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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Dal punto di vista politico, <strong>nel</strong>la fase iniziale del<br />

regno, Ferdinando II sembrò ripudiare le tendenze<br />

assolutistiche che caratterizzarono i regni del padre e<br />

del nonno. Nei primi tre anni, infatti, introdusse una<br />

serie di riforme innovatrici, soprattutto in campo<br />

amministrativo ed emanò atti di clemenza verso i<br />

carbonari che avevano ordito congiure contro di lui, e<br />

concedette l'amnistia ai detenuti e agli esuli politici<br />

dei moti del 1820 e 1830.<br />

Dopo il periodo iniziale, però, anch'egli cominciò<br />

progressivamente ad arroccarsi su posizioni<br />

restauratrici, e il regno si costellò di frequenti conati<br />

rivoluzionari liberali e da altrettanto frequenti e<br />

feroci repressioni che finirono con intaccare anche<br />

quella promettente vita culturale ed economica del<br />

regno, che finalmente cadde in preda a un profondo<br />

degrado.<br />

Uno di quei tentativi insurrezionali che più ebbe<br />

risonanza <strong>nel</strong> regno napoletano, si manifestò <strong>nel</strong><br />

luglio del 1844, capeggiato dai fratelli Attilio ed<br />

Emilio Bandiera, due ufficiali <strong>della</strong> marina austriaca<br />

guadagnati alla causa mazziniana, i quali furono<br />

finalmente catturati e fucilati nei pressi di Cosenza.<br />

Il detonante per nuovi moti <strong>nel</strong> 1848 scoppiò di nuovo<br />

in Francia, dove la rivoluzione di Parigi del 23 e 24<br />

febbraio pose fine alla monarchia, instaurò la<br />

repubblica e in dicembre elesse presidente Carlo Luigi<br />

Napoleone, che successivamente provocò un’auto<br />

colpo di stato e si proclamò imperatore dei francesi: il<br />

2 dicembre 1852 con il nome di Napoleone III.<br />

In seguito, Monticelli decise di ampliare la sua<br />

relazione, completandola anche con il valoroso<br />

contributo di Benedetto Marzolla, un prestigioso<br />

ufficiale brindisino, il quale in quegli anni rivestì a<br />

Napoli l’importante carica di procuratore <strong>della</strong> città<br />

di <strong>Brindisi</strong>. La nuova relazione fu consegnata a<br />

Giuseppe Ceva Grimaldi, ministro di stato per gli<br />

affari interni, e con il titolo “Difesa <strong>della</strong> città e del<br />

porto di <strong>Brindisi</strong> ‐ seconda edizione aumentata e<br />

corretta” fu pubblicata <strong>nel</strong> 1832.<br />

In questa seconda relazione corretta e aumentata, si<br />

aggiunsero nuove e più dettagliate considerazioni<br />

relative a tutte le problematiche del raffronto tra i<br />

vantaggi di restaurare il pieno funzionamento del<br />

porto naturale di <strong>Brindisi</strong> e gli svantaggi, soprattutto<br />

tecnici, ma anche economici strategici militari e<br />

politici, di costruire in sua vece un nuovo porto del<br />

tutto artificiale a Gallipoli.<br />

Anche Francescantonio Monticelli, barone e<br />

deputato gratuito <strong>della</strong> città di <strong>Brindisi</strong>, entrò in<br />

campo a sostegno <strong>della</strong> causa dell’anziano suo zio<br />

Giovanni, elaborando <strong>nel</strong> 1833 una “Terza memoria<br />

in difesa <strong>della</strong> città e de’ porti di <strong>Brindisi</strong>”.<br />

Il 2 maggio 1833 il re Ferdinando II, da poco salito<br />

sul trono, passò da <strong>Brindisi</strong>, provenendo da Lecce e<br />

proseguendo per Foggia, dove lo attendeva la regina<br />

Maria Cristina di Sardegna. Fu quella la prima di una<br />

lunga serie di visite del sovrano alla città e al suo<br />

porto, alla cui sorte, da quella volta e fino alla sua<br />

morte, restò sempre molto interessato.<br />

Infatti, finalmente, il re Ferdinando II, per sua<br />

lungimiranza, per merito dei due Monticelli, e per<br />

fortuna di <strong>Brindisi</strong>, non abboccò alle manovre dei<br />

lobbisti gallipolini. Non solo: intuita la malafede e il<br />

tentativo d’inganno, s’incavolò tanto che defenestrò<br />

dal governo Giuliano De Fazio, direttore di ponti e<br />

strade, il principale sostenitore delle assurde tesi<br />

anti brindisine...» ‐Gianfranco Perri‐<br />

Nel 1835 il re nominò una commissione per la<br />

compilazione di un progetto per il definitivo rilancio<br />

del porto di <strong>Brindisi</strong>. Nonostante l’ingente spesa<br />

prevista, i lavori furono appoggiati dal sovrano, il<br />

quale nominò a sopraintendere le opere uno dei<br />

componenti la commissione, il colon<strong>nel</strong>lo del genio<br />

Albino Mayo, e si recò a <strong>Brindisi</strong> di persona per<br />

mostrare l’avallo sovrano al grande progetto.<br />

Però i lavori non partirono con il verso giusto e dopo<br />

ben sette anni, il re dovette ricorrere a una nuova<br />

relazione favorevole -del tenente di vascello Patrellied<br />

emanare uno specifico reale decreto, per dare<br />

nuovo impulso al progetto. Solo così, la costruzione<br />

dell’opera ebbe finalmente inizio, <strong>nel</strong>l’anno 1843:<br />

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