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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Il Bagno penale <strong>nel</strong> Castello svevo di <strong>Brindisi</strong><br />

Lo stato si fu quindi impregnando di una politica<br />

marcatamente confessionale, sostenendo le missioni<br />

popolari dei passionisti e dei gesuiti e i collegi dei<br />

barnabiti, di formazione antiregalista, e adottando<br />

per la prima volta la religione nazionale anche come<br />

pretesto per sedare le rivolte popolari.<br />

Il nuovo regno conservò il moderno ed efficiente<br />

sistema amministrativo napoleonico, con il territorio<br />

dello stato diviso in giustizierati o province, con a<br />

capo un giustiziere, coadiuvato da un sistema di<br />

funzionari per l’amministrazione <strong>della</strong> giustizia e per<br />

le riscossioni delle entrate tributarie. Ogni città<br />

capoluogo dei giustizierati ospitò un tribunale e un<br />

presidio militare. I giustizierati furono suddivisi in<br />

distretti e questi in circondari, di fatto i comuni.<br />

I moti liberali del 1820, 1830 e 1848<br />

Nel nuovo regno borbonico, il 26 marzo 1819, furono<br />

abrogati il codice civile, il codice penale e il codice di<br />

commercio, del periodo napoleonico, e il 21 maggio fu<br />

promulgato il “Codice per lo regno delle due Sicilie”.<br />

Una sorta di testo unico, diviso in cinque parti: leggi<br />

civili, leggi penali, leggi <strong>della</strong> procedura nei giudizi<br />

civili, penali e per gli affari di commercio, che realizzò<br />

una fondamentale unificazione legislativa <strong>nel</strong> regno.<br />

Il 1820 fu l'anno dei moti liberali in Europa, che si<br />

propagarono in seguito al successo iniziale <strong>della</strong><br />

rivolta costituzionale spagnola che <strong>nel</strong> gennaio portò<br />

il re di Spagna, Ferdinando VII, a riconcedere per<br />

qualche mese la costituzione napoleonica.<br />

Sull’eco dei fatti di Spagna, anche <strong>nel</strong> regno delle Due<br />

Sicilie i fermenti carbonari passarono all’azione, e il<br />

1° di luglio 1820, gli ufficiali di cavalleria Michele<br />

Morelli e Giuseppe Silvati con il loro ammutinamento<br />

diedero il via alla rivolta che, capeggiata dal generale<br />

Guglielmo Pepe, finalmente costrinse il re Ferdinando<br />

I a concedere la costituzione spagnola e a nominare<br />

suo vicario il figlio Francesco.<br />

Fra gli altri vi trovò il famosissimo settario, don<br />

Giovanni Crudo, “Crudomonte, uomo irriconciliabile<br />

con l’attuale sistema di cose, tenente legionario, già<br />

gran maestro dell’ordine carbonaro portato a fare<br />

innovazioni politiche, colpevole di più immiscenze<br />

settarie ed altri fatti criminosi anche dopo il marzo<br />

1821, ed uno di quelli che durante il nonimestre<br />

finsero condanna a morte e bruciarono l’effigie del<br />

principe di Metternich <strong>nel</strong>la pubblica piazza di<br />

questo comune".<br />

Vi erano ancora Pietro Magliano che <strong>nel</strong> 1820 si era<br />

distinto come rivoluzionario <strong>nel</strong>la capitale,<br />

Domenico Nervegna molto attaccato al sistema e<br />

settario graduato. Il commissario, che dal ritardo ad<br />

aprire comprese trattarsi di ben altro che di una<br />

festa danzante, ingiunse a tutti di sciogliersi. I<br />

sorpresi uomini furono trattenuti sotto mandato per<br />

quindici giorni e nessuna molestia toccò alle<br />

signore…» c.d.s.d.b. 1787‐1860<br />

Nell’ottobre 1830, <strong>nel</strong> bagno penale di <strong>Brindisi</strong> fu<br />

sventato un complotto di detenuti, tendente a<br />

introdurvi armi da acquistare attraverso Teodoro<br />

Cromio, il venditore di vino <strong>nel</strong> Forte, che era in<br />

complicità con Bernardino Campagnolo.<br />

I congiurati, Luigi Melino, Giuseppe Odierna,<br />

Giuseppe Silvestri, Rocco Paoletti e Francesco<br />

Gambarella, comandati da Giuseppe Bibone, furono<br />

accusati da altri due detenuti, Salvatore Caragiali e<br />

Francesco Santoro.<br />

«… I denunziati, vecchi carbonari di varie province,<br />

d’accordo coi compagni di Napoli e Campobasso,<br />

intesi i moti di Francia, si proponevano, disarmato il<br />

corpo di guardia, di darsi alla campagna per farvi<br />

seguaci e iniziar la rivoluzione…» c.d.s.d.b. 1787‐<br />

1860<br />

A quel tempo, la città di <strong>Brindisi</strong> era ripiombata<br />

<strong>nel</strong>la grave criticità conseguente all’ormai<br />

nuovamente ristagnato porto interno, dopo che gli<br />

eventi politici e militari susseguitisi lungo tutti i<br />

trent’anni già trascorsi di quel XIX secolo, ebbero<br />

reso impossibile o comunque vano ogni serio<br />

tentativo di soluzione, successivo ai lavori di<br />

bonifica che furono parzialmente eseguiti sullo<br />

scadere del secolo precedente.<br />

Tutt’al più, durante quegli anni di traumatici eventi<br />

politici e militari con l’alternanza a Napoli di governi<br />

centrali, tra re borbonici e re francesi, si tentò di<br />

dare una qualche manutenzione saltuaria e puntuale<br />

al canale che metteva in comunicazione il porto<br />

esterno con l’interno, per evitare perlomeno la sua<br />

totale ostruzione ed il conseguente totale<br />

impaludamento del bacino.<br />

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