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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Il collegio navale<br />

L’Accademia Marinara dell’Opera Nazionale Balilla,<br />

questo il nome originalmente ufficiale del molto più<br />

comunemente conosciuto a <strong>Brindisi</strong> come Collegio<br />

navale, fu molto probabilmente l’opera più rilevante<br />

realizzata a <strong>Brindisi</strong> durante il ventennio fascista.<br />

Il progetto, <strong>nel</strong> 1934, fu commissionato dall’ONB<br />

all’architetto romano Gaetano Minnucci, e per la sua<br />

edificazione, con i suoi 7.000 metri quadrati, si<br />

prescelse un’area con molto verde, di circa 65.000<br />

metri quadrati, sita lungo la sponda settentrionale<br />

del seno di ponente del porto interno, di proprietà di<br />

Donato De Jure.<br />

Fu lo stesso Mussolini a dare simbolicamente inizio<br />

ai lavori di costruzione dell'accademia, l’8 settembre<br />

del 1934 e tre anni più tardi, il 5 dicembre 1937, il<br />

Collegio navale <strong>della</strong> GIL, subentrata all’ONB, venne<br />

inaugurato.<br />

Una struttura imponente, con una architettura<br />

razionalista dalle forme geometriche ben definite e<br />

con il timpano proteso verso il mare. Con tutti i<br />

servizi per lo studio, l’alloggio, il vitto, la ricreazione<br />

e lo sport degli allievi.<br />

La palestra fu concepita su due piani, quello di sopra<br />

riservato all’attrezzistica e all’atletica e quello<br />

inferiore invece dedicato a box e scherma.<br />

Integrarono la struttura, anche una piscina coperta,<br />

un grande teatro e un campo di calcio.<br />

Il collegio fu un’opera splendida anche all’esterno.<br />

Fu circondato da una pineta di eucalipti e da un<br />

bellissimo parco, curato in modo esemplare, con<br />

<strong>nel</strong>le aiuole disegnate un’ancora e la dicitura<br />

“Collegio Tommaseo”, in onore al linguista e<br />

scrittore dalmata Nicolò Tommaseo, nato a<br />

Sebenico, al quale fu intitolato il collegio dopo la<br />

seconda guerra mondiale, quando ospitò centinaia<br />

di studenti profughi, istriani, giuliani e dalmati.<br />

La stazione marittima<br />

Il Collegio navale “Nicolò Tommaseo” ‐ 1937<br />

Dopo il trasferimento <strong>della</strong> fabbrica di matto<strong>nel</strong>le di<br />

carbone “Carbonifera Reggio” sull’opposta sponda<br />

del seno di levante, si liberò l’area contigua alla<br />

stazione marittima e quindi, <strong>nel</strong> luglio 1936, si<br />

commissionò l’elaborazione del progetto per una<br />

nuova stazione, parallelamente con quello per la<br />

costruzione <strong>della</strong> strada di accesso al porto dal seno<br />

di levante in alternativa al corso <strong>della</strong> città.<br />

Il criterio guida per la stesura del progetto fu quello<br />

di agevolare la fruizione, separatamente, dei servizi<br />

passeggeri e ferroviari -la stazione fu collegata<br />

mediante apposito binario con la stazione centrale<br />

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