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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Nel frattempo l'occupazione di Roma e l'esilio forzato<br />

del Papa suscitarono opinioni contrastanti anche<br />

all'interno <strong>della</strong> Francia, paese di solida tradizione<br />

cattolica, mentre fuori dai confini andò formandosi la<br />

nuova coalizione antifrancese che avrebbe messo<br />

definitivamente in ginocchio Napoleone.<br />

La decadenza dell’imperatore, in effetti, iniziò con la<br />

campagna di Russia, quando <strong>nel</strong> 1812, l'esercito<br />

napoleonico, pur entrando vittorioso <strong>nel</strong>la capitale<br />

russa, fu costretto a una drammatica ritirata che<br />

costò la vita ad un gran numero di soldati francesi.<br />

Le forze <strong>della</strong> nuova coalizione, costituita da Austria,<br />

Inghilterra, Prussia, Russia e Svezia, poterono così<br />

riuscire a sconfiggere Napoleone, entrare trionfanti a<br />

Parigi <strong>nel</strong> 1814 e costringerlo ad abdicare, il 4 aprile.<br />

Naturalmente questo crollo comportò lo sfacelo<br />

dell’assetto politico dell’Italia e il papato poté<br />

finalmente riportare la sua sede ufficiale a Roma.<br />

Quando Napoleone fu relegato sull’isola d’Elba, il re<br />

Murat lo contattò e si accordò con l'imperatore in<br />

esilio, in vista del tentativo dei cento giorni.<br />

Quando Napoleone riprese il potere in Francia e tentò<br />

l'ultimo colpo di coda, Gioacchino Murat diede inizio<br />

alla guerra austro napoletana, attaccando gli stati<br />

alleati dell'impero austriaco e lanciando il Proclama<br />

di Rimini, un appello all'unione dei popoli italiani.<br />

La campagna unitaria di Murat però naufragò il 4<br />

maggio 1815, quando gli Austriaci lo sconfissero <strong>nel</strong>la<br />

battaglia di Tolentino e, col trattato di Casalanza del<br />

20 maggio 1815, restituirono il regno di Napoli alla<br />

corona borbonica.<br />

Napoleone fu sconfitto definitivamente il 18 giugno<br />

1815 a Waterloo e l'epopea murattiana terminò con<br />

l'ultima spedizione navale che il generale, ormai ex re,<br />

tentò condurre dal suo rifugio in Corsica verso Napoli,<br />

dirottandola poi verso la Calabria dove, a Pizzo<br />

Calabro, fu catturato e fucilato sul posto il 15 ottobre.<br />

E la restaurazione postnapoleonica riassettò<br />

l’Europa, l’Italia e i regni di Napoli e di Sicilia con il<br />

Congresso di Vienna che, tenutosi fra l’ottobre del<br />

1814 e il giugno 1815 ispirato al principio di<br />

legittimità dei sovrani e dell’equilibrio fra le potenze<br />

europee, disegnò il nuovo quadro geopolitico<br />

dell’Europa, con mira a garantire la stabilità interna<br />

degli stati.<br />

I negoziati, condotti inizialmente tra le quattro<br />

potenze principali, Inghilterra, Austria, Prussia e<br />

Russia, si allargarono anche all’apporto delle potenze<br />

minori e <strong>della</strong> Francia restaurata del re Luigi XVIII.<br />

E per l’Italia, le conclusioni più importanti, furono 5:<br />

“Quel che però lo trafisse <strong>nel</strong> cuore e a non darsene<br />

pace infin che visse, fu la general soppressione degli<br />

ordini religiosi eseguita tra il 1808 e il 1809 dagli<br />

invasori. Zelantissimo qual era del suo pastoral<br />

ministero, non senza sospirarne, vide tolte alla sua<br />

Chiesa ben nove case religiose che ne avevan<br />

formato la più bella decorazione, tanto per<br />

l’istruzione morale e scientifica, quanto pe’ soccorsi<br />

giornalieri che ne riceveva la povertà, e quanto<br />

finalmente, per la perdita di soggetti, de quali valersi<br />

poteva da ottimi, laboriosi e assidui collaboratori<br />

<strong>della</strong> vigna di Gesù Cristo affidata al suo ministero”.<br />

Agli inizi del 1811 il governo inviò, per ispezionare i<br />

porti <strong>della</strong> costa adriatica del regno, il principe<br />

Cariati che si accompagnò con il signor Maurin,<br />

costruttore di vascelli e il signor Vincenzo Tironi,<br />

costruttore, il quale presentò la proposta tecnica e di<br />

spese per le opere da eseguire per il risanamento del<br />

porto di <strong>Brindisi</strong>: “Le operazioni da eseguire<br />

dovranno essere impiegate per far ricevere<br />

qualunque flotta navale numerosa, oltre quel<br />

numero di bastimenti mercantili che col tempo<br />

potranno pervenire per un florido e ricco<br />

commercio. Ma prima di tutto, le operazioni<br />

dovevano distruggere tutte le cause mandanti aria<br />

malsana.”<br />

«… Il 22 aprile 1813, il re Murat fu a <strong>Brindisi</strong>,<br />

proveniente da Lecce, dove era giunto il giorno<br />

prima e da dove decretò la requisizione in <strong>Brindisi</strong>,<br />

per pubblica utilità, di alcuni locali e di enti<br />

ecclesiastici. I conventi degli agostiniani, dei<br />

teresiani, dei conventuali e dei paolotti, furono usati<br />

dal comune, mentre quelli dei domenicani, <strong>della</strong><br />

Maddalena e del Crocefisso, furono ai militari.<br />

E <strong>nel</strong>lo stesso giorno, il 21 aprile 1813, il re istituì un<br />

quarto distretto <strong>nel</strong>la provincia di Terra d’Otranto<br />

con capoluogo in Gallipoli e volle mutare nome e<br />

sede <strong>della</strong> sottintendenza di Mesagne trasferendola<br />

in <strong>Brindisi</strong>, che da allora diventava capoluogo del<br />

distretto omonimo.<br />

E <strong>nel</strong> maggio di quell’anno fu trasferita, nei locali<br />

dell´ex convento dei francescani in San Paolo, la<br />

sottintendenza ch’era stata per un decennio <strong>nel</strong>l’ex<br />

convento dei celestini in Mesagne, e si portò da<br />

Mesagne a <strong>Brindisi</strong> anche il comando di battaglione.<br />

Stando in <strong>Brindisi</strong> invece, il 22 aprile, il re firmò il<br />

decreto con cui l’arcivescovo di <strong>Brindisi</strong> é<br />

autorizzato a stabilire in quel comune una pubblica<br />

biblioteca dotata co’ particolari suoi fondi, la qual<br />

vien posta sotto l’immediata direzione degli<br />

arcivescovi pro tempore <strong>della</strong> Chiesa di <strong>Brindisi</strong>,<br />

<strong>nel</strong>la dipendenza dal ministro dell’interno.<br />

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