

manodopera dalla campagna e da altri settori<br />

tradizionali aggravandone la crisi già in atto, senza,<br />

peraltro, neanche riuscire a stabilizzarla del tutto<br />

<strong>nel</strong>l’industria: pertanto, di fatto e purtroppo, alla<br />

fine <strong>della</strong> giornata, si trattò di un parziale, ma<br />

ugualmente clamoroso, fallimento.<br />

Bibliografia:<br />

- IL PETROLCHIMICO A BRINDISI: T. Schirinzi – 2014<br />

- LO SVENTRAMENTO DELLE SCIABICHE DAL 1900<br />

AL 1959: G. Perri – 2012<br />

- L’ISOLA DI WIGTH AGOSTO 1970. IO C’ERO: G. Perri<br />

– 2011<br />

- ALLA RICERCA DI UN RUOLO. BRINDISI 1946‐1960:<br />

A. Mita – 2000<br />

- BRINDISI NEL DOPOGUERRA. 10 ANNI DI STORIA<br />

POLITICA: Archivio di Stato di <strong>Brindisi</strong> – 1988<br />

- BRINDISI IERI OGGI DOMANI: N.B. Lo Martire –<br />

1968<br />

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