Brindisi nel constesto della storia
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.
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Lo sviluppo economico, favorito da una più raffinata<br />
gestione del lavoro in fabbrica, portò all’estensione<br />
delle associazioni socialiste, che da gruppi ristretti di<br />
teorici e intellettuali si evolsero in partiti di massa. Le<br />
richieste di questi ultimi non tardarono a diffondersi e<br />
la tensione tra le classi sociali si accentuò.<br />
In particolare il socialismo difese gli interessi <strong>della</strong><br />
classe proletaria, divenuta con lo sviluppo industriale<br />
una sorta d’ingranaggio di catene produttive sempre<br />
più spersonalizzate. Così si affermarono le<br />
associazioni sindacali e nacquero i primi sindacati<br />
unitari nei principali paesi europei.<br />
Per reazione apparvero anche i primi movimenti<br />
nazionalisti, che fondarono la loro azione<br />
sull’avversione alla democrazia e sull’esaltazione<br />
<strong>della</strong> forza militare. Essi accentuarono il ruolo guida<br />
di élites di uomini superiori e presero piede nei<br />
principali paesi europei, scatenando campagne<br />
antidemocratiche, antisocialiste e belliciste.<br />
Sul piano politico, agli inizi del ‘900 l’Italia fu scossa<br />
da forti tensioni sociali che culminarono con<br />
l’assassinio a Monza del re Umberto I, da parte<br />
dell’anarchico Gaetano Bresci, il 29 luglio del 1900.<br />
Il nuovo re, Vittorio Emanuele III, affidò il governo a<br />
Giuseppe Zanardelli, esponente <strong>della</strong> sinistra liberale,<br />
e fu ministro degli interni Giovanni Giolitti, che<br />
dimostrò un atteggiamento nuovo verso la questione<br />
sociale, favorendo l’istituzione del Consiglio superiore<br />
del lavoro, un organismo competente in materia<br />
sociale che coinvolse anche gli esponenti sindacali.<br />
Nel 1903 Giolitti fu eletto primo ministro e governò,<br />
con brevi interruzioni, fino al 1914. Con lui s’inaugurò<br />
una politica riformista, che cercò di assumere un<br />
atteggiamento super partes per incoraggiare la<br />
soluzione pacifica delle tensioni sociali.<br />
Il governo liberale di Giolitti, con la collaborazione<br />
del partito socialista e riformista di Filippo Turati,<br />
intraprese una serie di provvedimenti legati al mondo<br />
del lavoro. Fece introdurre il suffragio universale<br />
maschile e con l’estensione <strong>della</strong> base elettorale<br />
cambiarono gli equilibri politici tradizionali, con il<br />
partito socialista che avrebbe potuto moltiplicare i<br />
propri voti grazie al supporto dei lavoratori. E perciò<br />
Giolitti stipulò un accordo con i cattolici, che da un<br />
lato gli assicurò il loro voto e dall’altro rappresentò il<br />
ritorno all’impegno politico di questi ultimi.<br />
Anche Giolitti puntò sulla ripresa dell’iniziativa<br />
coloniale puntando sulla Libia a quel tempo divisa<br />
<strong>nel</strong>le due province di Tripolitania e di Cirenaica, le<br />
due sotto la sovranità nominale dell’impero<br />
ottomano.<br />
È da notare, peraltro, che i lavoratori <strong>della</strong> terra<br />
vissero <strong>nel</strong>la stragrande maggioranza <strong>nel</strong> centro<br />
abitato e non <strong>nel</strong>le campagne, e con in casa anche la<br />
stalla per il cavallo e “lu travinu”, cosa del resto<br />
usuale anche per altre aree contadine del meridione.<br />
“Lu travinu” – Durante la vendemmia brindisina<br />
A <strong>Brindisi</strong> in quegli anni si sviluppò una<br />
promettente industria orientata alla lavorazione dei<br />
prodotti agricoli, o comunque connessa con tale<br />
produzione. Si moltiplicarono gli stabilimenti<br />
vinicoli e oleari e si svilupparono le fabbriche di<br />
botti, che per anni fornirono anche parte degli altri<br />
paesi mediterranei.<br />
Conseguenza di quello sviluppo agricolo e<br />
industriale fu il rifiorire dell’attività portuaria<br />
brindisina, che <strong>nel</strong> 1903 segnò un record, con 2.656<br />
navi di cui 2.355 piroscafi e 301 velieri, con un<br />
traffico commerciale di circa duecentomila<br />
ton<strong>nel</strong>late, che fino al 1914 crebbe fino a quasi<br />
duplicarsi. Nel 1905 si ultimò l’edificio <strong>della</strong> dogana,<br />
sul lungo mare, affianco alla stazione marittima,<br />
anch’essa costruita in quei primissimi anni del<br />
secolo, <strong>nel</strong> 1902. In tutti quegli anni, s’importò<br />
essenzialmente carbone e si esportò vino, olio,<br />
granaglie, ortaggi, frutta secca e le citate botti dei già<br />
famosi bottari brindisini.<br />
I famosi “Bottari” di <strong>Brindisi</strong><br />
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