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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Entrata la Romania in guerra contro gli imperi<br />

centrali <strong>nel</strong>l’agosto 1916, la Russia attaccò l’Ungheria<br />

con il concorso delle truppe rumene, che però presto si<br />

arrestarono per andare a soccorrere i propri confini<br />

meridionali. I Tedeschi, infatti, nonostante la ripresa<br />

dell’offensiva russa, delle operazioni francesi per la<br />

riconquista del territorio intorno a Verdun, e delle<br />

azioni italiane sull’Isonzo, iniziarono un’azione che,<br />

con il ricongiungimento delle loro due armate, li<br />

portò il 6 dicembre all’occupazione di Bucarest.<br />

Nel 1917, il quarto anno di guerra, sul fronte<br />

occidentale l’offensiva generale prevista dalle potenze<br />

dell’Intesa per la primavera non poté contare sul<br />

concorso <strong>della</strong> Russia, sconvolta come fu, a partire da<br />

febbraio, dalla rivoluzione.<br />

Sul fronte orientale, l’attacco russo sferrato il 1°<br />

luglio, si arrestò sotto l’azione <strong>della</strong> controffensiva<br />

degli imperi centrali. Poi, l’occupazione tedesca di<br />

Riga, segnò lo sfacelo definitivo dell’esercito russo. E il<br />

26 novembre, i bolscevichi al potere chiesero<br />

l’armistizio che fu stipulato il 15 dicembre. Con i<br />

negoziati che ne seguirono, la Russia rinunciò alle<br />

province baltiche, alla Polonia e all’Ucraina. L’8<br />

febbraio, anche l’Ucraina accettò la pace, e il 7<br />

maggio toccò alla Romania.<br />

Sul fronte italiano, il generale Cadorna intraprese in<br />

primavera l’offensiva sull’Isonzo, ma non conseguì lo<br />

sfondamento. Poi, tra agosto e settembre, un nuovo<br />

attacco penetrò 10 km la difesa austriaca, ma le<br />

perdite italiane risultarono maggiori di quelle del<br />

nemico. Il 24 ottobre, ebbe inizio una massiccia<br />

controffensiva austro‐tedesca che travolse le difese e<br />

raggiunse Caporetto. Cadorna diede l’ordine di<br />

ritirata e la linea d’arresto si stabilì, dopo la<br />

sostituzione di Cadorna con Diaz, sul Piave. Gli<br />

Italiani riuscirono finalmente ad arrestare l’offensiva<br />

austro‐tedesca sull’altopiano d’Asiago, sul Piave e sul<br />

Monte Grappa.<br />

La guerra marina condotta dai Tedeschi con la nuova<br />

potente arma del sottomarino, i pericolosissimi gli U‐<br />

Boats che seminarono lo sterminio tra i convogli, oltre<br />

che tra le unità navali da combattimento, affrettò<br />

l’intervento in guerra degli Stati Uniti d’America, che<br />

una stretta comunanza di interessi economici legava<br />

alle potenze dell’Intesa: il 6 aprile 1917 il governo di<br />

Washington dichiarò guerra alla Germania.<br />

La guerra sottomarina <strong>della</strong> Germania, raggiunse il<br />

massimo dell’intensità in aprile, quando fu affondato<br />

circa un milione di ton<strong>nel</strong>late di naviglio mercantile, e<br />

se i sommergibili tedeschi avessero potuto continuare<br />

con un tale ritmo di distruzione, la Gran Bretagna<br />

non avrebbe potuto sopravvivere e gli Stati Uniti non<br />

Tutte le spoglie dei marinai che non poterono essere<br />

consegnate alle famiglie furono seppellite in un'area<br />

del cimitero cittadino specialmente adibita, e in<br />

quell’area fu poi eretto un monumento funebre e<br />

furono allineate trenta targhe marmoree con incisi i<br />

nomi di quei 456 sfortunati marinai italiani.<br />

Parecchi anni dopo, durante lavori di dragaggio del<br />

porto, fu fortunosamente recuperata la campana<br />

<strong>della</strong> Benedetto Brin, e da allora la si conserva <strong>nel</strong>la<br />

cappella sacrario del Monumento al Marinaio<br />

d’Italia, eretto al Casale, sul fronte <strong>della</strong> panchina…»<br />

‐G. Perri‐<br />

Nel 1916 furono costruite per la base brindisina<br />

degli idrovolanti da combattimento, le grandi<br />

aerorimesse progettate dall´ingegnere Luigi<br />

Bresciani: 6 hangars con muratura di tufi e cemento<br />

e con copertura a botte con sesto ribassato in solaio<br />

latero-cementizio, che sono ancora oggi funzionali e<br />

utilizzati dall´ONU. Adiacenti agli hangars Bresciani,<br />

si costruirono anche 3 enormi hangars per dirigibili,<br />

i quali però furono poi dismessi e trasferiti a San<br />

Vito dei Normanni, per ragioni di sicurezza.<br />

Hangars Bresciani per idrovolanti e hangar dirigibili<br />

In costruzione a <strong>Brindisi</strong> <strong>nel</strong> 1916<br />

Nel 1915 le forze austro-ungariche, con le tedesche<br />

e le bulgare, attaccarono la Serbia e la invasero dopo<br />

aver vinto la resistenza di un esercito decisamente<br />

inferiore, che intraprese la ritirata dal paese verso<br />

l’Albania, con il proprio principe Alessandro, erede<br />

al trono e parte <strong>della</strong> popolazione civile.<br />

Si trattò di una lunga ritirata epica e disastrosa, per<br />

l’impervio del territorio, per il rigidissimo clima<br />

invernale e per l’ostilità delle popolazioni locali.<br />

Morirono circa trecentomila uomini e solamente<br />

centoquarantamila soldati riuscirono a raggiungere i<br />

porti di Durazzo e Valona, dove le forze armate<br />

italiane crearono campi di raccolta da cui<br />

evacuarono verso <strong>Brindisi</strong> tutte quelle migliaia di<br />

soldati e profughi civili, per mezzo di un gigantesco<br />

ponte navale che fu ostacolato e ripetutamente<br />

colpito dalla marina austriaca.<br />

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