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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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avrebbero potuto trasportare in Europa gli eserciti, i<br />

viveri e i materiali, che furono poi fattore essenziale<br />

per la vittoria. Ma i mezzi di difesa ideati e via via<br />

sperimentati, si mostrarono sempre più efficaci e il<br />

trasporto dell’esercito statunitense in Europa costituì<br />

il trionfo del sistema dei convogli scortati. Gli<br />

Statunitensi poterono così decuplicare gli effettivi in<br />

Europa: tra maggio e giugno del 1918 sbarcarono in<br />

Francia più di mezzo milione di soldati.<br />

Nel 1918, quinto e ultimo anno di guerra, dopo<br />

l’uscita <strong>della</strong> Russia e <strong>della</strong> Romania dal conflitto, la<br />

Germania provò a risolverlo con una serie di offensive<br />

sferrate tra marzo e giugno: in Piccardia, <strong>nel</strong>le<br />

Fiandre e <strong>nel</strong> tratto fra Soissons e Reims.<br />

E mentre si compirono i preparativi tedeschi per un<br />

ulteriore grande attacco sul fronte occidentale, gli<br />

Austriaci scatenarono l’offensiva sul fronte italiano:<br />

tra febbraio e marzo del 1918 però, le unità italiane<br />

furono ricostituite, rinforzando il fronte con 300.000<br />

uomini e 3.000 cannoni e così, quando gli Austriaci<br />

avanzarono contemporaneamente sul fronte<br />

montano e su quello del Piave, tra il 15 e il 16 giugno,<br />

la difesa italiana li fece desistere dall’offensiva<br />

bloccandone gli attacchi. Poi, il 19 giugno le forze<br />

italiane iniziarono la controffensiva, che in pochi<br />

giorni indusse gli Austriaci alla ritirata. Gli Italiani<br />

lasciarono sul campo 90.000 uomini e gli Austriaci ne<br />

lasciarono 150.000.<br />

L‘offensiva tedesca contro i Francesi fu sferrata il 15<br />

luglio, ma fu arrestata con forti perdite. I Francesi<br />

bloccarono l’unica via di comunicazione tra le armate<br />

tedesche e queste dovettero ripiegare, perdendo quasi<br />

tutti i guadagni realizzati durante il 1917.<br />

A fine settembre gli Alleati, con le ingenti forze<br />

statunitensi e britanniche in Francia, eseguirono<br />

offensive concentriche dal Mar del Nord alla Mosa e in<br />

ottobre la linea di fortificazione tedesca fu spezzata e<br />

superata ovunque e, finalmente, gli Alleati respinsero<br />

via via le forze tedesche da tutto il fronte occidentale.<br />

Sul fronte italo‐austriaco, le forze italiane<br />

attaccarono il 24 ottobre e il 29, attraversando il<br />

Piave, liberarono Vittorio Veneto. l’Austria iniziò<br />

subito le trattative per la resa incondizionata, mentre<br />

le forze italiane raggiunsero Trento e Trieste.<br />

Sul fronte <strong>della</strong> Mesopotamia infine, le forze<br />

britanniche occuparono la regione di Mossul e in<br />

Palestina conquistarono Tiberiade, Damasco, Beirut e<br />

Aleppo, obbligando i Turchi alla resa incondizionata.<br />

Finalmente, dopo la firma dell’armistizio da parte di<br />

Turchia e Bulgaria, i Tedeschi iniziarono il 3 ottobre<br />

le trattative di pace che il governo repubblicano, sorto<br />

con l’abdicazione di Guglielmo II, firmò l’11‐11‐1918.<br />

L’operazione di salvataggio ebbe un costo enorme<br />

per l’Italia, in termini di navi affondate e di marinai<br />

periti. E a ricordo del salvataggio dell’esercito serbo,<br />

a <strong>Brindisi</strong> fu murata di fronte al mare una grande<br />

epigrafe di marmo su cui ancora si legge:<br />

“DAL DICEMBRE MCMXV AL FEBBRAIO MCMVI LE<br />

NAVI D’ITALIA CON 584 CROCIERE PROTESSERO<br />

L’ESODO DELL’ESERCITO SERBO E CON 202 VIAGGI<br />

TRASSERO IN SALVO 115 MILA DEI 185 MILA<br />

PROFUGHI CHE DALL’OPPOSTA SPONDA<br />

TENDEVANO LA MANO”<br />

Il 22 gennaio giunsero a <strong>Brindisi</strong> anche il re del<br />

Montenegro, Nicola, con la regina e le due figlie, che<br />

dopo qualche giorno partirono per la Francia.<br />

La guerra sul mare si fece sempre più cruenta. La<br />

notte dell’11 dicembre 1916, la corazzata Regina<br />

Margherita, gemella <strong>della</strong> Benedetto Brin, saltò in<br />

aria colpita da due torpedini galleggianti sul tragitto<br />

da Valona a <strong>Brindisi</strong>. Dei 945 militari di equipaggio,<br />

solo si salvarono in 270.<br />

Il porto di <strong>Brindisi</strong> divenne <strong>nel</strong> 1916 la base dei<br />

MAS, i famosi velocissimi Motoscafi Anti<br />

Sommergibili, ideati e realizzati dall’Italia, che<br />

presto risultarono efficientissimi mezzi navali di<br />

guerra. E quella base presto fece intensificare i<br />

bombardamenti aerei su <strong>Brindisi</strong>.<br />

I primi gravi bombardamenti aerei avvennero il 27<br />

luglio e il 10 agosto 1916. Poi, un bombardamento<br />

notturno del 29 settembre 1917, distrusse molte<br />

abitazioni e causò anche numerose vittime civili.<br />

Il 9 maggio 1918 uno dei due aerei austriaci K 387<br />

che bombardarono <strong>Brindisi</strong> fu abbattuto e furono<br />

fatti prigionieri gli aviatori a bordo. E il 9 giugno,<br />

una squadriglia di 14 idrovolanti austriaci attaccò la<br />

piazzaforte marittima e uno di essi fu catturato.<br />

Aereo austriaco Hansa Brandemburg W13<br />

Catturato a <strong>Brindisi</strong> <strong>nel</strong> giugno del 1918<br />

Perlomeno due dei sommergibili di base a <strong>Brindisi</strong><br />

non vi fecero mai più ritorno, scomparendo con<br />

tutto l’equipaggio, senza lasciare traccia alcuna: il<br />

Balilla <strong>nel</strong>l’aprile del 1916 e il W.4 <strong>nel</strong> luglio 1917.<br />

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