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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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generale di Rastenburg, dove il 20 luglio 1944 sfuggì<br />

per puro caso a un attentato dinamitardo<br />

organizzato dal colon<strong>nel</strong>lo Klaus von Stauffenberg.<br />

In pochi mesi la morsa sulla Germania divenne<br />

sempre più stretta: dal luglio all'ottobre del 1944 si<br />

arresero la Romania, l'Ungheria e la Bulgaria, mentre<br />

la Iugoslavia riacquistò l’indipendenza con l'esercito<br />

partigiano comunista, comandato da Tito, nominato<br />

fin dal novembre 1943 presidente di un governo<br />

provvisorio. L'ultimo atto <strong>della</strong> liberazione<br />

dell'Europa orientale e dei Balcani si compì<br />

<strong>nel</strong>l'ottobre del 1944, con lo sbarco inglese in Grecia.<br />

Sovietici e Anglo‐americani minacciavano ormai<br />

sempre più da vicino il Terzo Reich e tuttavia Hitler<br />

continuò a sperare di poter capovolgere le sorti del<br />

conflitto con le nuove armi segrete. Nella primavera<br />

del 1945, gli Alleati ripresero l'offensiva su tutti i<br />

fronti. Gli Anglo‐americani passarono il Reno e<br />

marciarono verso il cuore <strong>della</strong> Germania, dopo aver<br />

sottoposto le città tedesche a numerosi tremendi e<br />

indiscriminatii bombardamenti. I Sovietici, a loro<br />

volta, dopo avere liberato la Polonia occuparono la<br />

Prussia orientale e superarono l'Oder. La tenaglia<br />

antinazista si chiuse il 25 aprile con l'incontro delle<br />

avanguardie americane e sovietiche sull'Elba.<br />

Quasi contemporaneamente, la resistenza tedesca<br />

crollò anche sul fronte italiano, dove gli Angloamericani<br />

superarono in via definitiva la linea Gotica<br />

e irruppero <strong>nel</strong>la Pianura Padana e in tutte le<br />

maggiori città del Nord il 25 aprile 1945. E <strong>nel</strong>lo<br />

stesso giorno, il Comitato di liberazione nazionale<br />

assunse tutti i poteri civili e militari <strong>nel</strong>le regioni<br />

settentrionali. Il 27 aprile, Mussolini, mimetizzato su<br />

un camion di una colonna militare tedesca in ritirata<br />

verso la Valtellina, venne riconosciuto da una<br />

formazione partigiana presso Dongo e il 28 fu<br />

fucilato. Due giorni dopo il comando tedesco in Italia<br />

firmò la resa senza condizioni.<br />

Le armate sovietiche occuparono Berlino e, mentre<br />

nei sobborghi si combatteva fra le macerie casa per<br />

casa, Hitler si suicidò nei sotterranei <strong>della</strong> Cancelleria<br />

del Reich, il 30 aprile 1945. Il 7 maggio a Reims la<br />

Germania sottoscrisse la resa incondizionata e<br />

l’Europa, ridotta a un cumulo di rovine, raggiunse<br />

finalmente la pace.<br />

Dopo la morte di Hitler e la resa <strong>della</strong> Germania, delle<br />

potenze del Patto tripartito continuò a resistere solo<br />

il Giappone, anche se colpito da una lunga serie di<br />

drammatiche sconfitte a opera degli Stati Uniti, che<br />

continuarono a schierare in battaglia nuove<br />

portaerei, navi sempre più numerose e uomini<br />

perfettamente addestrati a sostenere la pure difficile<br />

Poi, l’11 febbraio 1944, gli Alleati consentirono<br />

finalmente il trasferimento dei territori meridionali<br />

occupati, Sicilia, Calabria, Basilicata e la provincia di<br />

Salerno, al Regno del Sud e così, dopo cinque mesi a<br />

<strong>Brindisi</strong> -per l’esattezza 154 giorni- il re e il governo<br />

di Badoglio si trasferirono a Salerno.<br />

Si chiuse così una parentesi d’indubbia risonanza<br />

<strong>nel</strong> contesto <strong>della</strong> <strong>storia</strong> <strong>della</strong> città: <strong>Brindisi</strong> fu<br />

capitale d’Italia. Un fatto storico destinato però a<br />

essere formalmente controverso. Da una parte<br />

coloro i quali ne sostengono, oltre alla storicità,<br />

anche la piena legalità, e dall’altra parte coloro che,<br />

ufficialmente i più, al contrario non la sostengono.<br />

Questi alcuni degli argomenti a sostegno delle due<br />

tesi opposte:<br />

Rosario Jurlaro: “<strong>Brindisi</strong> può essere considerata<br />

capitale del regno a tutti gli effetti, anche se di una<br />

nazione divisa in due parti. Furono aperte le sedi dei<br />

ministeri in alcuni edifici del centro storico e presso<br />

la Tipografia Ragione furono stampati alcuni numeri<br />

<strong>della</strong> Gazzetta Ufficiale, firmata da Vittorio<br />

Emanuele III, con in calce scritto <strong>Brindisi</strong>. A <strong>Brindisi</strong><br />

il governo prese decisioni importanti, e tra queste la<br />

dichiarazione di guerra alla Germania. In sostanza,<br />

<strong>Brindisi</strong> svolse in quella fase tutte le funzioni<br />

fondamentali di capitale del regno…”<br />

Roberto Piliego: “<strong>Brindisi</strong> è stata solo la sede casuale<br />

di un governo molto precario, privo di un’effettiva<br />

sovranità, perché sotto il diretto controllo delle<br />

forze militari angloamericane. La fiducia degli ex<br />

nemici <strong>nel</strong> re e <strong>nel</strong> capo del governo Badoglio era<br />

assai limitata, per non dire inesistente ed entrambi<br />

erano considerati puramente strumentali alla buona<br />

riuscita del piano alleato d’invasione dell'Italia. Non<br />

è esatto, quindi, parlare di <strong>Brindisi</strong> capitale d'Italia, e<br />

neppure del cosiddetto Regno del Sud. La scelta di<br />

una capitale può avvenire soltanto in piena liberta,<br />

senza costrizioni o condizionamenti di alcun genere,<br />

con un atto ufficiale del governo e del parlamento…”<br />

Giuseppe Teodoro Andriani: “<strong>Brindisi</strong> è stata capitale<br />

d'Italia, come lo dimostra non solo la presenza di un<br />

governo, ma anche quella del re. La partenza<br />

precipitosa da Roma di Vittorio Emanuele III è da<br />

intendersi come un’esigenza nazionale per mettere<br />

in salvo la monarchia, evitando la cattura del<br />

sovrano, che sarebbe diventato ostaggio in mano<br />

alle truppe tedesche. Pertanto si può parlare di un<br />

trasferimento delle massime cariche dello Stato al<br />

fine di assicurarne lo svolgimento delle funzioni e la<br />

continuità legale, salvando la persona del re e<br />

nominando nuovi ministri di un governo che venne<br />

riconosciuto, come lo dimostra 'invio d’ambasciatori<br />

dalla Russia e poi dal Regno Unito e gli Stati Uniti…”<br />

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