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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Maria Carolina d’Asburgo Lorena<br />

Sposa di Ferdinando IV e regina di Napoli<br />

Dopo che fu firmato il trattato di pace fra il re di<br />

Napoli, ora chiamato delle Due Sicilie, e la repubblica<br />

francese, le navi francesi rimasero <strong>nel</strong> litorale<br />

adriatico con la scusa di dover far rispettare la<br />

clausola secondo la quale:<br />

‘’Tutti i porti de' regni di Napoli e di Sicilia saranno<br />

chiusi a tutti i bastimenti di guerra e di commercio<br />

turchi e inglesi fino alla conclusione tanto <strong>della</strong> pace<br />

definitiva tra la repubblica francese e quelle due<br />

potenze e tanto delle differenze insorte tra Inghilterra<br />

e le potenze del nord‐europeo, particolarmente tra la<br />

Russia e l’Inghilterra.<br />

I detti porti resteranno al contrario aperti a tutti i<br />

bastimenti di S.M. imperiale di Russia, ed agli stati<br />

compresi <strong>nel</strong>la neutralità marittima del nord, come la<br />

Repubblica francese e i suoi alleati.<br />

E se in conseguenza di questa determinazione S.M. il<br />

re si trovasse esposta agli attacchi de' Turchi, o<br />

degl’Inglesi, la repubblica francese s’impegna a<br />

mettere alla disposizione di S.M. per essere impiegato<br />

alla difesa de' suoi stati, e dopo la sua domanda, un<br />

numero di truppe uguale a quello che le sarà spedito<br />

in aiuto da S.M. imperiale di Russia’’.<br />

<strong>Brindisi</strong> in tempi di rivoluzione e d’impero<br />

Per il censo del 1789, la ridottissima popolazione<br />

urbana di <strong>Brindisi</strong> fu di 5.608 abitanti, molti meno<br />

degli 8.104 di soli 35 anni prima, e quella<br />

complessiva di 5.853: 2.491 <strong>nel</strong>l’area <strong>della</strong><br />

parrocchia <strong>della</strong> Cattedrale; 795 in quella<br />

dell’Annunziata; 990 in quella di Santa Lucia e 1.332<br />

in quella di Sant’Anna. E un totale di 245 religiosi.<br />

I soli numeri scarni, anche se di per sé già eloquenti,<br />

non riflettono a pieno il deterioro profondo che per<br />

quell´epoca permeava il tessuto sociale <strong>della</strong> città.<br />

L’avvocato Vivenzio, infatti, <strong>nel</strong> suo resoconto al<br />

sovrano sulle gravi condizioni in cui versava la città<br />

quando <strong>nel</strong> 1788 la visitò, indicò, con dovizia di<br />

dettagli e d’argomenti, la percezione che ebbe degli<br />

squilibri politici economici e sociali <strong>della</strong> città e, tra<br />

l’altro, trattò da ladri tutti i governanti locali ‘’cosí li<br />

presenti, come li passati‘’ attribuendo a tale<br />

circostanza, buona parte <strong>della</strong> responsabilità che la<br />

città si fosse ridotta all’estremo.<br />

Come conseguenza diretta di quell’impietosa<br />

relazione, il re Ferdinando II emanò, il 13 giugno<br />

1789, due dispacci che riguardarono<br />

rispettivamente ‘’Il buon governo dell’Università -il<br />

Comune- di <strong>Brindisi</strong>‘’ e la ‘’Ripartizione dei pubblici<br />

pesi -fiscali- <strong>nel</strong>la città di <strong>Brindisi</strong>‘’. Due<br />

provvedimenti, invero comuni anche ad altre città<br />

del regno, che sul finire del Settecento stimolarono<br />

l’inizio di un processo di evoluzione degli<br />

ordinamenti cittadini che anticipò i cambi<br />

rivoluzionari, ormai prossimi a venire.<br />

Il 1789, infatti, fu l’anno in cui iniziò la mitica<br />

rivoluzione francese il cui eco non tardò molto a<br />

raggiungere le popolazioni del regno di Napoli, ivi<br />

comprese quelle di <strong>Brindisi</strong>.<br />

E, infatti, <strong>nel</strong>la "Cronacha dei Sindaci di <strong>Brindisi</strong>", già<br />

per l’anno 1792 è possibile ritrovare le prime<br />

notizie premonitrici di quelle tante altre destinate a<br />

susseguirsi e a moltiplicarsi negli anni prossimi a<br />

venire, impulsate dall’animosità di una popolazione<br />

intelligente quanto coraggiosa, dall’animo liberale e<br />

libertario.<br />

Il 22 gennaio 1792 fu battezzato da Annibale De Leo,<br />

arcidiacono e futuro arcivescovo, Giovanni Luigi<br />

Crudo, nato il giorno precedente da Benedetto,<br />

dottore in legge che fu regio governatore e giudice in<br />

<strong>Brindisi</strong>, e da Anna Plantera di Veglie. Suo nonno,<br />

omonimo e anche lui dottore in legge, fu marito di<br />

Teresa Errico del fu Onofrio. Si trattava nientemeno<br />

che di Giovanni Crudomonte, destinato ad essere<br />

con gli anni fra i più noti ed attivi patrioti dell’Italia<br />

meridionale per la causa dell’unità nazionale.<br />

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