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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Intanto, la scintilla rivoluzionaria appiccò il fuoco a<br />

buona parte dell'Europa e i vari popoli dell'impero<br />

asburgico si sollevarono contro l'assolutismo.<br />

In Italia la crisi rivoluzionaria del 48 ebbe la sua<br />

premessa <strong>nel</strong>la rivoluzione siciliana a carattere<br />

separatista scoppiata il 12 gennaio, e si estese presto<br />

in terraferma costringendo il re Ferdinando II a<br />

concedere una costituzione.<br />

A marzo si entrò <strong>nel</strong>la fase cruciale con l'insurrezione<br />

di Venezia, con le cinque giornate di Milano e con<br />

l’intervento a favore degli insorti del re di Sardegna<br />

Carlo Alberto che, promuovendo la prima guerra<br />

d’indipendenza, stimolò la forte reazione austriaca e<br />

finalmente, <strong>nel</strong>la battaglia di Novara del 20 marzo<br />

1849, fu sconfitto e in conseguenza dovette abdicare.<br />

E la repressione cominciò ad avanzare su tutti i fronti,<br />

a partire dalla Francia, dove la reazione del generale<br />

Cavaignac contro gli operai, preannunziò l'imminente<br />

regime bonapartista e l’elezione a presidente di Luigi<br />

Napoleone Bonaparte del 10 dicembre.<br />

Nel regno delle Due Sicilie il re sospese la costituzione<br />

e mandò in prigione o costrinse alla fuga all’estero i<br />

fautori delle manifestazioni e finalmente, il 15 maggio<br />

1849, Palermo venne rioccupata dalle truppe<br />

borboniche e la costituzione fu del tutto abolita.<br />

Negli anni che seguirono, al centro degli avvenimenti<br />

si situò l’Italia settentrionale, con la guerra de Crimea<br />

che, tra il 1853 e il 1856, vide Francia, Gran Bretagna<br />

e Regno di Sardegna schierarsi al fianco dell’impero<br />

ottomano a danno <strong>della</strong> Russia. Con questa guerra<br />

Cavour s’inserì abilmente <strong>nel</strong> gioco internazionale e<br />

poté avanzare con forza le ragioni dell'indipendenza<br />

italiana dall’Austria.<br />

In tale contesto, infatti, Napoleone III intervenne<br />

militarmente contro l'Austria quando questa dichiarò<br />

guerra al Piemonte, anche se poi, le perdite sofferte e<br />

il rischio dell'intervento prussiano a fianco<br />

dell'Austria lo indussero a ritirarsi dalla seconda<br />

guerra di indipendenza italiana, firmando la pace di<br />

Villafranca dell’11 luglio 1859, non senza averne<br />

ricavato, comunque, Nizza e la Savoia.<br />

A Napoli, Ferdinando II riprese la politica reazionaria<br />

e <strong>nel</strong> 1857 soffocò il nuovo tentativo insurrezionale di<br />

stampo mazziniano guidato da Carlo Pisacane.<br />

Quindi si schierò affianco del papa, che era<br />

impegnato <strong>nel</strong>le lotte contro i liberali e costretto<br />

all'esilio a Gaeta.<br />

Ferdinando II inviò l'esercito napoletano in soccorso<br />

del papa e ottenne importanti vittorie contro i<br />

rivoluzionari romani, a Terracina e Palestrina.<br />

“... coll´abbassamento dell’isola angioina,<br />

coll’apertura del canale borbonico, abbattendo le<br />

vecchie banchine che vi faceano argine, e portando<br />

le acque alla stessa refluenza primiera sulle<br />

spiaggiate dei giardini...”.<br />

Nel 1845 il re Ferdinando II ritornò a <strong>Brindisi</strong> per<br />

verificare i lavori, e vi ritornò ancora <strong>nel</strong> 1846 per lo<br />

stesso motivo, e lo fece nuovamente il 26 maggio<br />

1847, l’anno in cui si completò la modifica<br />

dell’orientamento del canale che, così rivolto verso<br />

tramontana, risolse il problema del periodico<br />

insabbiamento e <strong>della</strong> sua conseguente ostruzione.<br />

Poi però, con l’inizio del 1848, i lavori furono di<br />

nuovo sospesi -a seguito del riprecipitare dei gravi<br />

fatti politici e militari che accaddero <strong>nel</strong> regno- e<br />

ripresero solo <strong>nel</strong> 1854.<br />

E il re Ferdinando II ritornò un’ultima volta a<br />

<strong>Brindisi</strong> <strong>nel</strong> gennaio del 1859, a lavori ben avanzati<br />

e, praticamente, in procinto di morire.<br />

A <strong>Brindisi</strong> sul tramontare del regno borbonico<br />

Esaurita la rivolta scoppiata a Palermo il 12 gennaio<br />

1848, la capitale siciliana venne rioccupata dalle<br />

truppe borboniche il 15 maggio 1849 e il 13<br />

settembre il maresciallo Marcantonio Colonna entrò<br />

<strong>nel</strong> capoluogo <strong>della</strong> Terra d´Otranto.<br />

Ebbe inizio così una lunga stagione di persecuzioni,<br />

arresti, processi e condanne, che si protrasse per<br />

quasi tutti gli anni ‘50.<br />

Tra centinaia di condannati ci furono anche molti<br />

brindisini, e tra di loro Cesare Braico e Giovanni<br />

Crudomonte, che fu condannato a 24 anni <strong>nel</strong> Bagno<br />

penale di Procida.<br />

«… Il 19 agosto 1852 fu scoperto un complotto per<br />

“commetter la fuga dal Bagno di <strong>Brindisi</strong>, e<br />

cospirazione a fin di portare strage e saccheggio in<br />

città». Furono trovati «emblemi e distintivi settari<br />

consistenti in una bandiera tricolore e sette nastri<br />

simili, poesie di G. Berchet, poesia ‘La toletta’ di L.<br />

Corabi, carta con la scritta ‘Dio e il popolo’ e tante<br />

lettere sovversive”.<br />

Nel 1853 fu istruito il processo politico <strong>nel</strong>la gran<br />

corte criminale di Lecce a carico di Vincenzo Zocchi<br />

e Donato Stefanachi, di Lecce, Nicola Carbone di<br />

Capua, e Giuseppe Nisi di <strong>Brindisi</strong>, per “discorsi<br />

tendenti a spargere il malcontento contro il governo,<br />

tenuti <strong>nel</strong>le carceri di Lecce”.<br />

A fine anno, le carceri di <strong>Brindisi</strong> “sotto l´orologio”<br />

accolsero Camillo Monaco di Oria, che era in città a<br />

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