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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Forse il simbolo più evidente del miracolo economico<br />

e <strong>della</strong> trasformazione dell’Italia, <strong>nel</strong>la popolazione,<br />

<strong>nel</strong>le istituzioni e <strong>nel</strong>la politica, fu la modifica fisica<br />

del territorio, la quale avvenne in modo<br />

straordinariamente rapido, con le campagne<br />

abbandonate e le città cresciute a macchia d’olio,<br />

senza però alcun criterio urbanistico razionale.<br />

Il balzo in avanti dell’Italia con la seconda metà del<br />

XX Secolo fu strabiliante e investì la vita materiale, i<br />

costumi e la stessa mentalità dell’intera popolazione:<br />

- Il reddito nazionale lordo che <strong>nel</strong> 1950 era intorno<br />

agli 8.000 miliardi di lire raggiunse <strong>nel</strong> 1985 i<br />

623.000 miliardi.<br />

- La speranza di vita alla nascita degli uomini passò<br />

dai 63 anni del 1951 ai 73 degli anni ‘90, e quella<br />

delle donne dai 67 agli 80 anni.<br />

- Il consumo annuo pro capite di carne bovina passò<br />

dai 9,7 Kg negli anni ’50 ai 26,4 Kg a fine degli ‘80.<br />

- La produzione agricola crebbe in modo<br />

esponenziale: il frumento passò da una media annua<br />

di circa 83 milioni di quintali l’anno negli anni ’50, a<br />

circa 90 milioni alla fine degli ‘80, gli agrumi da 11<br />

a 32 milioni, la frutta in generale da 28 milioni a<br />

oltre 62.<br />

- L’aumento <strong>della</strong> produzione industriale fu quello più<br />

spettacolare: la siderurgia passò da una media<br />

annua di 5.360.000 quintali di acciaio negli anni ’50,<br />

a oltre 25 milioni di quintali alla fine degli ‘80. Negli<br />

stessi anni, l’industria automobilistica aumentò la<br />

sua produzione da 208.000 vetture l’anno a più di<br />

1.800.000: <strong>nel</strong> 1989, esistevano oltre 45 vetture ogni<br />

cento abitanti, un parco largamente superiore a 26<br />

milioni di unità, quasi la metà <strong>della</strong> popolazione.<br />

E con il benessere giunsero in Italia, naturalmente e<br />

giustamente, anche le proteste, quelle studentesche e<br />

quelle operaie, che a tratti finirono per coincidere e<br />

per confondersi... confondendo, aimè, molti… troppi!<br />

La protesta studentesca esplose <strong>nel</strong> mondo intero a<br />

metà degli anni ’60, involvendo, seppure in modo<br />

differente, i paesi dell’Europa Occidentale e Orientale,<br />

gli Stati Uniti, il Sudamerica e il Giappone.<br />

In Italia, le ragioni <strong>della</strong> protesta studentesca,<br />

iniziata <strong>nel</strong> 1968 sull’eco del maggio francese, si<br />

focalizzarono inizialmente sull’arretratezza <strong>della</strong><br />

stessa istituzione scolastica rispetto alla<br />

scolarizzazione di massa dei tempi nuovi: gli studenti<br />

universitari passarono da 220.000 <strong>nel</strong> 1951 a 550.000<br />

<strong>nel</strong> 1968. Per la prima volta il mondo giovanile si<br />

presentò come un mondo a sé stante e il conflitto tra<br />

gli studenti e l’establishment universitario e politico<br />

assunse contorni generazionali, oltre che di classe.<br />

E anche se ci fu qualche timida riserva da parte dei<br />

politici collocati più a sinistra, che pur apprezzando i<br />

numerosi posti di lavoro che l’impianto avrebbe<br />

assorbito manifestarono scetticismo sull’annunciato<br />

contagio lavorativo alle piccole imprese, in genere i<br />

meridionalisti non sollevarono obiezioni di fondo e<br />

anzi clamarono al progresso che stava finalmente<br />

arrivando al Sud sull’onda petrolchimica.<br />

Aldilà delle analisi economiche e delle riflessioni di<br />

carattere politico, l’installazione del petrolchimico<br />

proiettò la città e la sua provincia <strong>nel</strong> contesto del<br />

processo di industrializzazione del paese e stravolse<br />

comunque la realtà brindisina. Una realtà periferica<br />

e arretrata, che fino a quel momento aveva con<br />

insistenza cercato per lungo tempo, senza però<br />

trovarla, una propria identità <strong>nel</strong>l’ammodernamento<br />

dell’agricoltura, <strong>nel</strong>lo sviluppo per sé dei traffici<br />

commerciali e <strong>nel</strong>le strategie militari dei vari<br />

governi.<br />

L’insediamento <strong>della</strong> Motecatini a <strong>Brindisi</strong> fu quindi<br />

conseguenza di scelte compiute dall’alto e<br />

rispondenti all’avvento <strong>della</strong> società industriale in<br />

Italia e alla logica dell’integrazione del paese <strong>nel</strong><br />

sistema economico mondiale.<br />

E <strong>Brindisi</strong>, con tale insediamento assunse<br />

un’identità industriale: un’identità evidentemente<br />

imposta, anche se allo stesso tempo, e comunque,<br />

ben accettata da quasi tutti i <strong>Brindisi</strong>ni di allora.<br />

Nel primo anno di funzionamento vennero lavorate<br />

1.500.000 ton<strong>nel</strong>late di petrolio, producendo<br />

propilene, etilene, butadiene e altro. Per completare<br />

il ciclo produttivo vennero sottoposte a elettrolisi<br />

200.000 ton<strong>nel</strong>late di salgemma provenienti dalle<br />

miniere siciliane, da cui si ricavarono cloro e soda<br />

caustica, mentre dal mare fu estratto il bromo.<br />

Inizialmente il complesso fece capo a due distinte<br />

società, ovvero la Montecatini e la Polymer: la prima<br />

possedeva gli impianti dell’area petrolifera e la<br />

seconda quelli per la produzione del policloruro di<br />

vinile. Le due società si fusero <strong>nel</strong> 1968 e l'intero<br />

complesso petrolchimico di <strong>Brindisi</strong> passò sotto la<br />

direzione <strong>della</strong> Montedison, con un’unica gestione.<br />

Nel 1964, a lavori d’installazione completati e a due<br />

anni dall'avviamento, il numero totale di dipendenti,<br />

principalmente operai, si assestò sui 4.550, ai quali<br />

se ne aggiunsero all’incirca altri 3.000 delle imprese<br />

appaltatrici che si occuparono sostanzialmente di<br />

manutenzione, costituendo questi ultimi, quasi per<br />

intero, l’indotto, che finalmente restò<br />

insoddisfacente perché molto inferiore alle<br />

ottimistiche previsioni iniziali, deludendo così tutte<br />

le aspettative.<br />

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