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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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che fu poi chiamato secessione dell'Aventino. Il 3<br />

gennaio 1925 Mussolini pronunciò un discorso in cui<br />

giustificò l'omicidio di Matteotti, e poi, con la scusa di<br />

voler portare la pace e la tranquillità in Italia,<br />

soppresse tutti i partiti tranne quello fascista, e i<br />

principali membri di quei partiti chiusi, vennero<br />

perseguitati o esiliati.<br />

Nel 1925 iniziò ufficialmente la dittatura fascista.<br />

Mussolini riformò la struttura politica: esercitò la sua<br />

autorità in nome del re, senza doverne rendere conto<br />

alla camera, si fece chiamare Duce, e creò il gran<br />

consiglio del fascismo.<br />

Per la difesa dello stato e per perseguitare i suoi<br />

oppositori, Mussolini creò il tribunale speciale, la<br />

milizia per la sicurezza nazionale, e la polizia segreta.<br />

Creò inoltre varie organizzazioni per i giovani: i Figli<br />

<strong>della</strong> lupa, i Balilla, le Piccole italiane, gli<br />

Avanguardisti, i Giovani fascisti, i Fascisti universitari.<br />

Nel 1927 fu emanata la carta del lavoro, con cui<br />

venne proibito lo sciopero, e tutti i sindacati furono<br />

sottoposti allo stato e uniti in organizzazioni<br />

chiamate corporazioni.<br />

Furono avviati, ed eseguiti in tutta Italia, molti<br />

importanti lavori pubblici, anche al fine di produrre<br />

occupazione: vennero costruiti molti edifici, scuole,<br />

strade, ponti, acquedotti, porti e aeroporti, e furono<br />

fondati nuovi centri cittadini. Un'opera di grande<br />

rilievo fu il risanamento delle paludi Pontine.<br />

La marina mercantile e soprattutto l'aviazione civile<br />

e militare ebbero un notevole sviluppo, e per rendere<br />

il paese auto sufficiente <strong>nel</strong>l’alimentazione, si<br />

propagandò la battaglia del grano che fece<br />

aumentare notevolmente la produzione di questo<br />

cereale.<br />

Il progresso tecnico raggiunto dalle industrie italiane,<br />

fece ottenere notevoli affermazioni, anche all'estero,<br />

<strong>nel</strong> campo delle imprese automobilistiche e aviatorie.<br />

Il monumento ai caduti in piazza Dionisi ‐ Foto 1936<br />

Il monumento ai caduti<br />

Un primo monumento per commemorare anche a<br />

<strong>Brindisi</strong> i tanti sodati italiani caduti <strong>nel</strong>la prima<br />

guerra mondiale, fu commissionato <strong>nel</strong> 1926 allo<br />

scultore barese Vitantonio De Bellis per essere<br />

collocato <strong>nel</strong> mezzo di piazza Vittoria.<br />

Giunto in città il monumento, rappresentante<br />

proprio una vittoria alata, non piacque perché fu<br />

considerato poco maestoso e così, qualcuno segnalò<br />

che lo scultore brindisino Edgardo Simone, già<br />

famoso e riconosciuto sia in Italia che in America,<br />

sarebbe dovuto essere l’autore del monumento ai<br />

caduti per la sua città natale. A lui, <strong>nel</strong> 1924, era già<br />

stata commissionata la targa di bronzo a ricordo<br />

<strong>della</strong> croce di guerra attribuita alla città di <strong>Brindisi</strong>,<br />

poi apposta sulla facciata <strong>della</strong> Capitaneria del<br />

porto.<br />

La poco apprezzata vittoria alata fu acquistata dal<br />

comune di Erchie, dove tuttora fa bella mostra di sé<br />

<strong>nel</strong>la villa comunale, mentre l’amministrazione di<br />

<strong>Brindisi</strong> contattò Simone e, <strong>nel</strong> 1927, gli<br />

commissionò il monumento. Edgardo Simone lo<br />

scolpì <strong>nel</strong> suo studio di Napoli e, a causa dei suoi<br />

numerosi viaggi in America, lo completò con<br />

notevole ritardo sulla data convenuta.<br />

La prima collocazione decisa dagli amministratori<br />

locali fu <strong>nel</strong> piazzale <strong>della</strong> stazione ferroviaria,<br />

piazza Crispi, ma lo sdegno e le proteste dello<br />

scultore per la scelta banale e irrazionale per un<br />

monumento così importante, portò a cambiarne la<br />

destinazione e si decise di ubicarlo in piazza Dionisi,<br />

sul lungomare del porto interno, dove fu inaugurato<br />

alla presenza del re Vittorio Emanuele III il 22<br />

novembre del 1931.<br />

Anche quella scelta però non fu assolutamente<br />

gradita all'autore, che la definì infelice e<br />

assolutamente cervellotica, tant’è che non volle<br />

presenziare all’inaugurazione.<br />

In quello stesso giorno, il re a <strong>Brindisi</strong> inaugurò<br />

anche la nuova sede del Banco di Napoli, un bel<br />

palazzo in stile liberty in piazza Vittoria.<br />

Le polemiche relative all’ubicazione del monumento<br />

ai caduti però, non si placarono e, presa la decisione<br />

di riubicarlo in piazza Vittoria, <strong>nel</strong> 1938 fu smontato<br />

e i pezzi furono accatastati <strong>nel</strong>la piazza.<br />

Ma lì non fu riassemblato, poiché anche questa<br />

posizione fu dall’autore ritenuta poco consona alla<br />

tipologia <strong>della</strong> composizione, tutta realizzata in<br />

marmo bianco di Carrara. Solo <strong>nel</strong> 1940, finalmente,<br />

il monumento trovò la definitiva collocazione: in<br />

piazza Santa Teresa.<br />

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